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Serie A Campionato 2017-2018: cronache, classifiche e... tanti commenti

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 13:08
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Roma-Cagliari 1-0: Fazio-gol al 94' con Var, raggiunta la Juve

Partita decisa nel finale. Cragno para un rigore a Perotti.
Poche occasioni per i giallorossi contro il bunker sardo.
Raggiunti i bianconeri attesi domani a Bologna



All'ultimo respiro e forse anche più in là. Perché la rete che permette alla Roma di scacciare l'incubo del terzo pareggio nelle ultime 4 gare (e di recuperare tre punti sull'Inter e uno dalla vetta) arriva al 49' in pieno recupero. Ma bisogna aspettare almeno altri due minuti per esultare davvero, perché Damato verifica la validità della rete (tocco di petto dell'argentino su respinta di Cragno) alla Var e solo dopo convalida il gol. Per la Roma lo scampato pericolo regala una gioia irrefrenabile, per il Cagliari tanta rabbia a fine partita.

NIENTE DI FATTO — Di Francesco manda in campo per la prima vola insieme dal via Dzeko e Schick, mentre a centrocampo si gioca la carta Nainggolan, nonostante la diffida che mette a rischio il belga per la Juventus in caso di un'eventuale ammonizione. Lopez, invece, lascia fuori Ceppitelli ma per il resto conferma la squadra a cui ha dato fiducia da quando ha preso le redini del Cagliari, riproponendo dal via l'olandese Van der Wiel. I primi venti minuti sono soporiferi, con un predominio territoriale della Roma che però produce solo un paio di discese pericolose di Kolarov e un tiro ribattuto di Florenzi. Dall'altra parte, invece, i sardi la partita se la vogliono giocare e Lopez ordina pressing alto fin da subito, per mettere in difficoltà il palleggio giallorosso già sul nascere. Così la Roma non riesce mai a trovare lo spunto giusto. Ci prova Schick di testa, poi anche Dzeko, ma entrambi i tentativi sono velleitari. Allora l'occasione migliore ce l'ha Nainggolan al 34', ma il suo destro dal limiti finisce di un soffio fuori. Il belga ci riprova ancora un minuto dopo, ma Cragno è bravo a dir di no (con Schick comunque in fuorigioco, sarebbe stato tutto inutile). Poi niente più, con la Roma a cercare il bandolo della matassa e i il Cagliari a gestire bene spazi e coperture difensive.

AL FOTOFINISH — Al 4' della ripresa la partita vive un momento di sussulto. Cragno atterra Dzeko in area di rigore su di un'uscita scomposta, Damato ammonisce il bosniaco per simulazione tranne poi tornare sui suoi passi dopo il richiamo della Var. Cartellino cancellato (evidente il labiale dell'arbitro con De Rossi) e calcio di rigore che però Perotti si fa neutralizzare da Cragno, bravissimo a restare fermo fino all'ultimo per non regalare vantaggi all'argentino. Scampato il pericolo Lopez prova a dare maggiore profondità al suo attacco spedendo dentro Farias (per attaccare gli spazi) al posto di uno spento Joao Pedro. La Roma invece, alza ancor di più Kolarov e Florenzi, che vanno a fare di fatto degli attaccanti aggiunti a tutti gli effetti. Al 27' Lopez perde Barella per un infortunio alla mano destra, contemporaneamente Di Francesco si gioca la carta El Shaarawy, passando ad un 4-2-3-1 che diventa 4-2-4 in fase offensiva, con Schick che si affianca a Dzeko. Al 33' però l'occasione per passare ce l'ha Farias, che fa tutto bene in area tranne la conclusione (alle stelle). Non succede più nulla fino al 49' della ripresa, quando Kolarov batte una punizione laterale, Cragno respinge di pugno sul petto di Fazio che poi accompagna la palla in rete. La Roma esulta però due volte. Prima per il gol, poi per la convalida dopo che Damato ha controllato la Var per verificare il tocco di petto (e non di mano) di Fazio. Per i giallorossi è un gol pesantissimo per la corsa al vertice, per il Cagliari la beffa finale.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Verona-Milan 3-0: Caracciolo, Kean e Bessa umiliano Gattuso, Suso espulso

I rossoneri crollano al Bentegodi:
Ringhio perde la seconda partita su cinque, la prima in campionato.
Nel finale rosso allo spagnolo con la Var



Crisi senza fine. Il 3-0 al Verona in Coppa Italia di mercoledì scorso è già dimenticato, così come la vittoria sul Bologna della scorsa giornata. La squadra di Gattuso ritrova l'Hellas in campionato ma non la vittoria. Il risultato stavolta si inverte: 3-0 sì, ma in favore dei veneti, che riportano i rossoneri nel tunnel. Settima sconfitta in campionato e zona Champions sempre più lontana.

VITTORIA CERCASI — Gattuso chiedeva fame per un successo necessario a dare continuità e per iniziare finalmente la risalita rossonera. Pecchia ne aveva bisogno tanto quanto lui e per lo stesso motivo: muovere la classifica verso l’alto. Gattuso schiera l’undici annunciato, nel Verona c’è qualche cambio in attacco ma le idee dell’allenatore sono subito "forzatamente" riviste. Poco dopo la mezzora Pecchia ha già perso due pezzi del tridente: Valoti e Cerci, entrambi out per guai muscolari. Dentro Bessa e Kean.

COMANDO — La partita non è un inedito per il Milan: rossoneri nel primo tempo in quasi totale comando ma che chiudono la frazione sotto di un gol. Rossoneri spesso pericolosi e solidi dietro ma al Verona basta un angolo e un po’ di mischia in area per passare. Il possesso milanista è continuo: un solo tentativo a incrociare di Caceres spezza la gestione rossonera. Del Milan Suso è il più dinamico ma anche il più impreciso: lucido quando lancia Kalinic in profondità – il croato non aggancia – e in qualche altro numero con cui mette i brividi agli avversari. Quando potrebbe colpire però non lo fa: in contropiede sbatte su Nicolas e nel secondo tentativo si fa ribattere da Heurtaux. Altre occasioni da segnalare per Montolivo e Kessie, a spiegare l’immediata reazione ospite. Al 24’ il Verona era infatti passato in vantaggio: angolo di Romulo e testa di Caracciolo.

KEAN — Nella ripresa Rino cambia l’attacco: dentro Cutrone per Rodriguez e Milan subito più spregiudicato. Entrerà anche André Silva per Kalinic ma nel frattempo il Verona aveva raddoppiato con Kean, uno dei tanti attaccanti della partita entrati in corsa. L’inizio del secondo tempo era sempre marcato rossonero, con il solito possesso ma senza grandi lampi. Così, come era successo nel primo tempo, passa di nuovo il Verona, che va ancora più veloce: stavolta il gol di Kean arriva già dopo dieci minuti, su assist di Bessa. Ancora Suso, ma ancora impreciso, tenta la reazione rossonera. Lo stesso Bonaventura. Qui il Milan sparisce completamente. E allora la rivincita Hellas si compie in pieno: ora è Bessa, altro subentrato Verona, a battere Donnarumma in diagonale su invito di Romulo. Per il Milan è notte fonda. Gattuso aveva acceso un lampo con la vittoria sul Bologna e poi in Coppa Italia contro un Verona di seconde linee: la sua squadra si è poi subito rispenta. E il peggio si compirà poi nel recupero: espulso Suso, rosso diretto per un colpo volontario a Verde, già a terra. Contro l’Atalanta mancheranno sia lui che Romagnoli.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna-Juventus 0-3: gol di Pjanic, Mandzukic e Matuidi

Il bosniaco la sblocca su punizione e poi ispira il raddoppio di Mandzukic.
Matuidi tris nella ripresa, bianconeri a meno 1 dal Napoli


Il sorpasso arriva con un filo di gas e tre reti: Allegri non ha avuto bisogno di sfrecciare sulla via Emilia con la sua fuoriserie. È bastato poco per superare il Bologna in campo e l’Inter in classifica: davanti si intravede ormai solo il contorno del Napoli, anche se lungo la corsa la Juve ha soprattutto l’obbligo di recuperare alla causa Dybala. Stavolta è entrato per un quarto d’ora ed è pure andato vicino al poker con un gran sinistro. Il Bologna di Donadoni, invece, ha patito un evidente complesso di inferiorità: il rischio è che, senza rischiare la retrocessione e senza cullare sogni di alta classifica, Verdi e soci galleggino eternamente nella terra di mezzo. Da queste parti, la musica non piace più e la gente vuole finalmente un ritmo europeo.

SALTA IL BANCO — All’inizio niente Joya, spedita ancora una volta in panchina da Max il duro: dietro al Pipita ci sono i muscoli di Mandzukic, impegnato in un duello tutto fisico con Mbaye, e l’eccentrica esuberanza di Douglas Costa, pronto a sfidare a duello Masina. Ma almeno per mezzora manca la connessione con il Pipita, anche perché difettano cattiveria e precisione negli ultimi metri. E in più sembrerebbe esserci ordine nella proposta di Donadoni, anche se Verdi non riesce a creare e Benatia-Barzagli stringono le manette ai polsi di Destro. In mezzo, almeno all’inizio, la linea stretta Poli-Pulgar-Donsah fa un discreto argine: tra i tre, è il ghanese l’uomo del cambio di ritmo e una sua percussione con tiro dal limite fa sporcare i guanti a Szczesny. Solo un lampo perché presto, alla mezzora, salta il banco: decide una punizione defilata di Pjanic che, anziché tentare il cross, spedisce direttamente in porta. Mirante, portiere bolognese cresciuto a pane e Juventus, parte troppo in ritardo e sbaglia l’intervento: è quasi lui a buttarsela dentro. Dopo il gol qualche abbraccio lo merita pure Alex Sandro, abile e furbo a prendersi la punizione del gol: il brasiliano, involuto nell’ultimo periodo e di fatto sul mercato, è sembrato più tonico. I vecchi livelli sono ancora lontani, ma è un piccolo passo avanti nel caso volesse tenersi addosso questa maglia.

MANCA SOLO JOYA — Volato via il tappo, la Juve in ciabatte, senza mai strafare, trova pure il tempo per chiudere i primi 45’ con un vantaggio doppio. Anche stavolta il gol bianconero è un prodotto di alto artigianato, con regalo emiliano in aggiunta: illuminazione di Pjanic per Mandzukic che stoppa e conclude di sinistro secondo manuale del perfetto centravanti. Mbaye, però, gli regala troppo spazio e, come per la prima rete, Mirante non eccelle per reattività. Anche nel secondo tempo, la Juve resta in controllo assoluto, anche perché il Bologna non riesce mai ad alzare un minimo il baricentro. Tra i più deludenti c’è proprio Okwonkwo, uno dei pericoli annunciati della vigilia e mai pericoloso contro i colossi vestiti in giallo. Anzi, due dei nuovi acquisti delle Juve regalano i migliori sorrisi a Max: De Sciglio è in versione Dani Alves perché, oltre alla fiducia difensiva degli ultimi tempi, si lancia nelle progressioni dei bei tempi; Matuidi è una zanzara che salta di fiore in fiore, fino a quando sigilla con un sinistro dalla distanza il 3-0 finale. La Signora avrebbe pure occasioni per fare crescere il raccolto e per completare la festa mancherebbe solo il gol della Joya. In quel quarto d’ora, affrontato con più determinazione delle ultime uscite, Dybala ci è pure andato vicino: su di lui, almeno su di lui, Mirante si è superato.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Crotone-Chievo 1-0: Zenga prima vittoria grazie a Budimir

I calabresi, dopo 4 sconfitte di fila, invertono la rotta:
il gol del croato regala la vittoria che mancava dal 29 ottobre.
Il tecnico espulso sul finale per proteste.
La squadra di Maran, invece, perde l'occasione per trovare continuità di risultati positivi


Walter Zenga, buona… la seconda. Il Crotone torna al successo, battendo meritatamente il Chievo con un gol di Budimir al 33’ del primo tempo. Quando incrocia i gialloblù, la squadra calabrese sorride: due vittorie nello scorso campionato (prima storica in A allo Scida e prima in trasferta, nella clamorosa rimonta-salvezza) e ora il tris che può valere un’altra svolta. Reduce da quattro sconfitte consecutive (nella gestione Nicola, tre più il k.o. in coppa Italia con il Genoa), la squadra calabrese guidata dall’"uomo ragno" (espulso nel recupero) si rilancia in classifica, evitando l’allungo decisivo della compagine veneta, che infila la terza partita consecutiva senza aver segnato un gol e compie un netto passo indietro sul piano della prestazione, dopo la bella prova fornita contro la Roma.

LE SCELTE — Rispetto alla sua "prima" contro il Sassuolo, Zenga conferma il modulo 4-3-3, proponendo una sola novità: gioca Trotta, al posto di Tonev (va in panchina, dopo allenamento differenziato). Dopo aver imposto lo 0-0 alla Roma, Maran punta sul collaudato 4-3-1-2 e rilancia dall’inizio Dainelli al centro della difesa, Gobbi esterno sinistro (per Jaroszynski, infortunato e neppure convocato) e Rigoni a centrocampo: partono dalla panchina Tomovic e Depaoli, titolari nel match contro i giallorossi, e anche Hetemaj, comunque recuperato.

BUDIMIR PER TUTTI — Il Crotone fa subito la partita. Mandragora è il play chiamato pure a togliere il respiro a Birsa, al suo fianco Barberis e Rohden hanno il compito di ribaltare velocemente l’azione. Gli esterni Trotta e Stoian si accentrano per supportare il terminale Budimir, che spesso si ritrova distante dai compagni e costretto a fare reparto da solo. In avvio è Stoian il più intraprendente, va alla conclusione due volte ma Sorrentino risponde con prontezza. Zenga chiede densità in mezzo, vuole la squadra "stretta" e punta soprattutto sulla torre Budimir, che al 17’, su cross di Rohden, spreca a pochi passi dalla porta. Il Chievo attende il momento propizio per guadagnare campo, Radovanovic si fa valere solo in fase di interdizione e Birsa non s’accende. In più, le frecce Cacciatore e Gobbi restano sin troppo bloccate, così arrivano pochi rifornimenti per Inglese, lesto comunque a girare in porta (con deviazione di Ajeti) e Meggiorini, sostituito per infortunio (risentimento alla coscia destra) da Pellissier, al quale Dainelli concede la fascia di capitano. Zenga si fa sentire, "chiama" soprattutto i movimenti di Budimir, destinato a far salire la squadra e a portare per primo il pressing nella metà campo avversaria. Al 33’ l’attaccante si merita il premio per tanto lavoro: dopo una traversa colpita da Stoian, con un tiro-cross che sorprende Sorrentino, Ajeti prima tira in porta, poi sulla ribattuta mette al centro per il tap-in vincente di Budimir, appostato sul secondo palo.

POCO CHIEVO — Neppure il gol subìto sveglia il Chievo, che continua a tentare un giro palla lento e prevedibile. I pericoli prodotti dalla formazione di Maran si limitano a due colpi di testa davvero innocui di Birsa e Rigoni. Nella ripresa Pellissier e compagni cercano di alzare il ritmo, però rischiano di affondare: al 9’, su cross di Martella, Trotta tira in corsa di sinistro, potente, però a lato. Maran si gioca la carta Pucciarelli, togliendo Rigoni: passa così a un 4-4-2 (Birsa e, appunto, il nuovo entrato larghi sulle corsie), che si evolve in 4-2-4.

SQUADRE PIU’ LUNGHE — Il Crotone non attende le mosse avversarie e al 12’ manca il bersaglio, con Budimir (splendido assist di Mandragora con un "scavetto" per scavalcare la linea difensiva clivense) che conclude di destro, esaltando la reattività di Sorrentino che salva con un intervento di piede destro. Nel tentativo di agguantare il pareggio, la squadra veneta inevitabilmente si scopre e concede qualche ripartenza di troppo. Dopo aver tremato su un tiro di Birsa e su un "liscio" di Pucciarelli imbeccato da Inglese, i rossoblù pungono con Rohden, che tenta il destro a giro da fuori area, di poco impreciso. Il Chievo, con Hetemaj subentrato a Dainelli (Radovanovic si sposta al centro della difesa) tenta l’assalto, disordinato ma rabbioso e sfiora il pareggio. Al 37’ Radovanovic mette a centro-area dove Inglese incorna bene, trovando però la risposta di Cordaz che smanaccia; poi ancora Inglese fa centroma l’arbitro Pairetto pesca l’attaccante in fuorigioco (decisione confermata dall’assistente Var). Nel recupero, l’ultima emozione è firmata da Pucciarelli che, appena fori dall’area, lascia partire un destro che si perde di pochissimo a lato. Poi l’espulsione di Zenga chiude la sfida: il popolo dello Scida può esultare.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina-Genoa 0-0: il tridente d'attacco di Pioli s'inceppa

In casa la Viola andava in rete da 22 turni di fila, ma contro la squadra di Ballardini non riesce a sfondare


Fiorentina e Genoa non si fanno male nel vero senso della parola. Partita modesta con pochissime occasioni e 0-0 che rispecchia fedelmente quanto visto. Punto che fa piacere soltanto al Genoa che fuori casa sta costruendo la propria classifica. Enorme occasione persa dai viola per tornare a respirare in classifica aria d'Europa. Ballardini punta sulla coppia d'attacco Pandev-Taarabt, spedendo in panchina ancora Lapadula. Migliore gioca al posto di Laxalt. Nei viola tornano dal primo minuto Simeone e Thereau insieme al solito Chiesa.


SOLO NOIA — La gara pare promettere bene ed al 5' Sportiello è bravissimo ad opporsi al destro di Taarabt, il migliore in campo nel primo tempo del Genoa. Meglio gli ospiti ed al 13' è Brlek ad impegnare il portiere viola che respinge la botta da fuori. La risposta gigliata è affidata a Chiesa che calcia fortissimo dopo una bella azione personale, palla fuori di poco. I ritmi però restano bassissimi e nella prima frazione vince soltanto la noia. Una piccola scossa arriva al minuto numero 41' dal solito Chiesa, il cui tiro-cross non raggiunge di un niente Biraghi. Lo 0-0 all'intervallo rispecchia fedelmente quanto visto.

PARI GIUSTO — Nel secondo tempo la Fiorentina parte con un piglio decisamente diverso e prima Chiesa e poi Benassi impegnano Perin. Poi è Simeone su assist del solito Chiesa a mangiarsi il vantaggio calciando altissimo a pochi metri dal portiere. Ballardini sostituisce uno spento Pandev con Lapadula provando a dare maggior peso all'attacco. Anche Pioli cambia. Dentro Babacar ed Eysseric, fuori Simeone e Thereau. Il Genoa rinuncia ad attaccare, la Fiorentina fatica a trovare spazi e l'equilibrio non si rompe. I cambi poi, se possibile, tolgono verve alla Fiorentina e la gara si trasina stancamente fino alla fine senza ulteriori sussulti. Il Genoa è soddisfatto, la Fiorentina decisamente meno.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sampdoria-Sassuolo 0-1: Viviano non basta, decide Matri.
C'è un giallo Var

Al Ferraris male i due attacchi:
Quagliarella e Berardi non si vedono mai, al contrario dell'ex Milan che entra e risolve i conti.
Polemiche per il tocco di mano di Torreira, non segnalato


Dicembre si è portato via Samplandia. Il Sassuolo prosegue la maledizione dei rigori, 5 falliti su 7, ma infligge, con pieno merito, alla Sampdoria la seconda sconfitta consecutiva in casa, dove i blucerchiati avevano costruito la loro splendida classifica.


PRIMO TEMPO — L’equilibrio domina per quasi tutto il,primo tempo, lasciando briciole agli attaccanti. Solo nel finale si aprono varchi importanti. Il Sassuolo si vede respingere da Viviano al 41’. Il portiere ribatte una prima conclusione di Politano, poi, dopo la respinta di Ferrari su Duncan, devia in angolo pure il tiro di Falcinelli. Nell’azione seguente è ancora Politano a sfiorare il palo con un destro al volo dal limite. La Sampdoria risponde subito: Quagliarella si libera a sinistra e cerca il diagonale sul secondo palo, Lirola devia e Consigli è bravo a rifugiarsi in angolo.


SECONDO TEMPO — Pure il secondo tempo si anima nel finale, ma stavolta il Sassuolo perdona solo a metà. Ferrari, al 36’ colpisce di mano un cross di Politano. L’ala del Sassuolo si presenta dal dischetto, ma Viviano intuisce la traiettoria del tiro e ribatte. Torreira neutralizza anche la conclusione seguente di Magnanelli. Proprio allo scadere, però, il Sassuolo trova il gol decisivo, con gli uomini inseriti da Iachini: cross di Ragusa e girata di Matri, che Viviano riesce solo a sfiorare.

POLEMICHE — A non finire per il non utilizzo della Var da parte dell'arbitro Gavillucci immediatamente dopo il rigore parato da Viviano a Politano. Sulla respinta del portiere è pronto Falcinelli, ma il suo tentativo viene stoppato dalla mano di Torreira. Proteste degli ospiti (ammonito Galdoniga) per il mancato ausilio tecnologico. Decisione a posteriori errata, al netto dell'intervento dell'uruguaiano: il rigore poteva starci.
Alessio Da Ronch

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Benevento-Spal 1-2, doppietta di Floccari

La squadra di Semplici passa in Campania e aggancia il Genoa in classifica.
Profondo rosso per i padroni di casa, sempre più ultimi e con un solo punto in classifica



BENEVENTO — Colpo della Spal, Benevento ribaltato. In fondo ad un match di intensità terribile, la squadra di Semplici viene a capo dei giallorossi al Vigorito grazie alla doppietta di Floccari e aggancia al terz’ultimo posto il Genoa a quota 14. Gioia infinita degli ospiti, padroni di casa depressi per non essere riusciti nemmeno stavolta a centrare la prima vittoria della stagione.

A TUTTA VAR — Per la prima volta Ciciretti e D’Alessandro insieme nel tridente d’attacco (Armenteros il centravanti) con De Zerbi in panchina, mentre la Spal si schiera con un 3-5-2 camuffato: Lazzari e Mattiello si piazzano non di rado sulla linea dei difensori. Partita frizzante con continui rovesciamenti di prospettiva. I giallorossi ci provano al 25’ con un destro in diagonale di Memushaj respinto da Gomis, poi sale in cattedra la squadra di Semplici: prima Grassi colpisce di testa da posizione ravvicinata al 30’ ma un Belec reattivo para in due tempi, quindi agli ospiti 2’ dopo viene annullato un gol di Paloschi per fuorigioco di Schiattarella (la Var conferma la decisione dell’arbitro Pasqua). Gli ospiti chiedono pure un rigore per tocco di mano di area di Memushaj al 41’, ma l’arbitro assegna la punizione al Benevento (dopo aver visionato ancora il monitor a bordocampo) per una spinta precedente di Floccari sull’albanese. Riemerso dal tunnel, scampato il pericolo, il Benevento chiude i primi 45’ in attacco e va vicino al gol con D’Alessandro, stoppato sul più bello da Gomis all’interno dell’area di rigore.

A TUTTA VELOCITA' — Riprende il match e la Spal sfiora il vantaggio in due occasioni nel giro di un minuto: Belec respinge un siluro di Floccari, poi sul tocco di Schiattarella per il comodo tap-in di Paloschi solo nell’area piccola è Di Chiara ad intromettersi tra i due e a salvare il Benevento in spaccata. Sul conseguente calcio d’angolo lo stesso Floccari colpisce di testa in torsione timbrando la traversa. La risposta dei padroni di casa non si fa attendere ed è eclatante: da piazzato Ciciretti pennella in area un bel cross che Costa trasforma in rete al 14’ con un tocco deviato da Cremonesi. Passano appena 5’ e la Spal pareggia con Floccari, lesto a raccogliere un assist in mezzo di Schiattarella e ad insaccare. L’onnipresente centravanti firma anche il sorpasso sui sanniti al 28’ spingendo in rete a porta vuota un pallone respinto da Belec dopo un gran tiro da sinistra dell’ottimo Mattiello. Cambia lo scenario del match e Grassi per poco non chiude la gara 2’ dopo (tiro sull’esterno della rete). Ciciretti e compagni reagiscono ma è Gomis a negare loro il gol parando le conclusioni di Cataldi e Puscas, che nel finale sbaglia la mira da buona posizione. Finisce con l’acuto degli ospiti, di enorme valore in chiave salvezza, e l’ennesimo k.o. dei giallorossi, fischiati e contestati al triplice fischio dai propri tifosi.

Alessio D’Urso

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Atalanta-Lazio 3-3, doppiette di Ilicic e Milinkovic

Doppietta anche per Ilicic, apre Caldara, chiude Luis Alberto:
nerazzurri sul 2-0 e poi sul 3-2



Avrebbe voluto vendicarsi: la Lazio era stata l’unica squadra a batterla due volte. Ma l’obiettivo dell’Atalanta non riesce, anzi riesce a metà, perché comanda a lungo una partita intensa e spettacolare prima di arrendersi allo scatenato Luis Alberto. Finisce con un pari pieno di emozioni e gol. Giusto così.

SPETTACOLO — Una novità nell’Atalanta rispetto a Genova: al posto di Toloi c’è Palomino. Per il resto, squadra confermata: con De Roon squalificato, Cristante a centrocampo accanto a Freuler, mentre Ilicic va a fare l’esterno destro. Tridente classico. Nella Lazio, prima volta senza Immobile, c’è il debutto da titolare per Caicedo. Le squadre impiegano poco più di un quarto d’ora per studiarsi. Gasperini deve capire come frenare Luis Alberto: ci provano Freuler, che arretra oppure Caldara in uscita dalla difesa e anche Masiello. Inzaghi deve fare lo stesso con Ilicic che parte da destra per spaziare molto e al 40’ va a fare il trequartista nel 4-3-1-2. Il compito di limitarlo se lo dividono Radu e De Vrij mentre Bastos va subito in difficoltà davanti al rinascente Gomez. Un quarto d’ora, poi si scatena lo spettacolo. L’Atalanta si affida al tridente perché i due esterni (Spinazzola e Hateboer), come a Genova non sembrano brillare. Al minuto 19 il primo gol: delizioso cross di Petagna da destra, Caldara ruba il tempo a Marusic e batte Strakosha con un gran colpo di testa. Ancora più bello il raddoppio, che arriva cinque minuti più tardi: lancio millimetrico del Papu e girata al volo di sinistro di Ilicic con Radu in ritardo. Il terzo gol è sfiorato al 23’: ancora Gomez da sinistra, Bastos sbaglia il tempo, Cristante è solo e tira. Paratona di Strakosha, che poi replica su Petagna. Lazio in ginocchio? Neanche per idea: rischiato il crollo, si riorganizza in tempi brevissimi affidandosi ai suoi uomini di maggior classe. Primo gol: azione personale di Milinkovic, Masiello fa una debole opposizione, il serbo fa una finezza, tocca il pallone con la suola del piede destro e se lo passa sul sinistro, tiro. Berisha, coperto, si butta male e tardi: il pallone colpisce il palo alla sua destra e finisce dentro. Il pareggio: Luis Alberto scatenato sulla sinistra, palla in area, Parolo appoggia per Milinkovic. Anche stavolta Berisha non sembra impeccabile. E si riparte: giusto così.

RIECCO IL PAPU — Ma all’inizio del secondo tempo la partita cambia di nuovo padrone: da Gomez a Petagna che restituisce con un grazioso colpo di tacco, il Papu controlla ma viene buttato giù da Bastos. Rigore evidente, Ilicic non sbaglia. Inzaghi corre ai ripari e toglie il frastornato Bastos. Ma è l’Atalanta ora a comandare: il solito Ilicic sfiora il 4-2con un tiro di destro che non prende il giro e finisce fuori di poco. Cambio anche nell’Atalanta: fuori Palomino per un problema muscolare, dentro Toloi. Intanto la Lazio prova a riguadagnare campo. Leiva tira da fuori, Berisha para in due tempi. A questo punto l’Atalanta decide di controllare il ritmo. Ma l’impressione del basso profilo dura poco. Si va a fiammate: e infatti al 29’ angolo da destra del Papu, Petagna sfiora il pallone, Caldara (ancora lui) si fa trovare nel posto giusto, anche se in posizione di fuorigioco. Irrati sente il Var e annulla. L’Atalanta potrebbe comunque dilagare: un paio di minuti più tardi, è Gomez a sfiorare il quarto gol. Ma questa Lazio non muore mai. E trova il pari, con il suo uomo migliore, Luis Alberto che chiude alla perfezione un triangolo con Caicedo. E’ i minuto 34: siamo 3-3 e questa partita non ha nessuna voglia di finire.

Guglielmo Longhi

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SERIE A 2017/2018 17ª Giornata (17ª di Andata)

16/12/2017
Inter - Udinese 1-3
Torino - Napoli 1-3
Roma - Cagliari 1-0
17/12/2017
Hellas Verona - Milan 3-0
Bologna - Juventus 0-3
Crotone - Chievo 1-0
Fiorentina - Genoa 0-0
Sampdoria - Sassuolo 0-1
Benevento - Spal 1-2
Atalanta - Lazio 3-3

Classifica
1) Napoli punti 42;
2) Juventus punti 41;
3) Inter punti 40;
4) Roma(*) punti 38;
5) Lazio(*) punti 33;
6) Sampdoria(*) punti 27;
7) Atalanta e Milan punti 24;
9) Fiorentina e Torino punti 23;
11) Udinese(*), Bologna e Chievo punti 21;
14) Cagliari e Sassuolo punti 17;
16) Crotone punti 15;
17) Genoa e Spal punti 14;
19) Hellas Verona punti 13;
20) Benevento punti 1.

(*) Sampdoria, Roma, Lazio e Udinese una partita in meno.


(gazzetta.it)
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Cinque squadre in testa e cinque squadre in zona retrocessione ma ci sono ancora 21 giornate e 63 punti a disposizione di ogni società, potenzialmente il Benevento potrebbe salvarsi e il Milan potrebbe finire in serie B. [SM=x611856]

Il calendario (clicca sul logo)...






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Chievo-Bologna 2-3, decidono Destro e Verdi.
Cacciatore-gol, poi spreca tutto

Match intenso tra due squadre che fino all'ultimo cercano il risultato:
sorride Donadoni, che grazie ai suoi gioielli porta a casa tre punti fondamentali.
Inglese in rete, espulso Poli


Gol, grandi parate, un gol annullato e una traversa in pieno recupero. Più che la vigilia di Natale, a Verona sembra già quasi capodanno per i boati e le emozioni di una gara scoppiettante, vinta dal Bologna 3-2 al 90’, nonostante l’inferiorità numerica degli ultimi 10 intensissimi minuti, col Chievo capace di pareggiare subito dopo il rosso a Poli e che sembrava averne di più nello sprint finale. E invece un infortunio tecnico di Cacciatore (fin il migliore in campo) al 90’ spiana la strada del successo al Bologna, che almeno per una notte sente profumo di Europa, col settimo posto a pari punti (24) con Atalanta e Milan.

VIVA L'ANGOLO — Il Bologna sblocca la sfida al primo affondo (4’): angolo di Verde e Destro di testa schiaccia alle spalle di Sorrentino. La risposta del Chievo è una girata in area di Inglese, centrale. Poi ancora da angolo Verdi sfiora il raddoppio calciando direttamente in porta, ma Sorrentino salva rischiando anche di farsi male sbattendo sul palo. Ancora Sorrentino poi salva il Chievo deviando in tuffo un colpo di testa sottomisura di Krejci. E’ la scintilla che sveglia il Chievo, che prima sfiora il pari con Gamberini (30’) che di testa manda alta da pochi passi su angolo di Birsa, e poi pareggia, ancora su azione d’angolo, con una bella girata di Inglese, forse all’ultima al Bentegodi con la maglia del Chievo (andrà al Napoli, da capire la tempistica). Chievo che sfiora poi il sorpasso con Cacciatore, ma Mirante si supera e salva il Bologna. Nel recupero del primo tempo, poi, è Tomovic ad anticipare a porta vuota Destro, a un passo dalla doppietta.


QUANTE EMOZIONI — Il copione di inizio ripresa è identico a quello del primo tempo, col Bologna che passa subito (5’): Sorrentino respinge centralmente una conclusione da fuori di Pulgar e Verdi a porta vuota riporta avanti gli emiliani. Al 21’ ancora Verdi da posizione defilata scavalca Sorrentino, ma sulla linea Gamberini riesce a salvare in acrobazia. Da un salvataggio all’altro, perché al 34’ il Chievo sfiora il pari con Pellissier, bravo a stoppare al volo e a superare Mirante in uscita con un tocco sotto, ma Maietta spazza sulla linea. Al 36’ la svolta per le speranze del Chievo: Poli già ammonito entra duro su Hetemaj e lascia il Bologna in dieci. E il Chievo in un minuto costruisce due nitide palle gol con Inglese: sulla prima è decisivo Mirante, sulla seconda il centravanti non inquadra la porta. E’ il preludio al pari, che arriva con una prodezza di Cacciatore (40’): finta a rientrare dall’out di destra e sinistro a giro sul palo lontano. L’arbitro consulta la Var per alcuni minuti, ma poi convalida, per il secondo boato del Bentegodi. Finita così? Macché. Al 90’ Cacciatore passa da eroe di giornata all’uomo più sfortunato della giornata: scivola in disimpegno e regala palla a Destro, che entra in area e firma il 3-2 Bologna. Le emozioni non sono ancora finita, perché il Chievo cerca disperatamente il pari, che trova ancora con Cacciatore, ma stavolta in fuorigioco dopo una traversa in mischia di Tomovic. E’ l’ultima emozione di una gara molto divertente. Ma il pandoro più dolce a Natale lo mangerà Donadoni.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cagliari-Fiorentina 0-1, Babacar entra e decide la partita

Nel finale l'attaccante, appena inserito da Pioli, brucia Andreolli e decide la partita.
Nel finale espulso Joao Pedro con la Var




Tenera è la notte viola. Il settimo risultato utile di fila è il più bel regalo di Natale per la Fiorentina che gela la Sardegna Arena (0-1 gol di Babacar al 37' della ripresa) e inguaia un Cagliari mai così brutto, incapace di creare e di reagire. In netta involuzione rispetto alla buona prestazione dell'Olimpico con la Roma. Ora la classifica preoccupa perché il calendario fa paura: Bergamo con l'Atalanta, poi due sfide interne, ma con Juve e Milan e quindi nella bolgia di Crotone. La Viola invece è pronta a rimettersi sul Freccia Rossa per Roma proprio il giorno di Natale per andare ad attaccare la semifinale di coppa Italia il 26 a Santo Stefano con la Lazio. Un viaggio che non piace, ma che almeno si fa col sorriso, portato da Khouma Babacar che entra e segna. Ma va sottolineato soprattutto l'enorme lavoro di Federico Chiesa, da una delle sue tante iniziative si sviluppa il colpa ciò dei ragazzi di Pioli, apparsi decisamente più in palla rispetto all'esibizione interna col Genoa. Alla Sardegna Arena c'è un clima Natalizio: video messaggi di auguri dei tifosi, la piccola Sara premiata per la lettera di Babbo Natale più originale, animatori vestiti da elfi sulle tribune e il meglio all'intervallo: il mitico portiere rossoblù Adriano Reginato riceve dal capitano (stavolta non giocatore ) Dessena una maglia dorata per i suoi 80 anni. Ma purtroppo tutto è rovinato da una sconfitta che fa male.

PRIMO TEMPO — Il Cagliari parte con Cossu, 37 anni, in mezzo , scelto come sostituto dello squalificato Cigarini, ma l'idolo della Nord non ha i tempi del regista basso, non riesce a pressare su Badelj che giostra a suo piacimento e non detta i tempi. Lopez dopo 27 minuti è costretto a mandarlo davanti accanto a Pavoletti spostando Barella al centro e Joao Pedro mezzala. La Fiorentina guadagna campo e calci d'angolo, ha molta libertà. Pioli tiene molto avanzato anche Biraghi, ma è soprattutto Chiesa a colpire tre volte, sbagliando mira e calciando fuori. Padoin non lo tiene, troppo veloce. Ma al gol si avvicina più di tutti Simeone di testa e un grande intervento di Cragno gli nega la gioia. Il Cagliari non crea alcun problema e l'ex Astori comanda a difesa da padrone.

SECONDO TEMPO — Lopez corregge il tiro: fuori Cossu, dentro il mago Farias, poi dentro anche Faragò per Ionita. La squadra è più vivace, ma continua a non creare problemi nè a Sportiello nè ai difensori viola. Mentre Thereau pesca Badelj solo in mezzo all'area che schiaccia di testa a lato. E' l'ultimo lampo del francese, a secco dal 22 ottobre, che lascia il posto A Babacar (Una mossa azzeccata di Pioli), come la difesa a tre). La partita non decolla, ma c'è Chiesa che la accende, balla e fa ballare gli avversari e mette dentro un pallone che, grazie al velo del Cholito e all'errore di Andreolli, Babacar mette dentro. E' la fine dei sogni rossoblù che poi perdono per un fallo inutile su Chiesa anche Joao Pedro, cacciato col rosso diretto da Di Bello. Il Cagliari non vince dal 19 novembre (Udine) e ora andrà a Bergamo anche senza il brasiliano. La Fiorentina prova un altro colpo in coppa Italia, per poi chiudere l'anno al Franchi col Milan. Chissà che l'entusiasmo non riporti allo stadio Della Valle.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lazio-Crotone 4-0: in gol Lukaku, Immobile, Lulic e Felipe Anderson

Goleada della squadra di Inzaghi che ritrova la vittoria, in casa, dopo due mesi...
A segno anche il brasiliano a digiuno dal 7 maggio scorso


Dopo due mesi la Lazio torna a vincere in campionato all’Olimpico. I tre punti contro il Crotone consentono alla squadra di Inzaghi di rilanciarci verso la zona Champions. Le quattro reti dei biancocelesti danno consistenza a un successo lievitato nel finale. Tanta fatica per sbloccare nella ripresa il risultato contro un avversario molto combattivo. Dopo il gol di Lukaku, ci pensano Immobile, Lulic e Felipe Anderson a sigillare una vittoria preziosa per la Lazio, che martedì ospiterà la Fiorentina per i quarti di Coppa Italia.


EQUILIBRIO — Tra turnover e il rientro di Immobile, Inzaghi cambia mezza squadra rispetto alla formazione che ha pareggiato con l’Atalanta e opta per il 3-4-2-1. Spazio così anche a Patric, Wallace, Murgia e Lukaku. Zenga (squalificato, in panchina Carbone) conferma i titolari del successo contro il Chievo. Avvio arrembante della Lazio. Cordaz sventa su Luis Alberto e De Vrij. Crotone arroccato in difesa ma anche agile in fase di disimpegno. Al 24’ tentativo dei calabresi con Trotta: Strakoska controlla. La squadra di Inzaghi non riesce a dare continuità alla manovra offensiva: col passare dei minuti il Crotone sposta in avanti il baricentro del gioco. Alla mezzora, fuori bersaglio un colpo di testa di Wallace. Attenta e articolata la copertura dei calabresi, sostenuta dal pressing in mediana. Al 42’, sbuca Parolo al tiro: palla sull’esterno della porta. Lazio sconta comunque tanta imprecisione in fase di impostazione.

SBLOCCA LUKAKU — La ripresa parte nella scia del primo tempo. La squadra di Inzaghi appare appannata sul fronte offensivo. La formazione di Zenga corre tanto senza perdere lucidità. Al 10’, ci prova Wace dalla distanza. Un minuto, scatto in progressione di Immobile sulla sinistra, per il tocco vincente di Lukaku, che realizza il suo primo gol con la maglia della Lazio. Il vantaggio sblocca i biancocelesti. Al 14’, traversa di Luis Alberto direttamente su calcio d’angolo. Al 15’, Strakoska rischia ma subito rimedia su Budimir. Al 20’, pericoloso Martella: incornata al lato. Al 20’, tre sostituzioni: nella Lazio entrano Lulic e Leiva (out Milinkovic e Murgia), nel Crotone ecco Tonev (fuori Stoian). Inzaghi passa al 3-5—1-1. Al 26’, Marusic fallisce clamorosamente a porta spalancata su pregevole assist di Lulic. Al 29’, di pochissimo fuori un bel diagonale di Immobile. Che al 33’ fissa il raddoppio con un’incornata innescata da un pallone pennellato da Lulic. Sedicesimo gol in campionato per il bomber di Inzaghi. Altro tris di cambi: nella Lazio Felipe Anderson al posto di Luis Alberto, nel Crotone Faraoni e Simy rilevano Sampirisi e Budimir. Al 39’, Strakosha si oppone alla conclusione di Trotta. Al 41’, la Lazio si porta sul 3-0: a segno Lulic che chiude a rete su passaggio di Felipe Anderson. Il quarto gol lo firma al 42’ Felipe Anderson su assist di Parolo: primo centro in questo campionato per il brasiliano. I 40 mila dell’Olimpico festeggiano la Lazio tornata a risplendere in a casa.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Genoa-Benevento 1-0: Lapadula al 92' firma la prima vittoria in casa

L'ex attaccante del Milan si procura e trasforma il rigore decisivo,
in una gara che condanna ancora i campani nel finale.
Tantissimi errori, da una parte e dall'altra, ma i liguri si tirano fuori dalla zona calda



Il tabù Ferraris il Genoa lo infrange all'ultimo sospiro, con il rigore di Lapadula che fa crollare il muro del Benevento e consegna ai liguri il primo successo casalingo della stagione in Serie A. I campani restano ancora fermi a quota uno.

QUANTE OCCASIONI — Il Benevento attende, il Genoa pure. Il primo tempo della sfida è dominato dal tatticismo e dalla prudenza, con gli ospiti che creano le prime insidie: un cross di Ciciretti al 16’, che Puskas colpisce male a due metri dalla porta, un colpo di testa di Parigini, su cross di Lombardi al 33’, debole e centrale. La risposta del Genoa arriva solo nel finale di tempo ed è clamorosa: al 40’ Taarabt inventa, liberando Pandev davanti a Belec, il tiro di destro del macedone, però, si infrange sul palo. Un minuto e la sfortuna torna a colpire i genoani: punizione di Veloso, Rigoni colpisce di testa,Belec devia e la traversa respinge.

CAMBIO — Ballardini prende coraggio al 10’ del secondo tempo, inserendo Lapadula, e presto quello del Genoa diviene un assalto. Al 24’ Taarabt crossa, Bertolacci conclude di testa, ma Lucioni salva sulla riga. Due minuti e il difensore replica: Pandev innesca Lapadula, Belec devia e Lucioni interviene ancora ad evitare il k.o.. Il Benevento sembra alle corde, ma Izzo, con un errore clamoroso lo rilancia. Lombardi può partire in contropiede e serve Chibsah, Perin però salva il Genoa. Poi è Laxalt a evitare il gol sul secondo tiro del centrocampista. La rete vincente arriva nel recupero, Belec atterra Lapadula e il centravanti fa gol su rigore. Costa avrebbe la chance del pareggio al 48’ ma il suo sinistro è di poco impreciso. E l'incubo del Benevento continua...

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli-Sampdoria 3-2, Sarri mantiene il ritmo da primato

Blucerchiati avanti due volte (la seconda con Quagliarella, che non esulta),
ma gli azzurri mantengono il ritmo da primo posto grazie al brasiliano e ad Hamsik, autore del gol decisivo


Due partite in una ma al novantesimo vince meritatamente il Napoli, 3-2 su un Sampdoria bella che però non balla. Gli azzurri ricevono il Buon Natale, con tanto di striscione, dai propri tifosi e vanno a +5 sull'Inter grazie al gol decisivo di Hamsik, firma su una gara durata in pratica 45' nei quali le due squadre hanno profuso tantissime energie. Ha prevalso la tecnica del Napoli, ma applausi al coraggio della Sampdoria, rimasta comunque in partita fino alla fine dopo essere andata due volte in vantaggio. Prima del match, solo applausi, anzi ripetute ovazioni, per l'attesissimo ex Quagliarella mentre Zapata è partito in panchina e Strinic si è occupato di Callejon. Giampaolo ha provato a bloccare Sarri con il possesso palla di qualità, solitamente tipico del Napoli. Addirittura i blucerchiati hanno concesso agli azzurri spazi per le ripartenze che normalmente Hamsik e compagni non trovano mai. Sarri si è affidato ai suoi titolarissimi con il rientro dal primo minuto di Insigne (una "medicina" proprio per il convalescente Callejon, che ha ritrovato il suo assistman di fiducia).


FUOCHI D'ARTIFICIO — Pronti via, magia di Ramirez (sempre pericoloso alle spalle di Jorginho) su punizione da almeno trentacinque metri e palla all'angolino alto con Reina certamente non incolpevole. 1-0 Sampdoria e via con i fuochi di artificio, perché il Napoli è chiamato a pigiare il piede sull'acceleratore e a sgommare a sinistra con il solito Insigne e con Mertens, che al 12' sfiora la prodezza: stop e mezza girata da fuori area, palla a lato. Al 16' il Napoli ha pareggiato con Allan, dopo un dubbio contatto su Barretto da parte di Mertens che poi ha crossato per Callejon, volée intercettata da Viviano e tap in vincente del brasiliano. Il coraggio della Sampdoria di riportarsi nella metà campo avversaria con una certa frequenza è stato premiato dal rigore che Massa ha fischiato per netto fallo di Hysaj su Ramirez, autore di una gran giocata con il mancino nei sedici metri azzurri. Quagliarella ha trasformato senza esultare e poi non ha sentenziato il Napoli alla mezz'ora su assist di Caprari (destro in scivolata di poco a lato). A quel punto la giostra ha continuato a girare e Insigne ha pareggiato al 33' su recupero di Allan e assist di Mertens: destro preciso e spettacolo a Fuoroigrotta. Allan è stato l'uomo in più del Napoli: ha sospinto i suoi in tutti i momenti, segnato il primo gol, generato il secondo e anche il terzo. Da un blitz del brasiliano, Mertens (secondo assist) ha servito ad Hamsik un cioccolatino solo da scartare. 3-2 all'intervallo.


PRUDENZA — Ritmi più bassi nella ripresa ma spazi più ampli. Copione tattico diverso e Napoli giustamente coperto così come richiesto dal punteggio. Niente occasioni per buoni venti minuti, una notizia clamorosa rispetto al susseguirsi di emozioni del primo tempo ma anche la dimostrazione che gli azzurri hanno provato a gestire ed a limitare i pericoli con la Sampdoria costretta a cercare l'imbucata giusta. In pratica, le due squadre hanno scalato di un paio di marce aspettando qualche errore degli avversari per approfittarne (quando ha sbagliato Diawara, Quagliarella ha messo i brividi a Reina, destro fuori di poco). Dal 32' azzurri in dieci per l'espulsione di Mario Rui, doppia ammonizione, e quindi ancor più prudenti. L' ingresso di Zapata ha scoperto la Samp e non ha cambiato la partita (Reina non ha effettuato neppure una parata nella ripresa), il Napoli ha vinto e resterà comunque in testa alla classifica.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Inter 1-0, Falcinelli gol, Icardi sbaglia.
Secondo k.o. per Spalletti

Decide un contropiede dei neroverdi nel primo tempo, poi Consigli para un rigore al capitano nerazzurro



Un'altra sconfitta e ora i fantasmi attorno all'Inter acquistano contorni più definiti. Dopo gli stenti col Pordenone e il k.o. interno con l'Udinese, la squadra di Spalletti perde anche contro un Sassuolo non certo irresistibile e si avvicina nel modo peggiore al derby di Coppa e allo spareggio Champions contro la Lazio. Decide un gol di Falcinelli, quello della doppietta ai tempi del Crotone. Icardi invece è il personaggio negativo, visto che si mangia due gol nel primo tempo e fallisce un rigore a inizio ripresa. Ma tutta la squadra mostra chiari limiti quando deve fare la partita contro un avversario che si chiude. Nel campionato scorso l'Inter di Pioli si squagliò dopo un 7-1 all'Atalanta. Questa volta invece sembra scomparsa dopo il 5-0 al Chievo. Parallelo inquietante.

SORPRESA CANCELO — Iachini dopo il turnover di Coppa ripropone Politano e Berardi ai lati di Falcinelli. Torna anche il centrocampo titolare, mentre Spalletti (privo dello squalificato Vecino) lancia Cancelo ma come terzino, con D'Ambosio che passa a sinistra. Formazione offensiva, completata da Brozovic trequartista. E proprio il croato sarà la croce e delizia nerazzurra di un primo tempo in cui emergono i limiti della squadra si Spalletti. L'Inter infatti fa la partita, ma quasi per inerzia, faticando maledettamente quando arriva sulla trequarti avversaria. L'unico capace di accendere la luce è Brozovic, che per due volte mette Icardi davanti alla porta. Sulla prima Mauro mette a sedere Consigli ma poi manda incredibilmente a lato di destro. Viene sì segnalato un fuorigioco, che però in caso di gol la Var avrebbe cancellato perché inesistente. Sulla seconda l'argentino supera il portiere con un pallonetto ma al momento di appoggiarla viene anticipato da Acerbi. Il Sassuolo si difende con ordine e prova a ripartire. Handanovic tiene un mancino di Berardi dopo scambio con Politano. Ma il portiere partecipa negativamente all'azione che al 34' porta in vantaggio i padroni di casa. Politano, che era passato a destra dopo pochi minuti, si fa indisturbato 70 metri in fascia e crossa per Falcinelli, che sfrutta la mancata uscita di Handa e anticipa Cancelo, schiantandosi poi sul palo. L'Inter fatica a reagire, masticando sempre lo stesso calcio che trova sfoghi solo sugli esterni - e quasi sempre a destra, con Perisic mai dentro al gioco -, anche perché Borja (peraltro meno lucido del solito), Gagliardini e lo stesso Brozovic - primo colpevole sul gol per la libertà che concede a Politano - si inseriscono poco.

TOCCA A EDER — Spalletti inizia il secondo tempo con Eder per Brozovic. L'Inter schiuma rabbia e si procura subito un rigore per mani di Acerbi su cross di Cancelo. Per Icardi però sembra proprio una giornata maledetta, visto che Consigli lo ipnotizza dal dischetto e mantiene i suoi in vantaggio. Il Sassuolo anzi all'8' rischia di segnare in contropiede nelle praterie concesse dall'avversario. Gara almeno più viva. Candreva non vede Perisic e scaglia il sinistro su Consigli, poi Acerbi anticipa Icardi, cercato da Perisic. Valeri, che lo aveva già richiamato, espelle Iachini per proteste. L'Inter per i primi 20' della ripresa è un'onda in piena, ma rischia grosso quando Ragusa - appena entrato per Berardi - innesca Falcinelli che però sballa il destro. Spalletti punta su Joao Mario ma si fa male D'Ambrosio (trauma distorsivo al ginocchio sinistro) e quindi entra Dalbert. Joao poi entra per Miranda, con Gagliardini che si abbassa. Ma la squadra non risponde comunque ai comandi, tenta solo cross che esaltano Acerbi e Goldaniga ed è Handanovic che deve salvare su Politano. Icardi ed Eder nel finale completano l'opera di autolesionismo. Natale amarissimo in casa Inter.

Luca Taidelli

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Spal-Torino 2-2: doppietta di Iago in 10',
poi rimontano Viviani e Antenucci

I granata si illudono con le due reti dello spagnolo in avvio di gara,
poi arriva la rimonta tra la fine del primo tempo e l'avvio di ripresa.
Palo di Belotti al novantaquattresimo



Sembrava tutto finito dopo dieci minuti: la doppietta di Iago Falque aveva già regalato al Toro la possibilità di festeggiare un Natale molto allegro. E invece i granata si sono accontentati, la Spal ha lottato come fa sempre e alla fine il 2-2 è giusto perché la squadra di Semplici ha saputo andare oltre i propri limiti mentre quella di Mihajlovic è uscita progressivamente dalla partita, limitandosi a un sussulto nel finale quando ha colpito un palo con Belotti.

PRIMO TEMPO — Nemmeno il tempo di dare un'occhiata alle squadre e il Torino è già in vantaggio: lancio lungo di Molinaro, pisolino della difesa di Semplici e tocco preciso di destro di Iago Falque. Sono passati 18" e la partita del Torino è già in discesa. La Spal conferma una certa difficoltà nell'approccio alle gare e, se servisse una riprova, al 10' il Toro raddoppia: Salamon perde palla sulla trequarti, Belotti e Baselli organizzano una ripartenza, Mattiello respinge la conclusione del centrocampista e Iago da due passi realizza il comodo tap-in. La Spal prova a rialzare la testa sfruttando la corsia di destra, più attiva di quella di sinistra. Lazzari si propone tante volte anche se poi è solitamente impreciso al cross. Schiattarella è il più continuo e al 30' effettua il primo tiro della sua squadra sul quale Sirigu è bravo a intervenire. I calci piazzati sono un fattore importante per la Spal, che proprio da fermo riapre la gara al 42': bellissima punizione di Viviani e stavolta Sirigu non può intervenire.

SECONDO TEMPO — Dopo l'intervallo la Spal alza il baricentro mentre i granata non riescono più a proporsi in avanti. Sirigu vola su un tiro al volo di Grassi, che riprende la respinta e viene atterrato da De Silvestri. Valeri non se ne accorge, il Var Gavillucci sì ed il rigore è inevitabile: Antenucci lo trasforma con freddezza. La Spal, contenta del pareggio e comprensibilmente stanca, rallenta il ritmo e il Toro mette finalmente il naso oltre la metà campo. Però i granata tirano una volta sola, al 49' e potrebbe essere la svolta della partita: angolo di Berenguer, testa di Belotti, palo interno e miracolo di Viviani che rinvia mentre la palla sta per finire in porta. Finisce 2-2 ed è il risultato più giusto.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Udinese-Verona 4-0: Barak, Widmer e Lasagna lanciano Oddo

Quarta vittoria di fila dei friulani che travolgono i venenti
e salgono a 24 punti con una partita da recuperare.
Gialloblù penultimi



Oddo conquista la quarta vittoria di fila rifilando quattro gol alla squadra che l’ha visto debuttare in A 17 anni fa e che scompare davanti a un’inequivocabile dimostrazione di forza. L’Udinese comincia a fare la partita dal primo minuto e va avanti fino al novantesimo, decidendo come e quando alzare il ritmo perché davanti si trova un avversario, il Verona emergenziale (fuori anche Caceres bloccato dal mal di schiena), che spesso finisce con 10 giocatori dietro la linea del pallone.

CHE DOMINIO — L’Udinese domina un po’ dovunque: a centrocampo dove Barak e Jankto sono il valore aggiunto mentre Behrami fa il play ma segue anche Bessa; sulle fasce dove Adnan frena Romulo e spinge mentre Widmer, a destra, fa lo stesso con Souprayen. La vittoria matura poco per volta: l’antipasto è il colpo di testa di Lasagna al 19’, due minuti più tardi Souprayen salva in scivolata su Maxi Lopez, un intervento che ha del prodigioso. Il gol è vicino e arriva al 28’: da Adnan a Widmer che rimette al centro per Barak. L’opposizione di Zuculini è troppo molle (il centrocampista alza le braccia perché ha paura di fare fallo), Barak ha il tempo di girarsi e battere Nicolas. Poi il raddoppio: tiro del ceco in gran forma (per lui terzo gol in tre partite), Nicolas respinge male, arriva Lasagna, ancora tiro, stavolta il portiere brasiliano ci mette il corpo e para anche se in modo precario. Ma c’è l’onnipresente Widmer, che anticipa Verde e batte Nicolas mentre Heurtaux tenta un disperato salvataggio. E’ 2-0 per l’Udinese: giusto così.

MA DOV'E' IL VERONA? — Nel secondo tempo non cambia nulla, nel senso che l’Udinese continua a dominare. E fa tris al minuto 23 ancora con Barak, che sfrutta una sponda intelligente di Lasagna. Che, dopo qualche errore, lascia finalmente la firma sulla goleada: assist di Jankto, KL15 vince il duello di forza con Heurtaux e batte il frastornato Nicolas. Ma non è finita: c’è da ricordare la traversa di Larsen e il salvataggio di Nicolas (di piede) su tiro di Adnan. Poi Maresca fischia la fine della partita e del pomeriggio da incubo dell’Hellas.

Guglielmo Longhi

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Milan-Atalanta 0-2: Cristante e Ilicic in gol, Gattuso al secondo k.o. di fila

Rossoneri in ginocchio a San Siro:
l'ex sblocca nel primo tempo e lo sloveno raddoppia nella ripresa.
Per Ringhio bilancio negativo: 3 sconfitte, un pari e 2 vittorie



Il gol di destro di Josip Ilicic, più mancino del vecchio Partito Comunista, è un segno dell’apocalisse. Gattuso lo vede materializzarsi dopo 26 minuti del secondo tempo, quando l’Atalanta è avanti 1-0 a San Siro e il Milan è nel momento migliore della sua partita. Spinazzola da sinistra mette in mezzo una palla commovente – perfetta, imprendibile per Bonucci ma al millimetro per il compagno – e Ilicic a pochi metri da Donnarumma completa l’esecuzione. Lo stato d’animo a volte gira in un secondo e lo stadio, fino a un attimo prima un po’ freddo ma speranzoso, passa alla contestazione: Milan-Atalanta non cambia più e finisce 0-2, gol di Cristante e Ilicic. Abbastanza da rendere il Natale terrificante: il Milan è nono a -21 dal Napoli e, in attesa del posticipo, a -14 dal quarto posto. Quel che è peggio, il cambio di allenatore ha quasi peggiorato una squadra da quattro punti in quattro partite. Il Milan ancora una volta non ribalta uno svantaggio, reagisce meglio di altri giorni ma resta una squadra molto fragile. Oltre la mente, poi, c’è il calcio. Il Milan dopo 18 giornate e due allenatori sembra spesso senza un piano di gioco. Gattuso questa volta cambia ancora – Borini e Cutrone esterni d’attacco, Bonaventura e Montolivo a metà campo con Kessie – ma offensivamente trova poco. Qualche pericolo, una parata nemmeno complicata di Berisha.

FISCHI — Kalinic è ovviamente parte della spiegazione. Nikola comincia con un’entrata che ai milanisti fa venire il sacro terrore della Var - i suoi tacchetti restano tatuati sulla gamba di Toloi – poi pensa al campo ed è prezioso con gli assist. Il Milan dopo l’intervallo va vicino a segnare sia con Kessie dopo 5 minuti sia con Borini a metà secondo tempo, due tiri nati da due sponde del 7 croato. Il problema è la finalizzazione. Kalinic è sfortunato su una girata+tiro respinta ma gestisce male la miglior occasione della sua partita: quando l’orologio è quasi arrivato all’ora, Borini crossa da destra e Nikola prima controlla bene, poi centra Hateboer al momento di trovare la porta. Anche per questo, quando esce viene fischiato dal pubblico, che invoca attributi ogni cinque minuti e risparmia quasi nessuno. Una parte di San Siro se la prende anche con la famiglia Donnarumma: Gigio è fischiato da qualche tifoso sia all’annuncio delle formazioni sia all’inizio del secondo tempo, quando raggiunge la porta sotto la curva, e più di qualcuno tira fuori il fischietto anche quando lo speaker annuncia Antonio tra le riserve.

BRAVO GASP — L’Atalanta nello psicodramma rischia di passare in secondo piano, condanna non meritata perché Gasp riprende la Samp e sale sesto, in piena zona Europa. I bianchi sono ordinati, sanno sempre che cosa devono fare, magari non esplodono di intensità ma gestiscono la partita molto bene. Gasperini rinuncia a Ilicic e all’inizio manda i tre centrali difensivi a difendere sulle tre punte avversarie, marcando a uomo a tutto campo. Per i primi 10 minuti l’Atalanta tiene palla spesso e la recupera in fretta con il solito sistema di ri-aggressione, poi sblocca la partita con Cristante dopo mezz’ora. Il gol è come certi incidenti all’incrocio: un concorso di colpa. Cutrone regala una punizione evitabile e, sul cross, Bonucci perde di vista Caldara. Donnarumma respinge male il colpo di testa del difensore e Musacchio perde la gara di reattività con Cristante, che arriva per primo sulla palla vagante e la mette in zona-incrocio. Basta così per indirizzare la serata, perché il Milan è una squadra da lettino - materiale da psicanalista - e paga anche… la tecnologia nell’azione che poteva cambiare il pomeriggio. Dopo 13 minuti Cutrone inizia di energia un’azione che sfocia in un cross di Kessie. Berisha esce male e la palla finisce prima su un braccio di Cutrone, poi a Bonaventura, che da un metro mette in porta. Fabbri prima convalida, poi mette le mani a rettangolo e annulla con la Var. Al di là di un tiro di Bonaventura su altro errore di Berisha, il Milan non va più così vicino al gol. Allora Bonucci chiede scusa alla curva, mentre la squadra esce ancora tra i fischi. Ormai a San Siro è una colonna sonora tradizionale, più di "Jingle Bells" cantato dai bambini rossoneri all'intervallo.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juventus-Roma 1-0: decide Benatia, traversa di Florenzi

La rete del difensore nel primo tempo è decisiva.
Poi la squadra di Allegri manca il raddoppio, prima della traversa
e dell'errore di Schick, murato da Szczesny nel recupero


Allo Stadium non si passa. Cambiano gli allenatori (giallorossi) ma la prassi resta sempre la stessa: dopo Garcia e Spalletti, anche Di Francesco s'inchina a casa della Signora: 1-0 di misura, ma basta alla Juve per staccare virtualmente la Roma (che vincendo nel recupero con la Samp sarebbe stata a pari punti con i bianconeri) e restare agganciata al Napoli. Dopo la vittoria al San Paolo, la Juve vince un altro scontro diretto senza subire gol. Indice di solidità e del buon momento che sta attraversando la Signora, che può permettersi anche di rinunciare ai big.

LA LEGGE DELL'EX — La squadra di Allegri, senza Dybala (terza panchina di fila in campionato, stavolta zero minuti giocati: entra Bernardeschi ma lui resta seduto) e ancora con il centrocampo a tre trova il vantaggio dopo meno di venti minuti: su calcio d'angolo ci vogliono tre tentativi prima che il pallone entri in porta. Ce lo mette Benatia, dopo che Allison nella stessa azione aveva murato il colpo di testa di Chiellini e spedito sulla traversa la ribattuta del difensore marocchino. Benatia è il simbolo della Signora che ha trovato un nuovo assetto in difesa e ormai è tornata a non prendere più gol. Contro la Roma, squadra con cui aveva giocato prima di passare al Bayern, è tornato a esibirsi nell'esultanza con la mitraglia. Prima dell'1-0 più Juve che Roma: i bianconeri ci provano con Higuain (due volte) e con Matuidi, i giallorossi hanno l'occasione del pareggio intorno alla mezzora su contropiede di Perotti, ma El Shaarawy viene fermato da Szczesny, molto bravo nell'occasione. La Roma non riesce a rifornire Dzeko e in difesa non pare così solida, la Juve invece conferma il buon momento di forma: si chiude e poi riparte con i suoi piedi buoni. Prima dell'intervallo i padroni di casa reclamano per un calcio di rigore (uscita di Alisson, dubbia, su Higuain) che però l'arbitro non assegna.

TRAVERSA ED ERRORI — L'inizio della ripresa è sempre griffato Juve: Higuain dopo pochi minuti si divora il raddoppio su una bella palla di Khedira. Più tardi sempre il Pipita si farà prima murare il destro da De Rossi e poi sparerà ancora alto. Pericoloso Matuidi (intervento di Allison). Di Francesco prova a inventarsi qualcosa: fuori El Shaarawy (non brillantissimo) e dentro Schick. Al 25' Nainggolan fa pervenire sul destro di Dzeko il primo pallone buono, che il bosniaco però avrebbe potuto calciare meglio, visto che non inquadra lo specchio della porta. Roma che deve mangiarsi le mani però più per l'occasione di Florenzi alla mezzora, che smarcatosi benissimo da Alex Sandro e Chiellini prende in pieno la traversa e poi non ha la prontezza di avventarsi sulla ribattuta. Nel finale la traversa ferma anche Pjanic, ma i titoli di coda sono per Schick, che dopo un erroraccio di Benatia che lo lancia in porta tira tra le braccia di Szczesny. Nulla da fare: allo Stadium non si passa.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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