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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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SERIE A 2023/2023 19ª Giornata (19ª di Andata)

05/01/2024
Bologna - Genoa 1-1
06/01/2024
Inter - Verona 2-1
Frosinone - Monza 2-1
Lecce - Cagliari 1-1
Sassuolo - Fiorentina 1-0
07/01/2024
Empoli - Milan 0-3
Torino - Napoli 3-0
Udinese - Lazio 1-2
Salernitana - Juventus 1-2
Roma - Atalanta 1-1

Classifica
1) Inter punti 48;
2) Juventus punti 46;
3) Milan punti 39;
4 Fiorentina punti 33;
5) Bologna punti 32;
6) Atalanta e Lazio punti 30;
8) Roma punti 29;
9) Napoli punti 28;
10) Torino punti 27;
11) Monza punti 25;
12) Genoa e Lecce punti 21;
14) Sassuolo e Frosinone punti 19;
16) Udinese punti 17;
17) Cagliari punti 15;
18) Verona punti 14;
19) Empoli punti 13;
20) Salernitana punti 12.

(gazzetta.it)
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Retegui e Zapata non sfondano.
Tra Genoa e Torino vince l'equilibrio



Partita combattuta ma senza gol. Le due squadre muovono la classifica


Mario Pagliara

Il Toro non riesce a centrare l’appuntamento con la vittoria in trasferta (che manca dal 28 ottobre), ma almeno difende la media inglese degli ultimi tempi. Nelle giornate in cui ti accorgi che le partite non si possono vincere, va bene anche portare a casa un punto (punteggio finale: 0-0). Che potrebbe andare un po’ più stretto al Genoa che ha avuto dalla sua le occasioni della partita e un maggior controllo del gioco. Juric deve ringraziare il suo portiere, Milinkovic, autore di tre interventi importanti. Giornata-no per i granata in zona offensiva: attacco sterile e nessun tiro nello specchio del Genoa.

PIÙ GENOA — Due parate di Milinkovic nel primo tempo, nessuna di Martinez. A Marassi, a metà partita, non è lo spettacolo a farla da padrone, in una sfida che tutto sommato scorre sul binario dell’equilibrio e nella quale è il Genoa di Gilardino a fare qualcosa in più. Sicuramente, all’intervallo, i rossoblù creano più occasioni rispetto al Toro di Juric. Due quelle più grosse. La prima, dopo cinque minuti, quando un riflesso con i piedi di Milinkovic evita guai peggiori sulla conclusione di Gudmundsson. La seconda dopo ventidue minuti con un missile dai venticinque metri di Malinovskji sul quale Milinkovic riesce ad arrivarci con la mano destra. Nonostante il tridente offensivo, con Vlasic, Sanabria e Zapata, il Toro non crea pericoli degni di nota nel primo tempo, e si affaccia nell’area genoana solo con un colpo di testa (a lato) di Buongiorno (al 20’) sugli sviluppi di una punizione battuta da Ilic. A metà partita la squadra di Juric è più attendista, mentre Gilardino è un po’ più vivace sulla trequarti senza trovare il varco giusto.

BRIVIDO SANABRIA — Nella ripresa non cambia di molto il copione della partita: il Genoa ha maggiore controllo del campo e del palleggio, il Toro fa muro grazie alle solide interpretazioni difensive di Djidji e Buongiorno e tenta la ripartenza. All’ora di gioco, Juric prova a invertire l’inerzia lanciando nella mischia Tameze al posto di uno spento Vlasic. Ricci “si alza” sulla trequarti. L’occasione la crea ancora il Genoa con un colpo di testa di Vasquez tra le braccia di Milinkovic (21’). Juric toglie anche uno Zapata in giornata-no, dentro il giovane Pellegri. Un minuto dopo sussulto d’orgoglio del Toro: cross di Buongiorno, colpo di testa in tuffo di Sanabria di poco sopra la traversa. Al 25’ la prima mossa di Gilardino: Frendrup per Messias. A quattro minuti dal 90’ una sberla di Malinovskji trova ancora attento Milinkovic coi pugni. Finisce zero a zero, con la Gradinata che applaude alla fine della partita il centravanti torinista Pietro Pellegri, genovese e di fede genoana.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Rrahmani gioia Napoli: 2-1 alla Salernitana nel recupero

La squadra di Mazzarri torna al successo con un gol al 96'


Vincenzo D'Angelo


In zona Mazzarri, come succedeva nella prima versione del Napoli guidato da Walter. Al fotofinish, di rimonta, buttando dentro il cuore tanto invocato dai tifosi per tutta la gara e che a lungo era stato assente, nel primo tempo come in tante altre gare. Il Napoli batte la Salernitana (2-1) al 51' della ripresa, con una rete in mischia, figlia dell'arrembaggio di nervi più che di qualità e idee. Ma tanto basta per imbarcarsi domani mattina su un volo per l'Arabia Saudita per la Supercoppa con un minimo di serenità, dopo tanta – tantissima – tensione. Candreva aveva liberato i fantasmi del fallimento nel primo tempo, il rigore di Politano nel recupero della prima frazione ha evitato al Napoli la contestazione all'intervallo. Poi ci ha pensato Rrahmani a salvare tutti, quando i cori dei tifosi cominciavano a farsi più duri e pesanti. Il Napoli riparte, con grande fatica ma riparte. A' nuttata non è passata, ora la palla passa alla società: servono innesti all'altezza per provare a cullare il sogno Champions.

BOTTA E RISPOSTA — Mazzarri rilancia Simeone al centro dell'attacco, piazzando anche Gaetano da mezzala sinistra al posto di Zielinski (probelmino fisico prepartita, ma da giorni si pensava a una sua panchina e il tutto, con mercato aperto e contratto in scadenza, suggerisce di seguire con attenzione l'evolversi della situazione). L'inizio di gara è piuttosto scontato, col Napoli a provare a creare qualcosa col possesso palla lento e prevedibile e la Salernitana che si difende con attenzione e riparte. Per quasi mezzora si vede pochissimo, poi Candreva infiamma il derby: destro a giro dalla distanza che si infila sotto l'incrocio, con Gollini comunque non proprio impeccabile. Il Maradona, che fin lì aveva accompagnato il Napoli con pochi e sporadici cori, crolla in un silenzio assordante. Al 33' il Napoli costruisce la prima occasione, ma Ochoa stoppa Simeone che era comunque in offside. Si arriva al recupero e la gara gira: contatto Fazio-Simeone da "rigore moderno" per citare Mourinho. Di fatto la modalità è la stessa di Lazio-Roma: l'arbitro viene richiamato al Var e solo dopo concede il penalty agli azzurri. Dal dischetto va Politano, con un pallone che pesa chili. Ma l'esterno va convinto, apre il piatto e imbuca nell'angolino.

SI ACCENDE KVARA — Si va negli spogliatoi con la tensione alle stelle e un principio di rissa all'imbocco del tunnel. Mazzarri alza la voce all'intervallo, perché la squadra entra con altro spirito. La ripresa si apre con un movimento di Kvara centrale a smarcarsi, ma con conclusione sbilenca, da dimenticare. Ma il georgiano sembra finalmente sintonizzato sulla partita. Cajuste (48') di testa sfiora il palo su azione d'angolo e il Maradona di colpo si accende e inizia a spingere i suoi. Un minuto dopo e ancora lo svedese va vicinissimo al vantaggio, dopo un recupero palla in pressing di Kvara. Dopo la fiammata iniziale, il ritmo torna al piccolo trotto. Mazzarri inserisce prima Raspadori e poi Zerbin, passando al 4-2-3-1. Kvaratskhelia ci prova ancora da fuori, ma il tiro è centrale. Poi è la Salernitana a sfiorare il vantaggio con una ripartenza sprint di Tchaouna a sinistra, ma sul cross basso è provvidenziale la deviazione di Gollini.

ALL'ULTIMA MISCHIA — Nel finale il Napoli prova a metterci cuore e attributi (come chiesto dalle curve): Kvara (82') con una giocata delle sue si libera in area ma il tiro a giro viene deviato in angolo. E il recupero inizia con un miracolo di Ochoa di piede su conclusione ravvicinata di Kvara (che poi si farà ammonire nel lungo recupero e salterà la Lazio). È la fotografia del momento, in cui tutto sembra girare male al Napoli. Ma non è ancora finita, Zerbin in ripartenza si conquista un fallo sulla trequarti al 96': cross scodellato dentro, Ochoa si scontra con un compagno e nel flipper la palla arriva a Rrahmani che stoppa e in girata fa esplodere il Maradona. 'A nuttata, come detto, non è passata. Ma almeno Mazzarri e il Napoli tornano a respirare, allontanando il fantasma di un'altra cocente delusione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Djuric-Ngonge, Empoli al tappeto:
al Verona lo scontro salvezza

Il Verona passa la notte fuori dalla zona pericolo e inguaia l’Empoli.
Tre punti pesanti per l’Hellas nel clima di smobilitazione


Alex Frosio


Il Verona passa la notte fuori dalla zona pericolo e inguaia l’Empoli. Tre punti pesanti per l’Hellas nel clima di smobilitazione. L’Empoli parte spigliato ma va sotto presto. Sul primo affondo dell’Hellas nasce un angolo che Duda deposita all’altezza del primo palo sulla testa di Djuric, irraggiungibile per i difensori empolesi: bacio alla traversa e l’orologio della goal-line technology vibra al polso dell’arbitro Doveri. Al 3’ Verona in vantaggio. E un po’ svagato subito dopo. Disimpegno errato di Montipò in costruzione bassa, Gyasi serve in area Shpendi il cui destro viene deviato da Magnani, nome da rivoluzionario (Giangiacomo) ma addetto a disinnescare pericoli. Shpendi è la terza scelta al centro dell’attacco di Andreazzoli, già privo – di nuovo – di Baldanzi (problema alla coscia): Caputo infortunato, nel riscaldamento si ferma anche il designato Destro, messo in distinta. L’Hellas si chiude e riparte con la freccia Suslov, che al 9’ prova il gol da centrocampo: Caprile rientra in tempo. Una punizione di Ngonge poco dopo sorvola la traversa. L’Empoli comincia ad affinare la manovra e costringe i veronesi a rincorrere. O a chiudere in extremis, come Doig su Gyasi e soprattutto Coppola su cross di Cambiaghi al 23’. La squadra di Baroni fatica ad accorciare sulle seconde palle e sulle conduzioni palla al piede dei centrocampisti di Andreazzoli, ma non corre grandi pericoli – a parte una punizione fuori di poco di Grassi - ed è sempre pronto a ripartire. Folorunsho però sbaglia sempre scelta in rifinitura e Ngonge non è lucido nell’uno contro uno, una volta con Cacace e un’altra con Walukiewicz in chiusura di primo tempo.

IL SECONDO TEMPO — L’intervallo ridà slancio all’Hellas, che inizia forte. Serdar di tigna e di forza prova subito la percussione in area al 4’, Folorunsho sbuca su un cross di Tchatchoua al 6’, Djuric gira debolmente di testa all’8’. Sono l’anticipo del raddoppio che arriva all’11’: Ngonge si sveglia finalmente dal torpore, da destra si accentra e libera il sinistro, una leggera deviazione rende imprendibile la traiettoria verso l’angolino basso. Andreazzoli smuove l’Empoli: dentro Cancellieri per Shpendi e il nuovo “tornato” Zurkowski per Fazzini, con Gyasi centravanti. Proprio Zurkowski mette la testa al 19’ su un cross di Bereszynski dopo un’azione di aggiramento, e la partita si riapre. La nebbia che scende sul Bentegodi è la materializzazione della paura del Verona, che traballa nei minuti successivi. Un sinistro di Luperto in mischia sfila di poco a lato ed è un brivido. Dentro anche Marin, di là Saponara Henry e Dawidowicz, poi il debuttante Corona (figlio di Re Giorgio) come “quinto” centravanti di giornata, oltre a Sodero. Duda si fa espellere per doppia ammonizione al 42’ ed è finale di lotta, con Cancellieri che al 45’ colpisce alto al volo di sinistro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Calha e Lautaro show, l'Inter travolge il Monza e allunga sulla Juve



I nerazzurri rifilano una spietata "manita" ai biancorossi di Palladino,
mai in partita: tre penalty assegnati, in gol anche Thuram e Pessina


Andrea Ramazzotti

L'Inter strapazza il Monza grazie alle doppiette di Calhanoglu e Lautaro e vola momentaneamente a +5 sulla Juventus, che martedì sfiderà il Sassuolo per riavvicinarsi. Inzaghi non poteva immaginare un avvicinamento migliore alla Supercoppa Italiana: l'argentino firma il diciottesimo gol in altrettante partite di campionato giocate, ma impressiona anche il turco, a quota nove e secondo nella classifica dei marcatori. Contro la formazione di Palladino è tutto facile per la capolista che parte forte, mostra un bel calcio e si conferma implacabile in trasferta, dove ha ottenuto 8 affermazioni e 2 pari, senza mai perdere. A tratti Martinez e compagni sono straripanti e, dopo le polemiche per il successo last minute contro il Verona, lanciano un messaggio forte al campionato. Adesso sta ad Allegri rispondere, mentre i nerazzurri saranno in volo per Riad.

FURIA INTER — Di fronte allo sguardo di Paolo Maldini e del c.t. Spalletti, Palladino conferma Gagliardini centrale della difesa a tre e dà fiducia a Bondo accanto a Pessina come mediano in un 3-4-2-1 che ha Carboni (uno degli ex) accanto a Colpani. Inzaghi risponde con De Vrij preferito ad Acerbi e con Darmian al posto di Dumfries, a destra. Per il resto spazio alla ThuLa con Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan, i soliti tre "tenori" in mediana per la tredicesima volta di fila in Serie A. L'Inter parte fortissimo, muovendo la palla con velocità e mettendo le tende nella metà campo avversaria: il diagonale di Dimarco termina sul fondo, poi Thuram liscia una facile occasione e sul proseguimento dell'azione l'armeno non inquadra lo specchio dal limite. Il Monza è alle corde e non trova le contromisure per fermare gli ospiti che si imbucano da tutte le parti. Il fortino biancorosso crolla al 12' quando, su traversone di Pavard, il colpo di testa di Lautaro termina sul braccio largo di Gagliardini. Aureliano, al Var, richiama al monitor Rapuano, che si era perso l'intervento irregolare: dopo la revisione, è rigore per la formazione di Inzaghi. E Calhanoglu mantiene il 100% di trasformazioni degli undici metri (13/13 da quando è alla Pinetina, 16/16 da quando è in Italia), firmando l'1-0. Neppure il tempo di rimettere la sfera al centro e arriva il secondo schiaffo al termine di una splendida azione che parte nell'area interista: toccano il pallone Sommer, Pavard, Barella, De Vrij (bravissimo a saltare Bondo a centrocampo), Mkhitaryan, Dimarco (assist) e Lautaro, che deposita alle spalle di Sorrentino. Thuram, ancora su cross dell'imprendibile Dimarco, sfiora il 3-0 e il match assume i contorni del monologo: i "braccetti" Pavard e Bastoni creano sempre la superiorità numerica alternandosi negli inserimenti con i centrocampisti e il Monza non trova le contromisure.

REAZIONE — La mareggiata nerazzurra perde di intensità a metà tempo e i padroni di casa ne approfittano per mettere la testa fuori dal guscio. Anche Ciurria, in apnea contro Dimarco, varca la metà campo e il Monza trova addirittura l'1-2 con Pessina, rete annullata per un fuorigioco millimetrico ("pescato" dal Saot, il fuorigioco semi-automatico) del capitano su colpo di testa di Caldirola. Inzaghi comunque non gradisce e si sgola in panchina perché la marcatura dei suoi in questa occasione lascia a desiderare. Thuram ha altre due chance per sbloccarsi dopo quattro gare di digiuno (ci riuscirà nel finale), ma calcia fuori. All'intervallo così la capolista è avanti di due reti, ma ha fallito più volte il tris che avrebbe archiviato la pratica e soprattutto ha inquadrato lo specchio solo in due dei dodici tiri tentati. Una miseria.

RIVOLUZIONE E DOMINIO — Palladino a inizio ripresa inserisce Kyriakopoulos per Ciurria e Colombo per Bondo, ma soprattutto passa al 4-2-3-1 con Gagliardini avanzato a centrocampo, Carboni, Colpani e Mota Carvalho alle spalle del centravanti ex Milan appena entrato. L'Inter si abbassa, non tanto per risparmiare energie, ma per cercare i varchi giusti per le ripartenze, così è il Monza a fare la gara. Per aumentare la spinta a entra anche Birindelli per Pedro Pereira, ma dopo un'ora, quando Palladino è stato appena espulso per proteste, Calhanoglu firma la doppietta personale su cross di Mkhitaryan e spettacolare tacco di Thuram, al settimo assist. Inzaghi inizia la girandola di cambi in vista della Supercoppa inserendo Asllani per il turco (che salterà la prossima gara di campionato contro la Fiorentina perché ammonito e diffidato) e Frattesi per Barella. Sorrentino con un miracolo evita il 4-0 di Pavard su traversone di Bastoni e l'intervento del sostituto di Di Gregorio rianima il Monza: Mota Carvalho si procura il rigore (fallo di Darmian) che permette a Pessina di firmare il 3-1. Nell'Inter dentro Acerbi per Bastoni e Carlos Augusto per Dimarco, mentre tra i biancorossi Pablo Mari rileva D'Ambrosio. I padroni di casa ci credono e impegnano Sommer, ma si scoprono e incassano altri due gol: il primo su calcio di rigore trasformato da Lautaro, il secondo in contropiede con Mkhitaryan che permette a Thuram di sbloccarsi. Adesso la festa interista è davvero completa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lazio, ci pensa Felipe Anderson:
1-0 al Lecce e Fiorentina agganciata al quarto posto



Il brasiliano sblocca il risultato nella ripresa.
La squadra di Sarri sale a 33 punti e approda in zona Champions League


Nicola Berardino

La quarta vittoria consecutiva in campionato proietta la Lazio al quarto posto in attesa dei risultati delle altre concorrenti per la Champions. Ma per imporsi sulle Lecce (primo successo nella gestione Sarri) i biancocelesti hanno faticato più di ogni previsione. Ha risolto Felipe Anderson, schierato da centravanti, al 13’ della ripresa, ma il risultato è rimasto in sospeso fino all’ultimo. Impreca il Lecce che ha all’Olimpico ha sfoderato una buona prova senza però riuscire a evitare la terza sconfitta in quattro giornate (appena un punto conquistato).

GARA BLOCCATA — Lazio con sei novità rispetto alla formazione schierata nel derby. Tra i pali torna Provedel. In difesa, spazio a Pellegrini e Gila. Dopo tre gare si rivede Luis Alberto. In regia c’è Rovella. Out Castellanos, Felipe Anderson, recuperato dopo il risentimento al polpaccio accusato alla vigilia, va al centro dell’attacco con Isaksen sulla destra. Immobile riparte dalla panchina. Lecce ritoccato in prima linea con gli innesti di Krstovic e Almqvist. Squadre a specchio: entrambe con il 4-3-3. Un colpo di testa di Baschirotto viene controllato da Provedel. Buon avvio della squadra di D’Aversa. Il portiere laziale vigilia anche su un tiro di Krstovic. Prontissimo Falcone a sventare su un tocco a rete ravvicinato di Isaksen. Problemi alla spalla dopo uno scontro di gioco fermano Patric, che al 24’ viene sostituito da Romagnoli. Buon guizzo di Isaksen che cerca di fornire Felipe Anderson: rimedia la difesa salentina. Lecce compatto e quadrato su piano tattico. Lazio in difficolta nel verticalizzare il gioco. Al 33’ pugliesi pericolosi con Kaba: Provedel devia. Sul corner successivo, colpo di testa di Pongracic che va fuori. La formazione di D’Aversa si muove a tutto campo con trame agili. Battibecco con spintoni fra Zaccagni e Gendrey, prima dell’intervallo: ammoniti entrambi. Tensioni tra i giocatori a fine primo tempo.

IL COLPO DI FELIPE — Nella ripresa Sarri parte con Pedro al posto di Isaksen. La Lazio cerca maggiore velocità. Tiro di Pedro sopra la traversa. Biancocelesti vicini al gol con Zaccagni: parabola che sfiora la traversa. All’11’ Gendrey, alle prese con problemi fisici, viene sostituito da Venuti. Al 13’ la Lazio va a segno: assist di Luis Alberto per Felipe Anderson che con un colpo sotto la traversa infila di destro Falcone. Secondo gol in campionato per il brasiliano, il primo all’Olimpico. Intervento di Pellegrini in area su Kaba che va terra: proteste del Lecce, Ferrieri Caputi fa proseguire. Al 20’ entrano Vecino e Lazzari per Luis Alberto e Pellegrini. Lecce insidioso al 23’: capocciata di Krstovic, fuori. Ripartenza giallorossa: Kaba non inquadra la porta. D’Aversa fa entrare Blin e Strefezza per Kaba e Gonzalez per dare un’impronta più offensiva. Non aggancia Zaccagni un cross di Lazzari. Al 34’ entra Immobile, osannato dall’Olimpico: gli cede il posto Zaccagni. Con l’ingresso del capitano, Felipe Anderson torna a destra e Pedro cambia fascia. Nel Lecce Piccoli e Dorgu rilevano Oudin e Gallo. Al 41’ Vecino vicino al gol: Baschirotto sbroglia in angolo. Quattro minuti di recupero che poi diventano cinque. Gila provvidenziale su un’incursione di Almqvist. Scontro di Immobile con Falcone. Ammonito il bomber della Lazio per reazione sul portiere del Lecce. Era diffidato, come Zaccagni: i due attaccanti dovranno saltare la prossima, contro il Napoli. Al fischio finale, nuove tensioni tra i giocatori della Lazio e Falcone. Fa festa l’Olimpico per il quinto successo di fila dei biancocelesti nella scia del derby di Coppa Italia di mercoledì.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cagliari, sono tre punti d'oro:
ribalta il Bologna grazie a un autogol di Calafiori

Vantaggio di Orsolini e pari di Petagna nel primo tempo.
Decisivo nella ripresa l'autogol del difensore emiliano


Francesco Velluzzi


È il rossoblù del Cagliari che domina. Davanti a Gianfranco Zola, in tribuna, Claudio Ranieri incarta il Bologna stoppandogli il volo verso l’Europa più nobile. Vince la squadra sarda (2-1) ispirata da un super Petagna che fa giocare a Riccardo Calafiori la peggior partita della stagione. Ma è la compattezza di Makoumbou e Sulemana, la vena dell’ inesauribile Nandez, una difesa molto più attenta che dà coraggio e spinta ai padroni di casa. Il Bologna sembra il Bologna di Thiago Motta solo nei primi 25 minuti, soprattutto nei primi 15’ quando Orsolini fa ammattire, beffandolo per il vantaggio, Augello che, infatti, Ranieri lascia negli spogliatoi all’intervallo. Per gli emiliani un punto (col Genoa in casa ) in tre partite. L’assenza di Zirkzee squalificato si è sentita tanto, come quelle di Ndoye e Saelamaekers, infortunati, ma il Bologna nelle ultime giornate (anche eliminato in coppa Italia ai rigori dalla Fiorentina) qualcosa ha perso perché quando il Cagliari si è ricompattato col 5-3-2, ha smesso di pungere e infierire. Si è svegliato quando era tardi e Ranieri e Petagna (autogol di Calafiori) avevano ribaltato la gara rimettendosi alle spalle il Verona.

PRIMO TEMPO — Ranieri fa con quel che ha. E di offensivo ha davvero poco. Così, parte con un 4-3-2-1 con Nandez alto accanto a Viola e dietro Petagna. Motta, che dopo 4 minuti, è già in t-shirt, ne cambia quattro rispetto al Genoa e sorprende soprattutto col modulo che è un 4-1-4-1 in cui l’unico mediano è Freuler, mentre Aebischer fa la mezzala che svaria per disorientare il Cagliari giocando con Orsolini, Ferguson e Urbanski dietro Van Hooijdonk. Impalpabile l’olandese. Il Cagliari questo marchingegno lo subisce e il Bologna inizia forte. Molto forte. Al 9’ Urbanski tira centralmente, il pallone deviato da Dossena costringe Scuffet a un salvataggio difficoltoso, Augello manda in angolo. Due minuti il Cagliari tenta di sorprendere Skoeupski che Viola, da quasi 35 metri, vede fuori dai pali e per poco non combina lo scherzetto. Ma la tattica di Ranieri è quella di far sfogare l’avversario e cercare di colpirlo in ripartenza alla prima occasione. Dopo il terremoto iniziale, il tecnico romano si mette a 5 in difesa. E il 5-3-2 regge meglio le iniziative del Bologna, fino al 24’ quando Posch lancia Orsolini che sorprende il disattento Augello, lo supera e segna. Il pallone sembra essere uscito dalla linea di fondo, ma invece sono i piedi del numero 7 del Bologna che sono fuori. Il gol è buono ed è il quinto per Orso. Il Cagliari non si scoraggia, Sulemana e Makoumbou sono dappertutto, graffiano, sradicano palloni, così come Nandez. Due sortite di Viola, fermato fallosamente da Aebischer, non trovano la considerazione di un Manganiello insufficiente. Ma al 31’ i padroni di casa raddrizzano la gara proprio nel modo in cui l’ha pensata Ranieri. Lancio lungo di Dossena, Petagna (in attesa di diventare papà) supera Calafiori e anche Skorupski e realizza il primo gol in campionato con la maglia del Cagliari. I sardi ci credono, si compattano, Kristiansen commette due errori pericolosi, Orsolini continua a far male a un Augello in evidente difficoltà. Finisce con Manganiello che esce tra i fischi del pubblico spazientito dai due gialli (uno per fallo e uno per proteste) rifilati a Nandez e Dossena.

SECONDO TEMPO — La ripresa si apre con Azzi dentro per Augello. Ranieri non poteva davvero evitare la sostituzione all’esterno milanese in confusione totale. Motta, invece, rimette la felpa. È caldissimo invece, ancora Orsolini che al 5’ con un tiro-cross costringe Scuffet a smanacciare, Urbanski non riesce nel tap-in. I ritmi calano un po’ col Cagliari che sembra, comunque, più avanti. E al 22’ Motta ne cambia due: fuori Kristiansen e Aebischer, dentro l’ex Lykogiannis e Fabbian. Neanche il tempo di inserirsi e il Cagliari guadagna un calcio d’angolo che va a battere Viola. Sulla respinta Wieteska stoppa un pallone meravigliosamente districandosi tra due e mettendo in mezzo, Petagnone ci arriva ancora, forse sbucciandola, ma Calafiori è tradito e la mette dentro alle spalle di Skorupski. Non c’è fuorigioco. Cagliari in estasi. È il 24’. È la svolta. Il Bologna deve andare all’assalto, ma è stanco e a corto di uomini, zero davanti. Van… prima di salutare (entra Moro) combina bene con Orsolini che calcia fuori di poco. C’è un quarto d’ora di speranza. Ma Scuffet si supera su uno strepitoso Freuler e Fabbian sfugge a Wieteska e colpisce di testa, ma di poco fuori. Ranieri spende qualche cambio, toglie lo straordinario Nandez, che forse ne aveva ancora, ma Di Pardo regge alla grande e tiene a bada il fortino. Che resiste fino al 6’ di recupero, (ultimo tiro di Ferguson) trovando una vittoria fondamentale per la salvezza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Udinese spaventa la Fiorentina:
Nzola su rigore firma il pari all'87'

I viola restano quarti, ma soffrono la squadra di Cioffi, in gol con Lovric.
Dopo il pari di Beltran nuovo vantaggio ospite di Thauvin.
Decisivo il Var sul mani di Ferreira a fine match


Ilaria Masini


Finisce 2-2 fra Fiorentina e Udinese in una partita combattuta fino alla fine. Per i friulani in gol Lovric e Thauvin mentre per i viola sono i due centravanti, Beltran e Nzola (su rigore), a trovare la rete. E se gli ospiti sono padroni del campo nel primo tempo, alla fine sono gli uomini di Italiano a sfiorare la vittoria con Bonaventura fermato soltanto dal palo. Nonostante il pareggio, la Fiorentina mantiene il quarto posto solitario con 34 punti, mentre i fiumani salgono a 18 e agganciano il Cagliari.

VANTAGGIO UDINESE — Vincenzo Italiano torna al 4-2-3-1 e rispolvera Brekalo esterno d’attacco a sinistra con Ikoné dall’altra parte, Bonaventura trequartista e Beltran unica punta. Gabriele Cioffi conferma il 3-5-1-1 con Pereyra alle spalle di Lucca. A centrocampo Samardzic è titolare, in attesa di eventuali sviluppi di mercato. Al 4’ Walace prova una girata di testa che termina sul fondo, ma è Lovric al 10’ a portare in vantaggio i friulani con un diagonale mancino: ripartenza perfetta, scambio con Lucca e 1-0 per l’Udinese. La Fiorentina va in tilt e sono di nuovo gli ospiti ad andare alla conclusione con Lucca dal limite su cui respinge Terracciano. Il portiere viola viene impegnato nuovamente al 30’ quando si oppone a Pereyra servito da Kamara. Poi è Samardzic a rendersi pericoloso su due calci piazzati consecutivi: prima su punizione e subito dopo da calcio d’angolo. Prezioso ancora Terracciano nell’evitare il raddoppio.

PAREGGIO FINALE — Vincenzo Italiano lascia nello spogliatoio Duncan e Kayode, inserendo Arthur e il neoacquisto Faraoni che si mette subito in evidenza, prima salvando su Pereyra e poi in fase offensiva servendo l’assist per Beltran che pareggia di testa all’11’ e sigla il suo quarto gol in Serie A. In precedenza da registrare una conclusione di Mandragora per una Fiorentina completamente diversa anche nell’atteggiamento. Cioffi corre ai ripari con tre sostituzioni: Thauvin per Samardzic, Success per Lucca e Ehizibue per Ebosele. L’effetto dei cambi non si fa attendere perché al 28’ è proprio Thauvin, appena entrato, a trovare il 2-1 sul assist di Lovric. Italiano prova la carta Nzola (al posto di Brekalo) che si posiziona esterno d’attacco a destra con Ikoné spostato a sinistra. Ed è l’angolano al 42’ a firmare il 2-2 su calcio di rigore, concesso (dopo controllo Var) per fallo di mano di Ferreira su conclusione di Beltran. Ultimi cambi: Barak per Ikoné e Milenkovic (200 presenze in A) per Ranieri. Nell’Udinese entra Tikvic per Kamara. Alla fine è la Fiorentina che sfiora la vittoria ed è solo il palo a fermare Bonaventura.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Adli-Giroud-Theo, tre moschettieri per il Milan:
Pioli respira, per Mou è notte fonda

I gol dei francesi rafforzano il terzo posto rossonero
e abbattono la Roma, senza anima né gioco.
Non basta un rigore di Paredes, Lukaku ancora fantasma: giallorossi noni


Marco Pasotto


Il Milan è come la scatola dei cioccolatini di Forrest Gump: non sai mai quello che ti capita. Stavolta Pioli ne ha scartato uno buono, fresco, dolcissimo. Anzi, ne ha scartati tre: quelli offerti da Adli, Giroud e Hernandez con cui il Diavolo ha piegato la Roma in una partita che – era già molto chiaro alla vigilia – avrebbe consegnato guai seri agli sconfitti. Era una sfida tra grandi deluse. I rossoneri proseguono a edificare il fortino attorno al terzo posto e guadagnano altri punti sulle inseguitrici più vicine: ora la quarta piazza è lontana otto lunghezze e la quinta nove. La Roma sprofonda addirittura a meno tredici dai rossoneri. E così Pioli vince la sfida nella sfida tra allenatori in viaggio fra le turbolenze (Mou, squalificato, osservava dalla tribuna), mentre Cardinale conquista il derby tra proprietà a stelle e strisce. Cardinale per la prima volta accanto a Ibra allo stadio, e non solo in tribuna. Ma anche negli spogliatoi prima del match. Il discorso motivazionale di Gerry ha sortito il suo effetto.

LE SCELTE — Dieci assenti da una parte, nove dall’altra tra infortunati freschi, stagionati ed emigrati in coppe extracontinentali. Pioli e Mou hanno dovuto arrangiarsi anche stavolta, come da desolanti abitudini. Novità su entrambe le sponde. Quella rossonera ha rivisto Hernandez tornare in fascia dopo un mese e mezzo di latitanza, cedendo i territori centrali a Gabbia. Poi, tutto come da copione: Adli e Reijnders in mediana, Loftus-Cheek a galleggiare tra le linee e tra Pulisic e Leao, alle spalle di Giroud. La sorpresa sfornata fresca da Mourinho – orfano di Dybala - è stato un cambio fra i pali totalmente inatteso: dentro Svilar, con Rui Patricio sotto il plaid in panchina. Pura scelta tecnica, a quanto pare. Poi Spinazzola e non Zalewski a sinistra, Kristensen preferito a Huijsen ed El Shaarawy a Belotti come socio di Lukaku.

LE CHIAVI TATTICHE — Ma le scelte, giuste o sbagliate che siano (e quelle di Mou, col senno del poi, non sono comunque state funzionali), contano relativamente quando a mancare è l’interpretazione collettiva. In realtà la Roma è anche partita piuttosto bene, costringendo il Milan a rintanarsi negli ultimi trenta metri grazie a una manovra accerchiante e senza disdegnare gli inserimenti delle mezzali. Il problema è che la pressione, che comunque non ha portato pericoli concreti a Maignan, è durata poco più di cinque minuti. Quando il Milan ha iniziato a mettere fuori il naso, pur senza brillare per precisione nei passaggi, ha dato subito l’idea di come avrebbe potuto essere – e infatti è poi stato – il primo tempo: rossoneri incisivi, lucidi nelle scelte e piuttosto verticali, giallorossi col pallone fra i piedi abbastanza spesso ma lenti, prevedibili, scolastici. E molto orizzontali. Un tiqui-taka andato in scena sulla linea del centrocampo fine a se stesso, in attesa di un movimento offensivo che spesso ha tardato ad arrivare, e a volte non arrivava proprio. Limiti romanisti che però sono emersi anche grazie a un Milan molto attento in fase di non possesso. Pioli ha ingabbiato la Roma con mosse chiare ed efficaci: Reijnders a uomo su Cristante, Loftus-Cheek a sporcare il raggio d’azione di Paredes, Pulisic a occuparsi degli inserimenti di Bove e Adli in prima battuta su El Shaarawy. Fonti giallorosse prosciugate in tutte le zone calde del campo. E se ci aggiungiamo la scarsa pressione portata da ElSha e Lukaku, ecco completato il quadro tattico.

SCOSSA — Il Milan peraltro è passato in tempi rapidi. Minuto numero 11, splendido fraseggio orizzontale al limite dell’area tra Pulisic, Reijnders e Adli, che – lasciato decisamente troppo solo – ha dribblato facilmente Kristensen e l’ha piazzata nell’angolino. Cardinale in tribuna esulta e sorride. Pulisic si è poi fatto vivo tre volte: disinnescato prima da Svilar, poi da Spinazzola, e quindi con un colpo di testa a lato di poco. La Roma? Pervenuta in due occasioni: un destro velenoso di Celik (30’) e un tiro di controbalzo altrettanto insidioso di Spinazzola (40’) su cui Maignan ha spiegato perché non disdegna di essere considerato il più forte del mondo. La ripresa è iniziata senza la Roma (e con Cristante al centro della difesa al posto dell’infortunato Mancini, rilevato da Pellegrini). Un quarto d’ora in cui il Milan ha piazzato le tende nella propria trequarti, in pratica senza trovare resistenza. E allo stesso minuto del primo tempo – l’11’ – il Diavolo ha raddoppiato: cross lungo di Adli, torre di Kjaer per Giroud, Svilar fuori causa e due a zero. All’ora di gioco dentro Belotti per El Shaarawy, ma è stato Pellegrini a dare la scossa, accendendo la scintilla della Roma e guadagnandosi un rigore – molto ingenuo Calabria – messo a segno da Paredes. Decisamente, scossa Pellegrini. Il gol giallorosso ha spaventato parecchio il Milan, che ha perso metri di campo ed è passato dal dominio del primo quarto d’ora a giocare esclusivamente di rimessa, fino al tre a uno di Hernandez a sei minuti dal novantesimo, che ha spazzato via tutti i timori. E’ stato Giroud a servire con un tacco fantastico Theo, che ha scaricato un siluro sotto la traversa. Cardinale e Ibra in tribuna si sono guardati, come per dire: mamma mia, quanta roba.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Atalanta travolge il Frosinone:
5-0 e Gasp è in zona Champions.
Di Francesco in crisi

Reti in avvio di Koopmeiners, Ederson e De Ketelaere, chiudono Zappacosta e Holm:
la Dea adesso è a -1 dal quarto posto in classifica.
Quinta sconfitta di fila per i ciociari


Luca Taidelli


Troppa Atalanta per un Frosinone imbarazzante nell’approccio a una gara che, dopo 4 ko di fila, avrebbe dovuto giocare col coltello tra i denti. Stravincono i nerazzurri, che la chiudono dopo un quarto d’ora (Koopmeiners, Ederson, De Ketelaere), gestiscono a lungo e piazzano altri due fendenti nel finale con Zappacosta e Holm. Un 5-0 che vale il quinto posto, a un punto dalla Fiorentina, mentre il Frosinone resta a +2 dalla zona salvezza e deve ritrovarsi in fretta.

INIZIO SHOW — Gasp per la prima volta dopo l’ultimo infortunio punta su Scamacca dal 1’, con Miranchuk in panchina. Per il resto, conferma della formazione che ha pareggiato a Roma e poi eliminato il Milan dalla Coppa Italia, quindi con Holm preferito a Zappacosta. La vera novità è però la prima convocazione per El Bilal Touré, l’acquisto più caro della storia dell’Atalanta, fermo da agosto dopo l’intervento al tendine. In difficoltà soprattutto alla voce terzini, Di Francesco adatta Lusardi a sinistra e lancia il neo acquisto Bonifazi al centro della difesa, al fianco dell’ex Okoli. In attacco, Cheddira manda in panchina Kaio Jorge. Peccato che il match per i laziali duri la miseria di 14’, quelli necessari alla Dea per assestare loro tre schiaffoni inammissibili per una squadra reduce da 4 ko in fila. Il match lo stappa all’8’ Koopmeiners (4 gol nelle ultime tre dopo un discreto digiuno) su rigore procurato da una fiammata di Holm che umilia Lusardi. Al 12’ il pasticcio arriva sull’altra fascia, con Okoli e Lirola - pure sfortunato nella deviazione - in balia di CdK e Ruggeri, libero di crossare per l’inserimento di Ederson. Passano due minuti e nel burro frusinate si infila De Ketelaere, il cui sinistro dal limite prende la traversa interna per la festa nerazzurra.

NON SI RIAPRE — Basito quasi più dei suoi, Di Francesco chiama il passaggio alla difesa a tre, con Lirola che si alza e Brescinini adattato a sinistra. I quasi gol di Ederson e Scamacca (bravo Turati) dicono che la musica non cambia. Un diagonale di Mazzitelli su imbeccata di Soulé è l’unica traccia offensiva del Frosinone nel primo parziale Secondo tempo Di Fra ne cambia tre all’intervallo: dentro Romagnoli, Gelli e Ghedjemis per Lusuardi, Harroui e Lirola. Poco dopo Gasp rinnova il binario mancino con Hien (a sinistra va Djimsiti) e Zappacosta, poi tocca a Muriel e Miranchuk per Scamacca e De Ketelaere. La gara però si trascina, perché l’Atalanta non spinge più di troppo e il Frosinone non ci riesce proprio. Carnesecchi combatte il gelo parando su Cheddira e Ghedjemis mentre nel finale Zappacosta cala il poker con un bel destro a giro che trova l’angolino e Holm infierisce nel recupero colpendo prima la traversa da corner e poi ribadendo in rete.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/01/2024 23:31
 
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Vlahovic prepara il sorpasso:
super doppietta nel tris al
Sassuolo e Juve a -2 dall'Inter

L'unica squadra che era riuscita a battere la Signora in
campionato spazzata via da due capolavori del serbo.
Nel finale segna anche Chiesa


Filippo Cornacchia


Alla Juventus basta una doppietta di Vlahovic nel primo tempo e un gol nel finale di Chiesa per battere il Sassuolo e riportarsi a meno due dall’Inter. Inizia così nel migliore dei modi la settimana della Signora: vincendo domenica a Lecce può portarsi virtualmente in testa sfruttando il viaggio in Arabia Saudita dei nerazzurri per la Supercoppa italiana. Al Sassuolo, di nuovo k.o. dopo il successo contro la Fiorentina, non riesce lo scherzetto come all’andata: gli emiliani restano a quota 19 punti (14° posto in classifica).

DV9 SHOW — Allegri recupera Rabiot e riparte dalla coppia Yildiz-Vlahovic in attacco, Dionisi risponde con il trio Laurienté-Henrique-Berardi alle spalle di Pinamonti. Un po’ la disfatta dell’andata a Reggio Emilia – tuttora unico passo falso della Signora – e un po’ la voglia di riportarsi a meno due dall’Inter. Ai bianconeri bastano i primi minuti, intensi e aggressivi, per far capire agli emiliani e ai 41 mila dell’Allianz Stadium che vogliono chiudere in fretta la pratica. E grazie a un Vlahovic in stato di grazia ci riescono in meno di un tempo. Il bomber serbo, sempre più decisivo, prima sblocca la partita con un tiro a giro di sinistro degno del miglior Berardi (che osserva da vicino). E dopo la mezzora il bis, ma da fermo: punizione di mancino e tanti saluti a Consigli, sorpreso in entrambe le circostanze. Momento magico per DV9: terza partita in gol delle ultime quattro e 9 reti in campionato, con tanti saluti a Lukaku (fermo a 7) e al possibile scambio estivo.

SZCZESNY E BERARDI — Il Sassuolo, prima e dopo lo show di Vlahovic e qualche bel guizzo di Yildiz, ha provato a tenere in vita la partita affidandosi al sinistro di Berardi (fischiato dallo stadio all’uscita dal campo) e al destro di Laurienté, ma rispetto alla gara di Reggio Emilia tanto l’azzurro (nella ripresa) quanto il francese (nel primo tempo) hanno trovato sulla loro strada la versione originale di Szczesny e non quella del 23 settembre.

RIECCO CHIESA — Indirizzata la partita con l’uno-due di Vlahovic, la Juventus per gran parte de secondo tempo è entrata in modalità “gestione e ripartenza” grazie alle sgasate del rientrante Federico Chiesa (entrato al posto di Yildiz) e di Timothy Weah. Dionisi ha provato a rispondere inserendo Volpato e Castillejo, però le occasioni migliori le ha avute la squadra di Allegri. Dopo l’errore di Weah, nel finale ecco il 3-0 di Chiesa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2024 14:09
 
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SERIE A 2023/2023 20ª Giornata (1ª di Ritorno)

13/01/2024
Genoa - Torino 0-0
Napoli - Salernitana 2-1
Verona - Empoli 2-1
Monza - Inter 1-5
14/01/2024
Lazio - lecce 1-0
Cagliari - Bologna 2-1
Fiorentina - Udinese 2-2
Milan - Roma 3-1
15/01/2024
Atalanta - Frosinone 5-0
16/01/2024
Juventus - Sassuolo 3-0

Classifica
1) Inter punti 51;
2) Juventus punti 49;
3) Milan punti 42;
4 Fiorentina punti 34;
5) Atalanta e Lazio punti 33;
7) Bologna punti 32;
8) Napoli punti 31;
9) Roma punti 29;
10) Torino punti 28;
11) Monza punti 25;
12) Genoa punti 22;
13) Lecce punti 21;
14) Sassuolo e Frosinone punti 19;
16) Udinese e Cagliari punti 18;
18) Verona punti 17;
19) Empoli punti 13;
20) Salernitana punti 12.

(gazzetta.it)
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17/01/2024 14:18
 
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Dopo l'ennesimo flop di stagione, la rovinosa sconfitta a Milano contro il Milan, la proprietà della Roma ha deciso di esonerare il carismatico allenatore portoghese José Mourinho.
I proprietari del club, gli americani Dan e Ryan Friedkin, hanno deciso di affidare la squadra fino a giugno ad un altro iconico protagonista della curva, l'ex bandiera Daniele De Rossi.
17/01/2024 19:21
 
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Rompe il silenzio Mourinho con un post su Instagram. Dieci parole, accompagnate dalle foto più belle della sua avventura in giallorosso: sudore, sangue, lacrime, allegria, tristezza, amoR, fratelli, storia, cuore, eternità.
Immagini accompagnate dalla canzone di Andrea Bocelli "Nelle tue mani" tratta da "Il Gladiatore".


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Roma, vittoria con qualche brivido:
De Rossi batte il Verona e debutta coi tre punti

Apre Lukaku e raddoppia Pellegrini nel primo tempo.
Ripresa col rigore sbagliato da Djuric e la
rete di Folorunsho (ma che papera Rui Patricio)


Andrea Pugliese


Un buon primo tempo, una ripresa orribile. La prima Roma di De Rossi porta però a casa una vittoria fondamentale, forse più per demeriti degli avversari che non per meriti propri. Nel senso che se per 45 minuti la Roma ha funzionato, per gli altri 45 è sembrata paralizzata. E alla fine si è salvata solo per gli evidenti limiti del Verona, che comunque ha sprecato un rigore e si è visto annullare un rigore. Contava vincere, però, e alla fine la vittoria è arrivata con i gol di Lukaku e Pellegrini, con la Roma che ha iniziato e finito tra i fischi della sua gente. Anche con la squadra sotto la curva, a fine gara. Per il Verona un secondo tempo pieno di rammarico e la sensazione di aver perso almeno un punto.

L'ATMOSFERA INIZIALE — Si inizia in un’atmosfera surreale, tra i fischi alla squadra (salvi solo Bove, El Shaarawy, Lukaku e Dybala), lo speaker dimesso al momento del lancio delle formazioni e gli striscioni contro la squadra (“Non abbiamo mai preteso trofei e allori, ma solo rispetto della maglia e dei suoi valori. Onorate la Roma e lottate per la sua gente”) e per Mourinho (tanti, tra cui il più significativo a intera curva: “Ci sono ricordi che non hanno contratti: le corse e i sorrisi che ci hai regalato, tutte le volte che ti sei schierato, per il tuo romanismo sarai sempre rispettato. Grazie mister”). Poi l’ingresso di De Rossi, il boato dello stadio, quasi in un passaggio di consegne che graffia il cuore. C’è un’atmosfera di desolazione, il tifo è meno incessante di altre volte e qualche vuoto si nota. Dan e Ryan Friedkin ci sono, ma c’è soprattutto Daniele a riempire l’altro vuoto, quello del cuore. E poi la Roma, che inizia un po’ contratta ma ci mette poco a sciogliersi.

L'UNO-DUE — De Rossi inizia la sua avventura con il 4-3-3, costruzione dal basso e tanto possesso palla (alla fine del primo tempo sarà il 63%, con 263 passaggi contro i 138 del Verona). Gli esterni d’attacco spesso vanno a giocare dentro per lasciare spazio in fascia alla sovrapposizione del terzino, le mezzali creano densità e si inseriscono, anche se ovviamente qualche sbavatura iniziale è inevitabile. De Rossi inizia abbracciando tutta la panchina, poi va nella sua corrida personale. Sempre a bordo campo, sempre pronto ad un richiamo o a un suggerimento. Cabal salva subito su Lukaku, ma poi arriva l’uno-due che cambia la partita: in entrambi i casi l’assist è di El Shaarawy, che prima tra 4 avversari regala a Lukaku il pallone del vantaggio e poi regala a Pellegrini l’occasione del 2-0. Il capitano sembra un altro giocatore, rinato, sulla scia di quanto già visto nel secondo tempo di Milano. Crea, difende, ha intensità. E la Roma sfiora il 3-0 con Huijsen e Dybala, in un primo tempo quasi a senso unico.

LA REPLICA — Per provare a riaprire la partita Baroni nel secondo tempo mette dentro un’altra punta, Bonazzoli, al fianco di Djuric, mossa a cui De Rossi risponde con la difesa a tre. Dopo undici minuti Folorunsho gela l’Olimpico, ma il gol viene annullato per fallo su Karsdorp. Entra Zalewski per Dybala e va a fare la seconda punta, altra novità rispetto alla gestione-Mou. Poi l’altra occasione d’oro per il Verona, il rigore (al Var) per fallo di mano di Llorente su colpo di testa di Djuric: dal dischetto va proprio il centravanti bosniaco, che però calcia alle stelle. A fare la partita adesso però è sempre il Verona, con la Roma chiusa pericolosamente a riccio su se stessa. E al 30’ arriva il 2-1, con una papera colossale di Rui Patricio su tiro da 30 metri di Folorunsho. Le idee in casa giallorossa oramai latitano, i palloni vengono buttati via alla rinfusa, la paura prende il sopravvento su tutto il resto. Il finale è un dominio assoluto dei veneti,

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan, la panchina firma la super rimonta:
Jovic e Okafor entrano e ribaltano l'Udinese

I rossoneri si impongono in Friuli e timbrano il quarto successo consecutivo in campionato.
Gol di Loftus-Cheek, Samardzic, Thauvin, Jovic e Okafor al 93'.
Il match però verrà ricordato soprattutto per i vergognosi episodi
che costringono l'arbitro a interrompere la partita per 5' nel primo tempo


Alessandra Gozzini


Il Milan riemerge dalle difficoltà come sapeva fare la squadra dello scudetto. A Udine si trova sotto di un gol e demoralizzata dalla vergogna razzista che aveva colpito Maignan. Ritrova forze nel finale e Pioli stravolge tutto con i cambi: Jovic segna il pareggio, Okafor la ribalta. A fine partita tutti a far festa abbracciando Mike sotto il settore dei milanisti in trasferta.

ILLUSIONE — Pioli aveva presentato la formazione annunciata, dando continuità alla coppia difensiva formata da Gabbia e Kjaer e Theo di nuovo in fascia nel tentativo di riavviare la catena sinistra. Nel primo tempo la squadra si illude di aver ritrovato qualità: Loftus-Cheek sfrutta il fisico negli inserimenti, Leao sgasa a sinistra e alla prima occasione serve Giroud a centro area. Okoye ci mette letteralmente la faccia. Olivier è ancora protagonista, di nuovo a raccogliere un invio dalla sinistra, stavolta di Theo: più facile per il portiere dell’Udinese. Tutti rossoneri poi presenti nell’azione manovrata del vantaggio. Discesa di Theo, velo di Giroud, piatto destro di Loftus-Cheek. E’ un Milan di qualità e di comando, l’episodio che cambia la squadra avviene al 33’: insulti razzisti a Maignan e partita sospesa. Il Milan che riemerge dagli spogliatoi dopo cinque minuti sembra aver perso sia precisione che coraggio: a fine tempo è Samardzic a fare pari, beffando Kjaer e liberando un sinistro che finisce alle spalle di Maignan.

IL SOLITO JOVIC — Di nuovo fuori dagli spogliatoi per la ripresa il Milan si conferma quello degli ultimi minuti. Scarico, incapace di reagire. E’ cosi Thauvin ad approfittare del momento e del doppio errore (stavolta Theo e Reijnders) e portare l’Udinese in vantaggio. Pioli cerca soluzioni in panchina: dentro Okafor e Jovic. La partita ricambia qui. Il serbo si conferma uomo gol anche quando parte dalla panchina: stavolta imbuca a porta vuoto dopo la traversa di Giroud. E c’è la spizzata di Olivier anche sul corner che porta al definitivo 3-2. Con un rischio finale corso dai rossoneri sulla conclusione di Payero. L’esultanza della squadra libera tutta la gioia: almeno per una notte il Milan è più vicino a Inter e Juve

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma, vittoria con qualche brivido:
De Rossi batte il Verona e debutta coi tre punti



Il nostro mitico Daniele De Rossi. [SM=x1583472]




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Il Frosinone torna a respirare: super Soulé ribalta il Cagliari



Sardi avanti al 26' con Sulemana, il pareggio dei laziali che
avevano perso le ultime 5 gare arriva al 64' con Mazzitelli.
E poi ecco il capolavoro dell'argentino su punizione e il gol di
Kaio Jorge nel finale che regalano i tre punti alla squadra di Di Francesco


Francesco Velluzzi

Il Frosinone è vivo, lotta, soprattutto respira. Dopo cinque sconfitte consecutive, torna al successo (3-1) contro il Cagliari che si ferma dopo aver ottenuto il vantaggio con Sulemana al 26’ del primo tempo. Stavolta la rimonta riesce alla squadra di Eusebio Di Francesco che impatta forte sulla partita, non molla mai, gioca sempre all’attacco come piace al tecnico abruzzese. Tre punti pesantissimi nella lotta salvezza (la vittoria mancava dal 26 novembre contro il Genoa) che consentono (a quota 22) ai ciociari di andare domenica a Verona decisamente più sereni. Il Cagliari fa un passo indietro perché dopo il suo gol subisce passivamente e alla fine i gol li prendi. La reazione (molto tardiva) fa gridare al miracolo per le prodezze di Turati su Dossena e Pavoletti, ma è chiaro che senza uomini offensivi che corono (Luvumbo e Oristanio) il raggio d’azione è limitato. E le soluzioni a disposizione non sono tante.


PARTITA E TATTICA — Il ricordo dell’andata è vivo. E’ una partita che sia a Frosinone che a Cagliari scorderanno difficilmente. Avanti i ciociari per 3-0 a Cagliari e Cagliari che la vince in rimonta 4-3 segnando quattro reti in 25 minuti,l’ultima, decisiva, con Pavoletti in rovesciata. Qualcosa di incredibile. Ma da lì il Frosinone ha smesso di correre. Perdendone nell’ultimo periodo cinque di fila. Alla lettura delle formazioni sorprende più Di Francesco che deve rinunciare innanzitutto a Bonifazi dietro perchè in settimana ha accusato qualche problema, dopo aver esordito a Bergamo. Giocano Okoli e Romagnoli. Zortea, arrivato proprio dall’Atalanta, debutta subito. Davanti sorprese: c’è ancora Cheddira centravanti, come a Bergamo, c’è Reinier e non Harroui che è in panchina. Ranieri cambia soltanto un uomo rispetto alla gara vinta, come sempre in rimonta, col Bologna: Azzi esterno e non Augello.


SI GIOCA — Il Cagliari, davanti a 650 sostenitori sardi, si dispone come quando ha cambiato contro il Bologna: molto compatto con la difesa a cinque con Nandez stantuffo, ma con Zappa collocato sul centrosinistra vicino ad Azzi per raddoppiare sulle sortite di Soulè. Il Frosinone 4–2-3-1 prende subito il comando delle operazioni per cercare il vantaggio. Il pallino lo ha squadra in giallo, quella in blu lancia per le sponde di Petagna o verticalizza per Nandez. Il primo pericolo per i sardi arriva al17’ quando l’ottimo Mazzitelli, bravo a lanciare sulla profondità, pesca Cheddira sul quale si oppone alla grande in angolo Scuffet. Al 22’Azzi rimedia il giallo su Soulè che riparte a tutta. Al 24’ ancora Scuffet su Cheddira, ma dopo aver gestito male una ripartenza Sulemana-Nandez, 2’ è il Cagliari che passa. Ritmi bassi, ma buone trame e giocate, con Makoumbou e Sulemana che fanno un lavorone. Dal congolese-parigino ad Azzi che crossa, Petagna occupa spazio e Okoli fa fatica a contenerlo, ma nel tentativo di rovesciata dell’attaccante, la palla carambola su Okoli e finisce a Sulemana che Barrenchea lascia colpevolmente libero di colpire e per Turati non c’è nulla da fare. E’ un colpo tosto per i padroni di casa che sembrano un po’ disorientati. DiFra abbassa Brescianini e alza Gelli, il modulo non cambia, ma la squadra diciamo che è a “tre e mezzo” perché Brescianini scende, un po’ come fa Nandez all’opposto dal suo lato. Il finale di tempo è un forcing dei gialli con Scuffet che fa un mezzo miracolo ed è salvato dalla traversa su una discesa di Soulé. Poi sull’azione conseguente al 1’ di recupero il Frosinone pareggia con Barrenechea che riprende una respinta di Scuffet, ma il Var vede un fallo di Brescianini su Dossena che resta a terra e al monitor Dionisi annulla. Recupero interminabile, ma non succede più nulla.

SECONDO TEMPO — Serve la scossa al Frosinone. DiFra riparte con gli stessi. Ranieri lascia negli spogliatoi Azzi, ammonito, inserendo Augello. Con Soulé il rischio giallo è alto. Il Frosinone riparte carico: su punizione Romagnoli sale di testa, ma Cheddira non riesce a buttarla dentro. Poi c’è ancora il solito super Scuffet che è bravo a murare Gelli trovato bene da Soulè. A quel punto anche DiFra cambia: fuori Cheddira, fischiato, dentro Kaio Jorge, dentro pure Harroui per Reinier. Gli effetti sono immediati perché il Frosinone con loro la ribalta immediatamente. Entrano al 15’ e al19 c’è il pareggio: da Kaio ad Harroui che crossa e trova Mazzitelli solo, indisturbato che di testa batte Scuffet. Il Cagliari si è abbassato troppo e il pareggio è meritato perché in campo c’è solo la squadra di casa. Ranieri fa tre cambi: dentro Goldaniga, Pavoletti e Di Pardo al 27’ ma al 30’ il Frosinone raddoppia e completa l’opera. Dossena ferma Kaio Jorge poco fuori dall’arena ai limiti del rosso. E’ una punizione stile “maledetta” che Soulé trasforma da campione regalando il vantaggio ai suoi. Ranieri vira sul 4-3-3 inserendo anche Lapadula, DiFra deve sostituire Soulè che è sfinito e ammonito: e dentro il franco-algerino Ghedjeis arrivato da poco dalla Francia (Ruen). Il Cagliari prova l’ennesima rimonta. E per poco non gli riesce perché spinge con Augello e ai suoi piedi arrivano palle per le torri e calci d’angolo. E qui deve ringraziare Turati che compie due miracoli su Dossena e Pavoletti. Poi al 51’ in contropiede Ghedjemis vola e serve Kaio Jorge che fa 3-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Empoli, la cura Nicola funziona:
3-0 al Monza con tripletta di Zurkowski



Dopo il cambio in panchina, la squadra toscana torna a vincere a distanza di due mesi.
Eroe di giornata il centrocampista polacco


Matteo Brega

È dirompente l’esordio di Davide Nicola sulla panchina dell’Empoli, come dirompente è il pomeriggio di Szymon Zurkowski: tripletta del polacco e l’allenatore festeggia la prima in Toscana battendo 3-0 il Monza.

ZURKO-SHOW — Nicola manda subito in campo Cerri come riferimento offensivo nel 3-4-3, Palladino lascia Maldini in panchina così come Valentin Carboni scegliendo Mota Carvalho e Colpani alle spalle di Colombo. All’11’ la prima traccia interessante. Luperto in verticale per Gyasi, Pedro Pereira si fa sorprendere alle spalle, ma il numero 11 si fa bloccare da un ottimo intervento di Sorrentino. Sale il ritmo dell’Empoli che trova fiducia con il passare del tempo. E al 13’ raccoglie i frutti: cross di Cambiaghi da sinistra, il pallone torna al limite, respinto, e sotto al campanile si presenta Zurkowski che di destro e con coraggio scarica un destro difficilissimo da fermare. E’ il vantaggio dell’Empoli, è il 10° gol subito dal Monza nei primi 15’ di gioco. Un neo ancora non analizzato in maniera completa dallo staff. La risposta del Monza non è veemente. Un tiro di Gagliardini dal limite finito largo non può bastare per definire costruttiva la reazione brianzola. E infatti all’Empoli basta accelerare ancora una volta dopo aver controllato il cuore del primo tempo per raddoppiare. E’ ancora Zurkowski a segnare ed è ancora da sinistra che sgorga il pericolo per il Monza. Cambiaghi crossa per Cerri, Sorrentino ancora decisivo nella respinta ma poi osservatore sul colpo di testa di Zurkowski.

EMPOLI CONCRETO — Palladino interviene subito a inizio ripresa inserendo Maric, Bondo e D’Ambrosio per Colombo, Gagliardini e Izzo. L’impressione è che serva accendere proprio la testa nella ripresa per il Monza visto l’atteggiamento elettrico dell’Empoli. Dopo 10’ arriva un’occasione per il Monza: cross di Pessina deviato, Mota Carvalho si arrampica sul pallone che scende e di testa obbliga Caprile a una grande parata. Ma i brianzoli sono troppo friabili. Palla persa in costruzione, veloce ripartenza dell’Empoli con Shpendi che innesca Maleh, cross per lo stesso Shpendi, Caldirola ci mette una pezza ma non può più nulla sullo scatenato Zurkowski che in scivolata segna il 3-0, tutto suo con una magica tripletta. L’ultimo cambio del Monza è Maldini per Colpani, con Daniel sommerso di fischi da quelli che erano i suoi tifosi fino a due settimane fa. Finisce 3-0 per l’Empoli che torna a vedere ottimismo sullo sfondo con una prestazione robusta e concreta. Buio totale per il Monza invece. Mai veramente dentro alla partita, al decimo gol subito nei primi 15’ di gioco e al 10° incassato nelle ultime tre giornate. Metà dei quali dall’Inter e metà da due squadre (Frosinone ed Empoli) che la seguono nettamente in classifica. Nessuna ansia, ma una riflessione sì.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ribaltone Genoa con Retegui e Gudmundsson: Salernitana nei guai


Vantaggio di Martegani dopo meno di 2 minuti.
L'attaccante italo-argentino pareggia al 13'.
Nella ripresa il rigore dell'islandese decide il match.
Sesto risultato utile per il Grifone che ora guarda all'Europa,
i campani restano ultimi a 12 punti


Nicola Berardino


Sprofonda la Salernitana contro un Genoa più forte anche della propria emergenza. Quarta sconfitta di fila per i campani che sentono ancor più gelido l’ultimo posto in classifica. Successo in rimonta della squadra di Gilardino. Al gol di Martegani replica subito Retegui. Nella ripresa su rigore il gol da tre punti di Gudmundsson. Un successo che può dare la svolta ai rossoblù verso zone tranquille. Momenti di tensione prima del fischio d’inizio all’esterno dello stadio dove un gruppo di tifosi locali ha tentato di raggiungere l’area esterna del settore ospiti ma è stato prontamente respinto dalle forze dell’ordine. Uno dei fumogeni lanciati ha danneggiato una vettura della Polizia di Stato. All’arrivo alla stazione ferroviaria di Salerno e durante il trasferimento in bus verso l’Arechi, i tifosi genoani hanno acceso fumogeni ed esploso petardi. Anche i 90' non sono stati sereni: dopo l'1-1 Retegui è stato colpito da un oggetto (pare fosse una barretta energetica...), e a un certo punto Orsato ha raccolto un sasso piovuto dagli spalti, che per fortuna non ha colpito nessuno.

BOTTA E RISPOSTA — Inzaghi (squalificato, in panchina c’è D’Angelo) deve rinunciare all’infortunato Fazio e davanti a Ochoa ripristina la difesa a quattro con Pierozzi (alla prima da titolare in A), Gyomber, Lovato e Bradaric, arretrato dala mediana. Centrocampo con il ritorno di Maggiore dopo un turno di squalifica e il debutto di Basic, arrivato dalla Lazio, al fianco di Martegani, confermato dopo la prova di Napoli. Candreva e Tchaouna alle spalle della punta Simy. Gilardino è piena emergenza oltre che in attesa di rinforzi dal mercato. Alla squalifica di De Winter si sono aggiunti gli infortuni Messias, Sabelli e Martin rispetto alla formazione schierata conto il Torino. Tra i pali Martinez. In difesa Vogliacco affianca Bani e Vasquez. A metà campo entrano Frendrup e Spence, l’inglese ex Totthenam al debutto assoluto in rossoblù, tra Badelj, Malinovskyi e Strootman, al ritorno da titolare. In avanti Gudmundsson affianca Retegui. Direzione della gara affidata a un nome di primissimo piano come Orsato. La Salernitana vuol subito mettere le mani sulla partita e al 2’ già sblocca il risultato. Candreva smista per Bradaric che dalla sinistra crossa, irrompe Martegani che fa secco Martinez con la difesa ligure in controtempo. Primo gol in A per l’argentino. Il Genoa riparte con intensità. E al 13’ pareggia con Badelj che innesca Retegui: sinistro che non dà scampo a Ochoa. L’italo-argentino torna al gol dopo quattro mesi firmando il suo quarto centro in campionato. Retegui viene colpito alla testa da uno snack lanciato dai tifosi granata. Strootman lo raccoglie e ne mangia un po’. Retegui si rialza e va a esultare. Intanto piovono altri oggetti in campo. La partita non concede pause. Squadre compatte e disposte al pressing. Ci prova Candreva dalla distanza e sfiora il palo. Simy viene anticipato da Martinez. Mentre sull’altro fronte Ochoa smina una capocciata di Retegui. Finale di tempo da brividi per la difesa rossoblù. Martinez salva su un colpo di testa di Maggiore. E Orsato fischia per andare all’intervallo mentre Martegani calcia dalla distanza e Martinez vola per salvare, ma il gioco era già fermo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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