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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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Osimhen gol, Kvara scatenato, poker all'Udinese:
finalmente il Napoli sorride

In vantaggio con un rigore trasformato da Zielinski, gli azzurri dominano per tutta la gara:
per il georgiano anche due pali, il gol degli ospiti è di Samardzic, a segno anche Simeone


Maurizio Nicita


Aveva tutti gli occhi puntati addosso e come i campioni veri Victor Osimhen non ha deluso, segnando e mettendo in mostra una prestazione generosa e puntigliosa. Utile al Napoli per vincere una partita scaccia-crisi e allontanare qualcuna delle tante nuvole che si addensavano all’orizzonte dei campioni d’Italia, che sfatano il settembre nero senza vittorie in campionato e ritrovano un po’ di gioco ed entusiasmo di fronte al proprio pubblico. Il tifo della gente spinge la squadra senza se e senza ma. Rudi Garcia può tirare un sospiro di sollievo e continuare a lavorare in un ambiente più rasserenato, anche perché si sbloccano anche Kvara e Simeone e il gol torna facile per gli azzurri. Complicata la situazione per Andrea Sottil che non riesce a uscire dal tunnel e l’Udinese anche nella notte al Maradona è apparsa leggerina in fase difensiva e difficilmente è riuscita a pungere, a parte Samardzic ancora in rete al Maradona.

AZZURRI DOMINANTI — Stavolta gli uomini di García partono concentrati e guadagnano subito metri. Si rivede un pressing alto un po’ più convinto e a tratti Lobotka riaccende il flipper facendo girare veloce la palla. Compito facilitato da un’Udinese che resta bassa e non pressa. Un gran controllo in area di Zielinski non viene seguito da un tiro altrettanto perfetto e sfuma la prima occasione, ma la manovra azzurra è avvolgente. Kvara a sinistra prova a dribblare in area, poi torna indietro e cade in un contatto con Ebosele. Manganiello è ben posizionato ma non vede tocco sulla caviglia: lo richiama il var e viene concesso il rigore. Il pubblico a gran voce invoca sul dischetto Osimhen, ma invece la palla la prende Zielinski, con il nigeriano che annuisce, il polacco spiazza Silvestri e ora il Napoli gioca in scioltezza. I compagni cercano il proprio cannoniere che si vede respinto un tiro ravvicinato ancora dal portiere dei friulani. Ma al tramonto del tempo è Politano a servire l’assist giusto per Victor che controlla di destro e con lo stesso piede piazza nell’angolo. Senza esultare, ma travolto dall’affetto dei compagni e con i quarantamila del Maradona osannanti. Due tiri potenti ma fuori dallo specchio di Payero e Lovric sono gli unici segni della presenza udinese. Per la prima volta, in questa stagione, il Napoli va al riposo con due gol di vantaggio.

FORTISSIMAMENTE KVARA — Nella ripresa è ancora in Napoli a tenere il pallino e a sfiorare il gol ancora con Osimhen e poi con Kvara che colpisce il palo su un bel suggerimento dell’illuminato Politano. Il georgiano sfoga la sua rabbia con un pugno sui cartelli pubblicitari: non gli gira bene. E la sfortuna appare ancora più evidente al 23’ quando ancora Kvara dopo uno slalom scarica un destro potentissimo ancora sul palo, col Maradona che però lo applaude e lo incita. Nel frattempo Garcia ha sostituito Osimhen dopo poco più di un’ora e stavolta fa bene perché preserva il suo gioiello per sabato. Entrano Simeone e il neo acquisto Lindstrom, che subito in tandem arrivano al tiro con l’argentino che vede Silvestri respingere. Ma Kvara non si arrende e va a rubare palla a Bijol scarta il portiere segna e va a esultare con grande trasporto sotto la curva: dopo oltre sei mesi l’astinenza da gol è finita. Poi lo slalom con rete di Samardzic è un gioiello nel deserto friulano. Ma meno di un minuto dopo ancora percussione di Kvara e testa del Cholito per il 4-1. Il Maradona urla al mondo: “I campioni dell’Italia siamo noi”.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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e vaaaajeee!!!! [SM=x611903]




"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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Due gol annullati e finale acceso:
tra Monza e Bologna pareggio nervoso



Terza partita consecutiva finita in parità per entrambe le squadre,
ma non mancano le polemiche.
Espulso Saelemaekers per un applauso all'arbitro


Matteo Dalla Vite

Due gol annullati, un’espulsione, falli anche inventati (Zirkzee su Caldirola nella rete di Ferguson), Motta che s’infuria, un fuorigioco di rotula e un finale in cui Pezzuto non ha tenuto in pugno la gara. I due “ragazzi” della Serie A – Palladino e Motta – se ne vanno con un pari in tasca ma hanno provato di tutto (nella ripresa) per vincerla. Passando un primo tempo non certo bello ma cambiando lo spartito offensivo nella ripresa. Il Monza era andato in vantaggio con Mota poi scovato in off-side per una rotula, il Bologna il suo 0-1 lo aveva realizzato con Ferguson ma il direttore di gara ha visto un fallo di Zirkzee su Caldirola che lascia mille dubbi. Morale: il Bologna mantiene un punto in più del Monza e passa la terza gara di fila senza prendere gol; il Monza si prende il terzo pari di fila dopo le gare contro Lazio e Lecce mostrando – come i rossoblù – una difficoltà evidente a trovare la via del gol. Ma certo resta la rabbia del Bologna che si è visto annullare un gol che pareva buono. "Abbiamo visto tutti – dice Motta – che non è fallo, non serve la televisione: abbiamo avuto 4 episodi contro decisivi in 6 giornate. Non banali. Decisivi".

OFFSIDE DI ROTULA — Rispetto alle attese, Palladino (che non avrà Caprari per mesi) lascia fuori Pablo Marì e Machin inserendo Andrea Carboni e Mota Carvalho; quanto a Motta, formazione annunciata (con rientro di Orsolini e debutto da titolare di El Azzouzi, De Silvestri fa il sesto capitano diverso in sei gare) ma col ripescato Lykogiannis che fa rifiatare Kristiansen sulla fascia sinistra. L’inizio è un tentativo costante e un po’ annodato del Bologna di trovare la via giusta mentre il Monza in un’azione manovrata trova il primo sussulto, palla di Colpani in mezzo all’area, Mota colpisce di testa e vantaggio al 15’. Vantaggio virtuale però, perché il Var-Pro Di Paolo riguarda tutto e dice che è fuorigioco (di una rotula!). L’elogio della lentezza generale viene spezzata ancora una volta da una ripartenza del Monza, ma Mota scatta ancora in fuorigioco. Non è un primo tempo allegro, anzi; il Bologna non trova sbocchi, il Monza vince spesso i contrasti e arriva prima sulle seconde palle: morale, si resta dentro un “vorrei ma non riesco” di entrambe che sembra non portare a nulla. Ci vogliono un tiro di Ciurria deviato da Colombo (33’) respinto da Skorupski e – su immediata ripartenza di Zirkzee – un colpo di Orsolini che Di Gregorio prende con relativa facilità. Lato A che è definibile, tranne 3 fiammate, dimenticabile.

NON È FALLO — Altro giro, altro annullamento: il gol di Ferguson (3’ s.t.) viene cancellato da un presunto fallo di Zirkzee su Caldirola: l’olandese arriva però prima sul pallone e Pezzuto sbaglia, oltre a fischiare a fine azione. Sul ribaltamento, Mota crossa e chiede un braccio di Calafiori in copertura: il replay non diffonde immagine che diano precisione assoluta. Motta ne cambia 4 in un colpo (dentro Corazza, Saelemaekers, Kristiansen e Ndoye), Palladino risponde con Birindelli e Vignato per Kyriakopoulos e Mota (il migliore fino a quel momento); poi si fa male Andrea Carboni ed entra Pablo Marì. I due tecnici hanno cambiato praticamente i dispositivi offensivi alla ricerca della vittoria ma se al 28’ Samuele Vignato arriva vicino al gol su pallone di Birindelli, ecco che a una manciata di minuti dalla fine il Bologna resta in dieci: per un fallo dubbio su Izzo si accende un parapiglia dopo il quale Motta viene ammonito e così Saelelemaekers che però riceve un giallo per proteste e poi l’altro per aver applaudito l’arbitro a due metri. Gara che si accende negli animi, col Monza che ci prova nel finale e il Bologna che resiste. Altro pareggio per entrambe. Un bicchiere mezzo pieno. Male l’arbitro: la gara gli è sfuggita via via di mano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Soulé risponde a Nico Gonzalez:
un punto a testa per Frosinone e Fiorentina

I due attaccanti argentini a segno nel pareggio tra viola e giallazzurri.
Primo gol stagionale per l'ex Juve


Michele Cappello


Rimpianti viola, sorrisi giallazzurri. Frosinone e Fiorentina tornano a casa con un punto a testa: finisce 1-1 al Benito Stirpe. Decidono i gol di Nico Gonzalez nel primo tempo e Mati Soulé nel secondo. I viola dominano nella prima metà di gara creando di più, poi la reazione dei ciociari nella ripresa. Con questo pareggio il Frosinone si porta a quota 9 punti, due in meno della Fiorentina salita a 11.

PRIMO TEMPO — La prima frazione di gara è dominata per lunghi tratti dalla Fiorentina, con il Frosinone in difficoltà a creare pericoli. Nzola, Duncan, Parisi, Sottil: tanti i giocatori viola vicini al vantaggio prima e dopo il gol di Nico Gonzalez. L'argentino ha battuto Turati al 19' con un colpo di testa preciso su un bel cross di Duncan, tra i migliori in campo per la squadra di Italiano. Poi ancora pressing e occasioni viola: il raddoppio sembra questione di minuti, ma niente da fare. Tiri imprecisi e un Turati attento hanno consentito a Di Francesco di tornare negli spogliatoi con un solo gol di svantaggio. E rimettere in piedi la partita dopo il 45'.

SECONDO TEMPO — Fuori Biraghi, dentro Kayode: inizia così il secondo tempo della Fiorentina, che ha perso il capitano per un infortunio alla caviglia sinistra. L'atteggiamento del Frosinone è diverso: c'è palleggio e costruzione, c'è la volontà di andare a riprendere la partita. Brescianini è tra i più attivi insieme al solito Matias Soulé, che si toglie la soddisfazione di firmare il suo primo gol con la maglia del Frosinone al 70'. L'assist è di Caso: cross dalla sinistra allungato da Kayode su cui l'argentino arriva per primo. Italiano prova a dare una scossa inserendo Beltran, Barak e Ikoné, all'esordio stagionale, ma senza fortuna. Finisce 1-1: alla Fiorentina restano i rimpianti, mentre il Frosinone esulta e rimane aggrappato alla parte alta della classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Crisi Roma, mai così male dal 2010:
Gudmundsson illumina il poker del Genoa, Mou travolto

Dopo il pari di Cristante i giallorossi crollano
sotto i colpi di Retegui, Thorsby e Messias:
per il Grifone è il primo successo casalingo dal ritorno in Serie A


Andrea Pugliese


Un Genoa pazzesco e una Roma vergognosa. Una squadra che gioca con il cuore e l’altra vittima della sua presunzione. Due mondi diversi, due facce diverse di una partita che rilancia il Grifone e affossa i giallorossi, mai così male nel 2000 se non nel 2010-11, anno in cui si dimise Ranieri (proprio dopo un ko per 4-3 in casa del Genoa) per far spazio a Montella. Ovviamente non è il caso di Mourinho, che però prima o poi una soluzione ai mali endemici di questa Roma dovrà pur trovarla. Anche stavolta squadra brutta, arrogante e presuntuosa. Ma soprattutto poco cattiva. Al contrario del Genoa, che un meraviglioso Gudmundsson e con il cuore di tutti gli altri ha messo alle corde la Roma fin da subito, annientandola alla fine per 4-1. Erano 16 partite che il Genoa non vinceva con la Roma, proprio dal 2011.

GENIO ISLANDESE — Gilardino rinuncia a un trequartista (Malinovski) e rinforza il centrocampo con Frendrup, che deve dividersi tra i due ruoli. Ma il giochino funziona subito, anche perché Gudmunsson è in una forma strepitosa e fa secco Rui Patricio dopo appena 5’ di gioco. Il Genoa di Gilardino è squadra elastica, si distende bene nella pressione alta e mette spesso in difficoltà la costruzione dal basso della Roma. Che, di fatti, non riesce mai ad innescare la coppia Dybala-Lukaku e non costruisce praticamente nulla, se non l’azione del pareggio (22’) nell’unica volta che riesce ad andare in fondo con Cristante, bravo nell’inserimento da dietro su cross di Spinazzola. Gilardino nella prima mezzora perde la cerniera di centrocampo (Badely e Strootman), per la Roma proprio nell’azione del pareggio si fa male Lllorente. Ed è un guaio in più, non solo perché è il 13° infortunio da inizio stagione ma anche perché dietro deve abbassarsi Cristante, con Bove in mezzo al campo (ma Aouar che fine ha fatto?). Gli equilibri difensivi già precari della Roma diventano così ancora più deboli. E lo capisce soprattutto quel genio di Gudmunsson, che fa fuori in un colpo solo Bove, Kristensen e Paredes e dà il via al 2-1 di Retegui (assist di Thorsby), che il gol lo aveva sfiorato anche in avvio di gara. E alla Roma va anche bene che nel recupero Orsato grazia un nervosissimo Mancini, già ammonito e che rischio il rosso per una sbracciata su Kutlu.

SPROFONDO ROSSO — Mourinho allora corre ai ripari, toglie Mancini prima che sia troppo tardi e mette una terza punta, Belotti (4-3-3). Così la pressione giallorossa cresce e arriva anche il pari di Lukaku, annullato però per fuorigioco. Ma è una fiammata, perché giocando 4-3-3 Mou allontana Dybala dalla porta e manda Belotti largo a sinistra, dove non ha i tempi di gioco. Piovono calci d’angolo, quelli sì, anche perché il Genoa non è più aggressivo come nei primi 45’ ed ha abbassato pericolosamente il suo baricentro. Spinazzola alza i giri a sinistra, Dybala (alla 300esima in Serie A) ci prova dal limite, ma con il passare dei minuti arriva anche la stanchezza e la rabbia sembra svanire. Le gambe sono molli, le idee annebbiate. E il Genoa ne approfitta appena può, con il 3-1 di Thorsby sugli sviluppi di un calcio d’angolo. La Roma è in ginocchio, Mou manda dentro tutti i giocatori offensivi che gli sono rimasti (Azmoun, El Shaarawy e Aouar), ma a festeggiare è ancora il Genoa con Messias, entrato da poco anche lui. Il resto è poco altro ancora, con il Grifone a far festa e la Roma che fugge via dalla vergogna.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 6ª Giornata (6ª di Andata)

26/09/2023
Juventus - Lecce 1-0
27/09/2023
Cagliari - Milan 1-3
Empoli - Salernitana 1-0
Verona - Atalanta 0-1
Inter - Sassuolo 1-2
Lazio - Torino 2-0
Napoli - Udinese 4-1
28/09/2023
Frosinone - Fiorentina 1-1
Monza - Bologna 0-0
Genoa - Roma 4-1

Classifica
1) Inter e Milan punti 15;
3) Juventus punti 13;
4) Atalanta punti 12;
5) Napoli, Lecce e Fiorentina punti 11;
8) Frosinone e Sassuolo punti 9;
10) Torino punti 8;
11) Genoa, Lazio, Bologna e Verona punti 7;
15) Monza punti 6;
16) Roma punti 5;
17) Salernitana, Udinese e Empoli punti 3;
20) Cagliari punti 2.

(gazzetta.it)
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Vabbuò, alla sesta giornata 4 punti non sono un dramma! [SM=x611841]





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Il Napoli ora gioca a poker: Osimhen entra e segna, Lecce travolto

La squadra di Garcia la sblocca con Ostigard,
nella ripresa il nigeriano chiude i conti su assist di Kvara.
Nel finale c'è gloria anche per Gaetano e Politano su rigore


Maurizio Nicita


Real stiamo arrivando. Altri quattro squilli del Napoli danno un segnale forte al campionato e anche alla squadra di Carlo Ancelotti che martedì arriva in un Maradona già “esaurito”. Garcia lascia fuori in avvio addirittura Osimhen ma le scelte del francese risultano azzeccate e i campioni d’Italia ritrovano il passo degno dello scudetto che portano in petto. Il Lecce, per la prima volta battuto in casa, prova a metterla sul piano dell’aggressività ma non basta. La qualità degli azzurri emerge in maniera schiacciante. E da domenica sera, comunque finirà lo scontro diretto Atalanta-Juventus, il Napoli rientra in zona Champions.

SENZA OSI — Con Lindstrom al debutto dal primo minuto la squadra di Garcia controlla meglio il pallino del gioco, con un Anguissa in forma e grazie anche a un Lecce in pressing ma un po’ confusionario in mezzo. Simeone in mezzo è un ottimo riferimento sulle sponde, ma non ha per caratteristica la profondità. E così il Napoli, dopo un quarto d’ora, passa su palla inattiva: Zielinski pennella e Ostigard colpisce di testa lassù, dove nessuno arriva. Gli azzurri ora giocano in scioltezza e il Lecce si intravede solo nelle ripartenze, con Krstovic che impegna a terra Meret. Poi una serie di rimpalli in area favorisce una conclusione di Pongracic, che da ottima posizione spara alto. Il Napoli comanda ma ha solo due discrete occasioni: con Simeone che conclude di poco fuori dal limite e con Zielinski che si vede deviato un tiro in area a botta sicura.

CON OSI — Entra il nigeriano e col gemello di gol georgiano è subito spettacolo, e il Lecce va k.o. nel senso che Kvara pennella e Osimhen va in gol di testa dopo appena 5’ in campo dei 12’ giocati insieme. Straordinaria la feroce concentrazione del cannoniere che ruba palla in mezzo la porge a Kvaravaggio e corre a smarcarsi verso la porta. Dunque Napoli che mette al sicuro il risultato (annullato un gol di Strefezza per un precedente mani di Krstovic) e Garcia che in vista del Real, opta per intelligenti rotazioni. Così per martedì avrà più opzioni - difensori centrali a parte - e una squadra rinfrancata dagli ultimi due convincenti successi. C’è pure il tempo per il gol di Gaetano al debutto stagionale, e il napoletano si procura un rigore che il generoso Osimhen lascia tirare all’amico Politano. Otto gol in quattro giorni: il Napoli è tornato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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È un Milan feroce:
Pulisic e Okafor in gol, Lazio annullata.
Si ferma Loftus-Cheek

I rossoneri giocano una ripresa asfissiante e si guadagnano
i tre punti che garantiscono la conferma del primato.
I biancocelesti non riescono a trovare continuità


Francesco Pietrella


Lo scacco matto lo danno in due: Christian Pulisic e Noah Okafor. La mossa decisiva arriva dopo un'ora, quella che dà il colpo di grazia allo scadere. Lo statunitense fissato con gli scacchi aggredisce alto, gioca con intelligenza e poi rifinisce. Lo svizzero con le treccine ripete la prova di Cagliari: tocca pochissimi palloni, ma fa gol. Cinico e spietato. Il Milan rifila due schiaffi alla Lazio e sale al primo posto con 18 punti, aspettando l’Inter con il tè caldo tra le mani. Sarri tiene un tempo, spreca un paio di ripartenze e poi cala. Sul capo dell’allenatore aleggiano fantasmi: solo 7 punti in 7 partite.

SCELTE — La prima domanda di chi si avvicina alla tribuna stampa è tutta per Adli: “Gioca anche oggi, vero?”, chiedono i tifosi con gli occhi curiosi. Affermativo. Titolare in mezzo come contro il Cagliari, con Loftus-Cheek e Reijnders ai lati. Nel Milan tornano titolari Leao, Giroud, Calabria e Maignan. C’è Kjaer al posto di Thiaw. Poi Theo e Pulisic. Sarri conferma Romagnoli dal 1’, ma lascia Immobile in panchina: 6 gol in carriera a San Siro per lui, ma gioca Castellanos. Dentro anche Rovella al posto di Cataldi. Completano l’11 Provedel, Hysaj, Marusic e Casale, Guendouzi e Luis Alberto mezzali e infine le solite ali, Zaccagni e Felipe Anderson. Sugli spalti un paio di volti noti: Zlatan Ibrahimovic e Luciano Spalletti.

SCHERMI — I primi 45’ sono il manifesto di come la gara si giochi a centrocampo. La Lazio costruisce una sorta di gabbia attorno ad Adli, da cui passa il filo del gioco: il pressing parte da Castellanos e poi si sposta tra Guendouzi e Luis Alberto, di sicuro più slegato degli altri. Il Milan fa lo stesso con Rovella, ma la manovra del laziale è più fluida. La Lazio smista la sfera sulle fasce e cerca di arpionare il match con l’uncino delle ali: al 13’ Felipe Anderson si infila tra Kjaer e Tomori, ma calcia a lato. Una decina di minuti dopo tira alto da buona posizione. Qui la matita rossa cerchia Adli, reo di aver sbagliato un passaggio in fase di costruzione. Il francese è il più cercato, smista decine di palloni con filtranti e lanci lunghi e scala tra i due centrali quando deve impostare, ma il ritmo è basso. La mannaia degli infortuni, intanto, non risparmia Pioli neanche stavolta: dopo mezz’ora fuori Loftus-Cheek per un problema fisico e dentro Musah. L’inglese, protagonista di un paio di bei recuperi, si arrabbia così tanto per lo stop che scaglia la maglietta in panchina. Atteso il responso. Negli ultimi 15’ del primo tempo le squadre si allungano, e dopo un sinistro spinoso di Leao - bravo Provedel - e un contropiede sprecato da Luis Alberto, la palla d’oro capita sul mezzo tacco destro di Reijnders (45’). Provedel non controlla un tiro di Giroud e la lascia lì, ma l’olandese, a mezzo metro dalla porta, spara sul palo esterno la chance dell’1-0. Si va a riposo.

MOSSA DECISIVA — Il Milan si scioglie al calar della sera. Il rosso del tramonto inizia a pizzicare gli anelli di San Siro verso le 19 e la squadra di Pioli alza il livello, abbandonando le catene che le avevano legato i piedi per tutto il primo tempo (anche grazie a una buona Lazio). Il gol partita porta la firma dello statunitense. Dopo un'ora Christian Pulisic infila la Lazio a seguito di una bella azione insistita partita da Musah, discreto sulla corsia di destra, e continuata dall'altra parte con l'asse mancina. Marusic mette fuori la sfera di testa, Adli trova Reijnders in verticale, l’olandese pesca Leao e infine ci pensa Pulisic, il più lesto di tutti a seguire l’azione. Gol facile facile - il terzo in campionato -, Provedel sfiora soltanto.

SCACCO MATTO — A un quarto d’ora dalla fine, più o meno con la stessa azione, CP11 sfiora la doppietta con il sinistro (bene Provedel). Le mosse di Sarri sono intuibili: al 75’ dentro Pedro e Immobile. L’azzurro fa fatica. Nel frattempo, a casa, sua moglie e suo fratello hanno pubblicato storie all’indirizzo di alcuni tifosi scontenti del rendimento Ciro, il miglior marcatore della storia della Lazio ormai a un passo dai duecento gol in A. Jessica ha scritto che la “riconoscenza è un raro fiore”. Luigi ha postato un’emoticon con il vomito. Se ne parlerà. Il colpo del k.o. arriva ancora una volta da Okafor, al secondo gol di fila (88'). Leao replica l'azione della prima rete, salta un paio di avversari e appoggia in mezzo per quello che si è definitivo il suo gemello. Il sinistro buca Provedel, lo svizzero abbraccia l'amico. Nota di colore: Pioli ha regalato ad Adli la standing ovation. Il francese ha giocato 70 minuti, è entrato nell’azione del gol e si è beccato gli applausi di una piazza ormai innamorata di lui. A Cagliari ha fatto meglio, ma gare così fanno parte del percorso. Il suo è appena cominciato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Poker Lautaro, stende la Salernitana e risponde al Milan:
l'Inter prima con i rossoneri



Il Toro parte dalla panchina, ma quando entra segna quattro reti in 27 minuti:
è lui il capocannoniere del campionato e il leader della formazione di Inzaghi


Filippo Conticello

Benvenuti al Lautaro show. L’Inter scaccia il fantasma Berardi, si riposiziona con una certa baldanza accanto al Milan e fa gli occhi torvi al Benfica in arrivo a San Siro. Il tutto, salendo sulle spalle del suo Toro con la fascia: a Salerno per la prima volta in stagione Martinez parte dalla panchina, ma gli bastano 27 minuti per farne quattro e arrivare già in doppia cifra in stagione. Il poker tutto argentino dà l’idea di quanto la squadra di Inzaghi si aggrappi al suo fenomeno col dieci sulle spalle. Ma il 4-0 contro la Salernitana è comunque più largo di quanto abbia detto la sfida: per 60’ la squadra di un traballante Sousa ha mostrato comunque orgoglio e giocato alla pari, ma sono stati i cambi di Simone a farla affondare così teatralmente nell’ultima mezz’ora.

CHE OMAGGIO — Simone Inzaghi, come provato alla vigilia, decide comunque di far rifiatare in partenza i più spremuti: con un occhio al Benfica, fuori il Toro, Bastoni, Mkhitaryan e dentro Sanchez, Pavard più l’olandese Klaassen, novità più succulenta e un po’ obbligata dall’assenza di Frattesi. Sousa, spalle al muro, cambia almeno l’assetto in partenza affidandosi a un 4-2-3-1 per cercare l’ampiezza, con la coppia Bohinen e Legowski a far da diga in mezzo e il trio Kastanos-Martegani-Cabral dietro al redivivio Dia. Uno spettacolo strepitoso è offerto all’inizio dalla curva salernitana con un omaggio variegato ai Pink Floyd. Anzi, la prima parta della coreografia, che riproduce la copertina dell’indimenticabile album "The Wall", diventa quasi un suggerimento per la squadra di casa: vista la partenza sprint interista, i granata devono alzare muro per davvero. Piovono subiti tiri pericolosi, e sballati solo per errori di mira: cicca prima un comunque ispirato Sanchez e poi Dumfries, mentre Ochoa deve allungarsi su un colpo di testa di Carlos Augusto.


L'INTER NON SFONDA — Sembrerebbe dunque un massacro annunciato e, invece, basta sempre riannodare il filo con la maxi-coreografia iniziale in cui gli ultrà granata hanno omaggiato pure un altro album della band britannica, "The Dark Side of the Moon": "Ci troverete sempre qua nel lato oscuro della luna", si legge in curva in avvio. E anche i ragazzi di Sousa dimostrano di avere un’altra faccia, più oscura e cattiva rispetto a quella arrendevole mostrata nel primo quarto d’ora. Così, liberatasi dalla paura, la Salernitana riesce a giocare alla pari e ad avere occasioni con Kastanos e Cabral. Nello stesso tempo, l’Inter perde furore e le misure in campo, con un Klaassen alla ricerca faticosa della migliore posizione e, soprattutto, troppi errori di imprecisione al momento della stoccata. Thuram è un pericolo solo nelle poche volte in cui può far valere il fisico in area e quando può governare la palla in zona pericolosa, ma è sempre ben controllato da Gyomber. Tra l’altro, uno scontro in area tra i due fa gridare al rigore alla panchina interista.

DECISIVI I CAMBI — Visto che la ripresa inizia con sfacciataggine crescente da parte dei campani, Inzaghi decide di cambiare in anticipo rispetto agli standard, già al 9’ ecco la sostituzione tripla. Calha, stranamente impreciso, lascia la regia ad Asllani, mentre Micki è chiamato ai lavori supplementari al posto di Klaassen (rimandato, serviranno altri test per l’olandese). Ma, soprattutto, entra Lautaro per dare sostanza dopo gli alti e bassi di Sanchez. Con l’argentino accanto al francese si suona tutt’altra musica in attacco, anche perché la connessione tra i due sgorga più naturale e il Toro dimostra di avere la gamba giusta, quella di inizio stagione: evidentemente anche un tempo e spiccioli di panchina è servita a ricaricare le pile. Dopo qualche buono spunto preparatorio, il capitano nerazzurro riesce a “spaccare” una partita tutt’altro che facile: il suo scavetto su Ochoa in uscita, dopo assist del gemello Marcus, è una bellezza.


DILAGA — L’1-0, però, non dà la giusta tranquillità ai nerazzurri, che rischiano tanto soprattutto nelle uscite dal basso, e non spengono i bollori di una orgogliosa Salernitana. I padroni di casa avrebbero pure trovato il pari con inserimento di Legowski su assist immaginifico del talento argentino di scuola San Lorenzo Martegani, ma qualche centimetro di offside salva l’Inter. Da quel momento le velleità di rimonta di Sousa si iniziano a spegnere fino a un incomprensibile errore di Ochoa che mette una pietra sulla partita: il messicano regala la palla a Dumfries che da là traghetta a Barella, poi sul cross di Nicolò il Toro gira in rete per la doppietta. Quando Thuram si procura un rigore su fallo del disastroso Lovato, il Toro continua il suo party: segna su rigore per la tripletta. Che diventa poker su cross di Carlos Augusto: il suo sinistro facile vale il decimo gol in otto partite. Ottimo modo, per lui e per l’Inter, di riprendere la testa in campionato e prepararsi al Benfica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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E il Napoli schiacciando il Lecce resta in scia! [SM=x1583472]

[Modificato da ilpoeta59 02/10/2023 20:41]





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E il Napoli schiacciando il Lecce resta in scia! [SM=x1583472]



Questo sarà un campionato di fuoco!!!!! [SM=x611830]



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Orsolini scatenato: tripletta all'Empoli.
Il Bologna ritrova gol e vittoria



Prime reti stagionali per l'esterno, coi rossoblù che erano reduci da tre 0-0 di fila.
Per i toscani palo di Maleh sullo 0-1. Infortunio per Cacace


Matteo Dalla Vite

L’Orso scatenato. Si vedono calcio, idee, iniziativa, sviluppi seri. Una partita sempre in ebollizione insomma, ma Orsolini fa i gol (tre) che Ciccio Caputo non riesce anche per muratura di Skorupski e per una rete annullata per fuorigioco nel primo tempo. Il Bologna, dopo tre 0-0 di fila, riesce a sbloccare classifica ed efficacia offensiva, ancora una volta tiene la porta chiusa e soprattutto ritrova il suo numero 7: tripletta per l’ala mancina per certificare la rinascita di un ragazzo che – allungando il contratto fino al 2027 – ha non solo ritrovato l’azzurro con Spalletti ma ha solidificato la propria appartenenza ai rossoblù. E l’Empoli? Si vede che Andreazzoli l’ha sistemato, inquadrato, arricchito: le occasioni emergono sempre, nel secondo tempo i decibel si abbassano, ma un po’ per Skorupski e un po’ per quel palo colpito da Maleh nel primo tempo la squadra toscana si blocca a tre punti con sempre un solo gol fatto in 7 giornate.

ORSO E PALO — Dopo una coreografia della Curva Bulgarelli ricordando il gol annullato a Monza (“Tecnologie milionarie, protocolli meticolosi: per un branco di protagonisti presuntuosi”), Thiago Motta ne cambia diversi rispetto a Monza (dentro Kristiansen, Moro, Ndoye e Corazza con conferma di Orsolini al posto di Karlsson), mentre Andreazzoli recupera e rilancia subito Ciccio Caputo con vicini Baldanzi e Cambiaghi. Motta – che, nella sequenza di inizio stagione, cambia il settimo capitano: Ferguson - non ha mai battuto l’Empoli che è comunque la bestia nera del Bologna, sconfitto in tutte le gare recenti nel massimo campionato. In entrambe le squadre c’era il problema del gol: il Bologna arrivava da sole tre reti fatte, i toscani ne avevano realizzata solo una e insomma è stato chiaro che sia Bologna che Empoli hanno cercato di sbloccare questa situazione di “anemia” offensiva. L’inizio è tutto dell’Empoli: nel giro di 8’ prima Ebuehi (parata di Skorupski post calcio d’angolo) e poi Caputo (palla persa da Beukema) impegnano la difesa bolognese. Dall’altra parte Orsolini ci prova due volte (conclusioni alte) ma alla terza infila Berisha: minuto 23’, palla di Zirkzee che ormai fa il “nove e mezzo”, Walukiewicz bevuto dal numero 7 che rientra sul sinistro e infila l’1-0. L’Empoli gioca in scioltezza e guarda avanti a tal punto che nell’azione successiva allo svantaggio Maleh colpisce il palo alla sinistra di Skorupski. Bella gara, ritmata, piena di iniziative, occasioni, ricerca del gol che in questa stagione fa appunto difetto ad entrambe. Alla rete ci va vicino anche Baldanzi: 29’, Skorupski vola ancora, questa volta rasoterra e diventa – in questo inizio di gara – determinante. Si vede che Andreazzoli ha sistemato la truppa toscana: le vie per far del male all’avversario arrivano, come al 36’ quando Ebuehi crossa per Caputo che infila la porta in solitaria, ma anche in fuorigioco del laterale destro empolese. Morale del primo tempo: Bologna in vantaggio (e con la possibilità del raddoppio, Berisha neutralizza Zirkzee al 45’ dopo fuga di Ndoye) ma Empoli assolutamente in gara e pericoloso.

RESURREZIONE — Nella ripresa, l’Empoli cambia inserendo Cancellieri (da trequartista) e Fazzini, Motta dopo 9’ deve cambiare Moro, anche per poca incisione sulla gara: dentro El Azzouzi che subito si prende un giallo . L’Empoli continua a macinare gioco a tal punto che Caputo si vede ancora uno Skorupski in modalità XL: botta piazzata al limite dell’area e ancora Empoli vicino al gol. Ma la qualità del Bologna è anche quella di resistere, compattarsi, farsi lucido nelle difficoltà e ripartire: praticamente l’identikit di Orsolini che al 21’ si prende ancora la scena. Trenta secondi dopo un gol mangiato praticamente a porta vuota, l’ala mancina rossoblù piazza di precisione il 2-0 incrociando il tiro sul quale Berisha e Cacace non riescono a “murare” perché spiazzati. Il capocannoniere del Bologna dell’anno scorso (11 reti) ritrova insomma in un pomeriggio soltanto le scintille di un tempo. Nel finale, Andreazzoli infila Shpendi, Motta dà spazio a Van Hoiijdonk e Lykogiannis e Maresca decide di dare 7 – eccessivi – minuti di recupero. Dentro i quali Orsolini trova il modo di portarsi a casa il pallone: tripletta su assist di El Azzouzi e resurrezione completata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Genoa, non basta doppio Gudmundsson:
pari Udinese al 91' grazie a un autogol clamoroso



Finisce in parità la sfida di Udine, decisa da un'autorete di Matturro nel recupero.
Nel primo tempo due gol dell'islandese e uno di Lorenzo Lucca


Francesco Velluzzi

Il battesimo del Bluenergy Stadium, nuova denominazione del Friuli, finisce con il quarto pari per la squadra di casa, l’Udinese, che agguanta il 2-2 in pieno recupero grazie all’autogol di testa del neo entrato Matturro. Riccardo Sottil si salva al fotofinish in una gara in cui il Genoa di Alberto Gilardino conferma tutto quel che di buono ha fatto vedere giovedì surclassando la Roma. Per il Genoa, sorretta da uno straordinario Gudmundsson (doppietta e terzo gol annullato), è un po’ una beffa perché la partita l’ha sostenuta bene andando in vantaggio, subendo poi il pari, ma riprendendola sempre con il numero 11 islandese. Nel secondo tempo l’Udinese è andata goffamente e senza costrutto a caccia del pari, ma ha trovato i colpi di Lazar Samardzic, ancora partito inspiegabilmente in panchina, e proprio da un suo calcio d’angolo è nato il clamoroso pari su autogol. Venerdì c’è la trasferta di Empoli che sarà decisiva per il percorso della squadra e del tecnico.

LA PARTITA — Prima del match l’Udinese ha voluto ricordare la strage del Vajont dove morirono quasi duemila persone. Il 9 ottobre ricorrono i 60 anni. Una delegazione è stata ricevuta a bordo campo e prima del match c'è stato un minuto di raccoglimento. Poi il fischio d'inizio. Sottil presenta una sorpresa, che poi è una conferma di quel che si è visto a Napoli: Samardzic, il gioiello della squadra, in panchina. Ma torna titolare il Tucu Pereyra. Non è finita: Success in attacco affianca Lucca per giocare come con Beto. In difesa c’è ancora il giovane Kristensen a sinistra e non Kabasele, che è recuperato. Alberto Gilardino rilancia dall’inizio la qualità di Malinovskyi (già titolare con Lazio e Torino) e si mette a specchio: 3-5-2 come nella sfida stravinta con la Roma. In difesa c’è Vasquez. Per Haps, invece, è la prima da titolare. Si parte e l’Udinese sembra in bambola: Walace perde una palla sanguinosa, Silvestri sbaglia un rinvio centrale, poi ne sbaglia un altro, consegna palla a Frendrup che serve Gudmundsson che non perdona. Genoa in vantaggio. L’Udinese abbozza una reazione che al 23’ le regala il pari. Bravo Kamara a mettere un buon pallone in mezzo, la respinta di Haps finisce sui piedi di Lucca che scarica di potenza un gran tiro e si sblocca in campionato. I rossoblù protestano per una spinta, giudicata lieve: gol buono. Non è buono, invece, dopo 4’ il raddoppio del solito Gudmundsson che fa tutto bene e beffa ancora i difensori friulani, salvati dal fuorigioco (visto dal Var) di Haps. Ma l’islandese è scatenato e la doppietta la fa ugualmente al minuto 41. Vasquez fa un gran recupero su Ebosele, consegna palla a Malinovskyi (che aveva calciato di poco a lato una punizione da 25 metri), lancio bellissimo che Retegui aggancia alla perfezione servendo il numero 11 che scherza Kristensen e batte Silvestri con un tiro forse deviato ma che non sembra irresistibile. Udinese negli spogliatoi sotto i fischi del Bluenergy Stadium.


SECONDO TEMPO — Si riparte con un solo cambio, nell’Udinese: Zemura per Kamara come quinto a sinistra. L’Udinese alza il baricentro e si butta in avanti perché non può perderla. Success casca due volte in area, ma chi non ci casca è Mariani. Così al 13’ Sottil cambia ancora: dentro Samardzic e Thauvin per Pereyra e Success, entrambi insufficienti. Il Genoa si difende con ordine. Solo De Winter rischia grosso ma nessuno ne approfitta. Dopo 19’ fuori anche l’irriconoscibile Walace e dentro Payero che ha più dinamismo e prova a verticalizzare. Gila risponde inserendo Kutlu per Malinovskyi. C’è bisogno di maggior sacrificio. Ma l’unica occasione è del Genoa a 30’ su una sgasata di Haps che brucia Ebosele e serve Gudmundsson, stavolta Silvestri respinge e de Winter calcia fuori. Anche Gila fa i suoi calcoli, ma rilancia col solito cambio offensivo: Messias per Haps e dentro anche Puscas per Retegui, acciaccato e in riserva. Sono le ultime mosse, Sottil pesca anche Ferreira dal mazzo, Gila contiene con Matturro per lo stremato e strepitoso Gudmundsson. L’Udinese va all’ultimo assalto. Con 5 minuti di recupero. E al 46’ sull’ennesimo corner di Samardzic è proprio l’uruguaiano Matturro a spingere di testa il pallone in rete e a dare il pari ai friulani. Il fischio finale sancisce un pareggio che per il Genoa è un’autentica beffa, ma prima c'è tempo anche per l'espulsione di Lovric.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta-Juve, tanta grinta ma poche emozioni:
finisce 0-0, Allegri a -4 dalle milanesi

Traversa di Muriel, la squadra di Gasperini cresce nella ripresa senza trovare il ko.
Sui bianconeri pesano le assenze di Vlahovic e Milik, non bastano Chiesa e Kean


Fabiana Della Valle


Niente scatto per la Champions: Atalanta e Juventus fanno 0-0 al Gewiss Stadium in un match senza troppe emozioni. Meglio la Dea della Signora, soprattutto nel secondo tempo, quando i bergamaschi hanno falliscono una doppia occasione con Koopmeiners. La Juve gioca a difendersi e ripartire, ma stavolta l’attacco non funziona.

VINCE LA NOIA — Gasperini recupera De Ketelaere e lo piazza al centro del tridente completato da Lookman e Koopmeiners, Allegri senza Vlahovic e Milik, infortunati, s’affida all’inedita coppia Chiesa-Kean. In tribuna c’è il c.t. azzurro Luciano Spalletti, che non deve essersi divertito parecchio. Il primo tempo è di rara bruttezza, con pochissime occasioni da tutte e due le parti. L’Atalanta ci prova per prima con Zappacosta, che ha una doppia occasione: primo tiro murato, il secondo fuori. I bergamaschi creano qualcosa in più dei bianconeri, cercando di allargare il gioco e sfruttare sopratutto le fasce. Nella Juve invece il più volenteroso e pericoloso è Chiesa, che s’allarga molto sulla sinistra. La Signora però ha perso brillantezza rispetto a inizio stagione e ha un gioco troppo lento e macchinoso. Gli unici due tiri in porta sono griffati Fagioli e Kean.

TOCCA AI PORTIERI — Nella ripresa Gasperini modifica il tridente, spostando De Ketelaere a destra, Lookman a sinistra e arretrando Koopmeiners alle spalle dei due. Dopo 8 minuti il solito Chiesa costringe Musso a una grande respinta a una mano. Per i bergamaschi entrano Muriel e Kolasinac, Allegri manda in campo prima Miretti e Kostic e poi anche Weah e Yildiz. L’Atalanta attacca di più e Locatelli salva su colpo di testa di Kolasinac, ma la vera prodezza la compie Szczesny sulla punizione calciata da Muriel, deviando sulla traversa. Il colombiano è molto attivo e nel finale ci riprova dalla distanza: Szczesny non trattiene ma Koopmainers non ne approfitta. Poco dopo il 7 dell’Atalanta ha un’altra opportunità ma il suo tocco sotto rete finisce alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/10/2023 09:52
 
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Sassuolo, è finita la magia.
Una perla di Colombo rialza il Monza.
E c'è l'esordio del Papu

Basta il primo gol dell'attaccante per superare i neroverdi.
C'è spazio anche per il nuovo acquisto, in campo negli ultimi 15 minuti di gara


Pierfrancesco Archetti


La prima vittoria esterna del Monza in questo campionato fa tornare sulla terra il Sassuolo, che puntava al tris dopo aver battuto consecutivamente Juventus e Inter. Decide Lorenzo Colombo, al primo centro stagionale, dopo che nel primo tempo i brianzoli avevano sofferto ed erano stati tenuti in partita dal portiere Di Gregorio. Nella ripresa invece sono cresciuti fino a riuscire a prendere i tre punti.

BRAVI PORTIERI — Il Monza era fresco di tre pareggi consecutivi, ma il Sassuolo non si fida. E fa bene. Dionisi è più prudente sulla trequarti, mettendo titolare Thorstvedt per Bajrami, mentre Palladino dà fiducia di nuovo a Carboni in difesa al posto di Izzo, che accusa problemi al ginocchio nel riscaldamento. Nel primo tempo i portieri sono più attenti dei loro compagni. Di Gregorio sventa subito su Laurienté, Consigli toglie a Ciurria il gol “alla Berardi”. Il fantasista neroverde invece si accende dal 36’ in avanti: due volte Di Gregorio gli nega l’esultanza, poi un assist al bacio per Laurienté viene vanificato dal compagno, che spara in curva da pochi passi.

LA RETE — Entrambi gli allenatori restano fedeli ai propri moduli (4-2-3-1 da una parte, 3-4-2-1 dall'altra). Senza Caprari, però, Palladino arretra di nuovo Mota Carvalho, con Colombo più avanzato ma servito poco perché gli sbagli in uscita sono troppi. Nel secondo tempo il Sassuolo cambia subito Thorstvedt con Bajrami, ma è il Monza a partire meglio: Ciurria serve una palla d'oro a Kyriakopoulos, che manda però fuori a porta vuota. Poi, Mota Carvalho non arriva su un cross di Colpani, più concreto che in precedenza. Gli ospiti spingono e Colombo diventa protagonista: prima fa fuori Erlic ma Consigli sulla girata ha un buon riflesso, al 21’ invece vince il contrasto su Tressoldi, dribbla di nuovo Erlic e non perdona. Il Var gli nega la gioia della doppietta, e il Sassuolo può sperare fino al fischio finale. All’88’ la palla del pari arriva sui piedi di Laurienté che sbaglia ancora da due passi e l’1-0 non cambia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino, un pareggio prima del derby: col Verona finisce 0-0

I granata frenano in casa al termine della
settimana da tre partite in otto giorni:
sabato la sfida con la Juventus


Mario Pagliara


Il Toro frena in casa, si ferma sullo zero a zero contro un Verona combattivo e ruvido. I granata di Juric non riescono ad arrivare con lo slancio di una vittoria al derby in programma sabato in casa della Juventus. Per l’Hellas di Baroni è un punto meritato, che appesantisce la buona classifica di questo avvio (8 punti). Partita con pochi – pochissimi - spunti estetici, ma con tantissimo agonismo. Di Seck e Lazaro nel primo tempo le uniche occasioni del Toro, una rovesciata di Djuric nella ripresa il solo squillo del Verona.

59 SECONDI — A rileggerlo il giorno dopo, Ivan Juric era stato profetico. “Non vi aspettate una bella partita, sarà invece una battaglia”, aveva detto l’allenatore granata. Battaglia doveva essere e battaglia è stata. Agonisticamente intensa, senza esclusioni di colpi (e di qualche sbracciata), tra Torino e Verona schierate in un corpo a corpo a tutto campo con lo stesso modulo (3-4-2-1) e principi di gioco simili. E’ dunque la serata dei duelli e dell’uno contro uno, scattata dopo cinquantanove secondi con un bel doppio passo di Seck su Amione (lanciato da Zapata), Montipò si supera nella respinta bassa coi piedi. Il Torino festeggia la centesima presenza in granata del suo capitano, Rodriguez. Il Verona lancia in attacco il giovane Cruz, Bonazzoli resta in panchina. Schuurs si riposiziona al centro della difesa, con Sazonov sul centrodestra.

LAZARO CHE PECCATO — Quest’anno Juric non è fortunato con i difensori: in infermeria ci sono già Djidji e Buongiorno, Zima ne è appena uscito, ma dopo venticinque minuti alza bandiera bianca anche il giovane Sazonov (problema al piede destro). Dietro si adatta Tameze. Nel primo tempo il Verona non trova mai lo spazio per una conclusione, il Torino invece bada al sodo. E al secondo minuto di recupero una serpentina di Lazaro su Terracciano (Dawidowicz è tagliato fuori) chiama stavolta Montipò a una parata che somiglia a un piccolo miracolo.

LAZARO CHE PECCATO — Quest’anno Juric non è fortunato con i difensori: in infermeria ci sono già Djidji e Buongiorno, Zima ne è appena uscito, ma dopo venticinque minuti alza bandiera bianca anche il giovane Sazonov (problema al piede destro). Dietro si adatta Tameze. Nel primo tempo il Verona non trova mai lo spazio per una conclusione, il Torino invece bada al sodo. E al secondo minuto di recupero una serpentina di Lazaro su Terracciano (Dawidowicz è tagliato fuori) chiama stavolta Montipò a una parata che somiglia a un piccolo miracolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Fiorentina corre: comodo tris al Cagliari,
agganciate Juve e Napoli. Ranieri resta ultimo



Terza vittoria in quattro partite per i viola:
decidono il gol di Gonzalez, l'autorete di Dossena e il primo sigillo di Nzola


Giulio Saetta

La Fiorentina non manca l’occasione ghiotta, battendo il Cagliari 3-0 aggancia Napoli e Juve al terzo posto dietro le milanesi. La legge del Franchi non ha fatto sconti, è dallo scorso febbraio che i viola sono imbattuti nel proprio stadio in campionato. È notte fonda invece per il Cagliari di Ranieri, ex applauditissimo all’ingresso in campo, che rimane inchiodato in ultima posizione con soli due punti frutto dei pareggi in casa con l’Udinese e nella prima fuori contro il Torino.

CAOS PREPARTITA — Tensione alta fuori dal Franchi circa un’ora prima del fischio d’inizio, quando gruppi di ultras avversari sono venuti a contatto, spranghe e fumogeni alla mano. La situazione si è ristabilita solo dopo l’intervento delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa; un agente sarebbe rimasto ferito in modo non grave.

LE SCELTE — C’è Beltran dal 1’ e non Nzola, Italiano riaffida all’argentino la maglia di titolare dopo le prove anonime contro Lecce e Inter. Ma più che una scelta di merito, avrà influito il turno di Conference giovedì in casa contro il Ferencvaros. C’erano dubbi anche in difesa, dove Martinez Quarta l’ha spuntata su Ranieri, e nel tridente dietro la punta, che premia a sinistra Brekalo. Ranieri, invece, sceglie Shomurodov al fianco di Petagna al posto dell’acciaccato Luvumbo, nella cerniera di centrocampo Deiola preferito a Sulemana.

LO SHOW DI NICO — Dopo appena due giri d’orologio, viola in vantaggio con il solito Nico Gonzalez, sesto centro stagionale, a risolvere una mischia in area causata da un errore in uscita di Radunovic su punizione calciata da Duncan. L’argentino è l’anima viola: oltre a finalizzare, non si risparmia nel rientrare in copertura e ha la gamba per reimpostare la manovra. All’8’ altro grosso errore dei sardi, questa volta in attacco quando Nandez approfitta di un retropassaggio sbagliato di Milenkovic e si presenta tutto solo davanti a Terracciano, lo salta ma calcia troppo debolmente a porta vuota consentendo il salvataggio in extremis di Kayode. E al 21’ piove sul bagnato per Ranieri: un traversone basso da destra di Kayode viene deviato nella propria porta da Dossena. Viola vicino al tris al 26’ con un imperioso stacco di testa ancora di Gonzalez su cross morbido da destra di Bonaventura, palla fuori di un soffio sul palo lungo.

FINALMENTE M'BALA — Ranieri dopo l’intervallo sceglie la soluzione “verde”: dentro i giovani Prati e Oristanio rispettivamente per Deiola e per l’impalpabile Shomurodov. La scelta dà frutti perché i numeri di baricentro e possesso dei sardi si impennano. Complice anche un calo di ritmo della Fiorentina, il Cagliari trova anche il modo di impensierire Terracciano con Dossena di testa (2’), un destro strozzato di Oristanio (10’) e uno scavetto di Petagna che centra la traversa (18’), ma l’azione era viziata da un fuorigioco dello stesso attaccante. Italiano risponde con un triplo cambio al 20’, fuori tutti e tre i trequartisti per Kouame, Infantino e Ikone: c’è da invertire l’inerzia del match e risparmiare acido lattico in vista della Conference. Quando anche il Cagliari entra in riserva il match si affloscia, ma è l’ingresso in campo di Nzola al posto dell’applaudito Beltran a dargli la scossa finale quando, al quarto di recupero, sfrutta un lancio da dietro e l’ennesimo errore difensivo cagliaritano per presentarsi tutto solo davanti a Radunovic e batterlo con un bel tocco sotto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 7ª Giornata (7ª di Andata)

30/09/2023
Lecce - Napoli 0-4
Milan - Lazio 2-0
Salernitana - Inter 0-4
01/10/2023
Bologna - Empoli 3-0
Udinese - Genoa 2-2
Atalanta - Juventus 0-0
Roma - Frosinone 2-0
02/10/2023
Sassuolo - Monza 0-1
Torino - Verona 0-0
Fiorentina - Cagliari 3-0

Classifica
1) Inter e Milan punti 18;
3) Napoli, Juventus e Fiorentina punti 14;
6) Atalanta punti 13;
7) Lecce punti 11;
8) Bologna punti 10;
9) Frosinone, Torino, Sassuolo e Monza punti 9;
13) Roma, Genoa e Verona punti 8;
16) Lazio punti 7;
17) Udinese punti 4;
18) Salernitana e Empoli punti 3;
20) Cagliari punti 2.

(gazzetta.it)
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La Var cancella Caputo e un rigore:
l'Empoli non passa e l'Udinese strappa un punto



Toscani più pericolosi: di Cambiaghi al 95' l'ultima occasione.
Friulani senza attacco


Francesco Velluzzi

Finisce senza gol al Castellani Computer Gross Empoli-Udinese. La squadra di Aurelio Andreazzoli la vince ai punti, meriterebbe il successo, ma la mira di chi tira è quella che è. La fisicità dell’Udinese permette ai friulani di uscire indenni dallo stadio toscano ma la situazione della squadra di Sottil non si può definire buona. Perché se l’Empoli prova faticosamente a trovare spunti, mettendoci sempre idee e gioco e trovando un solo punto, la squadra friulana non dà quasi segni di vita, se non per qualche minuto in avvio del primo tempo durante il quale Samardzic riesce a far brillare la sua stella, ma difetta in precisione. Cinque pareggi con squadre che lottano per la salvezza non possono far felice la famiglia Pozzo che deciderà se andare avanti con il tecnico piemontese o cambiare (l’ex Cioffi parrebbe in pole position). Qualche giorno per riflettere c’è.

LE SCELTE — In tribuna c’è il tecnico della Fiorentina Vincenzo Italiano che, dopo la sosta, ospiterà l’Empoli al Franchi. Ma anche il vice di Luciano Spalletti in Nazionale Domenichini e il designatore degli arbitri Rocchi. Aurelio Andreazzoli sceglie la formazione Ciccio Caputo, punta centrale, assistito dai due folletti Baldanzi e Cancellieri. In mezzo Marin, Grassi e Maleh. Esperienza. Anche Andrea Sottil fa le scelte prevedibili con Pereyra e Samardzic mezzali, Thauvin e Lucca in attacco. In difesa il ballottaggio lo vince ancora Kristensen. Kabasele va quindi in panchina.

DUELLI — Si parte con l’Empoli che prova ad affondare con Ebuehi che sfugge spesso a Kamara. E’ una partita che si regge sui duelli, sugli uno contro uno in cui la fisicità dell’Udinese sembra prevalere rispetto ai piccoletti toscani. I friulani dal 10’sembrano poter prendere la partita in mano, ma, come spesso accade, la precisione difetta. Samardzic fa tutto bene (ne scarta due o tre), ma il tiro è deviato in angolo. Poi calcia sempre fuori misura, alto, o a lato. Berisha non deve mai intervenire se non per impostare con lanci lunghi per cercare di sorprendere i colossi in maglia arancione. Al 19’ Marin impegna Silvestri che manda in angolo. Baldanzi cerca di portarsi lontano da Kristensen e qualcosa combina. Al 27’ Berisha esce male, Maleh perde due contrasti, ma Samardzic litiga ancora col pallone. Al 36’ l’attivissimo Cancellieri vola e trova Baldanzi che calcia ma trova ancora Silvestri. L’Empoli gioca, a uno, due tocchi, scambi di prima. Molto bene. Grassi non è bravo solo a intercettare, guida anche le operazioni e al 39’ Baldanzi imbecca Caputo che approfitta di un errore di Bijol e anticipa Krsistensen. Comincia a “bere la birra” per il suo primo gol. Ma Nasca dal Var segnala che è fuorigioco. Fabbri dà 2’ di recupero è proprio all’ultima azione Ebuehi pesca Caputo che di testa spedisce fuori.

SECONDO TEMPO — Si comincia con un rosso alla panchina dell’Empoli e con l’Empoli che prende il pallino. Cancellieri fa ammattire Perez. Ma con la fisicità l’Udinese riesce sempre a cavarsela. Fino al 13’ quando Cancellieri gioca l’uno contro uno con Perez si accentra e trova la spallata di Samardzic. Per Fabbri (poca personalità) è rigore, ma Nasca lo manda al monitor. Cancellato. Tra le proteste dei padroni di casa ai quali aveva già annullato il gol. Sottil, nervoso in panchina, avverte che qualcosa va cambiata. Fuori Lucca dentro Success. Al 24’ ancora un fallo di Pereyra (appena ammonito) regala una buona punizione agli azzurri di casa. Marin la calcia corta e male. Ancora sostituzioni friulane: per Pereyra, prestazione insufficiente, si accende la spia rossa, ecco Payero. E Ferreira prende il posto di Ebosele. I cambi continuano ma Andreazzoli uno deve farlo per forza: Walukiewicz al posto di Ismajli, infortunato. Sottil butta dentro anche Ake. Ma è l’Empoli che continua a giocare, a provare a vincerla. Lo meriterebbe. E proprio nel lungo recupero (6’) Gyasi (entrato per Baldanzi) manda due volte alla conclusione prima Cancellieri poi Cambiaghi ma il pallone finisce fuori. E l’ultimo assalto è preda di Bijol che evita l’ultimo guaio all’Udinese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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