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Campionato di Calcio Serie A 2020 - 2021. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

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    00 29/11/2020 01:16
    Colpo del Verona, Atalanta battuta in casa e sorpassata



    I gialloblù superano la Dea in classifica:
    decide un rigore di Veloso e un contropiede perfetto di Zaccagni.
    Tre gare senza vittoria in campionato per Gasp


    Andrea Elefante

    L’Atalanta perde pezzi (Gosens, non recuperato e chissà quando lo sarà, e nella ripresa ancora Gollini: allarme ginocchio sinistro) e soprattutto punti: il Verona la morde appena può e la sorpassa in classifica. La Champions dovrebbe far bene al morale ma fa male alla classifica, ancora una volta nella gara di campionato successiva ad una europea. Ma fa male anche non segnare: 5 gol nelle ultime sei gare di campionato e i gol subiti ora sono 16. Due del Verona, che resiste per un tempo abbondante dietro lo scudo di Silvestri (e degli errori nerazzurri), trova il gol su rigore e poi gioca un’ultima mezzora perfetta, di rimessa, chirurgica come il 2-0 di Zaccagni e le scelte di Juric: tattiche e di uomini, perché Veloso nella ripresa è il radar che guida la squadra in maniera perfetta.

    LE SCELTE — Gasperini può utilizzare Romero (che però va in panchina: gioca Palomino) e Depaoli, che erano in dubbio, ma oltre che a Malinovskyi e Miranchuk, positivi accertati al coronavirus, deve rinunciare pure a Pasalic, ancora alle prese con un’infiammazione all’osso pubico, e soprattutto a Gosens, tornato da poco (e in ottimo momento di forma) dopo un problema al polpaccio: la sofferenza emersa al collaterale del ginocchio sinistro martedì a Liverpool gli ha impedito di recuperare in tempo, al suo posto Mojica. Davanti ancora Gomez e Ilicic, dietro a Zapata. Juric alla fine recupera Lovato, che era in dubbio, e a centrocampo rinuncia a Veloso, scegliendo Ilic. Faraoni e Dimarco sulle fasce, il 3-4-2-1 è completato da Barak e Zaccagni, alle spalle di Di Carmine.

    PRIMO TEMPO — Tre occasioni da gol per l’Atalanta, zero per il Verona, ma la resistenza a oltranza della squadra di Juric funziona. Meno schiacciata nella prima mezzora, fino all’uscita di Lovato (riacutizzarsi del problema muscolare all’adduttore che lo aveva tenuto in dubbio) che cambia gli equilibri: fin lì il ragazzo aveva tenuto molto bene su Zapata, consentendo a Dawidowicz di dedicarsi "a uomo" al Papu Gomez, per questo costretto ad uscire e ad arretrare molto per cercare spazi. Così la prima chance nerazzurra arriva solo al 18’, quando Zapata cerca e trova il sinistro di Ilicic, che alza troppo sopra la traversa. E’ la chance più nitida, seguita tre minuti dopo da quella sprecata da Freuler, che ha una mezza autostrada ma allarga molto il destro. Quando Lovato si arrende, Juric è costretto a dirottare Dawidowicz su Zapata, destinando l’adattato Danzi, che va sul centro destra della linea a tre, alla cura di Gomez. E sono proprio il Papu e Zapata a dettare il cambio ritmo dell’Atalanta, che alza il suo raggio di azione di venti-trenta metri: il Verona fatica ad allentare la pressione, anche perché Palomino martella Di Carmine quando prova a far salire la squadra, e l’Atalanta lo schiaccia nella sua metà campo, rendendosi pericolosa con un gran destro di Gomez (murato bene da Silvestri) e un colpo di testa fuori di Mojica su cross dall’altra fascia di Hateboer.

    SECONDO TEMPO — Silvestri alza ancora il suo muro su Toloi al 7’, ma un minuto dopo, quando Veloso scheggia la traversa, il Verona fa intuire che non si limiterà a stare rintanato a protezione dello 0-0. Rischia ancora per un colpo di testa di Zapata su corner di Muriel (ancora fenomenale Silvestri), fa paura ancora con un colpo di testa di Di Carmine, fuori di poco. E’ l’antipasto del gol dell’1-0, quello che sgonfierà l’Atalanta: Dimarco lancia in profondità Zaccagni, Toloi è in ritardo e lo abbatte, Veloso dal dischetto è una sentenza. Non i rimedi di Gasperini, che cambia via via tutto l’attacco, con Lammers (inconcludente), Muriel che prepara benissimo l’1-1 ma poi lo spreca con un sinistro orribile e alla fine anche Diallo. Ma la lucidità della squadra di Gasperini è inversamente proporzionale alla condizione di quella di Juric, che con la freschezza dei cambi tiene sempre viva la squadra, che ancora con una micidiale ripartenza chiude i conti: invito illuminato di Veloso, controllo al bacio di Zaccagni che chiude sul palo più lontano tiro e partita. Il resto è frustrazione dell’Atalanta, come i suoi ultimi tentativi di Hateboer, ancora cancellati da Silvestri.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 29/11/2020 20:52
    Colpaccio Udinese all'Olimpico: 3-1 a una Lazio molle e distratta

    La squadra di Inzaghi, appesantita dalle fatiche Champions, va sotto di tre gol (Arslan,
    Pussetto e Forestieri che dedicano le reti a Diego) e poi tenta la rimonta.
    Ma il rigore trasformato da Immobile non basta


    Stefano Cieri


    Impresa Udinese, tonfo Lazio. Il lunch match della nona giornata regala una grande sorpresa all’Olimpico. Vince l’Udinese, con merito e con un punteggio largo che ci sta tutto. Sprofonda invece la formazione di Inzaghi, apatica e lenta, irriconoscibile rispetto alle ultime uscite. Il parziale turn over deciso dal tecnico (fuori Leiva e Milinkovic) è un’attenuante piccola piccola. Anche perché sono molto più numerose le assenze che deve lamentare la formazione ospite. Che non può disporre di Lasagna, Nestorovski, De Maio, Mandragora e Okaka. Assenze delle quali l’Udinese non ha comunicato i motivi. Ma, nell’emergenza, la formazione friulana tira fuori una prestazione perfetta, aggiungendo alla sua già nota solidità difensiva una capacità di fare gioco e creare occasioni da gol (e capitalizzarle) che fin qui c’era stata solo a fasi intermittenti.


    UDINESE PADRONA — Il primo tempo è un monologo dei friulani, con la Lazio assente ingiustificata. I padroni di casa hanno un solo lampo, in avvio, con Correa che non capitalizza come dovrebbe una palla invitante di Luis Alberto (ma è molto bravo pure Musso a dirgli di no con una parata per nulla semplice). La palla-gol probabilmente illude i biancocelesti che, contro un’Udinese in formazione rimaneggiata, la pratica possa essere sbrigata agevolmente. Calcolo sbagliato. Perché alla squadra di Gotti (anche lui assente, in panchina c’è Cioffi) mancano parecchi titolari, ma non la concentrazione. Che viceversa difetta del tutto nella squadra di casa. Un passo alla volta la formazione ospite si impossessa così del centrocampo. La sua linea a cinque funziona molto meglio di quella speculare della Lazio, grazie soprattutto al movimento di De Paul e Pereyra. Il gol che sblocca il risultato nasce proprio da un’iniziativa dell’ex juventino. Che penetra in area aprendo la difesa avversaria poi scaricare per Arslan il cui tiro trova la deviazione determinante di Acerbi e si infila alle spalle di Strakosha. La Lazio è impietrita e non riesce a reagire. E’ così l’Udinese a continuare a menare le danze. I friulani vanno vicini al raddoppio con Samir che con una girata da dentro l’area colpisce la parte alta della traversa. Il raddoppio arriva però lo stesso, all’ultimo dei tre minuti di recupero concessi dall’arbitro Aureliano. La Lazio è tutta nella metà campo avversaria, ma perde palla. Il contropiede impostato da Pussetto, rifinito da De Paul e chiuso dallo stesso Pussetto porta gli ospiti all’intervallo in vantaggio di due gol.

    LAZIO SPENTA — Non cambia il copione nella ripresa. Inzaghi prova a rimescolare le carte con i cambi, inserendo subito Marusic, Leiva e Akpa Akpro per Fares, Cataldi e Parolo. Nel corso della ripresa il tecnico inserirà pure Caicedo e Pereira per Luis Alberto e Patric, ma l’inerzia della gara non cambia. La Lazio prova a fare qualcosa, ma l’Udinese è attentissima a chiudere tutti i varchi, lasciando ai padroni di casa solo qualche innocuo tiro da fuori. La Lazio però si sbilancia e concede agli ospiti pericolosi contropiede. Su uno dei quali la formazione friulana trova il terzo gol, grazie ad una bella iniziativa di De Paul che Forestieri trasforma in gol. Qualche minuto più tardi la Lazio prova a rientrare in partita. Jajalo sbaglia il retropassaggio, Immobile si avventa, Musso lo stende ed è rigore che lo steso Immobile trasforma. Ma la rimonta è solo un’illusione, la formazione di Inzaghi si trascina stanca alla fine della partita senza creare grossi problemi alla retroguardia ospite.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 29/11/2020 20:56
    Al Bologna basta un gol di Soriano.
    Il Crotone è sempre più ultimo



    Decide il centrocampista nel recupero del primo tempo.
    I calabresi accusano il colpo e nella ripresa non impegnano mai Skorupski, che prendeva gol da 41 gare in fila


    Matteo Dalla Vite

    Il quinto gol di Soriano dà al Bologna una vittoria brutta, sporca, cattiva ma che evita il record europeo di gol subìti consecutivamente: quel tetto nei cinque top campionati occupato da Bordeaux ’60 rimarrà in mano al club francese perché dopo 41 gare di fila prendendo sempre almeno un gol, il Bologna e Skorupski chiudono la porta evitando quota-42. Il Crotone ha lottato e sfiorato anche il gol in due occasioni nel primo tempo ma, preso lo svantaggio alla fine del Lato A, non si è più ripreso nonostante i cambi e la grinta trasmessa da Stroppa, la cui organizzazione non si discute (gli interpreti un po’ di più) ma per il quale forse la panchina comincia a traballare, visti i 2 punti in classifica.

    SIMY E SORIANO — Al Crotone mancano Cigarini, Benali, Djidji, Riviere, Siligardi e Rispoli. Sinisa alla viglia ha detto "Gli alibi sono finiti, chi sbaglia paga" e insomma un nessun dorma grande così. Nel pre-partita, Palacio, Medel, Dominguez e Paz si sono scaldati con un 10 stampato nella giacca della tuta, segno evidente per Diego Maradona, omaggiato all’inizio e al 10' come su tutti gli altri campi. Detto che nel calcio odierno l’organizzazione è sovrana, ecco che anche il Crotone – disposto a uomo su uomo in ogni zona del campo – non è da meno: a tal punto che arriva più vicino al gol del Bologna, quando al 38' della prima frazione Simy stacca imperioso di testa e Skorupski ci mette la manona salvifica. Prima? Tentativi sparsi del Bologna, con Cordaz che ribatte un diagonale di Palacio ma anche con De Silvestri che annulla un velenoso inserimento di Vulic in pienissima area. Copertissimo e attento, il Crotone diventa quasi più pericoloso di un Bologna che perde Orsolini (problema muscolare al minuto 18) e che non trova fino all’ultimo secondo della prima frazione la via del gol: succede quando Barrow, sgonfissimo fino a lì, al 47' crossa un pallone sul quale Sansone (schierato a destra) arriva di testa, Cordaz la prende in tuffo basso, Marrone cerca di anticipare Palacio e fa auto-traversa, pallone ancora in gioco e irrompe Soriano per l’1-0 e il quinto gol personale del campionato.

    CORDAZ — La ripresa vede due cambiamenti tattici: il Crotone cambia mettendosi a 4 dietro, il Bologna da un certo punto in poi si mette a difendere a tre per poter ampliare il gioco dal centrocampo in su: fatto sta che gli uomini di Sinisa sbagliano tanto arrivando al senso del proprio lavoro ben poche volte rispetto ai palloni toccati, per esempio quando Cordaz para un colpo di testa velenoso di Barrow o Simy salva su Tomiyasu a un metro dalla porta. Sul finale, a Crotone esondante in maniera disperata, Skorupski salva uscendo in maniera perfetta, il tutto mentre anche Vignato (subentrato a Barrow) si cuce un’occasione ribattuta dalla difesa crotonese. Morale: partita brutta, Bologna contratto, Crotone con un’idea di gioco ma poca qualità. E alla fine esulta più di tutti Skorupski che evita il record negativo dei Top-5 campionati europei fermando l’emorragia a 41 gol subiti di fila.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 29/11/2020 21:00
    Milan, prove di fuga:
    batte 2-0 la Fiorentina e si porta a +5 sul secondo posto



    In attesa di Napoli-Roma di stasera, rossoneri lanciatissimi.
    Gol di Romagnoli e rigore di Kessie, che poi si fa parare un altro penalty


    Alessandra Bocci

    Senza Ibra si può. Dopo aver strappato un utile punto in casa del Lilla in Europa League, il Milan tiene a bada le inseguitrici in campionato battendo la Fiorentina 2-0. Un punteggio che avrebbe potuto essere più rotondo, considerato il rigore sbagliato da Kessie (che aveva realizzato il raddoppio dal dischetto soltanto dieci minuti prima), le altre occasioni sfiorate dall’ivoriano e il palo di Calhanoglu. Era stato Romagnoli a portare in vantaggio i suoi dopo 17 minuti: corner di Calabria, Kessie davanti alla porta prolunga e Romagnoli, lasciato liberissimo da Pulgar, batte Dragowski, il migliore dei viola. Dopo il gol il capitano rossonero si è lasciato ad andare a una polemica esultanza verso chi lo aveva criticato negli ultimi tempi. Dopo il vantaggio il Milan ha subito rischiato di subire il gol del pari, ma è stato salvato dal solito Gigio. Poi le cose si sono messe il binario giusto per i i rossoneri. E la squadra di Prandelli, che aveva cominciato con una buona personalità, viene pian piano annullata dai rossoneri, che passano ancora una volta un esame importante. La Fiorentina aveva vinto le ultime due partite a casa Milan, ma questa è una squadra che ha raggiunto un livello di maturità notevole, vista anche la giovinezza di molti interpreti. La difesa è inscalfibile, Kjaer fa sempre buona guardia su Ribery, coadiuvato da un Calabria ottimo sia in fase di difesa che nei momenti di spinta. Ma la vera sorpresa del match è probabilmente Saelamaekers, rientrato a tempo di record dopo l’infortunio alla caviglia, imprendibile con i suoi guizzi per la difesa viola. A deludere semmai nel trio iniziale dietro a Rebic è Brahim Diaz, che comincia in mezzo, si sposta a sinistra, ma giocando con la leggerezza che gli è propria troppo spesso viene anticipato o contrastato dai giocatori della Fiorentina. Il suo adattamento al calcio italiano è ancora in corso, mentre l’apprendistato del belga arrivato quai un anno fa pare ultimato.

    DOMINIO — La partita è per lunghi tratti un monologo rossonero: l’intesa fra difesa e centrocampo è sempre buona, grazie al dinamismo di Kessie e al lavoro di cucitura di Tonali, che ha intuizioni e piedi intelligenti. Non parte bene, l’ex del Brescia, ma cresce molto nel secondo tempo, dando un apporto notevole nei momenti di pressione della Fiorentina. Che arrivano dopo oltre un’ora di gioco, ma senza precisione. Solo Ribery impensierisce Donnarumma, scavalcandolo con un pallonetto. Il portiere però è bravo a smanacciare e sulla riga c’è Romagnoli ad allontanare del tutto il pericolo. Ancora Gigio decisivo a cinque minuti dalla fine su u pericoloso colpo di testa Pezzella. Per il resto, poche sbavature nella fase difensiva del Milan, che invece crea più di quanto il punteggio non dica. Ma Dragowski è bravo a disorientare da Kessie, forse deconcentrato per via dei minuti di attesa richiesti per rivedere l’azione del secondo rigore. A quel punto il Milan, a nemmeno mezzora dall’inizio del match, era già sul 2-0 e non si è permesso molte altre distrazioni. Con 23 punti, la squadra di Pioli è ancora saldamente in testa, in attesa del rientro del totem Ibrahimovic (+5 sul secondo posto in attesa di Napoli-Roma di stasera). I ragazzi se la stanno cavando anche senza di lui, la costruzione diventa sempre più solida, tanto che il Milan dopo nove giornate sta facendo meglio del Milan di Ancelotti, annata 2003-2004. Senza parlare di scudetto, l’entusiasmo aumenta. Anche a porte chiuse.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/11/2020 21:03
    Nzola di rigore!
    E lo Spezia pareggia a Cagliari in pieno recupero

    Un penalty al 92' consente allo Spezia di tornare dalla Sardegna con un punto prezioso.
    Vantaggio di Gyasi nel primo tempo, nella ripresa la ribaltano Joao Pedro e Pavoletti, tornato al gol dopo un anno e mezzo.
    Il gol del francese vanifica la rimonta rossoblù


    Francesco Velluzzi


    Forza Bitti, Forza Sardegna. E’ cominciata così alla Sardegna Arena con i calciatori rossoblù, tutti uniti, decisi a sostenere il paese del nuorese sconvolto dalla terribile giornata di ieri in cui per il maltempo hanno perso la vita tre persone. È finita con un pareggio (2-2) che lo Spezia ha agguantato nel recupero con Nzola su un rigore causato da un errore di Klavan che ha agganciato Piccoli. Dalle immagini sembra rigore, Piccoli è astuto. Il pari è giusto perché lo Spezia ha dominato la prima parte, chiudendo in vantaggio, ma il Cagliari ha accelerato nella ripresa con due prodezze del solito Joao Pedro e con Leonardo Pavoletti, tornato al gol dopo 553 giorni. Sarebbe stata la serata perfetta col trionfo del bomber ritrovato. Ma la leggerezza finale premia la squadra di Vincenzo Italiano che con 10 punti non è più una sorpresa, ma mette paura a tutti. Pur non disponendo di qualità eccelsa. Il Cagliari quindi rinvia ancora il decollo.

    PRIMO TEMPO — Eusebio Di Francesco in mattinata ha perso pure Pereiro per Covid. Oltre a Godin, Simeone, Nandez. E Lykogiannis infortunato. Vincenzo Italiano non ha il gioiellino Pobega. DiFra sceglie la linea offensiva con Ounas e Sottil insieme e davanti finalmente Pavoletti, alla prima da titolare, al posto del Cholito. Il ballottaggio con Cerri lo vince, ma palloni praticamente non ne vede, perché il Cagliari finisce subito in balia dello Spezia, che fa salire tanto i terzini che creano sovrapposizioni con gli esterni d’attacco e quindi infastidiscono non poco Carboni e Zappa. La partita la fanno i liguri: Farias, l’ex che contro il Cagliari da sempre tutto va al tiro più degli altri e al 23’ Cragno deve superarsi per deviare il suo tiro dal dischetto del rigore dove è arrivato servito bene da Nzola. Lo Spezia spende qualche giallo con Ferrer, Terzi e poi Estevez, ma al 36’ guadagna il meritato vantaggio. Bastoni a sinistra ne salta tre di fila e mette al centro dove Gyasi realizza il suo primo gol in A mettendo dentro facile con Klavan e Carboni colpevoli in egual misura. Ounas ci prova subito, ma fuori. E’ il primo tiro del Cagliari in grande sofferenza. L’unico brivido i liguri lo corrono nell’unico minuto di recupero su un colpo di testa di Walukiewicz, il migliore dei suoi, che Provedel neutralizza.

    SECONDO TEMPO — Italiano riparte con Sala al posto di Ferrer, ma dopo 7’ è colpito da un gran numero di Joao Pedro che, su rimessa laterale, sfrutta un mezzo rimpallo ma beffa Ricci e il colpo da biliardo sul secondo palo regala il pari al Cagliari. Lo Spezia accusa il colpo, cala e dopo 6’ i rossoblù lo mandano al tappeto. Ounas serve Zappa che mette al centro dove Pavoletti con una magia di tacco beffa due difensori e Provedel. La differenza la fanno gli uomini di qualità. Il Cagliari si distende e Ounas, con Sottil che si beve Jacopo Sala, fallisce il 3-1 a porta vuota. Ci prova anche Rog: fuori. Poi sono solo cambi. Cerri sostituisce Pavoletti, ma la mossa giusta e quella di Italiano che gioca il tutto per tutto e butta dentro Piccoli. Che prima costringe a un miracolo Cragno e poi si guadagna un rigore nel recupero con Klavan che lo butta giù con una leggerezza imperdonabile. Nzola va sul dischetto e fa 2-2.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/11/2020 23:07
    Napoli show!
    Poker alla Roma con dedica a Maradona



    "Lorenzinho" segna su punizione e mostra la 10 di Diego, poi raddoppia Fabian.
    Mertens fa tris, prima dello slalom di Politano che chiude il match


    Mimmo Malfitano

    Napoli vuole una notte di gloria, non vuole scherzi. La motivazione è forte e non si può sbagliare. Insomma, Napoli vorrebbe dedicare una vittoria a Diego Maradona. La Roma è una squadra giovane e con qualche giocatore di buon talento. E poi, ritrova Dzeko dal primo minuto. Si, ma il Napoli ha tutt’altri progetti per la serata. E il risultato risponde in pieno alle esigenze della città e di Rino Gattuso. La Roma è stata schiantata nel nome di Diego. Lorenzo Insigne è stato il protagonista della serata, sbloccando il risultato e assistendo Fabian Ruiz sul secondo gol. E’ finita 4-0 per il Napoli e alla festa del gol hanno partecipato anche Mertens e Politano. Per Fonseca e i suoi un brusco ritorno sulla terra dopo le buone prestazioni delle ultime settimane.

    L'OMAGGIO — Il Napoli veste la maglia biancazzurra a strisce verticali: un omaggio a Diego Maradona e all’Argentina, la sua patria. C’è emozione durante il minuto di raccoglimento, mentre sui display si susseguono le immagini dell’ex Pibe de oro nel pieno del suo splendore atletico. Napoli e Roma portano la fascia nera al braccio, in segno di lutto, così com’è avvenuto su tutti i campi di Serie A.

    SENZA OSIMHEN — Gattuso deve rinunciare a Victor Osimhen, ancora sofferente per la spalla lussata. È la terza partita consecutiva che l’attaccante nigeriano è costretto a saltare. Fonseca, invece, ritrova in campionato Dzeko al centro dell’attacco. L’avvio è caratterizzato da due errori in uscita di Fabian Ruiz, mentre la prima occasione è dei giallorossi, dopo sette minuti: la conclusione di Pedro finisce alta sulla traversa. È l’unica volta in cui la Roma spaventa Meret, perché da quel momento il Napoli diventa padrone del campo. Sulla destra spinge con Lozano, mentre a sinistra Lorenzo Insigne assicura le due fasi. Centralmente, la Roma oppone Veretout e Pellegrini e lì in mezzo Fabian Ruiz fa fatica nel trovare lo spazio per la giocata. Di Lorenzo viene ammonito intorno alla mezz’ora per un fallo su Spinazzola e Fonseca, poco dopo, è costretto a sostituire l’infortunato Mancini con Juan Jesus.

    PRODEZZA INSIGNE — Lorenzo è in serata, ha promesso a sé stesso di voler dedicare un gol alla memoria di Diego Maradona, il suo idolo. Detto fatto. C’è una punizione dal limite dell’area, spostata a destra. L’attaccante piazza il pallone, fa sistemare la barriera e con il suo destro a giro disegna una parabola perfetta per il vantaggio. La gioia del capitano è irrefrenabile, sfugge all’abbraccio dei compagni per recuperare la maglia numero 10 col nome Maradona. La spiega e la bacia dinanzi alla telecamera, commuovendosi. La Roma fa fatica a uscire dalla propria metà campo, Gattuso tiene la difesa appena poco dietro i centrocampisti e la pressione lascia poche iniziative ai giallorossi. Sul finire del primo tempo, Mertens potrebbe raddoppiare, ma il suo diagonale viene deviato da Mirante.

    RIPARTENZA VINCENTE — Al rientro in campo, dopo l’intervallo, la squadra di Fonseca alza un po’ il baricentro del gioco. Villar prende il posto di Veretout, rimasto negli spogliatoi per un problema muscolare, mentre il maggior possesso palla iniziale non produce effetti. Il Napoli ha la possibilità di ripartire negli spazi che si aprono nella metà campo avversaria. Al 4’, Zielinski assiste Lozano il cui diagonale sbatte su Mirante in uscita. Il contropiede napoletano sa anche far male, come avviene al 19’, quando Insigne appoggia a Fabian Ruiz il pallone del raddoppio. Il sinistro dello spagnolo non dà scampo a Mirante. L’impressione è che la Roma sia troppo tenera per la fame del Napoli. Gattuso richiama in panchina Lozano e Zielinski, per Politano e Elams, mentre Fonseca inserisce Mayoral per Pellegrini. Lo sforzo dei giallorossi non convince, sul finire della gara arrivano anche le reti di Mertens e Politano.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    ilpoeta59
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    00 30/11/2020 07:15
    Quattro "babà" dedicati a un grande argentino napoletano, la nostra squadra non avrebbe potuto fare un omaggio migliore al mitico Diego Armando Maradona! [SM=x611903]






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    binariomorto
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    Toro, cuore e qualità ma solo un punto.
    Ranieri ringrazia Candreva e Quagliarella

    Belotti porta avanti i granata, poi la Samp ne cambia 4 e la ribalta.
    Nel finale il pareggio di Meité. Altra grande partita della stellina Singo


    Mario Pagliara


    Il Toro non riesce ancora a dare una svolta alla propria stagione e ritarda l’appuntamento con la prima vittoria casalinga. Non basta il vantaggio di Belotti e un finale con il cuore in mano dopo il 2-2 di Meité, la Sampdoria si porta a casa un pari che per Ranieri vale oro grazie agli acuti di Candreva e Quagliarella nella ripresa.

    SINGO EXPRESS — Per chi avesse ancora bisogno di conferme, l’invito è di rivedersi il primo tempo dell’Olimpico. Perché dalle parti del Filadelfia sta per nascere una stella, e ormai – forse – non è neanche più una novità: sulla destra Wilfried Singo è l’alta velocità del Toro. Non è però solo corsa, perché il diciannovenne ivoriano granata (compirà 20 anni il giorno di Natale) conferma di avere nel bagaglio una tecnica di eccellenza e spunti che possono diventare devastanti. Chiedere per conferma a Augello che, come Young domenica scorsa a San Siro, lo vede sfrecciare e non lo prende praticamente mai. Fa così presto a diventare l’uomo in più nel 3-5-2 (confermato) di Marco Giampaolo, ancora assente perché anche il tampone del pomeriggio ne ha confermato la positività al Covid che si prolunga dal 13 novembre. Fuori dall’undici finisce Nkoulou, mentre Rodriguez la spunta nel ballottaggio con Izzo come terzo di difesa. Davanti Zaza-Belotti. Anche la Sampdoria è quella annunciata: 4-4-1-1 con Verre a ridosso di Quagliarella.

    GALLO 99 — La recita della prima mezz’ora del Toro è di attenzione, applicazione ma anche apprezzabile sotto il profilo del gioco. Dopo sette minuti, una posizione di fuorigioco nega il gol a Belotti dopo la combinazione Zaza-Linetty. E’ solo una questione di tempo, perché diciotto minuti più tardi il Gallo la sblocca sfruttando un numero assoluto di Singo. L’ivoriano si beve Augello e Quagliarella, sfonda in area, poi l’assist è al bacio per il Gallo che supera Audero. E’ il gol numero 99 con la maglia del Toro di Belotti, il settimo di questo campionato. Nel finale del primo tempo, la Sampdoria reagisce alzando il baricentro, ma il Toro regge e si porta all’intervallo il vantaggio.

    PRIMA VOLTA CANDREVA — Le urla di Ranieri dalla tribuna (è squalificato) diventano una rivoluzione in avvio di ripresa: il tecnico riparte subito con 4 cambi, trasforma la squadra e si vede, perché la pressione della Sampdoria è da subito costante. Pronti via e alla Sampdoria è annullato il pari per fuorigioco di Gabbiadini, ma nove minuti dopo Candreva sfrutta un rimpallo favorevole tra Quagliarella e Rincon e buca Sirigu sotto le gambe. E’ il suo primo gol in blucerchiato. Il Toro non ha più il fuoco del primo tempo, mentre la Sampdoria cresce in fiducia. Il protagonista della serata diventa Antonio Candreva: al 18’ inventa un filtrante morbido centrale raccolto da Quagliarella che al volo batte ancora Sirigu. Punteggio ribaltato, partita da adesso in salita per i granata. Ma non è per nulla finita, perché poco dopo la mezz’ora Meité firma il 2-2 di testa su calcio angolo. Il francese spezza un lungo digiuno: non segnava dal 16 settembre 2018. Il Toro si getta in avanti a testa bassa e c’è bisogno di un super Audero per dire di no a Verdi e Lyanco (35’). Il finale dei granata è arrembante, ma a turno Verdi, Zaza e Singo non trovano lo spunto.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 01/12/2020 01:36
    Doppio Gervinho e il Parma vola. Crisi Genoa, è penultimo



    Ai rossoblù non basta il primo gol in Serie A di Shomurodov, decidono due gol dell'ivoriano.
    Quarta sconfitta di fila per Maran,che ora rischia


    Filippo Grimaldi

    Risveglio Parma, tracollo Genoa. Un super Gervinho - doppietta - regala alla squadra di Liverani il successo (1-2 il finale) al Ferraris che le permette di scavalcare la Fiorentina in classifica trovando ossigeno e fiducia in un campionato sin qui molto incerto. Il primo successo esterno di Liverani condanna invece i rossoblù di Maran al quarto pesantissimo k.o. di fila. E ora il tecnico è a rischio. L’aria ora al Genoa si fa pesante per tutti. Dopo il derby vinto in coppa Italia, il tecnico rossoblù voleva la conferma che il peggio fosse ormai alle spalle. Ma così non è successo, in un Grifone dove l’emergenza è continua. Contro il Parma non ci sono Marchetti (trauma distorsivo del rachide cervicale, dopo il duro colpo ricevuto nel derby) e Perin (squalificato e infortunato). Debutta così in A Paleari, decisivo nel finale del primo tempo su una botta difficile di Gervinho che poi colpisce la traversa. I gialloblù proseguono la loro tradizione favorevole al Ferraris contro il Genoa. Da parte sua Liverani ha trovato un certo equilibrio sin qui mancato. Ora, però, deve trovare più regolarità nei risultati.

    FUOCO PARMA — Dopo un buon avvio del Genoa (50 secondi e Scamacca va già al tiro), arriva il palo di Cornelius (5’, ma azione viziata da un fallo e gioco interrotto), che precede di poco il primo gol ospite (10’). Che, però, nasce da un errore grave di Badelj che perde palla sulla trequarti e innesca la ripartenza avversaria. L’assist di Kucka è delizioso, e Gervinho colpisce. Liverani perde poi Gagliolo per un problema muscolare al flessore sinistro, sostituito con Laurini. Il Genoa fatica però a costruire il gioco e ad affondare, mentre il tridente del Parma garantisce ripartenze in velocità. La squadra di Maran potrebbe pareggiare alla mezz’ora, ma la sgroppata di Luca Pellegrini sulla sinistra non trova la deviazione di Scamacca. Ma il Parma non molla e prima dell’intervallo ha una doppia occasione-gol ancora con Gervinho, vicino al bis con un diagonale che sfiora il palo alla destra di Paleari, reattivo un attimo dopo ancora sull’ivoriano, con il pallone che colpisce poi la traversa.

    GERVINHO LETALE — Il raddoppio di destro dopo settanta secondi di Gervinho, ancora una volta favorito da un errore di Badelj e da una corta respinta di Zapata, parrebbe chiudere la partita, ma al 5’ Shomurodov la riapre, scatenando l’ira di Liverani, che contesta alla panchina genoana di non avere interrotto il gioco per un avversario a terra. Maran dà spazio a Pandev e Zajc in avanti, mentre il Parma sembra accusare un po’ di fatica e non riesce più a ripartire in velocità. Non solo: l’infortunio a Grassi, che esce in lacrime, costringe gli ospiti a chiudere in dieci uomini con un 4-4-1. Il Genoa, però, non riesce ad approfittarne.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    SERIE A 2020/2021 9ª Giornata (9ª di Andata)

    28/11/2020
    Sassuolo - Inter 0-3
    Benevento - Juventus 1-1
    Atalanta - Verona 0-2
    29/11/2020
    Lazio - Udinese 1-3
    Bologna - Crotone 1-0
    Milan - Fiorentina 2-0
    Cagliari - Spezia 2-2
    Napoli - Roma 4-0
    30/11/2020
    Torino - Sampdoria 2-2
    Genoa - Parma 1-2

    Classifica
    1) Milan punti 23;
    2) Inter e Sassuolo punti 18;
    4) Juventus, Napoli(-1) e Roma punti 17;
    7) Verona punti 15;
    8) Atalanta e Lazio punti 14;
    10) Bologna punti 12;
    11) Sampdoria e Cagliari punti 11;
    13) Udinese, Spezia e Benevento punti 10;
    16) Parma punti 9;
    17) Fiorentina punti 8;
    18) Torino punti 6;
    19) Genoa punti 5;
    20) Crotone punti 2.

    (gazzetta.it)

    (-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
    salvo altre decisioni dopo il rigetto in appello del ricorso del Napoli.
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    00 05/12/2020 23:41
    Milinkovic dà spettacolo:
    gol e assist, la Lazio batte un generoso Spezia

    Il serbo serve a Immobile la palla del vantaggio e poi raddoppia su punizione.
    Liguri sfortunati: pali di Estevez e Bastoni, non basta Nzola


    Fabio Bianchi


    Niente da fare. Lo Spezia lascia la sua temporanea casa di Cesena per trasferirsi in quella nuova fiammante della sua città senza aver mai vinto. Cinque partite “casalinghe”, 3 sconfitte e due pareggi. Davvero un bottino misero, se paragonato soprattutto al discreto gioco espresso. Stavolta è la Lazio a negargli la gioia, per opera dei soliti noti: Immobile e Milinkovic. Una Lazio cinica più che mai si è presa la vittoria senza sudare troppo, anche se all’inizio è stata fortunata. Soprattutto senza aspettare, visto che di solito segna nei secondi round. Adesso è a quota 17, in una zona di classifica dove meriterebbe di stare. Lo Spezia è sulla strada giusta e lo dimostrano i punti che ha, ma deve diventare più cattivo e meno ingenuo.

    PARTENZA SPRINT — Spezia che è partito davvero bene, con trame congegnate, e già al minuto 3 poteva passare in vantaggio con una sassata di Estevez che Reina sfiorava quel poco che bastava per mandare la palla sul palo. Per un po’ i liguri hanno tenuto il pallino del gioco, con la Lazio che aspettava e agiva di ripartenza come da copione visto tante volte. Peccato per la banda di Italiano che alla prima ingenuità abbia pagato un carissimo prezzo: Maggiore perdeva palla in mezzo da Milinkovic che lanciava subito Immobile. Palla in mezzo alle gambe di Provedel e trentesima squadra diversa in A bucata da Ciro. Ovviamente c’era una differenza sostanziale di qualità tecnica tra le due squadre ma anche di fortuna perché dieci minuti dopo Bastoni colpiva un altro palo dopo un bel dribbling in area. Poi, verso il tramonto del primo round, altra ripartenza ed ecco la sentenza di Milinkovic su deliziosa punizione guadagnata da Immobile lanciato a rete e atterrato da Terzi, graziato solo con il giallo. Un risultato un po’ pesante alla fine del primo round per quello che si era visto in campo, ma d’altronde quando hai i campioni che sotto porta non sbagliano parti già in vantaggio.

    REAZIONE MINIMA — Lo Spezia è entrato nel secondo round con le stesse intenzioni tattiche: manovrare cercando di aggirare il pressing della Lazio e cercando di non farsi prendere in contropiede. Ma erano troppi i passaggi indietro, che consentivano alla Lazio di posizionarsi al meglio. Tuttavia nel momento forse peggiore, lo Spezia è riuscito a d accorciare le distanze con Nzola, che puntava Acerbi e tirava nell’angolo lontano di Reina. Inzaghi, che aveva appena cambiato Immobile e Luis Alberto per Akpro e Caicedo per averli più freschi in Champions, ha tolto anche Milinkovic e Leiva per Parolo ed Escalante, in modo da avere ancora più copertura. Lo Spezia ha tenuto palla ma ha fatto una grande fatica a trovare spazi e nel recupero il gol l’ha trovato ancora la Lazio con Pereira, ma annullato giustamente dal Var per fuorigioco. Sarebbe stata una punizione troppo severa.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/12/2020 23:47
    Bonucci all'89' ribalta il Toro: il derby è della Juve!



    Granata positivi per oltre un'ora (gol di Nkoulou),
    poi Pirlo fa il cambio giusto e McKennie pareggia.
    Il difensore segna il gol vittoria nel finale


    Nicola Cecere

    La Juve vince di misura e alla fine, stavolta, ma vince e riprende la rimonta al vertice. Con due reti-fotocopia ispirate dai cross di Cuadrado nel cuore dell’area avversaria, trasformati in gol prima da McKennie e poi da Bonucci. Punizione eccessiva per il Toro scattato in vantaggio, ma è il commento di tante rimonte subite dagli uomini di Giampaolo. E poi subire il ribaltamento di risultato da avversari che sbucano nell’area piccola è un dettaglio che affligge ulteriormente i granata. Mentre la classifica piange lacrime amare.

    TATTICA AGGRESSIVA — La Juve parte sparata, come se volesse fare un sol boccone del Toro. Addirittura Il calcio di avvio viene calciato verso la porta di Sirigu: forse a titolo dimostrativo o intimidatorio, chissà. Fatto sta che resterà il solo tentativo fino al 44’ quando Dybala, da fuori area, aziona il suo sinistro liftato. Ma il pallone non ha la forza necessaria. E nemmeno l’angolazione per poter impensierire il portiere granata. Il Toro invece graffia subito, su angolo di Ansaldi la palla arriva sul primo palo dove Meité cerca di prolungarla di tacco ma non ci riesce e a deviarla accidentalmente alle sue spalle è Rabiot. Tocco corto che diventa un assist per Nkoulou: esterno destro da cinque metri nell’angolino opposto.

    ZAZA MANCA IL RADDOPPIO — Passano quattro minuti e Belotti da metà campo trova il corridoio libero per mettere Zaza in corsa davanti a Szczesny. L’attaccante può calciare col suo piede preferito, il mancino, da dentro l’area: il portiere sembra spacciato e invece respinge in tuffo la conclusione priva di forza. Sfuma così il raddoppio e la Juve riprende la sua manovra di occupazione della metà campo avversaria. Costringendo il Toro a difendersi in dieci. Pirlo chiede a Chiesa e Kulusevski una costante pressione su difensori e portiere per impedire una impostazione lucida della manovra granata. E ci riesce perché spesso tocca a Sirigu rilanciare e i piedi di un portiere non valgono quelli di un centrocampista.

    EMOZIONE BELOTTI — Quando però la Juve va a sbattere centralmente sulla barriera eretta da Giampaolo, il Torino ha la possibilità e la capacità di pungere in contropiede. Se Linetty e Zaza fossero più ispirati, per i bianconeri il rischio dello 0-2 sarebbe elevato. Ma così non è e Szczesny viene impensierito soltanto da una legnata di Lyanco (fuori) dai venticinque metri e soprattutto da una acrobazia del solito Belotti che al 46’ si avvita in area per colpire un cross di Ansaldi: pallone di poco alto. E si va tutti a bere il the.

    ILLUSIONE CUADRADO — La ripresa si apre con una accentuata pressione della Juve che porta Cuadrado a fare il quinto attaccante. L’assenza di Morata viene tamponata dunque con Ronaldo in mezzo, Dybala dietro di lui, Chiesa a sinistra e Kulusevski col rinforzo di Cuadrado a destra. Ma in mezzo non c’è equilibrio e allora al 12’ Pirlo inserisce Ramsey per Kulusevski. Un attimo dopo Dybala calcia dalla bandierina, Rodriguez devia come può, da fuori Cuadrado calcia subito e trova la deviazione di Ansaldi che beffa Sirigu. Però l’arbitro Mazzoleni, al Var, pesca la posizione di fuorigioco attivo di Bonucci davanti a Sirigu che Orsato in campo va a confermare una volta rivista l’azione al monitor. Niente pareggio.

    IL SORPASSO BIANCONERO — La Juve deve attendere una ventina di minuti per arrivare all’1-1 valido. Pirlo ha appena proceduto a un doppio cambio inserendo Alex Sandro e McKennie e passando alla difesa a quattro. Su un corner, la difesa granata sale quasi tutta ma restano attardati Singo e Lyanco, bruciati dall’irruzione di McKennie che su cross di Cuadrado di testa mette dentro. Passano una decina di minuti e l’azione si ripete. Stavolta la testa vincente ce la mette Bonucci: il derby è juventino.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/12/2020 23:51
    Sempre Lukaku e doppietta di Hakimi:
    3-1 al Bologna e l'Inter va a -2 dal Milan

    Buona prova dei nerazzurri, sempre in controllo del match.
    Conte si porta momentaneamente a due lunghezze dai rossoneri, che domani sfideranno la Samp


    Vincenzo D'Angelo


    Il bicchiere non è completamente pieno ma quasi. L'Inter domina il Bologna, vince 3-1, si concede una notte a meno due dalla vetta e ritrova un protagonista a lungo atteso. A San Siro è la notte di Hakimi, mister 45 milioni, autore della prima doppietta italiana e di tantissime giocate importanti. Strappi micidiali per potenza e intensità, restando sempre lucido per il colpo finale: una furia in fascia, immarcabile per il malcapitato Hickey. E poi tante conferme per Conte. La prima: il 3-5-2 dà equilibrio ma anche maggior punti di riferimento offensivi. Seconda: Lukaku resta straordinariamente decisivo. La terza: quanta fatica per assestare il colpo mortale alla partita.

    SUPER APPROCCIO — Testa, equilibrio, fame. Stavolta non c'è spazio per partenze ad handicap: l'Inter ha imparato sulla propria pelle quanto possa essere letale un approccio sbagliato. E col Bologna fa subito capire di essersi alzata col piede giusto. La sblocca il solito Lukaku (16’) dopo aver mostrato i muscoli a Tomiyasu, sfortunato marcatore nella circostanza: Romelu prima cicca la volée, poi ritrova l'equilibrio, allarga il piattone e batte Skorupski. Ma già prima i nerazzurri avevano avuto due occasionissime per il vantaggio con De Vrij al 10’ (colpo di testa salvato da Skorupski) e Gagliardini al 12’, su cui l'ex Medel ha salvato in spaccata. Il Bologna si vede giusto con due “telefonate” dalla distanza di Barrow, l'Inter è in pieno controllo ma Lukaku sciupa una clamorosa ripartenza, calciando su Skorupski in uscita disperata. Ma il punto esclamativo arriva sul gong della prima frazione: Brozovic inventa, Hakimi taglia alle spalle della difesa, controlla e con dolcezza manda in buca d'angolo il 2-0.

    VECCHIE PAURE — Stavolta niente urla all'intervallo nello spogliatoio nerazzurro. Avranno invece tremato le pareti di quello del Bologna, ma la sfuriata di Mihajlovic non ha effetti immediati, visto che è ancora l'Inter a sfiorare la terza rete con un'altra ripartenza letale firmata Lukaku-Sanchez. Stavolta è il belga a vestire i panni del rifinitore ed è ancora una volta bravissimo Skorupski a dire di no al bel diagonale del cileno. Il Bologna resta in partita solo nel punteggio, ma l'Inter gestisce a piacimento il vantaggio, palleggiando in sicurezza senza mai perdere l'equilibrio. Hakimi è una furia, travolge Hickey ad ogni strappo e Miha è costretto a cambiarlo. La pecca nerazzurra semmai è la solita: manca il colpo letale all'avversario, che resta ancora vivo quando Skorupski (15’) salva in uscita disperata su Lukaku. Il calcio non è scienza esatta ma certe situazioni trovano sempre conferma. Quando sprechi troppo, poi la gara si riapre e puntualmente accade al 22’ quando il nuovo entrato Vignato tutto solo sul secondo palo sfrutta il primo blackout difensivo nerazzurro.

    HAKIMI DA STANDING OVATION — Fortuna per l'Inter che Hakimi è in serata di grazia e con un'ennesima accelerata a destra lascia sul posto Khailoti e ancora di sinistro fulmina Skorupski, rimettendo l'Inter a distanza di sicurezza. Ci starebbe la standing ovation al cambio con Darmian, ma il popolo nerazzurro non può ancora coccolarsi il marocchino o Lukaku, anche lui sostituito al 26’ in vista Champions. Il Bologna non ha più la forza di reagire, Lautaro in campo aperto avrebbe la possibilità di aumentare il divario, ma conta poco. Quel che conta è che l'Inter è davvero tornata a giocare e ragionare da grande squadra. E non poteva esserci momento migliore per svoltare.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 06/12/2020 23:44
    Marin risponde a Zaccagni: un buon Cagliari ferma sul pari il Verona

    Padroni di casa avanti nel primo tempo dopo un gol annullato dal Var a Di Carmine.
    Nella ripresa i sardi trovano il pareggio e colpiscono anche una traversa con Pavoletti


    G. B. Olivero


    Nonostante l'emergenza il Cagliari spaventa il Verona al Bentegodi. Priva di Nandez, Simeone, Godin e Ounas, la squadra sarda soffre in avvio, va in svantaggio, ma poi reagisce, pareggia e costruisce alcune occasioni per vincere la partita. Il Verona dopo un buon inizio è calato da un punto di vista fisico e non è più riuscito a costruire con continuità. Entrambi gli allenatori, comunque, possono accettare con serenità il pareggio.

    PRIMO TEMPO — Il Verona è subito aggressivo, costruisce soprattutto sulla sinistra dove Dimarco, arretrato da Juric nel terzetto difensivo, sfrutta comunque le proprie qualità in fase di spinta. All'8' Di Carmine segna, ma il gol viene annullato per fuorigioco del centravanti. L'azione, però, dimostra la grande convinzione del Verona che sugli sviluppi di un corner prende prima una traversa con lo stesso Di Carmine (spizzata di Dawidowicz) e poi un palo con Faraoni, che costringe Cragno a una difficile deviazione. Il tap-in di Di Carmine è semplice, ma al momento del tiro di Faraoni il centravanti gialloblù era oltre la linea della palla. Il Cagliari fatica a uscire dalla pressione, Joao Pedro arretra per costruire e aiutare Marin e Rog, ma gli unici sbocchi sono sulla destra dove Zappa prova a sfruttare la sua velocità.
    Al 21' il Verona va in vantaggio con Zaccagni, che chiude una bella azione corale rifinita da Faraoni che, servito da Barak, arriva davanti a Cragno prima di trovare il compagno smarcato a porta vuota. Il Cagliari nell’occasione è stato troppo passivo sia durante la costruzione del Verona sia nella lettura dell'azione: il ripiegamento dei difensori è stato tardivo. La reazione della squadra di Di Francesco è tutta in una rovesciata di Pavoletti respinta da Faraoni e in un paio di tiri da lontano di Marin.

    SECONDO TEMPO — Dopo l'intervallo, però, il Cagliari mostra un volto completamente diverso: è la squadra sarda a pressare, aggredire e di conseguenza a creare. Al 3' Walukiewicz imbuca per Pavoletti che gioca di sponda per Marin: difesa gialloblù messa male perché Dawidowicz si fa attrarre dalla palla e apre il buco nel quale Marin si infila per pareggiare. Il Cagliari insiste e Pavoletti tira fuori due volte prima di costringere di testa Silvestri a una deviazione sulla traversa. Il Verona non reagisce, il suo primo tiro nello specchio nella ripresa arriva al 28' con Dimarco. Juric cambia tutto l’assetto offensivo, ma Salcedo, Favilli e Colley non pungono. Joao Pedro viene fermato da Dawidowicz a pochi metri da Silvestri, poi Favilli tira alto di sinistro dal limite dell’area. Negli ultimi minuti il Verona ritrova qualche energia, però Favilli manca l’impatto di testa su cross di Dimarco e poi Ceccherini colpisce male da pochi passi, su azione d’angolo. Ma il Cagliari non avrebbe meritato la sconfitta.

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    00 06/12/2020 23:48
    Poche emozioni e tanta noia, tra Parma e Benevento è 0-0

    Nel match del Tardini le due squadre danno vita a una gara senza squilli.
    Otto ammoniti. Un punto che cambia poco per entrambe


    Andrea Schianchi


    Il Parma fallisce l’operazione-sorpasso. Pareggia al Tardini contro il Benevento, non creando mai pericoli alla formazione di Pippo Inzaghi, e fa un evidente passo indietro rispetto alla prestazione di una settimana fa a Marassi contro il Genoa. L’impressione è che il gruppo di Liverani sia ancora a metà della traversata: non ha acquisito completamente le idee dell’allenatore e, nello stesso tempo, ha perso quello spirito battagliero che ne aveva caratterizzato le precedenti stagioni culminate con due salvezze. Il Benevento, invece, con ordine e senza soffrire, fa il suo dovere: si difende e si propone rapidamente in avanti cercando di sorprendere il nemico. Lo 0-0, comunque, è lo specchio di una pochezza di qualità che dovrebbe preoccupare non poco.

    IL COMPITINO E BASTA — Parma e Benevento si affrontano con il medesimo modulo: quattro difensori, tre centrocampisti e tre elementi offensivi. Le tessere s’incastrano perfettamente e soltanto un lampo, un colpo di fantasia, potrebbe rompere l’equilibrio. Ma né da una parte né dall’altra, nel primo tempo, ci sono le energie mentali per andare oltre il normale compitino. Ne consegue che le emozioni scarseggiano, che il ritmo è troppo lento e che non si vede nemmeno l’ombra di un dribbling. Liverani e Filippo Inzaghi si sbracciano davanti alle rispettive panchine, teleguidano i loro giocatori, i quali non si sognano nemmeno di tentare un gesto d’anarchia. Gervinho non accelera, Cornelius fatica, Lapadula si sbatte più in fase difensiva che in zona calda e quindi la luce rimane spenta.

    CHI INVENTA? — Nella ripresa Liverani inserisce Brunetta al posto di Karamoh: al Parma serve un’invenzione e il giovane argentino potrebbe essere utile in questo senso. La manovra degli emiliani è sempre troppo prevedibile: merito anche del Benevento che si chiude alla perfezione e occupa tutti gli spazi, non concedendo mai agli avversari la possibilità di attaccare la profondità. Al 26’, su un’incursione di Gervinho, l’occasione più nitida: Brunetta è anticipato dal tempestivo intervento di Ionita. Al 31’ risponde il Benevento con un’iniziativa di Letizia che crossa da destra e pesca la testa di Improta: Sepe è attento. Un minuto più tardi Lapadula ciabatta a lato da buona posizione. E nel finale, come spesso accade tra squadre che hanno poca tecnica da mettere sul palcoscenico, volano calcetti e calcioni, e l’arbitro sventola cartellini gialli su cartellini gialli. Lo spettacolo è un’altra cosa.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 06/12/2020 23:52
    La Roma in dieci per 50': è 0-0 col Sassuolo.
    Ma quanti casi per l'arbitro



    Espulso Pedro al 40'. Rosso anche a Fonseca a fine primo tempo per le proteste per il gol annullato a Mkhitaryan.
    Il Var cancella pure la rete di Haraslin nella ripresa


    Massimo Cecchini

    Nel corso accelerato di calcio italiano, per la famiglia Friedkin arriva il giorno della scoperta delle proteste. Quelle che a fine primo tempo fanno perdere la testa persino a un gentleman come Paulo Fonseca che critica così tanto l’arbitro Maresca da meritare il rosso diretto. Intendiamoci, lo 0-0 finale tra Roma e Sassuolo è giusto perché nel primo tempo - in parità numerica - giocano meglio i neroverdi, però, quando i padroni di casa perdono Pedro per doppia ammonizione nel finale della prima frazione, tirano inspiegabilmente i remi in barca, consentendo ai giallorossi di giocare una buona ripresa che vale il (pur malinconico) punto. In vetrina, poi, due gol annullati, entrambi grazie all’ausilio della Var. Quanto basta perché prima Mkhitaryan e poi Haraslin rinfoderino la loro gioia.
    Morale: per entrambe in tutto il match, solo due tiri in porta in tutta la partita. Solo in Sassuolo-Udinese se n’erano visti di meno. Incredibile, per chi immaginava la solita pioggia di gol che queste squadre sanno regalare. Un dato su tutti: la prima conclusione nello specchio arriva solo al minuto 57’.

    PEDRO E FONSECA ESPULSI — In partenza Fonseca sceglie di confermare Cristante al centro della difesa per provare a palleggiare meglio in uscita, rilanciando così Kumbulla dopo lo stop da Covid. De Zerbi però, nonostante l’assenza di Caputo, sceglie di fare la partita, palleggiando sulla trequarti giallorossa, che accetta di giocare sulle ripartenze. Fino alla mezz’ora, pur senza grossi pericoli, il Sassuolo - con Djuricic schierato nella posizione di falso centravanti - ha in mano il pallino del gioco. Berardi, partendo da destra, si conferma quasi regista d'attacco, mentre Lopez - dietro alla punta nel 4-2-3-1 di partenza - prova a scambiarsi di posizione e inserirsi negli spazi, con Boga che tenta di accendersi sulla sinistra. Logico che, nelle praterie che si aprono dietro la linea difensiva neroverde, la Roma avrebbe modo di far esplodere la tecnica dei suoi attaccanti, ma le buone marcature preventive degli ospiti e la scarsa vena di alcuni protagonisti fanno lievitare i giallorossi solo verso la fine del primo tempo.

    In fondo, dopo conclusioni fuori bersaglio di Mkhitaryan (7’), Locatelli (14’) e Dzeko (20’), il primo vero intervento dei portieri è a cura di Mirante, che stoppa un cross di Djuricic. Il Sassuolo a volte passa al 4-3-3, ma nel giro di sei minuti è Pedro che diventa protagonista negativo del match. Al 35’ tira fuori da buona posizione (ma era fuorigioco), al 37’ conclude alto e al 41’ prende la strada della doccia anticipata per via del secondo giallo rimediato a causa di un fallo su Lopez, che fa seguito al cartellino rimediato al 12’ per un intervento su Berardi. Per lo spagnolo, la prima espulsione in 351 partite in tra Liga, Premier e Spere A.

    Eppure, nonostante l’inferiorità numerica, la Roma confeziona la migliore occasione della prima frazione. Al 45’, dopo un errore di Marlon, Dzeko trova una autostrada davanti a sé, che sfrutta liberando Pellegrini davanti a Pegolo. Sciaguratamente, però, il centrocampista non tira e ripassa la palla al centravanti, il quale per intervenire fa fallo su Locatelli, rendendo inutile la rete di Mkhitaryan. Chiamato dalla Var, infatti, l’arbitro Maresca va a video e annulla la rete. I giallorossi si innervosiscono e a farne le spese, come detto, è Fonseca, che al fischio dell’intervallo va a discutere col direttore di gara e si merita il rosso diretto.

    VAR PROTAGONISTA — A inizio ripresa De Zerbi inserisce una punta vera, Raspadori, al posto di Lopez, ma la squadra si piega su se stessa. Le migliori occasioni, infatti sono della Roma. Al 4’ proprio Raspadori rinvia nei pressi della linea una conclusione di Dzeko, poi al 12’ Pegolo salva su tiro di Spinazzola. Due minuti più tardi, sempre Spinazzola crossa, Dzeko interviene col fianco e colpisce il palo. Il Sassuolo prova una sterile ragnatela, mentre i giallorossi, grazie ai lanci lunghi della difesa, sanno innescare il bosniaco, che al 28’ sfiora il palo con un gran tiro dal limite. Al 30’ la possibile svolta, visto che Haraslin segna con un gran tiro dal limite, ma partendo da posizione di fuorigioco. Nonostante la grande paura, la Roma ci prova ancora, con Dzeko che impegna Pegolo in tuffo. È l’ultima vera occasione, perché - se si eccettuano le proteste romaniste, che chiedono il rosso diretto per Obiang per un brutto fallo su Pellegrini, e un rigore per mani di Ayhan su cross di Spinazzola - alla fine i neroverdi di fanno vivi con Bourabia su punizione (parata facile di Mirante) e con lo stesso giocatore di testa, al 94’, nell’ultima azione d’angolo.

    Finisce quindi con un pareggio che forse intristisce tutti: la Roma per aver scelto la tattica dell’attesa per tutto il primo tempo, e il Sassuolo per non aver approfittato della superiorità numerica. De Zerbi, però, può consolarsi per il fatto che - nonostante le assenze di Consigli e Chiriches - anche stavolta non ha subito gol, ed è la quarta volta nelle ultime 5 partite. Il braccio di ferro per la zona Champions, insomma, è destinato a continuare.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/12/2020 23:56
    Napoli, poker a Crotone: Insigne fa Diego, aggancio alla Juve



    Gli uomini di Gattuso si impongono in trasferta con una prestazione convincente.
    La squadra di Stroppa resta ultima. Ora gli azzurri sono a -1 dall'Inter


    Mimmo Malfitano

    La notte di Crotone è tutta di Lorenzo Insigne. Il capitano è il protagonista della seconda vittoria consecutiva dopo quella ottenuta contro la Roma. Il suo destro a giro sul primo gol è una meraviglia. E lo è altrettanto quando va a suggerire il taglio di Lozano per il raddoppio. Ci penseranno, poi, Demme e Petagna a chiudere definitivamente la gara col terzo e quarto gol. Troppo Napoli, sul piano qualitativo, per il Crotone. Lodevole, sul piano dell’impegno, ma troppo inferiore tecnicamente per poter impensierire il gioco e le individualità napoletane.

    INEDITO — Il centrocampo che presenta Gattuso è una novità assoluta. Ritorno al 4-2-3-1, il tecnico napoletano e in mediana schiera Demme e Bakayoko. La formula dei due centrocampisti è collaudata, ma stavolta non c’è Fabian Ruiz a far coppia con il mediano francese. Al suo posto c’è Demme, che l’allenatore tiene parecchio in considerazione. Nel Crotone c’è Cuomo al posto di Magallan nella formazione iniziale presentata da Stroppa. I calabresi si affidano a Simy per la fase offensiva, dove la squadra è carente: sono 6 le reti realizzate finora, di cui 2 allo Scida e 4 in trasferta.

    SENZA TIMORE — Il Napoli ripropone la maglietta biancazzurra a strisce verticali, un fac simile dell’Argentina, la stessa indossata contro la Roma, tre giorni dopo la scomparsa di Diego Armando Maradona. C’è da scommettere che la decisione sia scaturita, stavolta, anche per un fatto scaramantico. Una scaramanzia che sembra non essere funzionale, almeno nella parte iniziale della gara. Dopo nemmeno un minuto, infatti, Petagna ha sul sinistro il pallone per portare in vantaggio i suoi, ma la conclusione a giro è imprecisa. Il Crotone non è condizionato dal valore dell’avversario. D’altra parte, allo Scida, ha già pareggiato con la Juventus. E, dunque, non rinuncia ad attaccare. Lo fa a destra, con Messias sul quale Koulibaly è costretto a intervenire in maniera fallosa: per lui il primo giallo della serata.

    I SINGOLI — La differenza, comunque, sta nei singoli. Il Crotone si distende bene e crea problemi quando va sugli esterni con Reca a sinistra e Messias a destra. Centralmente, Benali e Petriccione schermano bene la mediana. È ancora Petagna al 24’ ad avere sul sinistro il pallone buono per sboccare il risultato, ma la sua conclusione viene respinta da Cordaz. Sul piano tecnico, il Napoli ha un Insigne in più. Ed è il capitano a rasserenare i compagni al 31' con il solito destro a giro che finisce all’incrocio dei pali, rendendo inutile il volo dell’estremo difensore crotonese. I calabresi vanno vicinissimi al pareggio al 37’. Il cross di Molina viene calciato al volo da Vulic, appena subentrato a Benali. Ospina respinge d’istinto.

    SUPER INSIGNE — Dicevamo della differenza tecnica. È una serata che ispira Lorenzo Insigne. Il capitano decide di alzare il livello del gioco e al 58' con il suo solito destro va a premiare l’inserimento di Lozano: stop e tiro a volo di sinistro dell’attaccante messicano per il secondo gol napoletano. Ad inizio secondo tempo, il Crotone è rimasto in 10 uomini per l’espulsione di Petriccione: l’entrata su Demme costringe Marinelli a rivedere l’azione dopo la segnalazione del Var. Il fallo merita il rosso diretto. Con un uomo in meno, la partita del Crotone non ha più senso, il Napoli gioca in serenità, preoccupandosi del possesso palla. Poco prima della mezz’ora, Gattuso richiama in panchina Zielinski e inserisce Mertens, riproponendolo alle spalle di Petagna. Il monologo del Napoli porta anche il terzo gol, al 76’. Molina perde palla a centrocampo e Bakayoko lancia lo scatto di Loznao. Il cross del messicano è toccato all’indietro da Mertens per l’accorrente Demme. Il destro rasoterra del mediano tedesco chiude definitivamente la partita. La quarta rete di Petagna conclude, invece, la serata.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 07/12/2020 00:00
    Il Milan risponde all’Inter e resta a +5:
    Kessie e Castillejo stendono la Samp

    Rossoneri molto solidi e concreti:
    segnano il centrocampista su rigore e lo spagnolo appena entrato,
    inutile il gol di Ekdal per Ranieri


    Filippo Grimaldi


    Kessie-Castillejo: due a uno al Ferraris sulla Sampdoria e più cinque sull’Inter in classifica. Da qui bisogna ripartire. Aspettavano tutti la partita del Ferraris come un esame, l’ennesimo, per testare le potenzialità di un Milan che sembra avere oggi ormai solo se stesso come avversario. Pioli ha insegnato la resilienza ai suoi, il resto è venuto da sé, anche la capacità di saper andare oltre l’imprevisto o le assenze del generale Ibra, pur con qualche sofferenza di troppo nella ripresa. Nel post lockdown non ha mai perso, la Samp viceversa non vince dal 24 ottobre, due punti conquistati su quindici nelle ultime cinque gare.

    SAMP ATTENTA — La Samp ha retto per quasi tutto il primo tempo, soffrendo com’era prevedibile, ma senza tirare su un fortino, con discreto ordine. Poi, però, il fallo di mano di Jankto su un affondo di Theo Hernandez ha offerto poco prima dell’intervallo ai rossoneri l’opportunità del rigore trasformato da Kessie. Sino a quel punto la squadra di Pioli aveva trovato più spazio sulla corsia di destra, dove Candreva (spostato a sinistra con Jankto sull’altra fascia) non sempre è riuscito ad assistere Augello in fase difensiva, favorendo così la catena Calabria-Saelemaekers. Eppure la prima occasione della gara è stata per la Samp (colpo di testa di Tonelli al 7’, gran riflesso di Donnarumma). Cinque minuti dopo, recupero decisivo di Ferrari su Rebic. Lì, Ranieri ha dovuto rimescolare le carte per l’infortunio di Bereszynski. Dentro Colley sul centrosinistra, con Tonelli al suo fianco e Ferrari terzino destro. Il Milan ha preso possesso alla distanza in modo più deciso della mediana, approfittando anche dell’incapacità dei blucerchiati di sostenere la maggiore spinta del Milan anche per vie centrali. Prima del rigore di Kessie, al 39’ c’è stato un salvataggio decisivo di Tonelli sulla riga di porta, che è riuscito a rimettere in gioco un pallone di Rebic. Promossa, nella realtà, l’inedita coppia Gabbia-Romagnoli al centro della difesa, contro Quagliarella (poco servito nel primo tempo) e Gabbiadini che ha risentito della lunga inattività.

    L’ORGOGLIO — Zero a uno all’intervallo, ma nella ripresa Pioli inserisce Hauge per Brahim Diaz, mentre Ranieri ricostruisce la mediana. Fuori Silva e Jankto per Ekdal e Damsgaard, e lì i rossoneri hanno rallentato un po’ la loro pressione, dopo il palo (2’) colpito da Tonali. La rivoluzione di Ranieri, con Candreva che parte dal centrodestra, favorisce la spinta della Samp, che a sinistra sfrutta bene la spinta di Damsgaard. I blucerchiati perdono poi Gabbiadini (affaticato), e La Gumina va a piazzarsi alle spalle di Quagliarella, con un lavoro importante per la squadra. Manca, però, la finalizzazione e il cinismo di un Milan che rialza ancora il ritmo intorno alla mezz’ora, dove arriva non a caso il raddoppio di Castillejo dopo una manciata di secondi dal suo ingresso in campo, sorprendendo la difesa della Samp. Partita chiusa? Macché: Ekdal la riapre al 36’ con un tocco difficile su calcio d’angolo, ma lì manca ai blucerchiati la forza di acciuffare il pari, perché ancora lo svedese, all’ultima azione, lasciato completamente solo da due passi manca la deviazione vincente di testa.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    Marco_M77
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    00 07/12/2020 07:21

    Il Milan risponde all’Inter e resta a +5



    E vai così.....tac! [SM=x1583491]



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    ilpoeta59
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    00 07/12/2020 07:25
    Grande Napoli! [SM=x611903]






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