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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 00:59
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Re: Re:
Marco_M77, 02/09/2023 10:06:



Questo è un Milan da scudetto!!!! [SM=x611915]



Semo alla terza giornata e già parli?

[SM=x1811968]



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Qualcuno deve avvisà poeta che il Napoli le ha prese in casa!!!!! 😅



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Re:
Pamela (sebruciasselacittà), 03/09/2023 07:37:

Qualcuno deve avvisà poeta che il Napoli le ha prese in casa!!!!! 😅



Lo sa, lo sa.....secondo me sta sotto l'effetto dei sedativi. 😂🤣😂



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Luvumbo illude Ranieri, poi c'è solo il Bologna.
Cagliari ribaltato al 90'

Il centrocampista ex Inter Fabbian trova il gol
da 3 punti in extremis dopo il pareggio di Zirkzee:
prima vittoria in campionato per i rossoblù di Motta


Matteo Dalla Vite


San Giovanni? Ormai a Bologna lo chiameranno così. Nella coda di una gara giocata a calcio ma vissuta molto a inseguire il Cagliari andato in vantaggio dopo fuga con gol di Luvumbo, Giovanni Fabbian entrato da 3’ sfrutta un errore decisivo di Radunovic che su tiro di Kristiansen perde palla in presa quasi sicura. Quasi sì, perché il ragazzo acquistato dall’Inter – e che doveva essere la contropartita nell’affare Samardzic – ha sfruttato l’attimo e infilato il 2-1 dopo il pareggio di Zirkzee e un rigore stampato sulla traversa da Orsolini. Il Bologna, dopo la bella prova a casa-Juve e ancora sulla bocca di tutti per il rigore non dato a Ndoye da Di Bello, si prende i primi tre punti del campionato mentre il Cagliari resta con un pugno di mosche dopo aver sognato il colpaccio.

VELENO LUVUMBO — Il Bologna di Motta si presenta con il debutto assoluto di Kristiansen e quello dal 1’ di Karlsson: sul mercato, intanto, Joaquin Sosa potrebbe andare alla Dinamo Zagabria e Barrow all’Al Taawooun in Arabia. Ranieri, che allenò Motta all’Inter per pochi mesi (2011) e che nel settembre di un anno fa fu in ballottaggio proprio con Thiago per il dopo-Sinisa, decide di affidarsi subito al Grande Acquisto d’estate Andrea Petagna con Luvumbo a fianco e il consueto 4-4-2 in cui l’esterno destro della terra di mezzo è Nandez, jolly d’esperienza. L’inizio (arbitra Orsato) è tutto del Bologna: Zirkzee è una sorta di regista offensivo, appoggia, smista, tiene palla, fa venire a sé la squadra; ma il primo acuto è di Karlsson – maglia numero 10 - che da sinistra si accentra fino a trovare lo spazio, botta di destro e pallone stampato sull'incrocio dei pali (6’). Il Cagliari assiste e riparte, il Bologna palleggia e controlla e muove i suoi uomini di mezzo: Ferguson è simbolo dell’universalità. Ranieri cerca di sganciare Luvumbo che attende l’errore altrui per poter scattare in contropiede, ma è ancora il Bologna a cercare la rete con Zirkzee. Invano. E’ solo questione di 7’, per la strategia di Ranieri: Beukema perde completamente Luvumbo che – su lancio di Wieteska - corre, scappa e infila in diagonale Skorupski. Vantaggio dei sardi alla prima occasione da gol dopo che il Bologna aveva provato inutilmente almeno tre volte. Il morso velenoso del caro contropiede di Sir Claudio.

TIRO MANCINO — Dopo il vantaggio, è il Cagliari a impossessarsi del pallone: il Bologna s’infeltrisce, arretra, non trova più le giuste linee di passaggio davanti a un attento e rognoso dispositivo sardo. Il pertugio il Bologna lo trova al 30’: pallone in mezzo di Kristiansen, Karlsson è davanti a Radunovic, parata che sa di prodezza e bis del portiere serbo davanti alla conclusione (deviata) di Zirkzee due secondi dopo. Due paratone vere. Nella ripresa, Ranieri è costretto a cambiare Petagna (che rientra sulla panchina zoppicando: c’è Shomurodov) e Nandez con Di Pardo. Motta si tiene i suoi che ricominciano a mulinare calcio ma con troppa lentezza, quella che permette al Cagliari di compattarsi nei momenti in cui le linee (raramente) sono disunite. Quando succede, e siamo al 15’ s.t., parte l’azione bolognese: Zirkzee, Moro, Kristiansen e ancora l’olandese che con tiro mancino infila Radunovic sul primo palo. E’ 1-1 e il Bologna si rianima. Ranieri ne cambia altre tre dal 20’ al 25’ s.t., infila Oristanio, Azzi e Deiola; Motta risponde con Orsolini e Urbanski. La morale è che il Bologna si prende il rigore per braccio di Di Pardo su cross di Kristiansen: Orsolini lo calcia sulla traversa. Ma il Bologna non si butta via e continua a macinare. Al 45’ s.t., Kristiansen (il migliore) scocca un tiro lieve verso Radunovic che sembra andare in presa sicura: ma la palla sfugge e lì c’è Giovanni Fabbian. Che precede un altro gol di Zirkzee poi annullato per fuorigioco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Occasioni, errori e Var in copertina:
nessun gol tra Udinese e Frosinone

Troppi errori sottoporta e poca concretezza: la tecnologia aiuta l'arbitro Guida,
che aveva preso un abbaglio dando un rigore ai friulani, e cancella l'autogol di Romagnoli


Francesco Velluzzi


Delude ancora l’Udinese davanti ai suoi splendidi 20 mila tifosi (oltre 13 mila gli abbonati ringraziati dal club sugli spazi pubblicitari a bordo campo). Si conferma il Frosinone di Eusebio Di Francesco, che strappa il primo pareggio della stagione nella prima trasferta di campionato. Anzi, domina per una buona parte del primo tempo col continuo movimento dei suoi, i cambi sistematici, la pressione sulle mezzali bianconere, stavolta sottotono. Finisce 0-0 e l’unica nota lieta è l’inaugurazione degli Sky box dell’Udinese Arena. Ma la squadra di casa non soddisfa il suo pubblico che alla fine fischia. Poche occasioni, scarso contributo dagli esterni, attaccanti che non hanno quel qualcosa in più che serve a questi livelli. Per vincere le partite serve qualità e peso davanti. Sottil a 15 minuti dalla fine rinuncia anche a quelli che potrebbero trovare il guizzo, affidandosi a chi ha poco feeling col gol (Success) o a chi esperienza in A ne ha zero (Semedo). Il Frosinone crea scompiglio e pericolo col genietto Harroui, due gol nelle prime due gare, al quale stavolta manca soltanto il sigillo.

PRIMO TEMPO — Sottil non ha tante alternative e manda in campo la stessa squadra presentata a Salerno. Di Francesco conferma quel che aveva detto alla vigilia e fa debuttare subito Soulè (“è il più in forma”) al posto di Baez. Per il resto è la formazione che ha battuto l’Atalanta allo Stirpe. Il Frosinone si schiera con un 4-2-3-1 con Mazzitelli e Barrenechea a presidiare la mediana e Gelli e Soulè a correre all’impazzata con Harroui, che sembra un altro rispetto a quello di Sassuolo, che spazia dietro Cheddira, ma si muove dappertutto. E infatti l’avvio è ciociaro, anche perchè l’Udinese pasticcia tanto in uscita, sbaglia gli appoggi più semplici, anche con l’esperto Walace. Al 9’ Soulè scatenato a sinistra vince i duelli e serve Cheddira che però spedisce alta una ghiotta occasione. Al 10’ è Harroui che fa tutto benissimo a sinistra, Soulè ci arriva ma prende il palo. Al 14’ l’unica volta in cui l’Udinese mette paura al Frosinone con Thauvin che colpisce al volo, ma trova una grande risposta di Turati. Il Frosinone ha più ritmo, corre, disturba, pressa, l’Udinese non trova mai le imbucate delle mezzali e si affida ai cross di Kamara che a sinistra si dà da fare e mette al centro tanti palloni. Ma al 27’ un erroraccio di Ferreira che scalcia Gelli e lo butta giù condanna i bianconeri al rigore contro. Guida non ha dubbi, ma dal Var arriva la segnalazione del fuorigioco di Mazzitelli e il pericolo è scampato. Il ritmo cala un po’, l’Udinese respira, l’unico che cerca soluzioni è Kamara e la girata di Thauvin a fine tempo finisce fuori.

NELLA RIPRESA — La sensazione è che negli spogliatoi Sottil si sia fatto sentire dai giocatori dell’Udinese. La squadra infatti entra con un altro piglio, decisamente più sostenuto. Al 5’ l'arbitro Guida sbaglia una chiamata, vedendo un fallo da rigore di Monterisi su Lucca, ma in realtà è proprio l'attaccante a commettere il primo fallo: provvidenziale l'intervento del Var. Poi dopo l’Udinese segna pure: Thauvin sgomma a destra, mette al centro e Romagnoli la butta dentro, ma il pallone aveva superato la linea di fondo, come rilevato dal Var. L’Udinese fa più la partita, ma Sottil capisce che i problemi sono sulle fasce e cambia tutto: fuori Camara e Ferreira, dentro Zemura ed Ebosele. Finisce anche la benzina di Soulé ed entra Baez. Cambia ancora Sottil che prova a far qualcosa davanti. Success per Lucca. E ancora Semedo e Quina per Thauvin e Samardzic. Insomma, fuori, inspiegabilmente, tutta la qualità. Al 25’l’Udinese rischia grosso sull’ennesimo inserimento di Harroui che Silvestri tampona, ma il guaio grosso lo evita Kabasele che salva sul tap-in di Cheddira. A quel punto anche Di Francesco fa le sue contromosse: Cheddira esce esausto, senza aver inciso (un solo scatto prima di andare fuori che supera Silvestri, ma troppo decentrato) e anche Barrenechea. Dentro Cuni e Caso. Il Frosinone fa resilienza, deve difendere il pareggio. E lo difende con merito. Mentre l’Udinese esce tra i fischi dopo una partita decisamente insufficiente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Scamacca è una furia e trascina l'Atalanta: per il Monza non c'è scampo

La sblocca Ederson, poi alla prima da titolare l'attaccante
nerazzurro fa la differenza con due super gol.
I brianzoli partono bene ma pian piano si spengono


Matteo Brega


L’Atalanta batte 3-0 il Monza grazie alla doppietta di Scamacca e al gol di Ederson. Brutta sconfitta dei brianzoli mai veramente dentro la partita, dominata dalla Dea.

RITMO DEA — Prima da titolare per Scamacca e De Ketelaere: Gasperini li lancia insieme dal primo minuto contro il Monza. Palladino ricalca le orme della prima gara e continua con Ciurria a sinistra e Birindelli a destra nel 3-4-2-1. I primi dieci minuti sono all’insegna del palleggio generale. Il Monza si fa apprezzare di più rispetto alla Dea pur senza concretizzare. La prima mezza occasione arriva dal fronte brianzolo. Discesa di Birindelli a destra, cross per Mota che deve arrotolarsi per indirizzare la palla verso la porta, alta però. La risposta bergamasca arriva un minuto dopo: Ederson vede il taglio di Koopmeiners che si infila in mezzo alla difesa brianzola e di testa non trova la porta. Al 23’ viene annullato il gol a Scalvini per fuorigioco. Ancora cross di Ederson per Scamacca che si libera di Pessina, colpisce di testa e obbliga Di Gregorio a una super parata, la palla resta lì e Scalvini mette dentro in offside. Si riparte dallo 0-0. Al 32’ rapida ripartenza del Monza con Caprari che attende l’arrivo di Birindelli, il terzino controlla, porta avanti la palla e con un diagonale sfiora il gol. Al 35’ l’Atalanta passa. Angolo di Koopmeiners, Caldirola di testa libera l’area ma colpisce il collo di Colpani, De Ketelaere serve Ederson che in poco spazio sistema la palla in gol. Difesa del Monza poco reattiva e poco fortunata, Dea in vantaggio. La risposta del Monza arriva al 38’: Colpani scarica un sinistro a giro su cui Musso interviene, Ciurria sulla ribattuta non prende nemmeno la porta da due passi ma era in fuorigioco. L’Atalanta è più "sostanza". Al 42’ cross perfetto di Ruggeri per la testa di Scamacca, Pablo Marì lo marca un metro avanti e il centravanti di testa schianta la palla in rete. E’ 2-0 e il primo tempo finisce qui.

LA RIPRESA — Il Monza prova a iniziare la ripresa con un carattere più incisivo. Dopo nemmeno due minuti Mota Carvalho viene servito in area tutto solo, l’attaccante attende che la palla scivoli sul destro invece che andare incontro con il sinistro e dà il tempo a Ruggeri di anticiparlo. Non è rigore per Marcenaro e nemmeno il Var lo richiama per un controllo supplementare. La partita virtualmente si chiude al 17’. L’Atalanta imposta, palla sulla sinistra che torna verso il centro dove Scamacca si fa trovare al limite – tutto solo -, controlla e calcia: è il 3-0 con Di Gregorio che non ci arriva. Il 4-0 viene annullato perché Koopmeiners dopo un rimpallo se la aggiusta con la mano prima di calciare in rete. Il Monza traballa mentalmente. Nella ripresa c’è solo l’Atalanta che anche con Scamacca si vede annullare il 4-0 per fuorigioco dell’attaccante. È una serata di festa per il popolo bergamasco che si gode gli ultimi venti minuti in scioltezza. L’opposto di Palladino che vede nel tempo rimanente il peggior nemico in una partita complicatissima e senza via d’uscita. L’Atalanta passa 3-0 con tre reti annullate per fuorigioco. Tanti i punti su cui lavorare in casa Monza durante la sosta: tre punti in tre giornate, ma solo in una partita è andata a segno (contro l’Empoli, doppietta di Colpani).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Colpo Lazio a Napoli: magia di Luis Alberto
e gol di Kamada, Garcia battuto



Tricolori in affanno contro la squadra di Sarri molto ben organizzata:
Osimhen a secco, per i campioni d'Italia rete di Zielinski.
Nella ripresa annullati due gol a Zaccagni e Guendouzi


Stefano Cieri


Colpo Lazio al Maradona. Come nello scorso campionato i biancocelesti superano i campioni d’Italia nel loro stadio al termine di una partita giocata maluccio nella prima mezzora, ma poi in maniera pressoché perfetta nella successiva ora di gioco. Due gol segnati (da Luis Alberto e Kamada), altri due fatti (da Zaccagni e Guendouzi) e annullati dal Var per fuorigioco di pochi centimetri e un gioco che torna ad essere sarriano. Così la Lazio è uscita dalla crisi (zero punti nelle prime due giornate). Si ferma invece a sorpresa il Napoli. La formazione di Garcia gioca molto bene nella prima frazione, ma ha il torto di concretizzare pochissimo rispetto a quanto costruisce. Ma a preoccupare di più sono le amnesie difensive che, contro una Lazio ordinata e determinata, ma non travolgente, risultano decisive.

BOTTA E RISPOSTA — Il primo tempo comincia con il Napoli subito all’attacco e la Lazio fin troppo bassa. Atteggiamenti che sono figli dei risultati ottenuti dalle due squadre nelle prime partite di campionato. Il Napoli, a punteggio pieno, viaggia con il vento in poppa, la Lazio invece, ancora a zero punti, non è serena. La prima mezzora vede solo una squadra in campo, quella di casa. Che comanda il gioco, pur prendendosi qualche pausa. E produce occasioni da gol. Che non riesce a capitalizzare solo perché Provedel para da campione (su Zielinski e poi su Kvara) e perché più in generale i suoi attaccanti sono un po’ troppo precipitosi quando entrano in area. Così, come spesso succede nel calcio, è la Lazio a passare in vantaggio alla prima occasione, alla mezzora. Un gol che è un gioiello sia nella costruzione da parte di Felipe Anderson sia nella conclusione vincente (di tacco) di Luis Alberto. Ma il vantaggio degli ospiti dura solo due minuti. La reazione del Napoli è rabbiosa e su un tiro da fuori di Zielinski la doppia deviazione di Kamada e Romagnoli mette fuori causa Provedel: è 1-1. Il vantaggio, anche se effimero, sveglia però la Lazio che nell’ultimo quarto d’ora è più viva. E va vicina al secondo gol con un’azione personale di Felipe Anderson, sul cui tiro c’è il provvidenziale salvataggio di Juan Jesus. Ma anche il Napoli continua ad essere pericoloso. L’occasione per portarsi in vantaggio capita sui piedi di Olivera che, da ottima posizione, spara alto.

DECIDE KAMADA — Il secondo tempo comincia sulla stesa falsariga dell’ultimo quarto d’ora della prima frazione. Il Napoli cerca di comandare il gioco, si rende pericoloso, ma c’è pure la Lazio. Così dopo un gran tiro di Zielinski su cui Provedel si supera ancora una volta è la squadra di Sarri a passare in vantaggio. Felipe Anderson soffia palla a Zielinski a metà campo, s’invola sulla fascia da dove mette al centro rasoterra. Velo di Luis Alberto e palla che finisce a Kamada che entra in area ed esplode un sinistro che fulmina Meret. Al 22’ la Lazio triplica con Zaccagni, ma il gol viene annullato dal Var per fuorigioco dello stesso attaccante. Tre minuti più tardi altro gol della Lazio, ma ancora una volta il Var lo annulla per un fuorigioco di Zaccagni (ritenuto attivo) prima del tiro vincente di Guendouzi. Il francese era entrato da pochi minuti al posto di Kamada. La Lazio accusa un po’ il colpo della doppia illusione che nel giro di pochi minuti si trasforma in beffa. Il Napoli cerca di sfruttare la situazione e si tuffa in avanti alla ricerca del pareggio. Che però non arriva perché la squadra di Garcia si disunisce e quella di Sarri cresce di tono.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Re: Re:
Marco_M77, 03/09/2023 08:10:



Lo sa, lo sa.....secondo me sta sotto l'effetto dei sedativi. 😂🤣😂



Tifo a parte a me piace il calcio e devo dire chapeau a Luis Alberto per il goal che si è inventato.





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Re: Re: Re:
ilpoeta59, 03/09/2023 09:56:



Tifo a parte a me piace il calcio e devo dire chapeau a Luis Alberto per il goal che si è inventato.



A questo giro mi pare che l'Inter abbia veramente tutte le carte in regola per ambire allo scudetto.
Guardate come si è divertita con la Fiorentina!!!!! [SM=x4983510]

[Modificato da Marco_M77 04/09/2023 07:17]



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A questo giro mi pare che l'Inter abbia veramente tutte le carte in regola per ambire allo scudetto.
Guardate come si è divertita con la Fiorentina!!!!! [SM=x4983510]



Sabato 16 settembre c'è lo scontro diretto tra le capoclassifica (Inter e Milan), nel frattempo il campionato si ferma perché la Nazionale gioca il giorno 9 contro la Macedonia del Nord per la qualificazione agli Europei del 2024.



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Forza con i pronostici: al giro di boa natalizio ci sarà una squadra che sarà riuscita a staccarsi dal gruppo di testa?





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Quest'Inter fa paura:
Thuram e Lautaro asfaltano la Fiorentina.
Milan raggiunto in vetta

Viola stanchi post Conference, nerazzurri devastanti.
Nel primo tempo la sblocca il figlio di Lilian.
Nella ripresa Martinez ne fa due e Calhanoglu segna su rigore.
Inzaghi aggancia in testa i cugini rossoneri


Andrea Ramazzotti


Sarà un derby ad altissima quota quello di sabato 16 settembre. L'Inter ci arriva a punteggio pieno, al primo posto della classifica insieme al Milan, dopo il 4-0 alla Fiorentina. Comanda Milano, almeno per ora, e la sfida in programma tra due settimane definirà le prime gerarchie cittadine della stagione. Sarà il quinto derby del 2023 e il Diavolo, che ha perso i primi quattro, sarà avvelenato, a caccia di una rivincita. Il compito della squadra di Pioli, però, non si preannuncia facile perché gli uomini di Inzaghi stanno bene e hanno un Lautaro super. Il Toro, capitano e leader del gruppo, è alla seconda doppietta (5 gol complessivi) nelle prime tre giornate ed è il capocannoniere della Serie A (scavalcato Giroud). Da quando è in Italia Martinez non era mai partito così forte. E siccome si è sbloccato anche Thuram (una rete, un assist, un rigore procurato e un paio di occasioni facili non concretizzate), il presidente Zhang e gli altri dirigenti possono sorridere. Dopo aver passato gli esami Monza e Cagliari, l'ostacolo Fiorentina era il più alto finora, ma i nerazzurri lo saltano in agilità, quasi in scioltezza, offrendo una lezione di calcio che esalta San Siro. Viola demolita e capace di calciare nello specchio solo sul 3-0. Se non un allenamento, qualcosa di molto simile. L'Inter non vinceva i primi tre match del campionato mantenendo la porta imbattuta dal 1966: un altro segnale importante in vista di un 2023-24 che i nerazzurri hanno iniziato con slancio, dimenticando il ko di Istanbul, in finale di Champions.

GIOIA THURAM — Inzaghi va avanti con lo stesso undici che ha battuto il Monza e il Cagliari (rimandato l'esordio di Pavard in difesa); Italiano gli va dietro cambiando solo due pedine (Christensen e Beltran per Terracciano e Nzola) rispetto al playoff di ritorno di giovedì contro il Rapid Vienna. Il caldo e l'afa sono pressanti, ma il ritmo all'inizio non è estivo perché le due formazioni provano ad aggredire alte e a impedire la costruzione dal basso. I nerazzurri, grazie alle aperture e ai lanci di Calhanoglu, hanno una marcia in più anche se il primo tiro pericoloso è quello di Bonaventura (alto). I toscani non sembrano provati dalle fatiche di coppa e in mezzo al campo, nel primo quarto d'ora, con Arthur e Mandragora tengono bene. Con il passare dei minuti però l'ago della bilancia pende sempre più dalla parte dei padroni di casa. Thuram, alla caccia del primo gol in Serie A, ha parecchia voglia: prima spara alto dopo un bello slalom, poi di testa (in tuffo) scaraventa alle spalle di Christensen un cross capolavoro di Dimarco sul quale Biraghi osserva. Il Meazza esplode per il vantaggio e il coro della Nord ("Siam venuti fin qua, per vedere segnare Thuram") ha il sapore del definitivo addio al "traditore" Lukaku. Il figlio di Lilian potrebbe raddoppiare alla mezzora, ma da due passi, pressato da Mandragora, non trova lo specchio sull'assist di Bastoni. Lautaro giganteggia come regista offensivo e vince un duello dietro l'altro, così le occasioni per l'Inter si susseguono: Bastoni spara da fuori trovando la risposta del portiere danese e, sulla ribattuta, il Toro non inquadra il bersaglio. Prima dell'intervallo ci provano anche Calhanoglu, ma la sua botta su punizione sbatte sulle mani di Christensen, e di nuovo Thuram, che dilapida la seconda rete su traversone di Dumfries. L'1-0 all'intervallo va stretto ai vice campioni d'Europa che, pur lasciando il possesso agli avversari (56%), concedono ai viola appena due tiri, nessuno nello specchio.

VIOLA SPAZZATA VIA — A inizio ripresa Italiano ridisegna la sua formazione con Nzola e Sottil al posto di Beltran e Kouame: niente doppio centravanti e conferma del 4-2-3-1, ma con l'ex Spezia davanti, la Viola ha più fisicità. A comandare il gioco però resta l'Inter, che timbra il palo con Dumfries e vede negarsi il raddoppio da un intervento prodigioso di Christensen su Lautaro, ma che poi trova il meritato 2-0 con una grande ripartenza orchestrata da Bastoni e Thuram prima della stilettata del Toro argentino. La Fiorentina cambia di nuovo, con Brekalo e Infantino per Bonaventura e Nico Gonzalez, ma ha ormai la testa sott'acqua e concede anche il 3-0. A sbagliare stavolta è Christensen che non trattiene una botta di Dimarco e per rimediare frana su Thuram: Lautaro lascia la battuta dagli undici metri a Calhanoglu che non sbaglia e archivia la pratica tre punti. In vista del derby Inzaghi toglie il già ammonito Barella e pensa a gestire. Gli dà una mano Sommer, che con due parate su Sottil mantiene inviolata la sua porta, mentre Thuram va di nuovo vicino alla seconda rete personale. Il tecnico nerazzurro dà respiro pure a Dumfries, Dimarco e all'attaccante francese gettando nella mischia Cuadrado, Carlos Augusto e Arnautovic, ma il Toro non è ancora sazio e, su cross di Cuadrado, scaraventa in porta il 4-0 facendo impazzire San Siro. Italiano non si alza più dalla panchina, impietrito da un'Inter troppo forte. Il derby dopo la sosta dirà molte cose.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino, arriva la prima gioia:
una perla di Radonjic al 94' piega il Genoa

I granata spingono per tutto il match e vengono
premiati dall'invenzione del serbo nel recupero.
Al Toro manca anche un rigore


Mario Pagliara


Si racconta spesso che il Toro sia fatto per soffrire. E puntualmente il teorema trova le sue conferme. Stavolta, il lampo di genio scatta al quarto dei sei minuti di recupero, quasi all’ultimo respiro di una gara dominata sul piano del gioco ma nella quale i granata non erano riusciti a sfondare. Al 94’ Radonjic punta da sinistra Hefti, se lo beve letteralmente sulla velocità e scatena un bolide a giro che finisce dritto all’incrocio. È il lampo dell’artista che fa esplodere lo stadio Olimpico Grande Torino. Juric si porta a casa la prima vittoria in campionato (1-0), nella domenica in cui c’è stato l’esordio di Zapata (complessivamente positivo). Il gioco c’è stato, il palleggio pure, è spesso mancato quel qualcosa che permettesse di sfondare l’ottima strategia difensiva costruita dal Genoa. Gilardino se l’è venuta a giocare esclusivamente per arginare il Toro e portare a casa qualcosa. Ed era quasi riuscito a centrare l’obiettivo prima che Radonjic si prendesse la scena. Ai granata manca un calcio di rigore: la ginocchiata di Martinez sulla nuca di Zapata nel primo tempo era da sanzionare. Uno-due di errori arbitrali ai danni del Toro: questa svista segue l’inesistente rigore assegnato al Milan (mani di Buongiorno) nel turno precedente.

TUTTI PER DUVAN — Non vedevano l’ora di vederlo, in carne ed ossa. Con quella maglia numero 91, tutta granata. E quando Duvan Zapata emerge dallo spogliatoio per il riscaldamento, il termometro dello stadio Olimpico Grande Torino comincia subito a scaldarsi. Il resto sono cori e, quando la partita comincia, ogni qual volta che Zapata ha la palla nella sua zona si percepisce la sensazione che possa accadere qualcosa di interessante. Juric lo ha abbracciato al Filadelfia venerdì pomeriggio e, come annunciato, gli costruisce subito il Toro intorno. È un Toro leggermente diverso dal solito: Radonjic e Ilic finiscono in panchina, si schiera con un 3-5-2 mascherato da 3-4-1-2 nel quale tocca a Samuele Ricci sdoppiarsi, un po’ centrocampista ma tanto trequartista alle spalle della coppia Vlasic-Zapata. E, naturalmente, lo stadio è tutto per Duvan.

MANCA UN RIGORE — Il primo tempo è un esercizio continuo di palleggio di qualità da parte del Toro. All’intervallo la squadra di Juric chiuderà con possesso del 68%. È spesso un possesso costruttivo, che punta a trovare gli spazi non solo sulle fasce ma anche e soprattutto centralmente grazie alla prepotenza atletica di Zapata. A metà partita non basta però per sbloccare l’equilibrio. Il possesso era già entrato da un anno nel modo di pensare del Toro di Juric, il resto potrà rappresentarne un’evoluzione in chiave futura. Il Genoa fa la sua partita, presumibilmente come l’aveva preparata Gilardino, chiudendosi tanto e provando a contenere l’assalto di un Toro caricato dall’innesto di Zapata e voglioso di riscatto dopo la sconfitta di Milano. In questo primo tempo, ecco un errore arbitrale molto grave: al 27’ Zapata prende posizione, da fermo, davanti all’area piccola del Genoa. Alle sue spalle arriva d’improvviso il portiere Martinez che lo travolge con una pericolosissima ginocchiata all’altezza della nuca. Episodio da rigore netto, Chiffi in campo assegna addirittura la punizione a favore del Genoa con La Penna al Var silente.

VLASIC K.O. — In avvio di ripresa Gilardino toglie Strootman per Thorsby e Malinovskyi per Kutlu. La mossa di Juric è l’inversione di ruoli tra Ricci (ora solo in regia) e Tameze (sulla trequarti). Al 19’ Vlasic si infortuna (problema muscolare), sostituito da Radonjic. Juric richiama in panchina anche Tameze per Seck e finisce la partita di Zapata, dentro Pellegri. Per Zapata è stata una buona prima: solido e pimpante nei primi quaranta minuti, poi è calato sul piano della condizione. La sosta gli permetterà di migliorare la tenuta atletica. Nell’ultimo quarto d’ora c’è la chiamata per Ilic (fuori Linetty) e poi Lazaro per Bellanova fermato dai crampi. Poco prima del novantesimo è Pellegri ad andare vicinissimo al gol-liberatorio, ma il suo colpo di testa finisce di un soffio a lato. Poi arrivano i sei minuti di recupero, e al quarto Radonjic cambia la storia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Juve passa a Empoli con Danilo e
Chiesa e resta in scia delle milanesi

La squadra di Allegri centra il terzo risultato
utile di fila e sale alle spalle di Milan e Inter.
Errore dal dischetto di Vlahovic


Marco Guidi


La Juve vince a Empoli 2-0 e resta in scia alla coppia di testa Inter e Milan. Stavolta non segna Vlahovic, che sbaglia pure un rigore, ma a trascinare al successo i bianconeri sono Danilo e Chiesa. Tanto basta contro l’unica squadra della Serie A ancora a quota zero punti e zero gol segnati.

CAPITANO — Quattro cambi per Allegri rispetto al pari con il Bologna: Gatti per Alex Sandro, McKennie per Weah, Miretti per Fagioli e Kostic per Cambiaso. Zanetti, alla ricerca ancora del primo punto in campionato, rivoluziona il suo Empoli anche grazie agli innesti last minute del mercato: debutto in porta per Berisha e sulla fascia per Bereszynski, Walukiewicz al centro della difesa e davanti Cambiaghi di nuovo in prestito dall’Atalanta. Al 6’ primo squillo di Vlahovic, su torre di McKennie: Berisha para in due tempi. La Juve quando trova spazi dà l’impressione di poter far male, ma l’Empoli, con la distribuzione mai banale di Fazzini sul centro-destra, si fa piacere nella manovra. Al 17’, però, dopo un gol annullato giustamente a Danilo (carica su Berisha), è ancora Vlahovic a sfiorare il bersaglio grosso girando di poco a lato in torsione il bell’invito di Miretti. Le mischie sono il grande problema dei toscani e, infatti, è così che al 24’ la Juve sblocca la gara: da corner di Kostic, Bereszynski non riesce ad allontanare di testa, la palla si ferma a 5 metri dalla porta di Berisha e viene scagliata in rete da Danilo. Maglia numero 6, difensore e capitano, nel giorno dell’anniversario della morte di Gaetano Scirea… La Juve è avanti e ha anche le occasioni per chiudere la pratica già prima dell’intervallo. La più clamorosa al 39’, quando Vlahovic si presenta sul dischetto per il rigore fischiato da Ayroldi (contatto Maleh-Gatti), ma il serbo si fa ipnotizzare da Berisha.

A SENSO UNICO — Anche la ripresa si apre con una chance enorme per il raddoppio bianconero. Gran palla di Miretti nello spazio per Chiesa, che solo davanti a Berisha va giù senza riuscire a calciare o saltare il portiere. L’ex Fiorentina prova a riscattarsi al 59’, dopo un bello spunto con tanto di tunnel a Walukiewicz, ma il piatto a tu per tu con Berisha è largo di un soffio. La Juve è in controllo, anche e soprattutto perché l’Empoli, nonostante gli sforzi, non sa proprio pungere. Zanetti ci prova con nuove energie: Grassi e Cancellieri per Fazzini e Baldanzi. Allegri risponde con Pogba per Miretti. Al 64’, si vede finalmente l’Empoli: bella combo sulla destra Marin-Bereszynski e sulla palla messa in mezzo Caputo prova la zampata, ma non trova la porta. Dall’altra parte, Pogba insacca al volo su sponda di Vlahovic, ma il serbo è in offside. Dusan lascia poi il posto a Milik, mentre Kostic a Cambiaso. Proprio l’ex Genoa e Bologna impegna ancora una volta Berisha con un tiro cross dalla sinistra al 77’. Cinque minuti dopo, la Juve finalmente raddoppia: difesa Empoli altissima, Milik lancia Chiesa che resiste al tentativo di fallo di Berisha e insacca a porta vuota. Secondo gol stagionale per il figlio d’Enrico e partita in ghiaccio, con Milik e Kean che per poco non partecipano alla festa nel recupero: traversa il primo, palo il secondo. Per oggi basta così…

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Krstovic ci ha preso gusto:
abbatte la Salernitana e manda
il Lecce al 3° posto con la Juve



L'attaccante montenegrino apre la serata dopo soli 6 minuti,
in pieno recupero il rigore trasformato da Strefezza:
la squadra di D'Aversa vola in classifica, campani fermi a quota 2 punti


Francesco Calvi


Due partite con il Lecce, due gol. Entrambi di testa, entrambi decisivi: prima per il pareggio di Firenze, poi per il successo interno contro la Salernitana. Appena due settimane dopo il suo arrivo nel Salento, Nikola Krstovic si è già scoperto trascinatore della squadra di D’Aversa. Il montenegrino fa ancora centro e i giallorossi vincono 2-0 (a segno pure Strefezza, nel finale, su rigore) contro Candreva e compagni, arrivando alla sosta da imbattuti, con 7 punti conquistati in tre giornate.

ANCORA KRSTOVIC — Nella Salernitana, inevitabilmente, pesa l’assenza di Boulaye Dia, rimasto fuori dopo l’offerta ricevuta dal Wolverhampton e i successivi tentennamenti nelle ultime ore di mercato. Di contro, però, anche D’Aversa rinuncia inizialmente alla sua stella più luminosa: capitan Strefezza parte dalla panchina, per fare spazio al tridente composto da Almqvist, Krstovic e Banda. La scelta del tecnico si rivela presto azzeccata. I campani faticano a prendere le misure al tandem Gendrey-Almqvist sulla corsia di destra e proprio da lì, al 6’, nasce l’azione dell’1-0: palla del terzino per lo svedese, che crossa in mezzo e pesca Krstovic sul primo palo. L’incornata a incrociare è imprendibile per Ochoa e i granata si ritrovano subito in svantaggio.

SFIDA SULLE FASCE — All’ottima prova di Krstovic – l’unico, dai tempi di Chevanton, a realizzare due reti nelle prime due di A con il Lecce - si aggiunge quella di Banda, che a suon di tiri e cross spinge i giallorossi a un passo dal 2-0. La Salernitana soffre soprattutto sulle fasce, ma è un rischio che Paulo Sousa aveva evidentemente calcolato. Jovane Cabral, infatti, gioca dall’inizio al posto di Mazzocchi. Il capoverdiano non teme il confronto con Gallo ed è il più propositivo tra gli ospiti, che creano la prima occasione da gol al 43’: Kastanos inventa un’imbucata geniale, Candreva intuisce ma, a tu per tu con Falcone, si lascia ipnotizzare.

CABRAL, CROCE E DELIZIA — Nella ripresa, l’atteggiamento della Salernitana è decisamente più propositivo. I granata dominano in mezzo, però continuano a faticare negli ultimi metri. Al 60’ Paulo Sousa tenta di mischiare le carte: fuori Kastanos e Botheim, dentro Mazzocchi e Ikwuemesi. Il più pericoloso è ancora Cabral, che al 72’ fa tremare i 28mila spettatori del Via del Mare con uno slalom sulla sinistra e un tiro che s’infrange sul palo. L’assalto di Candreva&Co passa anche dai guizzi di Bohinen, bravo a defilarsi anche sulla fascia, però i giallorossi tengono botta grazie ai sacrifici dei neo-entrati Blin, Gonzalez, Strefezza e Dorgu. A sorpresa, durante il lungo recupero (di otto minuti), la formazione di D’Aversa riprende a spingere e chiude la partita: al 96’ Dorgu prova la conclusione dalla distanza e proprio Cabral intercetta con la mano in area, Massimi va al Var e indica il dischetto. Dagli undici metri Strefezza non sbaglia: Ochoa a destra, palla a sinistra. Il Lecce vince ancora e conquista il quarto posto in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 3ª Giornata (3ª di Andata)

01/09/2023
Sassuolo - Verona 3-1
Roma - Milan 1-2
02/09/2023
Bologna - Cagliari 2-1
Udinese - Frosinone 0-0
Atalanta - Monza 3-0
Napoli - Lazio 1-2
03/09/2023
Inter - Fiorentina 4-0
Torino - Genoa 1-0
Empoli - Juventus 0-2
Lecce - Salernitana 2-0

Classifica
1) Inter e Milan punti 9;
3) Juventus e Lecce punti 7;
5) Atalanta, Napoli e Verona punti 6;
8) Fiorentina, Bologna, Frosinone e Torino punti 4;
12) Lazio, Sassuolo, Genoa e Monza punti 3;
16) Salernitana e Udinese punti 2;
18) Roma e Cagliari punti 1;
20) Empoli punti 0.

(gazzetta.it)
[Modificato da ilpoeta59 04/09/2023 11:31]
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La squadra del Lecce nello scorso campionato ha lottato per non entrare in zona retrocessione ma stavolta è partita veramente bene, ha battuto Lazio e Salernitana e ha pareggiato fuori casa con la Fiorentina. Domenica il Lecce gioca in casa del Monza, proprio la squadra contro la quale ha vinto a maggio ottenendo la permanenza in Serie A con una giornata d'anticipo.
[Modificato da ilpoeta59 04/09/2023 11:47]





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Vlahovic è una furia, a segno anche Chiesa:
Lazio spazzata via, questa Juve fa paura

A Torino i bianconeri vincono lo scontro diretto
di alta classifica grazie alla doppietta del serbo.
Non basta la perla di Luis Alberto, biancocelesti schiantati


Filippo Cornacchia


La Juventus supera di slancio la Lazio (3-1) trascinata da Dusan Vlahovic (doppietta) e Federico Chiesa, applauditi dai quarantamila dell’Allianz Stadium all’uscita dal campo. I due attaccanti bianconeri continuano a segnare (4 reti in 4 giornate per il serbo, 3 per l’azzurro) e la squadra di Massimiliano Allegri prosegue spedita la marcia in campionato: 10 punti in 4 partite, primo successo in uno scontro diretto e grande pressione sulle due milanesi. Ripiomba nelle difficoltà, invece, la formazione di Sarri: dopo la vittoria di Napoli prima della sosta, un’altra sconfitta (la terza in quattro partite). E martedì c’è l’Atletico in Champions per i biancocelesti.

JUVE AGGRESSIVA — Allegri ripropone la stessa formazione vittoriosa a Empoli, con l’unica eccezione di Szczesny al posto di Perin, e i bianconeri partono subito forte. Aggressivi e intensi in ogni zona del campo, al punto da intimidire la Lazio. Atteggiamento e supremazia territoriale premiati dopo appena dieci minuti quando Locatelli, in versione Nazionale, serve a centro area Vlahovic. Il serbo brucia Casale sul tempo e fredda Provedel con un destro di controbalzo. La squadra di Sarri prova a reagire con un gran tiro di Kamada. Più che un segnale di risveglio, una reazione isolata. È ancora la Juventus, infatti, a essere più pericolosa. Così prima della mezzora arriva il raddoppio di Chiesa, che finalizza un’azione insistita dei bianconeri con un bolide che fulmina Provedel.

BOTTA E RISPOSTA — Partita chiusa? Niente affatto. La Juventus prova ad archiviarla a inizio ripresa, ma Provedel evita il 3-0 con un ottimo riflesso sul colpo di testa di Rabiot. E’ l’episodio che sveglia la Lazio. Da quel momento la squadra di Sarri guadagna campo e inizia ad attaccare con un altro spirito anche grazie all’inserimento di Rovella in regia. Dopo due occasioni sprecate da Kamada, che non trova mai il guizzo giusto in area, ci pensa Luis Alberto a riaprire la partita. Bremer e Cambiaso pasticciano sulla trequarti bianconera e lo spagnolo s’inventa un gioiello dei suoi, imprendibile per Szczesny. Neppure il tempo di esultare che nel giro di tre minuti (dal 24 s.t. al 27 s.t.) Vlahovic blinda vittoria e risultato capitalizzando al meglio un pregevole cambio di gioco di McKennie.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/09/2023 22:26
 
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Delirio Inter: Milan asfaltato 5-1!
Mkhitaryan e Thuram eroi di San Siro:
Inzaghi da solo in vetta



I nerazzurri dominano lo scontro diretto e si prendono anche la vetta
solitaria della Serie A grazie alla prestazione di Thuram e alla doppietta dell'armeno.
In gol anche Calhanoglu e Frattesi, illusoria la rete di Leao


Andrea Ramazzotti

L'Inter resta sola lassù, in testa alla classifica, con quattro vittorie nelle prime quattro giornate. Travolto il Milan con un 5-1 che non lascia dubbi: è il quinto derby di fila vinto (mai successo nella storia) in questo 2023 dai nerazzurri che fanno a fette la difesa avversaria con la doppietta di Mkhitaryan, la rete spettacolare di Thuram, il rigore dell'ex Calhanoglu e il sigillo finale di Frattesi. Inzaghi contro i cugini disegna un'altra partita perfetta, rinunciando al possesso palla, ma facendo malissimo negli spazi: il tecnico di Piacenza con le ripartenze vince di gran lunga il duello con il corregionale Pioli e adesso può arrivare all'esordio in Champions di mercoledì sul campo della Real Sociedad con l'animo più leggero, mentre il Diavolo, dopo una simile batosta, dovrà ritrovarsi psicologicamente in vista dell'arrivo del Newcastle a San Siro (martedì). Se nel primo pomeriggio la Juventus contro la Lazio aveva lanciato un messaggio in chiave scudetto, l'Inter ha risposto prontamente e ha fatto capire quanto voglia la seconda stella.

LA SBLOCCA MKHI — Inzaghi rispetto alle prime tre uscite sceglie al centro della difesa Acerbi al posto di De Vrij, mentre Pioli schiera la stessa formazione (eccetto lo squalificato Tomori) che ha battuto Bologna, Torino e Roma. È il Milan a prendere in mano le redini del match con Calabria, che fa il centrocampista centrale (su di lui vanno Calhanoglu o Mkhitaryan) per liberare la fascia destra a Pulisic e permettere gli inserimenti di Loftus-Cheek. L'Inter è attenta, non pressa alto, ma alla prima occasione passa in vantaggio evidenziando il poco equilibrio tattico degli avversari: Thuram se ne va a destra, con Thiaw che cade a terra, traversone per Dimarco il cui tiro-cross viene messo in porta da Mkhitaryan, preferito a un Frattesi reduce dalla grande prestazione in Nazionale. Ancora una volta la mano (e la mossa vincente) di Inzaghi nel derby. Ancora un errore là dietro in una stracittadina dei rossoneri, in superiorità numerica ma incapaci di marcare l'ex centrocampista della Roma. I nerazzurri azzannano la partita, con una rabbia e una voglia pazzesche e il Diavolo soffre, traballa e per poco, ancora sull'asse formata dall'azzurro e dall'armeno, non arriva il raddoppio.

SUPER MARCUS — Thuram a livello fisico è un fattore: Kjaer non lo tiene e la difesa rossonera soffre perché Calabria sta sempre in mezzo al campo e non è rapido a ripiegare sulla fascia che così resta scoperta. Gli uomini di Pioli tengono più il pallone; quelli di Inzaghi si abbassano fino al limite dell'area pur di non concedere spazi e poi ripartono. Leao non si vede perché è poco coinvolto e perché Dumfries e Darmian lo limitano bene, così ci vogliono gli "effetti speciali" di Hernandez per svegliare il Milan. L'esterno francese parte dalla sua metà campo e, dopo un triangolo con Giroud, salta tre avversari (Calhanoglu, Bastoni e Darmian) prima di concludere con il diagonale a lato di un soffio. Per i rossoneri è una scossa: per qualche minuto attaccano con parecchi uomini e l'Inter soffre, ma al primo contropiede nerazzurro, è 2-0. Lautaro innesca Dumfries che crossa per Thuram, palla troppo lunga che però il francese ha il tempo di andare a riprendere, di puntare Thiaw (manca il raddoppio di Calabria) e di segnare con un tiro all'incrocio che infiamma il Meazza. Prima dell'intervallo una punizione di Giroud finisce sopra la traversa e al momento del tè, il Diavolo ha nettamente più possesso (72%), ma è sotto come occasioni create (6-3) e ha impegnato una sola volta Sommer. Calabria avanzato a centrocampo, mossa giusta nelle precedenti giornate, stavolta non paga, anzi è un boomerang sulle ripartenze.

LEAO, POI SOLO INTER — Le due formazioni rientrano dagli spogliatoi senza cambi e anche il trend dell'incontro non cambia: il Milan ha il pallone, l'Inter si difende e aspetta il contropiede giusto. Pioli dopo 10' inserisce Chukwueze per Pulisic, ma è Leao, su un grande assist di Giroud, a beffare Darmian in velocità e a segnare a Sommer il primo gol da quando lo svizzero è in Italia. Il derby, che ora si gioca sotto una pioggia torrenziale, è di nuovo aperto anche perché Pioli abortisce, almeno in fase di non possesso, l'idea Calabria-centrocampista e usa con più frequenza la linea a quattro. Inzaghi capisce che c'è bisogno di forze fresche e, in un colpo solo, al 19', getta nella mischia Carlos Augusto, Frattesi e Arnautovic per Dimarco, Barella e Thuram. L'ex Monza con il destro impegna subito Maignan che respinge, ma la spinta dei nuovi entrati si sente visto che Arnautovic difende bene palla e Frattesi garantisce sostanza in mezzo. L'Inter segna di nuovo, dopo un cambio di gioco da destra a sinistra e un tocco di Lautaro Martinez per Mkhitaryan che firma la sua doppietta. Il Diavolo è sulle ginocchia e Pioli prova l'ultimo assalto con Jovic, Okafor e Florenzi per Giroud, Calabria e Reijnders, ma ormai non c'è più partita e Hernandez stende in area Lautaro regalando all'Inter il rigore del 4-1, trasformato dall'ex Calhanoglu. La Sud è ammutolita, la Nord irriverente canta Pioli is on fire e celebra i suoi beniamini che trovano anche il 5-1 con Frattesi. Per il Milan è una punizione pesantissima, mentre la capolista Inter vola sospinta dai suoi tifosi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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