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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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Meret para un rigore e salva un brutto Napoli:
col Monza finisce 0-0



I campioni d'Italia senza Osimhen non sfondano e rischiano di perdere.
Ma il portiere è bravo a neutralizzare il penalty calciato da Pessina.
Nel finale, rosso ai due tecnici


Vincenzo D'Angelo

Niente botto di Capodanno, la parola ora passa alla società e all’imprescindibile bisogno di rinforzi. Il Napoli non va oltre lo 0-0 col Monza, chiude il 2023 nel segno della continuità con i malanni stagionali e senza onorare i primi sei mesi che l’hanno visto riportare in città uno scudetto atteso da trentatré anni. Finisce tra i fischi delle curve, sempre più deluse dai campioni d’Italia che ormai – gara dopo gara – vedono allontanarsi sempre di più anche il quarto posto. La gente invita i giocatori a tirare fuori gli attributi, ma il Napoli oggi è questo, senza guizzi, senza anima. Almeno chiude con la porta inviolata e lo fa solo grazie a super Meret, decisivo nel neutralizzare il rigore di Pessina a metà ripresa, che avrebbe mandato il Napoli definitivamente all’inferno. E invece un punto muove la classifica ma non scaccia i fantasmi di una squadra smarrita e impaurita. E chissà, magari annuncia anche una piccola (e necessaria) rivoluzione a gennaio.

IMPAURITE — Mazzarri sceglie Zerbin al posto di Politano e non Lindstrom, ma l’esterno non sembra proprio una scelta azzeccata per il Napoli, anzi. Palladino, invece, prova ad arginare l’emergenza difensiva del Monza retrocedendo Gagliardini come centrale del reparto. Nel primo tempo è partita a scacchi, con squadre più attente a non scoprirsi che intenzionate a far male all’avversario. Così per il primo sussulto bisogna aspettare il 40’ quando Mario Rui trova Anguissa in area, ma il piattone al volo del camerunese è centrale ed esalta i riflessi di Di Gregorio. Poi, sull’ultimo affondo, Kvara prova ad accendersi con una giocata delle sue, ma la conclusione non trova il giro giusto sul palo lungo e la palla di perde di poco a lato.

MERET SALVANAPOLI — Il Napoli prova a cambiare subito marcia: Kvara duetta con Raspadori ma da buona posizione si divora il vantaggio. Palladino ha lasciato negli spogliatoi Pereira per Birindelli all’intervallo ed è proprio il figlio d’arte al 21’ a sfiorare il vantaggio ospite, con una bella fuga a sinistra su cui Meret è bravo a opporsi, ma sullo svolgimento dell’azione, Colpani calcia forte e trova il braccio di Mario Rui: rigore. Dal dischetto si presenta Pessina, uno specialista, ma stavolta la rincorsa lenta col saltino finale anticipa una conclusione debole che Meret intuisce e blocca, salvando il Napoli. Gli azzurri provano a scuotersi: prima Di Lorenzo (23’) impegna Di Gregorio, poi è Zerbin a sparare alle stelle da buona posizione, dopo bella imbeccata di Kvara. La gara si scalda e dopo un parapiglia sulla fascia viene espulso Mazzarri, accorso a separare Kvara e Bondo. A cinque dalla fine Mazzarri si gioca anche la carta Simeone, inspiegabilmente in panchina per 85’.

ARREMBAGGIO E FISCHI — Nel forcing finale è ancora Di Gregorio a salvare in tuffo su Gaetano, poi il Monza spreca una ripartenza, con palla che sbatte sull’arbitro Di Bello e costringe il direttore anche a fermare il gioco. Confusione e tensione, degna di una partita non bella e per cui paga il conto anche Palladino, espulso anche lui per proteste (e poi Maric dalla panchina aggiuntiva per aver buttato un altro pallone in campo). Ma non succede più nulla: il Monza prende il punto, il Napoli esce tra i fischi e a testa bassa. Il peggior finale per un 2023 che rimarrà per sempre nella storia, ma per ben altre serate e soddisfazioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Arnautovic non basta, il Genoa ferma la corsa dell'Inter: 1-1.
E adesso la Juve a -5 può accorciare



La squadra di Inzaghi si porta avanti grazie a un gol del vice Lautaro,
ma Dragusin di testa trova il pari.
I bianconeri, se domani dovessero battere la Roma,
potrebbero portarsi a -2 dalla capolista


Filippo Conticello

Niente titolo anticipato di campione d'inverno, niente +7 temporaneo dalla Juve, anzi serio rischio di veder accorciato domani il vantaggio sui bianconeri. L'Inter si aspettava ben altro da questa ultima partita del 2023 in trasferta e, invece, niente brindisi scudetto di fine anno: proprio come Allegri, Inzaghi scopre sulla sua pelle quanto nel fortino di Marassi il Genoa possa essere pericoloso. L'1-1, scritto sul finale di un primo tempo allungato da una maxi-interruzione, è giusto e rimette sale alla lotta per il titolo. Se Simone nel 2024 ritroverà il suo principale guerriero, capitan Lautaro, e potrà rimettere dentro stabilmente sia Pavard che Dumfries e Dimarco, ma qualche rimpianto per come è andata col Grifone rimane comunque: vincere partite così sporche, fisiche e impolverate può fare la differenza in una lunga corsa a tappe. Gilardino, invece, può festeggiare il Capodanno con l'orgoglio di chi ha fermato meritatamente le prime due della classe: la sua squadra ha una fisicità che raramente si vede sui campi di A.

AVVIO CON INTERRUZIONE — In avvio Inzaghi ridà fiducia per la terza partita di fila a Bisseck, rimandando ancora un po' il definitivo rientro di Pavard dal primo minuto nelle sue terre. Senza i titolarissimi Lautaro e Dimarco (comunque presenti a Marassi accanto ai dirigenti), bisogna un po' arrangiarsi: accanto a Thuram altra chance per Arnautovic dopo il tacco dipinto col Lecce e per Carlos Augusto ancora tenutario della fascia sinistra. Gilardino, invece, cambia leggermente i connotati del suo Grifone rispetto alle prove del giorno prima: il folletto Gudmundsson non ritrova Mateo Retegui al suo fianco e come partner offensivo ha il ghanese Ekuban, mentre in mezzo l'eterno Strootman mette a sedere Malinovskyi. La gradinata nord, cuore del tifo genoano, ha però la bella idea di far sospendere la partita in avvio: per quasi dieci minuti il campo è avvolto dalla nebbia per colpa di fumogeni teoricamente vietati, come questo possa ancora succedere nel 2023 è un mistero.


UNO-DUE — L'interruzione spezza una gara che la squadra di Gila, messa a specchio con il suo 3-5-2 da battaglia, gioca a più alta intensità, mentre i nerazzurri non hanno la solita qualità nel palleggio, a parte Arna mai così ispirato da quando è tornato a Milano: la sua connessione con Thuram inizia a funzionare e un cross austriaco si adagia pericolosamente sulla testa del francese. Quando però il Grifone inizia saldamente a riempire di uomini la metà campo di Inzaghi, il brivido se lo auto-procura Acerbi: poco dopo la mezzora sfiora di testa un lancio profondo e finisce per sfiorare il proprio palo, mentre Bani era in agguato per il tap-in. Poco dopo, però, un po' a sorpresa, è l'Inter che passa con il secondo centro di Arnautovic in stagione, strameritato vista l'ottima vena a Marassi. Al 42' Marko si limita ad appoggiare dentro una palla deviata sul palo dopo un tiro di Barella, ma a fare infuriare i genoani è una presunta spinta di Bisseck su Strootman nel cuore dell'azione. Doveri non fischia e non va al Var, nonostante sia circondato da genoani fumanti. Poi l'arbitro dà 9 minuti (obbligati) di recupero e al 52' il Genoa pareggia, con merito per come si è svolto il tempo. Sull'ennesimo angolo pericoloso la testata decisiva la dà Dragusin, marcato con troppo tenerezza da Carlos Augusto e Acerbi. Ma anche Sommer, un po' sorpreso, finora aveva abituato a salvare palle come queste.


RIPRESA — Nel secondo tempo, ringalluzzito dal pari strappato sul filo, il Genoa continua con lo stesso sprint, spinto dal solito pubblico caldissimo: Gudmundsson è una freccia quando ha campo per correre e cercare in mezzo la fisicità di Ekuban. E il fatto che Gilardino non si accontenti del pari, lo si capisce quando dalla panchina rovesci in campo quelli che aveva risparmiato all'inizio, Retegui davanti e Malinovskyi in mezzo. Da parte sua, l'Inter continua a cercare con insistenza il più ispirato Arnautovic, ma non tutti i lanci lunghi possono essere messi giù dal centravantone con l'8 sulla schiena, mentre palla al piede la squadra di Inzaghi fatica a sfondare proprio per l'aggressività rivale. Una occasione nerazzurra arriva su colpo di testa di Acerbi, che costringe Martinez a una respinta impegnativa.

LA FINE — A 20' dalla fine poi Simone si gioca pure la carta Sanchez rinunciando ad Arna e, dopo poco, dà spazio anche a Dumfries tornato in campo dopo l'infortunio al posto di Darmian e a Frattesi per Barella. Nicolò, nervosissimo per una partita giocata così così e impantanata nel punteggio, una volta arrivato in panchina rifiuta la giacca della tuta gentilmente offerta dallo staff del tecnico e scalcia una bottiglietta a metri di distanza, quasi dentro il campo. La sua frustrazione è quella di tutta l'Inter rimasta intrappolata nel Marassi, proprio come la Juve che avrebbe voluto staccare. E, invece, la lotta scudetto sarà lunga, imprevedibile e per questo ancora più bella.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Castellanos show:
la Lazio soffre col Frosinone,
poi lo ribalta e ora vede l'Europa

Vantaggio di Soulé su rigore per fallo di mano di Guendouzi.
Nel giro di due minuti a segno lo spagnolo e Isaksen. Il tris è di Patric


Nicola Berardino


Risale la Lazio. Seconda vittoria di fila dopo quella di Empoli. Ma quanta sofferenza per intascare i tre punti col Frosinone. La squadra di Di Francesco si porta in vantaggio nella ripresa con un rigore di Soulé. Ma la squadra di Sarri sa reagire e rimonta con i gol di Castellanos e Isaksen, che aprono nuovi orizzonti vista l’assenza di Immobile per altri 20 giorni. Poi Patric sigla il tris. Prima rimonta della Lazio in questo campionato. Un solo punto a dicembre per il Frosinone che all’Olimpico incassa la settima sconfitte esterna consecutiva in campionato.

SENZA SBOCCHI — Dopo 13 mesi la Lazio deve fronteggiare le contemporanee assenze di Immobile e Luis Alberto, infortunati. Al posto dello spagnolo tocca a Kamada. Mentre al centro dell’attacco va Castellanos. Per il resto Sarri conferma la formazione di Empoli. Squalificato Lazzari, ancora ai box Romagnoli. Felipe Anderson raggiunge la trecentesima presenza in biancoceleste. Causa l’emergenza tra i terzini, Di Francesco ripropone la difesa a tre col rientro di Okoli. Gelli torna a centrocampo. Nella trequarti chance per Harroui. Ci prova subito Castellanos: testata alta. Avvio aggressivo della Lazio. Si allunga il Frosinone e Harroui tenta un tiro-cross. Su tocco di spalla Felipe Anderson, provvidenziale Okoli a liberare in angolo. Si scontrano Okoli e Kamada: testa a testa, entrambi riprendono dopo un po’ di ansia. Turati sventa su una punizione di Zaccagni deviata da Soulé. La squadra di Sarri non riesce a rendersi pericolosa, intanto il Frosinone acquisisce una maggiore sicurezza negli sviluppi della manovra. Al 42’ assolo di Zaccagni, si accentra e conclude: pallone a lato. Sul fondo la replica della formazione di Di Francesco con un tentativo di Brescianini dalla distanza. Squadre all’intervallo sullo 0-0.

RIMONTA LAZIO — Nella ripresa Lazio con Isaksen al posto di Felipe Anderson. Dai venticinque metri bordata di Pellegrini. Di pochissimo a lato. Al 9’ il terzino esce per guai muscolari; entra Hysaj. Mani di Guendouzi in area su un cross di Soulé. Feliciani va al check del Var e concede il rigore. Al 13’ Suolé segna dal dischetto con un tiro angolato. È il primo gol del Frosinone alla Lazio in gare di A. La Lazio accusa il colpo. La squadra di Di Francesco si gasa. Kaio Jorge sfiora il raddoppio su punizione, Sarri avvicenda Kamada (bersagliato dai fischi dell’Olimpico). Al 25’ la Lazio pareggia con un colpo di testa di Castellanos servito da Isaksen. E due minuti arriva il bis dei biancocelesti: questa vota è Castellanos a innescare Isaksen che realizza il suo primo gol in biancoceleste con un diagonale secco. Di Francesco fa entrare Cheddira e Caso per Kaio Jorge e Harroui, passando al 3-4-3. Poi spazio a Kvernadze per Garritano. Annullato un gol di Castellanos per fuorigioco. La terza rete della Lazio arriva al 39’. Angolo di Zaccagni, tocco di Vecino e colpo finale di Patric. Sarri fa entrare Pedro e Cataldi per Zaccagni e Rovella. Nel Frosinone Cuni e Bourabia rilevano Soulè e Brescianini. Sei minuiti di recupero. Isaksen scheggia la traversa. E questa volta la Lazio esce dal’Olimpico tra gli applausi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lookman gol, l'Atalanta si rialza subito:
1-0 al Lecce e la Dea torna in zona Europa

I bergamaschi agganciano momentaneamente il sesto posto, salentini spreconi nel finale.
Pasalic colpisce una traversa


Pierfrancesco Archetti


La terza vittoria consecutiva in casa riporta l’Atalanta in piena zona Europa. Decide Lookman: con il settimo centro in campionato, il nigeriano augura il buon anno ai tifosi prima di partire per la Coppa d’Africa. Il Lecce contiene i padroni di casa senza troppe difficoltà nel primo tempo, poi una volta in svantaggio non reagisce subito, potrebbe incassare altri gol, però dopo ha un paio di occasioni, ma non riesce a cambiare l’esito della partita.

LA SVOLTA — L’Atalanta migliore dunque è quella del secondo tempo; dopo un’ora di equilibrio, la traversa colpita da Pasalic al 58’ è il segnale della sveglia e qualche istante dopo è Lookman dal limite a sbloccare la gara con un diagonale rasoterra angolatissimo. Ancora il nigeriano potrebbe raddoppiare ma Falcone riesce a respingere. Anche Muriel potrebbe chiudere la gara in anticipo però colpisce male in area. Atalanta con la solita emergenza in difesa, si sapeva delle assenze di Toloi e Palomino, più Hateboer sull’esterno, ma nel riscaldamento si ferma anche Scalvini. De Roon retrocede fra i marcatori, Pasalic entra a centrocampo. Quando diventa trequartista nella ripresa la partita cambia. In avanti torna fra i titolari Scamacca accanto a Lookman. L’azzurro ha due opportunità in avvio, arrivando sul secondo palo sulle deviazioni dei compagni, ma un colpo di testa va a lato e un destro dalla linea finisce sul palo esterno. Prima di uscire dopo 64’, Scamacca viene anche fermato da Falcone.

LECCE DECIMATO — Anche il Lecce ha parecchie assenze, in difesa Touba sostituisce Pongracic, davanti Oudin deve sistemarsi esterno destro perché Sansone, Banda e Almqvist sono indisponibili. Ma la disposizione di D’Aversa tiene a lungo lontani dall’area bergamaschi. La miglior chance dell’Atalanta nel primo tempo nasce da un pasticcio del portiere Falcone: Koopmeiners può tirare e Baschirotto ribatte davanti alla porta vuota. In fase offensiva invece gli ospiti impegnano Carnesecchi con una botta da fuori di Kaba. Krstovic, preferito al via a Piccoli, non trova la porta di testa su cross di Gallo. Sul finale di gara i salentini sperano nel pari, ma una parata di Carnesecchi su Oudin all’89’ toglie l’urlo agli ospiti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Viola, gol annullato e rigore sbagliato:
l'Empoli ringrazia Caprile e ferma il Cagliari

Dopo il controllo al Var annullata la rete del numero 10 di Ranieri,
che poi si fa ipnotizzare dal portiere di Andreazzoli:
i toscani resistono ma restano al penultimo posto


Francesco Velluzzi


Che Cagliari-Empoli potesse finire con un pareggio era anche pronosticabile, vista la delicatezza della sfida e la paura di perdere di entrambe le squadre, ma che potesse succedere di tutto era difficilmente prevedibile. Perché il Cagliari deve accontentarsi di un punto (0-0) al termine di una partita letteralmente dominata in cui la squadra di Claudio Ranieri ha visto annullarsi con la Var un gol che poteva anche essere valido, valido realizzato da Viola e ha sbagliato con lo stesso numero 10 un calcio di rigore (assegnato da un Maresca comunque incerto per tutta una serie di decisioni errate). Un tiro neutralizzato da Caprile che è stato superlativo anche in altre due occasioni: su Pavoletti e Petagna. Così il Cagliari recrimina, e la squadra di Aurelio Andreazzoli esce felice dalla Unipol Domus prendendo il punto che sognava alla vigilia.

PARTITA — La UnipolDomus è praticamente esaurita. Solo qualche vuoto nello spicchio riservato ai tifosi dell’Empoli, un centinaio. Ranieri, che all’ultimo perde Augello (dentro Azzi) per un attacco influenzale nella notte, sceglie le due punte, Lapadula e Pavoletti supportate da Viola, in un modulo che è sostanzialmente uguale a quello dell’Empoli. Andreazzoli cambia rispetto alla gara con la Lazio. Fazzini, problema un occhio, non è neppure in panchina, Destro si è arreso pure lui all’influenza. Gioca Kovalenko a destra, Cacace torna dietro a sinistra, Maldini vince il ballottaggio con Baldanzi (che per due giorni non si è allenato per la febbre) dietro le punte Caputo e il velocissimo Cambiaghi. E’ l’Empoli che parte più forte soprattutto veloc perché Cambiaghi risulta imprendibile e Dossena, il migliore nella prima parte tra i sardi, deve mettere parecchie pezze. Al 13’ Caputo mette una splendida palla dentro per Maldini e Azzi salva in angolo. La cosa migliore della sua partita dove in fase di possesso sbaglia tanto. L’Empoli lancia lungo per le punte, sapendo di creare problemi e infatti li crea. Perché la partita è tattica, nervosa, le squadre hanno paura di perdere. A Maresca sfugge più di un dettaglio: grazia parecchi uomini dal giallo, da Cambiaghi a, soprattutto, Sulemana. Poi ne rifila due a Maleh e Lapadula. Proprio Maleh, a termini di regolamento, dopo aver buttato lontana con le mani una palla prima di essere rigiocata, beccherebbe il secondo fatale giallo che il fischietto napoletano gli evita. E lo evita anche a Deiola. Al 36’ Dossena è bravo a respingere sul solito Cambiaghi. Un minuto dopo l’unica vera occasione del Cagliari con Prati (inchiodato a uomo su Maldini) che mette di testa sull’esterno della rete il corner di Viola. Al 44’ l’episodio che può dare la svolta alla partita: Zappa strattona e stende Cambiaghi lanciato da Maldini. Maresca gli dà il giallo, sarebbe chiara occasione da gol e rosso. Ma Paterna lo richiama al monitor e il Cagliari è salvato da un precedente, ed evidente, fallo di Walukiewicz su Pavoletti. I 4 di recupero, dal 48’ servono a poco.

SECONDO TEMPO — Si ricomincia con due cambi. Restano negli spogliatoi i due ammoniti: Lapadula, deludente, sostituito nel Cagliari da Luvumbo e Maleh. Entra Bastoni. Chiaro l’intento di Ranieri di dare più velocità con l’angolano che deve fare quello che Cambiaghi nell’Empoli ha fatto nel primo tempo. E infatti il Cagliari riparte con un’altra marcia perché Zito va tenuto a bada. Infatti Maresca evita un altro giallo, stavolta a Luperto. Il Cagliari preme, va dentro il campo, gioca in verticale e crossa e all11’ Caprile è bravo a respingere il colpo di testa di Pavoletti. L’azione successiva costa la partita a Bastoni, appena entrato, e colpito da una pallonata. Deve uscire. Entra Ranocchia. Andreazzoli prende altre contromisure inserendo Gyasi più duttile e versatile e anche adatto a coprire, al posto di Maldini. Ma è Kovalenko che si sistema dietro le punte. Si gioca ormai solo da una parte e al 21' il Cagliari ottiene il meritato vantaggio. Punizione insidiosa dalla trequarti del solito Viola, nessuno interviene, Caprile che è un po’ troppo fuori dai pali calcola male l'intervento e il pallone finisce dentro. Il portiere finisce per terra. Ma Maresca viene richiamato dal Var Paterna, va al monitor e annulla. In effetti, come ammesso anche da Ranieri nel post-partita, un tocco di Pavoletti sul portiere, comunque incerto nell'occasione, si può ravvisare. L’Empoli si affaccia solo una volta nell’area sarda col solito Cambiaghi (su errore di Goldaniga), ma Scuffet non si fa sorprendere. Continua l’assalto del Cagliari e al 35’ Maresca concede il rigore:Luvumbo, che ha cambiato letteralmente la gara, si beve ancora l’incerto Cacace, crossa e Walukiewicz rifila in salto una manata a Pavoletti. Sul dischetto va Nicolas Viola che non calcia benissimo e Caprile respinge. E’ una partita stregata per la squadra di Ranieri mentre l’Empoli, chiuso a 5 con l’ingresso di Ismajili, lotta solo per prendersi un punto. Al 5’ degli 8 di recupero Petagna si gira bene ma Caprile, bravo, manda in angolo. E a quel punto finisce. Senza gol.

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Bologna, che batosta:
l'Udinese rinasce, vince 3-0 e torna a respirare

Pereyra, Lucca e Payero firmano il tris con cui
la squadra di Cioffi in 52 minuti archivia il match


Matteo Dalla Vite


Un’Udinese travolgente si riprende tutto in colpo solo e il Bologna sembra la Cenerentola (molto ma molto) “normalizzata” appena passata la mezzanotte. Tre gol e un dominio chiaro: l’Udinese non è mai stata così bella ed efficace così come il Bologna non è mai parso – anche solo per 5’ di fila – quel Bologna che aveva toccato e vissuto il quarto posto in classifica. In sostanza: Pereyra è dentro a tutto e fa l’1-0, poi lo scatenato Payero che mette il 3-0 dopo la sponda giusta di Lucca per il raddoppio, proprio quel Lucca che nel recente passato poteva passare al Bologna ma scelse l’Ajax. Bologna annichilito e che non è mai riuscito a fare il proprio gioco per l’aggressione continua di un’Udinese che si prende la seconda vittoria in campionato e la prima in casa. Motta ne ha sbagliata una: succede certo, ed è la prima volta che il suo Bologna non vive la partita da dentro e da protagonista. Mentre Cioffi ha indovinato tutto, meritando i tre punti.

COLPISCE PEREYRA — Cioffi conferma quel che ha detto alla vigilia: e così gioca Okoye al posto di Silvestri mentre Lucca guida l’attacco qualche passo avanti a Pereyra; Motta, per il suo Bologna seguito da 3000 tifosi, sceglie di non spendere subito Orsolini e di utilizzarlo come arma del dopo, e allora ecco Urbanski (la prima da titolare) sulla fascia mancina e Saelemaekers che si mette largo a destra, come ai tempi del Milan. Il Bologna arriva da quattro vittorie di fila compresa la Coppa Italia, l’Udinese non vince da troppo tempo, 4 novembre 2023, a casa-Milan, ed è chiaro che davanti al proprio pubblico vuole la sterzata decisiva. L’inizio è doppia punizione dell’Udinese che sa ricompattarsi in maniera rapida e feroce appena il possesso arriva al Bologna: la squadra di Motta lavora lentamente, studia le feritoie giuste che difficilmente si trovano nel castello friulano. L’Udinese esce di ripartenze e con punizioni: alla terza, Skorupski esce ma contro Ferguson, il portiere perde sangue viene medicato al 13’. La prima conclusione verso la porta è di Pereyra, altissimo. È un’Udinese che cerca più la pressione e la profondità rispetto alle ultime gare, cerca di devitalizzare il gioco del Bologna alla nascita: c’è un errore di Kristiansen, Skorupski si oppone due volte a Ebosele e Kamara. Quarto angolo e l’Udinese va in vantaggio: battuta di Lovric, minuto 23, palla fuori area, botta di Payero che Skorupski non trattiene, ecco Pereyra che la infila con Skorupski stesso non impeccabile e Beukema che non riesce a neutralizzare. Al 41’, ancora Udinese: Payero ci prova un’altra volta dai 35 metri e Skorupski deve intervenire al fianco del palo di sinistra con qualche difficoltà. La squadra di Cioffi non fa giocare il Bologna che si limita a due colpi sotto porta ma alti, di Calafiori e Zirkzee: troppo poco per essere il Bologna che ha meritato il quarto posto. Okoye ha toccato praticamente il pallone una volta (in uscita da calcio d’angolo) per tutto il Lato A del match.

UDINESE ESONDANTE — Il Bologna non c’è e la dimostrazione è data dal 2-0: l’Udinese lavora al limite dell’area, Pereyra scocca un tiro poi deviato da Lucca in posizione regolare (tenuto on-side da Beukema): il Bluenergy Stadium esplode di gioia per una vittoria in casa che quest’anno non aveva ancora visto. Poi, anche il 3-0: a difesa assente, Payero fa il tris dopo 8’ della ripresa. Secondo tempo devastante per il Bologna, così Motta ne cambia quattro in un colpo e passa al 3-5-1-1, mettendosi a specchio di un’Udinese decisamente imprendibile. Dentro Orsolini, Fabbian, Aebischer e Lucumi ma è ancora l’Udinese che va in gol ma con fuorigioco di Lucca. Cioffi infila Samrdzic e Thauvin, due che sanno giocare a calcio, mentre a metacampo Zirkzee – già ammonito – rischia il secondo giallo: tacchetti esposti su Payero, Orsato non vede, il Var non interviene per il rosso diretto forse perché il piede ha strisciato, anche se le linee-guida su interventi del genere sarebbero severe. Il finale è col Bologna che schiuma qualcosa di simile alle proprie idee e l’Udinese che vola verso la festa: prima vittoria in casa e seconda della stagione. Il 2023 si era aperto col Bologna che vinse a Udine (15 gennaio) e si chiude con una “libecciata” per la squadra di Motta che comunque riceve il saluto consolatorio dei tremila tifosi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Pulisic fa respirare Pioli:
contro il Sassuolo basta un suo gol,
Milan terzo da solo

Il sesto squillo in campionato dello statunitense permette
ai rossoneri di chiudere l'anno con più serenità.
Debutta il diciottenne Zeroli, anche lui perno della Primavera


Marco Pasotto


Sapore agro o dolce? La domanda era lecita dal momento che il Sassuolo si diverte a giocare col palato del Milan da dieci anni. Stavolta il gusto è buono. Ecco, magari non proprio un piatto gourmet perché il Diavolo ha ancora tanti, troppi problemi di digestione. Ma per adesso può andar bene così. Tre punti, grazie a Pulisic e sotto lo sguardo di Van Basten, che riempiono lo stomaco in anticipo di ventiquattrore sul cenone e danno un po’ di respiro ad ambiente e soprattutto allenatore. Occorreva chiudere l’anno tenendo a bada chi sgomitava da dietro, e così è stato. Terzo posto protetto e partita chiusa con due 18enni – Zeroli, al debutto, e Simic – in campo. Per il Sassuolo un punto nelle ultime cinque uscite, andamento da incubo e rammarico al termine di una partita che contro questo Milan i neroverdi avrebbero sicuramente potuto indirizzare meglio.

LE SCELTE — Definirle squadre coi cerotti è un esercizio di buonismo: quattordici gli assenti sommando gli indisponibili delle due rose. Pioli in difesa – ovvero dove circolava l’unico dubbio - ha confermato le sensazioni degli ultimi giorni scegliendo di accentrare nuovamente Hernandez, accanto a Kjaer, con Florenzi a sinistra e quindi preferendo lasciare il 18enne Simic in panchina, dove spicca un dato: sette dei tredici elementi nati nel 2004 e 2005. Solo conferme nel resto del campo: Bennacer davanti alla difesa, tridente d’ordinanza con Pulisic, Giroud e Leao. Dionisi dietro ha scelto Ferrari, ha abbassato come previsto Thorstvedt in mediana accanto a Matheus Henrique e ha piazzato Bajrami dietro Pinamonti. Berardi, ristabilito dall’influenza, regolarmente nei suoi territori a destra.

POCHE IDEE — Sensazione netta dei primi 45 minuti: un Milan terrorizzato dall’eventualità di commettere errori, magari irreparabili. E con la paura nelle pieghe della mente non si gioca bene, non c’è compagno di viaggio peggiore. Il risultato è stato un Diavolo capace di accendersi veramente soltanto a sprazzi. Ovvero in quelle situazioni in cui era sicuro sullo sviluppo dell’azione, sulle posizioni in campo, sul fatto che gli avversari non potessero metterci lo zampino. Primo problema: in una partita non sono molte le circostanze in cui si verifica tutto ciò nello stesso momento. Secondo problema: quando lo scenario non era sufficientemente confortevole, i rossoneri rinunciavano a qualsiasi tipo di rischio potenziale e si rinchiudevano nella comfort zone dell’appoggio al compagno più vicino o al retropassaggio. Terzo problema: ancora una volta un Milan senza molte idee in fase offensiva. Insomma, un primo tempo con la palla fra i piedi, okay, ma abbastanza soporifero e illuminato da qualche fiammata estemporanea. Una volée di Reijnders (7’) che ha creato problemi a Consigli, ancora l’olandese che ha strozzato a lato un bello spunto personale (10’), un cross molto interessante di Leao senza mezza maglia rossonera che aggredisse l’area piccola (14’), un affondo di Bennacer terminato fuori di poco (23’) e un gol annullato a Leao per fuorigioco (31’).

UN ALTRO DEBUTTO — La parata clou della prima frazione però l’ha dovuta fare il solito Maignan, che ha smanacciato in angolo l’unico cenno di vita di Berardi. Intervento decisamente non agevole. Il Sassuolo non ha decisamente fatto venire il mal di testa alla fase difensiva rossonera, però è stato agevolato nella gestione dal giro palla per lo più compassato del Milan e ha provato a infilarsi soprattutto da sinistra, alternando gli affondi di Laurentié alle sovrapposizioni di Pedersen. Nel cuore del campo Thorstvedt si è occupato efficacemente di Loftus-Cheek – tre palle pessime perse dall’inglese nei primi venti minuti -, Bajrami ha cercato di dare fastidio a Reijnders mentre Matheus Henrique ha fatto un po’ più di fatica con Bennacer, che si sganciava sulla trequarti spesso e volentieri. Nella ripresa il Milan è tornato in campo con un atteggiamento persino peggiore dei primi 45: molle, monocorde, quasi svogliato, incapace di superare la prima linea di pressione – nemmeno feroce – del Sassuolo. Tanti errori tecnici (compreso un rigore in movimento sprecato malamente da Reijnders) che hanno fatto guadagnare coraggio e metri agli emiliani, con Berardi decisamente più vivace. E’ proprio qui che il Diavolo ha colpito: nel momento migliore dei neroverdi, all’ora di gioco. Bennacer ha visto lo spiraglio giusto in verticale e ha imbeccato Pulisic, Tressoldi ha sporcato l’assist e ha in pratica agevolato la conclusione a colpo sicuro del nazionale Usa. Poi, cambi: Adli e Jovic per Bennacer e Giroud, l’ex Castillejo (applaudito) per Berardi. Il Sassuolo ha provato a rimettere in piedi il match, ma non è riuscito a bucare una fase difensiva rossonera tutt’altro che impeccabile. Milan terrorizzato negli ultimi dieci minuti. Nota lieta: nell’ultimo quarto d’ora dentro il 2005 Zeroli, altro debutto milanista in A. E pochi minuti dopo dentro anche Simic (per Kjaer): il Milan ha chiuso la partita con una spina dorsale di 36 anni in due.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/12/2023 22:12
 
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Tchaouna, tiro da 3 punti: colpo Salernitana a Verona.
Inzaghi riapre la corsa salvezza

Vittoria pesantissima per i campani,
la squadra di Baroni delude e Ngonge spreca l'unica vera occasione.
Gli ospiti salgono a 12 punti, i veneti restano a 14


Matteo Pierelli


Una vittoria di vitale importanza. Tre punti d’oro che la rimettono completamente in gioco. La Salernitana sbanca Verona grazie a una zampata di Tchaouna e conquista la seconda vittoria (dopo quella in casa con la Lazio) di questo suo tribolato campionato. Che però adesso, sulle ali della fiducia, potrebbe prendere un’altra piega. Dopo la buona prova con il Milan, è arrivata la conferma: la squadra di Pippo Inzaghi c’è e il quart’ultimo posto di Verona e Cagliari è a soli due punti. Dall’altra parte il Verona mette in archivio un brutto stop, si prende i fischi del Bentegodi e alla Befana andrà a San Siro contro l’Inter: servirà una impresa per invertire la rotta.

SQUADRE A SPECCHIO — Baroni deve rinunciare all’ultimo a Saponara (attacco influenzale) e parte con il trio Ngonge-Folorunsho-Lazovic dietro l’unica punta Djuric. Dietro si rivede dal primo minuto Doig. Dall’altra parte Pippo Inzaghi lascia in panchina Legowski e mette Maggiore e Coulibaly davanti alla difesa. La Salernitana, dopo neanche cinque minuti, perde Pirola (problemi muscolari): al suo posto Gyomber. Le due squadre, in campo con il 4-2-3-1, partono guardinghe. La Salernitana fa più possesso palla, il Verona cerca di replicare in contropiede. Ma nella prima mezzora succede poco o nulla, al di là di un colpo di testa di Tchaouna e, dall’altra parte di Dawidowicz. Il finale di tempo, invece, qualche brivido lo provoca, soprattutto grazie agli ospiti: su un piattone di Simy è bravo Montipò a rifugiarsi in angolo, con il portiere gialloblù che si ripete poco dopo su Kastanos, che di testa da due passi ha una ghiotta occasione. Dall’altra parte, una bella sponda di Djuric, non viene sfruttata adeguatamente da Suslov.

DECIDE TCHAOUNA — Nella ripresa è la Salernitana a trovare subito il gol del meritato vantaggio con Tchaouna che con un gran diagonale infila Montipò dopo un’azione in contropiede. L’Hellas subisce il colpo e non riesce a organizzare la reazione. Poi arrivano i cambi di Baroni (dentro Bonazzoli e Terracciano per Lazovic e Tchatchoua) e l’Hellas ha una grande occasione: al 65’ solita sponda si Djuric per Ngonge che da due passi manda incredibilmente fuori. È il segnale che non è proprio serata. L’Hellas si butta in avanti ma la Salernitana non rinuncia a giocare, anzi. I campani, pur a corto di energie, cercano di tenere il pallone tra i piedi. E alla fine, dopo aver sprecato un contropiede con Coulibaly, si meritano i tre punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/12/2023 23:04
 
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Juve, Rabiot-gol e solito muro invalicabile:
Roma battuta, Allegri avvicina l'Inter a -2

Un gol del francese regala tre punti ai bianconeri, rinviato lo scudetto d'inverno.
Tredici risultati utili consecutivi


Filippo Cornacchia


Alla Juventus basta un gol di Adrien Rabiot a inizio ripresa per rompere l’equilibrio, battere la Roma e chiudere il 2023 a -2 dall’Inter. Il francese, imbeccato da un gran colpo di tacco di Vlahovic che stravince il duello a distanza con Lukaku, anticipa il Capodanno bianconero e lancia la rimonta scudetto della Signora. Tredicesimo risultato utile consecutivo per la Juve. Frenano i giallorossi, adesso settimini e distanti cinque punti dal quarto posto Champions della Fiorentina.

SALVATAGGIO NDICKA — Allegri parte con la coppia Vlahovic-Yildiz, Mourinho con l’ex Dybala accanto a Lukaku, preso di mira fin dall’ingresso in campo dai tifosi della Juventus. Primo tempo tattico – come da attese – e molto equilibrato. Bremer francobolla Lukaku, mentre Vlahovic deve inventarsi una sforbiciata, tanto bella quanto difficile, per provare a perforare il muro di Mourinho. In ogni caso, Juventus e Roma avrebbero anche la possibilità di sbloccare la partita con due vampate a testa. La squadra di Mou sfiora il vantaggio con una girata in avvio di Cristante (palla deviata sul palo) e con un colpo ravvicinato di esterno di Dybala intorno alla mezzora. In mezzo il gioiellino Yildiz prova a trasmettere elettricità ai bianconeri con qualche percussione velenosa, ma la chance più grossa capita a Kostic sul finale di tempo. L’esterno serbo si coordina bene di sinistro. Rui Patricio è battuto, ma N’Dicka – altro ex Eintracht Francoforte come lo juventino - salva di testa praticamente sulla linea con lo Stadium che pregustava l’uno a zero.

ZAMPATA RABIOT — Vantaggio soltanto rimandato. La Juventus esce dagli spogliatoi con un piglio diverso e in appena due minuti punisce il primo errore difensivo della Roma (brutta palla persa da Kristensen) con una combinazione da manuale Vlahovic-Rabiot: il serbo protegge il pallone da bomber vero e innesca di tacco il francese, glaciale davanti a Rui Patricio. Mourinho si gioca la carta Pellegrini e in seguito pure El Shaarawy e Azmoun. Mentre Allegri inserisce prima Chiesa al posto di Yildiz, applauditissimo all’uscita dal campo, e poi anche Iling e Milik. La risposta dei giallorossi è affidata una conclusione dal limite dell’area di Dybala. Ma va più vicina la Juventus al raddoppio che la Roma al pareggio. Prima bianconeri pericolosi con un contropiede di Chiesa non concretizzato a centro area da McKennie e poi con lo stesso Federico che segna il 2-0, ma la rete viene annullata per fuorigioco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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31/12/2023 08:47
 
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SERIE A 2023/2023 18ª Giornata (18ª di Andata)

29/12/2023
Fiorentina - Torino 1-0
Napoli - Monza 0-0
Genoa - Inter 1-1
Lazio - Frosinone 3-1
30/12/2023
Atalanta - Lecce 1-0
Cagliari - Empoli 0-0
Udinese - Bologna 3-0
Milan - Sassuolo 1-0
Verona - Salernitana 0-1
Juventus - Roma 1-0

Classifica
1) Inter punti 45;
2) Juventus punti 43;
3) Milan punti 36;
4 Fiorentina punti 33;
5) Bologna punti 31;
6) Atalanta punti 29;
7) Roma e Napoli punti 28;
9) Lazio punti 27;
10) Torino punti 24;
11) Monza punti 22;
12) Genoa e Lecce punti 20;
14) Frosinone punti 19;
15) Udinese punti 17;
16) Sassuolo punti 16;
17) Verona e Cagliari punti 14;
19) Empoli punti 13;
20) Salernitana punti 12.

(gazzetta.it)
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De Silvestri al 95' salva il Bologna: pari amaro per il Genoa



Dopo 6 vittorie casalinghe consecutive, la squadra di Motta strappa un punto al 95'.
Il Grifone era passato in vantaggio al 20' con Gudmundsson


Matteo Pierelli

Un’altra beffa nel recupero per il Genoa che vede sfumare una vittoria che ormai sembrava realtà: invece Lorenzo De Silvestri, 35 anni, al 95’ spezza il sogno della squadra di Alberto Gilardino con un tap-in da due passi e alimenta ancora di più le speranze europee di un Bologna che proprio sul filo evita la seconda sconfitta consecutiva. Il Grifone era passato in vantaggio con l’islandese Gudmundsson (ottavo gol in campionato) che poi, all’ultimissima azione, ha anche preso una traversa clamorosa su punizione. Resta la bella prova della squadra di Gilardino che ormai è in una zona abbastanza tranquilla della classifica, mentre resta sontuosa quella del Bologna (quinto posto in attesa delle altre) che però a Cagliari non avrà Zirkzee ammonito (era diffidato).

LA ZAMPATA — Thiago Motta, senza lo squalificato Ferguson, rilancia tra i pali Ravaglia, rispolvera Orsolini e dà la fascia di capitano a Zirkzee. Gilardino è senza Bani e De Winter: dietro spazio a Vogliacco a destra accanto a Dragusin, mentre davanti Retegui parte dalla panchina: a far coppia con Gudmundsson c’è Ekuban. Il Bologna, voglioso di riscattare il ko di Udine, fa la partita. E dopo sei minuti va vicino al gol: gran sinistro di Orsolini, bella resposta di Martinez. La squadra di Motta fa tanto possesso palla, ma non riesce a trovare gli sbocchi giusti sulle fasce, così ci prova anche per vie interne. Ma al primo tiro in porta, è il Genoa a passare in vantaggio: punizione velenosa di Gudmundsson da sinistra, Vogliacco sulla traiettoria si abbassa, e Ravaglia non ci arriva. Il Bologna accusa il colpo e fatica a organizzare una reazione corposa. Zirkzee cerca di svariare sul fronte d’attacco ma non riesce ad essere incisivo, al di là di un debole tiro controllato da Martinez al 37’.

GIOIA DE SILVESTRI — Nella ripresa il Bologna parte con più vérve e alza il baricentro. Motta al 54’ fa un triplo cambio: dentro Saelemaekers, Kristiansen e Aebischer, fuori Urbanski, Moro e Lykogiannis. E’ a sinistra che i padroni di casa cercano di spingere con Saelemaekers che butta in mezzo una infinità di palloni. Senza però grande costrutto. Si arriva così al 75’ quando una zuccata vincente di Calafiori è annullata per fuorigioco. Il Genoa (al 68’ è entrato Retegui) resta rintanato nella propria metà campo. E rischia grosso: prima Calafiori e poi Zirkzee trovano sulla strada un grande Martinez, che però non può nulla sulla zampata di De Silvestri. L'ultimo brivido è la punizione di Gudmundsson sulla traversa subito prima del fischio finale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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È sempre pazza Inter:
2-1 al Verona nel recupero ed è campione d'inverno.
Henry sbaglia un rigore al 100'!

I nerazzurri rischiano la beffa in casa col Verona quartultimo:
raggiunti a un quarto d'ora dalla fine,
decidono il gol al 93' del centrocampista azzurro e il penalty fallito dal francese al 100'


Andrea Ramazzotti


Un finale pazzo. Anzi, da pazza Inter che batte il Verona al termine di uno psicodramma a tinte nerazzurre e si laurea campione d'inverno. Avanti fino al 74', viene raggiunta da Henry, appena entrato in campo, segna il 2-1 con Frattesi dopo 3' di recupero, ma può esultare solo al 100', quando un calcio di rigore di Henry si spegne sul palo. La mini crisi, che sarebbe stata inevitabile in caso di pareggio, non si materializza e Inzaghi si mette alle spalle il pari di Genova con cui aveva chiuso il 2023. Diverso invece l'umore in casa gialloblù: riscattata a livello di prestazione la sconfitta casalinga contro la Salernitana, ma il finale è ancora amaro per l'Hellas che protesta per un fallo (gomitata di Bastoni e Duda) in occasione della rete di Frattesi.

RIECCO IL TORO — Inzaghi ha la rosa al completo, eccezion fatta per il nuovo acquisto Buchanan, in tribuna perché il tesseramento non è ancora perfezionato. Dopo due mesi torna titolare Pavard in difesa, ma nell'undici iniziale ci sono anche Dumfries a destra e Lautaro in attacco, entrambi reduci da problemi fisici. Baroni, senza Dawidowicz e Saponara non al top e con Hien da giorni ceduto all'Atalanta, manda in tribuna Terracciano, prossimo acquisto del Milan, ma non rinuncia al 4-2-3-1 con Ngonge, Suslov e Mboula dietro a Djuric. L'Inter inizia con il freno a mano tirato, mentre il baricentro dell'Hellas è alto: l'ordine di scuderia gialloblù non è quello di stare tutti dietro la linea del pallone per poi ripartire, bensì attaccare le fasce. E proprio dalla destra Ngonge centra per Suslov che ha un'ottima occasione: il suo tiro viene però murato da Sommer. Il brivido scuote l'Inter che mostra più coraggio e avanza il raggio d'azione delle mezzali. E proprio da un assist di Mkhitaryan, messo in moto da una verticalizzazione di Bastoni e da successiva sponda di Thuram, nasce l'1-0 di Lautaro, al sedicesimo centro in campionato. Nella storia interista solo Icardi, con 17 centri nel 2017-18, ha fatto meglio. Prima del quarto d'ora la gara è già sui binari che Inzaghi vuole, ma non è ancora finita e il colpo di testa di Djuric parato centralmente da Sommer lo dimostra. I padroni di casa danno l'impressione di non essere martellanti nella loro azione, quasi di amministrarsi e alla mezzora i tiri nello specchio sono due per gli ospiti e uno (quello dell'1-0) per i nerazzurri. Un po' poco vista la differenza di punti in classifica. Prima della fine del primo un colpo di testa fuori di Bastoni (su punizione di Calhanoglu) risveglia il Meazza, ma al 45' Lautaro e compagni sono avanti solo di una rete.

SUCCEDE DI TUTTO — Baroni a inizio ripresa si gioca la carta Lazovic al posto di Mboula. Un fuorigioco di Acerbi, autore della sponda per Lautaro, vanifica il 2-0 dell'Inter che ci prova anche con un colpo di testa di Thuram, su cross di Pavard: palla sul fondo. L'ex Bayern Monaco si alterna nella fase di spinta con Dumfries per costringere Doig e Lazovic sulla difensiva, ma l'Hellas ha poco da perdere e se la gioca con voglia. Inzaghi sostituisce Dumfries a corto di benzina perché vorrebbe chiudere l'incontro. La botta dal limite di Calhanoglu su brillante giocata di Lautaro, però, si spegne di poco sul fondo. Thuram sbaglia qualcosa di troppo nelle sponde e non è sempre puntuale quando il compagno di reparto lo innesca, così il fortino veronese non crolla. Altre sostituzioni: fuori l'ex Borussia Mönchengladbach per Arnautovic e Dimarco per Carlos Augusto, ma la mossa vincente è quella di Baroni che punta su Henry al posto di Djuric. Pochi secondi dopo essere entrato, il numero 9 gialloblù segna su assist di Duda, anticipando Acerbi. È Arnautovic a perdere il contrasto con Magnani dal quale nasce l'azione dell'1-1. Su San Siro cala il gelo anche perché Montipò con una super parata e Arnautovic in posizione... sfortunata negano il 2-1. Inzaghi prova il tutto per tutto con Frattesi e Sanchez per Mkhitaryan e Pavard: l'Inter passa al 3-4-1-2, ma ancora Arnautovic di testa da ottima posizione non trova il 2-1, mentre nel recupero Bastoni con un gran tiro centra la traversa. È un finale da pazza Inter e al 93', al termine di un'azione convulsa (il Verona protesta veementemente per un fallo di Bastoni su Duda) Montipò para su Barella, ma non può far niente sul tap-in ravvicinato di Frattesi. Sembra finita è invece Darmian fa fallo in area su Magnani, il Var richiama Fabbri al video: è rigore. Henry, fischiato da tutto lo stadio, avverte la pressione e colpisce il palo, mentre sul tap in Folorunsho spara fuori. Il titolo di campione d'inverno è dell'Inter che vola a +5 sulla Juventus almeno per una notte.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Colpo Monza a Frosinone: il 3-2 vale il decimo posto



I brianzoli tornano alla vittoria dopo tre turni
con i gol di Mota e Carboni e l’autorete di Soulé.
I padroni di casa non completano la rimonta: quarta sconfitta di fila


Giulio Saetta

La vince 3-2 il Monza anche un po’ soffrendo, dopo essere andato in vantaggio di tre reti sul campo del Frosinone. Palladino interrompe a tre le gare senza vittoria e chiude soddisfatto il girone d’andata al decimo posto superando il Torino che domani affronta il Napoli. Al contrario, per Di Francesco continua il periodo negativo: quarta sconfitta di fila, un solo punto in sei partite, ultima vittoria in casa il 26 novembre contro il Genoa.

LE SCELTE — Diverse sorprese nelle formazioni ufficiali, ma entrambi i tecnici sono soliti agire molto sulle rotazioni. Di Francesco manda in campo il brasiliano Reinier al rientro dall’infortunio, ma non capitan Mazzitelli, al suo posto in mezzo al centrocampo c’è Harroui ad affiancare Barrenechea. In difesa Lusuardi preferito a Romagnoli. Davanti nel “semi-tridente”, Soulé e Reinier poco dietro Cheddira. Nel Monza, Gagliardini e non Pablo Marì al centro della difesa, con Bondo a centrocampo insieme a Pessina e Pereira-Ciurria larghi. Davanti fiducia a Mota, con alle spalle il tandem fantasia Colpani-Carboni.

BLACKOUT VAR — Monza pericoloso al 6’ con la classica giocata di Colpani: dribbling in accentramento da destra e conclusione di sinistro, fuori di poco. E al 18’ va in vantaggio grazie a Mota che su assist di Valentin Carboni si intrufola centralmente nel cuore della difesa giallazzurra, colpevolmente imbambolata, e batte facilmente Turati. Al 24’ grande occasione per il pari capitata sulla testa di Cheddira, su cross di Gelli, che manda alto ma in posizione di sospetto fuorigioco. Diciamo sospetto perché, a causa di un problema tecnico, la Var sembra smettere improvvisamente di funzionare: dopo qualche minuto, infatti, gli altoparlanti dello stadio annunciano la momentanea “sospensione del servizio”. Alla mezzora ci prova Soulé su punizione, il sinistro basso all’angolino sul primo palo è allargato in corner da Di Gregorio. Al 41’ proprio Di Gregorio non ce la fa a proseguire dopo uno scontro con Harroui, dentro Sorrentino. Al 45’ raddoppio del Monza in contropiede, su una palla persa da Soulé dopo un contrasto con Carboni, che allarga per Mota il quale mette lo stesso Carboni davanti a Turati, restituendo il favore ricevuto sull’1-0.

RIMONTA FALLITA — Le mosse di Di Francesco per la ripresa sono Caso per Reinier e Mazzitelli al centro per Lirola e avanzamento di Harroui, mentre Soulé arretra a quarto di centrocampo. È proprio l’argentino all’11’ sfortunato protagonista dell’autorete del 3-0 con una scivolata su un cross basso di Carboni che spiazza Turati. Un minuto dopo il Frosinone accorcia con Harroui, bravo a chiudere un inserimento a destra. Al 29’ la Ferrieri Caputi non ha esitazione a fischiare il rigore al Frosinone per affossamento di Caso da parte di D’Ambrosio: Soulé dal dischetto fa 2-3 con la sua ottava rete stagionale. Palladino si copre con Akpa Akpro al posto di Colpani e un 3-5-2 che in fase di non possesso diventa 5-3-2. Mossa che potrebbe essere a doppio taglio perché il Frosinone in modalità “rimonta” è già stabilmente in possesso dell’iniziativa. Alla fine il muro regge e il Monza esulta chiudendo il giro di boa a 25 punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Oristanio risponde a Gendrey:
tra Lecce e Cagliari finisce in parità

Salentini in vantaggio nel primo tempo, poi troppi errori sotto porta.
Così i sardi trovano il pareggio con una spaccata dell'ex Inter


Francesco Velluzzi


Al Lecce non riesce l’impresa: niente record di punti nel girone d’andata. Al Via del Mare finisce 1-1 tra i salentini e il Cagliari che riesce a rimediare a un primo tempo difficile con una ripresa di grande sostanza. Al gol di Gendrey, il primo per il francese in A, replica Oristanio bravo a beffare proprio Gendrey nel secondo tempo in cui il Cagliari sale in cattedra senza mai perdere la bussola, ma tessendo la tela sempre col cervello e con Makoumbou che in tutta la gara butta via solo un pallone (nel finale, infatti Ranieri lo toglie e mette Deiola). Il Lecce doveva chiuderla prima perché le occasioni le ha avute, soprattutto una con Krstovic che ha calciato male senza prendere la porta. Ma il pareggio è sostanzialmente giusto. I ragazzi di Roberto D’Aversa chiudono l’andata a 21 che per chi si deve salvare è un ottimo risultato, il Cagliari a 15, tre in meno di quelli che aveva preventivato Ranieri. Ma la squadra, praticamente con soli 11 uomini, ha retto bene. Non c’era un cambio per gli attaccanti, Petagna ha giocato una gara di grande spirito e di enorme sacrificio.

IL PRE — Ma andiamo sulla sfida del Via del Mare. Una fortissima raffica di vento con pioggia ha accompagnato l’ingresso dei portieri in campo. Poi tutto si è placato. Lecce penalizzato dalle assenze dei tre partiti per la Coppa d’Africa: Banda, Rafia e Touba. Per fortuna D’Aversa ha Pongracic regolarmente al suo posto. Nel ballottaggio tra Oudin e Almqvist va in campo il primo con lo svedese pronto per la ripresa. Ranieri non ha Luvumbo anche lui in Coppa d’Africa con l’Angola. Ma il reparto offensivo è privo anche di Shomurodov e Lapadula, infortunati, e Pavoletti (botta al piede) è stato aggregato alla squadra ma il contributo è quasi nullo. Nandez, invece, c’è e gioca a destra nel 4-2-3-1 con Viola sottopunta e Oristanio a sinistra. Davanti a lottare c’è Petagna.

SI GIOCA — Il Cagliari parte più forte e cerca Petagna ma poi il Lecce viene fuori. In un clima decisamente difficile perché continua a piovere con raffiche. Al 20’ Oudin taglia bene una punizione lunga e Scuffet mura Gonzalez che era sbucato dall’altra parte. Al 13’ il Lecce (Pongracic su Petagna) regala una punizione favorevole al Cagliari ma Viola la calcia male sulla barriera, Nandez fa peggio. Non è facile giocare, tanti errori, molte seconde palle, c’è sostanziale equilibrio. Al 15’ il siluro di Oudin finisce sul palo, i giallorossi diventano più pericolosi e il Cagliari soffre sulle palle inattive. Infatti al 31’ il corner velenoso di Oudin trova il più piccolo di tutti, Valentin Gendrey, che salta sopra Augello e segna di testa il suo primo gol in A. La reazione dei sardi è un tiro di Petagna, alto. Dossena becca il giallo su Krstovic che si muove molto bene, ma al 38’ potrebbe chiudere la gara ancora su un errore di Augello da calcio d’angolo. Il suo tiro attraversa tutta la porta e Gonzalez non riesce a intervenire. Ancora pericolo per il Cagliari allo scadere su una grande apertura di Kaba, Gallo mette dentro Augello manda in angolo rischiando l’autogol. La squadra di Ranieri in evidente difficoltà, soprattutto davanti dove manca di concretezza e precisione. Mentre il Lecce appare molto solido e strutturato come ha dimostrato a fine anno a Bergamo.

SECONDO TEMPO — Nulla cambia a livello di uomini a inizio ripresa, ma ovviamente il Cagliari sembra più propositivo, perlomeno nell’atteggiamento. Il Lecce è ben disposto, la cerniera funziona e la squadra di Ranieri trova pochi spazi, esponendosi anche maggiormente alle ripartenze del Lecce. Che ha l’occasione per il bis con Gallo, spedito in porta da Strefezza, ma spreca. I tiri di Kaba e Krstovic invece finiscono fuori e tra le braccia di Scuffet. Ma il Cagliari carbura, ragiona e al 23’ sfrutta bene la sua palla inattiva. Punizione tagliata di Viola dalla trequarti, irrompe Oristanio che beffa Gendrey e pareggia. D’Aversa fa subito la mossa che stava preparando: dentro Almqvist per Strefezza. Il Lecce sembra subire il colpo. Prati calcia bene e Falcone spedisce in angolo. Va a calciare Viola che prende l’esterno della traversa. Vanno in scena le altre sostituzioni. Al 36’ il Cagliari ha ancora una buona occasione con Petagna che appoggia per Viola, ma il dottor Nicolas calcia alto. Poi scambi, errori, seconde palle, qualche timida accelerazione perché la stanchezza si sente e dopo 4’ di recupero l’ottimo Massa fischia la fine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo, Pinamonti vuol dire vittoria:
la Fiorentina spreca anche un rigore

Decide il gol dell'attaccante al 9', nel secondo tempo annullati due gol
(a Thorstvedt e Quarta) e Consigli para il penalty di Bonaventura


Ilaria Masini


Il Sassuolo rinasce, la Fiorentina frena. È bastata una rete di Pinamonti al 9’ del primo tempo per regalare i tre punti ai neroverdi. La Fiorentina, spenta nella prima frazione, si sveglia nella ripresa ma spreca e non riesce ad agguantare il pareggio. A pesare è anche un errore di Bonaventura dal dischetto. Finisce 1-0 e il Sassuolo sale a 19 punti, mentre i viola rimangono a 33, senza perdere comunque il quarto posto in classifica. Per le formazioni, Alessio Dionisi punta su Pinamonti con Berardi, Thorstvedt e Laurienté alle sue spalle, dall’altra parte Vincenzo Italiano, nonostante le assenze, non cambia modulo e inizialmente si affida ancora al 4-2-3-1 con Ikoné e Brekalo esterni d’attacco, Nzola punta centrale e Bonaventura sulla trequarti.

VANTAGGIO IMMEDIATO — Trascorrono appena 9’ e il Sassuolo passa in vantaggio con Pinamonti che insacca di piatto destro su assist di Pedersen, servito a suo volta da un’intuizione di Henrique. Ingenuo nell’occasione Kayode, il terzino destro che invece, in precedenza, era stato bravo in chiusura su Thorstvedt. Pochi minuti dopo Pinamonti ci prova ancora, ma la conclusione finisce alta sopra la traversa, mentre al 19’ viene annullata una rete a Berardi in fuorigioco. Nessun brivido invece per Consigli, vista l’inefficacia dell’azione viola che ha un’alta percentuale di possesso ma nessuna occasione da gol.

ERRORI E FUORIGIOCO — La ripresa inizia senza sostituzioni e con un’occasione immediata per il Sassuolo: Thorstvedt insacca, Abisso convalida ma dopo essere stato richiamato dal Var, davanti al monitor, annulla per fuorigioco di Henrique. Italiano corre ai ripari e inserisce Beltran per Arthur e Duncan per Mandragora, scegliendo una soluzione più offensiva. Il primo squillo viola dell’intera gara è di Ikoné al 14’ del secondo tempo con una conclusione che termina fuori dallo specchio. La pressione della Fiorentina si fa più insistente fino a conquistare un calcio di rigore per fallo di mano in area di Ferrari su colpo di testa di Milenkovic. Dal dischetto al 19’ si porta Bonaventura che si fa parare il tiro da Consigli, ottimo a intercettare la direzione della palla. La Fiorentina insiste: Duncan colpisce la traversa e nella stessa azione, dopo un batti e ribatti, il pallone arriva a Martinez Quarta che insacca. Anche in questo caso però la rete viene annullata per fuorigioco dello stesso difensore argentino. Il Sassuolo mantiene il vantaggio, mentre i viola non si arrendono e Ferrari salva su Beltran così come Consigli è prezioso su Milenkovic. Si susseguono le sostituzioni: Parisi entra al posto di Brekalo, Barak per Bonaventura nella Fiorentina, nel Sassuolo invece Tressoldi per Laurentié e Bajrami per Berardi. Infine per infortunio Missori al posto di Toljan e Mulattieri per Pinamonti. I viola cercano il pareggio fino alla fine con Beltran e in particolare con Ikoné, ma a vincere è il Sassuolo che torna al successo dopo aver conquistato un solo punto nelle cinque gare precedenti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Dopo 3 mesi il Milan torna a vincere fuori:
facile tris a Empoli e terzo posto consolidato



I rossoneri non conquistavano i 3 punti lontano da San Siro dal 7 ottobre col Genoa.
Decidono le reti dell'inglese e di Olivier (su rigore)
nel primo tempo e di Chaka Traoré nel finale.
Diavolo a +7 sulla quinta, il Bologna


Alessandra Gozzini

Il terzo posto Champions è saldo: il successo sull’Empoli ha permesso al Milan di staccare la concorrenza. In attesa di capire se ci saranno le condizioni per una futura rincorsa ai vertici della classifica, è già qualcosa aver rinforzato l’ultimo gradino del podio. A Pioli piace unire due aggettivi, vincente e convincente: il primo Milan di campionato dell’anno lo è stato. Ha aggiunto un’altra vittoria portando a tre la mini serie di successi consecutivi, Coppa Italia compresa. E soprattutto il Diavolo trova un successo esterno che mancava da tre mesi (7 ottobre col Genoa). Peccato che la continuità riguardi anche gli infortuni: ieri è stato Florenzi a lasciare nel primo tempo per guai muscolari. Superata quota 30: il trentaduesimo ko se si esclude il colpo al piede di Jovic dopo Salerno (ma subito disponibile con il Sassuolo), compreso invece il mal di schiena di Krunic, più o meno diplomatico. In ogni caso, un’occasione per rivedere a sinistra il giovane Jimenez, alla prima in Serie A.

TUTTO FACILE — L’immagine del Milan convincente si ha dai primi minuti: squadra compatta e aggressiva. Vincente lo diventa poco dopo (11’) il piatto destro di Loftus Cheek: raccoglie in mezzo l’assist servito da Leao dopo una delle abituali discese dalla sinistra. E dopo altri venti minuti assicura il risultato con il rigore di Giroud: La Penna richiamato al Var perché sul tentativo in rovesciata di Loftus è evidente il tocco di mano di Maleh. Olivier si porta in doppia cifra, considerate tutte le competizioni, per la quattordicesima stagione di fila, unico giocatore dei cinque maggiori tornei europei a esserci riuscito dal 2010 a oggi. Il resto del primo tempo era stato impegnato da una tranquilla amministrazione: Empoli inconcludente con il trio Baldanzi, Cambiaghi, Caputo. E privato in corsa dell’infortunato Ebuhei.

ESAMI — Nel secondo tempo il Milan ha la stessa fame: vicino al tris con Loftus e Pulisic e vorrebbe provarci anche Leao, dei tre il meno pericoloso. Nel momento in cui l’Empoli preme nel tentativo di riaprire la partita (Cambiaghi a lato, Maignan che blocca Cancellieri a botta sicura), Pioli ha in campo una linea difensiva più che inedita: Jimenez spostato a destra, Kjaer e Theo ancora centrali, Bartesaghi a sinistra. In mezzo il rientrante Musah e davanti Leao, che nel frattempo aveva smesso di strappare e che finirà sostituito da Traoré. La gestione della ripresa resta più faticosa ma regge: a Lecce, avanti di due, il Milan si era fatto riprendere. Stavolta no e anzi trova il tris del baby Chaka Traoré, festeggiato anche da Pioli. Azione in contropiede di Pulisic, assist e gol di Traoré, secondo consecutivo dopo la rete in Coppa al Cagliari. Il Milan ritrova così il successo che mancava in trasferta da inizio ottobre. Sassuolo, Cagliari ed Empoli, che resta in piena zona retrocessione: all’esame delle piccole il Milan è tornato grande. Primo successo anche di Ibra, in tribuna, da Senior Advisor. Zlatan sa che non va abbassata la guardia. Prossimo appello a San Siro: mercoledì l’Atalanta nei quarti di finale di Coppa Italia, domenica sera la Roma in campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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È un Torino da favola: 3-0 al Napoli
che in dieci crolla e gira a -20 dall'Inter



Granata avanti al 43' con Sanabria.
Alla pausa Mazzarri fa debuttare Mazzocchi, espulso dopo 5'.
Vlasic la chiude al 52'. Il tris è di Buongiorno.
Toro a un punto dai campioni d'Italia


Mario Pagliara

Il Toro torna a riveder le stelle. Vittoria show per tre a zero (e c’è anche un palo di Sanabria) contro un Napoli (ora con un solo punto di vantaggio sui granata) che è l’elogio della bruttezza. Sanabria, Vlasic e Buongiorno mettono le ali ai granata, adesso a distanza minima dalla zona Europa, in una partita mai in discussione, anche prima dell’espulsione di Mazzocchi in avvio di ripresa. Il Toro porta a casa il nono clean sheet stagionale, confermandosi un carrarmato in casa: adesso sono 13 i punti conquistati nelle ultime cinque partite casalinghe. Di fronte all’ennesima sconfitta, la squadra azzurra per la prima volta è stata pesantemente contestata dalla tifoseria ospite, che ha invitato il presidente De Laurentiis a intervenire energicamente sul mercato (partita sospesa sul 3-0 per due minuti nella ripresa per lancio di fumogeni dal settore dei napoletani). Sono ore molto delicate per il tecnico dei campani Walter Mazzarri, la cui posizione è al vaglio perché non ha invertito la rotta dopo essere subentrato a Garcia. Chissà se anche lo stesso Mazzarri non stia facendo valutazioni sul suo futuro. Il -20 dall'Inter a fine andata è pesantissimo per i campioni d'Italia.

RIGORE NEGATO SU VLASIC — L’unico vero ballottaggio della vigilia lo vince Djidji, per la prima volta in campionato schierato titolare. Juric sceglie lui in marcatura su Kvara e lascia, anche un po’ a sorpresa, Tameze in panchina. Davanti c’è il tridente Vlasic, Sanabria, Zapata. Mazzarri (squalificato, è in tribuna in uno sky box) sceglie Raspadori con Kvara e Politano larghi e dà a Cajuste il compito di stazionare spesso alto sulla trequarti granata. In tribuna c’è anche Antonio Conte, tecnico molto corteggiato dal presidente azzurro De Laurentiis. L’inizio del Toro è buono: la squadra di Juric si conferma solida, prova a sfondare centralmente con Zapata. Come al quinto minuto quando Duvan vince i duelli con quattro napoletani e prova un tiro, respinto da Gollini. La prima vera occasione è ancora del Toro. Cade al 21’: Bellanova mette un bel cross dalla destra, Vlasic arriva in corsa nel cuore dell’area. Fa tutto bene, ma davanti a Gollini (a porta spalancata) spara incredibilmente alto. Un minuto dopo manca un rigore per il Toro: Lobotka e Vlasic entrano a contatto, il polacco aggancia col braccio il croato e lo tira giù. Mariani in campo fa correre, Chiffi al Var non corregge l’errore.

I 3 MINUTI DI RASPADORI — E il Napoli? Conferma tutte le difficoltà della stagione, soffre spesso l’aggressività del Toro e non riesce ad uscire dall’anonimato (di gioco e non solo) in cui è piombato dall’estate. Gli azzurri sono tutti nei tre minuti di Raspadori tra il 25’ e il 28’. Al 25’ l’occasione più importante per la squadra di Mazzarri: Raspadori spara a botta sicura da pochi passi, Milinkovic è superlativo nel chiudere la porta. Al 28’ Cajuste lancia ancora il Jack azzurro allargatosi sulla sinistra, ma la conclusione è a lato. E’ solo una fiammata, quella del Napoli, in un primo tempo governato dal Torino, pur senza strafare. Nella seconda parte del primo tempo, i granata alzano le marce. Al 35’ Ricci lancia Sanabria in porta con un delizioso filtrante, ma l’attaccante paraguaiano è fermato da una scivolata di Lobotka. A due minuti dall’intervallo arriva l’episodio che sblocca l’equilibrio: Ilic batte una punizione dalla sinistra, la palla spiove in area dove Zapata fa sponda col tacco per Sanabria. Battuto un attimo dopo Gollini: è il terzo gol in campionato del paraguaiano. Colpevole nell’occasione la difesa azzurra: marcato male Zapata, lasciato solo al centro dell’area Sanabria. All’intervallo il Toro è meritamente in vantaggio.

SHOW GRANATA — All’intervallo Zielinski resta sotto la doccia, Mazzarri fa esordire il neoacquisto Mazzocchi e passa al 3-4-2-1. Proprio Mazzocchi diventa protagonista in negativo: dopo soli cinque minuti fa un’entrata killer sul ginocchio di Lazaro. In presa diretta Mariani lo ammonisce, richiamato da Chiffi al Var per correggere l’errore perché è chiaramente da rosso subito. Espulso Mazzocchi, il Napoli subisce il raddoppio di Vlasic (secondo gol in campionato): bello il diagonale del croato da fuori area, imprendibile per Gollini. Il Napoli è imploso, il Toro è uno show e dilaga: Sanabria si ferma sul palo (18’), Gollini nega il gol a Zapata (19’). E’ il preludio per il tris, firmato un minuto dopo da Buongiorno di testa sugli sviluppi di un angolo. La partita finisce qui, c’è giusto il tempo per annotare la sospensione di due minuti (tra il 22’ e il 24’) per il lancio di fumogeni dal settore ospite.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Vecino lancia la Lazio:
2-1 a Udine e Sarri vede la zona Champions

Vantaggio di Pellegrini, pari di Walace e poi il guizzo del centrocampista
uruguaiano consegna ai biancocelesti la terza vittoria di fila


Stefano Cieri


Terzo successo consecutivo e zona Champions a meno tre per la Lazio. Dopo i successi di Empoli e in casa col Frosinone la formazione di Sarri passa anche a Udine in coda ad una partita in cui si esprime bene per lunghi tratti, ma nel corso della quale accusa anche qualche amnesia di quelle che stanno caratterizzando la sua stagione. Successo comunque meritato per i biancocelesti, anche perché l’Udinese - dopo la giornata trionfale vissuta contro il Bologna - torna sulla terra con una prestazione di nuovo figlia di paure e indecisioni. La squadra di casa fa bene soltanto a inizio ripresa, quando sembra in grado addirittura di poter ribaltare tutto. Ma l’illusione si spegne subito dopo il pareggio. E fa capire che la strada verso la salvezza è ancora lunga. Per la Lazio, invece, il successo è preziosissimo: la sua classifica ora torna farsi molto interessante.

SBLOCCA PELLEGRINI — Dopo un promettente (anche se improduttivo) avvio dell’Udinese, la gara si sbocca subito in favore della Lazio. A rompere l’equilibrio, al 12’, è una punizione dal limite (concessa per fallo di Kristensen su Isaksen) che Pellegrini trasforma in rete con un rasoterra che sorprende sul suo lato il portiere Okoye. Il gol quasi a freddo inibisce un’Udinese partita col morale a mille dopo la larga vittoria sul Bologna e galvanizza invece una Lazio che aveva iniziato col freno a mano tirato, anche perché col pensiero (inconscio) al derby di Coppa Italia di mercoledì. La squadra di Sarri prende così il comando delle operazioni, grazie soprattutto ai movimenti ispirati dei due esterni offensivi Isaksen e Zaccagni. La formazione biancoceleste, che Sarri schiera secondo previsioni, con la sola eccezione (che si rivela felice) di Pellegrini, fa tutto bene fino ai venti metri, perdendosi un po’ solo nelle finalizzazioni. Fino all’intervallo così la squadra romana produce soltanto un’altra palla-gol, che Kamada (su cross di Castellanos) manda alta di testa da ottima posizione. L’Udinese prende un po’ di campo nei minuti finali della prima frazione, raccogliendo però soltanto qualche calcio d’angolo. La luce di Pereyra si accede a intermittenza e Lucca è troppo isolato davanti. Il centrocampo a cinque di Cioffi fa molta densità, ma produce poco in avanti.

DECIDE VECINO — Si riparte con due cambi della Lazio e uno dell’Udinese. Sarri fa entrare Anderson (per Isaksen acciaccato) e Vecino (per un Kamada ancora una volta deludente). Cioffi risponde con il più offensivo Kamara al posto di Masina. Tra le due mosse, a rivelarsi più efficace, almeno inizialmente, è quella del tecnico friulano. L’innesto di Kamara risveglia infatti tutta la squadra di casa che si tuffa sulla partita in maniera molto più convinta. I friulani hanno subito due occasioni per il pareggio, entrambe capitano a Pereyra, che sulla prima conclusione vede uscire di poco il suo tiro, mentre sulla seconda conclude debolmente, consentendo a Patric di salvare sulla linea. Alla terza occasione, però, la formazione di Cioffi pareggia. Punizione sull’out destro che Lovric calcia intelligentemente rasoterra. Sulla traiettoria Walace riesce a metterci il piede e beffare Provedel. Sarri non ci sta e fa altri due cambi: dentro Lazzari per Pellegrini (con Marusic che va a sinistra) e Pedro per Zaccagni. Anche Cioffi attinge ancora dalla panchina, con Success che prende il posto di Lucca. Qualche minuto più tardi entrerà pure Ehizibue al posto di Ebosele. Grazie alla freschezza dei nuovi entrati la Lazio riguadagna campo e rimette le mani sulla partita. Dopo un paio di tentativi che non si concretizzano per poco, il gol del nuovo vantaggio laziale arriva alla mezzora. Lo realizza Vecino con un diagonale perfetto su assist di testa di Anderson (il brasiliano intercetta sulla trequarti un rinvio sbagliato di Kristensen). L’Udinese getta il cuore oltre l’ostacolo alla ricerca del 2-2, ma la benzina è finita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve ecco il Vlahovic che serve: gol decisivo al 91',
Salernitana rimontata e Inter sempre a +2



In vantaggio i padroni di casa con Maggiore, poi espulso, ci pensa Iling a pareggiare,
poi arriva il colpo di testa del serbo in pieno recupero. Inter sempre a +2


Marco Guidi

La Juventus risponde all’Inter. Soffrendo da matti, all’ultimo respiro, come i nerazzurri ieri contro il Verona. La vittoria in rimonta per 2-1 su di una comunque apprezzabile Salernitana, firmata al 91’ da un colpo di testa da vero bomber di Dusan Vlahovic, permette a Massimiliano Allegri di riportarsi a due punti dalla vetta, dopo aver visto le streghe nel primo tempo dell’Arechi. I bianconeri girano così a 46 punti dopo l’andata, come nella prima stagione (2014-15) da tecnico a Torino di Max.

SCELTE — Allegri è senza Locatelli squalificato, oltre a Pogba e Fagioli, Cambiaso influenzato, Kean, Chiesa e il lungodegente De Sciglio fermi ai box. In attacco, il gioiellino Yildiz affianca Vlahovic. Anche Inzaghi è in emergenza, tra infortunati e nazionali in ritiro per la Coppa d’Africa. Rispetto alla batosta in Coppa Italia, il tecnico della Salernitana si mette quasi a specchio con la difesa a tre e si affida a Simy di punta, con alle spalle Tchaouna e Candreva nel 3-4-2-1. Assenza dell’ultimo minuto in tribuna: il nuovo direttore granata Walter Sabatini, costretto a sottoporsi a un intervento chirurgico alla schiena. Auguri di pronta guarigione.

SORPRESA — Inizio subito frizzantino: da una parte, proprio al 1’, Yildiz va giù in area sulla pressione di Daniliuc, ma l’arbitro Guida lascia correre; dall’altra, Sambia calcia col sinistro, impegnando Szczesny a terra. Pian piano è la Juve a prendere il comando delle operazioni e a collezionare corner (4 nei primi 12’), ma senza rendersi mai davvero pericolosa. La Salernitana, poi, non rinuncia del tutto a “pizzicare” la difesa bianconera, come quando Legowski allarga troppo il diagonale da posizione favorevole. Dal canto suo la Juve, se non con un paio di sgasate di Yildiz, fatica a trovare spazi e creare grattacapi a Costil, che infatti nel primo tempo non compie nemmeno una parata. Così al 39’ a rompere a sorpresa gli equilibri è la squadra di casa, dopo un’azione costruita a destra, rifinita da Tchaouna e chiusa con un bel tiro in rete da Maggiore. Un po’ morbida, nell’occasione, l’opposizione della catena sinistra di Allegri e in ritardo l’uscita di Bremer sul centrocampista granata.

RIMONTA — Doppio cambio per la Juve all’intervallo: fuori Gatti (ammonito, salterà per squalifica la prossima col Sassuolo) e Kostic, dentro Rugani e Iling Junior. E’ però soprattutto nell’atteggiamento che la Signora cambia passo. Al 4’ ghiotta occasione per McKennie che di testa, a due passi da Costil, allarga troppo sul cross felpato di Rabiot. Quattro minuti dopo, Salernitana in 10: secondo giallo per l’autore dell’1-0 Maggiore che ferma fallosamente Rabiot ai 20 metri. Inzaghi corre subito ai ripari: fuori Tchaouna e dentro il difensore Bronn, con il passaggio a una sorta di 5-3-1. Allegri risponde con una punta in più, Milik, al posto dell’ex Nicolussi Caviglia. E’ proprio il polacco al 64’ a sporcare per la prima volta i guanti a Costil con un tiro dalla distanza: il portiere francese blocca in sicurezza. La Juve però ora spinge e al 65’ trova il gol del pari: Weah sfonda a destra, sul suo cross basso Vlahovic cicca la conclusione, ma alle sue spalle irrompe Iling che quasi sfonda la porta. La Salernitana prova subito a reagire, nonostante l’inferiorità numerica e Bradaric costringe Szczesny alla respinta complicata con un sinistro dalla distanza. Poi Simy manca la zampata vincente su bella pennellata di Candreva a un metro dalla porta. Brividi per Allegri, che nel frattempo getta nella mischia Miretti per Yildiz. Dall’altra parte al 77’ è ancora Iling a provarci col destro su sponda di Vlahovic: conclusione larga. Altro cambio per i campani, con Ikwuemesi che rileva Simy. L’ultima mossa di Allegri è invece Nonge (all’esordio in Serie A) per Weah. Il finale è un monologo bianconero, con la Salernitana che ora difende a oltranza. E al 91’ è una capocciata di Vlahovic su cross di Danilo a regalare alla Juve una vittoria pesantissima per riportarsi a due punti dall’Inter. La corsa scudetto non si fa di certo mancare emozioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Falli, cartellini e tensione, ma solo un punto a testa:
Roma e Atalanta, l'1-1 serve a poco

Tutto nel primo tempo: al 9' il colpo di testa di Koopmeiners,
poi al 39' rigore di Dybala, assegnato con la Var per un fallo di Ruggeri.
In pieno recupero espulso Mourinho per proteste


Andrea Pugliese


Poteva essere un’occasione ghiotta per entrambi per avvicinare la zona Champions, alla fine il pareggio (1-1) non mette il sorriso né alla Roma né all’Atalanta. Gli ospiti perché senza l’ingenuità di Ruggeri forse avrebbero gestito il vantaggio di Koopmeiners in modo più tranquillo, i giallorossi perché alla fine di occasioni per vincere la partita ne hanno avute, ma senza mai concretizzarle. Dybala è stato il migliore della Roma, gol a parte, Mou ha preso l’ennesimo rosso, Miranchuk e Koopmeiners sono stati a lungo delle autentiche spine nel fianco della retroguardia romanista.

BOTTA E RISPOSTA — Gasperini vara l’attacco mobile, toglie punti di riferimento alla difesa giallorossa escludendo Scamacca e se la va a giocare con Koopmeiners, Miranchuk e De Ketelaere. Mourinho, invece, deve rinunciare a Paredes per la botta presa con la Cremonese, tiene Cristante in regia e inserisce Kristensen tra i tre di difesa. L’inizio è subito scoppiettante, con Carnesecchi che salva su Lukaku e Koopmeiners che insacca di testa un cross al bacio di Miranchuk. Il russo fa venire il mal di testa a Llorente, che se lo vede andar via da tutte le parti, mentre Mancini limita De Ketelaere più di forza che di fino. Lukaku ci riprova ma Carnesecchi è ancora perfetto, mentre Rui Patricio dall’altra parte salva la Roma proprio su De Ketelaere (palla sanguinosa persa da Cristante in impostazione). Insomma, il fraseggio nerazzurro sembra avere la meglio, anche perché la difesa della Roma si tiene in piedi davvero per inerzia. Ma dalla mezzora in poi cambia un po’ partita, con i giallorossi che costruiscono tre nitide palle gol in tre minuti: prima Dybala cicca a porta vuota, poi Carnesecchi salva ancora su Bove e infine Djimsiti salva sulla linea su Karsdorp. Nello sviluppo della stessa azione, però, Ruggeri colpisce l’olandese, rigore concesso con il Var e pareggio di Dybala. La Joya disegna calcio dall’inizio alla fine e Kolasinac in due occasioni è costretto alle maniere forti per non farlo andare in porta, con Aureliano che però fa sempre correre. E sulla seconda Mou sbotta (“Se non vuoi ammonire lui, ammonisci me”) e prende il giallo.

PARI E PATTA — A inizio ripresa Mou decide allora di togliere Llorente e di rischiare Huijsen, che ha subito un buon impatto sulla partita. Anche se poi le occasioni principali le crea l’Atalanta, anche perché Mancini inizia a correre male per la pubalgia e la retroguardia giallorossa perde in equilibrio. Scamacca - entrato per De Ketelaere - segna (annullato per fallo su Zalewski), Ederson ci va vicinissimo, dall’altra parte come al solito a creare pericoli è Dybala. Ma i giallorossi mancano anche di forza propulsiva sulle fasce e allora Mou manda dentro in un colpo solo Celik e Spinazzola. Oramai si va sulle giocate dei singoli, più di individualità che di squadra. Squadre lunghe, equilibri scarsi. E quando arriva la palla giusta, Lukaku prima la calcio alle stelle, poi viene contratto in extremis. Finisce con l’ennesimo rosso a Mourinho per proteste (fallo di Hien su Lukaku) e con un 1-1 che alla fine non fa felice nessuna delle due contendenti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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