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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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Con Leao il Milan ne fa tre al Monza:
segna anche il baby Simic al debutto in A



La squadra di Pioli ritrova la vittoria in campionato:
gol al 3' di Reijnders, poi la rete al 41' del Primavera rossonero
e al 76' il sigillo di Okafor che poi si infortuna.
Out per problemi fisici anche Pobega


Francesco Pietrella

Si può dire che il Milan ha rispettato il copione. Tre gol, un debutto da sogno e due infortuni. Stavolta la mannaia della malasorte è calata su Pobega e Okafor, ma almeno ha regalato a Jan-Carlo Simic il pomeriggio della vita. I rossoneri si sbarazzano 3-0 del Monza e consolidano il terzo posto, a +5 sul Napoli. Apre Reijnders con un gol da applausi, chiude Okafor con il piattone. Nel mezzo, il guizzo da sogno del diciottenne serbo al debutto tra i pro', con i genitori in lacrime.

LE SCELTE — Il lunch match si apre con il recupero di Simon Kjaer, titolare dopo quasi due mesi a box. Non giocava dall’inizio dal 30 settembre, Milan-Lazio 2-0. Completa la difesa con Tomori, Florenzi e Theo. Maignan intoccabile tra i pali. A centrocampo spazio a Pobega, Reijnders e Loftus-Cheek. Davanti, i soliti noti: Pulisic, Giroud e Leao. Palladino si affida al doppio fantasista - Colpani-Pessina -, con l’ex Colombo titolare. La punta, cresciuta a San Siro e in prestito annuale a Monza, sfida l’allenatore che l’ha fatto debuttare tra i professionisti. Sugli spalti non c’è Ibrahimovic, ancora alle prese con l’influenza.

TJ E SIMIC — Il manifesto della gara si ha dopo un paio di minuti. Il Milan è aggressivo, fluido e sicuro di sé, tant’è che Giroud gira subito di testa sopra la traversa al minuto 2. Neanche il tempo di riorganizzarsi che il Monza è già sotto, però. Lo show di Reijnders è tutto nella serpentina con cui si libera di due giocatori, salvo poi calciare di punta sotto le gambe di Gregorio (3’). Un gol da “calcetto”, il secondo in Serie A dopo quello contro il Lecce realizzato un mese fa. L’anno scorso è arrivato a sette squilli. San Siro spera riesca a superarsi. A questo punto il Monza alza la testa, prova a reagire un paio di volte con Colombo, ma non è cosa. Kjaer, ordinato e attento, mura qualsiasi cosa gli passi vicino e tiene botta. L’unica nota stonata è il solito infortunio: al 23’ Pobega alza bandiera bianca per un problema muscolare. Al suo posto entra il diciottenne Jan-Carlo Simic, centrale serbo nato in Germania protagonista con la Primavera. Sarà la svolta. Pioli, infatti, ridisegna il Milan con la difesa a tre e piazza Simic braccetto di destra, con Florenzi davanti. “Sandrino” impegna due volte Di Gregorio, la prima al 28’ e la seconda al 40’. Il numero uno del Monza risponde con un intervento a mano aperta, ma sugli sviluppi del calcio d’angolo Simic trova il primo guizzo tra i pro’. Una favola simile a quella di Paloschi, in rete al debutto in Serie A dopo 18 secondi nel 2008. Il serbo ha impiegato venti minuti, bravo a pungere il Monza con un piattone sotto la curva sud.

TRIS DI OKAFOR — La ripresa è un monologo di botta e risposta. Il Milan, tranquillo e rilassato, concede un po’ più di spazio al Monza “rischiando” il contropiede. Palladino gioca i jolly Maric e Ciurria, ma l’occasione migliore capita sul sinistro di Colpani. Il 28 calcia a giro al 60’, ma Maignan si distende e devia con i pugni, ripetendosi poco dopo su Caldirola. A questo punto gli spazi si fanno più larghi e il Milan cala il tris con Okafor, entrato da poco. Lo svizzero sfrutta l’ottima sponda di destro di Giroud e buca Di Gregorio col piattone (76’). Da segnalare lo scavetto di Reijnders - migliore in campo - a liberare il francese. Il terzo gol della partita è l’ultimo raggio di sole della giornata, prima delle solite nubi. Una manciata di minuti dopo aver segnato, Okafor si accascia a terra e lascia il campo per un problema muscolare. Il ventinovesimo della stagione. Il Milan trova i tre punti, tiene il Napoli a distanza e perde altri due giocatori. Copione rispettato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Terracciano para tutto, Beltran colpisce:
la Fiorentina batte il Verona e vede la Champions



Anche un rigore sventato per il portiere viola,
protagonista in una partita di gran sofferenza per la squadra di Italiano.
Decisivo il gol dell'argentino al 78'


Ilaria Masini

I viola devono ringraziare Beltran per il gol e Terracciano che salva il risultato a più riprese, nonostante l’ingenuità iniziale. Al Franchi vince la Fiorentina per 1-0 dopo una gara in cui il Verona crea e mette in continua difficoltà i viola, in particolare nel primo tempo che è tutto di stampo gialloblu, senza che gli uomini di Italiano riescano ad accendere la manovra. Nella ripresa però l’attaccante argentino trova la zampata vincente e regala i tre punti ai suoi che salgono a 27 punti in classifica, mentre il Verona esce immeritatamente sconfitto e può soltanto recriminare per la mancanza di concretezza.

LE SCELTE — La grande novità di Vincenzo Italiano è la contemporanea presenza dall’inizio, per la prima volta, di Nzola e Beltran con quest’ultimo nel ruolo di trequartista al posto di Bonaventura, non al meglio della condizione. Presente da spettatore al Franchi anche Nico Gonzalez, infortunato. Prima del fischio d’inizio l’argentino è stato premiato per le 100 presenze in viola raggiunte a Budapest giovedì scorso. Dall’altra parte Marco Baroni ritrova al centro della difesa lo svedese Hien, affiancato da Magnani. A centrocampo Hongla sostituisce Duda squalificato, mentre davanti c’è Djuric.

LA PARTITA — Il primo brivido arriva dopo pochi secondi: trascorrono appena 36” quando Folorunsho si procura un calcio di rigore con Terracciano che controlla male il retropassaggio di Kayode e atterra il centrocampista dell’Hellas. Dopo un rapido controllo delle immagini tv, viene assegnato il penalty che Djuric calcia e che il portiere viola para, riscattando l’errore precedente. Sulla ribattuta si avventano prima Suslov e poi Ngonge che sbaglia da due passi. È sempre il belga pochi minuti dopo ad avere un’altra ottima occasione deviata sul palo. Gli ospiti partono forte, la Fiorentina soffre. Al 17’ viene annullato un gol a Nzola per un evidente tocco di braccio con cui l’angolano controlla il pallone. È solo un lampo viola perché poi è ancora Ngonge, il più attivo dei suoi, a impegnare Terracciano che salva nuovamente il risultato. Lazovic conclude a lato così come Folorunsho di testa, in un unico copione che vede sempre gli uomini di Baroni in avanti e la Fiorentina in tilt.

CAMBI NELLA RIPRESA — Per dare una scossa, Vincenzo Italiano cambia tre uomini nell’intervallo: Arthur per Lopez, Kouame per Sottil e Barak per Nzola. Beltran diventa centranti. Baroni tiene nello spogliatoio Magnani e fa entrare Amione che si mette subito in evidenza in fase offensiva con un colpo di testa neutralizzato da Terracciano. Suslov tira centralmente, mentre la Fiorentina al 16’ si affaccia in avanti con Ikoné su cui è pronto Montipò. Intanto entrano Henry per Djuric e Dawidowicz per Suslov. C’è spazio ancora per un intervento decisivo del portiere viola su Hien e nella Fiorentina si registra l’ingresso di Milenkovic per Quarta e nel Verona quello di Sapora (applaudito dai suoi ex tifosi) per Lazovic, ma è Mandragora al 29’ ad impegnare l’estremo difensore gialloblu e soprattutto Beltran al 34’ che insacca sotto la traversa con un destro potente, dopo una leggera deviazione di Amione. Sulla rete dell’1-0 c’è anche lo zampino di Ikoné e un liscio di Hien. Negli ultimi minuti spazio per Mboula fra gli ospiti e Mina fra i padroni di casa, senza che la situazione cambi a livello di risultato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Berardi re del dischetto: riprende Lucca e Pereyra.
E il Sassuolo rimonta l'Udinese

La squadra di Cioffi, avanti di due gol,
resta in 10 e non riesce a difendere il doppio vantaggio:
l'attaccante della Nazionale pareggia con due rigori


Alex Frosio


Il pomeriggio inizia con un errore grossolano: nel minuto di silenzio in memoria di Juliano, sul maxischermo viene visualizzata la foto di Paolino Pulici. La partita stessa è piena di sbagli, nelle scelte e nella tecnica individuale. Con due terzi di difesa titolare fuori causa, Cioffi mette Perez al centro, sposta Kabasele a sinistra e mette Kristiansen a destra. Anche Dionisi prova a inventarsi qualcosa, con Pedersen terzino destro e Toljan terzino sinistro. Sono tutte annotazioni che rimangono sulla lavagna. La partita fatica a prendere ritmo: la paura di non perdere è palpabile, anche se questo non si traduce in ferocia nella caccia al pallone ma in eccessiva prudenza. Il Sassuolo è un po’ più audace nel palleggio, con Henrique e Boloca che a turno scendono tra i centrali per andare un superiorità sulla timida pressione delle due punte friulane. Neroverdi le prime conclusioni della partita, tutte senza veleno: girata volante di Thorstvedt al 6’, destro da mezza altezza di Pinamonti al 22’, tiro dalla distanza di Laurienté liberato da un cambio campo sbagliato da Lucca al 30’, sinistro in curva di Pinamonti al 32’. Detta così, la partita sembra vivace: non lo è. Quando al 29’ Silvestri sbaglia un rinvio, l’arena friulana fischia, e ha ragione. In tale mediocrità basta poco per elevare il livello, e ci pensa Pereyra al 36’: va in fuga a sinistra, dribbla e controdribbla per cercare il tempo del cross che disegna morbido verso il centro, dove Lucca sfrutta tutti i suoi centimetri per mettere la testa sopra Ferrari e depositare all’angolo. Udinese in vantaggio con la prima conclusione della sua partita. Dionisi in panchina allarga le braccia ma il Sassuolo non si scuote.

LA PARTITA — Serve il secondo schiaffo, che arriva al 10’ della ripresa: Henrique controlla male un cross di Kamara, Pereyra si beve Erlic con un tunnel e incrocia per il 2-0. Ma serve soprattutto la stupidaggine di Payero, che due minuti dopo entra col piede a martello su Erlic: prima giallo poi rosso dopo revisione Var. Dopo la paura di non perdere, ecco la paura di vincere: l’Udinese si rattrappisce, il Sassuolo costruisce l’assedio. Dionisi ricorre a tutto l’arsenale. Volpato, poi Mulattieri per Pedersen in un 4-2-4 super offensivo, con Henrique centrale di difesa, Toljan a tutta fascia come dall’altra parte Ferrari che al 24’ costringe Silvestri al riflesso. Cioffi invece sta a guardare, in balia della partita, sperando che non succeda niente. E invece succede. Ebosele calcia Pinamonti in area, rigore: Berardi dal dischetto accorcia. L’unica mossa della panchina friulana è Masina per Ebosele: troppo poco. Il Sassuolo insiste, si gioca a una porta sola. Al 38’ cross di Volpato e traversa di Mulattieri di testa. Al 40’ angolo di Berardi e stavolta è il palo a fermare il colpo di testa di Ferrari. Inevitabile arriva il pareggio. Mulattieri brucia sullo scatto Kabasele che lo stende, altro giro dal dischetto che Berardi sfrutta per il 2-2. Un contropiede con sinistro di Masina non placa la rabbia che monta sugli spalti dell’arena friulana: ce n’è per i giocatori e pure per Gino Pozzo. L’Udinese rimanda ancora la prima vittoria in casa, questo è un pareggio ma somiglia molto a una sconfitta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna, il volo Champions continua:
Roma abbattuta al Dall'Ara nel segno di Mihajlovic

Senza i big Lukaku e Dybala, la squadra di Mou fatica
contro un'avversaria più veloce e ben messa in campo.
Apre la rete di Moro, chiude i conti l'autogol di Kristensen


Matteo Dalla Vite


“Siete al cinema, siete al cinema…”. Il Dall’Ara abbraccia idealmente la propria squadra che ha battuto la Roma coi gol di Moro e la collaborazione (autogol) di Kristensen. La squadra di Motta colpisce con merito quella del maestro Mou: ha faticato ma brillato nei momenti giusti, resistendo anche alla fisicità degli uomini di José che senza Lukaku e Dybala le ha provate tutte. Dopo 16 giornate, il Bologna ha perso solamente una volta in casa (dal Milan), alla prima di campionato. Poi mai più. Quarto posto solitario, aria di Champions: Motta vola, proiezioni da prima fila e poi si vedrà.

25' DI NON CALCIO — Thiago Motta (senza Orsolini e Karlsson) sceglie Ravaglia al posto di Skorupski - che evidentemente non ha visto bene nella settimana appena conclusa – e ripropone la stessa squadra che ha colto la prima vittoria esterna a Salerno, quindi con Freuler davanti alla difesa e il 4-3-3 d’approccio. Mourinho (senza Lukaku e Dybala) ha Belotti ed El Shaarawy davanti, con Pellegrini a cercar l’interventismo da rinascita e la difesa è a tre con Mancini braccetto di destra. L’inizio è contrassegnato da scintille nei contrasti, l’arbitro Guida cerca di far mantenere la calma ma la posta è alta e i corpo-a-corpo belli tosti. Al 9’ Saelemaekers si infila in area tallonato da Kristensen: va a terra, duello che pare non oltrepassare i limiti, poi il belga viene ammonito per proteste. Guida permette un gioco fisico un po’ troppo al limite della Roma, le due squadre non riescono a vedere la porta avversaria per venti minuti perché il flusso è costantemente spezzettato da falli, micro e macro, il Bologna cerca di giocare e la Roma agisce di ripartenze cercando la riconquista alta e, come detto, al limite nei duelli. Motta (già diffidato) s’infuria e viene avvicinato da Guida: insomma, 25’ a veder non-calcio o quasi.

MORO LA SBLOCCA — Così, il primo brivido arriva al 27’: Llorente batte la punizione diretta e cerca di sorprendere Ravaglia fuori dai pali, il sostituto di Skorupski capisce, indietreggia e sventa in angolo. Poi, ancora la Roma: cross di Kristensen, Belotti di testa nel cuore dell’area e Ravaglia si distende perfettamente sulla propria sinistra. E il Bologna? Un minuto dopo il giallo per proteste a Pellegrini, parte un’azione da Posch, verticalizzazione di Freuler per Ndoye, palla in mezzo all’area dove Moro – libero – firma il vantaggio della squadra di Motta. Uno a zero alla prima azione vera. Al passo successivo Belotti ci prova, Ravaglia para ma c’è una situazione di fuorigioco in fase di ricezione dell’ex granata. Guida ammonisce più per proteste che per altro, fatica a tenere la gara in pugno, poi Zirkzee s’inventa altre piccole magie e all’intervallo si va con il Bologna solo al quarto posto.

AL CINEMA — Nella ripresa, Mou cambia Spinazzola con Renato Sanches e sposta El Shaarawy largo a sinistra: il portoghese e Pellegrini vanno in appoggio a Belotti. Quattro minuti e il Bologna raddoppia: Ndoye apre l’azione da zona centrale per Zirkzee, palla a Ferguson che la mette a un metro dalla linea di porta dove lo stesso svizzero arriva, rimpallo con Kristensen che sostanzialmente infila Rui Patricio. Due a zero Bologna. Mourinho cerca il tutto per tutto inserendo Azmoun e Bove per un incredulo Sanches che era entrato da poco. Kristensen viene tappato sottoporta da Freuler, altra mezza rissa in cui lo svizzero e Paredes vengono ammoniti. Mou infila Pisilli e Celik, Motta risponde coi baby Urbanski e Fabbian, il tutto mentre Ndoye può fare il tre a zero: lanciato a rete, lo svizzero manca di poco la porta, il tutto mentre lo stadio continua a cantare “Siete al cinema” e il sapore di Champions League, per una sera, sa di vero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lautaro e Thuram implacabili: l'Inter
batte la Lazio e vola a +4 sulla Juve seconda



Le reti della ThuLa stendono la formazione di Sarri e
permettono a Inzaghi di allungare in vetta alla classifica.
Per il Toro 15 gol in 16 giornate e 29 nel 2023


Filippo Conticello

Adesso è davvero mini-fuga, è un imperioso +4 sulla seconda: l’ultima volta era accaduto prima del derby “fatale” col Milan a febbraio 2022, quello in cui cambiò quel campionato. Ora, però, l’Inter di Inzaghi ha taglia e consapevolezze diverse, ha costruito fondamenta solidissime proprio sugli errori del passato e ha la faccia cattiva di chi vuole appuntarsi questa benedetta seconda stella al petto a ogni costo. La gara vinta in casa della Lazio, con sofferenza e pazienza, è la conferma del dominio su questo campionato, da qualunque angolazione lo si guardi: i nerazzurri sono all’11esimo clean sheet su 16 partite, e a Simone Inzaghi basta rovesciare in campo la ThuLa per raccogliere gol a grappoli. Hanno segnato ancora entrambi, Thuram + Lautaro: chissà cosa sarebbe successo se fossero partiti dall’inizio pure in Champions con la Real Sociedad. La Lazio di Maurizio Sarri, invece, resta ancora una volta in mano con un pugno di mosche in mano: la squadra produce e si spreme, ma davanti è sempre troppo tenera per graffiare.

L'AVVIO — All’inizio Inzaghi tampona l’emergenza sulla fascia destra avanzando Darmian, coperto alle spalle da Bisseck. Il resto è il meglio possibile, con i tre tenori della mediana e la ThuLa riconnessa dopo la separazione forzata in Champions. Sarri, invece, sorprende in avvio, lasciando Luis Alberto in panchina: dentro la fisicità del giapponese Kamada come mezzala sinistra, mentre davanti nessuna variazione di stile, con Immobile servito ai lati da Zaccagni e Felipe Anderson. All’inizio Marcus Thuram dimostra di avere particolare voglia (e gamba), così da solo sferza la difesa rivale: peccato che i suoi compagni non abbiano ancora lo stesso passo, anche perché il primo quarto di gara è a forte trazione laziale. La squadra di Sarri va al doppio di velocità a centrocampo, raramente i mediani di Simone avevano subito così tanto il ritmo altrui. Guendouzi e Kamada fanno la parte dei percussionisti, Rovella toglie a Calha le chiavi della partita.

IL GOL — Questo predominio evidente produce, però, poco arrosto: Immobile una volta arriva in ritardo su una palla filtrante e in un’altra occasione schiaccia male di testa su cross di Zaccagni. Ma alla fine il copione per l’Inter risulta simile a quello di Napoli e, alla fine di un primo tempo bruttino, i nerazzurri riescono a sfondare alla prima occasione. Lautaro, fin qui molto meno dentro al match del gemello francese, scarta il regalo natalizio di Marusic. Il Toro si avventa sul retropassaggio suicida del montenegrino, circumnaviga Provedel e segna di giustezza a porta vuota il suo 29esimo centro nell’anno solare: è all’altezza di Meazza, quasi una vertigine. Dopo il gol l’argentino mostra sotto la maglia la scritta “Fuerza Bahia Blanca”, la sua città argentina a lutto: in 13 sono morti per il tetto di un impianto sportivo crollato a causa della tempesta. Il vantaggio del capitano ha l’effetto di un ricostituente per l’Inter che si desta, torna in sé, e spinge con Darmian e Dimarco: come spesso accade, è bastato un nonnulla alla capolista per ribaltare una partita.

IL RADDOPPIO — Nel secondo tempo la Lazio prova almeno a riannodare i fili di un match scappato improvvisamente di mano: la pressione in mezzo è la stessa degli inizi, e i rimpianti aumentano quando un ottimo Rovella sradica la palla a Calha e sfonda le linee in percussione. Arriva fino a Sommer, ma nel momento caldo il tiro non è efficace come il resto, e il portiere svizzero mura. Dopo lo scampato pericolo, l’Inter continua a controllare con le armi principali di questa stagione: l’attesa difensiva, la superiorità fisica e, soprattutto, la scaltrezza davanti. Nell’azione del raddoppio, ad esempio, sfrutta un errore di posizionamento della difesa Sarri, ma è il giusto premio raccolto da Thuram dopo una prestazione di livello top. Raccogliendo il passaggio di Barella, Marcus stavolta segna di sinistro: era il colpo che mancava dopo aver mostrato di poter far male con testa e destro. Il ragazzo è completo, un diamante con tante facce, e l’Inter se lo gode soddisfatta. Con il 2-0 francese la fiducia nerazzurra cresce ancora di più e, come nel primo tempo, sull’onda emotiva la squadra nerazzurra rischia di esondare: Mkhitaryan sbaglia il terzo gol e sulla sinistra Carlos Augusto, sostituto di Dimarco, sfonda appena può. Manca il tris come al Maradona, ma il messaggio per la Juve è lo stesso di Napoli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, Muriel show e Champions a -2:
Salernitana ribaltata, Inzaghi rischia grosso

Ospiti avanti con Pirola, poi si scatena l'attaccante di Gasperini:
a segno anche Pasalic, De Ketelaere e Miranchuk


Luca Taidelli


Se le vittorie più belle sono quelle sofferte, il 4-1 dell’Atalanta sulla Salernitana è stupenda perché arriva in capo a un primo tempo brutto e sotto ritmo e tiene la Dea in scia al quarto posto, alla vigilia della trasferta in casa della rivelazione Bologna, quarta con due punti di vantaggio. Salernitana bella a tratti ma troppo fragile. Dopo l’illusione Pirola, Muriel, Pasalic, De Ketelaere e Miranchuk affondano Inzaghi, sempre più ultimo.

PRIMO TEMPO — Con Kolasinac convocato ma non al meglio, Gasp abbassa di nuovo De Roon, con Pasalic (alle duecentesima in Serie A) in mediana al fianco di Ederson e Koopmeiners dietro a Lookman e Muriel, preferito a De Ketelaere. In porta c’è Carnesecchi. Dopo il summit di mercoledì a Roma col presidente Iervolino, Inzaghi vira sul 4-3-2-1 e in mezzo al campo ripropone Martegani, scomparso dalle rotazioni dopo un erroraccio contro il Cagliari, due mesi fa, giusto all’esordio in panchina di Pippo. Con Candreva e Tchaouna sulla trequarti, davanti c’è Dia malgrado la pessima prova nel ko interno contro il Bologna. L’atteggiamento dei campani però stavolta è quello giusto, premiato già al 10’, con Pirola che sulla punizione di Candreva approfitta della dormita di De Roon per trovare l’angolino di testa. Quasi offesa per lo sgarbo, la Dea non reagisce con la veemenza che ti aspetti, anzi rischia ancora su svarione di Lookman (Daniliuc alto col destro) e paga l’assenza di un vero uomo d’area quando per due volte Koop appoggia centralmente di testa su cross dalla sinistra. Ospiti attenti anche se sprecano alcune buone ripartenze, ma la Dea dà loro una gran mano giocando sotto ritmo malgrado manchi l’alibi delle fatiche europee, visto che giovedì scorso in Polonia non c’era ben otto titolari.

RIPRESA — Nessun cambio nell’intervallo, ma Gasp deve avere toccato i tasti giusti perché bastano due minuti al solito Muriel per trovare l’1-1 con un destro dal limite sulla respinta di Dia da corner di Koop. Ecco la svolta, viene da pensare, invece servono due mezzi miracoli di Djimsiti e Scalvini per evitare la zampata di Dia, scattato in solitaria su amnesia nerazzurra. La Salernitana però ha un’anima fragile e al 7’ va in bambola sull’asse Muriel-Lookman-Pasalic, col croato che festeggia la 200esima in A col piattone del sorpasso. Tarantolato, Inzaghi cerca di scuotere i suoi prima con Kastanos e Bradaric (Mazzocchi torna a destra) per Tchaouna e Daniliuc, poi con Legowski e Ikwuemesi per Martegani e Maggiore, passando al 4-2-3-1. Mossa che potrebbe pagare, perché Carnesecchi è prodigioso su Ikwuemesi e poi fortunato sul palo centrato da Dia. Gasp si adegua con il più difensivo Hateboer per Zappacosta, mentre CDK e Kolasinac (con De Roon che sale in mediana) dovrebbero portare la freschezza persa da Muriel ed Ederson. Alla lunga la Salernitana si sgretola, Gyomber s’addormenta in uscita e Scalvini mette CDK davanti al povero Costil che poi si arrende anche all'indemoniato Miranchuk: in pochi minuti calcia a lato di poco, segna il 4-1 e centra pure un palo interno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 16ª Giornata (16ª di Andata)

15/12/2023
Genoa - Juventus 1-1
16/12/2023
Lecce - Frosinone 2-1
Napoli - Cagliari 2-1
Torino - Empoli 1-0
17/12/2023
Milan - Monza 3-0
Fiorentina - Verona 1-0
Udinese - Sassuolo 2-2
Bologna - Roma 2-0
Lazio - Inter 0-2
18/12/2023
Atalanta - Salernitana 4-1

Classifica
1) Inter punti 41;
2) Juventus punti 37;
3) Milan punti 32;
4) Bologna punti 28;
5) Napoli e Fiorentina punti 27;
7) Atalanta punti 26;
8) Roma punti 25;
9) Torino punti 23;
10) Monza e Lazio punti 21;
12) Lecce punti 20;
13) Frosinone punti 19;
14) Genoa e Sassuolo punti 16;
16) Cagliari e Udinese punti 13;
18) Empoli punti 12;
19) Verona punti 11;
20) Salernitana punti 8.

(gazzetta.it)
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Lazio, vittoria scaccia-crisi con
i gol di Guendouzi e Zaccagni



La squadra di Sarri si rilancia anche grazie alle parate di Provedel.
Infortuni per Immobile e Luis Alberto


Stefano Cieri

Torna al successo la Lazio, che fuori casa non vinceva da due mesi (2-0 al Sassuolo il 22 ottobre). Vittoria chirurgica grazie al gol di Guendouzi in apertura e di Zaccagni nella ripresa, ma non senza qualche patema da parte di una squadra che continua ad alternare buoni momenti ad altri meno esaltanti. Cade invece ancora una volta l’Empoli che, nonostante i cambi di Andreazzoli, non riesce a ripartire, anche se la prestazione contro la Lazio non è assolutamente da disprezzare.

GUENDOUZI — L'avvio della partita vede protagonista la Lazio. La formazione di Sarri aggredisce il match con il piglio giusto e al 9’ è già in vantaggio. Sblocca la gara Guendouzi, al secondo gol in biancoceleste (primo in campionato dopo quello in Coppa Italia al Genoa). Il francese mette dentro al termine di un’azione da flipper nell’area empolese. Il primo tentativo di Luis Alberto viene salvato da Grassi, quindi i tiri di Immobile e Zacagni vengono rimpallati in qualche modo dalla difesa empolese, che però nulla può sulla conclusione di Guendouzi. Sarri presenta la Lazio con il consueto 4-3-3 (Pellegrini sostituisce lo squalificato Lazzari con Marusic dirottato a destra, Patric dà il cambio a Casale, per il resto è la stessa squadra delle ultime uscite). I biancocelesti giocano bene fino alla metà della prima frazione, sfiorando pure il raddoppio ancora con Guendouzi (gran parata del rientrante Caprile). Ma poi , a cavallo dei minuti 22 e 25, perdono i due uomini più importanti, entrambi per problemi muscolari. Il primo ad uscire è Immobile (entra Castellanos), a breve distanza lo segue Luis Alberto (lo rileva Kamada). La Lazio accusa il doppio stop e si ferma. Ne approfitta l’Empoli per tentare la rimonta. Andreazzoli schiera un inedito 4-3-1-2 con parecchie novità in formazione. Innanzitutto c’è il ritorno di Caprile tra i pali (non giocava dalla prima giornata), poi c’è Maldini trequartista e la coppia Cancellieri-Cambiaghi in avanti. La squadra di casa prende coraggio dopo la doppia uscita della Lazio e va vicinissima al pareggio attorno alla mezzora. Glielo impedisce Provedel con due miracoli, il primo su un tiro di Grassi deviato da Guendouzi (incredibile il colpo di reni del portiere laziale), poi su una bella conclusone al volo di Maldini. Scampato il pericolo la Lazio si riorganizza e nei minuti finali del tempo riprende il controllo delle operazioni, senza però riuscire ad impensierire Caprile.

ZACCAGNI — La ripresa comincia con un Empoli più deciso rispetto alla prima frazione. La squadra di casa, evidentemente strigliata da Andreazzoli, si tuffa sulla partita con maggiore convinzione rispetto alla prima frazione di gioco. E nel primo quarto d’oa va vicinissima al pareggio. A negarglielo è un Provedel in versione stratosferica. Dopo le due parate decisive del primo tempo, ne sforna altre tre da campione, in particolare la prima su Cambiaghi (lo serve Bastoni) è miracolosa. Non semplici però pure le successive su Maldini e Fazzini. La Lazio soffre, ma a differenza di altre partite non perde la testa e non esce dal match. Superata la fase più delicata la formazione d Sarri ricomincia a prendere il controllo del centrocampo e dopo un paio di contropiede svaniti per poco, al terzo non perdona. Il 2-0 lo realizza Zaccagni dopo un’azione condotta da Guendouzi in collaborazione con Castellanos. Come in occasione del primo gol c’è un batti e ribatti nell’area empolese, con due tiri di Zaccagni che vengono salvati da Caprile con parate difficili, ma deve arrendersi sulla terza conclusione dell’attaccante laziale (che dedica il gol al nonno appena scomparso). La partita fibnisce lì. A nulla servono i cambi di Andreazzoli che, dopo aver fatto entrare Kovalenko e Baldanzi (per Fazzini e Cancellieri), butta dentro anche Destro e Marin (per Maldini e Grassi) e poi nel finale Gyasi (per Maleh). Sono invece conservative le sostituzioni di Sarri che dopo il 2-0 inserisce Pedro, Isaksen e Cataldi (escono Zaccagni, Anderson e Rovella). C’è tempo solo per un gol divorato da Castellanos in pieno recupero. Il 3-0 sarebbe stato una punizione eccessiva per l’Empoli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il solito Gudmundsson e
Ekuban zittiscono Pinamonti:
Genoa, Natale coi tre punti



Al Sassuolo non basta il gol del vantaggio:
nella ripresa l'islandese su rigore e il vice-Retegui
firmano il blitz della squadra di Gilardino


Filippo Grimaldi

Ossigeno per il Genoa, crisi nera per il Sassuolo: la squadra di Gilardino ribalta i neroverdi (1-2) con il rigore di Gudmundsson che poi quasi allo scadere ha servito con un tacco delizioso Ekuban, bravo a superare l'incerto Erlic battendo Consigli in uscita. Inutile e illusorio il vantaggio dell’ex rossoblù Pinamonti nel primo tempo, al sesto gol stagionale. Il Sassuolo si conferma poco equilibrato in difesa (ha sempre preso gol in questa stagione), anche se a parziale attenuante di Dionisi va lo stop forzato di Berardi (dentro Castillejo) poco prima della gara, bloccato da una forma febbrile. Partita poco brillante nel primo tempo, con gli ospiti poco efficaci dalla metà campo in su, senza la necessaria aggressività. Così, al primo strappo di Laurienté sulla sinistra, è arrivato il gol del vantaggio per i padroni di casa.

SEGNALE CHIARO — Non era una gara da dentro o fuori, sia chiaro, però non foss’altro che per la classifica questo Sassuolo-Genoa qualcosa di importante ha detto. Innanzitutto, che i guai del Sassuolo non sono finiti e che questa pare destinata ad essere una stagione di sofferenza, anche se la strada è ancora lunga. Il merito del Grifone è stato quello di ritrovare la necessaria spinta e aggressività prima che fosse troppo tardi, con una ripresa che ha cancellato il primo tempo incolore. Partita senza emozioni in avvio, un paio di occasioni favorevoli per Ekuban, sostituto di Retegui, ma sprecato malamente dall’attaccante a cui Gilardino aveva dato una nuova chance. Poi il Sassuolo ha alzato il baricentro e beneficiando anche di un avversario passivo nell’atteggiamento, al 28’ ha trovato in contropiede il gol del vantaggio approfittando di uno strappo di Laurienté, sul quale Bani non è riuscito a intervenire. Il Genoa del primo tempo s’è limitato a un diagonale fuori di poco di Gudmundsson, pure lui però non travolgente, su assist di Ekuban. Troppo poco per poter sperare di far male a un avversario decisamente dimesso.

CAMBIO DI PASSO — Nella ripresa, Dionisi cambia in difesa: dentro Tressoldi per Ferrari, ma l’andamento della gara all’apparenza non cambia. Il Genoa crea una buona occasione al 6’ con Sabelli, ma sul suo cross Badelj colpisce di testa altissimo. Poi all’11’ ancora Gudmundsson servito da De Winter calcia sui piedi di Consigli in uscita. Il Genoa passa a difendere a quattro con l’ingresso di Martin e Thorsby, e lì però la gara si riapre, perché il direttore di gara Guida viene richiamato al monitor dal varista Valeri, che gli segnala un tocco di mano di Erlic nell’azione precedente. Dal dischetto, Gudmundsson – settimo centro stagionale – pareggia. I cambi favoriscono il Genoa, che passa alla difesa a quattro, ma non rinuncia a spingere. Il Sassuolo va in riserva, sbaglia tanto e a due minuti dal novantesimo ecco il raddoppio ospite, favorito dal tacco dell’islandese che sorprende il Sassuolo e manda in porta Ekuban, che approfitta di un'opposizione troppo tenera da parte di Erlic.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Di Gregorio, papera pazzesca: Beltran segna,
la Fiorentina vince a Monza ed è quarta

L'errore del portiere di casa favorisce il gol dell'argentino.
I viola scavalcano il Bologna, brianzoli in ombra


Matteo Brega


La Fiorentina vince 1-0 a Monza grazie al gol di Beltran e, in attesa del Bologna, sale al quarto posto per una notte.

CHE ERRORI — Solo panchina per Colombo, davanti come previsto gioca Mota Carvalho con Colpani e Pessina a supporto. Italiano, che ritrova Arthur, sceglie Beltran e lascia fuori Nzola dai titolari. Al 6’ Ikonè lascia partire un sinistro violento a giro sul quale Di Gregorio vola per respingere. Ma lo stesso portiere dopo un minuto sbaglia in maniera clamorosa. In fase di impostazione si fa pressare da Beltran e quando cerca di scaricare sull’esterno trova proprio il piede dell’attaccante argentino che così segna. Il Monza passa qualche secondo di difficoltà e prende subito una ripartenza con Ikonè che dribbla anche Di Gregorio, tentenna e favorisce il recupero in scivolata di D’Ambrosio che con il ginocchio sinistro devia sopra la traversa. Due errori clamorosi: al 7’ quello di Di Gregorio costa il gol al Monza, al 9’ quello di Ikonè nega il raddoppio alla Fiorentina. La partita torna a essere slegata al 28’ con una percussione centrale di Kayode che scambia con Ikonè e calcia centrale dal limite: Di Gregorio respinge. Al 30’ il Monza ha la prima occasione della serata. Distrazione della Fiorentina che si fa infilare in possesso palla nella metà campo avversaria. Akpa Akpro di prima, in rovesciata praticamente, lancia nello spazio Colpani che serve Kyriakopoulos meglio piazzato al centro, ma il greco a porta aperta davanti a sé non trova nemmeno lo specchio. Il primo tempo finisce così 1-0 per la Fiorentina.

RIPRESA IN CONTROLLO — Si riparte con Colombo e Ciurria in campo per Pedro Pereira e Gagliardini nel Monza, e con Nzola per Beltran nella Fiorentina. Dopo 3’ il Monza si mostra brillante: cross di Ciurria da destra, Kyriakopoulos arriva un filo tardi e in spaccate manda fuori. Con l’ingresso di Colombo Italiano passa alla difesa a tre inserendo Mina al centro della difesa e trasformando la sua squadra in un 3-4-3. Palladino toglie Colpani e inserisce Valentin Carboni. Sottil va vicino al gol al 41’ con un sinistro teso in corsa, palla fuori da posizione defilata. Il Monza ci prova al 4’ di recupero con un sinistro dal limite di Ciurria, palla larga non di molto. Finisce 1-0 per la Fiorentina, sesta sconfitta in campionato per i brianzoli, la seconda consecutiva dopo quella contro il Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Jovic al 90' salva Pioli e il Milan:
in casa della Salernitana finisce 2-2

I campani inchiodano sul pari i rossoneri,
che scompaiono dal campo dopo mezzora e rimediano nel finale.
Vantaggio di Tomori, poi Fazio, Candreva e il serbo.
Pioli perde per infortunio anche il centrale inglese:
dietro è sempre più emergenza


Alessandra Gozzini


Sula strada che porta alla Champions il Milan si è ritrovato di fronte Filippo Inzaghi, eroe di tanti grandi notti europee e protagonista anche stavolta: la Salernitana di Pippo spaventa il Milan. Pioli aveva presentato, sulla carta, una delle versioni migliori della squadra, con un undici di base corrispondente alla formazione tipo: Calabria dentro dopo la squalifica, Bennacer in campo 226 giorni dopo in regia, il tridente titolare davanti.

MAIGNAN NON BASTA — Dopo un quarto d’ora di comando del gioco (e un pericolo sfiorato: Dia calcia male e Maignan devia) il Milan passa: Reijnders trova Leao in area, Rafa suggerisce in controbalzo per Tomori che segna di testa il gol del vantaggio. Terzo gol in campionato da difensore centrale. Da lì la situazione si ribalta: con l’eccezione di due incursioni mancine di Theo e Leao, è la Salernitana a comandare. Pippo si sbraccia in panchina, la squadra fa gioco e crea azioni. Al primo tentativo è Maignan a evitare l’autogol di Calabria da azione d’angolo, sul secondo ancora il portiere rossonero che devia la spaccata di Mazzocchi. E sul terzo arriva il meritato pareggio: assist di Candreva ed è pari il conto dei gol di testa dei difensori centrali, da Tomori a Fazio.

SALVA JOVIC — A inizio ripresa si cambia: Pioli con Simic al posto di Kjaer, Inzaghi con Ikwuemesi al posto dell’infortunato Dia. Potrebbe tornare avanti il Milan se Loftus-Cheek inquadrasse la porta, lo fa invece la Salernitana con Candreva. E le brutte notizie per Pioli non sono finite: Mike, eccellente fin lì, è colpevole sul gol che ribalta il risultato. E alla stessa azione non ha partecipato in marcatura Tomori, a terra infortunato. Ennesimo ko muscolare e altro cambio forzato: Florenzi a sinistra con Theo Hernandez al centro. Milan sotto e con una difesa arrangiata: la Salernitana spinge e Maignan torna subito protagonista su una conclusione di Mazzocchi. Pioli cambia anche in attacco: a metà ripresa dentro Jovic per Bennacer e Chukwueze per Pulisic. Jovic è subito protagonista due volte sulla stessa azione (cross di Leao): doppia respinta di Costil. E lo diventa davvero quando nel recupero trova il gol del pareggio, tiro mancino su assist di Giroud. Inzaghi ora trema e Costil salva su Calabria. Il pareggio finisce per scontentare tutti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve, cose turche!
Capolavoro di Yildiz e si sblocca Vlahovic:
Frosinone sconfitto

Rete all'esordio da titolare per il 18enne bianconero,
poi il serbo la chiude nel secondo tempo
dopo il momentaneo pareggio di Baez


Fabiana Della Valle


Toglietemi tutto, ma non il mio Vlahovic. La Juventus a Frosinone va in vantaggio grazie a una prodezza del baby Yildiz, preferito al serbo, ma poi subisce il pari e nel finale tocca a DV9, tornato a essere il miglior bomber della Signora (6 centri) entrare e risolvere il match con una gran girata.

EUROGOL KENAN — Contro i ragazzi bianconeri in prestito al Frosinone (Soulé, Barrenechea e Kaio Jorge, tutti titolari) Allegri sceglie il ragazzino turco, classe 2005, alla prima dall’inizio, per fare coppia con Milik. Fuori la coppia titolare, Chiesa per infortunio e Vlahovic per scelta tecnica. La mossa però funziona perché è il gioiellino turco a portare subito in vantaggio la Signora con una rete da cineteca: al 12’ rinvio sbagliato di Turati su cui si lancia Kostic, pallone per Kenan che prima ne dribbla tre e poi conclude lo show calciando forte sul primo palo. Il ragazzo ha numeri e personalità e si fa fatica a capire perché finora abbia giocato solo una manciata di minuti. La reazione del Frosinone è in una punizione di Barrenechea (alta) e poi in tiro di Soulé respinto da Szczesny. Un cambio per parte prima dell’intervallo: fuori Alex Sandro (problema muscolare) e dentro l’ex Gatti, per i ciociari out Lirola per Baez.

CI PENSA BAEZ — La Juventus come al solito s’accontenta di gestire la partita e la paga, perché il Frosinone pareggia a inizio ripresa proprio con Baez, che ha un ottimo impatto sulla partita: assist di Montirisi ed errore di Kostic che favorisce il 7 gialloblù. Allegri perde anche Locatelli (botta all’anca) e mette Vlahovic e Iling, sacrificando Yildiz.

DECIDE VLAHOVIC — Al serbo capita subito un’occasione (su suggerimento di Milik) ma Turati respinge senza troppi problemi. Nel Frosinone è ancora Soulé a rendersi pericoloso con un tiro che esce di pochissimo, poi il neo entrato Harroui costringe Szczesny a una parata complicata. La Juve insiste e l’opportunità migliore è la traversa colpita da McKennie con un colpo al volo. Il texano è il partner in crime di DV9 in occasione del raddoppio (37’): cross da destra e colpo di testa perfetto di Vlahovic, che torna a segnare dopo due partite a secco. Il serbo cerca, e trova, anche la doppietta personale, ma la rete viene annullata per fuorigioco. Allegri la vince con i cambi, la squadra di Di Francesco ci prova fino all’ultimo ma il gol del 9 è una doccia fredda. Dopo il pari di Genova, la Juve torna a vincere e regala ai suoi tifosi un Natale felice.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ferguson castiga l'Atalanta,
il Bologna torna al quarto posto

Sesto successo consecutivo in casa per la squadra di Thiago Motta,
decide il gol di testa dello scozzese all'86'


Matteo Dalla Vite


Sembrava che Allievo e Maestro (Motta e Gasp) si conoscessero troppo bene per cadere – uno o l’altro – nella trappola dell’amico. Poi, ecco la variabile impazzita: entra Orsolini che si guadagna l’angolo e lo batte, minuto 41 della ripresa e testa di Ferguson per il quarto gol stagionale (il primo di testa) che permette al Bologna di ri-scavalcare la Fiorentina e mettersi al quarto posto per un altro po’, a due punti dal Milan. E dire che l’Atalanta ci era andata molto più vicina, al gol. Eppure il Bologna di oggi è una macchina che non cede: resiste e colpisce col minimo indispensabile; è successo con la Roma, con l’Inter e adesso contro quella squadra di cui vorrà essere l’erede per rivedere l’Europa dopo vent’anni.

OCCASIONI — Come previsto, Motta rimette Skorupski titolare e s’inventa un’altra mossa nel suo gioco di posizioni: Calafiori inizia da centrale difensivo lasciando la fascia non a Kristiansen ma a Lucumi, mancino puro. Il gioco fra i due cambia spesso ed è un modo di disorientare la Dea nei giochi offensivi: Calafiori finisce anche per fare lo Stones (City), centrale che sale ad impostare. In mezzo ci sono Freuler, Moro e Ferguson con davanti il tridente Ndoye, Zirkzee e Saelemaekers. Gasperini ha Lookman e De Keteleraere davanti supportati da Koopmeiners con Ruggeri a sinistra. Al Dall’Ara 28.i000 spettatori (la Curva Bulgarelli espone lo striscione “Lo squadrone che tremare il mondo fa”, di scudettata memoria, 1964) e l’inizio è una pressione portata alta di Zirkzee che fa sbagliare Carnesecchi in appoggio. L’Atalanta lavora sempre uomo su uomo, fase enorme di studio e la prima conclusione verso la porta arriva al 23’: Saelemaekers ci prova da fuori area, alta di un metro. Al 27’ viene ammonito Gasp per proteste mentre un minuto dopo ancora il belga del Bologna s’incunea in area ma la difesa dell’Atalanta chiude una conclusione di Moro. Il primo giallo da campo arriva al 30’: calcione di Posch, in ritardo, a De Roon. Ammonizione corretta. Al 34’ l’Atalanta diventa pericolosa: contropiede armato da Koopmeniners, palla a Lookman che, infastidito dall’uscita di Skorupski, manda la palla fuori. Ancora Atalanta al 38’: Scalvini salta Lucumi, DeK crossa e la zuccata di Koopmeniners finisce alta. Al 41’ si fa male Ndoye, entra Urbanski e poco dopo c’è l’occasionissima per la Dea: Moro sbaglia un pallone in mezzo, Ederson si trova in piena area di fronte a Skorupski che esce alla perfezione sventando l’occasione atalantina. Altra chance un minuto dopo: errore ancora di Moro, Lookman spara alto. Morale: due occasioni vere della Dea ma sostanzialmente gara fra due allenatori che si conoscono alla perfezione e che non vogliono cadere nella trappola del rivale.

RISVEGLIO — La ripresa comincia con un cambio-Bologna: Fabbian al posto di Moro, evidentemente fallibile; il ragazzo ex Inter (e autorte di due gol fino a qui in A) cerca subito la porta: tiro molto fuori portata. L’Atalanta mette un pallone in area con angolo di Koopmeiners, Ederson potrebbe colpire ma c’è l’anticipo di Beukema. Poco dopo, 5’ s.t., lo stesso olandese viene bevuto da Lookman, palla in mezzo e solo la punta del piede di Freuler in fase di rientro riesce a mettere fuori causa Koopmeiners. Proprio da Koop parte un’altra occasione dell’Atalanta: Dek batte da fuori, Skorupski c’è. La prima, vera, scintilla del Bologna arriva al 18’: palla al limite dell’area, Zirkzee – che ha addosso Djimsiti come un tatuaggio, si libera di tacco, duetta e serve in piena area Fabbian che, libero, calcia di prima sopra la traversa. Occasione mangiata ma da registrare alla prima accensione di Joshua. Gasp cambia due uomini infilano Zappacosta e Muriel per Ruggeri e DeKetelaere, poi infila Scamacca e Pasalic, con De Roon che va fra i tre centrali difensivi. Motta risponde col rientro di Orsolini dopo un mese di stop. All’83’ Muriel spara alto da appena dentro l’area, poi c’è subito un angolo conquistato e battuto da Orsolini: palla a scavalcare il castello difensivo e Ferguson infila il suo gol numero 4, il primo di testa. Vantaggio interno al 41’ s.t. e Motta infila Aebischer per Zirkzee, accolto da un’ovazione. L’atalanta spinge, Muriel colpisce alto da fuori area, il Bologna resiste e festeggia la sesta vittoria di fila al Dall’Ara che canta sulle note di Lucio Dalla. L’anno che verrà forse sarà davvero diverso dagli ultimi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ilic risponde a Zarraga: Torino-Udinese,
c'è un pari sotto l'albero di Natale



I friulani vanno in vantaggio con il basco.
Poi la rete del serbo: per i granata quarto risultato utile di fila


Mario Pagliara

Alla fine, anche il pareggio maturato nel finale lascia l’amaro in bocca per come il Toro è riuscito a dominare la scena. L’errore di Milinkovic nella ripresa sul vantaggio di Zarraga aveva messo in pericolo una partita ripresa, a due minuti dal novantesimo, da un tiro-cross di Ilic capace di prendere una parabola bellissima. Torino-Udinese finisce uno a uno: certamente è molto più soddisfatto Cioffi (undicesimo pareggio stagionale), tanti rimpianti per Juric. Al buon livello di gioco generale, i granata non hanno saputo aggiungere il colpo sottoporta per superare in più occasioni il muro friulano: il Toro fa un altro passettino, pur non cogliendo in pieno l’occasione offerta dal calendario.

BUON TORO — Il punteggio senza reti all’intervallo non è la sintesi corretta di quello che si è visto. Il Toro di Juric è stato dominante per almeno quaranta minuti, cedendo un po’ di campo solo nel finale di frazione per una fisiologica necessità di rifiatare dopo un tempo con le marce alte. Anche le percentuali non mentono: 65% di possesso a favore dei granata a metà partita, tre occasioni da gol contro quella di Lucca (12’: colpo di testa, morto fuori dopo aver scheggiato il palo esterno). Stadio pieno a Torino, temperatura insolitamente primaverile (alle 15 si va tranquillamente oltre i ventuno gradi), Toro con un gioco arrembante, favorito dal pressing altissimo e dall’effervescente condizione atletica generale. L’Udinese conferma nella prima parte del match tutte le difficoltà del periodo sul piano del gioco: prova a tenere botta e finché ci riesce va bene tentando di ripartire in contropiede sull’errore dell’avversario.

OCCASIONI — Zapata e Sanabria si cercano, si trovano e la coppia funziona: stanno bene entrambi, e si vede. Dopo cinque minuti, rilancio di Milinkovic, spizzata di Zapata per l’inserimento di Vlasic: sul tiro del croato ci arriva Silvestri, che poi controlla sulla ribattuta di Zapata. E’ il primo squillo dei granata, che un minuto dopo chiedono un rigore per un tocco di mano di Ebosele su cross di Lazaro deviato da Ferreira: Fabbri fa correre. Ilic nel mezzo è uno dei grandi protagonisti della giornata e ci prova due volte: prima dalla lunga distanza (18’) mettendo in seria difficoltà Silvestri che si salva in angolo; poi su una punizione a giro dal limite di poco alta (23’). I granata giocano un buon calcio e veloce, inizialmente tanto sbilanciato sulla sinistra dove Lazaro è molto vivace, sfruttando poco la fascia destra dove invece Soppy alle volte è un po’ frenato.

L'ERRORE DI MILINKOVIC — All’ora di gioco la prima mossa di Juric interessa proprio Soppy, richiamato in panchina per lasciare la fascia destra a Vojvoda. Anche nel secondo tempo non cambia il copione della partita: il Toro fa la partita ma l’Udinese alza le barricate e i granata non trovano il colpo per sbloccarla. A metà ripresa, Cioffi muove un po’ di pedine inserendo Ehizibue e Zarraga e piazza il classico pullman davanti alla difesa: ci sono situazioni di gioco nelle quali l’Udinese si difende con sei uomini in linea in area e due mediani. A un quarto d’ora dalla fine, Juric si gioca la carta Radonjic per scardinare i friulani: Toro con il 3-4-3. Al 35’ arriva la beffa per i granata: l’Udinese si affaccia per la prima volta in attacco. Cross di Ferreira dalla destra, in area aggancia Zarraga: il tiro è debole e centrale, ma beffa incredibilmente Milinkovic. Errore pesante del portiere del Toro.
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LA PARABOLA DI ILIC — Entra pure Karamoh per un finale a quattro punte per Juric. Ma il Toro di oggi non meriterebbe la sconfitta, e nel momento di difficoltà getta il cuore oltre l’ostacolo: a due minuti dal 90’, Ilic dalla destra fa un tiro-cross che prende una parabola bellissima capace di beffare Silvestri (anche lui disattento nell’occasione). E’ il pari stra-meritato del Toro. Finisce uno a uno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Inter è un martello: Bisseck-Barella
schiacciano il Lecce e tengono la Juve a -4

Nerazzurri padroni della partita e del campionato:
a fine primo tempo la sblocca il difensore tedesco di testa,
chiude il centrocampista su assist geniale di Arnautovic


Andrea Ramazzotti


L'Inter batte il Lecce, risponde alla Juventus, di nuovo a -4, e dimentica l'eliminazione di mercoledì dalla Coppa Italia. Contro il Lecce per i nerazzurri non è una passeggiata perché stavolta gli attaccanti restano a secco (Thuram e Arnautovic) o sono ko (Lautaro): ci pensano così Bisseck e capitan Barella, il migliore in campo, a regalare i tre punti a Inzaghi, vicino al titolo di campione d'inverno che potrebbe conquistare venerdì sul campo di Genova. Successo meritato, il numero 14 in 17 giornate, e per giunta ottenuto mantenendo la porta imbattuta per la dodicesima volta in campionato: nessuno meglio dei nerazzurri in Europa. Il passo è da scudetto, ma la strada da fare è ancora lunga.

GLI ERRORI DI MARKO — Inzaghi ha Lautaro in versione spettatore, in borghese sul prato verde per il riscaldamento della squadra, e in avanti al fianco di Thuram schiera Arnautovic. Infortunati pure gli esterni titolari (Dumfries e Dimarco), con le corsie laterali che se le prendono Darmian e Carlos Augusto. Lo squalificato D'Aversa, sostituito in panchina dal vice Tarozzi, preferisce Strefezza a Sansone e in avanti dà spazio a Piccoli e a Banda, chiamato a mettere in difficoltà Bisseck con la sua rapidità. Il Lecce, tornato a vincere sabato scorso dopo tre mesi e dunque più leggero psicologicamente, è anche più fresco di gamba perché non è reduce dall'impegno di Coppa Italia, ma il fattore fisico a inizio incontro non pesa e dopo neppure 120 secondi Thuram mette davanti alla porta Mkhitaryan che tocca sul fondo. Il Lecce pressa alto, con due attaccanti laterali come Strefezza e Banda che frenano un po' Darmian e Carlos Augusto, ma quando i padroni di casa sviluppano bene il palleggio, sono dolori: Arnautovic invece di concludere in porta pasticcia e non sfrutta un assist di Barella e qualche minuto dopo sbaglia ancora, esaltando il riflesso di Falcone. Anche i salentini danno segnali di vitalità con un paio di ripartenze e un tiro di Gonzalez deviato in angolo da Sommer, ma la palla gol più clamorosa capita di nuovo all'austriaco ex Bologna che non trova la porta da due passi, su assist di Barella. Gli ospiti rispondono con un colpo di testa di Banda fuori e giocano soprattutto in ripartenza: baricentro basso e... guantoni alti per evitare il pugno del ko.

BISSECK GOL — L'Inter invece di affondare rallenta il ritmo e Inzaghi non gradisce: l'iniziativa è sempre in pugno a Barella e compagni che però non hanno spinta sulle fasce e cattiveria sotto porta. Con Thuram limitato da Baschirotto e Arnautovic che si spegne dopo i tre errori nei primi 22 minuti, a sbloccare il risultato ci pensa Bisseck: il tedesco prima colpisce la traversa su angolo di Calhanoglu, poi su punizione sempre del turco di testa devia in rete anticipando Oudin. San Siro tira un sospiro di sollievo per il vantaggio e si rasserena ancora di più quando Strefezza, ben servito da Gallo, spara alta la palla del possibile pareggio. All'intervallo i vice campioni d'Europa hanno il 73% di possesso e più conclusioni, ma è evidente che la pratica Lecce non sia ancora archiviata.


IL LECCE CRESCE — D'Aversa inizia la ripresa con Kaba al posto dell'ammonito Gonzalez. La mediana dei pugliesi è più solida e la squadra diventa più aggressiva: su cross di Gendrey, Marcenaro vede un tocco di mano in area di Carlos Augusto e assegna il rigore, ma il Var lo corregge chiamandolo al video. L'Inter risente della stanchezza di coppa e dà campo al Lecce che con Banda impegna Sommer, ma ha comunque tre nitide occasioni per segnare con Mkhitaryan, splendido negli inserimenti e nella costruzione, non spietato nelle conclusioni. Ci prova anche Bisseck che sfiora la doppietta con un colpo di testa. Il Lecce inserisce Rafia per Strefezza: è una mossa intelligente perché Oudin si allarga a destra e il nuovo entrato fa la mezzala d'assalto trasformando il 4-3-3 in 4-2-3-1. Sommer para su Rafia e su Kaba, Acerbi fa un mezzo miracolo in chiusura senza commettere fallo da rigore su Rafia: tutte azioni che certificano la crescita del Lecce. Il muro nerazzurro però tiene fino a che non è Barella, splendidamente servito da un colpo di tacco di Arnautovic, a firmare il 2-0. Adesso il Meazza può festeggiare anche perché gli ospiti restano in dieci per il rosso diretto a Banda, che esagera nelle proteste con Marcenaro. Falcone evita il tris con due miracoli su Pavard e Asllani, ma ormai la gara è finita e al triplice fischio il popolo nerazzurro celebra... il Natale e la vittoria che tiene lontana la Signora.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Rosso a Makoumbou, addio Cagliari:
il Verona respira con Ngonge e Djuric

Al 50' l'espulsione del centrocampista di Ranieri cambia il match.
Tre minuti dopo ecco il vantaggio del belga e poi il bosniaco raddoppia allo scadere.
L'Hellas scavalca i sardi ed è quart'ultimo


Francesco Velluzzi


Il regalo di Natale lo scarta il Verona davanti al suo pubblico che approfitta di un Cagliari sprecone e ingenuo e trova tre punti di grande speranza. Non vinceva dal 26 agosto. Lo fa stasera (2-0) con un gol del suo campioncino Ngonge, il quinto in campionato, che dopo nemmeno un minuto dall’ evitabile espulsione di Makoumbou (la seconda in quattro partite, l’altra a Roma con la Lazio) piazza il pallone con un colpo da biliardo, imparabile anche per lo straordinario di Scuffet autore di tre parate stupende. Poi, nel finale, ecco il raddoppio di Djuric in contropiede. Baroni lascia fuori i tormenti della crisi societaria, azzecca i cambi e le scelte a inizio ripresa quando aumenta i giri perché la prima parte è rossoblù, ma il Cagliari, che prende un palo con Prati, non trova il guizzo vincente e il rosso di sera al congolese gli rovina una partita che poteva tenere saldamente in pugno. Il bilancio dei sardi in trasferta è magro: appena due punti.

IL PRE — Il presidente Maurizio Setti è arrivato allo stadio un’ora e un quarto prima dell’incontro con il figlio. Sereno. Quello del Cagliari Tommaso Giulini mezzora prima del via con il figlio Giacomo e il vice presidente del club Fedele Usai. In mattinata nell’ hotel dei rossoblù c’era stato un momento dedicato all’enogastronomia sarda in collaborazione con la Regione Sardegna e degustazione di prodotti tipici. Giornata bella, clima natalizio, solo per le hostess col cappellino di Babbo Natale in testa, tanti vuoti sugli spalti, la gente è più in centro a far gli ultimi regali. In campo Marco Baroni che ha avuto la brutta sorpresa della febbre di Folorunsho, lascia fuori Lazovic e anche la torre Djuric. Dentro Saponara, e la punta davanti è Henry che non partiva titolare dal 6 novembre del 2022 contro il Monza. Ranieri rispolvera la difesa a tre, vista con la Lazio, prima di Sassuolo e Napoli. Con Goldaniga, Dossena e Hatzidiakos. Davanti c’è ancora Pavoletti con Oristanio e Viola a supporto con il compito di disturbare la fonte del gioco avversaria. La partenza è del Cagliari con Nandez che va come un treno, ma calcia male, tira molto meglio al minuto 11 Prati, servito dall’ottimo Oristanio, che sa sempre come liberarsi della marcatura di Hien con movimenti da cestista, ma Montipò riesce a deviare sul palo. Al 12’primo giallo: è per Makombou che, dopo aver perso palla, strattona Suslov. Il Cagliari pressa alto, sporcando la costruzione dell’Hellas e andando rapidamente al recupero palla. Il Verona si riordina solo dopo 20’, anche se non sfrutta bene la velocità dei terzini, quando Augello con una gran diagonale evita il peggio. Baroni sposta Suslov sottopunta e Ngonge a destra e i risultati si vedono: al 28’ Scuffet è bravissimo a deviare in angolo il bolide del ventunenne slovacco del Groningen. È lui che semina il panico tra le linee spostandosi anche a sinistra e il Cagliari un po’ lo soffre. Ma da palla inattiva al 33’ i rossoblù vanno in vantaggio: super punizione di Viola, Goldaniga è bravo di testa, ma Orsato annulla per fuorigioco. C’è ancora poco fino alla fine oltre al giallo a Duda per brutto intervento su Nandez. Orsato tralascia una spinta netta di Dawidowicz su Pavoletti, unico neo della solita ottima partita.

SECONDO TEMPO — Baroni decide di cambiare subito e la mossa è azzeccata: fuori Henry, che con Dossena non l’ha vista mai e dentro Djuric, fuori Terracciano che stavolta non ha convinto e dentro Doig. Verona più carico, ma la svolta arriva al 6’ quando Makoumbou, già ammonito, commette fallo su Duda. Per Orsato, non impeccabile come al solito, ma vicino all’azione, è secondo giallo. Neppure un minuto e il Verona ne approfitta, palla a Ngonge che si accentra e la piazza con un colpo da biliardo lasciando secco Hatzidiakos. Il Verona è in estasi, il Cagliari sotto un treno. Ranieri interviene: Sulemana e Luvumbo per Augello e Viola. E passaggio al 4-4-1. Ma la scorsa è solo un cross di Hatzidiakos che Montipo’ smanaccia in angolo. Mentre i sardi rischiano ancora per un altro errore del greco che fa partire Ngonge e rimedia Sulemana. Ranieri tenta il tutto per tutto con Zappa, Azzi e Lapadula, monta un 3-2-4 che non produce alcun effetto perché la squadra è scoperta e Djuric apre spazi per gli scatti di Mboula. Il bosniaco ci prova di testa ma trova un miracoloso Scuffet che poi si supera anche su Mboula, ma al 45’ deve arrendersi al raddoppio veronese: ancora Mboula si invola dopo una palla persa malamente da Prati e serve Djuric che non perdona. La stagione del Verona si riapre, mentre al Cagliari urge un cambiamento rapido di rotta. Il prossimo turno vede due scontri incredibili in coda: Verona-Salernitana e Cagliari-Empoli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Festa Roma con Pellegrini e Lukaku:
batte 2-0 il Napoli in 9 e lo sorpassa



Al 67' rosso diretto a Politano per fallo di reazione, 9' dopo il gol di Lorenzo.
Nel finale espulso anche Osimhen e nel recupero sigillo del belga.
Mou 6° davanti ai tricolori


Vincenzo D'Angelo

Festa Roma, buio Napoli. La sintesi della serata pre Natale dell’Olimpico è questa, con i giallorossi di Mourinho che vincono lo scontro diretto (2-0) e scavalcano i campioni d’Italia, sempre più in crisi, di gioco e risultati. Succede tutto nella ripresa: apre il neoentrato Pellegrini, la chiude Lukaku all’ultimo secondo, col Napoli in 9 per le espulsioni di Politano e Osimhen e tutto in avanti in cerca di una disperata ultima chance. Che non arriva e che rende ancora più nero il bilancio di Mazzarri: otto gare, 3 vittorie e cinque sconfitte, già fuori dalla Coppa Italia e dalla lotta scudetto e con una qualificazione alla prossima Champions che oggi sembra un miraggio. Di contro la Roma sorride: vittoria che dà morale e convinzione.

NERVOSISMO — La Roma parte a marce alte e pressione a tutto campo, così da togliere fiato e idee al palleggio del Napoli. E non è un caso che il primo squillo sia proprio giallorosso. Bove (19’) ruba palla in mezzo al campo e manda in profondità Lukaku, che dopo aver tentato l’azione personale trova lo scarico giusto ancora per il centrocampista dell’U21: destro piazzato e palla che scheggia la parte alta della traversa. L’Olimpico si scalda, e la Roma si nutre della carica dei suoi tifosi. E al 21’ ancora Bove arriva a un metro dal vantaggio: Belotti sguscia via a Rrahmani, cross rasoterra dentro l’area piccola, ma il centrocampista colpisce Meret in tuffo disperato. La gara si innervosisce, Colombo distribuisce cartellini (tre romanisti e un napoletano, più i due tecnici) e il match perde d’intensità. Il Napoli si affaccia per la prima volta in area Roma al 40’, quando Osimhen rovescia in mischia per Anguissa che non trova il tacco sottomisura e la palla sfila sul fondo.

CAMBI DECISIVI — Il Napoli chiude meglio il primo tempo, quantomeno sul controllo del gioco e dei ritmi della gara. E la ripresa la riapre come aveva chiuso la prima frazione, cominciando anche a calciare verso la porta: prima con Zielinski (3’) poi con Kvara (9’), ma entrambi i tentativi sono deboli e centrali, facili per Rui Patricio. Il Napoli sembra crescere, ma poi al 20’ la partita cambia: Politano riparte in velocità e viene cinturato da Zalewski, che poi colpisce con un calcetto. L’arbitro non ha esitazione, giallo per il laterale polacco e rosso diretto per l’azzurro, che paga una ingenuità clamorosa a carissimo prezzo. Mourinho prova a dare la scossa con un triplo cambio offensivo: fuori Zalewski, Paredes e Belotti, dentro El Shaarawy, Pellegrini e Azmoun. E il gol arriva poco dopo, alla mezz’ora, in modo anche casuale e fortunato, grazie ai nuovi. Azmoun difende palla, si gira e calcia su Cajuste, la carambola finisce su El Shaarawy che cicca il tiro al volo, ma diventa un assist involontario per Pellegrini che gira al volo e fulmina Meret.


ROSSO OSIMHEN — Il Napoli prova a riorganizzarsi e alla prima occasione sfiora il pari, ma Di Lorenzo non trova la palla di testa a pochi metri dalla porta. Ma le brutte notizie non sono finite per il Napoli e Mazzarri: Osimhen rimedia il secondo cartellino giallo al 40’, lascia la squadra in 9 e chiude malissimo quella che doveva essere la sua giornata, dopo la firma sul rinnovo. Prima della fine arriva la ripartenza letale della Roma all’ultimo secondo, col Napoli tutto sbilanciato avanti: Lukaku mette il punto esclamativo al successo giallorosso. Per il Napoli è la sesta sconfitta in campionato che allontana ulteriormente il quarto posto. La Roma, invece, reagisce dopo il ko di Bologna, aspetta Dybala e scavalca il Napoli in classifica in attesa di un trittico niente male: Juve, Atalanta e Milan nelle prossime tre, dopo Mourinho potrà fare un bilancio in ottica Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 17ª Giornata (17ª di Andata)

22/12/2023
Empoli - Lazio 0-2
Sassuolo - Genoa 1-2
Monza - Fiorentina 0-1
Salernitana - Milan 2-2
23/12/2023
Frosinone - Juventus 1-2
Bologna - Atalanta 1-0
Torino - Udinese 1-1
Inter - Lecce 2-0
Verona - Cagliari 2-0
Roma - Napoli 2-0

Classifica
1) Inter punti 44;
2) Juventus punti 40;
3) Milan punti 33;
4) Bologna punti 31;
5) Fiorentina punti 30;
6) Roma punti 28;
7) Napoli punti 27;
8) Atalanta punti 26;
9) Lazio e Torino punti 24;
11) Monza punti 21;
12) Lecce punti 20;
13) Genoa e Frosinone punti 19;
15) Sassuolo punti 16;
16) Verona e Udinese punti 14;
18) Cagliari punti 13;
19) Empoli punti 12;
20) Salernitana punti 9.
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Il Napoli mi sta dando parecchi dispiaceri...oramai riesce a vincere solo quando gioco a "eFootball 2024" sulla Play Station! [SM=x1583484]





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Fiorentina, basta un guizzo di Ranieri:
1-0 al Torino e Milan agganciato al 3° posto



Meglio i granata nei primi 45', con Zapata e Lazaro che impegnano Terracciano.
Ripresa di marca viola senza impensierire Milinkovic-Savic
sino al colpo di testa vincente del difensore all'83'


Mario Pagliara

Un colpo di testa di Ranieri permette alla Fiorentina di chiudere il 2023 tra le stelle: batte il Torino nel finale e raggiunge per una notte il Milan al terzo posto a 33 punti, scavalcando il Bologna. La squadra di Italiano capitalizza un buon secondo tempo sfruttando l’unica occasione dei novanta minuti, dopo una prima parte della partita a rincorrere. Punizione troppo severa per la squadra di Juric, protagonista di un ottimo primo tempo, frazione chiusa però con il grande rimpianto di non aver segnato trovandosi di fronte sempre un grande Terracciano.

TORO SPRINT — Il primo tempo è decisamente di marca granata. La notizia più interessante è che nella casa di una Fiorentina abituata a palleggiare, è il Torino di Juric a fare la partita con un gioco più ordinato, dinamico e con una buona propensione soprattutto sulla destra con Bellanova. All’intervallo, la Fiorentina di Italiano pare irriconoscibile e tremendamente in difficoltà contro il Toro: Arthur esce spesso dalla partita, Bonaventura sbaglia molto, Beltran davanti è ben controllato da Buongiorno. I primi venti minuti dei granata viaggiano lungo il binomio della qualità tecnica e dell’aggressione. Una partenza sprint quella del Torino, alla quale fa seguito una prima frazione di dominio sul piano del gioco. Nonostante le occasioni (quattro a uno al 45’ per il Toro, di cui un paio importanti), il Toro conferma la difficoltà a sbloccare le gare.

TERRACCIANO DA APPLAUSI — Senza Sanabria in partenza, in attacco nel Toro c’è la coppia Zapata-Pellegri. Fiorentina con Beltran supportato dal tridente Ikone, Bonaventura, Kouame. Primo minuto ed è subito occasione Toro: cross di Vlasic, testa di Pellegri. Terracciano controlla facilmente. Al 6' secondo squillo dei granata: la punizione dal limite di Ilic non è precisa e finisce alta. Le due più grandi opportunità stanno per arrivare e sale in cattedra un Terracciano da applausi. La prima al 25’: cross di Ricci su punizione dalla destra, incornata violenta di Zapata. Grande risposta del portiere viola. Che poi si supera al 37’ quando Lazaro batte a rete dall’altezza del dischetto, ma Terracciano riesce ad allungarsi salvando un gol già fatto. L’unico brivido corso da Juric nasce da un errore di Tameze (43’): sbaglia un retropassaggio comodo, Ikone si avventa sul pallone in area, è bravo Milinkovic ad evitare la frittata. Zero a zero all’intervallo: per il Toro è un primo tempo di rimpianti.

LA TESTA DI RANIERI — In avvio di ripresa è decisamente una Fiorentina più pimpante. Italiano avrà scosso per bene i suoi nello spogliatoio, perché adesso la Viola alza tanto i ritmi e prova a scardinare il muro granata. Dopo l’ora di gioco, Juric capisce che è il momento di inserire forze fresche e si gioca le carte Sanabria (per Pellegri) e Linetty (per Ricci). Italiano risponde poco dopo aumentando chili e centimetri con Nzola (al posto di Beltran) e Mandragora (al posto di Arthur). Il pallino del gioco nel secondo tempo ce l’ha la Fiorentina, però incapace fino alla mezzora di creare pericoli per Milinkovic. Nel finale esce Vlasic dolorante (condizioni da valutare domani a Torino), al suo posto Djidji. La spinta della Viola continua e alla prima occasione sfonda il muro granata: cross dalla destra di Kayode, Ranieri sbuca in area superando la marcatura di un distratto Vojvoda e batte Milinkovic di testa. E’ il colpo da tre punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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