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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 13/05/2024 21:32
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Juve horror! Follie di Szczesny e Gatti,
Berardi fa il genio e il Sassuolo vince 4-2

Il portiere regala due reti ai neroverdi, il difensore fa harakiri.
Ad Allegri non bastano un autogol e un centro del solito Chiesa.
Vlahovic, sostituzione e polemica


Filippo Cornacchia


Altro che trascorrere la notte in testa alla classifica in attesa dell’Inter. La Juventus frena di brutto a Reggio Emilia, battuta per 4 a 2 dal Sassuolo. Prima sconfitta stagionale per i bianconeri, che fanno molto più che un passo indietro rispetto alle ultime uscite. Il solito Chiesa, ancora in gol, non basta a evitare una disfatta arrivata dopo una serie incredibile di papere (Szczesny sul primo gol), dormite (Danilo sulla rete di Berardi e su quella di Pinamonti) e distrazioni fantozziane, come l’autogol finale di Gatti. E domani i nerazzurri, se vincono a Empoli, possono scappare a più 5 sulla Juve.

UNO-DUE SASSUOLO — Allegri conferma la stessa formazione della vittoria contro la Lazio. La Juventus parte aggressiva e propositiva, spinta dalla voglia di Chiesa, però prima del quarto d’ora viene gelata dal Sassuolo. Laurienté ci prova da fuori area senza troppe pretese, ma Szczesny pasticcia. La papera del portiere polacco, che in modo goffo respinge la palla nella propria rete, porta in vantaggio gli emiliani. Inizialmente i bianconeri sembrano subire il colpo, ma poi nel giro di dieci minuti (22’ p.t.) riescono a rimettere in equilibrio la gara. Chiesa crossa dalla sinistra e Vina, nel tentativo di anticipare McKennie, fa autogol. Il pareggio non sblocca la Juventus, che fatica a salire di giri e di idee. Così alla seconda occasione (41’ p.t.) Domenico Berardi, il più atteso dopo il corteggiamento estivo della Signora, punisce Szczesny con un sinistro telecomandato dei suoi. Gol bellissimo, ma l’azione è viziata da una dormita generale dei bianconeri: Gatti sbaglia in impostazione e Danilo lascia prendere la mira a Berardi senza opporre resistenza.

NON BASTA CHIESA — Eppure a inizio ripresa è ancora il Sassuolo ad essere più pericoloso, spinto da un Berardi ispiratissimo. L’azzurro, dopo aver rischiato il cartellino rosso per un fallo su Bremer, inizia a pennellare per Laurienté, che però spreca. La Juventus, scampato il pericolo, prende coraggio. Ma prima Vlahovic non concretizza da buona posizione (diagonale fuori di poco) e poi viene sostituito da Allegri. Al suo posto entra Kean e il serbo rientra in panchina arrabbiato. Un minuto dopo (32’ s.t.) Chiesa, imbeccato in area di Fagioli, trova il 2-2 di prepotenza, con un tiro rabbioso, e va a esultare in panchina con Vlahovic. Sembra la riscossa, invece si rivela un’illusione perché pochi minuti dopo (38’ s.t.) la Juventus si riaddormenta e il Sassuolo fa 3-2 con un colpo di testa ravvicinato di Pinamonti. La traversa, nel recupero, nega la rete a Defrel, ma poi ci pensa Gatti con un autogol da “Paperissima” in coabitazione con Szczesny a fissare il risultato sul 4-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Gagliardini risponde a Immobile,
un bel Monza frena la Lazio.
E i tifosi contestano



Biancocelesti in vantaggio grazie al rigore del capitano (che prende anche un palo),
poi il pareggio degli uomini di Palladino che controllano la gara fino alla fine


Nicola Berardino

Non basta il ritorno al gol di Ciro Immobile (era a secco dalla prima, a Lecce) per condurre la Lazio alla prima vittoria interna. Il bomber segna al 12’ del primo tempo su rigore e la gara sembra potersi mettere in discesa per la squadra di Sarri. Ma il Monza sa risalire la corrente per meritarsi fino in fondo il punto dell’Olimpico dopo avere centrato il pareggio già prima dell’intervallo con Gagliardini (primo gol extra Colpani). La squadra di Palladino non si limita a contenere e cerca l’exploit contro una Lazio con troppe pause e probabilmente ancora con le scorie della sfida con l’Atletico Madrid. Un palo di Immobile nella ripresa racchiude i rimpianti dei biancocelesti, contestati al termine sotto la curva.

GAGLIARDINI REPLICA A IMMOBILE — Sarri opera quattro cambi sulla formazione che ha pareggiato contro l’Atletico Madrid. In difesa torna Hysaj con Marusic che si sposta sulla fascia destra. In regia si rivede Cataldi. Prima volta da titolari per Guendouzi e Isaksen: Kamada e Felipe Anderson partono dalla panchina. Palladino ritrova Di Gregorio tra i pali. In difesa entra A. Carboni al posto dello squalificato Caldirola. Novità a centrocampo con l’innesto di Kyriakopoulos (Birindelli in panchina). Nella trequarti Mota Carvalho rileva l’infortunato Caprari. Subito al tiro il Monza: Provedel para il tentativo di Ciurria. Replica laziale: Di Gregorio anticipa Zaccagni. Ancora la squadra di Palladino al tiro: Colombo calcia alto. Incursione di Zaccagni che viene atterrato in area da Ciurria. Abisso non ha dubbi nel decretare il rigore. Al 12’ Immobile dal dischetto porta in vantaggio la Lazio. Dai quaranta mila dell’Olimpico cori per festeggiare il ritorno al gol del capitano biancoceleste dopo tre giornate. Al 18’ il Monza va a segno, ma Dani Mota è in fuorigioco. Al 23’, impreciso un colpo di testa di Ciurria. Il Monza affila la manovra, la Lazio controlla per verticalizzare appena possibile, soprattutto sulla sinistra. Pressing a tutto campo dei biancocelesti. Partita molto dinamica sui due fronti. Al 36’ il Monza pareggia con Gagliardini che colpisce su traversone dalla destra di Ciurria con la difesa biancoceleste in controtempo. Riparte la Lazio avanzando il baricentro del gioco. La formazione di Palladino fa valere le sue doti in fase di palleggio e si rende pericolosa con un’incornata di Dani Mota (fuori). All’intervallo sull’1-1.

SOLO UN PALO — Nel secondo tempo la Lazio prova ad alzare il ritmo. Parabola di Zaccagni fuori bersaglio. Si rilancia il Monza: fiondata di Gagliardini a lato. Sul fondo una bordata di Luis Alberto. Al 10’ Sarri effettua tre sostituzioni: Pellegrini, Vecino e Felipe Anderson al posto di Hysaj, Guendouzi e Isaksen. Al 12’, palo di Immobile. Alto un colpo di testa di Vecino. Risponde Colombo con una capocciata che scivola sul fondo. La gara riprende la via del primo tempo: si gioca a tutto campo. Monza in guardia ma sempre pronto a verticalizzare. Al 24’ Palladino opta per due cambi: D’Ambrosio e Vignato per Izzo e Dani Mota. Provedel respinge su Colpani. Monza sempre più sicuro nelle sue trame. Provedel devia in angolo una botta di Kyriakopoulos. Al 31’ segna il Monza con Carboni che però viene ritenuto in fuorigioco. Sarri inserisce Rovella e Pedro per Cataldi e Zaccagni. Palladino si copre innestando Birindelli al posto di Ciurria. La Lazio non riesce ad avere continuità e il Monza sprizza energie. Al 39’ Palladino dà spazio all’ex Akpa Akpro e a Maric per Colpani e Colombo. Di Gregorio ferma Immobile in area. Cinque minuti di recupero. La Lazio si lancia in attacco ma non riesce a trovare l’acuto vincente ed esce tra i fischi assordanti dell’Olimpico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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[Modificato da Marco_M77 24/09/2023 07:56]



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Il Sassuolo sta diventando la bestia nera della Juve, 2 sconfitte consecutive! 🤣





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Re:
ilpoeta59, 24/09/2023 08:51:

Il Sassuolo sta diventando la bestia nera della Juve, 2 sconfitte consecutive! 🤣



Si, anche nell'ultimo scontro diretto dello scorso campionato ha vinto il Sassuolo. 🤣




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Capolavoro Dimarco: l'Inter vince 1-0 a Empoli e resta prima da sola

Una prodezza dalla distanza dell'esterno regala i tre punti che
permettono ai nerazzurri di rimanere a punteggio pieno,
tenere a bada il Milan e riprendersi la vetta della classifica in solitaria.
Toscani inchiodati a zero punti


Andrea Ramazzotti


Quinta vittoria nelle prime cinque giornate di campionato per l'Inter che resta sola in testa alla classifica, a +3 sul Milan e a +5 sulla Juve. Un primo tentativo di fuga per Inzaghi che alla Computer Gross Arena si impone di misura grazie a un eurogol di Dimarco a inizio ripresa. Successo meritato nei numeri quello dei nerazzurri (23-7 le conclusioni, 6-1 quelle nello specchio, 62% di possesso), ma la prestazione non è roboante come quella di sabato scorso nel derby. Forse Lautaro e compagni risentono della stanchezza psicologica della Champions e non brillano, ma conquistano i tre punti in un match "sporco" e insidioso, di quelli che alla lunga possono fare la differenza in chiave scudetto. Il cammino è lungo, ma la strada imboccata sembra essere quella giusta. Quinto ko di fila invece per i toscani ai quali per ora non basta il cambio in panchina, con Andreazzoli al posto di Zanetti: qualche guizzo gli azzurri lo mostrano, ma per fermare questa Inter che ha la miglior difesa del torneo ci voleva ben altro. Mai nessuno nella storia della Serie A era partito senza fare punti e segnare gol nelle prime 5 giornate. Non un segnale incoraggiante.

PRIMO TEMPO — Andreazzoli deve rinunciare a Caputo, fermato da un problema al polpaccio, e lo sostituisce con l'esordiente Sphendi che compone un tridente con Baldanzi a destra e Cambiaghi a sinistra. A centrocampo prima da titolare anche per l'ex juventino Ranocchia, che è uno dei 6 cambi rispetto al ko per 7-0 contro la Roma, costato il posto a Zanetti. Sei sono anche gli avvicendamenti di Inzaghi dopo il match di Champions di mercoledì: Frattesi parte per la prima volta nell'undici iniziale (al posto di Barella), ma rispetto all'1-1 contro la Real Sociedad le novità dal 1' sono pure Darmian, Acerbi, Calhanoglu, Dimarco e Thuram. L'Inter ha fiducia, vuole continuare la striscia di vittorie in A e lo dimostra prendendo in mano le redini del match. Una manciata di secondi e i nerazzurri attaccano subito la profondità con Dimarco per Thuram che appoggia per Calhanoglu e poi per il tiro alto di Mkhitaryan. Un minuto più tardi è Calhanoglu a pescare lo scatto del francese, passaggio a Frattesi e conclusione alta. L'Inter mette le tende nella metà campo empolese grazie all'ottima regia del recuperato Calhanoglu, mai pressato dagli avversari, e allo sviluppo sugli esterni, così ci vuole un salvataggio sulla linea di Ismajli per negare la gioia del gol al colpo di testa di Darmian. Ci prova anche Dimarco da fuori, ma Berisha risponde, poi il turco spara alto dal limite. Il primo quarto d'ora è un monologo, poi però gli azzurri iniziano a prendere le contromisure e, siccome il giro palla dei vice campioni d'Europa perde in rapidità, Berisha può respirare. Almeno fino al gol annullato a Thuram per fuorigioco e alla parata che il portiere albanese fa in uscita per stoppare Frattesi, lanciato da Calhanoglu. L'Inter è più allungata, non riesce a velocizzare la manovra come all'inizio e ha poco dialogo tra i due attaccanti perché Lautaro ha le batterie scariche, così l'Empoli, con il suo 4-3-3, riesce a difendersi e rientra negli spogliatoi sullo 0-0.

RIPRESA — L'Empoli inizia bene con un tiro a lato di Shpendi, ma perde per infortunio Ismajli e il sostituto Walukievicz non ha neppure il tempo di entrare in campo che gli uomini di Inzaghi passano in vantaggio: corner di Calhanoglu, respinta di Ranocchia e spettacolare sinistro da fuori area di Dimarco con la palla che si insacca all'incrocio dei pali. L'Inter è più tranquilla e gioca più sciolta sfiorando il raddoppio con Thuram, il cui tiro è deviato in angolo da Walukievicz. I toscani si scuotono un po' e con un'incursione Baldanzi si procurano una punizione pericolosa costringendo al giallo Bastoni. Il calcio piazzato battuto da Ranocchia costringe alla prima parata del pomeriggio Sommer. Andreazzoli sostituisce Ranocchia e Marin con Grassi e Fazzini nella speranza di dare più verve in mezzo, Inzaghi risponde con Barella, Arnautovic e De Vrij per Frattesi, Lautaro e Bastoni. L'Inter cerca di controllare tenendo la palla, l'Empoli punge con qualche fiammata e il match resta gradevole. Thuram va vicino al gol-fotocopia del derby, ma stavolta il suo destro a giro non si insacca all'incrocio dei pali. I due tecnici fanno le ultime mosse: offensive quelle di Andreazzoli, che con Cancellieri e Destro per Shpendi e Cambiaghi ordina un pressing alto, conservative quelle di Inzaghi che con Sanchez per Thuram e Carlos Augusto per Dimarco vuole amministrare e dare forze fresche. I toscani ci provano fino alla fine e qualche pericolo lo creano perché gli avversari finiscono in dieci complice l'infortunio a una coscia di Arnautovic, ma al triplice fischio di Marcenaro l'Inter sorride e allunga in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lookman+Pasalic: un gol per tempo e l'Atalanta batte il Cagliari



Primo tempo dominato dalla Dea, a segno al 33' con l'inglese su assist di De Ketelaere.
Nella ripresa i sardi crescono senza trovare il pari e il croato chiude i conti al 76'


Andrea Elefante

Era diventato un tabù, il Gewiss sta tornando fortino per l’Atalanta: tre partite (due di campionato e una di Europa League) e tre vittorie - in Serie A sono quattro di fila - con sette gol segnati e nessuno subito. Destino opposto a quello del Cagliari, che in campionato non vince da dieci partite e alla casella gol segnati resta fermo a quota uno. Troppo poco per avere una classifica meno preoccupante e, oggi, per dare pensiero a una Dea scintillante nel primo tempo con i guizzi e la qualità di Koopmeiners, De Ketelaere e Lookman, e solida nella ripresa, quando c’è stato da soffrire, senza accusare il turnover scelto in corsa da Gasperini.

LE SCELTE — Gasperini, come annunciato, riduce al minimo il turnover rispetto alla gara di giovedì in Europa League: riposa Toloi, con Scalvini al suo posto da centrale destro e Koopmeiners torna ad occupare una posizione più avanzata, teoricamente a destra nel tridente completato da De Ketelaere e Lookman, ma in realtà libero di muoversi su tutta la fascia come sempre, con Muriel di nuovo inizialmente in panchina. Ranieri ha molti assenti e non rischia dall’inizio il recuperato Petagna: nella coppia offensiva del 3-5-2 c’è Shomurodov con Luvumbo. Nandez fa l’esterno destro, a sinistra Azzi e non Augello, con Deiola confermato mezzala.


PRIMO TEMPO — Copione previsto: Atalanta martellante e Cagliari chiuso, alla ricerca di profondità in ripartenza, puntando sulla velocità di Luvumbo. Che però viene chiuso sempre bene dai centrali nerazzurri, come Shomurodov, che ha solo una chance, al 14’, con un colpo di testa sul primo palo, fuori di poco, sul cross dalla destra di Nandez. Il resto è solo Atalanta, con un feeling sempre crescente della coppia Lookman-De Ketelaere. Due occasioni per il nigeriano nei primi dieci minuti - la seconda con una combinazione con il belga avviata da un doppio reciproco colpo di tacco - una enorme al 12’ per l’ex milanista, che si “beve” Dossena e viene fermato solo da un ottimo Radunovic. Il portiere del Cagliari al 26’deve ringraziare la traversa, che respinge Lookman dopo straordinaria sterzata e doppio dribbling per presentarsi davanti al portiere e al 37’ eviterà il 2-0 allungando il braccio e respingendo di polso un gran sinistro. Ma nulla aveva potuto fare 4’ prima, sul gol dell’1-0: ennesima sventagliata di Koopmeiners che trova alle spalle di Dossena un altro inserimento di De Ketelaere, che firma il suo secondo assist in campionato, mostrando la porta a Lookman su cui Nandez cerca un inutile recupero.


SECONDO TEMPO — Ranieri smonta l’assetto del primo tempo e passa a un 4-4-2 che per una decina di minuti toglie qualche sicurezza all’Atalanta, ma non aggiunge pericolosità al Cagliari, al di là di una diversa occupazione della metà campo nerazzurra. Luvumbo, già ammonito, rischia il rosso cercando un contatto in area con De Roon che non viene valutato da rigore. Anche Gasperini modifica l’assetto quando sceglie il turnover per la coppia offensiva titolare, accettando la partita a scacchi con Ranieri. E al 31’ le sue scelte gli danno ragione perché Pasalic, anche stavolta usato da centravanti, avvia e chiude con un sinistro chirurgico l’azione del 2-0. L’assist è di Muriel, che era entrato 7’ prima del croato. A quel punto l’unico brivido per la Dea è per una traversa di Oristanio, che Ranieri aveva aggiunto cercando una trazione offensiva maggiore. Ma non sufficiente, anche stavolta, per fare pace con la porta avversaria.

Fonte: Gazzetta dell Sport
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Quarta e Bonaventura in gol,
Terracciano para tutto:
la Fiorentina vince a Udine



I friulani spingono e creano occasioni, ma sbagliano troppo:
Lucca si divora l'1-1, poi ci pensa il portiere viola.
I bianconeri ancora senza vittorie


Una Fiorentina reduce dal pareggio di Genk conquista a fatica i 3 punti contro l'Udinese: in gol Martinez Quarta (seconda rete consecutiva in Serie A) e Bonaventura nell'ultima azione del match. I bianconeri creano occasioni, ma tra sprechi e parate non riescono a concretizzare.

PRIMO TEMPO — Partono forte proprio i padroni di casa: Thauvin e Samardzic si alternano al tiro, ma Terracciano dice no ad entrambi. Il secondo intervento, di piede, sul francese è una prodezza. La Viola cresce nella seconda metà del primo tempo e, dopo un colpo di testa largo di Kouamé, arriva il vantaggio firmato Martinez Quarta al 32'. Il difensore argentino si trova in un'inusuale posizione avanzata, Bonaventura lo lancia con un passaggio in verticale e lui è bravo a battere Silvestri con un tiro rasoterra sul secondo palo.

LA RIPRESA — Il secondo tempo inizia senza troppi squilli, fino al 65' quando Lucca si divora il pareggio. Gli ospiti stringono i denti e difendono il vantaggio: è ancora provvidenziale Terracciano su Lovric (2 volte) ed Ebosele. Nel recupero, quando sempre che alla Viola interessi più che altro far scorrere il cronometro, arriva anche il raddoppio di Bonaventura che sancisce definitivamente l'aggancio alla Juve a quota 10 punti per la Fiorentina ed una sconfitta amara per l'Udinese, ancora a secco di successi in campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Napoli delude ancora: col Bologna è 0-0, Osimhen sbaglia un rigore

Alta tensione nel club azzurro:
il nigeriano, sostituito a 4' dalla fine,
contesta apertamente il tecnico Garcia


Matteo Dalla Vite


Dov’è finito il Napoli? Nel reticolato di un Bologna attento e dinamico ma soprattutto dentro il recinto di troppe incertezze palesate nello sviluppo, nella personalità, nella distribuzione di compiti e movimenti propedeutici a restare la miglior squadra d’Italia. Finisce 0-0 con Osimhen che sbaglia un rigore (assegnato generosamente da Ayroldi) e poi esce – perché sostituito – dal campo con ampi gesti di dissenso verso la scelta di Garcia che – è evidente – non ha ancora dato un senso compiuto alla propria creatura scudettata. Il Bologna ferma un’altra big dopo la Juventus e il Napoli sale a 8 punti dopo aver vinto sì in Champions ma contando 2 punti nelle ultime 3 gare di A mostrando palesi passi indietro rispetto a un campionato fa. Evidenziati, con accenti marcati, anche al Dall’Ara.

PALO DI OSI — Thiago Motta sceglie Aebischer come capitano e “impiatta” la formazione annunciata: Zirkzee davanti e ai lati Ndoye e Karlsson sulle ali. Garcia parte col tridente da fulmini immediati, ovvero Kvara, Osimhen e Raspadori dando la centralità della linea difensiva anche – come detto – a Natan vicino a Ostigard. Dall’Ara con 26.000 spettatori, presente anche Saputo che da tempo vive più a Bologna rispetto al Canada (il figlio Luca è in società, il quadrigenito Jesse gioca nell’Under 17 rossoblù), arbitra Ayroldi: l’inizio è un’occasione velenosa del Napoli, minuto 5’, lancio di Raspadori e Osimhen (fuggito a Lucumi) diagonalizza prendendo il palo, Kvara arriva e di primo impatto mette il pallone di poco fuori. La prima ammonizione è per Olivera, per il primissimo acuto del Bologna serve attendere anche la prima sostituzione forzata: Posch s’infortuna e al 10’ deve lasciare il posto a De Silvestri. Il Napoli ha il controllo, il Bologna ragiona inizialmente più di attesa che di sviluppo e possesso subendo anche un colpo di testa innocuo ancora di Osimhen al minuto 11.

PICCOLI FUOCHI — La gara vive di piccole fiammate: il Bologna non trova Meret, il Napoli cerca l’intuizione giusta davanti alla squadra di Motta che dalla mezz’ora in poi cerca di manovrare un po’ di più, mantenendo palla ma anche e soprattutto compattandosi in fretta, chiudendo gli spazi a un Napoli che cerca di accendersi soprattutto sull’asse Kvara-Osimhen con le cuciture di Anguissa (fra i migliori in assoluto) e Zielinski. C’è un caos in area al 30’: Skorupski esce incerto, ma con Ostigard che lo infastidisce, su un pallone alto, ne nasce una situazione d’area in cui Osimhen va a terra su contatto di De Silvestri: niente da segnalare come poco dopo quando Freuler prende lo spazio a Olivera ma il contatto è leggero e non abbastanza per poter essere punito. Il primo tempo si conclude con un tiro alto di Raspadori (45’) dopo semifuga di Osimhen. Morale: gara non bella, anche noiosetta, col Napoli più attorcigliato che sciolto e Bologna che – lento nello sviluppo offensivo - non ha mai azionato i guanti di Meret.

RIGORE GENEROSO — Ripresa: Garcia infila Mario Rui per l’ammonito Olivera, Lobotka deve andare a chiudere proprio a sinistra – prendendosi il giallo – per una fuga di Ndoye, e insomma il decollo al minuto 10 della ripresa non è ancora in agenda. Al 15’ una conclusione di Kvara impegna il giusto Skorupski ma è una sorta di altra piccola fiammata che dà una scossa alla partita. Al 16’, incursione del Bologna con Zirkzee che cerca di assistere Ferguson mentre dall’altra parte ancora Skorupski interviene senza faticare troppo su conclusione di Osimhen. Impera la lentezza di sviluppo: il Napoli è stato fino a qui pericoloso solo quando ha potuto allungarsi negli spazi col proprio nigeriano; il Bologna ha cercato più di allontanarsi dai pericoli che crearne di veramente velenosi. Motta infila Saelemaekers per Ndoye e Calafiori – acquistato anche per fare il centrale difensivo - per Lucumi (infortunato). E Garcia? Infila Politano per Raspadori, autore di una gara spenta. Al 27’ l’episodio che può scatenare tutto: su palla crossata bassa da Kvara, Calafiori intercetta e il pallone gli incoccia sul braccio sinistro: è dinamica di gioco, braccia congrue al movimento in campo ma nonostante questo Ayroldi consegna il pallone sul dischetto al Napoli. Generoso. Osimhen: fuori. La risposta di Zirkzee è al 30’: primo tiro che arriva a Meret.

NERVI TESI — Garcia decide di togliere Kvara, sempre più seccato, e anche Osimhen che non la prende affatto bene e gesticola non poco nell’uscire dal campo; Motta mette Orsolini ed El Azzouzi. Il Bologna prende più iniziativa e ritmo, Zirkzee al 90’ gira debole verso Meret ma è segno della volontà di provarci. Anguissa chiede il cambio per problema alla coscia sinistra, il quarto uomo segnala 5’ di recupero e il Napoli è (e resta) un punto interrogativo grande così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lukaku scappa, Zapata lo riprende:
un punto a testa per Torino e Roma



Una partita dura ed equilibrata, firmata dai due centravanti:
il giallorosso segna al 68', il granata pareggia all'85'


Mario Pagliara

L’hanno marchiata a fuoco loro, i due giganti di Toro e Roma: Lukaku apre le danze nella ripresa, Zapata risponde in coda a una partita mai banale con il suo primo gol granata. È stata una partita combattuta, agonisticamente intensa, con diversi spunti interessanti: meglio e complessivamente più continuo il Toro sul piano del gioco, visto questa sera nella sua migliore versione stagionale. Nella ripresa la Roma di Mourinho è cresciuta tanto, dopo aver concesso il campo nel primo tempo ai granata. È un buon punto per entrambe le squadre.

CORPO A CORPO — Juric e Mourinho si conoscono a fondo e pure da molti anni. C’era un tempo in cui il primo studiava lo Special, poi José ha cominciato ad interessarsi con curiosità alla filosofia del croato. Quando Toro-Roma comincia, questa conoscenza emerge plasticamente: granata e giallorossi si posizionano a uomo contro uomo a tutto campo. Stesso modulo (3-4-2-1), stessi concetti di fondo, varia l’interpretazione. Perché se la Roma, nel primo tempo, ruota sostanzialmente intorno al talento di Dybala con ripartenza su Lukaku (e a dire il vero, i due si innescano raramente), la squadra di Juric ha certamente il controllo del campo e prova ad entrare centralmente con Zapata (grazie al lavoro continuo di cucitura del duo Tameze-Ilic) e sulle fasce. Specialmente a sinistra, con Lazaro, nascono le idee più interessanti. Al quinto, proprio da un traversone di Lazaro, Zapata si avvita di testa nel cuore dell’area chiamando Rui Patricio ad una parata dall’alto coefficiente di difficoltà. Quattro minuti dopo arriva l’unico lampo di Dybala nei primi 45’: di sinistro inventa un filtrante centrale, non sfruttato da Lukaku: in corsa, il suo diagonale è impreciso. Radonjic lucida il tiro a giro un paio di volte (19’ e nel finale di primo tempo) ma la mira non c’è. Alla mezz’ora una sberla al volo di Rodriguez sbatte sui tabelloni. All’intervallo, il punteggio non si sblocca.

CRISTANTE AL PALO — In avvio di ripresa (6’), l’occasionissima se la inventa il frizzante Seck lanciato da Zapata: si beve N’Dicka, e il suo diagonale accarezza il palo per un soffio. Dopo dieci minuti, Juric tira fuori uno spento Radonjic per gettare nella mischia Vlasic. La Roma risponde al dodicesimo con il palo di Cristante: Spinazzola crossa dalla sinistra, la palla rimbalza nel cuore dell’area dove Cristante la sfiora quel tanto che basta per ingannare Milinkovic in uscita e finisce sul palo.

ECCO I GIGANTI — La banda Mourinho comincia ad alzare i giri del motore. C’è bisogno prima di uno strepitoso muro di Rodriguez su Lukaku per evitare il vantaggio giallorosso, ma al 24’ Big-Rom vince nel cuore dell’area il duello con Buongiorno e trafigge Milinkovic. Juric attinge a piene mani dalla panchina: fuori Seck e Tameze per Sanabria e Karamoh, portando Vlasic sulla linea dei mediani. E’ la notte dei giganti: al 40’ al giallorosso Lukaku, risponde il granata Zapata. Ilic scodella una palla dalla sinistra su calcio di punizione al centro dell’area, dove il colombiano arriva come un treno in corsa: è la sentenza dell’uno a uno. Finale arrembante del Toro, che non trova il colpo del ko.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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a me questo Rudi Garcia non mi convincie, il Napoli meritava un'allenatore con le palle!!!!!! [SM=x1583484]




"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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SERIE A 2023/2024 5ª Giornata (5ª di Andata)

22/09/2023
Salernitana - Frosinone 1-1
Lecce - Genoa 1-0
23/09/2023
Milan - Verona 1-0
Sassuolo - Juventus 4-2
Lazio - Monza 1-1
24/09/2023
Empoli - Inter 0-1
Atalanta - Cagliari 2-0
Udinese - iorentina 0-2
Bologna - apoli 0-0
Torino - Roma 1-1

Classifica
1) Inter punti 15;
2) Milan punti 12;
3) Lecce punti 11;
4) Juventus e Fiorentina punti 10;
6) Atalanta punti 9;
7) Napoli, Frosinone e Torino punti 8;
10) Verona punti 7;
11) Bologna e Sassuolo punti 6;
13) Roma e Monza punti 5;
15) Lazio e Genoa punti 4;
17) Salernitana e Udinese punti 3;
19) Cagliari punti 2
20) Empoli punti 0.

(gazzetta.it)
[Modificato da ilpoeta59 27/09/2023 07:00]
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Milik scaccia la paura: riscatto Juve col Lecce e secondo posto

Il polacco, alla prima da titolare, decide l'anticipo della sesta giornata
e rilancia i bianconeri dopo la sconfitta col Sassuolo di tre giorni fa


Filippo Cornacchia


Una zampata di Milik rialza la Juventus e ferma la corsa del Lecce. Il gol di rapina del polacco, decisivo a inizio ripresa, e la prestazione difensiva attenta regalano una vittoria di misura ai bianconeri e permettono alla squadra di Massimiliano Allegri di cancellare la pesante sconfitta di sabato contro il Sassuolo. Successo di “corto muso” e secondo posto in solitaria per una notte, in attesa della partita del Milan. Si ferma all’Allianz Stadium, invece, l’imbattibilità dei giallorossi.

SOLO CHIESA E… FISCHI — Allegri conferma Szczesny dopo gli errori di Reggio Emilia e inizialmente lancia dal primo minuto Milik al posto di Vlahovic. Rotazioni anche per D’Aversa, che però non rinuncia al bomber Krstovic e alle sgasate di Almqvist. La Juventus, complice un Lecce in grande fiducia, fatica a prendere in mano la partita e a guadagnare campo. Il palleggio prolungato dei giallorossi, che hanno in Krstovic un punto di riferimento importante per la manovra, finisce per sfiduciare i bianconeri, attentissimi in fase difensiva ma probabilmente ancora un po’ frastornati dalla sconfitta con il Sassuolo. A svegliare la Signora, dopo qualche timido tentativo, è il solito Chiesa. Il numero 7, poco prima della mezz’ora, si inserisce in area con i tempi giusti, ma poi il suo diagonale finisce fuori di pochi centimetri. Troppo poco per il pubblico dell’Allianz Stadium, che fischia i bianconeri alla fine del primo tempo.

IRROMPE MILIK — A trasformare i mugugni in applausi ci pensa Milik, che a inizio secondo tempo (12’ s.t.) trova una zampata sotto porta delle sue su assist volante di testa di Rabiot. Primo gol stagionale per il polacco, che si sblocca e… sblocca mentalmente anche la Juventus, più libera in tutti sensi da quel momento. La rete dell’ex Marsiglia trasmette fiducia ai bianconeri, più pericolosi in avanti e sempre blindati dietro. C’è tempo anche per l’ingresso di Vlahovic (al posto di Milik) e il rilancio di Gatti, protagonista dell’autogol fantozziano di Reggio Emilia, in campo nella ripresa al posto di Rugani. Il Lecce ci prova fino alla fine, a evitare la prima sconfitta in campionato, ma non ci riesce anche a causa dell’espulsione finale (doppia ammonizione) di Kaba.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Re:
Gino Daniele 3.0 (Gino Daniele), 25/09/2023 07:12:

a me questo Rudi Garcia non mi convincie, il Napoli meritava un'allenatore con le palle!!!!!! [SM=x1583484]



Otto punti in 5 giornate...è mortificante! [SM=x1583484]






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Okafor e Loftus-Cheek, primi squilli.
E il Milan cala il tris a Cagliari

I rossoneri si sbarazzano 3-1 dei sardi e
scavalcano di nuovo la Juve: a segno anche Tomori


Luca Bianchin


Il Milan manda un messaggio in bottiglia da Cagliari: “Dite all’Inter che per lo scudetto ci sono anche io”. Sottotitolo, scritto in piccolo ma non troppo: “Pioli ha una squadra vera, più completa di un anno fa”. Il Milan ha fatto ampio turnover e ha vinto 3-1 alla Unipol Domus: vantaggio di Luvumbo, poi Okafor, Tomori e nel secondo tempo Loftus-Cheek. Non sfuggirà che due gol sono inediti: Okafor e Loftus-Cheek non avevano mai segnato in Italia (Okafor non esultava da novembre…) e questo, per un Milan legato a Giroud e Leao, è fondamentale. Soprattutto, Pioli ha avuto risposte da molti nuovi: Adli, Chukwueze, Musah, Sportiello. Non è stato un Milan al di sopra di ogni sospetto – sotto 1-0 ha tremato – ma è piaciuto per personalità, decisione e qualità individuali: Pulisic che entra in due dei tre gol, Reijnders tra i migliori, Tomori ancora molto positivo, un gran gol di Loftus-Cheek. E dire che il Cagliari era andato in vantaggio…

I QUATTRO GOL — E allora, vediamo i gol. Al minuto 29 Luvumbo vince un contrasto con Adli, che non reagisce e lo perde. Nandez è bravo a trovarlo e Luvumbo calcia forte, ma forte davvero. Sportiello alza le mani come per dire, “mi arrendo”. Il Milan pareggia al 40’ e deve ringraziare Radunovic. Pulisic va via a Zappa e crossa basso, una palla innocua che il portiere del Cagliari, con una respinta in tuffo, trasforma in un assist per Okafor, fin lì tra spento e deludente. Un pareggio che lancia il sorpasso, arrivato nel recupero del primo tempo. Angolo di Adli, schema che libera Reijnders, cross forte dell’olandese. A quel punto, è questione di reattività e fortuna: Tomori è deciso, brucia Hatzidiakos e mette in porta. Resta il 3-1, nato da un contropiede Milan in cui Pulisic ha controllato e liberato al limite Loftus-Cheek, bravo a calciare forte da fuori area, nell’ultimo centimetro prima del palo.

LA PARTITA — Pioli ha cominciato con Chukwueze-Okafor-Pulisic davanti e ha dato fiducia ad Adli a play. Tutto atteso, anche il copione: Cagliari dietro, pronto a ripartire, Milan con la palla. Sì, ma partita divertente o noiosa? Divertente, con occasioni. Subito un tiro di Reijnders, poi Florenzi, al 9’ già la terza occasione per il Milan, una palla di Reijnders per Okafor. E ancora, due chance per Loftus-Cheek prima che comincino a piovere gol: Luvumbo al 29’, Okafor al 40’, Tomori al 46’. Il Milan ha vissuto il momento più difficile quando è andato sotto: appena prima del pareggio, ha traballato e tremato per un tiro da lontano di Sulemana, nato da una persa di Theo. L’errore di Radunovic però ha cambiato la partita e conta relativamente che il portiere del Cagliari abbia fatto un miracolo nell’ultima azione del primo tempo: volo all’incrocio su tiro di Hernandez. Il secondo tempo così è stato differente, un po’ perché il Cagliari si è messo 4-4-2 (dentro Oristanio per Wieteska), un po’ perché Loftus-Cheek dopo 14 minuti ha fatto 3-1 mettendo la partita in discesa per Pioli. Da lì in poi, sono stati cambi, palleggio del Milan, un tiro di Oristanio respinto. Non granché.

MILAN CORAGGIOSO — Alla fine, bilancio. Il nuovo Milan, con necessario turnover, ha convinto. Senza Leao e Giroud, è nata una democrazia in cui tutti a turno – Reijnders, Adli, Loftus-Cheek, Chukwueze, Pulisic – possono provare la giocata. E la provano. Adli è stato… tutto Adli in un pomeriggio. Sul gol del Cagliari ha mostrato i limiti di attitudine difensiva ma per 58 minuti ha guidato il Milan con idee e personalità, facilitato dal fatto che il Cagliari si è abbassato e ha lasciato giocare. Nel bene e nel male, è il giocatore più lontano possibile da Krunic (ma si sapeva). Poi, certo, le variazioni. Pioli sul 2-1, quando il Cagliari spingeva, si è giocato Pobega e Musah per dare fisico e intensità… e Loftus-Cheek gli ha dato in fretta ragione. Leao è entrato negli ultimi 20 minuti e ha combinato poco. Insomma, bene quasi tutto, compreso il riposo totale per Giroud, rimasto in panchina fino alla fine. In vista di Lazio e Borussia, farà comodo.

CAGLIARI, SOLO LUVUMBO — Ranieri invece ha sorpreso con un Cagliari particolare, un 4-5-1 in cui Luvumbo partiva da destra per diventare un secondo attaccante, mentre Nandez giocava a sinistra, non a destra come da abitudine. Strano. Ha funzionato a tratti, perché Luvumbo ha dato spesso fastidio ma il Diavolo, da proverbio, si è insinuato nei dettagli: l’errore di Radunovic, il calcio piazzato del 2-1, un raro contropiede concesso a Pulisic. Preoccupa che la squadra sia calata nel secondo tempo e abbia dato fastidio a Sportiello solo a tre minuti dalla fine con un tiro di Oristanio. La sentenza è semplice ma chiara: in attacco oltre a Luvumbo – l’unico che calcia, l’unico che segna – è tutto buio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Okafor e Loftus-Cheek, primi squilli.
E il Milan cala il tris a Cagliari

I rossoneri si sbarazzano 3-1 dei sardi e
scavalcano di nuovo la Juve: a segno anche Tomori


Luca Bianchin


Il Milan manda un messaggio in bottiglia da Cagliari: “Dite all’Inter che per lo scudetto ci sono anche io”. Sottotitolo, scritto in piccolo ma non troppo: “Pioli ha una squadra vera, più completa di un anno fa”. Il Milan ha fatto ampio turnover e ha vinto 3-1 alla Unipol Domus: vantaggio di Luvumbo, poi Okafor, Tomori e nel secondo tempo Loftus-Cheek. Non sfuggirà che due gol sono inediti: Okafor e Loftus-Cheek non avevano mai segnato in Italia (Okafor non esultava da novembre…) e questo, per un Milan legato a Giroud e Leao, è fondamentale. Soprattutto, Pioli ha avuto risposte da molti nuovi: Adli, Chukwueze, Musah, Sportiello. Non è stato un Milan al di sopra di ogni sospetto – sotto 1-0 ha tremato – ma è piaciuto per personalità, decisione e qualità individuali: Pulisic che entra in due dei tre gol, Reijnders tra i migliori, Tomori ancora molto positivo, un gran gol di Loftus-Cheek. E dire che il Cagliari era andato in vantaggio…

I QUATTRO GOL — E allora, vediamo i gol. Al minuto 29 Luvumbo vince un contrasto con Adli, che non reagisce e lo perde. Nandez è bravo a trovarlo e Luvumbo calcia forte, ma forte davvero. Sportiello alza le mani come per dire, “mi arrendo”. Il Milan pareggia al 40’ e deve ringraziare Radunovic. Pulisic va via a Zappa e crossa basso, una palla innocua che il portiere del Cagliari, con una respinta in tuffo, trasforma in un assist per Okafor, fin lì tra spento e deludente. Un pareggio che lancia il sorpasso, arrivato nel recupero del primo tempo. Angolo di Adli, schema che libera Reijnders, cross forte dell’olandese. A quel punto, è questione di reattività e fortuna: Tomori è deciso, brucia Hatzidiakos e mette in porta. Resta il 3-1, nato da un contropiede Milan in cui Pulisic ha controllato e liberato al limite Loftus-Cheek, bravo a calciare forte da fuori area, nell’ultimo centimetro prima del palo.

LA PARTITA — Pioli ha cominciato con Chukwueze-Okafor-Pulisic davanti e ha dato fiducia ad Adli a play. Tutto atteso, anche il copione: Cagliari dietro, pronto a ripartire, Milan con la palla. Sì, ma partita divertente o noiosa? Divertente, con occasioni. Subito un tiro di Reijnders, poi Florenzi, al 9’ già la terza occasione per il Milan, una palla di Reijnders per Okafor. E ancora, due chance per Loftus-Cheek prima che comincino a piovere gol: Luvumbo al 29’, Okafor al 40’, Tomori al 46’. Il Milan ha vissuto il momento più difficile quando è andato sotto: appena prima del pareggio, ha traballato e tremato per un tiro da lontano di Sulemana, nato da una persa di Theo. L’errore di Radunovic però ha cambiato la partita e conta relativamente che il portiere del Cagliari abbia fatto un miracolo nell’ultima azione del primo tempo: volo all’incrocio su tiro di Hernandez. Il secondo tempo così è stato differente, un po’ perché il Cagliari si è messo 4-4-2 (dentro Oristanio per Wieteska), un po’ perché Loftus-Cheek dopo 14 minuti ha fatto 3-1 mettendo la partita in discesa per Pioli. Da lì in poi, sono stati cambi, palleggio del Milan, un tiro di Oristanio respinto. Non granché.

MILAN CORAGGIOSO — Alla fine, bilancio. Il nuovo Milan, con necessario turnover, ha convinto. Senza Leao e Giroud, è nata una democrazia in cui tutti a turno – Reijnders, Adli, Loftus-Cheek, Chukwueze, Pulisic – possono provare la giocata. E la provano. Adli è stato… tutto Adli in un pomeriggio. Sul gol del Cagliari ha mostrato i limiti di attitudine difensiva ma per 58 minuti ha guidato il Milan con idee e personalità, facilitato dal fatto che il Cagliari si è abbassato e ha lasciato giocare. Nel bene e nel male, è il giocatore più lontano possibile da Krunic (ma si sapeva). Poi, certo, le variazioni. Pioli sul 2-1, quando il Cagliari spingeva, si è giocato Pobega e Musah per dare fisico e intensità… e Loftus-Cheek gli ha dato in fretta ragione. Leao è entrato negli ultimi 20 minuti e ha combinato poco. Insomma, bene quasi tutto, compreso il riposo totale per Giroud, rimasto in panchina fino alla fine. In vista di Lazio e Borussia, farà comodo.

CAGLIARI, SOLO LUVUMBO — Ranieri invece ha sorpreso con un Cagliari particolare, un 4-5-1 in cui Luvumbo partiva da destra per diventare un secondo attaccante, mentre Nandez giocava a sinistra, non a destra come da abitudine. Strano. Ha funzionato a tratti, perché Luvumbo ha dato spesso fastidio ma il Diavolo, da proverbio, si è insinuato nei dettagli: l’errore di Radunovic, il calcio piazzato del 2-1, un raro contropiede concesso a Pulisic. Preoccupa che la squadra sia calata nel secondo tempo e abbia dato fastidio a Sportiello solo a tre minuti dalla fine con un tiro di Oristanio. La sentenza è semplice ma chiara: in attacco oltre a Luvumbo – l’unico che calcia, l’unico che segna – è tutto buio.

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Empoli, primo gol e prima vittoria:
Baldanzi piega la Salernitana



Dopo il record negativo di 5 giornate senza reti e senza punti,
gli uomini di Andreazzoli ripartono con il successo casalingo sui granata


Francesco Velluzzi

Non date l’Empoli per morto. Per la verità si era già capito domenica quando la squadra affidata dal settimana scorsa al vecchio maestro Aurelio Andreazzoli aveva retto l’impatto con l’Inter tritatutto. E ieri l’Empoli ha avuto il giusto premio: i primi tre punti (1-0 gol di Baldanzi) contro una Salernitana che definire irriconoscibile e sconcertante è dir poco. Empoli carico, velocissimo, imprendibile per i tre prestanti difensori di Paulo Sousa. Ma la squadra campana non ha organizzazione, sbaglia lanci, stop, appoggio e stavolta non ha avuto neppure il supporto dell’ inesauribile Candreva. Sousa via? Difficile dirlo adeso, soprattutto con la sfida contro l’Inter tra tre giorni. Ma sicuramente tra stasera e domani il presidente Danilo Iervolino convocherà il ds Morgan De Sanctis e vedranno che decisione prendere. L’Empoli raggiunge la Salernitana a quota tre lasciando al Cagliari l’ultimo posto. Andreazzoli, vecchio saggio, le ha dato anima, gioco, sprint. E alla Computer Gross Arena sarà dura per qualsiasi squadra che lotterà per la salvezza. I quattro giovanissimi, Fazzini, Baldanzi, Cancellieri e Shpendi sono una forza e onore a chi li manda in campo dall’inizio tutti insieme.

IN CAMPO — E da lì si parte. Andreazzoli cambia qualcosa rispetto all’Inter. dando fiducia a Grassi in mezzo e lasciando in panchina Ranocchia e pure Marin. In difesa gioca Walukiewicz con Luperto al posto di Ismajli. Davanti cambia lo stesso, ma soprattutto la posizione di Baldanzi che sta largo a destra, formando quindi un 4-3-3. Shpendi sta al centro, Cancellieri a sinistra. Paulo Sousa, invece, conferma gli 11 titolari schierati venerdì scorso nella partita pareggiata col Frosinone. La sfida comincia subito con un problema per l’Empoli che dopo 10’ perde Pezzella che si infortuna in un contrasto (nemmeno fischiato da Rapuano) con Kastanos. Al 13’ ecco Cacace al suo posto. Non è finita: tre minuti dopo si arrende anche Bereszynski (sembra un guaio muscolare) e Andreazzoli deve giocarsi un altro cambio: dentro Ebuehi. Dopo 17 minuti di gara, oltre all’intervallo, gli resta solo uno slot di cambi. Ma questo dà carica perché Cancellieri si invola, ma trova ochoa che manda in angolo. Subito dopo ci prova Walukiewicz da fuori: ancora Ochoa. Al 21’ la musica cambia, la Salernitana va in gol con Cabral che però ha spinto nettamente Walukiewicz. L’annullamento è per fuorigioco. Ma chi spinge di più è l’Empoli che al 23' su corner pesca Baldanzi solo (colpevole Bradaric) davanti a Ochoa, ma il talento di casa si mangia un gol facilissimo. Nessun problema: Tommasino si scatena e fa vedere le stelle ai difensori granata. Fa ammattire anche Maggiore perché a volte torna nella sua posizione di trequarti. E al 34’ è infatti lui che realizza il primo gol, meritatissimo, dell’Empoli in questo campionato. Innesca Cancellieri che corre a tutta a sinistra, mette al centro e la palla passa sui piedi di Ochoa, Baldanzi che ha seguito con un dai e vai tipo basket non può che metter dentro. In campo c’è solo l’Empoli che corre a una velocità superiore, e con Ebuehi ha aggiunto gas a destra. Ma la Salernitana è bruttina e senza anima. Infatti Sousa si scatena nella sua aerea, furioso. Baldanzi rischia anche di raddoppiare, l’intervento di Maggiore è ai limiti. Al 45’ è Maleh che nell’area piccola si divora il raddoppio. Prima dei 5’ di recupero. Nei quali c’è solo un’altra ripartenza fulminante della “staffetta” dei velocisti empolesi che rischiano ancora di far male.


SECONDO TEMPO — All’intervallo Paulo Sousa fa la rivoluzione: fuori l’irriconoscibile Pirola, Martegani, zero assoluto, e pure Candreva che ha steccato stranamente. Dentro Daniliuc, Bohinen e Botheim. Per Candreva pare si tratti di un problema fisico…. La Salernitana nei primi 15’ produce solo un tiro di Kastanos, fuori e un bel cross di Mazzocchi sul quale Bradaric arriva male. Ma il tecnico capisce che perdere qui può avere un effetto devastante e al 20’ si gioca l’asso: Dia. Che sostituisce uno spento Mazzocchi. Nell’assetto tattico cambia che Kastanos va a destra per Mazzocchi e Botheim e Cabral stanno a ridosso di Dia. Ma è l’Empoli che fallisce ancora una volta il raddoppio: Ochoa respinge su Fazzini e poi fa suo il pallone su Shpendi che non riesce a dargli angolazione. La Salernitana guadagna un po’ di campo, anche perché la squadra di casa ha speso tantissimo. Ma continua a pungere. Ochoa è bravo su Fazzini e Shpendi. E lì Andreazzoli, che ha un solo slot, capisce che la riserva è quasi finita. Dentro Gyasi, Marin e Cambiaghi.Fuori Shpendi, Fazzini e Baldanzi, la meglio gioventù. Deve fare i conti solo con Cabral la squadra di casa perché il capoverdiano è l’unico che fa paura. Infatti al 42’ colpisce il palo con Berisha battuto, poi il portiere albanese al secondo tiro sempre da sinistra dalla stessa posizione si oppone e in due tempi blocca al 49'. L’ultimo sussulto nei 6 minuti di recupero. L’Empoli esulta per il meritato trionfo, la Salernitana in silenzio prende i fischi dei suoi 971 tifosi delusissimi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, ci pensa Koopmeiners: bel colpo a Verona

La spunta la Dea grazie a un gol del numero 7,
poi l'Hellas spinge ma non sfonda


Andrea Elefante


L’Atalanta ha trovato un po’ di continuità, così pare. Dopo due sconfitte in trasferta ritrova la sua vena anche lontana dal Gewis, mette in fila la terza vittoria di fila, compresa l’Europa League, e aspetta la Juve domenica per un test che dirà altre cose importanti sulle sue ambizioni. Il Verona, dopo un inzio campionato scintillante, frena ancora, limitato dalla sua scarsa incisività in attacco: terza partita di fila senza segnare, tre sconfitte e un pareggio nelle ultime quattro, pur con un’anima che anche ieri non ha tradito. Come Koopmeiners, sempre più giustiziere del Bentegodi.

LE SCELTE — Baroni cambia un uomo rispetto alla gara persa contro il Milan: subito dentro Bonazzoli, davanti a Ngonge e Duda, e fuori Lazovic, che a San Siro aveva giocato quasi da attaccante, con Terracciano a sinistra e Faraoni confermato sull’altra fascia. Non cambia la linea a tre, con Magnani, Hien e Dawidowicz. Gasperini alterna ancora i portieri - dentro Carnesecchi come a Firenze - fa riposare Scalvini, lancia per la prima volta Holm titolare (al posto di Zappacosta) e in attacco c’è Pasalic dall’inizio, assieme a Koopmeiners e Lookman, con De Ketelaere inizialmente in panchina.

PRIMO TEMPO — Si capisce presto che sarà la battaglia attesa, e segna presto, dopo 13 minuti, l’uomo che era più facile aspettarsi: Teun Koopmeiners aveva segnato al Bentegodi contro il Verona nel 2021 e nel 2022 e non ha mancato l’appuntamento nel 2023, chiudendo con un destro (!) incrociato un’azione avviata da Pasalic, rifinita da Lookman per De Roon, il cui passaggio laterale diventa assist perché Holm inventa un velo che apre la strada all’olandese, libero di colpire sul palo più lontano. E’ il frutto di un governo della partita abbastanza indiscusso dell’Atalanta e dei soliti problemi del Verona nel rendere più incisiva la sua fase offensiva. La squadra di Baroni combatte colpo su colpo, fa valere la fisicità dei suoi centrocampisti, accetta le sfide a tutto campo stando al gioco di una gara che diventa anche dura, ma non trova mai il modo di impensierire Carnesecchi. Neanche quando il tecnico inverte le posizioni di Folounsho e Duda, alzando il ragazzo in prestito dal Napoli e affiancando lo slovacco a Hongla. L’occasione più importante è dunque per la Dea, quando a Verona molto scoperto manda in profondità Lookman, che inventa un assist solo da spingere in porta: Pasalic manca clamorosamente l’impatto e non c’è rimorso solo perché il nigeriano, sul lancio dell’olandese, era in leggero fuorigioco.

SECONDO TEMPO — Il copione non cambia, la gara è una sfida di nervi, muscoli, anche resistenza. E l’Atalanta resiste fino alla fine, anche quando un po’ di stanchezza si fa sentire - ma Gasperini gestisce bene i cinque cambi - e il Verona trova ancora più coraggio. Ma non pericolosità offensiva, a parte una conclusione dalla distanza di Suslov al 39’, resointa bene da Carnesecchi. Le occasioni più nitide sono dell’Atalanta, con un colpo di testa di Djimsiti fuori di poco (21’ su punzione di Koopmeiners), ma soprattutto con De Ketelaere, che sempre di testa manda alto da posizione comodissima una pennellata di Koopmeiners; e con Ederson, che avrebbe tutto lo specchio da mirare, ma tira alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter, che scivolone:
il Sassuolo vince a San Siro e
il Milan aggancia Inzaghi in vetta



I gol di Bajrami e Berardi affondano i nerazzurri alla prima sconfitta stagionale.
Di Dumfries l'inutile rete del vantaggio interista


Andrea Ramazzotti

L'interista Berardi infligge la prima sconfitta della stagione alla sua squadra del cuore e guida il Sassuolo all'impresa a San Siro. Quattro giorni dopo la Juventus, Dionisi fa un'altra vittima illustre e centra la terza vittoria negli ultimi quattro turni, migliorando sensibilmente la classifica. Buona parte del merito è del numero 10 calabrese, all'ottavo centro in carriera contro i nerazzurri, raggiunti in vetta dal Milan corsaro a Cagliari. I vice campioni d'Europa stavolta hanno le batterie scariche e le idee annebbiate, così gli emiliani ben disposti in campo lo evidenziano conquistando con merito i tre punti. Niente sesta affermazione di fila per Lautaro e compagni: la striscia di Conte (2019-20) e quella di Herrera (1966-67) restano inarrivabili e in vista del match di sabato sera a Salerno alla Pinetina dovranno riflettere sulla rimonta subita. Finora non era mai successo: un campanello d'allarme che non deve passare inosservato per chi punta allo scudetto e alla seconda stella.

DUMFRIES-GOL — Inzaghi inizialmente limita il turnover e rispetto all'undici vittorioso a Empoli cambia Dumfries per Pavard e Barella per Frattesi, ma anche Dionisi, reduce dal 4-2 alla Signora, fa solo due avvicendamenti: Consigli per Cragno tra i pali e Viti per Tressoldi nel cuore della difesa. L'Inter inizia tenendo il pallone, cercando il varco giusto e collezionando angoli, ma il primo pericolo arriva quando Thuram attacca la profondità e brucia Viti: Lautaro non riesce a girare in rete il traversone. Il Sassuolo fatica un po' a entrare in partita, ma poi, alzando la pressione e limitando la libertà di impostazione di Calhanoglu con Bajrami, rallenta l'impeto dell'Inter, costretta spesso a impostare con Darmian. Il match diventa più equilibrato e, come contro la Juve, gli emiliani accettano che siano gli avversari a tenere il pallone. Ciò non impedisce loro di arrivare alla conclusione (alta) con Laurienté al 16' e in generale di controllare bene gli spazi. I nerazzurri si accendono soprattutto quando Thuram usa il dribbling o parte in velocità. Non è un caso che le due occasioni più pericolose arrivino dalla destra, su cross di Dumfries, con l'ex Mönchengladbach che non trova la via del gol. Il Sassuolo risponde con un tacco di Berardi che libera il destro di Toljan: bella la parata di Sommer che si ripete su Bajrami al 45'. Quando Di Bello alza il tabellone luminoso per segnalare il recupero (2'), per la prima volta dall'inizio della stagione l'Inter sembra destinata a chiudere il primo tempo senza conclusioni nello specchio e invece, con la difesa avversaria schierata, Dumfries si inventa un dribbling su Viti (non aiutato da Viña) e di sinistro segna l'1-0. Prima di rientrare negli spogliatoi ci vuole un altro intervento decisivo di Sommer per stoppare Bajrami su un retropassaggio sbagliato di Calhanoglu.

RIBALTONE SASSUOLO — La ripresa inizia con Pedersen al posto di Viña e con Erlic che di testa, su traversone tagliato di Berardi, si divora una chance clamorosa. È il preludio del pareggio che si materializza due minuti dopo: Berardi imbuca per Bajrami e sul destro dell'albanese Sommer si fa trafiggere sul suo palo. Brutto errore che cambia l'inerzia della sfida. L'Inter accusa il colpo e, pochi istanti dopo il doppio cambio di Dionisi (Tressoldi per Viti e Castillejo per Bajrami), Berardi si inventa un gol dei suoi, con un sinistro spettacolare da fuori area. Il sorpasso neroverde è meritato perché l'Inter è rimasta negli spogliatoi. Inzaghi lo capisce e fa quattro cambi in una volta sola: fuori Thuram, Mkhitaryan, Dimarco e Bastoni, dentro Sanchez, Frattesi, Carlos Augusto e De Vrij. È un turn over... ritardato, per provare a dare forze fresche alla squadra, ma le mosse lasciano perplessi. Perché il tecnico di Piacenza, nonostante lo svantaggio, non passa al 3-4-1-2 e perché in panchina non gli rimangono più punte, eccezion fatta per il Primavera Sarr. Consigli salva il risultato in uscita su Frattesi, ma è solo un lampo. Il Sassuolo tiene bene il campo e fallisce anche l'occasione del tris. Inzaghi fa esordire Klaassen, piazzandolo dietro le punte Sanchez e Lautaro, per provare l'ultimo assalto, ma la scelta è tardiva, a 5' dal novantesimo. Sommer para ancora su Laurienté, mentre l'Inter pur buttandosi in avanti non va mai vicino al 2-2. Vince con merito il Sassuolo che in trasferta non conquistava i tre punti dal 12 marzo (4-3 nell'Olimpico giallorosso).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/09/2023 23:28
 
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La Lazio ritrova la vittoria:
Vecino e Zaccagni domano il Toro



I biancocelesti danno un calcio alla crisi con i gol segnati nella ripresa.
Nel recupero rigore per il Toro cancellato dal Var.
I granata interrompono la striscia positiva.


La Lazio torna al successo ed allontana la crisi contro un bel Toro, punito ben oltre i propri demeriti. Anzi, fino al gol che sblocca la gara (Vecino al 10’ della ripresa) la squadra di Juric fa di più e gioca meglio di quella di casa con il solo torto di non capitalizzare la sua superiorità (Zapata ha tre ottime opportunità ma non è ispirato). La Lazio resiste sorniona per poi uscire nell’ultima mezzora anche grazie al calo atletico della formazione granata che, avendo giocato domenica (mentre la Lazio era stata impegnata sabato), ha avuto un giorno in meno di riposo. La sconfitta però non offusca la bella partenza in campionato della squadra di Juric. Per Sarri, invece, la vittoria (la prima conquistata quest’anno all’Olimpico) serve come il pane per allentare le tensioni e ravvivare una classifica deficitaria.

MEGLIO IL TORO — Il primo tempo si chiude sullo 0-0. Comincia molto bene il Toro, con la formula a due punte che Juric presenta per la prima volta, passando al 3-4-1-2. Vlasic è il trequartista dietro Zapata e Sanabria. Sulle fasce ci sono Bellanova e Lazaro, in mezzo Tameze e Ricci. Il terzetto difensivo è il solito: Schuurs-Buongiorno-Rodriguez, ma dopo 25 minuti il torinese deve arrendersi per un problema muscolare, lo sostituisce il georgiano Sazonov, al debutto assoluto. Nella Lazio Sarri ripropone Lazzari terzino destro (con Marusic a sinistra) e la coppia di centrali Casale-Romagnoli. Centrocampo inedito con Vecino mezzala, Rovella centrale (al debutto da titolare) e Luis Alberto. In attacco solito tridente Anderson-Immobile-Zaccagni. Nella prima mezzora il Toro è padrone del campo, gioca meglio della Lazio con quelle che sono le caratteristiche che di solito è la squadra di Sarri a mettere in mostra: possesso palla e fraseggio stretto. Ai granata manca però il gol, a cui vanno vicino al 6’ per due volte. Prima il tiro di Vlasic dalla distanza viene respinto con qualche difficoltà da Provedel, sulla ribattuta Zapata da favorevole posizione non riesce ad inquadrare la porta. La squadra di Juric, con le sue marcature uomo su uomo, spegne le fonti di gioco laziali e mostra anche una migliore condizione atletica. La Lazio fa fatica a trovare spazi e sembra bloccata dalle paure di un inizio di campionato disastroso. I biancocelesti provano a fare qualcosa, ma non riescono mai a rendersi pericolosi. L’unica opportunità capita a Casale sugli sviluppi di un angolo di Luis Alberto. La conclusione del difensore termina di poco alta, ma prima di finire sui suoi piedi la sfera tocca il braccio di Immobile. Fabbri non fischia, ma se fosse stato gol l’azione sarebbe stata rivista al Var. Nel finale di tempo è di nuovo il Toro a farsi minaccioso nell’area laziale. Zapata, soffiando palla a Romagnoli, innesca un contropiede sul quale viene fermato dal salvataggio in extremis di Luis Alberto, quindi al 43’ lo stesso attaccante colombiano ha un’ottima opportunità a pochi metri dall’aerea piccola, ma il suo colpo di testa è debole e Provedel riesce a neutralizzarlo.

SCATTO LAZIO — La ripresa comincia sulla falsariga di quanto accaduto nel primo tempo, con il Toro che tiene il pallino del gioco e la Lazio che resta prudente. Ma attorno al 10’ la squadra di casa ha una fiammata che la porta al gol. Sulla destra c’è una bella combinazione sullo stretto tra Lazzari e Felipe Anderson, sul cross del terzino Vecino anticipa Bellanova e gira di destro in rete. Per il Toro, che fin lì aveva giocato meglio dei padroni d casa, è una botta dura da digerire. Juric corre subito ai ripari e mette dentro Ilic per Tameze e Radonjic per Zapata, tornando così al 3-4-2-1, con Sanabria punta centrale e alle sue spalle Vlasic e Radonjic. Ma i cambi (di uomini e di modulo) non producono la reazione sperata dal tecnico. Anche se al 18’ Lazaro ha una buona opportunità (il suo tiro finisce di poco alto). La Lazio, forte del vantaggio, cerca di addormentare il gioco per evitare il forcing dei granata. Attorno alla mezzora Sarri effettua i primi due cambi per dare maggiore freschezza alla sua squadra. Entrano Castellanos per Immobile e Guendouzi per Vecino. Giusto il tempo di farli sistemare in campo e la squadra di casa raddoppia con un’altra fiammata improvvisa. C’è ancora Felipe Anderson che ci mette lo zampino: palla filtrante sulla sinistra per Zaccagni che brucia sullo scatto Bellanova e infila Milinkovic. La Lazio, a quel punto, continua nella sua tattica conservativa, cui contribuiscono pure i successivi cambi di Sarri (entrano Isaksen per Zaccagni e Hysaj per Lazzari). Juric prova a rimescolare le carte inserendo Soppy per Bellanova e Pellegri per Lazaro, tornando così alla formula a due punte con cui aveva iniziato. Ma è ancora la Lazio a rendersi pericolosa con una combinazione tra due dei nuovi entrati: Isaksen s’invola sulla destra, sul suo cross Castellanos s’inventa una sforbiciata che finisce di poco fuori. Si arriva al recupero. Al 3’ dei 6 minuti concessi da Fabbri c’è un tiro di Radonjic che finisce sul braccio di Hysaj. L’arbitro fischia il rigore, ma viene richiamato al Var e decide di non concedere più il penalty. È l’ultima emozione della serata.

Gazzetta dello Sport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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