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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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De Ketelaere show, l'Atalanta fa piccola la Lazio:
Gasp 4° a +3 sul Bologna

Apre un perla di Pasalic, poi la doppietta (uno su rigore) di CDK.
A Sarri non basta il rigore finale di Immobile


Stefano Cieri


L’Atalanta non si ferma più. Batte nettamente la Lazio, conquistando la settima vittoria consecutiva al Gewiss tra campionato (6) e Coppa Italia (1) e si tiene stretto quel quarto posto che significa Champions. Partita mai in discussone, anche se nl finale la Lazio prova a riaprirla, quando però i giochi sono già fatti. Per 75 minuti, fino al 3-0 di De Ketelaere, in campo c‘è solo la squadra di Gasperini. Che dispone a suo piacimento dell’avversario, realizza tre reti, ne sfiora almeno altre quattro. La Lazio non c’è proprio. Incappa un’altra di quelle giornate (come in Supercoppa con l’Inter) in cui fa completamente scena muta. Unica nota postiva per Sarri il ritorno al gol di Immobile.

SOLO ATALANTA — Il primo tempo è un monologo dei padroni di casa. La squadra di Gasperini comincia guardinga (in avvio di gara Felipe Anderson non sfrutta una buona palla servitagli da Luis Alberto), ma con il passare dei minuti prende il comando delle operazioni. Rispetto ad una Lazio che resta a metà del guado (non affonda come vorrebbe, ma neppure difende come servirebbe) la formazione bergamasca dà invece l’idea di sapere cosa deve fare e di farlo al momento giusto. Gli uno contro uno del Gasp impediscono alla squadra di Sarri di ragionare. E i tentativi di ovviare alla situazione con i lanci lunghi non produce effetti. E’ cosi la squadra di casa a mettere subito le mani sulla partita. Al 15’ un mezzo miracolo di Provedel (parata di piede) nega il gol a Kolasinac. Ma l’1-0 arriva un minuto più tardi: cross di De Ketelaere dalla sinistra, testa di Scalvini che rimette in mezzo dove Pasalic (con i difensori della Lazio che restano a guardare) ha il tempo di stoppare e girare in rete. L’Aralanta rallenta e riparte come una orchestra che va sempre a tempo. La Lazio è ferma. Fino al 45’ l’unica conclusione verso la porta di Carnesecchi è una punizione dal limite di Luis Alberto che finisce di poco alta al 27’. La squadra romana non combina altro e allora è l’Atalanta a tornare a fare la voce grossa nella parte finale della prima frazione di gioco. Il 2-0 arriva grazie ad un rigore trasformato da De Ketelaere e concesso dall’arbitro Guida per un fallo di mano di Marusic. E allo scadere Holm, con un colpo di testa, va vicino al 3-0.

CHIUDE DE KETELAERE — Nella ripresa cambiano (in parte) i protagonisti, ma non cambia il copione della gara. Sarri mette subito dentro Casale (per Gila) e Pellegrini (per Lazzari), poi inserisce anche Immobile (per Castellanos), Pedro (per Isaksen) e Vecino (per Luis Alberto). Ma anche con mezza quadra diversa la formazione biancoceleste non combina nulla, resta passiva in balia dell’Atalanta. Che sfiora il 3-0 in almeno quattro occasioni prima di realizzarlo davvero. Provedel si supera su Pasalic e poi su Miranchuk, quindi è Scamacca (subentrato allo stesso Miranchuk qualche minuto dopo) a non inquadrare la porta per due volte da ottima posizione. Ma a chiudere i giochi ci pensa De Ketelaere alla mezzora con uno slalom che ubriaca Pellegrini e che si chiude con un tiro secco sul primo palo che sorprende Provedel. Il triplo vantaggio spinge i padroni di casa a rallentare il ritmo e così nel finale c’è un po’ di gloria anche per la Lazio. Che accorcia le stanze al 39’ su rigore, che Immobile si conquista (fallo di Kolasinac) e poi trasforma (199° gol in A). Poi al 45’ l’attaccante va vicino alla doppietta con un colpo di testa che sfiora il palo. Ma è tropo tardi per pensare ad una rimonta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/02/2024 00:59
 
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Sfida scudetto all'Inter:
un autogol di Gatti condanna la Juve.
E Inzaghi va a +4 su Allegri

Il difensore bianconero mette alle spalle di Szczesny nel tentativo di anticipare Thuram.
Ripresa ricca di occasioni da rete. Calhanoglu colpisce un palo


Andrea Ramazzotti


L'Inter allunga. La vittoria... di corto muso sulla Juventus permette a Inzaghi di andare a +4 (con una partita da recuperare) su Allegri e di tenere a distanza anche il Milan, terzo a -8. Il campionato è ancora lungo, ma il segnale dei nerazzurri, nello scontro diretto contro la principale rivale scudetto, è di quelli importanti perché Lautaro e compagni si impongono rischiando poco e soprattutto collezionano un altro clean sheet, il numero 14 in 22 giornate. Decisiva l'autorete di Gatti, ma pesa tanto anche la palla gol sprecata sullo 0-0 da Vlahovic. Alla fine il Meazza è una bolgia e l'Inter, che nel 2024 ha ottenuto 6 successi su 6, festeggia sotto la sua curva un'affermazione meritata. E' una notte di quelle da ricordare, forse la notte dell'allungo decisivo. Forse...

TANTA INTER, GATTI... FATALE — Inzaghi punta sui titolarissimi, con Darmian preferito a Dumfries. Allegri recupera Rabiot e Chiesa, ma solo il francese è titolare perché al fianco di Vlahovic c'è il turco Yildiz. Si gioca in un San Siro esaurito e con un colpo d'occhio da brividi. L'Inter parte forte con la verticalizzazione di Pavard che trova Thuram, ma sul traversone del francese, Gatti anticipa Mkhitaryan. L'armeno ci prova anche una manciata di minuti più tardi con una botta da fuori che viene deviata in angolo. La trama del film è chiara: i nerazzurri fanno la gara e la Juventus si difende con tutti gli effettivi piazzati dietro la linea del pallone. Le mezzali Rabiot e McKennie tamponano quando avanzano Pavard e Bastoni, Vlahovic pressa, mentre Gatti, Bremer e Danilo prendono di testa tutti i palloni che arrivano dalle fasce. Sull'unico traversone che "buca" la contraerea bianconera, Dimarco non sfrutta bene un lancio di Pavard e da ottima posizione "ciabatta" il tiro. La Signora pensa soprattutto a non prenderne perché Yildiz non è in palla e Vlahovic è un po' nervoso. Così ci vuole una chiusura fantastica di Bremer per anticipare Thuram, solo davanti a Szczesny dopo un bel lancio di Calhanoglu e un cross da sinistra di Dimarco. I ritmi non sono alti e si va a fiammate: quelle della Juventus arrivano dopo la mezzora con due contropiedi che Vlahovic (grave errore) e Kostic non concretizzano. Allegri si dispera quasi immaginando quello che sarebbe successo di lì a poco. Al 37' infatti l'Inter passa su azione manovrata, con il cross di Barella per l'inserimento di Pavard che in sforbiciata rimette in mezzo. Thuram si butta per deviare, ma il pallone sbatte sul petto di Gatti e termina alle spalle di Szczesny: dopo il controllo del Var il Meazza esplode e Inzaghi va all'intervallo avanti nel punteggio grazie all'unico tiro nello specchio di entrambe le formazioni (9-2 il totale delle conclusioni per i nerazzurri).

L'INTER REGGE — La Juve sembra iniziare la ripresa con lo stesso atteggiamento tattico e invece dopo pochi minuti il baricentro bianconero avanza. Adesso è l'Inter che aspetta e riparte. Dimarco ha sul piede la palla del 2-0, ma non inquadra la porta avversaria con il diagonale dal limite. Sfortunato invece Calhanoglu che scheggia il palo a Szczesny battuto. I padroni di casa alzano di nuovo i giri del motore, ma la Signora con Kostic ha una grande occasione per il pari che Mkhitaryan salva. Quello bianconero è comunque un lampo perché Lautaro e compagni palleggiano bene e vanno altre tre volte vicini al secondo gol con Thuram, Calhanoglu e con il Toro argentino. Allegri inserisce Chiesa e Weah per Yildiz e Kostic, con Cambiaso che si sposta a sinistra per lasciare la fascia destra a figlio d'arte. Una botta da fuori di Gatti finisce di poco fuori, dall'altra parte la volée a botta sicura di Barella, su gran lancio di Dimarco, trova la risposta del numero uno polacco. Il primo tiro nello specchio della Juventus arriva al 27', ma quello di Vlahovic è poco più di un passaggio per Sommer. Inzaghi cambia entrambi gli esterni (Dumfries e Carlos Augusto per Darmian e Dimarco) e poi spende la carta Arnautovic per Thuram. La capolista guarda il cronometro e inevitabilmente cerca di gestire i ritmi; Allegri prova il tutto per tutto con Alex Sandro, Miretti e il debuttante Alcaraz, dopo che Szczesny ha evitato il 2-0 su Arnautovic, autore di un errore comunque macroscopico sotto porta. Sommer però non corre pericoli e dopo 5 minuti di recupero il popolo nerazzurro festeggia. Lo scudetto adesso è un po' più vicino.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/02/2024 14:13
 
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De Rossi cala il tris: doppio Dybala,
la Roma travolge il Cagliari e torna al 5° posto



Terzo successo in 3 gare per il nuovo tecnico dei giallorossi,
a segno con Pellegrini al 2', Dybala al 23' e 51' su rigore e Huijsen al 59'


Andrea Pugliese

Stavolta no, stavolta è tutto diverso. Perché se con Verona e Salernitana erano arrivate due vittorie non suffragate dal gioco, con il Cagliari la Roma a tratti è stata addirittura scintillante. Finisce 4-0, ma il conteggio finale potrebbe essere anche più largo, considerando i due gol annullati a Lukaku e Bove ed il palo di Cristante. A portare la Roma solo a -1 dal quarto posto dell’Atalanta sono Dybala (doppietta e prestazione sontuosa), Pellegrini (rinato) e il giovane Huijsen. Ma è soprattutto Daniele De Rossi, la cui mano stavolta si inizia a vedere eccome sui meccanismi di gioco giallorossi.

GIOCO E GOL — De Rossi manda subito dentro Angelino, uno dei due nuovi arrivati in casa giallorossa, ma anche Ranieri lancia subito nella mischia Mina e si gioca la doppia punta, Lapadula al fianco di Petagna. Si inizia ricordando una leggenda come Giacomo Losi (455 partite in giallorosso), tra immagini sui megaschermi, minuto di raccoglimento e lutto al braccio per la Roma. Poi la gara, con Pellegrini che insacca subito, dopo appena 2' di gioco, su angolo di Dybala. E’ il gol che cambia la partita, anche perché rispetto a Verona e Salernitana stavolta la Roma gioca bene. Angelino ha qualità e visione di gioco, Pellegrini è un po’ ovunque e Dybala è un campionario di cose bellissime. E così le occasioni arrivano, dal palo di Cristante ai due spunti di El Shaarawy, fino al 2-0 proprio della Joya, al termine di un’azione da manuale del calcio. E il Cagliari? Il gol a freddo cambia i piani di Ranieri, ma Prati non riesce mai a costruire qualcosa di interessante e Petagna davanti è troppo morbido. Così le occasioni sono ancora giallorosse, con il tiro a giro di Dybala che esce di poco e il 3-0 di Lukaku annullato per fuorigioco. Nel finale di tempo, invece, un sussulto dei sardi, con Rui Patricio costretto a dire di no a Lapadula e Marcenaro che prima concede il rigore per fallo di Llorente sullo stesso Lapadula poi si corregge con l’aiuto del Var.

DOMINIO ASSOLUTO — La ripresa si apre con il 3-0 giallorosso che di fatto chiude la partita: angolo di Dybala, testa di Cristante, mani di Petagna e rigore trasformato proprio dalla Joya, che si conferma infallibile dal dischetto. La partita è finita, il Cagliari è in ginocchio, Dybala e Lukaku sfiorano ancora il gol, che poi arriva poco dopo con Huijsen, perfetto nello stacco su angolo di Paredes. Poi c’è la girandola dei cambi, da una parte e dall’altra, con Ranieri che prova a cambiare qualcosa con il 3-4-1-2. Luvumbo mette un po’ di energia in più, ma è Zalewski dall’altra parte a regalare un paio di spunti di qualità. Poi Scuffet dice di no a Lukaku. Prima della fine arriva anche il 5-0 di Bove su una giocata sontuosa di Karsdorp, ma il centrocampista giallorosso è in fuorigioco. Finisce come era iniziata, con l’abbraccio tra De Rossi e Ranieri, due totem del romanismo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

02/02/2024
Lecce - Fiorentina 3-2
03/02/2024
Empoli - Genoa 0-0
Udinese - Monza 0-0
Frosinone - Milan 2-3
Bologna - Sassuolo 4-2
04/02/2024
Torino - Salernitana 0-0
Napoli - Verona 2-1
Atalanta - Lazio 3-1
Inter - Juventus 1-0
05/02/2024
Roma - Cagliari 4-0

Classifica
1) Inter(*) punti 57;
2) Juventus punti 53;
3) Milan punti 49;
4) Atalanta(*) punti 39;
5) Roma punti 38;
6) Bologna(*) punti 36;
7) Napoli(*) punti 35;
8) Fiorentina(*) e Lazio(*) punti 34;
10) Torino(*) punti 32;
11) Genoa e Monza punti 29;
13) Lecce punti 24;
14) Frosinone punti 23;
15) Sassuolo(*) e Udinese punti 19;
17) Verona, Cagliari e Empoli punti 18;
20) Salernitana punti 13.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) una partita in meno
Bologna - Fiorentina, Torino - Lazio, Sassuolo - Napoli e Inter - Atalanta
sono rinviate per consentire alle formazioni Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter
di disputare semifinali e finali della Supercoppa Italiana a Riad (Arabia Saudita).
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08/02/2024 13:14
 
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Bello questo topic informativo del nostro campionato di calcio..
Ma preferisco più le discussioni tecniche e tattiche...nonché pure una santa e divertente occasione.. per gli sfotto'😁


In fondo i tifosi vivono per quello. 😇
.
[Modificato da Spettrale 08/02/2024 13:15]



Abbasso la lampo
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08/02/2024 19:04
 
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Il nostro binariomorto aggiorna puntualmente questo topic che riceve un casino di visite, se vuoi puoi commentare.



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Re:
Marco_M77, 08/02/2024 19:04:

Il nostro binariomorto aggiorna puntualmente questo topic che riceve un casino di visite, se vuoi puoi commentare.



Ho preso l'impegno, quindi...
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Colpo Empoli con Niang e Cancellieri,
Salernitana a picco: Inzaghi rischia

Apre un autogol di Zanoli, pari di Weissman,
poi le reti finali dei toscani mandano i granata nel baratro.
La posizione del tecnico è appesa a un filo


Vincenzo Di Schiavi


Servendo il freddo piatto della vendetta, che per la Salernitana diventa gelido, Davide Nicola spinge il suo Empoli appena sopra le forche caudine della B con una vittoria pesantissima. I toscani salgono a 21 punti con il rigore di Niang e il contropiede di Cancellieri nel finale decretando quella che sembra una sentenza anticipata. Quella salvezza che Nicola strappò due anni fa miracolosamente sulla panchina dei granata ora per la Salernitana sembra un miraggio per non dire un’utopia. Alla fine tanti fischi con la posizione di Inzaghi che pare ormai appesa a un filo.

AVVIO — Più dinamico e sempre primo sui palloni vaganti, è l’Empoli a dettare ben presto i ritmi del match. La squadra di Inzaghi arranca, fatica a trovare le misure e compattezza tra i reparti. I pericoli arrivano soprattutto dalla sponda sinistra dei toscani dove Cacace, Maleh e soprattutto Cambiaghi hanno una marcia in più. Il primo brivido arriva su cross di Cacace: il colpo di testa di Ismajli finisce alto. Ancora Empoli che pesca Zurkowski in mezzo all’area ma il polacco non aggancia. Breve alleggerimento di Candreva che prova a sfondare da destra ma le idee sono confuse, Kastanos giochicchia e Dia non tocca palla. Due cadute in area allertano Mariani: prima il tocco di Bereszynski su Candreva poi, dall’altra parte, Pellegrino e Boateng stringono Cambiaghi. Per l’arbitro si può proseguire in entrambi i casi. La pressione dell’Empoli aumenta e al 23’ passa: cross di Cambiaghi che Zanoli intercetta con la testa disegnando una parabola imparabile per Ochoa. La superiorità dei toscani a centrocampo e nel palleggio è evidente, la Salernitana cerca di uscire dalla morsa con faticose sortite individuali e l’Arechi comincia a fischiare. Cerri prima si mangia un contropiede e poi sfiora il raddoppio con un tuffo di testa. Dall’altra parte ecco Dia che di sinistra sfiora il palo. Pierozzi si fa male e Inzaghi cambia pelle: dentro Weissman in combutta con Dia e dietro si passa a quattro. L’ultimo brivido del primo tempo è di Kastanos: gran destro al volo e stupenda risposta di Caprile in tuffo.

LA RIPRESA — Inzaghi toglie Zanoli e inserisce Sambia, ma serve uno spirito diverso. I granata provano a guadagnare campo ma negli ultimi metri faticano ad aprire gli spazi giusti. L’Empoli vanifica due contropiedi che si potevano lavorare meglio e poi si abbassa troppo pur senza rischiare. Ci prova Candreva e poi Dia, ma sono tiri che non fanno paura. Inzaghi butta nella mischia Pirola e Tchaouna per Boateng e Kastanos cercando forze fresche e pure equilibri più consoni. Ora i granata spingono con continuità. Candreva si sposta a destra e da lì pesca, con un cross col contagiri, la testa di Weissman che fa esplodere l’Arechi. Siamo al 69’: il tempo per riscrivere tutto, da una parte e dall’altra, non manca. Nicola corre ai ripari: dentro Fazzini e Niang per Maleh e Cerri, ma quel che serve in primis è alzare il baricentro. Inzaghi risponde con l’innesto di Coulibaly (rientrato dalla Coppa d’Africa) per Maggiore. L’Empoli ridisegna il proprio assetto con Cancellieri e Kovalenko per Cambiaghi e Zurkowski. Parola d’ordine non farsi schiacciare e quando i toscani riescono a d uscire dal guscio la gara cambia di nuovo. Fazzini viene atterrato in area da Pellegrino, Mariani assegna il rigore che Niang realizza spiazzando Ochoa. E' il minuto 86. Ma c’è tempo anche per il tris di Cancellieri in contropiede. E per la Salernitana è notte fonda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Lazio riparte verso il 4° posto,
Immobile a 200 gol in A:
3-1 al Cagliari penultimo



La squadra di Sarri si impone con i gol del capitano,
Felipe Anderson e l'autorete di Deiola.
Gaetano non basta ai rossoblù


Stefano Cieri

La Lazio torna al successo e si rilancia nella corsa Champions sfruttando l’effetto-Cagliari, dove passa ancora una volta (nono successo nelle ultime dieci trasferte in Sardegna per i biancocelesti). Sprofonda invece il Cagliari, alla quarta sconfitta consecutiva, fischiato, ma anche invitato a ripartire alla fine dai suoi tifosi. Vittoria meritata per la Lazio che torna a proporre un gioco più convincente e produttivo rispetto alle ultime uscite. Ancora lontano dalla sua versione migliore, ma comunque sufficiente contro un Cagliari all’inizio troppo contratto e poi nella ripresa eccessivamente sbilanciato in avanti.

DEIOLA TRADISCE — Il copione della partita, almeno nella prima frazione, è scritto prima ancora di cominciare. Ranieri schiera un Cagliari fin troppo guardingo. Con un 3-4-2-1 a trazione posteriore, il cui compito è in maniera lampante quello di aspettare la Lazio nella propria metà campo, chiuderla e poi ripartire in contropiede. La formazione di Sarri, che già per natura tenta sempre di fare la partita, si mette così al centro del ring e indirizza il gioco a suo piacimento. Ci riesce per lunghi tratti del primo tempo anche perché, rispetto al recente passato, c’è una novità importante nel suo modo di giocare. I biancocelesti cercano più la verticalizzazione immediata che il fraseggio stretto per arrivare alla porta avversaria. I centrocampisti, Cataldi in particolare, appena hanno la possibilità tentano l’imbucata centrale per Immobile o per i due esterni Anderson e Isaksen. La Lazio non fa sfracelli ma, rispetto alle ultime gare in cui non aveva quasi mai tirato in porta, crea molte più occasioni da gol. Nei primi dieci minuti Scuffet deve fare due interventi decisivi, il primo sulla deviazione fortuita del compagno di squadra Gaetano (dopo angolo di Luis Alberto), il secondo su una conclusione a colpo sicuro di Immobile. Il portiere dei sardi si ripete poi su Isaksen e ancora su Immobile (anche se su quest’ultima occasione c’era il fuorigioco dell’attaccante laziale). Il gol è nell’aria, ma arriva in maniera rocambolesca. Felipe Anderson penetra in area e scarica su Isaksen, sul cui cross c’è il liscio di Azzi e la quasi contemporanea involontaria deviazione di Deiola nella sua porta. La Lazio insiste e sfiora il raddoppio con Luis Alberto che controlla bene, ma calcia leggermente alto. Pochi istanti prima dell’intervallo, però, è il Cagliari ad avere una grossa opportunità per arrivare al pareggio. Ma sul colpo di testa di Lapadula (servito da Viola) Provedel riesce a respingere di piede.

GIRANDOLA DI GOL — Nell’intervallo Ranieri ridisegna la squadra, come è fin troppo scontato. Toglie Azzi e Viola e inserisce Dossena e Luvumbo passando ad un 4-2-3-1 molto più offensivo. Anche troppo, forse. Nel senso che il Cagliari effettivamente diventa più coraggioso ed intraprendente, produce anche un discreto numero di occasioni da gol, ma lascia ampi spazi nei quali la Lazio può comodamente affondare. Ecco spiegato il motivo per cui nei primi venti minuti della ripresa fioccano le palle-gol da ambo le parti. Le reti sono tre (due per la Lazio, una per il Cagliari), ma potrebbero tranquillamente essere il doppio, se non di più. Si comincia con una ghiotta opportunità per il Cagliari: la girata di Nandez su cross di Luvumbo termina di poco alta. Non c’è neanche il tempo di recriminare ed a passare è la Lazio. Anderson tira dal limite, Scuffet respinge in qualche modo e sulla ribattuta Immobile deposita in rete. Per l’attaccante laziale è il 200° gol in Serie A. Sembra chiusa e invece il Cagliari ci mette un minuto a riaprirla: pregevole tiro a giro di Gaetano da fuori area e Provedel non ci arriva: 1-2. A quel punto il Cagliari si getta ancora di più in avanti alla ricerca del pareggio, ma si scopre troppo. La Lazio va così vicinissima al terzo gol prima con Immobile all’8’ (sfiora solo la palla sull’invitante cross di Marusic), quindi con Luis Alberto, la cui conclusione termina di poco a lato. Il 3-1 arriva al 20’ grazie ad un contropiede da manuale orchestrato dai nuovi entrati Vecino e Castellanos (in campo per Luis Alberto e Immobile) e rifinita da Felipe Anderson, sulla cui conclusione vincente c’è pure la deviazione di Zappa. Ma prima del terzo gol la Lazio rischia di capitolare per due volte: sui tiri di Makoumbou e Gaetano Provedel però si supera e nega il 2-2 ai sardi. Preso il terzo gol, Ranieri butta dentro Augello per Obert, poi anche Wieteska per Mina e Pavoletti per Lapadula. Augello ci prova con un tiro dal limite che termina alto, ma il Cagliari dà l’impressione di non averne più. La Lazio sfiora invece il quarto gol con Kamada (entrato al posto di Cataldi). Finisce con un accenno di rissa tra i giocatori dopo il triplice fischio di Di Bello. Ne fa le spese Wieteska che viene espulso.

Fonte:Gazzetta dello Sport
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Inter, questa è pesante: va sotto con la Roma,
poi fa poker e caccia la Juve a meno 7

Nerazzurri in gol con Acerbi, Thuram, Bastoni e l'autorete di Angeliño.
Non bastano Mancini ed El Shaarawy, in rete nel primo tempo,
che avevano portato avanti la Roma.
Decisivo Sommer in un paio di occasioni


Filippo Conticello


Anche se non ha la gamba migliore, anche se soffre e regala un tempo, questa Inter non conosce altro che la vittoria e continua a imporre la propria egemonia sulla serie A. Il 2-4 confezionato all'Olimpico, fatto di gol bizzarri, rimonte subite e contro-rimonte effettuate, rischia di essere desolante per tutta la concorrenza che aspettava uno scivolone sotto la pioggia: anche quando non possono contare sul migliore Lautaro, i nerazzurri trovano la via per gol alternativi e sanno risolvere le partite più sporche. La coraggiosa Roma di De Rossi, invece, butta alle ortiche una bella rimonta dopo il primo gol preso dai nerazzurri e vede la partita scappare via di mano in un secondo tempo di dominio interista. Il nuovo tecnico, però, sta costruendo una squadra diversa, orgogliosa e futuribile, anche se si conferma il tasto dolente: contro l'ex squadra, c'è il solito misterioso Lukaku, quello che nelle partite importanti tende sempre a sciogliersi.

PRIMO GOL — L'unica sorpresa tra i 22 è Huijsen centrale romanista al posto dell'annunciato Llorente: per il resto De Rossi continua la sua rivoluzione basata su 4-3-3 e possesso, con mediana di sostanza Cristante-Paredes-Pellegrini più Dybala e El Shaarawy ai lati dell'osservato speciale Lukaku. Simone Inzaghi la guarda direttamente dalla tribuna stampa causa squalifica: la sua Inter è la stessa che ha battuto la Juve, la formazione-tipo su cui sta costruendo il dominio in Serie A. C'è la solita mediana dei sogni Barella-Calha-Mkhitaryan dietro alla ThuLa, poi ancora una volta è Darmian a spedire questo declinante Dumfries in panchina. L'inizio giallorosso è comunque veemente, nel segno della nuova era in panchina: la pressione viene portata immediatamente in zona avanzata, così avanzata come mai nell'epoca Mourinho. Questo nuovo atteggiamento coraggioso permette di recuperare palla e creare diverse insidie sin dall'inizio. Il tiro di El Sha, salvato da Sommer già al minuto 2, è il segno di una partita complessa per l'Inter, che resta spiazzata soprattutto in avvio. Nel primo quarto d'ora, infatti, la Roma galleggia sempre sulla trequarti, spinta da un Olimpico particolarmente caldo: ai nerazzurri servono lunghi minuti di sofferenza per raffreddare i bollori giallorossi. Poi, dopo un paio di tiri deviati di Calha e Barella, ecco il primo episodio della partita che sorride ai nerazzurri al 17': su un corner, Lukaku libera di testa da vecchio difensore, trovando però la contro-zuccata di Acerbi. La parabola è così insidiosa da infilare sul palo lungo Rui Patricio. L'arbitro Guida è pure richiamato al Var, ma il check non ritiene influente la posizione in fuorigioco di Thuram, che sfiora il portiere portoghese.

SORPASSO — Proprio dopo aver subito il vantaggio, quando sembra essersi un po' spento l'ardore degli inizi, la Roma riesce a raddrizzare la partita: come nel caso di Acerbi, a segnare è un centrale, Mancini sempre di testa, poco prima della mezzora. Stavolta però la rete non nasce da calcio d'angolo, ma da punizione laterale: l'errore grave lo fa Pavard che perde stranamente una marcatura comoda. Questo 1-1 non anestetizza la partita, piena di tanti duelli fisici su un campo inzuppato dalla pioggia scesa su Roma senza sosta. Nell'ultimo minuto del primo tempo i giallorossi completano pure la rimonta con una azione pregiata e verticale: prima Lukaku gestisce di testa un pallone sui 30 metri, poi Pellegrini lo conduce per altri 30 e infine brilla lo stop in corsa di El Shaarawy prima di metterla all'incrocio. Di tutte le cose, la più bella e bizzarra è il calcio dell'azzurro, che prima tocca la palla con la caviglia destra, poi col sinistro quasi di rimpallo trova una traiettoria incredibile: la palla sbatte su un palo e sull'altro prima di entrare. Più strano di così è difficile. Ad assistere l'esterno giallorosso, però, pure il ritardo in chiusura di Pavard. Non certo il miglior tempo della carriera del francese: doppio gol preso e doppia colpa sua.


CONTROSORPASSO — Inzaghi non può ovviamente scendere negli spogliatoi, ma passa tutto l'intervallo nel corridoio sopra la sala stampa a parlare in modo veemente con i suoi ancora scossi dalla rimonta subita: ben ascoltabile, urla soprattutto ai "quinti" di lavorare meglio rispetto a quanto visto. Anche se a distanza, la strigliata del tecnico deve aver agito sulle menti e sui cuori dei suoi ragazzi, che giocano un secondo tempo di spessore differente. All'Olimpico torna l'Inter vera, quella capace di poter segnare quando e come vuole. I quinti cari a Simone, poi, spingono in tutt'altra maniera e non è un caso che il gol al 49esimo arrivi su assist di Darmian, a cui Angeliño senza una ragione regala un'autostrada. Il movimento ad anticipare Mancini sul primo palo, trasformato in gol da un rapace Thuram, dimostra quanto Marcus stia cambiando felicemente pelle: manca poco e diventerà un centravanti fatto e finito. Così, mentre la Roma crolla e abbassa l'intensità, i nerazzurri dimostrano una superiorità a tratti schiacciante: a questa squadra basta alzare i ritmi e nessuna rivale italiana riesce minimamente a resistere. L'ennesima prova è il gol del controsorpasso del 2-3: stavolta il quinto coinvolto in partenza è Dimarco, mentre il cross decisivo arriva da Micki. Angeliño anticipa Thuram, ma finisce per spedire il pallone nella propria porta al 56': anche per lo spagnolo non è proprio partita.

AHI ROMELU — A quel punto, in sicurezza e fiducia, i nerazzurri continuano a governare il match, sfruttando gli spazi concessi dalla Roma che è costretta a tentare un nuovo recupero. Pavard prova a far scordare gli sbagli commessi e si inventa un palo dalla distanza, mentre il suo collega Acerbi è costretto a lasciare il posto a De Vrij per un indurimento al polpaccio destro. I giallorossi, generosi ma meno reattivi, avrebbero pure le occasioni per un 3-3 da fantascienza, ma come già visto in passato il gigante Lukaku diventa piccino nei momenti caldi, nelle notti più sentite. A tu per tu davanti a Sommer avrebbe l'occasione di un gol in faccia ai tifosi che un tempo lo adoravano e ora continuano a insultarlo: il belga si fa ipnotizzare dal portiere svizzero in uscita. E un minuto dopo non devia abbastanza un cross dalla sinistra di Spinazzola: altra occasione facile buttata alle ortiche, niente di nuovo sotto al cielo. L'inerzia è comunque cambiata, anche se De Rossi butta dentro nuova energia con Bove, Zalewski e Baldanzi e continua a costruire sulla trequarti e collezionare calci d'angolo. Tutto inutile perché in campo aperto arriva anche la rete del 2-4 di Bastoni, inaspettato contropiedista: è un gol che pare un macigno sullo scudetto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Consigli blocca Juric sul pareggio:
Sassuolo e Torino non si fanno male

I neroverdi conquistano un punto dopo tre sconfitte di fila,
mentre la squadra granata trova il quinto risultato utile nelle ultime 5


Mario Pagliara


Lungo la via Emilia il Toro di Juric non trova quanto avrebbe sperato. A Reggio Emilia casa del Sassuolo finisce 1-1: vantaggio in apertura di Pinamonti, pari ravvicinato di Zapata. Il quinto risultato utile consecutivo dei granata (due vittorie e tre pareggi) addolcisce almeno in parte la sensazione di aver sprecato l’occasione offerta dal calendario con il doppio impegno Salernitana-Sassuolo dal quale il Toro è riuscito a cavare solo due punti. Per Dionisi è un punto che serve più per il morale che per la classifica: si vedrà nelle prossime ore se gli sarà servito a salvare la panchina. Dietro l’angolo resta Grosso in attesa.

LA NOTTE DEI 9 — Si sblocca in fretta, anzi praticamente subito la serata di Reggio Emilia. E a metterci la firma sono i due centravanti di Sassuolo e Torino. La notte dei 9 la apre Pinamonti dopo appena cinque minuti sfruttando la frittata avviata dal debuttante Lovato (prima da titolare con il Toro) e conclusa dall’indeciso Milinkovic. Il difensore granata tentenna colpevolmente nella marcatura (con il più classico dei passettini avanti e indietro) permettendo a Pinamonti di battere liberamente in piena area un colpo di testa, a dire il vero, non irresistibile. La palla rimbalza davanti a Milinkovic e lo beffa (il portiere ha una buona dose di responsabilità anche lui). Colpito a freddo, il Toro si riorganizza rapidamente e quattro minuti dopo pesca il pari con il sesto gol in Serie A in granata di Zapata. Il triangolo Vlasic, Bellanova, Zapata funziona che è una meraviglia, esattamente come era accaduto a Cagliari: Bellanova si brucia Doig sul lungo, cioccolatino perfetto per Zapata che timbra l’uno a uno. E’ il decimo gol in Serie A in carriera di Zapata agli emiliani (nessuno ha segnato più di lui ai neroverdi in campionato), ed è la terza volta che un assist di Bellanova finisce con l’urlo del colombiano.

BELLANOVA IRRESISTIBILE — Dopo venti minuti Rodriguez chiede la sostituzione: ci aveva provato dopo le noie muscolari di domenica scorsa, ma deve alzare bandiera bianca. Al suo posto c’è Masina. Il Toro dà la sensazione di poter controllare l’inerzia della gara e di poter fare molto male con delle folate improvvise, generate quasi sempre da un Bellanova irresistibile sulla destra. Tre occasioni per girare a metà partita in vantaggio. Al 29’: scambio Zapata-Bellanova, stavolta l’assist è per Vlasic, Erlic salva in angolo. Un minuto dopo Zapata dalla distanza muore a fin di palo. E a due minuti dall’intervallo una giocata di Sanabria partito spalle alla porta finisce di poco a lato.

LAURIENTÈ PERICOLOSO — Nella prima parte della ripresa, la partita si riequilibra. Qualche energia inizia a mancare su entrambi i fronti, il Sassuolo prova qualche inserimento in più mentre il Toro presta la massima attenzione a controllare e a rendere sicura la porta di Milinkovic. La gara scorre via senza grandi sussulti, con un gioco per lo più spettato, fino al 25’ quando Laurienté trova il varco per scoccare un tiro insidioso sul quale Milinkovic risponde presente. Poco dopo arriva il momento del doppio cambio, uno per parte: Dionisi si gioca Racic per Lipani e Defrel per Bajrami; Juric getta nella mischia Ricci per Ilic e Okereke per Sanabria. Nel finale altro buon intervento del portiere del Toro su Laurentié. Milinkovic si riscatta dopo le incertezze sul gol. Entrano anche Sazonov e Vojvoda per Lovato e Bellanova. Nel recupero Defrel spaventa Juric con un bolide. Ma l’ultima occasione è del Toro: incornata di Zapata sul quale vola Consigli. Finisce uno a uno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Manita Fiorentina al Frosinone:
Belotti segna il primo gol in viola



La prima vittoria del 2024 è un lauto pasto. La Fiorentina, appena un punto nelle ultime quattro partite, riprende la marcia verso l’Europa approfittando delle difficoltà difensive del Frosinone, che per la seconda volta nel nuovo anno prende 5 gol.

LE SCELTE — Come previsto, Italiano sceglie la coppia pesante, Beltran alle spalle di Belotti, sacrificando Bonaventura, e mette Nico a sinistra puntando su Ikoné a destra. Il Frosinone è altrettanto ambizioso: stesso 4-2-3-1 con Seck in appoggio a Kaio Jorge e Soulé largo a destra. Il talentino argentino parte fortissimo, con un paio di dribbling che “siedono” Biraghi, ma come tutta la squadra di Di Francesco. Il piano-partita è pressare alto per complicare l’inizio azione della Viola. Più complicato l’avvio di Quarta, che sbaglia un controllo al 3’ e costringe Terracciano all’uscita bassa su Kaio Jorge e poi ammonito per un fallo su Soulé (giallo che gli farà saltare il Bologna). La Fiorentina si sveglia con il suono della traversa che Beltran colpisce al 12’ su angolo di Biraghi allungato da Gonzalez, poi Ikoné alza il sinistro. Ma si farà presto perdonare, scatenandosi sulla fascia “presidiata” da Valeri, alla prima da titolare dopo mesi di quasi inattività e poco pronto. Al 16’ l’ala viola sfugge a lui e a Okoli e da fondo chiama alla deviazione volta Belotti: il Gallo esulta per la prima volta in Viola, e sotto la curva Fiesole che già lo ama. La Fiorentina approfitta del momento propizio: Nico lavora a destra, Duncan transita dal centro e smista a destra dove Ikoné punta Valeri e scaglia il sinistro deviato da Okoli, Turati spiazzato e 2-0. E ancora: al 24’ il Gallo, lottatore e cercatore di spazi, da sinistra mette in porta Mandragora che arriva con la corsa lunga e alza il sinistro. Altra iniziativa di Ikoné al 37’ e palla a Nico tutto solo sul secondo palo: sinistro incredibilmente a lato. Monologo viola, interrotto al 39’ da un recupero alto che porta al tiro Soulé (sinistro alto) e ripreso nel finale di tempo: al 43’ Turati rimanda il tris deviando in tuffo un sinistro di Duncan, ma sull’angolo successivo Quarta stacca nel cielo dell’area, traversa e pallone oltre la linea. Tre a zero viola.

CAMBI — Di Francesco ha la necessità di cambiare qualcosa e dunque ricomincia la ripresa con un cambio di sistema e due sostituzioni: Romagnoli per Monterisi, Lirola per Seck, 4-1-4-1 con Gelli altro a sinistra. Arriva però presto il quarto gol viola: all’53’ la pressione porta al cross di Kayode, la difesa respinge corto, Duncan al limite di testa allarga per Nico che tutto solo (Lirola non custodisce e Soulé stavolta è assente in aiuto) al volo di destro perfora Turati. Il largo vantaggio distrae un po’ la Fiorentina, e Quarta omaggia ancora Kaio Jorge in pressing: diagonale disinnescato da Terracciano. Il Chino, oltre al gol, commette due errori gravi ma sbroglia una quantità considerevole di pericoli e sventaglia spesso con precisione. Brescianini e Reinier ulteriori innesti di Di Fra, che ottiene almeno un gol al 66’ con Mazzitelli: punizione dal limite deviata da Milenkovic. Cinque minuti dopo altra distrazione della difesa viola su cross di Kirola: Kaio Jorge colpisce di testa in solitaria, ma troppo centralmente, Terracciano respinge. Dopo Bonaventura per Nico, Italiano manda dentro Comuzzo, Nzola e Arthur per Quarta, Belotti e Duncan. Tornano a fioccare le occasioni viola: Ikoné stoppato, Bonaventura a lato come un colpo di testa di Mandragora. Il quinto gol arriva a 5’ dal novantesimo: cross basso di Bonaventura, Nzola prima di Okoli ma respinto da Turati, irrompe Barak e palla dentro. Quella del Frosinone diventa la difesa più battuta della Serie A: 49 gol incassati, 18 soltanto nel 2024. La classifica non fa ancora paura, i numeri sì.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Bologna cala il poker contro il Lecce:
Thiago Motta vede la zona Champions

Prima Beukema, poi Orsolini (autore di una doppietta)
e Odgaard regalano ai rossoblù la vittoria.
La squadra di D'Aversa fuori casa non va: quinto stop di fila


Matteo Dalla Vite


Il risultato direbbe troppo Bologna e poco Lecce. È esattamente così e in maniera anche stordente per un gruppo di D’Aversa rimasto in partita solo a fiammate, piccole fiammate, mini accenni che non hanno fermato una Banda-Motta dominante. Il Bologna vince 4-0 e non si fa mancare nulla: doppietta di Orsolini (con annessa esultanza rabbiosa dopo il suo primo gol), rete dell’ultimo arrivato (Odgaard) e in mezzo una protezione-sogni importante e mai in discussione, a tal punto che tutto lo stadio, alla fine, urla “Saputo uno di noi” e “Portaci in Europa”. In attesa del derby dell’Appennino da recuperare (mercoledì) contro la Fiorentina, il Bologna si alza ulteriormente in classifica sognando sempre le coppe e lo fa con un complesso che contro il Lecce non ha mostrato rughe: è l’undicesimo risultato utile in casa, un ruolino che ha portato 29 dei 39 punti attuali che valgono il quinto posto. Un Fort Dall’Ara dal quale il Lecce è uscito con cerotti nell’anima.

SUBITO BEUKEMA — Formazioni come da previsioni: Motta infila Orsolini e Saelemakers dal 1’ con conferma (per la terza gara di fila) di Fabbian in mezzo al campo; D’Aversa attacca col tridente formato da Almqvist, Krstovic e Banda, volendo velocemente la profondità in virtù di una classifica praticamente tranquilla ma in cerca di ulteriore serenità. Thiago conferma ovviamente Zirkzee in mezzo all’attacco: l’olandese non segna in casa dal 27 novembre, mentre il Lecce parte con l’idea di assaltare il fortino-Bologna (10 risultati utili di fila in casa) cercando la prima vittoria in trasferta. L’inizio è tutto dei padroni di casa: al 4’ Falcone deve destinare in angolo una botta da fuori di Saelemaekers e la battuta che ne nasce porta al gol. Corner calciato da Orsolini, palla lunga a raggiungere Zirkzee che da posizione defilata impegna di piatto Falcone, respinta rivedibile e Beukema (che già era andato in gol in Coppa Italia contro l’Inter) infila l’1-0 al 5’ e il primo gol personale in Serie A. Lo spartito è chiaro: il Bologna prende palla e non la molla ma aziona anche bene le misure preventive per evitare che i contropiedisti di D’Aversa partano alla perfezione, cosa di cui sono capacissimi.

LO SFOGO DI ORSONALDO — Il Lecce si riprende, guadagna campo e al 18’ va vicino al pari: il Bologna cincischia al limite dell’area perdendo poi la palla che va a Gallo, cross nel cuore dell’area e Kaba è libero, colpo di testa neutralizzato da Skorupski. Che pochi minuti dopo (22’) inscena un altro equivoco con Freuler, quello che costò nella penultima gara il vantaggio del Sassuolo: palla dritta in avvio per Freuler che questa volta è reo di passarla troppo piano, Krstovic arriva, agguanta, ma il suo diagonale attraversa lo specchio della porta senza ferire: gol sbagliato. Ma è solo una parentesi: altro giro, altro dominio del Bologna con Orsolini che, andando via sul destro, si mangia Gallo e infila sempre col piede debole il 2-0 al 27’. L’esultanza del numero 7 sfocia in una rabbia evidente verso la panchina (“Io, io” grida Orso battendosi il petto con un dito), probabilmente perché le precedenti gare recenti iniziate proprio in panchina hanno creato malumore nell’ala ascolana.

PURE ODGAARD — Ad inizio ripresa, D’Aversa (dopo aver cambiato Banda k.o. per l’ex Sansone) infila Dorgu e Blin, approccio un po’ più spavaldo del Lecce ma Bologna che torna a dominare: in tre passaggi (Kristiansen, Calafiori, Zirkzee) la palla arriva a Orsolini che di sinistro a giro infila il 3-0, gol alla “Orsonaldo” e il Lecce mette Piccoli al posto di Krstovic. Orso viene poi sostituito (con Ndoye) e si prende la standing-ovation. Il Lecce cerca di giocare e costruire ma il Bologna è ignifugo: Motta fa esordire anche Odgaard (ultimo acquisto dopo Castro, che arriverà in settimana, e Ilic) che al 37’ riesce a capitalizzare al massimo l’errore di Baschirotto in fase di impostazione: volata verso Falcone e gol dell’ultimo arrivato. Troppo Bologna e in vista di un match (mercoledì, recupero) contro la Fiorentina che si annuncia caldissimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Monza-Verona, niente gol e poche emozioni:
Massa dà un rigore che non c'era, ma il Var lo corregge



I padroni di casa possono segnare nel primo tempo con Birindelli e Colpani,
poi la partita non regala sussulti, tranne l'errore arbitrale corretto al monitor


Matteo Brega

Tra Monza e Verona finisce 0-0. Terzo risultato utile consecutivo per i brianzoli (zero gol subiti nelle ultime tre) e un punto buono per l’Hellas che resta attaccata alla zona salvezza.

GARA APERTA — Palladino perde Ciurria e D’Ambrosio nell’immediata vigilia della partita e non vanno nemmeno in panchina. Dove invece c’è Gagliardini, non al meglio, e l’ex Djuric, a cui viene preferito Colombo alla ricerca del gol che manca proprio dalla doppietta dell’andata a Verona. L’Hellas si presenta con Swiderski punta centrale e Noslin largo a portare vivacità. Partita aperta fin dal principio. Lazovic chiude una bella combinazione entrando in area e cercando il palo lungo (largo di poco), poi Colombo segna ma è in fuorigioco e infine Swiderski dal limite impegna Di Gregorio. Tutto in 8’, segnali incoraggianti per un pomeriggio interessante. Al 20’ occasione per il Monza. Cross di Zerbin da sinistra, Birindelli è bravissimo a inserirsi e di testa obbliga Montipò a una grande parata, poi Colpani sulla ribattuta prende male la palla (ma non era semplice). I brianzoli crescono, al 24’ potrebbero passare: Izzo serve intelligentemente Colpani dentro l’area, il numero 28 può mirare con il suo sinistro, ma non lo fa girare abbastanza. Occasione persa. Intorno alla mezzora una leggerezza di Mota Carvalho poteva costare caro. Il 47 sbaglia una facile scelta sulla ripartenza, innesca il Verona, Swiderski a sinistra serve Folorunsho solo in mezzo all’area ma Andrea Carboni in scivolata lo anticipa ed evita guai. E’ il momento dell’Hellas visto che al 37’ una girata di Serdar dal cuore dell’area finisce alto di poco. Al 40’ discesa di Birindelli, cross bellissimo letto malissimo da Montipò che buca l’uscita, ma allo stesso tempo forse inganna Zerbin che non sapendo con quale parte del corpo andare, sceglie la pancia cadendo finendo per vanificare tutto.

RIPRESA CONTROLLATA — Si riparte con Vinagre al posto di Noslin nel Verona. E con i tifosi dell’Hellas – un migliaio abbondante – che cantano senza sosta vestiti per Carnevale nel modo più disparato (con tanto di annuncio sui social per arrivare pronti). La ripresa scorre senza sussulti fino al 24’ quando Massa fischia un rigore per il Monza per un presunto fallo di Duda su Zerbin. Ma basta una chiamata dal Var e una veloce rivisitazione dell’evento per comprendere che il fallo era del monzese. Rigore annullato e si riparte. Squadre aperte, ma occasioni poche nel corso del secondo tempo. Al 40’ da calcio d’angolo Andrea Carboni gira alta una palla interessante, seppur difficile. Non succede altro, finisce 0-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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CDK apre lo show, poi la Dea dilaga:
Genoa al tappeto, l'Atalanta torna quarta da sola

Quarto successo di fila per i nerazzurri che vanno in vantaggio col belga.
Il pari è dell'ex Malinovskyi, poi una gran punizione di Koop decide il match.
Annullato il tris di Scalvini (senza scarpa) per fuorigioco, buono quello di Zappacosta


Filippo Grimaldi


Prova di forza. L’Atalanta non si ferma più: ventidue punti nelle ultime nove gare, quarto posto blindato a più quattro sulla Roma. Vince al Ferraris (1-4 il finale), travolge solo nel finale un Genoa che era imbattuto da otto turni e ha avuto il merito comunque di restare in partita sino quasi alla fine. Capace di reagire alla magia di De Ketelaere nel primo con il gol dell’ex Malinovskyi, prima di subire il bis su punizione di Pasalic e di salvarsi al 43’ della ripresa con la respinta decisiva di Carnesecchi su Gudmundsson. Poi in chiusura del maxi recupero, l’ex Zappacosta ha firmato il terzo gol e Touré ha siglato l’1-4.

CINISMO GASP — I nerazzurri si affidano a Koopmeiners trequartista dietro a De Ketelaere e Scamacca. Gilardino sceglie Sabelli a destra, piazza Frendrup sulla corsia opposta per frenare Holm, con l’ex Malinovskyi e Strootman a sostenere una mediana guidata da Badelj. Dietro, Vogliacco sostituisce lo squalificato De Winter. Per diciotto minuti il confronto, molto tattico, si mantiene praticamente alla pari, perché il gioco dei rossoblù è pulito, la manovra efficace, con gli esterni di Gasperini bloccati dai raddoppi sugli esterni, con Malinovskyi che sostiene Sabelli in fase di non possesso e Strootman in appoggio al danese del Genoa. L’Atalanta è attenta, essenziale, evita rischi e aspetta il primo errore dei rossoblù per colpire. Vogliacco strappa applausi per un recupero complicato su CDK, Djimsiti si fa scappare un pallone pericoloso (17’), ma Gudmundsson non ne approfitta. Proprio l’islandese del Genoa non riesce a imporsi perché l’Atalanta raddoppia su di lui.

MAGIA CDK — Ma al 24’, il solito De Ketelaere la sblocca: lancio di Pasalic, Vogliacco si perde il belga, che la stoppa con il destro e con il sinistro al volo calcia di precisione alle spalle di Martinez. Una magia da campione, anche se dopo il gol si concede un gesto non proprio da fuoriclasse. Mani sulle orecchie sotto la gradinata genoana per irridere gli avversari e momenti di tensione in campo e fuori. Ma nulla si piò concedere a questa Atalanta. Ne sa qualcosa Strootman, che lascia campo aperto al solito, imprendibile belga: Vasquez rimedia, ed è lo stesso messicano (32’) che di testa impegna Carnesecchi, attento poi anche sul destro di Retegui quasi allo scadere del primo tempo.

LA LEGGE DELL’EX — Basta questo per chiudere in vantaggio il primo tempo a Gasperini. Nella ripresa i rossoblù provano ad alzare i giri del motore, e in sei minuti pareggiano. Assedio alla porta di Carnesecchi, doppia occasione di Retegui (decisivo il portiere atalantino), poi su una combinazione da sinistra con Badelj, l’ex Malinovskyi punisce con il sinistro la sua ex squadra. Uno a uno al 6’, con l’ucraino che dopo il gol si scusa con la curva nerazzurra. Ma il vantaggio dura poco, quattro minuti dopo, Bani provoca punizione dal limite, Koopmeiners la mette nell’angolino alto alla sinistra di Martinez: 1-2. Gasp cambia: dentro Touré, Miranchuk e Zappacosta, fuori CDK, Scamacca e Holm. Pasalic non approfitta del rinvio corto di Martinez, che rimedia. Gilardino rinforza l’attacco, mette dentro Ekuban (fuori Badelj) e inserisce Martin a sinistra (fuori Strootman), ma in campo c’è meno lucidità e anche la manovra rossoblù ne risente. L’Atalanta va in controllo, Gasperini s’infuria con Touré per un paio di palloni persi malamente, ma gli ospiti restano in controllo della gara.
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CHECK SENZA FINE — Al 32’, terzo gol degli ospiti: Martinez dice no Ruggeri e Pasalic, ma nulla può sul terzo tiro di Scalvini, che il numero uno rossoblù respinge oltre la linea. Ma lì c’è un check Var per possibile fuorigioco atalantino, che dura oltre cinque minuti: rete annullata. Si riparte. Ma nei tredici minuti di recupero, l’Atalanta dilaga contro un avversario sbilanciato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Theo segna, il Napoli non fa male:
il Milan torna a volare, Pioli a -1 dalla Juve

Settima vittoria nelle ultime nove partite dei rossoneri,
grazie al gol del francese a metà primo tempo.
Si allontana la zona Champions per Mazzarri: Simeone spreca,
Maignan trema solo su un "autopalo" di Simic nel finale


Marco Pasotto


Fra quattro giorni suonerà la musica dell’Europa League, che emoziona di meno e luccica fino a un certo punto, ma il Milan fa altri tre passi vitali sulla strada per la prossima Champions. Un successo legittimato dalla ferocia con cui ha spento le ambizioni del Napoli dopo il gol di Hernandez e dalla cattiveria con cui lo ha difeso nella ripresa. Questo per i rossoneri è il nono risultato utile di fila (sette sono vittorie) e permette di fortificare una volta di più un terzo posto sempre più saldo. Pioli santifica così la panchina numero 220 alla guida del Milan, che gli permette di raggiungere Sacchi. Notizia con la “n” maiuscola: era da oltre un mese (Empoli) che il Diavolo non chiudeva a chiave la porta. In casa azzurra si spengono così gli entusiasmi generati dal successo sul Verona e questa è una sberla che fa male perché, Roma a parte, tutte le altre in corsa per il quarto posto hanno vinto. Mazzarri dovrà lavorare soprattutto sulle prestazioni in trasferta: quinta gara di fila senza segnare, ultima vittoria a fine novembre.

LE SCELTE — Se non fosse per Reijnders messo in castigo dal giudice sportivo (dato clamoroso: l’ultima volta che aveva saltato una partita era maggio 2022), Pioli avrebbe riproposto per la quinta volta di fila la stessa formazione. E allora al posto dell’olandese dentro Bennacer, che non giocava titolare da prima di Natale a Salerno, accanto ad Adli, con tutto il resto dell’impalcatura invariata: Kjaer e Gabbia davanti a Maignan, Loftus-Cheek tra le linee, tridente con Pulisic, Giroud e Leao. Mazzarri ha confermato le intenzioni tattiche filtrate in settimana: ritorno alla difesa a tre e Kvaratskhelia alle spalle di Simeone davanti, Mazzocchi al posto dello squalificato Mario Rui e - sorpresa confermata, dentro Zielinski, riabilitato dall’affaticamento e dallo strappo aziendale sul mancato rinnovo.

PRIMO TEMPO A DUE FACCE — Milan giochista col doppio regista, si potrebbe dire in rima. Insomma, così così. Adli e Bennacer erano alla prima da titolari insieme, ma i compiti sono stati chiari fin da subito: prima ancora delle incombenze di costruzione, posizioni e marcature chiare: Adli su Anguissa e Bennacer su Zielinski, con un occhio ulteriore in prima battuta su Kvara quando il georgiano cercava luce arretrando abbondantemente fuori dall’area. Chi invece non aveva incarichi troppo stringenti era Loftus-Cheek, che bazzicava le zolle di Lobotka ma senza asfissiarlo. Una scelta chiara, in modo da riuscire a galleggiare tra i reparti senza avere troppe maglie azzurre attorno. I primi venti minuti sono filati via su ritmi più che gradevoli, anche se tatticamente il match è rimasto bloccato, anche in virtù delle consegne a uomo da entrambe le parti. Ai punti meglio il Napoli, con un giro palla più veloce e rigorosamente a pelo d’erba, mentre il Milan nella prima parte di tempo ha pasticciato più del dovuto nel cuore del campo, smarrendo palloni gratuiti e affidandosi a tanti compitini messi insieme. Nessuno che si prendesse la responsabilità di forzare una giocata, di uno spunto, e vai col festival degli appoggi a cinque metri senza rischi. Diavolo probabilmente molto preoccupato di sbagliare e scoprirsi di fronte alla rapidità di Kvara, Simeone e di uno scatenato Mazzocchi, che poi si è spento con lo scorrere del cronometro.

BOTTA E RISPOSTA — Meglio il Napoli, sì, ma stringi stringi il Milan ha sudato freddo solo una volta, quando Kvara è fuggito via a Gabbia sulla destra e ha messo in mezzo per il destro di Simeone: palo sbrecciato e San Siro ammutolito per due secondi. Il match ha cambiato faccia col gol del Milan. Minuto numero 25: Giroud – sempre lucidissimo nell’intelligente assistenza ai compagni – ha servito sulla corsia sinistra Leao, che ha visto l’inserimento prepotente di Hernandez e l’ha servito sulla corsa. Il francese, completamente dimenticato da Lobotka, è volato verso Gollini e l’ha infilato. Da qui in poi è stata tutta un’altra partita perché il Milan si è scrollato di dosso le incertezze e si è sciolto nella testa e nelle gambe. Il merito rossonero più evidente: aver proseguito la pressione, tenendo basso il Napoli. In pratica, disinnescandone preventivamente la prevedibile reazione. Gollini è volato su Leao (28’), gli azzurri non sono più riusciti a trovare il fraseggio dei primi minuti. Al 37’ fuori Calabria infortunato e dentro Florenzi, mentre la ripresa è iniziata con Politano al posto di Ostigard. Ovvero 4-3-3. E’ stato un secondo tempo dove tutta la costruzione tattica della prima frazione è crollata di colpo. Una sorta di ping pong col Napoli sempre più aggressivo (dentro Raspadori per Simeone) e il Milan di rimessa. Praterie però non sfruttate. Occasioni da una parte e dell’altra: Gollini in netta difficoltà su Florenzi e Giroud (48’), proteste rossonere per una spinta di Rrahmani su Loftus (49’), Simeone alto di poco su amnesia di Bennacer (55’), Politano a pochi(ssimi) centimetri dal palo (60’), Leao che ha sulla coscienza il mancato raddoppio (70’). A una decina di minuti dal termine Pioli ha tolto Kjaer e Pulisic per Simic e Jimenez, passando alla difesa a tre (Simic, Gabbia, Theo): vittoria portata a casa con due Primavera in campo (e grazie alla buona sorte... deviazione di Simic sul palo, con Mignan battuto). In casa rossonera c’è di che essere soddisfatti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Dov'è finita la Juve?
Perde anche con l'Udinese,
l'Inter a +7 vede già lo scudetto

Pesante battuta d'arresto casalinga per la squadra di Allegri,
orfana di Vlahovic contro l'Udinese.
Dell'argentino Giannetti il gol decisivo


Filippo Cornacchia


La Juventus non sa più vincere. Il San Valentino anticipato si trasforma nella prima sconfitta interna della stagione. Dopo il pareggio con l’Empoli e il k.o. nel derby d’Italia, arriva la disfatta con l’Udinese firmata da un altro Lautaro argentino: Giannetti. La crisi della Signora è aperta: l’Inter è lontana sette punti nonostante la partita da recuperare per la Supercoppa e il Milan, soltanto una lunghezza dietro, mette pressione. Più amare di così non potevano diventare le 405 panchine in bianconero raggiunte da Massimiliano Allegri, che valgono al livornese il secondo posto nella storia accanto a Marcello Lippi e dietro soltanto a Giovanni Trapattoni (596). L’Udinese, invece, torna a casa con tre punti pesantissimi e il primo successo in campionato del 2024 che vale il 15esimo posto in classifica, a più 3 sul Verona terz’ultimo.

GIANNETTI GOL — Allegri, privo dell’infortunato Dusan Vlahovic, rilancia dal primo minuto Federico Chiesa in coppia con Arek Milik. Cioffi si affida a Lorenzo Lucca, centravanti torinese al debutto all’Allianz Stadium, ma il più atteso dei friulani è il gioiellino Lazar Samardzic, osservato speciale del d.t. Cristiano Giuntoli e anche del padre Mladen, in tribuna. Ed è proprio il serbo, con una punizione tagliata delle sue, a propiziare il vantaggio dell’Udinese prima della mezzora. Samardzic pennella e Lautaro Giannetti, grazie anche all’assist involontario di Alex Sandro, batte Szczesny e gela l’Allianz Stadium. La risposta della Juventus, fino a quel momento quasi sempre imprecisa negli ultimi metri e seconda nei duelli, arriva sul finire di tempo. Alex Sandro prova a farsi perdonare con un cross dei tempi d’oro, Milik va a colpo sicuro ma trova sulla propria strada un Okoye reattivo.

MILIK? ANZI, NO… — La Juventus, più lenta del solito, fatica ad aggirare con la manovra il muro alzato dall’Udinese. Così all’ora di gioco serve una palla inattiva e la testa di Milik per trovare il pareggio. Ma l’esultanza del polacco e di tutto lo Stadium dura pochi secondi. L’arbitro Abisso annulla il gol perché il pallone, sul calcio d’angolo battuto da Chiesa, aveva già superato la linea di fondo. Allegri si gioca il tutto per tutto inserendo prima Yildiz a sostegno di Chiesa e Milik. E per l’assalto finale, dopo l’uscita di Federico, anche il giovane Cerri. Le speranze dei bianconeri affondano definitivamente quando il turco, dopo un ottimo movimento in area, arriva con un secondo di ritardo in area non riuscendo a deviare il pallone.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

09/02/2024
Salernitana - Empoli 1-3
10/02/2024
Cagliari - Lazio 1-3
Roma - Inter 2-4
Sassuolo - Torino 1-1
11/02/2024
Fiorentina - Frosinone 5-1
Bologna - Lecce 4-0
Monza - Verona 0-0
Genoa - Atalanta 1-4
Milan - Napoli 1-0
12/02/2024
Juventus - Udinese 0-1

Classifica
1) Inter(*) punti 60;
2) Juventus punti 53;
3) Milan punti 52;
4) Atalanta(*) punti 42;
5) Bologna(*) punti 38;
6) Roma punti 38;
7) Fiorentina(*) e Lazio(*) punti 37;
9) Napoli(*) punti 35;
10) Torino(*) punti 33;
11) Monza punti 30;
12) Genoa punti 29;
13) Lecce punti 24;
14) Frosinone punti 23;
15) Udinese punti 22;
16) Empoli punti 21;
17) Sassuolo(*) punti 20;
18) Verona punti 19;
19) Cagliari punti 18;
20) Salernitana punti 13.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) una partita in meno
Bologna - Fiorentina, Torino - Lazio, Sassuolo - Napoli e Inter - Atalanta
sono rinviate per consentire alle formazioni Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter
di disputare semifinali e finali della Supercoppa Italiana a Riad (Arabia Saudita).
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Orsolini e Odgaard lanciano
il Bologna in zona Champions,
Fiorentina battuta 2-0



Nel recupero del 21° turno, viola battuti con un gol per tempo dalla squadra
di Motta che aggancia l'Atalanta (che ha una gara in meno) al quarto posto


Simone Battaggia

Sempre più EuroBologna. I rossoblù di Thiago Motta battono 2-0 la Fiorentina nella sfida in chiave Champions, risultato netto e meritato: un gol di Orsolini nel primo tempo e quello di Odgaard nel recupero firmano la decima vittoria in casa della stagione - 32 punti in 12 gare il bottino - che consente ai rossoblù di agganciare l’Atalanta al quarto posto con 42 punti. Primo tempo / Nel Bologna, dopo quattro turni in porta al posto di Lukasz Skorupski si rivede Federico Ravaglia. Nella Fiorentina, in difesa Luca Ranieri prende il posto dello squalificato Quarta; in avanti, dopo un turno fuori ritorna Bonaventura al centro della linea a tre, tra Ikoné a destra e Nico Gonzalez a sinistra. Gli fa spazio Beltran, mentre davanti è confermato Belotti. Il primo tempo è vibrante e pieno di episodi. Primi minuti viola, con Bonaventura che trova l’imbucata per Ikoné e il tiro che esce di poco sul primo palo. All’8 Zirkzee cerca la finezza tentando di deviare di tacco il cross che gli arriva sottoporta da Saelemaekers, ma manca il pallone. La Fiorentina tiene un pressing alto, cerca di minare la costruzione dal basso di Thiago Motta mandando alla caccia Belotti, Nico Gonzalez e Ikoné e spinge anche Bonaventura e Mandragora a chiudere le linee di uscita per Freuler. Questo significa però che quando i rossoblù riescono a uscire dalla pressione, davanti si trovano praterie, soprattutto sulla destra. All’11 Orsolini fa le prove con una cavalcata chiusa con un sinistro sul secondo palo che esce di poco, ma un minuto più tardi, in un’azione fotocopia, Ferguson lo pesca libero - e Ranieri lo tiene in gioco -: controllo, entrata in area, sinistro basso sul secondo palo che batte Terracciano. Al 14’ Ravaglia deve salvare su Bonaventura, al 18’ i viola protestano per una caduta in area di Nico Gonzalez: Chiffi fischia fallo contro di lui, ma serve un check Var per scagionare Freuler. Partita dura, Zirkzee è toccato duro e perde palla per Mandragora che tira alto, al 35’ Milenkovic si prende un giallo per un fallo su Posch - ma aveva già atterrato Zirkzee - e sulla punizione che segue, dalla sinistra, Orsolini infila Terracciano. Sembra il 2-0 che fa esplodere il Dall’Ara - con tanto di corsa sotto la curva - ma Chiffi viene richiamato dal Var: sulla traiettoria del pallone c’è infatti Posch, che sfiora il pallone e secondo l’arbitro influisce sull’azione: gol negato.

RIPRESA — In avvio di ripresa il Bologna impressiona ancora per bellezza ed efficacia: al 6’ Aebischer spalanca l’area a Zirkzee, che davanti a Terracciano forse esita troppo e alla fine sceglie un pallonetto che il portiere devia e Kayode toglie dalla porta sulla linea. All’11’ è Orsolini che dalla destra pesca Ferguson sul lato destro dell’area: il colpo di testa in tuffo trova Terracciano attento. Poi pian piano la Fiorentina cresce: al 23’ Belotti è atterrato al limite, tira Biraghi e Ravaglia si supera per mettere in angolo. Lo stesso Ravaglia per poco non combina un pasticcio al 28’, quando controlla male un retropassaggio - lo stava mettendo sotto pressione Nzola, appena entrato - e si salva concedendo un angolo. Lo stesso Nzola alla mezz’ora devia di testa un assist di Beltran, con la palla che esce di poco. Il Bologna sente la pressione, ma alla fine non si scompone e quando esce palla al piede è uno spettacolo. Nel finale ci sono scintille tra Biraghi e Posch - entrambi ammoniti - ma la pressione della Fiorentina non impensierisce il Bologna, che anzi chiude con uno splendido gol Jens Odgaard pescato in area da un cross perfetto di Lykogiannis. Al Dall’Ara è festa grande.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/02/2024 13:31
 
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SERIE A 2023/2024 21ª Giornata (2ª di Ritorno)

14/02/2024
Bologna - Fiorentina 2-0

Classifica
1) Inter(*) punti 60;
2) Juventus punti 53;
3) Milan punti 52;
4) Atalanta(*) e Bologna punti 42;
6) Roma punti 38;
7) Fiorentina e Lazio(*) punti 37;
9) Napoli(*) punti 35;
10) Torino(*) punti 33;
11) Monza punti 30;
12) Genoa punti 29;
13) Lecce punti 24;
14) Frosinone punti 23;
15) Udinese punti 22;
16) Empoli punti 21;
17) Sassuolo(*) punti 20;
18) Verona punti 19;
19) Cagliari punti 18;
20) Salernitana punti 13.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) una partita in meno
Bologna - Fiorentina, Torino - Lazio, Sassuolo - Napoli e Inter - Atalanta
sono rinviate per consentire alle formazioni Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter
di disputare semifinali e finali della Supercoppa Italiana a Riad (Arabia Saudita).
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