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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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21/01/2024 23:02
 
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Juve, sorpasso firmato Vlahovic:
gran doppietta al Lecce, Allegri primo in classifica

Per la seconda volta consecutiva il serbo segna due gol e sale a quota 11 reti.
Completa il tris Bremer. L'Inter recupererà il 28 febbraio il match con l'Atalanta


Filippo Cornacchia


La Juventus vola al primo posto trascinata dai gol di Vlahovic. La doppietta del serbo e l’incorata finale di Bremer stendono il Lecce (3-0) e consentono ai bianconeri di portare a termine il sorpasso virtuale sull’Inter, approfittando della partita da recuperare dei nerazzurri, impegnati in Arabia per la Supercoppa italiana. La Signora sale a 52 punti, uno in più della squadra di Simone Inzaghi. Mentre i pugliesi, dopo aver tenuto un tempo, cedono nella ripresa: i punti di vantaggio sulla zona retrocessione restano 4.

BRIVIDO MCKENNIE — Allegri insiste sulla coppia Yildiz-Milik, D’Aversa punta sul tridente Almqvist-Krstovic-Oudin. E il centravanti montenegrino si conferma un cliente scomodo anche per Bremer nei corpo a corpo. Quando riesce a girarsi, il giallorosso diventa pericoloso, come nella conclusione dopo pochi minuti sulla quale Szczesny mostra la reattività dei tempi migliori. La Juventus, gestite con mestiere le iniziali vampate del Lecce, prova a palleggiare un po’ di più per creare spazi e assistere Vlahovic, chiuso nella morsa di Pongracic e Baschirotto, ma fatica ad alzare i ritmi senza gli strappi e il dinamismo di Rabiot, rimasto a Torino per un affaticamento al polpaccio. I pericoli maggiori arrivano su palla inattiva (incornata a colpo sicuro di McKennie salvata sulla linea da Krstovic in versione stopper) e con una ripartenza avviata da Yildiz con un tunnel e rifinita con imprecisione da Miretti, in serata no e sostituito a inizio ripresa.

IRROMPE VLAHOVIC — Allegri cambia la fascia destra, inserendo Weah e accentrando Cambiaso, e alla prima vera ripartenza della ripresa la Juventus sblocca la partita sfruttando la qualità di Yildiz, Cambiaso e Vlahovic, lesto a girare in porta l’assist dell’ex genoano. Il timbro di DV9 sblocca la Juventus e la partita, che a quel punto diventa in discesa per i bianconeri. Danilo e compagni prendono fiducia e trovano maggiori spazi. Poco dopo la mezz’ora, il solito Vlahovic (alla seconda doppietta della settimana dopo quella al Sassuolo) risolve la pratica Lecce e l’operazione primo posto in anticipo con una zampata sottoporta da bomber d’area. Nel finale la squadra di Allegri dilaga e trova il 3-0 con un’incornata di testa di Bremer.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/01/2024 21:07
 
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SERIE A 2023/2023 21ª Giornata (2ª di Ritorno)

20/01/2024
Roma - Verona 2-1
Udinese - Milan 2-3
21/01/2024
Frosinone - Cagliari 3-1
Empoli - Monza 3-0
Salernitana - Genoa 1-2
Lecce - Juventus 0-3
14/02/2024
Bologna Fiorentina (recupero)
22/02/2024
Torino - Lazio (recupero)
28/02/2024
Sassuolo - Napoli (recupero)
Inter - Atalanta (recupero)

Classifica
1) Juventus punti 52;
2) Inter(*) punti 51;
3) Milan punti 45;
4 Fiorentina(*) punti 34;
5) Atalanta(*) e Lazio(*) punti 33;
7) Bologna(*) e Roma punti 32;
9) Napoli(*) punti 31;
10) Torino(*) punti 28;
11) Genoa e Monza punti 25;
13) Frosinone punti 22;
14) Lecce punti 21;
15) Sassuolo(*) punti 19;
16) Udinese e Cagliari punti 18;
18) Verona punti 17;
19) Empoli punti 16;
20) Salernitana punti 12.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) una partita in meno
Bologna - Fiorentina, Torino - Lazio, Sassuolo - Napoli e Inter - Atalanta
sono rinviate per consentire alle formazioni Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter
di disputare semifinali e finali della Supercoppa Italiana a Riad (Arabia Saudita).
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26/01/2024 23:35
 
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Toro, blitz a Cagliari con Zapata e Ricci nella serata di Gigi Riva

Prova di maturità per tre quarti di gara per la squadra di Juric.
Un po' di sofferenza nel finale dopo la rete di Viola


Andrea Ramazzotti


Nella notte del ricordo di Cagliari a Gigi Riva, il Torino torna a vincere in trasferta dopo quasi tre mesi e raggiunge al nono posto in classifica il Napoli. Juric respira aria di Europa grazie a tre punti frutto di una gara attenta, della prima rete granata lontano dal "Grande Torino" di Duvan Zapata, di un gioiello di Ricci e della grande concentrazione nel finale, dopo il 2-1 di Viola. Per Buongiorno e compagni è una prova importante, di quelle che possono dare una svolta alla stagione anche perché il calendario adesso propone tre avversarie (Salernitana, Sassuolo e Lecce) tutte nella parte destra della graduatoria. Per i sardi, che hanno ottenuto in casa 15 dei loro 18 punti, è invece un passo falso pesante che può fornire la chance del sorpasso al Verona e all'Empoli.

GRANDE TORO — Rispetto alla sconfitta di domenica a Frosinone, Ranieri punta su Hatzidiakos e su Jankto (fuori Prati e Viola); in avanti confermato Petagna, con Pavoletti in panchina. Due anche i cambi di Juric rispetto all'ultima gara giocata, lo 0-0 del 13 gennaio a Genoa: tornano dal 1' Tameze e Linetty al posto di Djidji e Ilic. Il riscaldamento se va con il groppo in gola per il ricordo del grande Gigi Riva: i giocatori rossoblù indossano le maglie con il numero 11, poi le immagini sui maxischermi, gli striscioni commoventi, l'applauso scrosciante dello stadio e le lacrime di tanti, sul campo e sugli spalti. La partita inizia in un clima surreale che dura fino al minuto numero 11, quando il gioco si ferma per un altro omaggio di tutta l'Unipol Domus al grande bomber. "Un Gigi Riva, c'è solo un Gigi Riva" urla la curva e tutto il popolo sardo. Brividi. Il Cagliari gioca a specchio sul Toro, come all'andata quando era finita 0-0, e sono tanti i duelli individuali. I granata però hanno quasi sempre il pallone perché hanno più qualità, sono aggressivi, recuperano la sfera in zona pericolosa e poi la fanno girare grazie a Sanabria, abile ad arretrare per fungere da regista offensivo. L'obiettivo è soprattutto quello di lasciare uno contro uno, in velocità, Zapata contro Wieteska. Il piano di Juric riesce alla perfezione al 23' quando dopo un triangolo con Vlasic, Bellanova se ne va a destra e crossa per la prima rete in trasferta con la maglia del Toro del colombiano. La difesa rossoblù è in chiara difficoltà e sul traversone dalla sinistra di Lazaro, ci vuole una prodezza di Scuffet per evitare il 2-0 su colpo di testa di Sanabria. Ranieri urla di alzare il baricentro e dopo la mezzora viene ascoltato: Jankto arriva due volte alla conclusione, ma prima viene "respinto" sulla linea da Linetty, poi è Milinkovic a dire di no alla sua botta ravvicinata. Ora il match è più vivo: Zapata, sfuggito nuovamente a Wieteska, si fa murare da Scuffet quando ha davanti a sé la porta spalancata, poi il difensore polacco rischia l'autorete su sponda di Buongiorno (ancora super Scuffet). Il Cagliari risponde con il solito Jankto, ma Milinkovic non si fa sorprendere. Le squadre sembrano destinate a rientrare negli spogliatoi con il Torino avanti 1-0 e invece Ricci si inventa un gol da favola: su lancio di Lazaro, salta con un tunnel il disorientato Wieteska, si accentra eludendo l'intervento di Dossena e batte Scuffet, stavolta colpevole.

IL CAGLIARI C'È — A inizio ripresa Ranieri prova a cambiare l'incontro con una doppia sostituzione: entrano Viola e Pavoletti ed escono Jankto e Hatzidiakos. Niente più 3-4-2-1 e spazio al 4-3-1-2 con Viola trequartista. Pavoletti di testa sovrasta Tameze, ma Milinkovic c'è e concede il bis un paio di minuti più tardi quando è Petagna ad arrivare al tiro. Il Cagliari alza il ritmo e il Toro, che vuole invece controllare, fa più fatica. Ricci va k.o. e in mezzo deve entrare a freddo Gineitis, ma su un'altra sgroppata a destra di Bellanova, è Lazaro ad avere sul piede il 3-0: Scuffet ci mette una pezza. Ranieri si gioca il tutto per tutto con il tridente pesante (Petagna, Lapadula e Pavoletti) più Viola che con una prodezza al 32' riapre la sfida: il numero 10 riceve direttamente da fallo laterale e nonostante sia completamente decentrato, evita l'intervento di Rodriguez e con un sinistro a giro firma una rete spettacolare. L'Unipol Domus ribolle mentre Viola indica con le dita il numero 11 in memoria di Riva. Juric mette dentro Sazonov per Sanabria e avanza Tazeme a centrocampo per fronteggiare la mareggiata rossoblù. Il Cagliari arremba e Linetty ribatte alla grande su Pavoletti. Pellegri si vede annullare per fuorigioco (dal Var) il 3-1 e i granata soffrono fino al 97', ma poi festeggiano come in trasferta non succedeva loro dal 28 ottobre a Lecce (1-0).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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De Ketelaere inventa, Miranchuk e Scamacca segnano:
l'Atalanta batte 2-0 l'Udinese ed è 4ª

Vittoria decisa nel primo tempo dai gol dei due attaccanti su assist dell'ex Milan.
Gasperini ritrova anche Hateboer


Andrea Elefante


Al Gewiss non si passa: con la quinta vittoria casalinga consecutiva (sei compresa la Coppa Italia con il Sassuolo), ancora a porta imbattuta, l’Atalanta si prende almeno per una notte il quarto posto, in attesa del risultato della Fiorentina. I dodici giorni di sosta forzata non hanno spento la squadra di Gasperini, l’urgenza di allontanarsi dalle zone più critiche della classifica non ha rivitalizzato più di tanto l’Udinese, che nelle ultime quattro gare ha fatto appena un punto e incassato nove gol. Stavolta non le sono fatali i minuti finali della gara, ma quelli del primo tempo: il 2-0 di Scamacca arriva subito prima di rientrare negli spogliatoi e a posteriori si rivelerà una leggerezza anche quella.

LE SCELTE — Gasperini ripropone quasi integralmente l’Atalanta che ha demolito il Frosinone, prima della "sosta forzata": unica variante, obbligata visto l’infortunio di Koopmeiners, è Miranchuk - e non Pasalic - nel tridente offensivo assieme a De Ketelaere e Scamacca, alla seconda di fila da titolare. Per il resto è la Dea "base", con l’emergente Holm confermato sulla fascia destra. Cioffi, come anticipato alla vigilia, si fida di Perez che è dato in partenza nelle prossime ore, e a lui affida la guida della linea a tre, completata da Ferreira e Kristensen. Ebosele e Kamara sulle fasce, il capitano Pereyra, che ha alle spalle un affaticamento muscolare, parte in panchina: gioca Thauvin alle spalle di Lucca, con Samardzic preferito al più solido Payero, assieme a Walace e Lovric.

PRIMO TEMPO — Dire monologo forse è esagerato, ma sicuramente l’Atalanta si prende il governo della partita e non lo lascia per 45’: non a caso il 2-0 arriva quando è stato appena chiamato il recupero e a livello psicologico, ovviamente, per l’Udinese è una brutta botta. Cioffi aveva proposto una squadra piuttosto bassa, soprattutto sulle fasce, ma aggressiva abbastanza per sporcare le soluzioni di aggiramento dell’Atalanta, a cui manca un po’ di profondità, nonostante il gioco si appoggi molto su Scamacca, sicuramente più dinamico e dentro la partita, come chiesto da Gasperini. Sue le prime due chance - un tiro centrale e uno a giro, fuori di poco - più una sponda per un tentativo di Scalvini fermato da Okoye, puntuale poco dopo anche su De Ketelaere. E’ il segnale della crescita del belga, preceduta dalla chance migliore per Scamacca, attivato da Ederson, ma frettoloso nel tiro che meritava uno stop e più calma per mirare la porta. Ma il decollo di CDK era nell’aria: straordinarie per intelligenza la costruzione e la rifinitura, con la collaborazione di Ruggeri, per l’1-0 con rimorchio di Miranchuk, anche un po’ fortunato nella girata in porta; al fosforo anche l’assist per il 2-0 di Scamacca, su rimessa laterale a lunghissima gittata di Holm, a mettere in evidenza i limiti difensivi, in particolare di Ferreira, dell’Udinese. Che pure aveva cercato di reagire bene allo svantaggio, impegnando Carnesecchi prima con Ebosele e poi con Samardzic.

SECONDO TEMPO — L’Atalanta a quel punto ha in mano la partita perfetta, nel senso che ha più qualità, e abbastanza fisicità, per reggere i possibili tentativi dell’Udinese di rimetterla in piedi. Volenterosi, ma non particolarmente efficaci: il muro nerazzurro - come spesso in casa - è molto solido e Carnesecchi è impegnato solo da Walace e da una punizione di Lovric, con un pallone che diventa improvvisamente "scivoloso". Ma in realtà l’occasione da gol più nitida è per l’Atalanta, con girata volante di Holm - ispirato ancora da CDK - a cui Okoye oppone un tuffo anche un po’ plastico per evitare un passivo più pesante.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Follia Milik, Juve in 10 dal 18' e 1-1 con l'Empoli.
L'Inter domani può tornare in testa

Al 18' il polacco viene espulso per un fallo su Cerri.
Nella ripresa bianconeri avanti con Vlahovic e pareggio di Baldanzi.
La squadra di Allegri a +2 sui nerazzurri


Filippo Cornacchia


Alla Juventus non basta il solito gol di Vlahovic. I bianconeri, in dieci per più di settanta minuti (espulsione ingenua di Milik), non vanno oltre il pareggio casalingo contro l’Empoli (1-1), che sempre nella ripresa risponde al timbro del serbo con una conclusione dal limite dell’area di Baldanzi. Fallisce la missione della Signora di portarsi a più 4 sull’Inter per una notte. Adesso le lunghezze di vantaggio sono due. Ma domani i nerazzurri, in caso di vittoria al Franchi con la Fiorentina, possono presentarsi in testa al derby d’Italia della prossima settimana (4 febbraio) nonostante una partita da recuperare per gli impegni di Supercoppa. Un pari d’oro, invece, per l’Empoli. La cura Nicola funziona: 4 punti in due partite e momentaneo aggancio al Verona, terzultimo.

MILIK ESPULSO — Allegri punta su Vlahovic e rilancia Milik dal primo minuto al posto di Yildiz. Nicola s’affida all’ex bianconero Cerri in attacco con Cambiaghi e Zurkowski a rimorchio. I bianconeri partono decisi, cercando di sfruttare gli interscambi di Cambiaso e McKennie sulla destra per superare il muro dei toscani e servire Vlahovic. Ma il piano partita della Juventus salta dopo neanche venti minuti a causa di una leggerezza di Milik. Il polacco perde palla in mezzo al campo, in una zona tutt’altro che pericolosa, e nel tentativo di riconquistarla immediatamente provoca il pasticcio: entra in modo scomposto su Cerri. L’arbitro Marinelli prima ammonisce l’ex Napoli e poi, dopo il controllo al Var, estrae il rosso. La squadra di Allegri si trova in inferiorità, mentre l’Empoli guadagna fiducia e campo grazie al dinamismo di un frizzante Cambiaghi, che prima della mezzora prova i riflessi di Szczesny in due occasioni. Sono gli unici rischi corsi dai bianconeri, che però non riescono ad accompagnare Vlahovic in avanti. Così l’occasione migliore, sul finire del primo tempo, capita a Miretti. Il centrocampista juventino sfrutta l’errore di Gyasi in costruzione, però davanti a Caprile spreca sparando alto.

VLAHOVIC-BALDANZI — Allegri rientra con la stessa Juve, ma al primo calcio d’angolo della ripresa sblocca la partita con Vlahovic, che gira in rete il pallone vagante prima colpito di testa da Gatti e poi carambolato sulla schiena di Ismajli. Cambia il risultato e ricambia la gara: Nicola inserisce Cancellieri e Baldanzi per provare a recuperare. E Allegri mette dentro Weah per avere più sprint nelle ripartenze. La mossa di Nicola viene premiata: Baldanzi, un quarto d’ora dopo l’ingresso in campo (25’ st), trova il pareggio con una rasoiata dal limite dell’area. Per l’assalto finale Allegri si gioca le carte Iling e Yildiz. L’Empoli, però, tiene e spaventa i bianconeri con Cambiaghi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan, due gol di Loftus-Cheek e due rigori falliti:
pazzo 2-2 col Bologna

I rossoneri passano in svantaggio (rete di Zirkzee),
rimontano e passano in vantaggio con due gol dell'inglese
e nonostante gli errori dal dischetto di Giroud e Hernandez,
ma nel finale vengono raggiunti dal penalty di Orsolini


Francesco Pietrella


Si fa prima a elencare cos’è che non è successo. In un San Siro strapieno e accarezzato dalla nebbia, Milan e Bologna graffiano due volte a testa in un quadro a colori dove chi osserva, comunque, si diverte: due espulsioni, un incrocio dei pali, quattro gol, due rigori sbagliati, un altro segnato, una punta olandese capace di divertirsi come se fosse al parco giochi e una doppietta di un inglese. Al Meazza finisce 2-2: due acuti di Loftus-Cheek per il Milan, gol di Zirkzee e Orsolini nel Bologna.

COSÌ IN CAMPO — Pioli conferma lo stesso undici che ha vinto contro Roma e Udinese. Maignan tra i pali, Kjaer e Gabbia centrali, Calabria e Theo sulle fasce. In mezzo spazio ad Adli, Reijnders e Loftus, con Leao, Pulisic e Giroud davanti. Il modulo oscilla tra 4-2-3-1 e 4-3-3, con l’inglese a svariare dietro il 9 rossonero. Motta, invece, schiera una trequarti giovane con Fabbian a destra e Urbanski a sinistra. Aebischer e Freuler in mezzo. La punta è Zirkzee. Degna di nota l’iniziativa del Milan: al minuto 16 - il numero di Maignan - la gara si è fermata in segno di solidarietà verso Magic Mike, vittima di cori razzisti contro l’Udinese. San Siro ha applaudito. Tra loro c’era anche Francesco Camarda, bomber della Primavera oggi in curva Sud.

JZ, IL SOLITO — Il manifesto di un primo tempo frenetico e mai ombroso sbuca dalla nebbia dopo un minuto, quando Skorupski è costretto a calciar via un pallone in fallo laterale per via del pressing rossonero a tutto campo. Le squadre sono già lunghe dopo una decina di minuti, con il Milan che costruisce dalle fasce e cerca Leao, marcato stretto da De Silvestri e Fabbian. Il ventenne rossoblù, cresciuto nell’Inter e passato per Reggio Calabria, gioca una gara diligente di contenimento e ripartenze, il tutto mentre Zirkzee si defila per giocare la sfera a centrocampo, spalle alla porta. L’olandese è un 9 atipico, ama costruire lontano dall’area e sgasare sulla fascia. Il vantaggio del Bologna nasce così: JZ raccoglie un lancio dalle retrovie e arriva prima di Gabbia sulla destra. I rossoneri, scoperti, murano due volte un destro Fabbian e il mancino di Calafiori, ma alla fine la palla carambola ancora su Zirkzee, che infila un destro preciso e potente sotto le gambe del francese. Nella stessa porta dove aveva steso l’Inter. San Siro gli porta bene (29’).

GOL E ROSSI — Il gol dà la scossa ai rossoneri. Al 31’ Kjaer si mangia un gol fatto spedendo alta la sfera (33’), poi Pulisic spreca un’ottima chance con un pallonetto sbilenco (38’). Squadre sfilacciate, ritmi alti, poco tempo per ragionare, si gioca di istinto. E infatti il Milan si procura un rigore: scarpata di Ferguson sul volto di Kjaer, ma Giroud calcia un penalty da matita rossa con doppia sottolineatura: il sinistro è debole e poco angolato, Skorupski para (39’). Quarto errore dal dischetto in carriera per lui, il terzo in rossonero. Le conseguenze del penalty sono due rossi per la panchina del Bologna: il primo per Motta, fischiatissimo dai 70mila di San Siro per via del suo passato vincente con l’Inter, il secondo per Simon Colinet, suo collaboratore. Thiago ha visto la gara in tribuna stampa, accanto allo staff e ai match analyst, restando di sasso dopo il pareggio del Milan al 45’. Pulisic inventa, Calabria crossa basso e forte e Loftus-Cheek insacca da due passi.

ALTRI RIGORI — La ripresa si apre con una giocata di Zirkzee da giù il cappello. Il classico “what if”: se avesse segnato se ne sarebbe parlato per mesi. La punta arpiona un pallone difficile in area, salta due uomini e conclude alto sopra la traversa. Controllo super, destro impreciso. La replica è tutta di Reijnders, che al 64’ colpisce l’incrocio dei pali. Il Bologna si affida ai piedi di Zirkzee, ma il Milan prova a pungere con Leao. Il portoghese, più largo del solito a sinistra, prima fallisce una chance da una decina di passi, poi si procura il rigore della possibile svolta (73’). Il sinistro di Theo, però, si stampa sul palo. Il leitmotiv di una giornata grigia viene sgretolato da Loftus-Cheek, che a una manciata di minuti dalla fine salta più in alto di tutti e infila di testa il gol del 2-1. Sembra finita, ma il Bologna non molla e agguanta il pari all’ultimo. Terracciano, appena entrato, tira la maglia a Kristiansen: rigore. Orsolini non fallisce il terzo rigore di giornata regalando il 2-2 ai suoi. Pioli, comunque, resta imbattuto in campionato nel 2024, mentre Motta è ancora a caccia del primo successo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lecce rimontato e battuto:
Retegui e la rovesciata di Ekuban fanno volare il Genoa

Gilardino può sorridere, i rossoblù ribaltano lo svantaggio
iniziale siglato da Krstovic (che sbaglia anche un rigore).
Continua il momento d'oro


Filippo Grimaldi


Il Genoa non si ferma più: settimo risultato utile di fila, tredici punti conquistati. Va sotto con il Lecce nel primo tempo – gol di Krstovic, che poco prima si era fatto parare un rigore da Martinez -, poi ribalta la squadra di D’Aversa nella ripresa, prima con il gol di Retegui (che raccoglie la punizione calciata sulla traversa da Gudmundsson) e poi con la splendida mezza rovesciata di Ekuban, che dopo l’intervallo aveva sostituito Spence. D’Aversa paga così il peccato originale di questo Lecce che, come spesso accaduto in passato – l’ultima volta una settimana fa contro la Juve – perde intensità dopo un’ora di gioco. Continua così il periodo nero per i pugliesi, che hanno raccolto solo un punto nelle ultime sei partite, dopo avere dato però la dimostrazione nel primo tempo di poter imporre il loro gioco contro un avversario che sino a metà gara ha pagato le assenze pesanti (Badelj e Frendrup in mezzo al campo, Sabelli a mezzo servizio entrato solo nella ripresa) e una palese difficoltà a fare la partita. Gilardino si è così affidato a Malinovskyi in regia, con Strootman e Thorsby a completare la linea mediana, mentre D’Aversa ha confermato per dieci undicesimi la formazione sconfitta in casa dalla Juve una settimana fa: l’unica novità è Sansone per Gonzalez in mezzo.

OSPITI AGGRESSIVI — Il Lecce vuole comandare la partita, lo si intuisce sin dai minuti iniziali, quando Martinez rischia grosso su Almqvist. Gudmundsson lancia Retegui, Falcone para, ma la squadra di D’Aversa viaggia in velocità e lo si vede al 17’ quando il solito Almqvist si infila a destra in area su un’azione avviata da Krstovic, bravo a prendere palla e far salire i compagni e Vasquez lo stende. Rigore netto, ma dal dischetto il montenegrino calcia di destro a mezza altezza, Martinez intuisce e respinge. Pericolo scampato, ma gli ospiti continuano a gestire la partita. Krstovic si fa perdonare l’errore sul rigore e al 32’ porta avanti il Lecce quando su una palla sporcata sulla trequarti ospite da Retegui, Jandrei la serve al compagno che va a segno, sfruttando la deviazione di Vasquez. Il Genoa dietro fatica, il Lecce gestisce la partita. Bani salva tutto su Almqvist, Kaba sfiora il raddoppio. Genoa in grande affanno, sfilacciato, Gudmundsson e Retegui troppo isolati.

LA SCOSSA — Il bel Lecce del primo tempo, con una difesa attenta, Kaba e Sansone rapidi sulle fasce e un tridente che gioca a memoria, evapora all’improvviso. Gilardino, anche se in emergenza, deve provare a cambiare ritmo, e allora nella ripresa inserisce Sabelli per Thorsby ed Ekuban per Spence, passando a una difesa a quattro e a un tridente sporco in avanti, con Gudmundsson ed Ekuban in appoggio a Retegui. E dopo cento secondi su un errore di Pongracic Malinovskyi coglie il palo su una deviazione di Baschirotto e Vasquez nella stessa azione calcia forte da due passi: decisivo Falcone. Sansone risponde sulla ripartenza ospite, ma c’è Martinez che tiene il Genoa in partita. Il Genoa alza il ritmo e al 25’, su una punizione conquistata da Ekuban, Gudmundsson calcia sulla traversa, Retegui di testa mette in rete. E’ il momento della svolta. Gilardino passa dal 4-3-3 al 4-4-2. E sette minuti dopo il pari, un’azione splendida dei rossoblù porta al raddoppio: tacco di Gudmundsson, traversa di Vasquez, pallone a Retegui che appoggia per Ekuban. Il suo destro in mezza rovesciata vale il 2-1 finale. Gilardino esce osannato dai tifosi, D’Aversa se ne va con il rimpianto dell’ennesima occasione sprecata. Il suo Lecce ha ritmo e qualità, ma si spegne troppo presto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Verona spreca e Kaio Jorge lo punisce: col Frosinone è 1-1

Duda sbaglia un rigore poi, sempre dal dischetto, Suslov realizza il vantaggio.
Nella ripresa gli ospiti cambiano passo e pareggiano con merito


Giulio Saetta


Finisce con un pareggio giusto Verona-Frosinone, un tempo a testa e un gol a testa. Soddisfazione per entrambe le squadre che muovono la classifica visti gli altri risultati. Il Verona aggancia al terzultimo posto Cagliari e Udinese, il Frosinone ne guadagna uno su Lecce e Sassuolo.

LE SCELTE — Nel Verona, subito dentro il nuovo acquisto Tijjani Noslin, attaccante olandese di 24 anni arrivato dal Fortuna Sittard, davanti insieme a Folorunsho per un 4-4-2 atipico supportato sugli esterni da Suslov e Lazovic. Di Francesco invece deve rinunciare a Mazzitelli dopo l’attacco di febbre che stanotte lo ha messo ko, al suo posto nella mediana a tre, Barrenechea e Harroui. Il Frosinone in piena emergenza deve adattare due centrocampisti a esterni bassi: Gelli a destra e Brescianini a sinistra, che non aveva sfigurato contro il Cagliari. Subito titolare Demba Seck, giunto da qualche giorno dal Torino, che davanti è affiancato da Kaio Jorge, in fiducia dopo il gol al Cagliari, e l’intoccabile Soulé.

DOPPIO PENALTY — Più aggressivo il Verona nei primi minuti, con un nuovo modo di giocare ora che non c’è più Djuric, tutto palla a terra a sfruttare la velocità di Noslin e Folorunsho. Pericolosi i gialloblù al minuto 18’ con un tiro da fuori di Lazovic che sfiora la traversa. Rispondono gli ospiti un minuto dopo con un’azione insistita sulla sinistra che libera in area Seck, tiro rimpallato in angolo. Al 37’ continua la maledizione dal dischetto per il Verona, Duda fallisce il quarto di seguito, concesso giustamente da La Penna dopo revisione al monitor: Bourabia calcia col sinistro il polpaccio destro di Noslin. Non passano 10’ che ancora Bourabia provoca un altro rigore per un fallo di mano su cross di Dawidowicz: questa volta sul dischetto va Suslov che va a festeggiare sotto la Sud il suo primo gol in campionato: “Montipò, Montipò…” ha urlato la curva dopo la concessione del secondo penalty, invitando beffardamente il portiere a calciare dagli undici metri.

SUPER KAIO — Cambio di modulo per il Frosinone all’uscita dagli spogliatoi, dal 4-3-3 a 4-2-3-1 con l’uscita di Bourabia per Ghedjemis, mandato a fare l’esterno alto a sinistra al posto di Seck, spostato a destra, con Soulé accentrato. Subito attivo il francese al 5’, piattone in corsa bloccato da Montipò. Il Frosinone prende così in mano il pallino del gioco dopo un primo tempo un po’ timido. Ci prova Kaio Jorge al 13’ con un tiro a giro da sinistra che Montipò devia in angolo. Sugli sviluppi del corner arriva il pari firmato Juve: Barrenechea spizza sul primo palo e trova Kaio Jorge sul secondo che insacca di testa. Dopo un mezzo miracolo di Turati su girata di Henry che aveva preso il posto di Lazovic (e Tavsan per Serdar), Frosinone vicino al raddoppio al 23’, ancora con Kaio Jorge di testa, che schiaccia bene da centro area un angolo di Gelli ma trova la deviazione sulla linea di Tchatchoua. Nell’ultimo quarto d’ora entrambe le squadre cercano i tre punti e ci vanno vicinissime: prima è Cheddira a mangiarsi di testa una facile occasione, poi Henry tutto solo davanti a Turati calcia alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/01/2024 00:30
 
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Colpani rialza il Monza.
Allarme Sassuolo, ora sei in zona retrocessione



La rete del gioiello dei brianzoli basta alla squadra di Palladino.
Annullato un gol a Dany Mota. Unica chance per i neroverdi un palo di Thorstvedt


Matteo Brega

Il Monza batte 1-0 il Sassuolo grazie al gol di Colpani e torna al successo dopo due sconfitte di fila. I brianzoli riagganciano il Genoa per la corsa all’11° posto, mentre gli emiliani restano solo un punto sopra la retrocessione.

CONTROLLO MONZA — A differenza delle indicazioni della vigilia Palladino lascia in panchina tutti i nuovi acquisti e dà fiducia alla vecchia guardia. Un segnale mentale, di riscossa per chi domenica scorsa a Empoli aveva deluso. Quindi Valentin Carboni e Colpani alle spalle di Mota Carvalho e Ciurria-Birindelli sulle fasce. Panchina dunque per Djuric e Zerbin. Torna titolare Di Gregorio dopo l’infortunio. Abbastanza obbligata la scelta di Dionisi che senza Berardi sceglie Castillejo per sostituirlo; in mezzo alla difesa c’è Tressoldi e non Erlic al fianco di Ferrari. Si parte senza marcature rigide, tant’è che nei primi 10 minuti le conclusioni arrivano per una sostanziale mancanza di pressione. Succede a Birindelli che calcia sull’esterno della rete e a Thorstvedt che dall’interno dall’area schiaccia troppo il sinistro. Dentro la prima mezzora giocata a ritmi blandi solo una giocata fulminea può sbloccare il pomeriggio. Colpani accetta la sovrapposizione di Birindelli servendolo di tacco, l’esterno crossa subito per Mota Carvalho che sul primo palo anticipa il marcatore e segna di testa. Ma dopo pochi secondi il Var annulla per un fuorigioco a inizio azione dello stesso Mota Carvalho. Si resta sullo 0-0 quindi. Il Sassuolo imbastisce una mini reazione con una conclusione di Laurienté respinta da Di Gregorio. Crescono gli emiliani perché ancora da fuori c’è il palo colpito da Thorstvedt con un sinistro violento. Ma è il Monza a trovare il gol, questa volta valido. Azione insistita di Mota Carvalho a sinistra, cross basso per Colpani che controlla, tiene lontano il marcatore e girandosi trova un diagonale perfetto con il sinistro. Settimo centro in campionato per il numero 28 che non segnava da novembre. Il primo tempo sostanzialmente finisce lì.

RIPRESA LENTA — Si riparte con un Sassuolo diverso. Fuori Castillejo e Laurienté, poco visti nel primo tempo, e dentro Viti con Mulattieri. Dionisi passa a tre dietro e a due davanti in una specie di 3-1-4-2 in cui Boloca davanti alla difesa supporta la marcatura del tridente del Monza. Al 13’ esordisce Djuric, dentro al posto di Valentin Carboni. Al 15’ la partita viene sospesa per la caduta di un tifoso dalla balaustra del settore ospiti (proprio mentre iniziava la contestazione verso i giocatori del Sassuolo con i cori “fuori i c…”). Dopo circa 5’ per permettergli di essere soccorso la partita riprende. Trasportato in ospedale, è rimasto cosciente per tutto il tempo. La partita si adagia sul pomeriggio lento e si trascina fin verso la fine con la statistica di zero tiri in porta per entrambe le squadre nei secondi 45’. La girata alta di Mulattieri al 50’ fa venire i brividi ai tifosi monzesi. E dopo un recupero di 10’, ecco il fischio finale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/01/2024 00:34
 
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La Lazio ci prova ma sbatte sul muro Napoli:
è 0-0 tra Sarri e Mazzarri



I padroni di casa hanno qualche occasione, gli ospiti pensano solo a difendersi:
rallenta la corsa di entrambi alla Champions


Vincenzo D'Angelo

Prima e seconda otto mesi fa, mica anni. Ma Napoli e Lazio oggi non sanno più offrire quello spettacolo con cui avevano emozionato nella passata stagione. La sfida tra deluse finisce 0-0 con pochissime (se non nulle) emozioni, nessuna occasione nitida e portieri mai impegnati. Va bene le assenze (Napoli privo di mezza squadra titolare, Lazio senza Immobile e Zaccagni) ma la sfida tra Mazzarri e Sarri delude: un punto a testa che muove la classifica ma che vede la Champions, per entrambe, allontanarsi di un punto (dopo la vittoria dell’Atalanta di ieri), in attesa della Fiorentina.

UN TEMPO DI NULLA — Primo tempo di noia assoluta. Appena due conclusioni dalla distanza firmate Isaksen, con palla alta sopra la traversa. Per il resto zero emozioni, niente accelerazioni, niente uno contro uno o pressione alta. Squadra attente a non scoprirsi, fraseggio lento e prevedibile e portiere spettatori non paganti. La posta in palio è alta e gli assenti troppi: ne paga lo spettacolo.

PRODEZZA ANNULLATA — La ripresa si apre con la massima emozione, peccato per la posizione irregolare di Castellanos che rende vana una giocata tecnica fenomenale: lancio di Cataldi, l’argentino controlla di petto e in rovesciata supera Gollini. La bandierina alta dell’assistente rende tutto vano. E il Var conferma. I primi 20’ passano senza sussulti, poi è Cataldi che da fuori a provare a dare una scossa, ma la palla finisce a lato. Due minuti dopo, al 67’, arriva la prima conclusione verso lo specchio del Napoli con Gaetano, da poco entrato, che al volo non trova lo specchio.

RESISTENZA — Alla mezz’ora la Lazio trova il primo corridoio in profondità: Isaksen crossa rasoterra, Catellanos prova il numero di tacco e Ostigard salva in scivolata. Mazzarri si gioca la carta Ngonge, al debutto. E il belga al primo guizzo conquista una punizione da buona posizione: il destro di Zielinski supera la barriera ma finisce sul fondo. Sarri ci prova con Vecino e Pedro: l’uruguaiano si inserisce bene due volte senza trovare il colpo di testa vincente. Finisce così come era cominciata, senza vincitori né vinti. E tanta noia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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È sempre Lautaro show:
un gol del Toro abbatte la Fiorentina
e l'Inter torna in testa

Il capitano nerazzurro decide la partita deviando in rete di testa su cross di Asllani.
Nel secondo tempo i viola sbagliano un rigore con Nico Gonzalez


Filippo Conticello


Con una partita in meno e un punticino in più della Juve. Ma, soprattutto, con la certezza feroce di poter vincere su ogni campo, di poter raggiungere l’obiettivo in tanti modi: spesso dominando, ma a volte anche soffrendo. Questo 0-1 di Firenze riporta l’Inter in vetta, il controsorpasso sulla Juve è la migliore notizia dopo la Supercoppa appena vinta per Simone Inzaghi. Non fa rumore, invece, che a risolvere sia stato il solito cannibale: Lautaro è già al gol 22 in stagione, chissà dove potrà arrivare di questo passo. La Viola di Italiano può mangiarsi i gomiti per tante occasioni prodotte e soprattutto per il rigore divorato da Nico Gonzalez: il ritorno dell’argentino servirà eccome, ma il suo calcio in bocca a Sommer del potenziale pareggio grida vendetta.

L’AVVIO — La squadra di Inzaghi, altamente sperimentale in mezzo per colpa delle squalifiche di Calha e Barella sostituiti da Asllani e Frattesi, ritrova Bastoni a sigillare una linea difensiva in cui riposa Acerbi. Dimarco, spremuto dalle fatiche arabe, cede invece la fascia sinistra a Carlos Augusto. Dall’altro lato pure Italiano, come da tradizione, rimescola il mazzo: Nico Gonzalez era la tentazione della vigilia, ma alla fine l’argentino inizia dalla panchina lasciando il campo a Ikoné. In più, nel riscaldamento pre-partita Sottil, annunciato in formazione, alza bandiera bianca. Ecco allora la sorpresa Nzola, che porta a uno spostamento delle pedine sulla scacchiera: l’angolano diventa il centravantone unico e Beltran scala alle sue spalle nel 4-2-3-1, con Bonaventura-Ikoné ai lati. Con questa struttura la Fiorentina governa in maniera promettente l’inizio della partita: quando segna con Nzola, la rete viene annullata per fuorigioco. Se il possesso palla è in mano alla squadra di casa, le occasioni migliori sono però tutta dell’Inter, rapida e verticale nel ripartire. Un regalo non richiesto di Ranieri porta Lautaro alla prima di tante conclusioni, poi Faraoni fa un miracolo in spaccata quando Thuram si invola e serve a porta vuota Carlos Augusto. Alla terza occasione, la palla entra e chi poteva mai esultare, se non Lautaro? Alla collezione di stagione mancava una rete così, una girata di testa direttamente da angolo. Una rete arrivata al 15’ e convalidata dopo che il Var ha passato al microscopio un contatto con Parisi, rimasto a terra a lungo dopo lo 0-1.

I TENTATIVI VIOLA — Il copione del match non cambia poi tanto perché la viola è volenterosa ma pure un po’ fumosa, mentre l’Inter bada terribilmente alla sostanza. Sempre in contropiede, i nerazzurri costruiscono l’occasione del raddoppio con una combinazione marcata ThuLa. Lo strappo di Thuram è poderoso: lo inseguono in quattro in campo aperto senza riuscire a stargli dietro, ma il francese corre talmente veloce da perdere il passo e cadere goffamente. La mediana interista non sembra patire poi tanto la voragine causata dalle squalifiche, soprattutto perché Mkhitaryan è una zanzara fastidiosa e funzionale al piano partita di Inzaghi: recupera palloni in serie e riparte sempre con la palla. Asllani mostra finalmente lampi di personalità e poi Frattesi è il solito assaltatore specializzato: anche lui va vicino allo 0-2 e costringe Terracciano alla parata. Nell’ultimo quarto d’ora, però, i viola iniziano davvero ad essere pericolosi, come non erano riusciti prima: Bonaventura, storicamente un incubo nerazzurro, costringe Sommer a un vero miracolo di puro istinto. Poi su un angolo, una cintura di Bastoni a Ranieri fa schiumare il Franchi di rabbia: arbitro e Var non intervengono, c’è materiale per moviolisti. Non bastasse, Bastoni deve aggiungere pure un grande intervento su Nzola servito da Faraoni: una dopo l’altra, prove di riscossa viola.

SOMMER MURO — Per tentare il ribaltone Italiano lascia negli spogliatoi Arthur e inizia il secondo tempo con Maxime Lopez a dare le carte in mezzo accanto a Duncan. Il problema, però, è quello di sempre in casa Fiorentina: il baricentro troppo alto che apre il fianco alle ripartenze in serie degli interisti. Micki, insolitamente impreciso, sbaglia l’ultimo messaggio e Lautaro, ingordo, tenta più di una conclusione. L’arma migliore dei toscani a quel punto non può che alzarsi dalla panchina: Nico è la preghiera del tecnico siciliano per l’ultima mezzora, torna in campo dopo un mese al 16esimo della ripresa. Anche Inzaghi ne approfitta per aggiungere contemporaneamente sangue fresco a una squadra stanca dopo i giorni al caldo di Riad: Acerbi per l'ammonito Bastoni, Dumfries per Darmian e Arnautovic per Thuram. L’austriaco appena entrato segna in fuorigioco, prima che al centro del palcoscenico salga Nzola. L’angolano è pericoloso con una girata a colpo sicuro, murata alla garibaldina da Pavard. Poi è sempre lui a prendersi i pugni in faccia di Sommer in uscita: riesce a colpire la palla prima del portiere svizzero e a guadagnarsi un rigore solare (certificato, però, solo via Var). A quel punto, Nico avrebbe l’occasione di un ritorno da eroe davanti al suo popolo, ma dal dischetto calcia come fanno tanti, col saltino, e tanta sufficienza: Sommer para facilmente alla sua destra, esattamente alla stessa maniera con cui aveva fermato Jorginho con la sua Svizzera (e tolto il Mondiale all’Italia di Mancini). Nico riesce a fare perfino peggio di Ikoné col Napoli in Arabia, fresco ricordo per tutti i tifosi della Fiorentina, ma la doccia gelata spegna gli ardori viola. Per congelare ancora di più la partita Inzaghi inserisce Sanchez per l’esausto Lautaro: la capolista ha una rosa assai ampia da gestire, questa vittoria importantissima è qui a certificarlo un’altra volta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Roma di De Rossi concede il bis:
Dybala e Pellegrini sbancano Salerno



Dopo il successo sul Verona all'esordio per il sostituto
di Mourinho arriva anche la vittoria sulla Salernitana.
Le reti nella ripresa: rigore della Joya,
raddoppio del capitano con Kastanos che accorcia


Andrea Pugliese

Lo aveva detto alla vigilia, “servono anche le spigolature giuste per vincere le partite sporche”. E De Rossi è stato quasi profeta, in tal senso, perché la Roma porta a casa i tre punti con due gol su due tiri. Il minimo indispensabile, tutto nella ripresa, dopo un primo tempo in cui i giallorossi avevano subito a lungo i granata. Inzaghi, invece, sbaglia qualcosa nelle scelte iniziali e si rammarica per i tanti errori sotto porta dei suoi attaccanti.

SOLO GRANATA — De Rossi conferma la difesa a 4, recuperando anche Mancini e Cristante dopo la squalifica con il Verona. Inzaghi, invece, lascia fuori Kastanos e Zanoli e davanti si affida ai centimetri di Simy, vista anche l’assenza di Dia. La Roma gioca un calcio dinamico, fatto di possesso palla e uno-due negli ultimi trenta metri, con la costruzione dal basso fatta a tre e Cristante che si abbassa spesso a impostare al fianco di Llorente e Mancini. Gli esterni d'attacco vanno spesso a finire dentro, con i terzini a sovrapporre, sullo stile di Luis Enrique. Un calcio dinamico, appunto, ma che appare anche scolastico, a causa della lentezza della manovra romanista. Ed infatti in tutto il primo tempo i giallorossi costruiscono un solo pericolo con Lukaku, su cui è bravo a salvare in scivolata Gyomber. Poi, per il resto, è solo Salernitana, nonostante tutti i limiti dell’ultima in classifica. Simy si addormenta subito un paio di volte, Tchaouna svaria molto ma senza mai essere decisivo, mentre Candreva disegna calcio un po’ ovunque: prima un tiro parato, poi uno alto a giro, quindi il lancio per Tchaouna che spreca tra le braccia del portiere avversario. Per Inzaghi poi arrivano anche il tiro di Bradaric ben parato da Rui Patricio e il colpo di testa di Simy contratto in extremis da Llorente. Insomma, a provarci è solo la squadra di casa, con Pellegrini (ammonito tra mille polemiche) che in pieno recupero rischia anche il rosso per un’entrataccia su Sambia. Si finisce con il 74% di possesso palla della Roma, ma un computo dei tiri che parla di 13-3 per la Salernitana.

VITTORIA GIALLOROSSA — Poi ad inizio ripresa succede subito l’imponderabile, con Maggiore che commette una sciocchezza gigantesca (braccio largo) su un colpo di testa innocuo di Cristante: calcio di rigore, con Dybala che insacca il quinto centro stagionale dal dischetto (settimo totale). Il problema della Salernitana sono i limiti tecnici di Tchaouna (che spreca un paio di buoni palloni per l’uno contro uno a campo aperto) e Simy (colpo di testa alto a botta sicura). Così arriva anche il raddoppio della Roma, con Dybala che ispira di tacco Karsdorp e l’olandese che pesca Pellegrini solo sul secondo palo. Sembra finita, ma non è così. Perché Inzaghi finalmente si decide a mandare dentro Kastanos, che aumenta la qualità delle giocate granata. E proprio il greco insacca di testa la rete della speranza e regala a Candreva la palla del pareggio, ma l’esterno va giù dopo un contatto lieve con Llorente. Scoppia il finimondo, piovono cartellini ovunque (ammoniti Candreva e Inzaghi, espulso il team manager granata Avallone). La Roma chiude con il 5-4-1, Ikwuemesi ci prova di testa, poi arriva il fischio finale. Nella sfida mondiale tra tecnici De Rossi esulta, Inzaghi piange.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 22ª Giornata (3ª di Ritorno)

26/01/2024
Cagliari - Torino 1-2
27/01/2024
Atalanta - Udinese 2-0
Juventus - Empoli 1-1
Milan - Bologna 2-2
28/01/2024
Genoa - Lecce 2-1
Verona - Frosinone 1-1
Monza - Sassuolo 1-0
Lazio - Napoli 0-0
Fiorentina - Inter 1-0
29/01/2024
Salernitana - Roma 1-2

Classifica
1) Inter(*) punti 54;
2) Juventus punti 53;
3) Milan punti 46;
4) Atalanta(*) punti 36;
5) Roma punti 35;
6) Fiorentina(*) e Lazio(*) punti 34;
8) Bologna(*) punti 33;
9) Napoli(*) punti 32;
10) Torino(*) punti 31;
11) Genoa e Monza punti 28;
13) Frosinone punti 23;
14) Lecce punti 21;
15) Sassuolo(*) punti 19;
16) Verona, Udinese e Cagliari punti 18;
19) Empoli punti 17;
20) Salernitana punti 12.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) una partita in meno
Bologna - Fiorentina, Torino - Lazio, Sassuolo - Napoli e Inter - Atalanta
sono rinviate per consentire alle formazioni Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter
di disputare semifinali e finali della Supercoppa Italiana a Riad (Arabia Saudita).
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Ribaltone Lecce nel recupero con Piccoli e Dorgu:
la Fiorentina si mangia le mani

I viola avevano rimontato con Mandragora e un gol
di Beltran su pasticcio di Falcone la rete di Oudin,
ma i salentini con due reti dopo il 90' ritrovano il successo,
che mancava da un mese e mezzo


Giuseppe Nigro


Due gol dopo il 90', il pari di Piccoli e il definitivo 3-2 di Dorgu, regalano al Lecce il ritorno al successo che mancava da un mese e mezzo, da metà dicembre col Frosinone, risultato che vale il +7 sulla zona retrocessione. Nell'anticipo della quarta di ritorno, la Fiorentina deve solo piangere se stessa se si vede sfuggire dalle mani l'accarezzato ritorno in zona Champions, con soli due punti nelle ultime quattro partite. E ci era andata a un passo, ribaltando la serata - dopo un primo tempo deludente - con Mandragora, Beltran su un regalo di Falcone e finalmente un atteggiamento molto più aggressivo di Italiano. Poi però troppa leggerezza nel recupero ha beffato i viola, ancora a secco di vittorie nel 2024.

FIORENTINA TRASPARENTE — Il risultato finale per la Fiorentina è l’onda lunga di metà partita buttata via. Italiano era sceso al Via del Mare preferendo Faraoni e Ranieri a Kayode e Milenkovic dietro, e soprattutto portandosi in panchina Gonzalez e l’ultimo arrivato Belotti: dentro Beltran con Nzola sulla destra e Sottil sulla sinistra, ma l’impatto con la partita di grande incisività sulle fasce dura solo pochi minuti. Il tempo di un paio di ripartenze ed è il Lecce ad aprire la scatola viola: ci riesce spingendo sulla sinistra sull’asse Banda-Gallo con Oudin in appoggio a mettere sotto torchio l’intesa tutta da costruire tra Faraoni e Martinez Quarta sul centro-destra e il lavoro di Maxime Lopez e Ranieri di supporto. E’ da qui che nasce il primo tempo da leoni degli uomini di D’Aversa, che con un gol e due legni raccolgono anche meno di quanto potrebbero contro una Fiorentina trasparente.

LECCE PADRONE — Il campo racconta la fame di un Lecce padrone: cross dalla sinistra di Gallo per l’inserimento di testa di Kaba che prende il palo mentre sul tapin di Almqvist salva Terracciano (11’). Poi Krstovic che con una gran palla cerca l’inserimento di Almqvist, fermato da Quarta con un fallo da rigore (e il giallo) poi trasformato dopo la revisione video in punizione dal limite (14’). E’ comunque il momento in cui si sblocca la partita, perché sul calcio piazzato di Oudin dal limite si apre la barriera tra Sottil e Bonaventura e il pallone si insacca per il vantaggio salentino (17’). E la Fiorentina deve ringraziare di nuovo il palo se, prima di riprendersi dopo la prima mezzora di torpore, il Lecce non raddoppia quando Banda servito in profondità dietro le linee, ancora tra Faraoni e Quarta, cerca Krstovic che si gira e prende il legno (27’). E c’è tempo prima del riposo perché anche perché Blin tutto solo sul corner non sprechi di testa il possibile 2-0.

IL RIBALTONE VIOLA — Dopo l’unico colpo battuto nel primo tempo - un cross dalla sinistra di Biraghi per la testa di Faraoni sul secondo palo, che non prende neanche lo specchio da ottima posizione (35’) - per accendere la Fiorentina serve lo shock del triplo cambio al riposo: Milenkovic, Belotti al debutto in viola e Mandragora che riapre la partita. Lo fa al 50’ ripulendo un pallone fuori area per superare Kaba e facendo partire la botta mancina dell’uno pari. Anche con quattro attaccanti dentro, e per l’ultima mezzora si rivede anche Gonzalez, la Viola prima sfiora il vantaggio con Maxime Lopez murato da Falcone poi lo raggiunge al 68’ ringraziando proprio il portiere salentino, che scambiando palla con Baschirotto in una rimessa dal fondo regala a Beltran in pressione un pallone solo da buttare dentro per il 2-1 toscano. Ma la traversa che nega a Belotti all’88’ il gol al debutto e alla Fiorentina la rete della sicurezza è l’inizio della fine per Italiano.

FIORENTINA TRASPARENTE—
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Il risultato finale per la Fiorentina è l’onda lunga di metà partita buttata via. Italiano era sceso al Via del Mare preferendo Faraoni e Ranieri a Kayode e Milenkovic dietro, e soprattutto portandosi in panchina Gonzalez e l’ultimo arrivato Belotti: dentro Beltran con Nzola sulla destra e Sottil sulla sinistra, ma l’impatto con la partita di grande incisività sulle fasce dura solo pochi minuti. Il tempo di un paio di ripartenze ed è il Lecce ad aprire la scatola viola: ci riesce spingendo sulla sinistra sull’asse Banda-Gallo con Oudin in appoggio a mettere sotto torchio l’intesa tutta da costruire tra Faraoni e Martinez Quarta sul centro-destra e il lavoro di Maxime Lopez e Ranieri di supporto. E’ da qui che nasce il primo tempo da leoni degli uomini di D’Aversa, che con un gol e due legni raccolgono anche meno di quanto potrebbero contro una Fiorentina trasparente.
LECCE PADRONE— Il campo racconta la fame di un Lecce padrone: cross dalla sinistra di Gallo per l’inserimento di testa di Kaba che prende il palo mentre sul tapin di Almqvist salva Terracciano (11’). Poi Krstovic che con una gran palla cerca l’inserimento di Almqvist, fermato da Quarta con un fallo da rigore (e il giallo) poi trasformato dopo la revisione video in punizione dal limite (14’). E’ comunque il momento in cui si sblocca la partita, perché sul calcio piazzato di Oudin dal limite si apre la barriera tra Sottil e Bonaventura e il pallone si insacca per il vantaggio salentino (17’). E la Fiorentina deve ringraziare di nuovo il palo se, prima di riprendersi dopo la prima mezzora di torpore, il Lecce non raddoppia quando Banda servito in profondità dietro le linee, ancora tra Faraoni e Quarta, cerca Krstovic che si gira e prende il legno (27’). E c’è tempo prima del riposo perché anche perché Blin tutto solo sul corner non sprechi di testa il possibile 2-0.

IL RIBALTONE VIOLA — Dopo l’unico colpo battuto nel primo tempo - un cross dalla sinistra di Biraghi per la testa di Faraoni sul secondo palo, che non prende neanche lo specchio da ottima posizione (35’) - per accendere la Fiorentina serve lo shock del triplo cambio al riposo: Milenkovic, Belotti al debutto in viola e Mandragora che riapre la partita. Lo fa al 50’ ripulendo un pallone fuori area per superare Kaba e facendo partire la botta mancina dell’uno pari. Anche con quattro attaccanti dentro, e per l’ultima mezzora si rivede anche Gonzalez, la Viola prima sfiora il vantaggio con Maxime Lopez murato da Falcone poi lo raggiunge al 68’ ringraziando proprio il portiere salentino, che scambiando palla con Baschirotto in una rimessa dal fondo regala a Beltran in pressione un pallone solo da buttare dentro per il 2-1 toscano. Ma la traversa che nega a Belotti all’88’ il gol al debutto e alla Fiorentina la rete della sicurezza è l’inizio della fine per Italiano.

FINALE DA FILM — Se gli ospiti alzano il piede dall’acceleratore troppo presto, i salentini non smettono mai di crederci rilanciati dall’ingresso nel finale di Piccoli e Sansone. Il simbolo della spina staccata è il disimpegno su calcio d’angolo leccese con cui Nzola offre un assist sulla testa proprio di Piccoli, che imperioso nello stacco infila dopo il 90’ un’incornata vincente che già da sola sembra dare il senso alla serata. Finisce in realtà che la botta di adrenalina frutta al Lecce nel giro di due minuti il gol del 3-2: cross da destra per la girata di Krstovic murata da Terracciano, ma sulla respinta Dorgu la mette nell’incrocio e fa esplodere il Via del Mare in una gioia liberatoria che mancava dal 16 dicembre. Iniziata la stagione con tre inattese vittorie nelle prime cinque partite, nelle ultime 17 l’unico successo era stato quel 2-1 sul Frosinone di un mese e mezzo fa e nelle ultime sei partite aveva fatto solo un punto col Cagliari. La zona retrocessione si allontana per il Lecce, alla Fiorentina restano solo i rimpianti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Poche emozioni, un palo e nessun gol:
Empoli e Genoa si accontentano

Una gara senza particolari sussulti:
nei secondi finali espulso De Winter per doppia ammonizione


Simone Battaggia


Un punto a testa che tutto sommato fa bene sia a Empoli e sia il Genoa, perché entrambe proseguono la striscia positiva. Al Castellani finisce 0-0 e le maggiori emozioni si vivono nella ripresa, con gli azzurri che hanno colpito un palo (girata di Cambiaghi toccata da Bani) e con i genoani che hanno accelerato davvero solo nell’ultima mezz’ora, quando Gudmundsson ha alzato il ritmo delle giocate e Vitinha ha mostrato numeri importanti. Per i toscani di Nicola, il terzo risultato utile di fila e la che bisognerà continuare a lottare così per salvarsi. Per i rossoblù di Gilardino, i risultati utili di fila diventano 8, ma per fare il salto di qualità serve un po’ più di intraprendenza.

LA MOSSA DI NICOLA — Sostituito dal vice Tano Caridi in panchina, Gilardino cerca il quarto risultato utile fuori casa ritrovando in mezzo al campo il capitano Badelj e Frendrup, uomo imprescindibile per presenza nei contrasti (79, top in Serie A). Poche novità: Vitinha resta in panchina, sulla destra c’è Spence e Sabelli si sposa a sinistra, mentre davanti Retegui fa coppia con Gudmundsson. Anche l’Empoli orfano di Baldanzi tiene in panchina il nuovo arrivo Niang: dopo il 3-0 al Monza e il pari a Torino con la Juve, davanti è confermato Cerri, con alle spalle Cambiaghi e Zurkowski. Nicola, grande ex, si affida ancora al 3-4-2-1, con Ismajli, Walukiewicz e Luperto in difesa. Il primo tempo offre pochi spunti, e sono prevalentemente di colore azzurro. A sinistra Cambiaghi mette in difficoltà De Winter, procurandosi al 12’ un calcio di punizione cui Maleh da una traiettoria perfida: Retegui spizza, la palla attraversa lo specchio della porta facendo tremare i 4000 genoani al Castellani. Tre minuti più tardi ancora Cambiaghi scende sulla sinistra, salta De Winter ed entra in area, ma il tiro rasoterra sul primo palo non spaventa Martinez. Il Genoa fatica a trovare spazi, Malinowskyi cerca le imbucate per Retegui ma a volte è impreciso e a volte scatta il fuorigioco, Gudmundsson si abbassa molto sulla sinistra per cercare il pallone ma raramente Ismajli e Bereszynski gli danno spazio. Al 26’ i genoani esultano, ma sull’angolo di Gudmundsson, Sabelli è in fuorigioco sulla prima girata a rete e quindi non è valido il gol segnato dopo che Caprile ha compiuto un miracolo anche su Retegui. L’impressione è che l’Empoli di Diana, molto solido, abbia trovato il modo di inceppare le iniziative del Genoa, che deve stare attento a non prendere troppo alla leggera certi possessi in difesa perché Cambiaghi e Zurkowski sono in agguato.

PALO ED EMOZIONI — Nella ripresa Gilardino mescola le carte inserendo Ekuban per Malinowskyi, con l’attaccante che va a fianco di Retegui e Gudmundsson che scala a centrocampo per ispirare le punte, ma nella prima pare della frazione è ancora Empoli. Al 6’ gli ospiti tremano: Cerri è bravo a trovare Cambiaghi che gira a rete, il tiro è deviato da Bani e finisce sul palo. Man mano il Genoa cresce, Ekuban lavora molto, Frendrup sale di livello in interdizione, Gudmundsson si fa vedere di più con la palla. Cambiaghi deve spendere un giallo per fermare l’islandese e quando Gilardino toglie Retegui per dare l’esordio a Vitinha, i pericoli per la difesa dell’Empoli aumentano. Al 33’ Spence colpisce di testa su cross i Sabelli e a porta vuota salva Luperto. La partita sale di ritmo, dopo Cancellieri entra anche Destro e l’Empoli prova a colpire, Gyasi avrebbe una palla buona da tirare al volo dal limite ma non si fida e perde l’occasione, Destro ci prova anche di tacco ma Martinez para. Al 90’ una deviazione di Luperto salva Caprile sul tiro di Gudmundsson. Ultimo brivido per il Genoa: De Winter atterra Fazzini e viene espulso per doppia ammonizione, sulla punizione Cacace tira alto, mentre sul rovesciamento di fronte Ekuban va a terra al limite ma nel contatto con Gyasi non c’è fallo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Più Udinese che Monza, ma il gol è un tabù: inevitabile 0-0



Friuliani pericolosi più volte nel primo tempo con Lucca e Thauvin,
nella ripresa i brianzoli alzano il baricentro ma creano un solo pericolo al 90'


Francesco Velluzzi

Doveva essere la partita della svolta per l’Udinese di Gabriele Cioffi contro il Monza di Raffaele Palladino dopo i tormenti del caso Maignan contro il Milan e la batosta di Bergamo. Invece l’unica nota lieta è che i bianconeri non prendono gol. Ma non riescono a farne uno (finisce 0-0) ai brianzoli (con i quali non hanno mai perso in A) che portano a casa quel che serve in una gara in cui non certo brillano, subiscono nel primo tempo la forza d’urto di Thauvin e Lucca, ma blindano il loro fortino. La classifica resta dignitosa anche se è difficile pensare a progetti più ambiziosi. L’Udinese fa solo un passettino in avanti, ma in casa serve un altro passo. Senza colpi da tre punti, si lotta nella bagarre fino alla fine. E questa squadra non sembra in grado di imprimere un cambio di passo. L’unico segnale si è avuto nel 3-0 al Bologna, ma due successi in 23 partite sono davvero troppo pochi. Ora spetta alla proprietà (i Pozzo) decidere cosa fare. Se prendere provvedimenti.

LO STADIO — È la partita post Milan, post caso Maignan. Gli effetti della curva nord chiusa incidono anche su tutto lo stadio, che invece è stato riaperto. La Sud è praticamente vuota, i tifosi del Monza, per solidarietà, non sono venuti, gli ultras bianconeri sono fuori dall’impianto. E nei distinti, dove avrebbero avuto accesso, a 14 euro, non c’è di certo il pienone, nonostante la giornata non sia gelida. In campo Le squadre entrano in campo e quella che stupisce di più è l’Udinese. Cioffi rinuncia a Samardzic, gioca Pereyra a destra, Lovric e Payero interni. Thauvin con Lucca davanti. La vera novità è il debutto di Giannetti al centro della difesa, con Perez che tona a destra e Kristensen a sinistra a occuparsi di Colpani. Palladino immette Djuric dall’inizio con Colpani e Mota Carvalho a supporto. Ciurria è a destra, Birindelli a sinistra. Ma la prima parte della gara è tutta l’Udinese che una cosa la fa benissimo: chiude tutte le linee di passaggio ai rossi di Monza. Che non riescono mai a trovare l’imbucata. Il più attivo è Lucca che ingaggia un duello con Di Gregorio, che qui ricordano con la maglia del Pordenone. Lucca è sveglio, pressa, roba palla è appena può scarica il tiro sul quale c’è sempre il numero 16 in maglia gialla. Dall’altra parte Okoye fa lo spettatore. L’Udinese combina bene, passaggi e scambi rapidi grazie a Pereyra in quella posizione e a un Thauvin di classe decisamente superiore. Quando si accende è innanzitutto uno spettacolo. Al 17’ serve a Payero una gran palla che l’argentino calcia peggio di come aveva fatto prima Lovric. Al 27’ l’unico ne: il giallo a Pereyra (su Mota) che lo costringerà a saltare la Juventus che lo rivoleva a gennaio. Poi Di Gregorioontinua a respingere o a mandare in angolo s Thauvin due volte, su Lucca al 44’, producendo l’intervento più difficile fino a quel momento. Nella ripresa Palladino qualcosa dovrà cambiare perché se i friulani tengono questo palleggio e questo ritmo prima o poi troveranno quello che cercano.

SECONDO TEMPO — Palladino aggiusta solo la difesa inserendo Andrea Carboni al posto di un distratto Caldirola. Ma dopo un minuto si gira la caviglia di Colpani. Che, comunque, zoppicante, torna in campo. Per poco. Perché al 12’ al suo posto entra Valentin Carboni. Che va in campo assieme a Zerbin sostituto di uno spento Birindelli. Anche Cioffi deve ricorrere ai cambi: Pereyra si fa male, dentro Ehizibue. Il Monza alza il baricentro e un errore di Walace rischia di creare un grosso guaio all’Udinese. La chiusura di Giannetti è provvidenziale. Coffi capisce pure lui che qualcosa deve fare perché la sua squadra ha perso il ritmo della prima parte. E quindi, al 23’ ecco Samardzic per lo spento Payero e Kamara per Zemura. In effetti l’ingresso del serbo dà un po’ più di anima e muove qualcosa anche se l’Udinese fatica ad arrivare dentro l’area. Non serve neppure l’ingresso (tardivo) di Brenner a 2’ dalla fine. Non succede nulla da una parte e dall’altra. L’Udinese becca più di un fischio, il Monza conquista il punto che voleva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Pioli azzecca i cambi e Jovic la piazza ancora:
il Milan passa a Frosinone nel finale

I rossoneri non sono brillanti ma sfruttano tutto il loro
potenziale offensivo negli ultimi minuti di gara.
Decisivo anche Giroud: un gol e un assist.
Gli uomini di Di Francesco giocano un buon match
ma pagano le amnesie difensive


Luca Bianchin


Il Milan, per la cena del sabato, cucina il suo signature dish, il piatto-icona che lo ha reso famoso: la partita pazza, con occasioni create e concesse, venti minuti di blackout totale e la reazione d’orgoglio. Ah, c’è anche la classica guarnizione: il gol decisivo di Luka Jovic, sempre più uomo della provvidenza. Frosinone-Milan finisce 2-3, con gol di Giroud, Soulé su rigore, Mazzitelli, Gabbia e Jovic. E’ una conferma: chi guarda Leao e i suoi fratelli, quest’anno, si esalta, si dispera, mai si annoia. Banali conti di classifica: il Milan sale a 49 punti e guarda un po’ più da vicino Inter e Juve, il Frosinone resta a 23 e si guarda dietro. “Scudetto” resta sul libro delle parole vietate ma Pioli domani si metterà davanti a Inter-Juve e chissà… Sa che Frosinone gli ha dato un allarme e una speranza. L’allarme: contro una squadra giovanissima - sette titolari nati dal Duemila contro uno – il Milan ha concesso e subìto tantissimo. La speranza: i gol di Gabbia e Jovic sono simbolici per una squadra che non molla e trova risorse dall’ultimo arrivato e dalla eterna riserva dell’attacco. Una riserva che ora, ecco, meriterebbe anche una chance dall’inizio.

I GOL — Il vantaggio del Milan arriva dopo 17 minuti. Reijnders ruba a Soulé in mezzo al campo, Loftus-Cheek strappa come fa di questi tempi e Leao disegna per Giroud. Gran palla, che Oli G gira in porta di testa. Il Milan è avanti, il Frosinone deve attaccare e viene facile fare il fenomeno con gli amici: “Beh, lettura tattica chiara, Leao ha spazio ed è marcato da Gelli, una mezzala adattata terzino. Ora segna e crea il raddoppio”. Appunto, va alla rovescia. Gelli attacca, crossa e Leao tocca con il braccio. Rigore, che Soulé imbuca. Prima volta di un giocatore del Frosinone in doppia cifra in A. Il meglio però arriva nel secondo tempo. Soulé dopo 20 minuti vede il corridoio centrale per Mazzitelli, che taglia verticale, brucia Bennacer (in ritardo) e incrocia col destro. Maignan fa una delle figure peggiori della sua stagione e il Frosinone va avanti 2-1. Il pareggio nasce da un cross di Adli che Giroud, con una sponda, trasforma in un assist per Gabbia, ormai un titolare. Il 3-2 Milan da un cross di Bennacer che rimbalza malamente su Valeri. Jovic, in zona, fa quello che fanno le punte: gol.

LA PARTITA — Di Francesco se la gioca con due terzini inediti – Gelli e Brescianini, due centrocampisti – e manda Harroui largo a sinistra per tenere insieme Soulé e Seck. Pioli sceglie la stessa formazione per la quarta partita consecutiva, mai fatto da nessun allenatore in questa Serie A. Brescianini, laggiù a sinistra, fa un figurone e il Frosinone se la gioca, prende gol dopo 17 minuti ma crea subito tre occasioni: un’azione Harroui-Brescianini chiusa con un tiro centrale e un’improvvisazione di Seck, che si sposta la palla e col mancino obbliga Maignan al tuffo. La terza occasione è il rigore del pareggio. Leao, forse spinto dai sensi di colpa per non aver tenuto le mani a posto, avvicina il gol tre volte prima che sia intervallo: un’azione personale chiusa con tiro su Giroud, un contropiede in cui non aggancia un cross di Giroud, un tiro-cross deviato da Okoli che obbliga Turati alla paratona. Sembra la presa di coscienza del Milan, invece nel secondo tempo entra solo il Frosinone che prende in mano la partita, palleggia sereno e crea occasioni. Kaio Jorge calcia al 12’ ma è solo quando segna Mazzitelli che il Milan reagisce, costruendo un finale di occasioni, ribaltoni e festa sotto la curva.

FROSINONE DA APPLAUSI — I gialli escono dal sabato sera con l’idea di essere una squadra, di avere idee ma zero cinismo. In una parola, di essere giovani (e si sapeva). La salvezza, che a oggi sarebbe meritata, passerà dalla capacità di portare a casa qualche punto sporco, brutto e cattivo. La qualità invece c’è tutta: Demba Seck ha giocato la miglior partita da una vita, Soulé ha fatto bene anche da trequartista, Mazzitelli ha segnato ancora.

MILAN DI CARATTERE — Il Milan invece è vissuto come sempre sulle onde della sua discontinuità: è stato il solito nel primo tempo – occasioni create e concesse, improvvisazioni dei singoli -, pessimo dopo l’intervallo, deciso a provare a ribaltarla quando è andato in vantaggio. Qui si nasconde la notizia migliore per Pioli: il suo Milan non molla e ha soluzioni in panchina. Jovic è la più evidente ma nel secondo tempo, quando la partita si è decisa, in campo c’erano anche Okafor e Bennacer, che pochi possono permettersi di tenere seduti. Ah, qualche numero per chiudere. Pioli da quasi un mese prende gol in tutte le partite e in quattro delle ultime cinque ha subito almeno due gol: non va bene. Con il Napoli servirà più solidità e andrà trovata senza Reijnders, diffidato e ammonito. In compenso, il Milan con 46 gol segnati avvicina l’Inter nella gara tra i migliori attacchi del campionato. Quarantasei, come il numero di Gabbia. Il destino, certe volte…

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna, la Champions è sempre lì:
da 1-2 a 4-2 col Sassuolo, ora è 4° con l'Atalanta



Derby dell'Emilia emozionante: rossoblù a segno con
l'autorete di Viti e i gol di Fabbian, Ferguson e Saelemaekers


Matteo Pierelli

Cuore e coraggio. Voglia di vincere e capacità di tirarsi sempre su. Il Bologna vince 4-2 una partita pirotecnica contro un Sassuolo che ha giocato bene per 70 minuti ma che poi ha ceduto agli assalti dei padroni di casa, mollando completamente negli ultimi minuti. La squadra di Thiago Motta (in tribuna per squalifica) porta così a casa il primo successo del 2024 e si ritrova al quinto posto, rimettendosi in carreggiata sulla strada che porta all’Europa. I neroverdi, invece, perdono la sesta partita su sei senza Berardi in questa stagione e sono sempre più invischiati nelle sabbie mobili della zona retrocessione. Eppure i neroverdi sono andati due volte avanti (prima con Thorstvedt e poi con Volpato) ma sono sempre stati ripresi e alla fine piegati.

GOL ED EMOZIONI — Il Bologna parte ancora senza Orsolini, come a San Siro contro il Milan: Thiago Motta (in tribuna per squalifica, al suo posto il vice Alexandre Hugeux) preferisce iniziare con Fabbian a destra e Urbanski a sinistra, davanti il solo Zirkzee. Dall’altra parte Dionisi, ancora senza Berardi, lascia in panchina Boloca e si presenta con Thorstvedt e Lipani davanti alla difesa. La partenza del Sassuolo è sorprendente: pressing alto e intensità mozzafiato che impedisce al Bologna di costruire dal basso con serenità. Un errore di Skorupski in disimpegno al 13’ consegna a Thorstvedt una palla che il norvegese non può sbagliare. Con i neroverdi in vantaggio il Bologna si sveglia, trascinato dal solito Zirkzee: una conclusione da fuori di poco a lato, una zampata dentro l’area che mette paura agli avversari e al 24’ il gol del pareggio dell’olandese: gran girata al volo deviata da Viti su cui Consigli non può fare nulla. La partita è piacevole, le due squadre giocano a viso aperto e un capolavoro di Volpato (gran sinistro a giro) riporta davanti il Sassuolo al 34’: è il primo gol in maglia neroverde per il talento di scuola Roma.

BOLOGNA IN CATTEDRA — Nella ripresa i padroni di casa alzano il ritmo, ma il Sassuolo non si fa schiacciare. Poi il Bologna cambia le fasce: dentro Orsolini a destra e Saelemaekers a sinistra e la partita cambia completamente. I rossoblù raggiungono il pareggio al 73’ con Fabbian, abile a girare di testa un cross al bacio dalla sinistra di Kristiansen. Da li in avanti è stato un monologo della squadra di Thiago Motta: il gol di Ferguson (diagonale chirurgico) all’83’ ha mandato al tappeto il Sassuolo, tramortito quattro minuti dopo da Saelemaekers, che con il suo ingresso ha spostato gli equilibri e mandato in estasi il Bologna.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Torino non sfonda: con la Salernitana finisce 0-0



La squadra di Juric fa la partita, crea alcune occasioni ma non riesce a colpire:
rallenta la corsa europea. Per i campani la salvezza si complica sempre di più


Mario Pagliara

Il Toro non riesce a battere in casa la Salernitana ultima della classe. Finisce zero a zero ed è un punto che delude le ambizioni europee della squadra di Juric, mentre è un pari d’oro per il gruppo di Pippo Inzaghi. Non è stata una bella partita, anzi è risultata piuttosto povera di emozioni e di occasioni. Il primo tiro nello specchio di tutta la gara arriva al 67’ ed è di Linetty. Nel finale, all’81’, la Salernitana pareggia i conti dei tiri in porta con Dia sul quale Milinkovic riesce ad arrivarci in tuffo salvando il risultato.

GARA BLOCCATA — Squadra che vince non si tocca. E Juric non smentisce il vecchio teorema del calcio: i granata piemontesi sono in campo all’ora di pranzo con la stessa formazione vittoriosa a Cagliari. L’unico cambio (forzato) è Sazonov al centro della difesa al posto dell’infortunato Buongiorno. Davanti, quindi, il Toro si affida al suo tridente verticale da prima scelta: Vlasic più Sanabria-Zapata. Pippo Inzaghi invece cambia e disegna una squadra molto abbottonata con l’unico obiettivo di impantanare la squadra di Juric, obiettivo che alla fine risulterà centrato in pieno. Ci sono gli esordi di Boateng e Pasalidis in difesa, più in generale sono cinque i calciatori schierati in partenza arrivati nel mercato invernale: ai due difensori si aggiungono Pierozzi, Zanoli e Basic. Salernitana con un 3-5-1-1 bloccatissimo, con Kastanos e Candreva ad alzarsi a turno per aiutare il solissimo Tchaouna. Nel primo tempo la partita è completamente bloccata: si va all’intervallo sullo 0-0 e con un possesso del Toro del 70%. Ma è un possesso sterile, perché il Toro non riesce a produrre occasioni. A metà partita nessun tiro nello specchio su entrambi i fronti. Al 41’ alza bandiera bianca il capitano torinista Rodriguez a causa di un infortunio muscolare: al suo posto dentro Masina, al debutto, arrivato due giorni fa dal mercato. Dopo Schuurs e Buongiorno, entra in infermeria anche lo svizzero: la difesa titolare di Juric di inizio stagione.

SALVA MILINKOVIC — In avvio di ripresa Candreva ci prova dalla distanza (5’) ma senza inquadrare lo specchio. Dopo otto minuti, Ricci sottoporta di testa pecca anche lui di precisione. All’ora di gioco, doppia mossa di Inzaghi: dentro Pellegrino (altro nuovo acquisto) per uno sfinito Boateng, entra anche l’attaccante Dia al posto di Tchaouna. Juric risponde con Pellegri al posto di Tameze e Djidji per Vlasic. Il Toro passa al 3-4-3 e prova a spingere. Il nuovo assetto produce al 22’ il primo tiro in porta della partita da parte di Linetty: Ochoa si salva in tuffo. Al 36’ la grande occasione ce l’ha la Salernitana: sugli sviluppi di un angolo, Bellanova commette un’ingenuità nel cuore dell’area lasciando che la palla arrivi sui piedi di Dia. Botta di prima intenzione, Milinkovic compie la sua prima parata in tuffo ma è di quelle pesanti: salva il Toro. Nel recupero la squadra di Juric si getta in attacco ma non basta a trovare lo spunto vincente. Un colpo di testa di Pellegri si spegne poco lontano dal palo e poco dopo cala il sipario.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Magia di Kvara all'87': il Napoli ribalta il Verona

Accade tutto nella ripresa: vantaggio ospite con Coppola,
pareggio su autogol di Dawidowicz e poi rete capolavoro del georgiano


Vincenzo D'Angelo


Un arcobaleno magico, dritto all’incrocio dei pali. C’è voluta una giocata da fuoriclasse di Kvaratskhelia per dare un calcio alla crisi e scacciare via i fantasmi di una stagione che era prossima ad andare in archivio già ai primi di febbraio. Il Napoli batte il Verona 2-1 in rimonta e succede tutto negli ultimi venti minuti. Un colpo di testa di Coppola aveva portato avanti l’Hellas e spinto gli azzurri in fondo al burrone di una crisi senza precedenti, ma poi l’orgoglio dei campioni e la verve dei nuovi hanno fatto la differenza. Prima il pareggio su autogol di Dawidowicz propiziato da Ngonge, su bellissima azione del redivivo Lindstrom. Poi riecco Kvaratskhelia (dopo intercetto fondamentale di Mazzocchi, altro neoacquisto), che quando vede Verona s’illumina. Una magia da tre punti che non vale solo la vittoria, ma che potrebbe essere la sliding doors della stagione del Napoli. Vittoria fondamentale per tutto l’ambiente, tre punti che aiutano il Napoli a restare agganciato al treno Champions.

MANCA IL GOL — Mazzarri aveva chiesto un Napoli arrembante, e per i primi venti minuti la squadra sembra averlo preso in parola. Kvara recrimina subito un rigore per un contatto molto al limite con Cabal (ma il Var opta per lasciare la decisione di campo) poi inizia il suo duello con Montipò: primo tiro a giro che fa volare l’estremo difensore dell’Hellas, secondo tentativo con una bordata al volo dal limite, che il portiere riesce addirittura a bloccare a terra sulla linea, evitando il tap-in di Simeone. Fino al 25’ l’Hellas non supera la metà campo, ma il Napoli non sfonda e piano piano rallenta ritmi e pressione. Il ritorno al 4-3-3 produce la spinta dei terzini e gli inserimenti delle mezzali, ma c’è troppo traffico al centro e il Napoli finisce sempre per sbattere sul muro veronese.

EQUILIBRIO — Dopo l’intervallo nessun cambio. Cambia invece l’atteggiamento del Verona che nei primi 4’ va tre volte vicino al vantaggio. Prima Coppola al volo non trova la porta dopo punizione laterale, poi Lazovic impegna da fuori Gollini e sul seguente angolo Cabal di testa manda di poco a lato. Passato lo spavento, il Napoli torna ad “arrembare” l’area avversaria, ma è ancora Montipò a salvare d’istinto su deviazione ravvicinata di Simeone. Il Verona è ordinato e quando può riparte, spaventando il Napoli: Folorunsho (proprietà Napoli) al 12’ va vicinissimo al gol da cinetica, con splendida acrobazia.

HELLAS AVANTI — Mazzarri prova a ridisegnare il Napoli col 4-2-3-1, con Lindstrom trequartista e Ngonge largo al posto di Politano. Ma dopo i cambi il primo brivido è ancora a favore del Verona, con una punizione di Duda che taglia l’area senza trovare una deviazione amica. Deviazione che arriva invece puntuale su un altro calcio di punizione laterale (27’), con Coppola che svetta più in alto di tutti e infila Gollini per il clamoroso vantaggio Hellas. Il Napoli reagisce a testa bassa ma sbatte sempre su Montipò formato Supereroe: prima respinge una conclusione di Mazzocchi, poi vola a mettere in angolo la colèe di Lindstrom (31’).

RIMONTONA — Ma il Napoli c’è, spinge con convinzione e al 34’ trova il pari: Lindstrom strappa sulla trequarti, manda al bar un avversario e offre a Ngonge un assist d’oro con cui il grande ex trova l’1-1, con la decisiva complicità di Dawidowicz. Anguissa (36’) da fuori sfiora il palo, poi è Simeone a divorarsi l’occasionissima del vantaggio un minuto più tardi, su bella imbeccata di Kvara. Sembra un’altra giornata stregata, ma ci pensa Kvaratskhelia a trascinare Napoli fuori dall’inferno: break centrale di Mazzocchi, Kvara si gira e dal limite d’interno manda la palla all’incrocio, facendo esplodere il Maradona. Nel recupero lo stadio è tutto in piedi per dare supporto alla squadra: tre punti di infinita sofferenza. Tre punti, però, che sanno ancora di speranza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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