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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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Il Sassuolo non c'è più:
ne prende 5 dalla Fiorentina,
retrocessione sempre più vicina

La Fiorentina domina e, dopo il gol di Sottil, dilaga nel secondo tempo
con Martinez Quarta, Barak e la doppietta di Nico Gonzalez.
Inutile il momentaneo pari di Thorstvedt per la squadra di Ballardini


Matteo Pierelli


Una vittoria bella, rotonda, franca. Cinque gol che lasciano ben sperare per la semifinale di Conference di giovedì, ma anche tre punti utili per raggiungere il Napoli all’ottavo posto e rimanere nel cuore della zona Europa: la Fiorentina, che deve anche recuperare la partita con l’Atalanta, asfalta ciò che resta di un Sassuolo deludentissimo, arrendevole e sempre più vicino alla Serie B. Una rasoiata di Sottil nel primo tempo apre la partita. Poi è festa grande nella ripresa con Quarta, Nico Gonzalez (due volte) e Barak. In mezzo il 2-1 di Thorstvedt che aveva riacceso la fiammella, spenta solo due minuti dopo. Ballardini incassa così un’altra sconfitta nel peggiore dei modi, senza lottare e senza la mentalità della squadra che si deve salvare: il quart’ultimo posto ora è a cinque punti e all’orizzonte c’è l’Inter. La strada è decisamente in salita.

DOMINIO VIOLA — Fiorentina in campo con tante novità e con i big lasciati fuori in vista della sfida europea di giovedì. In porta Christensen (in campionato non era titolare da settembre) con Barak trequartista dietro Kouame. Dall’altra parte Ballardini butta dentro Kumbulla e alza Doig come esterno di centrocampo, mentre Thorstvedt agisce alle spalle di Pinamonti. Si parte a ritmi lenti, poi è Sottil al quarto d’ora a ravvivare la gara con una bella sgasata sulla sinistra: Kouame non ci arriva per poco. E’ il preludio al gol che arriva al 17’: Arthur porta via la palla a Volpato e serve Sottil che dalla sinistra si accentra e dal limite infila Consigli. Il Sassuolo cerca di reagire, ma non va al di là di due calci d’angolo. Così è la Fiorentina ad andare vicina al raddoppio: Volpato perde un altro pallone, Parisi si invola sulla sinistra e poi tira a botta sicura: incrocio dei pali. La Fiorentina insiste, vuole il raddoppio per giocare più tranquilla: Ikone dopo una bella azione sulla destra e Barak di destro trovano sulla loro strada Consigli.

SASSUOLO ASFALTATO — Nella ripresa entra Nico Gonzalez al posto di Ikone, mentre Ballardini butta dentro Mulattieri e Bajrami per Viti e Volpato. Lo spartito non cambia: Fiorentina in avanti e Sassuolo a vivacchiare, alla ricerca di non si sa che cosa. Il raddoppio arriva grazie a Quarta che sfrutta un assist perfetto di Arthur. Poi ecco la rete di Thorstvedt (gran sinistro) a dare speranza ai neroverdi al 56’. Ma dopo due minuti Nico firma il 3-1 e a quel punto i Viola dilagano. Barak e ancora Nico Gonzalez (al 66’) portano la Fiorentina sul 5-1 e a quel punto è solo un tiro al bersaglio verso Consigli. Che tira un sospiro di sollievo quando vede che non ci sono minuti di recupero…

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Cagliari nemmeno ci prova:
comodo tris Genoa, ma Ranieri ha tre punti sull'Udinese

Tutto facile per la squadra di Gilardino, a segno con Thorsby, Frendrup e Gudmundsson.
I sardi conservano comunque tre punti di margine sulla terz'ultima


Simone Battaggia


Troppo Genoa per un Cagliari senza riferimenti. Al Ferraris il posticipo del 34° turno di Serie A finisce 3-0. I rossoblù festeggiano la salvezza con una prestazione sontuosa, fatta di voglia ma anche di qualità, ed è giusto che i primi due gol siano arrivati da due uomini di sostanza come Thorsby e Frendrup, mentre nella ripresa Gudmundsson, al 14° centro stagionale, ha messo il sigillo a una notte di festa. Niente di fatto per gli uomini di Ranieri, che in trasferta quest’anno hanno raccolto molto poco - otto punti, solo Salernitana (7) e Frosinone (6) hanno fatto peggio - e che questa volta hanno pagato le tante assenze, ma anche un atteggiamento meno combattivo del solito.

LE SCELTE — Gilardino alla vigilia aveva prefigurato qualche novità, ma per l’undicesimo iniziale va sull’usato garantito: confermata la difesa a tre Vogliacco-De Winter-Vasquez, Sabelli e Martin sono gli esterni con Thorsby, Badelj e Frendrup in mezzo al campo, con la coppia d’oro Gudmundsson-Retegui davanti; restano in panchina i vari Spence, Cittadini, Ankeye e, come previsto, il rientrante Vitinha. Lato Cagliari, allo squalificato Luvumbo e agli indisponibili Viola e Dossena - più Pavoletti e Mancosu, assenti di lungo corso - all’ultimo si aggiunge anche Jakub Jankto, che ha subito un trauma distorsivo alla caviglia destra nella rifinitura della mattina. Yerry Mina, colonna della difesa sarda, è tenuto invece precauzionalmente in panchina - domenica alle 12.30 a Cagliari arriverà il Lecce - per un affaticamento al polpaccio sinistro. Ranieri deve quindi ridisegnare la squadra ma non rinuncia a mettersi a specchio, con Wieteska centrale tra Hatzidiakos e Obert, un centrocampo a quattro e davanti Gaetano a supportare le due punte, Shomurodov e Oristanio. I due in realtà si vedranno ben poco, in un primo tempo tutto per il Grifone. Dopo una decina di minuti senza scosse, al 13’ ci prova De Winter su angolo di Martin, ma il suo colpo di testa è troppo stretto sul primo palo. Tre minuti dopo Shomurodov colpisce alto di testa su cross di Oristanio, ma al 17’ passa il Genoa: cross di Sabelli da destra, Thorsby vola sopra la testa di Hatzidiakos e prende in controtempo Scuffet. Il Cagliari dà l’impressione di aver perso le misure in difesa, fatica a uscire dalla pressione genoana. Al 27’ il raddoppio genoano: palla a sinistra, Vasquez serve rasoterra Frendrup che colpisce al volo verso il palo più lontano: 2-0. Il Cagliari non trova risorse, Frendrup corre come un dannato a recuperare palloni e a chiudere in difesa. Gaetano è il solo tra i sardi a provarci, un suo affondo al 31’ libera Oristanio che però non ne approfitta mentre al 33’ Retegui fallisce di un nulla il 3-0 girando al lato lo splendido cross basso da destra di Thorsby. L’unico sussulto per i sardi arriva al 45’, quando un corner dello stesso Oristanio porta alla spizzata di Deiola. La palla attraversa tutto lo specchio della porta e si spegne fuori.

RIPRESA — Ranieri prova a cambiare la partita inserendo tre senatori: Lapadula per uno spento Oristanio, Nandez per Di Pardo e Zappa per Hatzidiakos. In difesa si abbassa Augello, per una difesa a quattro che però non risolve i problemi del Cagliari. Perché il vulnus è soprattutto in mezzo al campo, dove Frendrup, Badelj e Thorsby imperversano, cacciano palloni, spingono, annichiliscono i vari Prati, Nandez e Augello, col solo Deiola ad alzare timidamente la testa. Thorsby in particolare è indemoniato, all’8’ impegna Scuffet con un altro colpo di testa, mentre al 12’ è De Winter a sfiorare il gol con un’incornata. Lapadula prova a muoversi dietro una linea difensiva genoana che però è sempre attenta. E quando pensi che al festival del Genoa manca una perla del suo attaccante principe, ecco che arriva: Gudmundsson triangola stretto con Frendrup, entra in area e spiazza Scuffet. Con la partita segnata, con la salvezza portata a casa con quattro giornate di anticipo, Gilardino nel finale fa entrare chi scalpita dalla panchina: Spence dà qualche assaggio della sua potenza e della sua tecnica, Haps spinge da destra, dietro Cittadini si prende dei minuti preziosi, Vitinha prende il posto di Gudmundsson - che ovazione per l’islandese, al 14° gol stagionale - e prova qualche folata, ma Wieteska non gli concede spazio. Ranieri ci prova anche con Azzi e Kingstone, ma non trova soluzioni. La salvezza non passa per il Ferraris, meglio pensare alla sfida-chiave di domenica con il Lecce.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2024 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

26/04/2024
Frosinone - Salernitana 3-0
27/04/2024
Lecce - Monza 1-1
Juventus - Milan 0-0
Lazio - Verona 1-0
28/04/2024
Inter - Torino 2-0
Bologna - Udinese 1-1
Atalanta - Empoli 2-0
Napoli - Roma 2-2
Fiorentina - Sassuolo 5-1
29/04/2024
Genoa - Cagliari 30-

Classifica
1) Inter punti 89;
2) Milan punti 70;
3) Juventus punti 65;
4) Bologna punti 63;
5) Roma punti 59;
6) Atalanta(*) punti 57;
7) Lazio punti 55;
8) Fiorentina(*) e Napoli punti 50;
10) Torino punti 46;
11) Monza punti 44;
12) Genoa punti 42;
13) Lecce punti 36;
14) Cagliari punti 32;
15) Verona, Frosinone e Empoli punti 31;
18) Udinese punti 29;
19) Sassuolo punti 26;
20) Salernitana punti 15.

(gazzetta.it)

NOTE
Inter Campione d'Italia (con 5 giornate di anticipo) e seconda stella con lo
scudetto n° 20, questo il primo verdetto della stagione 2023/2024.
Salernitana matematicamente retrocessa in Serie B con 4 giornate di anticipo,
il secondo verdetto della stagione.
(*) Una partita in meno
Atalanta - Fiorentina rinviata a data da destinarsi.
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La traversa e Skorupski frenano il Torino.
Con il Bologna finisce senza gol



La squadra di Motta puntella la posizione in zona Champions,
mentre i granata restano al decimo posto,
lontani dalle posizioni che portano in Europa


Mario Pagliara

È stato il punto dell’orgoglio granata, alla vigilia delle celebrazioni dei 75 anni dalla scomparsa del Grande Torino. Dopo diversi passaggi a vuoto, la squadra di Juric torna a giocare un calcio godibile, interpreta decisamente meglio degli emiliani la serata e, ai punti, avrebbe meritato di più. Il difetto di Juric è il solito: quarta partita consecutiva senza segnare nemmeno un gol. Per la classifica, però, lo zero a zero è molto più utile al Bologna che puntella la propria posizione in pienissima zona Champions. La traversa di Sanabria nel primo tempo e l’occasionissima di Ilic nella ripresa fanno tirare un sospiro di sollievo a Thiago Motta: questa sera il Toro era in giornata e, quindi, per il tecnico rossoblù tornare a casa con uno zero a zero può essere letto come un buon risultato.

PRIMO TEMPO — Bologna insolitamente più conservativo, Torino decisamente molto più pimpante e propositivo. E’ la sceneggiatura di un primo tempo nel quale la squadra di Juric avrebbe meritato qualcosa in più ai punti, sia per il gioco espresso sia per le occasioni. Perché se al sedicesimo un diagonale di Zirzkee si fa sì insidioso ma non inquadra la porta difesa di Milinkovic, poi le occasioni migliori arrivano dai granata. Il minuto del grande rimpianto del Toro è il diciottesimo, quando Sanabria si stampa sulla traversa raccogliendo di testa il cross-cioccolatino di Ilic. L’occasione è doppia: sulla ribattuta si avventa di prepotenza Zapata murato in condivisione prima da Lucumi poi da Skorupski. Un infortunio all’adduttore destro tira fuori Vlasic dalla partita al ventisettesimo ed è perdita che ha il suo peso sull’economia del gioco di Juric. Al posto del croato entra Linetty: il polacco va in mediana, Ricci si alza in marcatura sul cervello bolognese Freuler. Il Bologna ricomincia con un giro palla tutto sommato sterile senza riuscire mai ad entrare tra le linee del Toro. Prima dell’intervallo, Aebiscer prova a scuotere i suoi con un siluro dal limite sui tabelloni (37’). Mentre le squadre sono negli spogliatoi, la band torinese Sensounico si esibisce nella struggente “Quel giorno di pioggia”: è l’omaggio del popolo granata al Grande Torino, di cui domani ricorrerà l’anniversario dei 75 anni dalla scomparsa nell’incidente aereo di Superga.

RIPRESA — Il copione della serata non cambia nella ripresa. Anzi, il Torino trascinato dalla coppia di centrocampisti Ricci-Ilic aumenta anche la qualità del palleggio, lasciando poco o nulla al Bologna. Ci prova ancora Aebischer dalla distanza, ma Milinkovic in volo si concede agli obiettivi dei fotografi. Chi invece deve compiere il secondo grande intervento della serata è il collega Skorupski sul diagonale di Ilic (22’): intervento ascrivibile nella categoria delle paratone. La pressione del Toro è costante fino allo scadere, al netto di qualche buona incursione proprio nel finale del Bologna. Lo zero a zero non si schioda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La doppietta di Djuric salva il Monza.
Lazio, ora la Champions si allontana



Immobile la sblocca all'11', poi l'attaccante bosniaco trova il pari al 73'.
All'83' un erroraccio di Donati regala gol a Vecino,
ma a tempo quasi scaduto Milan regala un punto a Palladino


Simone Battaggia

Potevano essere tre punti per rafforzare la posizione per l’Europa League e inseguire il sogno Champions. E invece la Lazio si ferma a Monza, 2-2 al termine di una partita vibrante, per larghi tratti gestita dai brianzoli di Palladino. Al gol di un ritrovato Immobile in avvio e al 2-1 di Vecino su un erroraccio in disimpegno di Donati risponde per due volte Milan Djuric, decisivo al 92’ con un gran colpo di testa. Giusto così, perché i biancorossi hanno condotto la partita con intensità e voglia, il pari ci sta tutto.

PRIMO TEMPO — Con il solo Gila indisponibile e con Provedel che si riaffaccia in panchina, Tudor dà per la prima volta la maglia da titolare a Hysaj. Confermata anche la scelta di Immobile al centro dell’attacco al posto di Castellanos e il ritorno di Zaccagni, decisivo entrando dalla panchina contro il Verona. Lato Monza, Palladino è senza Gagliardini, squalificato, così piazza Pessina e Bondo a centrocampo, a creare e a interdire; Daniel Maldini finisce invece in tribuna per un fastidio muscolare dell’ultimo minuto. In avvio si capisce che è una di quelle partite in cui Luis Alberto può creare qualcosa in qualsiasi momento: un assist, un cross e all’11° un velo in area che apre le acque, con Pablo Marì che per liberare serve Kamada fuori area. Il tiro al volo viene deviato da Di Gregorio sulla traversa e permette a Immobile di avventarsi come un falco per il tap-in dello 0-1. Il capitano della Lazio non segnava in campionato dalla vittoria 3-1 del 10 febbraio a Cagliari. Il Monza però non resta a guardare, anzi: già al 5’ un bellissimo scambio Colpani-Djuric aveva portato l’ex Verona davanti a Mandas, ma il diagonale da sinistra era uscito di poco oltre il secondo palo. Gli uomini di Palladino sono ordinati nelle ripartenze e le trame in attacco, sempre godibili, sono ispirate dalla qualità dei vari Colpani, Zerbin e Pessina. Al 15’ Zaccagni deve spendere un giallo per fermare Birindelli, al 23’ lo stesso Colpani semina il panico sulla destra e crossa per Valentin Carboni, che solo in area manda a lato di testa un’occasione clamorosa. Djuric dà una mano enorme anche dietro, respingendo di testa i corner laziali, e per evitare problemi sulle palle alte nell’altra area Tudor fa uscire Zaccagni al 31’ - anche per evitare i rischi di un secondo giallo - e fa entrare Casale. Il Monza spinge, ci provano dalla distanza Pessina (sinistro a giro dalla distanza, Mandas usa i pugni) e Bondo (debole), ma l’occasione più grande capita a Valentin Carboni, ancora di testa: la sua girata sul cross di Bondo dà a tutti l’idea del gol ma si spegne alla destra di Mandas. Si chiude il tempo con tre gialli laziali a zero - Zaccagni, Casale, Kamada - e con la sensazione che i brianzoli abbiano costruito di più.

RIPRESA — Luis Alberto torna a ispirare la Lazio davanti, ma sono le ultime fiammate. Il giallo all’11’ a Romagnoli che deve fermare Colpani e quello al 23’ di Patric (fallo su Zerbin al limite dell’area) raccontano di una Lazio che innanzitutto deve difendersi. Al 13’ lo stesso Colpani riceve una bella palla sull’angolo di destra dell’area piccola, ma non si fida a tirare al volo e l’azione sfuma; al 17’ Valentin Carboni (che lancio) e Colpani (doppio dribbling su Patric e Mandas) danno spettacolo, ma il trequartista dei brianzoli non ha abbastanza angolo per impensierire Mandas. Palladino al 26’ cambia volto alla squadra con tre cambi - Dani Mota per Kyriakopoulos, Akpa Akpro per Valentin Carboni, Caldirola per Zerbin - e dopo due minuti arriva il gol: a metà campo perde palla Hysaj, Colpani scende e serve sulla destra Donati, per un cross che trova la testa di Pessina. Mandas respinge, ma Djuric è pronto per ribattere a rete per il pari, confermato dopo un check del Var. Dieci minuti dopo, però, la Lazio pesca un jolly: Donati in fase di disimpegno passa il pallone a metà strada tra Akpa Akpro e Di Gregorio, permettendo a Vecino di infilarsi e di segnare il gol dell’1-2. La partita sembra non finire mai, Pablo Marì ci prova dalla distanza con il sinistro impegnando Mandas, poi Colpani da fuori area viene ribattuto due volte. Al 46’ Guendouzi ci prova con un rasoterra sul quale è bravissimo Di Gregorio e sul capovolgimento di fronte arriva il pari: ennesimo cross da sinistra, stavolta di Pessina, e in area svetta di testa Djuric che trova l’angolino alla destra del portiere laziale. Gli animi si accendono, Vecino prende un giallo per un brutto fallo su Pessina che fa nascere una bagarre (giallo anche a Donati). Il Monza ha un’ultima palla in avanti, ma Akpa Akpro perde l’attimo e non c’è più tempo. La Lazio con 56 punti è settima in classifica, la Champions si allontana.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Inter si distrae... e il Sassuolo ne approfitta.
Laurienté gol, Ballardini respira



I campioni d'Italia, svagati dopo i festeggiamenti di
domenica scorsa, mai in partita: annullato un gol a Lautaro


Filippo Conticello

Tra le bizzarre strade del calcio, ci si imbatte pure in questa: la tiranna del campionato che perde due volte su due contro una squadra che annaspa per non retrocedere. L’Inter capace di dominare ferocemente su ogni campo è caduta contro una sola squadra di questo campionato, l’umile Sassuolo: dopo il capitombolo di fine settembre, ecco quest’altro di inizio maggio, ben diverso perché arrivato dopo una settimana di lunghi festeggiamenti nerazzurri per la stella. Se Inzaghi perde l’occasione di sfondare i 100 punti e interrompe la serie di 42 partite con gol, Ballardini trova invece l’insperato impulso per crederci ancora: agganciata l’Udinese al terzultimo posto (con una partita in più), la salvezza è davvero possibile adesso. Tra l’altro, l’Inter venerdì andrà a Frosinone e potrà diventare l’arbitro di questa lotta senza quartiere, sempre a patto di giocare con altro spirito rispetto a quello un po’ vacanziero visto al Mapei Stadium.

L'AVVIO — L’Inter, col cuore leggero e una nuova stella a illuminare il cammino, può finalmente distribuire minuti a chi meno ne ha avuti finora: dentro così Audero, Asllani, Frattesi e Sanchez a far coppia con Lautaro. Carlos Augusto fa riposare ancora una volta Dimarco e De Vrij gioca al posto dell’infortunato Acerbi. Il Sassuolo è invece spalle al muro e con una pistola puntata: per provare a uscire dall’angolo, Ballardini sorprende ancora una volta e azzarda la difesa a tre, anche se non c’è Tressoldi squalificato. Dietro giocano Erlic, Kumbulla e Ferrari, mentre in mediana la grande sorpresa è Lipani dietro agli interni Henrique e Thorstvedt: il suo compito è bloccare la manovra dei campioni di Italia sulla trequarti in un originale 3-1-4-2. A completare Toljan e Doig come esterni di centrocampo e la coppia Laurienté-Pinamonti, spesso lasciata troppo sola: due attaccanti così non sono programmati per lottare per sopravvivere, eppure devono fare di necessità virtù. La squadra di Inzaghi, poi, non ha esattamente il sangue agli occhi come nelle ultime partite. Dopo un tiro pericoloso di Thorstvedt e un altro di Lipani in libera uscita, ecco la rete emiliana per gentile concessione di Dumfries. L’olandese ancora in versione festa scudetto (non è il solo…) si fa borseggiare la palla di Doig, che poi trova in mezzo Laurienté: è un gol che la squadra di Ballardini aspettava come acqua nel deserto. Dumfries avrebbe pure l’occasione di farsi perdonare immediatamente, ma su un assist bellissimo e di prima di Asllani ciabatta fuori a tu per tu con Consigli: non è neanche la mezzora e già la partita ha un peggiore in campo.

ANCORA FESTA — Difficile sintonizzarsi dopo una settimana di bagordi, normale che l’Inter vada a singhiozzo più o meno per tutta la gara: Lautaro, mai così fuori giri, è l’esempio della serata interista tanto strana. Solo nell’ultima parte del primo tempo la squadra di Inzaghi riesce a sciogliersi un po’ e a occupare la metà campo avversaria, senza mai mostrare troppa convinzione. Il gol del pari sarebbe pure arrivato su tiro di Carlos Augusto deviato in rete di Lautaro prima della fine del primo tempo, ma dopo lunga consultazione Var l’arbitro Marchetti fischia il fuorigioco: il Toro, a digiuno da Inter-Atalanta del 28 febbraio, non riesce proprio a sbloccarsi. Anche nei secondi 45’ è spesso Bastoni a traghettare l’azione davanti in un’Inter sempre sotto ritmo. Tra l’altro, per il difensore mancino questa partita conta simbolicamente più che per i compagni: ha ufficialmente tagliato il traguardo delle 200 presenze con la maglia dell'Inter, davanti a lui solo Lautaro (280), De Vrij (235) e Barella (231).

EMBLEMATICO — Mentre lo stadio, tutto interista, intona cori scudetto e lo invita a saltellare come aveva fatto a San Siro, Simone Inzaghi accenna al massimo un applauso. Pensa solo a urlare e a dare indicazioni perché perdere per la seconda volta di fila con il Sassuolo va di traverso: con l’ingresso di Cuadrado al posto di Dumfries e Arnautovic per Mkhitaryan, il tecnico nerazzurro schiera una formazione ben più offensiva in cui Sanchez fa il trequartista. In più, si aggiunge Buchanan a sinistra e Barella in mezzo per alzare i giri del motore. Di contro, il Sassuolo si abbassa e decide di badare esclusivamente al sodo, ovvero alla conservazione del vantaggio con Erlic e Ferrari a saltare sulla pioggia di cross che arriva: le pochissime ripartenze sono affidate solo all’elettricità di Laurienté e a qualche palla tenuta su da Pinamonti. All’80’ Kumbulla fa un miracolo in copertura su Arna servito da Cuadrado nell’area piccola: a pensarci è solo la prima occasione nerazzurra nella ripresa, emblematico più dello stesso risultato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Cagliari scappa con Mina, poi resta in 10:
il Lecce rimonta e sfiora la vittoria

​Sardi avanti con il difensore colombiano, ma l'espulsione di Gaetano complica tutto.
Nella ripresa i pugliesi crescono, pareggiano con Krstovic e
nel finale colpiscono due legni con Baschirotto e Sansone


Francesco Velluzzi


Una battaglia. Che non ha vincitori, ma otto ammoniti e un espulso. Tra Cagliari e Lecce finisce 1-1. E’ il punto che dovrebbe mettere definitivamente al sicuro la squadra salentina di Luca Gotti, e che, invece, costringe il Cagliari a soffrire maledettamente fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata come aveva largamente preventivato il suo maestro Claudio Ranieri. Per come si è messa la partita al 44’ del primo tempo con la sciagurata espulsione di Gaetano (entrata col piede a martello su Ramadani) i rossoblù si salvano e salvano il pari. Perché, per loro fortuna, erano andati in vantaggio con Jerry Mina. Ma il Lecce non molla mai, Gotti mette tutti gli uomini offensivi a disposizione e nella seconda parte della ripresa parte l’assalto che porta prima al pareggio di Krstovic (settimo gol) e poi al vicinissimo al successo, con due pali colpiti e almeno due miracoli del portiere cagliaritano Scuffet.

IL PRE — Prima del via il presidente del Cagliari Tommaso Giulini premia Daniele Dessena, nove stagioni in rossoblù con 206 presenze che ha appena chiuso col calcio a Olbia, fino a poco tempo club in sinergia con il Cagliari. I rossoblù entrano in campo con una maglia molto molto particolare, sul beige, dedicata a “Sa Die de Sa Sardigna”, la giornata del popolo sardo. Il Lecce gioca in rosso. Le tifoserie si vogliono bene. Lo spicchio occupato dai 415 leccesi è rumoroso.

LA GARA — Ranieri e Gotti la intendono allo stesso modo: 4-2-3-1. Ranieri rilancia Lapadula al posto di Shomurodov e porta in panchina Pavoletti. In mezzo c’è Deiola con Makoumbou. Alle spalle di Lapa, Nandez, Gaetano (che compie gli anni) e Luvumbo. Il Lecce alle spalle di Piccoli mette Oudin, Piccoli e Dorgu. Con Ramadani e Blin a fare filtro. Piccoli e Dorgu stanno spesso a contatto a sinistra scambiandosi la posizione. Piccoli inizia subito il tosto duello con Jerry Mina e prende il giallo da diffidato. Il Cagliari sembra più deciso, in ripartenza Luvumbo è lanciato, crossa per Lapadula che tenta la rovesciata, ma il tiro è debole. E’ il preludio al gol (poi annullato). Al 16’ Pongracic perde palla in un uscita in un contrasto con Deiola che calcia e segna, ma nel recupero palla ha toccato con la mano. Revisione e gol tolto. Ma al 25’ i rossoblù vanno veramente in vantaggio: angolo di Augello, respinta difensiva che va sui piedi di Gaetano che calcia male, ma in mezzo all’area c’è Mina che non perdona. Il difensore, che aveva segnato su rigore con la Juve, festeggia col balletto. La reazione degli uomini di Gotti è solo in un calcio di punizione ben tagliato da Oudin sul quale Deiola devia in angolo. Ma al 42’ Gaetano, che fin qui ha combinato ben poco, commette un errore imperdonabile entrando col piede a martello su Ramadani. Per Marcenaro è giallo, ma Abisso e Piccinini da Lissone gli dicono che è rosso. L'arbitro va al monitor e trasforma il cartellino. Gli animi si scaldano e Marcenaro fa fatica a controllare. Pongracic e Nandez litigano più di Mina e Piccoli che rischia il rosso.

SECONDO TEMPO — Ranieri deve correre ai ripari e riparte con Wieteska, un difensore, al posto di Zappa e Sulemana per Lapadula. Insomma, rinforza centrocampo e difesa. Mentre Gotti, temendo il peggio (cioè il rosso) sostituisce Piccoli con Sansone che sgomma in corsia. Il Lecce vuole il pari, il suo tecnico spinge con un assetto super offensivo inserendo anche Pierotti per Dorgu, dopo che Ramadani è incappato nel tredicesimo giallo del suo campionato. Il Cagliari è rintanato a difesa del fortino con un 5-3-1, il Lecce con una sorta di 4-2-4. Guadagna tanti angoli, Gallo e Sansone mettono palloni dentro, su uno Oudin calcia bene al volo, ma fuori, su un altro Pierotti, il talismano, salta bene sopra Augello, ma Scuffet (ammonito per perdita di tempo) respinge alla grande. Al 25’ Ranieri cerca la profondità con Shomurodov per Luvumbo che è stanco e al quale non fischiano ormai più un contatto. Gotti spende gli ultimi cambi: Rafia per Oudin e Almqvist per Ramadani. Il Cagliari è alle corde. E proprio lo svedese sembra tornato quello di inizio campionato. Al 39’ semina Azzi sulla destra mette al centro e Krstovic, che Wrteska non contiene, pareggia: 1-1. Ma il Lecce non si accontenta. Preme per vincere. E coglie due pali con Baschirotto e Sansone. Con Almqvsit che è incontenibile a destra. Poi è Pierotti che costringe al miracolo Scuffet. Un assedio in piena regola. Con sei minuti di recupero da giocare. Ranieri mette tutti dietro. Dentro anche Obert per Nandez. Per difendere il pari. Lo difende. E per come si è messa è come una vittoria.

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Cheddira spreca e il Frosinone non sfonda ad Empoli:
lo scontro salvezza finisce senza reti

Toscani e laziali portano a casa un punto a testa.
Rete annullata a Gyasi per fuorigioco.
Tante occasioni per il marocchino


Giulio Saetta


Finisce 0-0 al Castellani fra Empoli e Frosinone. Un passettino in classifica per Nicola e Di Francesco, che lascia un po’ di amaro in bocca perché vedono il Sassuolo avvicinarsi dopo la vittoria contro l’Inter di ieri sera e quella in contemporanea del Verona, che si stacca di due punti che li inchioda appaiati al quartultimo posto, in attesa dell’Udinese che domani va a Napoli.

DUE FALSI NOVE — Nicola, senza Walukiewicz, nei tre di difesa ritrova Ismajli, a centrocampo Marin prende il posto di Maleh rispetto alla partita contro l’Atalanta; tridente confermato con Fazzini e Cambiaghi dietro Niang. Di Francesco, a eccezione dell’infortunato Turati tra i pali sostituito da Cerofolini, conferma la stessa formazione per la quarta di fila ma con una piccola variazione di modulo: Brescianini falso nove (come Niang), con Cheddira e Soulé larghi. In difesa Okoli recuperato affianca Romagnoli e Lirola, in mezzo tandem centrale Mazzitelli-Barrenechea con Zortea e Valeri sugli esterni.

GOL ANNULLATO — Prima scintilla del Frosinone al 5’, con Soulé che in area addomestica un cambio-gioco e scarica per Mazzitelli, bel tiro di prima deviato sopra la traversa da Caprile. L’asso argentino in prestito dalla Juve sembra in gran giornata, gran serpentina in area al 12’ con tiro a giro che esce largo. Ma al 16’ è pericoloso l’Empoli con un’imbucata per Niang che tira su Cerofolini, ma in fuorigioco. Prendono coraggio i ragazzi di Nicola, con Fazzini che viene steso da Okoli provocando l’ammonizione del difensore giallazzurro. Sugli sviluppi della punizione (20’) l’Empoli segna con un tap-in di Gyasi su un gran rasoterra di Marin respinto da Cerofolini, ma il Var Irrati annulla per fuorigioco: erano tre gli azzurri oltre la linea, inspiegabile come non si sia alzata la bandierina del secondo assistente Perrotti. Il Frosinone chiude in avanti il primo tempo, da segnalare due buone iniziative di Cheddira largo a sinistra e si accentra per il tiro a giro, prima fuori e poi respinto in tuffo da Caprile.

PAURA DI SCOPRIRSI — Nella ripresa le prime mosse sono di Nicola, che al 10’ sostituisce Grassi con Maleh e uno spento Niang con Caputo. Il match continua a essere molto equilibrato e tattico ma mai noioso. Al 17’ da segnalare una ripartenza Empoli causata da un errore di Valeri, che poi è costretto al fallo su Fazzini lanciato: giallo sacrosanto. Risponde il Frosinone al 19’ con un’iniziativa di Brescianini che entra in area e mette in mezzo per Cheddira, il quale prova un colpo di tacco murato da Ismajli. Secondo slot di cambi per Nicola al 26’: Cancellieri per Cambiaghi e Zurkowski per Fazzini. Risponde Di Francesco con Bonifazi per Romagnoli e una punta vera, Cuni, per Cheddira. Cresce però la paura di perdere, la sensazione è che un punto possa in qualche modo fare comodo a entrambi. Da registrare a 3’ dalla fine, un palo di Caputo che però era in fuorigioco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Verona, tre punti d'oro e passo
quasi decisivo per la salvezza:
Fiorentina ko 2-1

Apre un rigore di Lazovic, poi pareggia nel primo tempo Castrovilli.
Nella ripresa il gol vittoria è di Noslin


Alex Frosio


Tre punti pesantissimi, voluti fortissimamente e poi difesi strenuamente: il Verona mette la testa fuori dall’acqua e soprattutto un margine di sicurezza dalla zona rossa con il 2-1 sulla Fiorentina, sancito dal gol vittoria di Noslin. A nemmeno 72 ore dalla partita con il Bruges, Italiano è quasi costretto a rivoluzionare la formazione, non avendo avuto il tempo materiale per preparare la trasferta. Sono 10 i cambi rispetto a giovedì, l’unico confermato è Ranieri che dopo 12’ di sostanziale nulla non si intende con Christensen, Noslin si intromette e viene steso dal portiere viola. Rapuano concede il rigore che il capitano Lazovic trasforma a mezza altezza. È il premio precoce alla strategia audace di Baroni, che schiera due punte – Folorunsho di fianco a Bonazzoli –, due ali d’attacco – Lazovic e Noslin – e aggredisce alto con Serdar che sale su Lopez e Coppola che spezza la linea difensiva per accorciare su Barak. Al quarto d’ora l’occasione per il raddoppio: Duda lancia Lazovic che cerca Bonazzoli in area, spaccata a lato. L’atmosfera è tutt’altro che ostile – il settore viola espone lo striscione “Forza Verona” in virtù di un gemellaggio quasi quarantennale – ma il 5 maggio più famoso della storia della Serie A insegna che c’è poco da fidarsi. E infatti Faraoni e Barak, due ex come Italiano che fu regista dell’Hellas, costruiscono la prima occasione viola al 18’: cross dell’esterno e testa del biondo, Montipò alza in angolo. Al 29’ Castrovilli, schierato ala sinistra, si accentra e cerca il diagonale rasoterra di destro: palo. La linea dell’Hellas è sempre molto alta, Ikoné la infila al 31’ su allungo di testa di Nzola ma arrivato davanti a Montipò colpisce alla figura. Baroni sposta Folorunsho – limitati sui duelli aerei da Milenkovic – sul centro destra e l’Hellas ri-costruisce: al 37’ tacco di Duda per Lazovic, cross per Bonazzoli che prima conclude centralmente.

DAL 2-0 ALL'1-1 — Sprecato il 2-0, ecco l’1-1: Nzola vince un duello al limite dell’area e serve Castrovilli che salta Centonze e con il sinistro inchioda sul primo palo. Per il 17 viola, alla seconda presenza da titolare dopo il ritorno dopo un anno di stop, è la prima rete a quasi un anno esatto di distanza (17 maggio 2023, all’Udinese). La ripresa comincia con Swiderski al posto dell’impreciso Bonazzoli e con l’ammonizione di Coppola per un’entrata su Castrovilli. Ma tecnicamente la partita fatica a ricominciare. Diventa una battaglia in ogni zona del campo, con il Verona che spedisce palloni in avanti e aggredisce sulle seconde palle. Al 14’, su un recupero alto, Folorunsho manda al cross Duda, Lazovic non ci arriva ma Milenkovic respinge corto e Noslin irrompe con un destro sotto la traversa che scatena il boato del Bentegodi. Italiano mette Bonaventura e Kouame per Duncan e Castrovilli, poi anche Beltran per Ikone e Mandragora per Lopez ma la sua Viola non sembra avere la forza per rompere la resistenza fisica e mentale dell’Hellas. Che si difende con tutto, nel finale anche con Dawidowicz e Dani Silva per il 4-5-1 quando Belotti rinforza il reparto avanzato viola. La Fiorentina spedisce palloni alti, i giganti gialloblù sembrano ancora più alti perché le prendono tutte. Nzola al 38’ al volo manda alto con il sinistro, Belotti con il destro al 52’ allarga l’ultima chance della partita. Baroni sta completando il miracolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Milan non vince più.
Soffre, rimonta e poi si butta via: pari Genoa nel finale

La contestazione del Meazza incide sulla prova dei rossoneri,
che vanno sotto due volte, riescono a riportarsi
avanti ma subiscono ancora gol a 3' dalla fine.
Gol di Retegui, Florenzi, Ekuban, Gabbia, Giroud e autogol di Thiaw.
Fischi a Leao


Francesco Pietrella


Lo striscione esposto in curva Sud fa da manifesto al pomeriggio milanista. C’è scritto “il rumore del silenzio”, e il cuore pulsante del tifo rossonero lo tiene al centro della gradinata per l’intera gara. Il tutto senza fiatare, senza sventolare bandiere, senza far partire cori. E infatti il Genoa graffia tre volte un Milan già ferito dallo sciopero del tifo. Al Meazza finisce 3-3: i rossoneri incassano due ganci, poi ne rifilano altri tre e alla fine vengono raggiunti all’ultima ripresa.

BOTTA E RISPOSTA — Neanche il tempo di studiarsi che la rosa di Pioli incappa subito nel primo segno rosso sul quaderno degli appunti. Al minuto 3, dopo aver letto lo striscione della sud indirizzato verso la proprietà - in sintesi, “Milano non si accontenta” - Vogliacco scappa via sulla destra e viene steso da Tomori: calcio di rigore. Retegui spiazza Sportiello e torna al gol dopo sette partite. Il Milan risponde coi singoli: Pulisic, schierato di nuovo sulla trequarti con licenza di spaziare, sforna una giocata da numero 10, controlla un pallone nello stretto e calcia a giro col destro: palo. La squadra di Pioli è tutta qui. Si affida a un paio di aperture di Reijnders e all’estro di Chukwueze, titolare a destra. Leao, a sinistra, gioca una gara opaca col freno a mano tirato. Tenta un paio di giocate, non sfrutta un regalo di De Winter alla mezz’ora e si incaponisce in un paio di dribbling. A sbrogliare una partita tesa ci pensa Florenzi, che al 45’ sbuca tra i centrali rossoblù e infila Martinez di testa. L’assist è di Chukwueze, mentre l’esultanza - rabbiosa, di cuore - arriva da chi non segnava da quasi due anni. L’ultimo squillo di “Sandrino” risaliva all’8 maggio 2022, Milan-Verona 3-1, terzultima gara della cavalcata scudetto.

FISCHI A LEAO — Il Genoa punge allo stesso modo con cui aveva aperto i giochi nel primo tempo. Attende, studia, sfrutta il punto debole e poi colpisce. Al 48’ Vogliacco trova lo spiraglio e fa partire un cross dalla destra. Ekuban, più lesto di Gabbia, buca Sportiello di testa per il 2-1. Stavolta l'errore è del centrale rossonero. A questo punto il Milan si rianima, il tutto in un clima surreale senza cori e senza incitamenti. Chukwueze segna al 51’, ma la rete viene annullata per fuorigioco, poi Giroud sbaglia l’impossibile al 69’, solo davanti a Martinez. Okafor scappa via a destra, il pallone dentro l’area è perfetto, la porta spalancata, ma il francese calcia a lato mettendosi le mani sul volto. Nel mezzo c’è l’uscita tra i fischi di Leao, sostituito a venti minuti dalla fine dopo una gara opaca e senza guizzi, eccezion fatta per un destro debole e centrale. Il portoghese cammina a testa bassa sotto la sud, si infila la pettorina e poi esce dal campo, dritto negli spogliatoi.

LA CURVA ESCE — Il pari rossonero arriva dalla certezza di questi sei mesi: Gabbia, il ragazzo del vivaio, quello rientrato dal Villarreal per fare da tappabuchi, infila Martinez di testa al 71’ e manda baci alla curva, che ovviamente resta in silenzio anche stavolta. Il tutto prima del sinistro di Giroud due minuti dopo: il francese esulta energicamente proprio sotto la sud, andando a rompere quel silenzio con un urlo forte. Come se volesse scaricare la tensione delle ultime partite tutt’altro che perfette. Al minuto 87 però, quando il mare sembra essersi calmato, il Genoa spunta di nuovo fuori come un’onda anomala, graffiando il Milan per l’ultima volta. L’autogol sfortunato è di Thiaw, reo di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato dopo un cross rasoterra dalla destra. A fine partita la squadra applaude a centrocampo, ma non va sotto la curva come fa di solito. Il motivo è semplice: la sud ha già lasciato i propri posti da una decina di minuti, intorno all'ottantesimo. Resta lo striscione, “il rumore del silenzio”, emblema di un 3-3 pieno di ombre e spunti da analizzare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bremer risponde a Lukaku,
Kristensen e Chiesa sbattono sui legni:
Roma-Juve finisce 1-1



I due gol nel primo tempo stabiliscono il pareggio in una partita ricca di
azioni da gol tra due squadre alla ricerca della qualificazione in Champions League


Filippo Cornacchia

La Roma passa in vantaggio nel primo tempo con Romelu Lukaku, ma la Juventus trova quasi subito il pareggio con Gleison Bremer. Finisce 1-1 all’Olimpico, ma i gol sarebbero potuti essere molti di più tra brividi, salvataggi, parate (di Svilar e Szczesny) e occasioni. A partire dalla traversa di Kristensen e dal palo di Chiesa. Partita vibrante fino al novantesimo. Alla fine il pareggio (il quarto consecutivo in A) non consente alla Signora di festeggiare aritmeticamente il ritorno in Champions (sarebbe servita una vittoria), che però è sempre più vicino e può arrivare già la prossima domenica vincendo all’Allianz Stadium contro la Salernitana retrocessa. Il punto tiene viva anche la corsa della Roma, dopo la semifinale di Europa League attesa dallo scontro diretto con l’Atalanta.

LUKAKU-BREMER GOL — De Rossi fa turnover in difesa e inserisce Baldanzi a rimorchio di Lukaku con Dybala e Pellegrini. Allegri rilancia Chiesa in coppia con Vlahovic. I giallorossi non sembrano né stanchi né distratti dalla semifinale di Europa League contro il Bayer Leverkusen (k.o. per 2-0 all’andata, giovedì il ritorno) e i bianconeri danno la sensazione di voler chiudere in anticipo la pratica Champions League. Il risultato è un primo tempo aperto e con diverse occasioni da una parte e dall’altra. La Roma prima impaurisce la Juventus (traversa di Kristensen) e poi sblocca la dopo un quarto d’ora con Lukaku, uno dei protagonisti più attesi dopo il lungo tormentone estivo con la Signora. Il belga è freddo davanti a Szczesny, ma i meriti vanno spartiti con Baldanzi (bravo ad avviare l’azione sulla destra) e con lo sfortunato Gatti, che nel tentativo di respingere un tiro di Cristante sforna a Big Rom il migliore degli assist possibili. La reazione della Juventus, in avvio pericolosa con una conclusione fuori bersaglio di Vlahovic, è tutta nelle sgasate di Chiesa. Fede è in serata e, dopo qualche strappo dei suoi, intorno alla mezzora confeziona un cross perfetto per l’incornata vincente di Bremer, che anticipa Kristensen a centro area. All’energia di Chiesa, i giallorossi contrappongono la freschezza di Baldanzi, prezioso anche nel procurarsi punizioni invitanti dal limite dell’area. Ma Dybala, non al massimo e sostituito all’intervallo da Zalewski, non ha il piede caldo come nei tempi migliori.

PALO DI CHIESA — La partita si apre ancora di più nella ripresa a suon di folate e ribaltamenti di fronte. Merito del cambio marcia di Rabiot e di Chiesa, che in avvio sfiora il 2-1 con una super giocata e viene fermato soltanto dal palo, e di un intervento di Weah (già ammonito in avvio) su Paredes che scatena le proteste di De Rossi e la reazione della Roma. Alla fine l’arbitro Colombo punisce il fallo, ma non estrae il cartellino giallo. Ci pensa Allegri a richiamare subito l’americano in panchina, sostituendolo con Kostic. Ma nel momento migliore dei bianconeri, si riaccende la Roma: Pellegrini e Kristensen sfiorano il vantaggio, decisivi i salvataggi sotto porta di Bremer e Danilo. Pressione giallorossa che spinge Allegri a cambiare la Juventus per il finale. L’allenatore bianconero, proprio come aveva fatto in precedenza De Rossi (dentro Abraham e Azmoun per Lukaku e Baldanzi), ribalta l’attacco cambiando uno spento Vlahovic con Milik e un Chiesa in riserva con Kean. Ma tanto l’azzurro quanto Locatelli vengono murati da Svilar. Decisivo anche Szczesny, che nel recupero dimostra di non essere da meno del collega salvando su Abraham.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La squadra bolognese è stato la vera rivelazione di questo campionato! [SM=x4983510]





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L'Atalanta aggancia la Champions:
Scamacca e Koopmeiners ribaltano la Salernitana

Tchaouna a segno nel primo tempo,
nella ripresa Gasp cambia e arrivano i gol del sorpasso:
Dea quinta, pari alla Roma ma con una gara in meno.
E il 12 maggio c'è lo scontro diretto


Andrea Elefante


Mai l’Atalanta avrebbe pensato che agganciare la Roma al quinto posto, con una partita in più da giocare e lo scontro diretto il 12 maggio a Bergamo, sarebbe stato così complicato. Ma una Salernitana già retrocessa, che gioca in uno stadio polemico e con molti meno tifosi dei 12.000 annunciati (tanti abbonati non ci sono) ha un sussulto di carattere e di orgoglio e la tiene in scacco per quasi un’ora, costruendo la sua resistenza su un gol dello scatenato Tcahaouna dopo 18’. A Gasp servono una scossa dai cambi a inizio ripresa e le firme dei suoi uomini gol migliori, Scamacca e Koopmeiners per continuare la sua corsa verso la Champions League e soprattutto non arrivare alla semifinale di ritorno di Europa League di giovedì, contro il Marsiglia, con il peso psicologico di un passo falso assolutamente non preventivabile.

LE SCELTE DI COLANTUONO E GASP — Colantuono non ha grandi dubbi, perché già solo l’elenco degli assenti dice molto del momento della Salernitana: Ochoa, Boateng, Gyomber, Kastanos, Maggiore, Candreva e lo squalificato Pierozzi. Il tecnico non forza il rientro di Manolas, dunque ancora Pasalidis con Fazio e Pirola e per il resto l’unica “sorpresa” è il debutto dal 1’ di Fiorillo in porta. In attacco ci sono Tchaouna e Vignato, che galleggia anche da mezzala, alle spalle di Ikwuemesi. Gasperini pensa un turnover finalizzato soprattutto a non rischiare i diffidati (a parte Lookman e Hateboer), ma non stravolge la squadra. C’è ancora De Roon in difesa con Scalvini e Hien, sulle fasce Hateboer e Zappacosta ai lati di Ederson e Pasalic e il tridente vede Scamacca, e non Touré, inizialmente al centro dell’attacco, assieme a Miranchuk e Lookman.


SALERNITANA AVANTI — La salita imprevista per l’Atalanta inizia dopo 18’ di dominio, ma anche troppe imprecisioni nell’ultima giocata, che portano a soluzioni sempre complicate (un tiro alto di Lookman) o abortite al dunque, e soltanto una davvero velenosa, con appoggio di tacco di Scamacca per il sinistro di Miranchuk, che finisce fuori di poco. E come troppe volte succede alla Dea un errore collettivo, con successivo sbilanciamento, la porta a complicarsi la partita. Ederson e Lookman non si capiscono, il brasiliano perde palla che arriva a Vignato su cui coprono male Hien, in anticipo imperfetto, e De Roon, che poi si trova a dover rincorrere in netto svantaggio Tchauona, che colpisce in diagonale. A quel punto il 3-4-2-1 liquido di Colantuono si abbassa ancora di più a cinque con il sacrificio di Sambia e Bradaric e Vignato contribuisce alla densità in mezzo, più da mezzala che da trequartista. È un muro su cui l’Atalanta inizia a sbattere sempre più nervosa e frettolosa. Fiorillo trema solo per un tap in di Lookman fuori di poco, Carnesecchi, per evitare guai peggiori, deve deviare in corner un cross di Tchauona - ancora lui, sempre una furia in riaggressione - che assomiglia a un tiro. Il primo tempo si chiude con un solo tiro in porta, ed è quello del gol della Salernitana.


RIMONTA ATALANTA — La paura rischia di diventare terrore dopo 2’ del secondo tempo, quando ancora Tchaouna mette alla prova la concentrazione di Carnesecchi, ma non serve tanto alla Dea per mettere a frutto i tre cambi scelti da Gasperini, che manda in campo Ruggeri, De Ketelaere e soprattutto Koopmeiners. E l’olandese, ora miglior marcatore dell’Atalanta, in 6’ mette la firma sulla partita. Prima con un cross perfetto modello laser, che taglia tutta la difesa della Salernitana, trova la sponda di testa di Pasalic per il blitz di Scamacca, che brucia Pirola; poi con un meraviglioso sinistro da più di venti metri, che sorprende Fiorillo alla sua sinistra. La squadra di Gasp respira un po’, ha almeno due chance pulite per non soffrire fino alla fine con Scamacca e un colpo di testa di Lookman respinto da Fiorillo, ma la squadra di Colantuono dimostra volontà e dignità fino alla fine e soprattutto conferma di avere in Tchaouna un gioiello davvero interessante: ancora il franco-ciadiano regala l’ultimo brivido, ma è troppo stanco per chiudere una ripartenza con un tiro nello specchio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Success tiene vive le speranze salvezza dell'Udinese.
Napoli raggiunto al 92'



La rete di Osimhen al 51' non basta agli azzurri.
I friulani salgono a -2 dalla zona salvezza


Vincenzo D'Angelo

Quando la contestazione sembra prendere forma, ecco sbucare Success e regalare all’Udinese un pari insperato che non dà scossa per la classifica ma comunque avvicina l’Empoli. Il Napoli si butta via, come sempre ormai in questa stagione. Nonostante una prova senza troppi lampi, la squadra di Calzona era avanti 1-0 fino al 90’ e assaporava la prima gara della sua gestione senza gol subiti. Niente da fare, altro 1-1 che serve a pochissimo: oggi il Napoli sarebbe in Conference, ma la Fiorentina ha una gara in meno. E la tanto attesa svolta ormai sembra solo un miraggio: anzi, adesso anche l'aritmetica dice che gli azzurri non giocheranno la prossima Champions.

UDINESE-NAPOLI E IL NULLA — È passato un anno, sembra una vita. Il Napoli che trionfava accompagnato dalla marea azzurra al seguito è scomparso e gli appena 250 tifosi nel settore ospiti sono lo specchio del momento. Calzona lancia Lindstrom per Kvara ed è del danese il primo squillo, direttamente da calcio piazzato: il tiro cross sul secondo palo viene respinto in angolo da Okoye. Ma il primo tempo è una fiera di lanci e palle perse e il risultato non si sblocca. La prima occasione Udinese arriva al 34’, con Lucca murato in area da Rrahmani e Samardzic che da fuori non trova la porta. Intorno al 45’ due sussulti: prima Bijol in girata spaventa il Napoli, poi è sempre il difensore friulano a salvare su una conclusione al volo di Politano, dopo schema da corner.

BOTTA E RISPOSTA — L’avvio di ripresa regala il primo vero tiro in porta: Cajuste si incunea in area e calcia in diagonale, Okoye attento blocca a terra. Il Napoli ha un piglio diverso e alla prima accelerata la sblocca: Politano va via a destra, cross per Osimhen che mangia in testa a Bijol e Ferreira e porta avanti gli azzurri. Cannavaro toglie Brenner e Lucca per Success e Davis e l’Udinese di colpo s’accende. Serve un super Meret (16’) a salvare su conclusione velenosa di Davis, subito ispirato. Ancora Meret (25’) salva d’istinto su un angolo tagliato di Samardzic che gli sbuca all’ultimo. Al 35’ il Napoli raddoppia, ma Osimhen è di poco al di là della difesa e il Var salva i friulani. E Okoye li tiene in piedi al 39’, respingendo una bordata ravvicinata di Osimhen. E come a Cagliari, il Napoli che non chiude il match viene punito in pieno recupero: sulla sponda di Kristensen, Success è il più lesto a raccogliere e a girare in rete. Un punto d’oro per l’Udinese per come si era messa, anche se la salvezza resta lontana due punti. Ma ora Cannavaro e i suoi hanno tre scontri diretti: la chance per la salvezza è nelle loro mani. Il Napoli butta al vento altri due punti per l’Europa: una brutta abitudine che difficilmente porterà a un posto in Conference.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2024 35ª Giornata (16ª di Ritorno)

03/05/2024
Torino - Bologna 0-0
04/05/2024
Monza - Lazio 2-2
Sassuolo - Inter 1-0
05/05/2024
Cagliari - Lecce 1-1
Empoli - Frosinone 0-0
Verona - Fiorentina 2-1
Milan - Genoa 3-3
Roma - Juventus 1-1
06/05/2024
Salernitana - Atalanta 1-2
Udinese - Napoli 1-1

Classifica
1) Inter punti 89;
2) Milan punti 71;
3) Juventus punti 66;
4) Bologna punti 64;
5) Atalanta(*) e Roma punti 60;
7) Lazio punti 56;
8) Napoli punti 51;
9) Fiorentina(*) punti 50;
10) Torino punti 47;
11) Monza punti 45;
12) Genoa punti 43;
13) Lecce punti 37;
14) Verona punti 37;
15) Cagliari punti 33;
16) Frosinone e Empoli punti 32;
18) Udinese punti 30;
19) Sassuolo punti 29;
20) Salernitana punti 15.

(gazzetta.it)

NOTE
Inter Campione d'Italia (con 5 giornate di anticipo) e seconda stella con lo
scudetto n° 20, questo il primo verdetto della stagione 2023/2024.
Salernitana matematicamente retrocessa in Serie B con 4 giornate di anticipo,
il secondo verdetto della stagione.
(*) Una partita in meno
Atalanta - Fiorentina rinviata a data da destinarsi.
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