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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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SERIE A 2023/2023 14ª Giornata (14ª di Andata)

01/12/2023
Monza - Juventus 1-2
02/12/2023
Genoa - Empoli 1-1
Lazio - Cagliari 1-0
Milan - Frosinone 3-1
03/12/2023
Lecce - Bologna 1-1
Fiorentina - Salernitana 3-0
Udinese - Verona 3-3
Sassuolo - Roma 1-2
Napoli - Inter 0-3
04/12/2023
Torino - Atalanta 3-0

Classifica
1) Inter punti 35;
2) Juventus punti 33;
3) Milan punti 29;
4) Roma e Napoli punti 24;
6) Fiorentina punti 23;
7) Bologna punti 22;
8) Atalanta e Lazio punti 20;
10) Torino punti 19;
11) Monza e Frosinone punti 18;
13) Lecce punti 16;
14) Genoa e Sassuolo punti 15;
16) Udinese punti 12;
17) Empoli punti 11;
18) Verona e Cagliari punti 10;
20) Salernitana punti 8.

(gazzetta.it)
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07/12/2023 07:53
 
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Abbiamo perso la madre di tutte le partite, vincendola adesso saremmo al quarto posto da soli con 27 punti, dietro al Milan (29), all'Inter (32) e alla Juve (33), cioè a soli 6 punti dalla capolista. [SM=x611825]





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Re:
ilpoeta59, 07/12/2023 07:53:

Abbiamo perso la madre di tutte le partite, vincendola adesso saremmo al quarto posto da soli con 27 punti, dietro al Milan (29), all'Inter (32) e alla Juve (33), cioè a soli 6 punti dalla capolista. [SM=x611825]



Non voglio rincarare la dose ma avete perso amaramente e in casa!!!! [SM=x1583491]



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Ci pensa sempre Gatti: la Juve batte
1-0 il Napoli e sorpassa l'Inter in vetta



Come a Monza, decisivo il gol del difensore nello scontro con i campioni d'Italia.
Bianconeri a +1 sui nerazzurri, in campo domani con l'Udinese


Filippo Cornacchia

È ancora un graffio di Gatti a lanciare la Juventus più in alto di tutti. Dopo il tiro da tre punti di Monza, ecco l’incornata spacca Napoli del difensore. Un colpo di testa tanto potente quanto pesante. L’azzurro regala alla Signora il successo sugli azzurri e un nuovo controsorpasso momentaneo sull’Inter. I bianconeri continuano la serie positiva e per una notte, in attesa dei nerazzurri (in campo oggi), si portano in testa e allungano sulla zona Champions. Sempre più in difficoltà il Napoli, alla seconda sconfitta in campionato dopo quella di domenica contro l’Inter: adesso i campioni d’Italia sono a dodici punti dai bianconeri.

LE FIAMMATE DI FEDE — Allegri ritrova Manuel Locatelli titolare in regia e in attacco parte con la coppia Vlahovic-Chiesa. Mazzarri risponde con il tridente Politano-Osimhen-Kvaratskhelia. La partita si accende dopo venti minuti grazie a Chiesa che, forse anche per vincere il gelo, inizia a sgasare sulla fascia sinistra. La prima fiammata libera Vlahovic al tiro, ma Juan Jesus si immola sulla conclusione del serbo e salva il Napoli. Fede, non soddisfatto, tenta senza successo un nuovo slalom. Mazzarri tira un sospiro di sollievo. Kvara, stimolato dal duello a distanza con il numero 7 juventino, prova mettere la firma sulla partita. Non è serata, però, per il georgiano che sembra vedere la porta minuscola e Szczesny grandissimo. Kvara spara il primo colpo al secondo anello dello stadio. E pochi minuti dopo, liberato in area da una dormita di Bremer e da un gran giocata di Osimhen, davanti a Szczesny sbaglia lo stop, allunga il passo e tira alle stelle. Il portiere polacco esulta come avesse segnato un gol, ma sul finire del primo tempo è ancora più decisivo su Di Lorenzo.

DECIDE GATTI — La Juventus esce di prepotenza dalla spogliatoio, quasi a voler mandare un segnale al Napoli. E in appena cinque minuti sblocca la gara. Cambiaso, tra i migliori in campo, disegna un cross perfetto e Gatti, il difensore-bomber, incorna di testa e fa esplodere l’Allianz Stadium. I bianconeri spingono sul gas trascinati dalla fame di Chiesa, ma poco prima della mezzora Vlahovic è costretto a lasciare il campo per infortunio. Mentre lo stadio accompagna l’uscita dal campo di DV9 (sostituito da Milik; il serbo è stato fermato solo dai crampi), sul ribaltamento di fronte Osimhen trova il pareggio, ma il gol viene annullato per fuorigioco. Il Napoli ci prova fino alla fine, però senza troppa lucidità. E alla fine la Juventus porta a casa un altro successo di misura e il primo posto momentaneo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/12/2023 23:20
 
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Henry risponde a una magia di Zaccagni,
il Verona ferma la Lazio: 1-1

Biancocelesti ancora una volta deludenti in trasferta;
punto prezioso per i padroni di casa, in 10 per un quarto d'ora per il rosso a Duda.
Grande gol di tacco dell'ex al 23' del primo tempo, poi al 70' il pari gialloblù


Stefano Cieri


Lazio ancora una volta incapace di gestire un vantaggio iniziale, Verona ancora una volta bravo a rimontare da una situazione di svantaggio. Finisce così 1-1 la sfida del Bentegodi. Un pari utile per la squadra di casa, che muove la classifica al termine di una partita condotta in salita per la rete di Zaccagni al 23’ e che, nell’ultimo quarto d’ora, deve pure affrontare con l’uomo in meno per il rosso a Duda. Pari molto deludente invece per la Lazio che in trasferta continua a raccogliere pochissimo e si allontana sempre di più dalla zona Champions.

IL GOL DELL'EX — Si parte con la Lazio che si mette al centro del ring allo scopo di menare le danze. Sarri recupera gli ex Casale e Zaccagni e per il resto ripropone la squadra su cui ha puntato ultimamente. Baroni punta sul consueto 4-2-3-1 con la novità Serdar sottopunta, cui viene affidato i compito di francobollare il play avversario Rovella. La Lazio conduce le operazioni, ma per i primi venti minuti si limita ad un possesso palla che riesce bene fino ai venti metri, ma poi non trova sbocchi in avanti, anche perché il Verona è molto concentrato e interpreta alla perfezione la sua partita difensiva. Al 23’ ecco però la fiammata che rompe l’equilibrio. La determina una combinazione a tutta velocità sulla destra tra Lazzari e Felipe Anderson. Dopo un doppio scambio tra i due è il brasiliano a crossare rasoterra al centro dell’area, dove Zaccagni brucia tutti sul tempo e mette dentro con uno spettacolare colpo di tacco. Il giocatore poi non esulta in segno di rispetto verso la sua ex squadra. A quel punto, come spesso ha già fatto in situazioni simili, la Lazio rallenta e decide di amministrare il vantaggio. Un atteggiamento che incoraggia il Verona a mettere la testa fuori dal guscio. I padroni di casa, però, combinano poco fino all’intervallo. L’unico rischio che creano nell’area avversaria è un colpo di testa di Ngonge che viene intercettato da Immobile prima che possa impensierire Provedel. Si va così al riposo con la Lazio in vantaggio.

IL PARI DI HENRY — La ripresa comincia con la sostituzione di Serdar con Lazovic. Chiaro l’intento di Baroni di dare maggiore consistenza alla manovra offensiva. Il nuovo entrato si piazza a sinistra del trio di trequartisti, Ngonge va al centro e Suslov a destra. Il cambio non produce sostanziali novità, cosi Baroni ne fa altri due al 12’. Dentro Henry per Djiuric e Hongla per Folorunsho. La somma dei tre cambi è felice, perché è uno dei nuovi entrati a collezionare il gol del pareggio. Che arriva al 25’. Cross di Ngonge che Provedel vede all’ultimo e smanaccia come può, la palla finisce sui piedi di Suslov che mette al centro dove Henry anticipa tutti e realizza il gol dell’1-1. La Lazio, che fino a quel momento era riuscita ad amministrare, sfiorando pure il raddoppio con Immobile, accusa il colpo. Sarri corre ai ripari e inserisce Pedro per Zaccagni e Castellanos per Immobile (poi anche Pellegrini per Hysaj e Vecino per Guendouzi). Due minuti dopo la squadra biancoceleste segna di nuovo, ancora una volta con un ex (Casale di testa su angolo di Luis Alberto). Ma la rete viene annullata dopo che l’arbitro Ayroldi rivede l’azione al Var per una spinta dello stesso Casale ai danni di Duda. Passano altri tre minuti e Duda viene espulso per il secondo giallo. Con l’uomo in più la Lazio si butta a capofitto nella metà campo avversaria alla ricerca di un nuovo vantaggio che però non arriva perché il Verona si rinchiude nella sua area e concede solo un paio di opportunità che prima Castellanos e poi Vecino non capitalizzano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Muriel, tacco da fenomeno al 95':
il Milan crolla 3-2 a Bergamo e a -9 dall'Inter

L'Atalanta vince grazie all'incredibile gol del colombiano,
dopo che i rossoneri avevano riacciuffato la Dea per due volte.
Doppietta di Lookman, di Giroud e Jovic le reti rossonere.
Espulso Calabria nel finale


Marco Fallisi


Dall’altalena scende, di tacco, l’Atalanta. E dice al Milan: “Prego, accomodati pure”. I rossoneri ne avrebbero fatto volentieri a meno, e pensavano anche di averla scampata, ma non avevano fatto i conti con il colpo di tacco da artista di Luis Muriel, che ha firmato il 3-2 dei nerazzurri al 95’. Una partita che è sembrata un thriller. Anche se una certa sensazione serpeggiava fin dall’inizio: il colpevole era il Diavolo, e prima o poi sarebbe stato scoperto. Perché l’Atalanta che torna a vincere dopo 4 partite e due ko di fila, e dopo 5 partite consecutive senza battere il Milan in Serie A, ha dovuto soffrire fino all’ultima occasione ma andrà a dormire con un successo meritato: il 2-2 che aveva retto fino al colpo di genio di Muriel nel recupero le sarebbe stato stretto, strettissimo. Il Milan se ne torna a casa con la quarta sconfitta in campionato (eguagliato il numero di ko nell’anno dello scudetto), la Juve lontana 7 punti e l’Inter che scappa addirittura a +9: Pioli parlava di continuità per lo scudetto, il Diavolo ha tradito ancora. E ha già il mal di testa per il prossimo turno, il 17 dicembre col Monza: Calabria, espulso per doppia ammonizione nel finale di Bergamo, asciuga ulteriormente una difesa orami in perenne emergenza. Nel mezzo ci sarà la trasferta di Newcastle, in Champions: il Milan in ripresa di una settimana fa guardava con fiducia alla speranza ottavi; e questo, fragile e vulnerabile?

BOTTA E RISPOSTA — La partita si sblocca negli ultimi dieci minuti del primo tempo, con i gol di Lookman e Giroud, ma è impossibile non partire dalla sliding door che Charles De Ketelaere decide chiudere al 9’: il belga, che poco prima aveva scaricato un sinistro debole tra le mani di Maignan, si trova a tu per tu con il portiere rossonero dopo una bella sponda di testa di Lookman, ha tutto il tempo per calciare a pochi metri dalla porta ma alza clamorosamente sopra la traversa. Sembra il CDK milanista vestito di nerazzurro, e il suo primo tempo risente dell’errore sotto porta: Tomori lo controlla senza patire. La palla gol di De Ketelaere somiglia al trailer della partita: Milan macchinoso, incapace di trovare la profondità per aggirare l’aggressione uomo contro uomo degli uomini in nerazzurro, Atalanta più pragmatica ed efficace. I lanci per Lookman sono una costante, gli inserimenti di Koopmeiners pure. E allora sembra quasi logico che a passare siano i padroni di casa: fa tutto Lookman, che si infila dalla sinistra in area rossonera, salta secco Theo Hernandez e tira. La deviazione di Tomori è decisiva e scavalca Maignan: 1-0 e Gewiss infiammato nonostante il termometro segni due gradi. Il Milan, che si era fatto vivo al 4’ con Giroud (scambio con Pulisic, sinistro del francese murato da Djimsiti) e al 26’ (tentativo di Tomori disinnescato da Ederson), risorge all’ultima azione dei primi 45’: su corner di Florenzi, Giroud sale in cielo sovrastando Koopmeiners e fa 1-1. Il Milan festeggia, il Gewiss protesta furioso per un contatto tra Musah e Lookman sull’azione che ha portato all’angolo del pari rossonero.

MILAN A PICCO — La ripresa si apre con due squilli nerazzurri (Scalvini e Pasalic) e la solita corsa imprevedibile di Lookman, che semina avversari a sinistra con una facilità impressionante: la sensazione è che il nigeriano, prima o poi, possa colpire ancora e infatti succede. Minuto 9: De Ketelaere si allarga e mette al centro un pallone teso che Lookman sbatte alle spalle di Maignan, metre Theo osserva la scena. Il nuovo vantaggio è meritato e impatta sensibilmente sulla storia del match, perché CDK ora sembra un altro giocatore, mentre il Milan va in confusione. Il belga sfiora il gol atteso da questa estate, con un mancino che taglia tutta l’area, Pioli corre ai ripari inserendo Bennacer per Chukwueze, all’ennesima prova deludente. A 20 minuti dalla fine il tecnico milanista completa la ristrutturazione: fuori Loftus-Cheek, tra i peggiori in campo, dentro Jovic, Diavolo col doppio centravanti. La mossa non sembra produrre un granché, anche perché la banda Gasp è una tempesta che quasi travolge Calabria e compagni. Mike Maignan, rifugio anticalamità del Milan, però, protegge come e più del solito: al 76’ Scalvini si infila in area in ripartenza e calcia sul primo palo, MM para ma non trattiene, Lookman ribadisce a botta sicura ma Mike ci arriva ancora, quasi da terra. Il nigeriano completa l’opera mandando fuori sul secondo tentativo. E quattro minuti dopo ecco il colpo che gela lo stadio: Pulisic mette in mezzo, Jovic intercetta e piazza in rete. Siamo al secondo centro di fila, dopo quello al Frosinone. Un punto ciascuno? Macché, il finale è da fuochi d’artificio. Prima Calabria lascia i suoi in dieci per doppio giallo, poi, al 95’, il capolavoro di Muriel che stende il Diavolo. Al Gewiss si fa festa, persino il tiro finale di Tomori che si spegne di poco a lato passa quasi inosservato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter, altra prova di forza: 4-0 all'Udinese
e controsorpasso alla Juve in vetta



I friulani cadono sotto i colpi di Calhanoglu (rigore),
Dimarco, Thuram e Lautaro: bianconeri ricacciati a -2


Andrea Ramazzotti

L'Inter dà spettacolo, spazza via l'Udinese (4-0) e si riprende la vetta della classifica che la sera precedente la Juventus le aveva portato via battendo il Napoli. È una notte tutta nerazzurra, con le fiammate della formazione di Inzaghi che riscaldano un San Siro stretto nella morsa del gelo, ma gremito come al solito. Il rigore di Calhanoglu, un gran diagonale di Dimarco e la zampata di Thuram, tre reti nell'arco di 7 minuti, risolvono la pratica friulana già all'intervallo, con Lautaro e compagni che impressionano per fluidità della manovra, qualità, intensità e solidità (decimo clean sheet in A). Il messaggio al campionato è di quelli inequivocabili: il testa a testa per lo scudetto sarà con la Signora perché il Milan e il Napoli sono lontanissime. E quest'anno Inzaghi non ha nessuna intenzione di farsi sfuggire la seconda stella. Se continuerà a dominare come contro i bianconeri di Cioffi, per la concorrenza non sarà semplice superarlo: l'Inter anche stavolta rischia poco e produce occasioni a getto continuo grazie a sovrapposizioni, inserimenti e tagli studiati in allenamento. L'orchestra interista non si ferma neppure quando è avanti 2-0 e va a prendersi prima del 45' il 3-0 con Thuram. Con la fame di chi vuole mettere al sicuro il risultato il più in fretta possibile per concentrarsi sulla Champions e sul primo posto del girone da conquistare martedì contro la Real Sociedad a San Siro. Di certo quella attuale è la migliore squadra dell'era Inzaghi. Per rendimento, gioco espresso e concretezza. La Juve è sempre lì, a -2, ma inevitabilmente non può che essere preoccupata e sperare in un calo dei "nemici" storici.

MAREA INTERISTA — Inzaghi dà fiducia a Bisseck, alla prima da titolare in Serie A, e ritrova Bastoni, reduce dall'infortunio in Nazionale a novembre. Al posto di Dumfries c'è Darmian, per il resto spazio ai titolarissimi, con Lautaro e Thuram in attacco. Cioffi risponde con una squadra compatta e molto fisica che ha Ferreira, Kabasele e Perez nei tre dietro e Pereyra alle spalle del centravanti Lucca. Il 3-5-2 bianconero è di fatto un 5-3-1-1 perché Ebosele e Zemura fanno i terzini e i friulani sono schiacciati nella loro metà campo, incapaci di ripartire. Fin dall'inizio è chiaro che i nerazzurri vogliono rispondere alla Juventus: la pressione è altissima, come il recupero del pallone e, dopo un paio di chiusure di Kabasele, l'Inter ha, nell'arco di tre minuti, due occasioni gigantesche per passare in vantaggio. Prima Lautaro colpisce il palo su cross di Dimarco, poi è lo stesso esterno sinistro a non concretizzare una grande azione rifinita da un bel cross dell'intraprendente Bisseck. L'Udinese capisce che deve osare qualcosa di più ed è il fischiatissimo Samardzic, in estate a un passo dalla firma con il club di viale della Liberazione, a trascinare la squadra: dopo un inserimento a sinistra, il suo assist mette Pereyra nelle condizioni di segnare, ma il Tucumano non inquadra lo specchio. Inzaghi fiuta il pericolo e chiede più attenzione, ma la sua squadra continua a provarci con continuità: Calhanoglu e Thuram vanno vicino all'1-0, poi ci prova senza fortuna anche Mkhitaryan. La marea nerazzurra sembra inarrestabile, eppure ci vuole un calcio di rigore ingenuamente concesso da Perez per una trattenuta su Lautaro. Di Bello non vede, ma lo salva il Var che lo chiama al monitor suggerendogli il penalty, trasformato dal glaciale Calhanoglu (12 su 12 quelli realizzati da quando è all'Inter; 15/15 compresa l'esperienza al Milan): è il 37' della prima frazione e l'argine bianconero crolla. I padroni di casa se ne accorgono e, invece che accontentarsi, affondano senza più fermarsi: Lautaro partecipa al recupero di un pallone al limite dell'area, Calhanoglu serve Dimarco che in diagonale, di sinistro, fa 2-0. San Siro ribolle e l'Udinese si squaglia incassando pure il 3-0 di Thuram su "cioccolatino" di Mkhitaryan. L'Inter dà spettacolo e le statistiche all'intervallo parlano chiaro: 76% di possesso, 15 conclusioni tentate a 2, 6-0 quelle nello specchio.

FIRMA DEL TORO — La ripresa inizia con i vice campioni d'Europa meno arrembanti e con l'Udinese che pensa soprattutto a non incassare la goleada. Il tecnico di Piacenza gestisce le energie dei suoi sostituendo prima del quarto d'ora Bastoni e Thuram con Carlos Augusto e Arnautovic. Il ritmo cala insieme al livello agonistico, l'Inter palleggia e gestisce. Cioffi prova a dare una scossa con Kristensen e Lovric per Samardzic ed Ebosele, ma i bianconeri non hanno né la forza né la convinzione per poter impensierire gli avversari. Sommer fa la prima parata (non perfetta) al 24' su botta da fuori di Lovric e Lucca mette dentro il tap in ma è in fuorigioco. Inzaghi getta nella mischia anche Asllani e Cuadrado per Calhanoglu e Dimarco, poi tocca a Sensi, che prima di stasera aveva giocato solo 17', al posto di Mkhitaryan (Frattesi resta in panchina, non contento). L'unico che ci prova con rabbia è Lautaro che trova la rete del 4-0 a 6 minuti dalla fine e si conferma sempre più capocannoniere del campionato con 14 centri in 15 giornate. Ora la festa interista è davvero perfetta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Toro, tante occasioni e un punto a Frosinone.
E quel palo di Ilic...



Di Francesco schiera il tridente più giovane della Serie A con Kaio Jorge spesso pericoloso.
Nei granata chance anche per Zapata, gol annullato al 90' a Buongiorno per fuorigioco


Mario Pagliara

Il Toro torna a casa con un punto pesante da Frosinone. Prestazione tosta, con un finale offensivo da parte degli uomini di Juric che danno così continuità di risultati allo Stirpe dove finora hanno raccolto punti solo Napoli e Fiorentina. Può essere soddisfatto anche Di Francesco, perché il suo Frosinone dei giovani d’elite gioca bene, ha le occasioni pure per vincerla e rispondere al palo di Ilic. Alla fine esce tra gli applausi dei suoi tifosi. È stato un pareggio senza reti giusto.

ILIC AL PALO — Ha voluto, probabilmente, stupire tutti, Eusebio Di Francesco, piazzando una doppia mossa fuori dai radar. La prima: il suo Frosinone si posiziona con la difesa a tre, aggiungendo un uomo a metà campo (Garritano) per fronteggiare l’onda d’urto del Toro. La seconda è un colpo votato alla gioventù: il tridente offensivo del Frosinone è il più “verde” della stagione con Soulè (classe 2003), Kaio Jorge (2002) e Ibrahimovic (2005). Il Toro è collaudato dal brillante lunedì notte contro l’Atalanta, per cui Juric non ha bisogno di cambiare: confermato il tridente Vlasic, Sanabria, Zapata. Una sola novità rispetto all’Atalanta: Ricci al posto dello squalificato Linetty. Il primo tempo è spezzettato di continuo, poco spettacolo, molto agonismo, diverse decisioni arbitrali di Massimi sbagliate. Due le occasioni più nette della prima parte della gara e sono entrambe di marca granata: la prima dopo tre minuti, quando un colpo di testa di Zapata sugli sviluppi di un angolo per un soffio non sorprende Turati. Il secondo, al 45’, quando un missile di Ilic da fuori area sbatte dritto sul palo. In mezzo almeno tre errori arbitrali gravi.


OYONO DA ROSSO — E qui arriviamo agli episodi dei primi 45’. Nei primi dieci minuti, Oyono commette in sequenza due falli da cartellino giallo: il primo su Ricci, che gli costa giustamente la sanzione. Il secondo, poco dopo, con un’entrata all’altezza del ginocchio sinistro di Bellanova: Mariani assegna solo la punizione per il Toro a metà campo, ma non dà il doppio cartellino giallo come avrebbe dovuto essere. Frosinone graziato. Al 14’ il secondo episodio arbitrale da matita rossa: Buongiorno entra a contatto con Jorge nell’area granata, l’arbitro Massimi non dà il rigore e ammonisce il brasiliano per proteste. Poi interviene il Var che evidenzia un fallo in partenza di Ibrahimovic su Ricci che il direttore di gara si era perso sul campo. Il terzo errore è sull’ammonizione a Rodriguez allo scadere del primo tempo: il capitano granata entra correttamente su Jorge prendendo solo il pallone tra le gambe dell’attaccante. Zero a zero all’intervallo.

OCCASIONE KAIO — In avvio di ripresa, il Frosinone ha l’occasione più ghiotta della partita: Tameze perde palla a centrocampo, favorendo la ripartenza sulla trequarti. Ibrahimovic pesca Kaio libero in area davanti a Milinkovic, ma il riflesso del portiere del Torino salva il risultato. Di Francesco e Juric ricorrono in maniera massiccia alla panchina alla ricerca di nuove energie. E proprio Karamoh, da poco subentrato, trova la palla giusta per Zapata (28’), Turati è attento sulla traiettoria. Negli ultimi venticinque minuti il Toro ha più energie ma non trova il colpo da tre punti. Allo scadere Buongiorno fa urlare i tifosi granata ma è un’illusione: è in posizione di fuorigioco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La prima volta di Dany Mota regala
i 3 punti al Monza: Genoa ko in volata



Pochissime emozioni sino all'83' con la rete in contropiede dei brianzoli.
Al 37' gol annullato a Ciurria per fuorigioco di Colombo.
Dragusin sfiora il pari nel finale


Matteo Brega

Il Monza batte il Genoa 1-0 grazie al gol di Dany Mota Carvalho all'83' , al primo centro in campionato, e torna al successo dopo tre turni.

OCCASIONI — Palladino lancia dal primo minuto Valentin Carboni, trequartista con Colpani alle spalle di Colombo. In difesa si fermano Pablo Marì proprio poche ore prima della gara (al suo posto Andrea Carboni) e nel riscaldamento Caldirola (dentro Pedro Pereira). Gilardino ritrova Gudmundsson e lo affianca a Retegui fin dal principio nel 3-5-2. Le perdite dell’ultimo minuto portano Palladino a virare sul 4-2-3-1 per iniziare la partita con D’Ambrosio e Andrea Carboni centrali e Pedro Pereira con Kyriakopoulos a svolgere la funzione di terzini. Gilardino chiede di cercare molto Messias in fase di impostazione lasciandolo comunque nella posizione di mezzala destra (pedinato a uomo da Pessina). Primo quarto d’ora povero di occasioni. Un paio in potenza, non in atto. Prima Pessina non arriva di testa su un cross interessante e poi Frendrup calcia altissimo un invito intelligente di Gudmundsson un passo dentro l’area. La gara scorre senza ritmo, con strappi improvvisi. Al 19’ Valentin Carboni calcia fuori un pallone sputato dall’area genoana. Al 21’ altro urlo interrotto. Kyriakopoulos esce palla al piede dalla sua trequarti dribblandone tre, apre per Colpani che sceglie il cross immediato per Colombo che non ci arriva all’altezza del dischetto. Al 36’ gol annullato a Ciurria (servito per sbaglio da Dragusin) per il fuorigioco di Colombo in principio. Il primo tempo si chiude così sullo 0-0.

LA SCINTILLA DI MOTA — Si riparte senza cambi. Il primo segnale di vitalità arriva dopo 10 minuti con un sinistro di Pessina che gira poco e non impensierisce Martinez. Le prime sostituzioni sono in casa Monza: dentro Maric e Mota Carvalho per Colombo e Valentin Carboni. Al 62’ l’occasione più grande. Messias si sistema la palla sul destro in area e crossa teso e basso per Retegui che dal limite dell’area piccola spara altissimo. Enorme spreco per il Genoa. Meglio la squadra di Gilardino nel cuore della ripresa, più intraprendente a livello offensivo dove invece il Monza sparisce. Per provare qualche alternativa entrano Akpa Akpro e Machin al posto di Gagliardini e Ciurria al 73'. Gilardino aspetta il 78’ per i primi cambi: tocca a Fini (nato nel 2006) per Haps e subito dopo Hefti per Messias. All'83’ la luce si accende con Mota Carvalho che difende un lancio di Akpa Akrpo, scarica su Colpani, il numero 28 mette sulla corsa di Pedro Pereira che con un cross rasoterra trova il destro di Mota Carvalho. Il numero 47 apre e chiude l’azione segnando il gol del vantaggio brianzolo. La reazione del Genoa arriva dopo un minuto con una palla-gol sprecata da Dragusin davanti a Di Gregorio. Palladino all'87’ inserisce Donati per Colpani al fine di coprirsi un po’. Nel Genoa entra Ekuban invece per Sabelli. Finale confuso senza grandi occasioni. Vince il Monza che riprende la scia delle posizioni europee (con gli stessi punti della Lazio). Secondo stop invece nelle ultime tre gare per il Genoa che resta in una zona non troppo tranquilla.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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E' un Bologna formato Champions:
vince a Salerno con Zirkzee ed è quarto in classifica

Prima doppietta italiana dell'olandese, Simy dimezza lo svantaggio nel finale.
Finale teso: lancio di oggetti verso Saelemaekers


Matteo Dalla Vite


Una vittoria (la prima in trasferta) che proietta il Bologna al quarto posto, se per qualche ora si vedrà: è la risultante di una gara in cui la tensione è stata alta, con anche fischi dell’Arechi, e nella quale la Salernitana ha tentato di riaprirla dopo l’1-2 di Simy, subentrato a Ikwuemesi, ma che il Bologna ha saputo portare a casa con mentalità di ferro e abbracciando 25 punti in classifica che danno ulteriore gas al sogno d’Europa degli uomini di Motta.

ZIRKZEE DOMINA — Inzaghi (alla settima gara sulla panchina della Salernitana, Coppa Italia esclusa) mette la formazione annunciata ma col 3-5-2 e con Legowski al posto di Bohinen: al fianco del nigeriano Ikwuemesi lavora Dia per una squadra che nelle ultime cinque partite ne ha vinta una (contro la Lazio) perdendone tre e pareggiandone una. Thiago Motta fa riposare Aebischer per schierare Moro, il capitano lo fa Ferguson, davanti torna Zirkzee dal 1’ dopo l’iniziale panchina a Lecce per un Bologna che non ha mai vin to in trasferta. L’inizio è tutto del Bologna che va in vantaggio al 9’: azione che parte con Saelemaekers, si appoggia a Moro, arriva al tiro di Posch che Costil ribatte ma ad uso e consumo di Zirkzee che segna il suo sesto gol in stagione. La Salernitana si fa vedere con Bradaric che non riesce ad andare in gol per il salvataggio di Freuler; azione che riparte e Zirkzee mette dentro la doppietta al 19’ con errore di Lovato. E’ un avvio fulminante quello del Bologna e il 4-3-3 inserito da Motta (Freuler basso, Ferguson e Moro mezze-ali) riesce inizialmente a disinnescare il 3-5-2 di Pippo Inzaghi che in 10’ ha visto la propria squadra piegata coi gol dell’olandese riccioluto. Pippo, subìto lo 0-2, cambia uno spaesato Lovato, infila Tchaouna e passa al 4-2-3-1 con Candreva a sinistra; proprio lui chiede un rigore ma Sozza non abbocca. Dopo un tempo, cinque ammoniti con Dia che rischia il rosso per un fallo su uno scatenato Saelemaekers, il Bologna sembra dominare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Pari e scintille tra Roma e Fiorentina, espulsi Zalewski e Lukaku



Giallorossi avanti subito col belga che nel finale si fa cacciare per un tackle violento.
Pareggio viola di Martinez Quarta. Rosso anche a Milenkovic, in panchina.
Ora la squadra di Mourinho è quarta col Bologna


Andrea Pugliese

Un pareggio che scontenta tutti. La Roma perché voleva avvicinare il terzo posto del Milan e invece si troverà a giocare la gara di Bologna senza Lukaku (sicuro) e Dybala (molto probabile). La Fiorentina perché ad un certo punto ci ha creduto davvero di poter fare il colpaccio, non fosse altro perché la Roma ha chiuso in nove (espulsi Zalewski e Lukaku). L’1-1 finale, insomma, non mette il sorriso a nessuno, tantomeno a Mourinho, che ancora una volta ha avuto la certezza che esiste una Roma con Dybala e una senza. Fino a che l’argentino è stato in campo, infatti, i giallorossi hanno mostrato gioco e idee, senza di lui la Roma si è trasformata, pensando di fatto solo a difendere. La Viola, invece, si è giocata troppo tardi la carta Gonzalez, con lui in campo prima probabilmente le chance di vittoria sarebbero state molto più alte.

DECIDE ROMELU — Mourinho rilancia Pellegrini dal via e dà fiducia a Zalewski a sinistra, Italiano lascia fuori Milenkovic e Gonzalez, preferendo davanti Nzola a Beltran. Ne nasce una partita condizionata subito dal gol di Lukaku, bravo a coordinarsi di testa su assist di Dybala dopo 5’ di gioco. Il belga torna così al gol in campionato dopo 3 partite di astinenza, siglando il suo 11° sigillo giallorosso in 18 gare. Ed allora il piano partita cambia subito, con la Roma raggomitolata negli ultimi 30 metri e pronta a far male sulle ripartenze e la Fiorentina che ha quasi sempre il pallone (59% di possesso palla al 45’), ma è sterile nella manovra. Davanti le iniziative dei viola latitano e con il fortino giallorosso ben assestato, senza movimento diventa dura inventare qualcosa. Di là, invece, proprio nello spazio la Roma ha la chance del 2-0, ma Dybala spreca un rigore a porta vuota sulla discesa di Zalewski. Dybala che poco dopo deve lasciare il campo per un problema al flessore sinistro, proprio mentre la Fiorentina aveva sbagliato da poco il gol del pareggio con Nzola. Il problema di Italiano è che non ci sono spazi e Ikonè e Kouamé di spunti ne hanno pochi. Su uno Ikoné può mandare in porta Bonaventura da solo, ma il francese si intestardisce nell’uno contro uno invece di servire il centrocampista, che nel finale ci prova anche con un tiro da fuori. Nella Roma, invece, Azmoun (colpo di testa alto) entra troppo timido e sono più i palloni che gioca dietro che non quelli avanti. Benino invece Paredes, che con gli spazi ridotti soffre meno e può distinguersi anche nella lotta.

PARI VIOLA — La ripresa si accende subito, con Ikoné che impegna Rui Patricio e Duncan che salva sulla linea di porta, con due giallorossi pronti a insaccare a botta sicura. Poi lo spartito torna ad essere quello del primo tempo, con la Roma chiusa a difesa del vantaggio e la Fiorentina a caccia di spazi per far male. I viola provano anche a cercare l’ampiezza per aprire la difesa avversaria, senza però trarne grandi frutti. Anche se poi al 18’ Bonaventura va a un soffio dal pari (traversa) e un minuto dopo la Roma resta in dieci per l’espulsione di Zalewski. E’ il preludio al pari, che arriva subito dopo con il colpo di testa di Martinez Quarta. Oramai è un assedio: la Roma pensa solo a difendere, Italiano si gioca anche la carta Gonzalez (subito pericoloso) per provare a vincerla, Quarta sfiora la doppietta personale. Poi arriva anche il rosso a Lukaku per un’entrataccia su Kouame in ripiegamento e allora per la Roma diventa durissima. Mou manda un pizzino a Rui Patricio (subito a terra con i crampi), i sette minuti di recupero sono un misto di sofferenza (giallorossa) e speranza (viola). Al fischio finale l'arbitro mostra il rosso anche a Milenkovic, in panchina. Finisce così, con la Roma quarta con il Bologna e la Fiorentina un punto più sotto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Papere e autogol: finisce 1-1 Empoli-Lecce,
la saga degli errori (e degli orrori)

Sfida equilibrata al Castellani decisa dalla rete di Banda
(ma che sbaglio Berisha) e dall'autorete di Rafia.
Assedio finale senza esito dei padroni di casa


Matteo Pierelli


Un gol per parte e tutti contenti. Due reti più o meno casuali decidono la sfida del Castellani-Computer Gross Arena. Il Lecce mette il muso davanti al 64’ con Banda che sorprende un Berisha tutt’altro che impeccabile (palla in mezzo alle gambe); l’Empoli risponde dopo sette minuti grazie una sfortunata autorete di Rafia che devia un cross di Cambiaghi destinato in mezzo all’area. Così entrambe le squadre fanno un piccolo passettino in avanti in attesa di tempi migliori. I toscani portano a casa il secondo pareggio di fila e si sistemano al quart’ultimo posto, i pugliesi invece, con il quarto pari consecutivo, rimandano ancora l’appuntamento con la vittoria ma la classifica resta confortante. Davanti agli occhi di Paolo Maldini (in tribuna con la moglie Adriana per vedere il figlio Daniel rimasto però in panchina) si è vista una partita combattuta e accesa, soprattutto nel secondo tempo.

PARTITA A SCACCHI — Andreazzoli parte con Simone Bastoni al posto di Cacace e Kovalenko come mezzala. Per il resto, formazione confermata con il rientro dal primo minuto di Cancellieri. Dall’altra parte la novità di D’Aversa è Piccoli centravanti al posto di Krstovic che stavolta va in panchina. L’inizio, come del resto tutto il primo tempo, è molto tattico: le squadre si studiano e stanno attente a non concedere spazi. Dopo sette minuti il primo squillo: bel colpo di testa di Pongracic, Berisha si salva in angolo. Poco dopo l’Empoli risponde con Cancellieri che però perde l’attimo giusto per tirare. Poi, al 18’, Piccoli alza di poco una bella incursione di Dorgu sulla sinistra. Ma è l’Empoli ad avere la migliore occasione del primo tempo: Cambiaghi ruba palla a Dorgu e si invola verso la porta avversaria, ma il suo destro in diagonale è centrale e viene respinto in angolo da Falcone. Sul finire della prima frazione Andreazzoli perde due uomini per infortunio: prima Caputo, poi Bereszynski. Al loro posto Shpendi e Ebuehi.

BOTTA E RISPOSTA — La musica non cambia all’inizio del secondo tempo con l’Empoli che prova a sfondare per vie centrali: ci prova due volte Grassi da lontano, ma Falcone fa sempre buona guardia. Non succede granché fino a quando Banda al 64’ si inventa un tiro dalla distanza sul quale Berisha si fa sorprendere incredibilmente: palla in mezzo alle gambe. Il gol sembra indirizzare la partita definitivamente verso i salentini, ma l’Empoli riesce a rimediarla dopo sette minuti: cross di Cambiaghi deviato da Rafia che diventa imprendibile per Falcone. La squadra di Andreazzoli prende coraggio e sfiora anche la vittoria con Luperto, a cui si oppone ancora Falcone. L’Empoli ci prova fino alla fine, ma il Lecce riesce a salvare la pelle.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/12/2023 00:12
 
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Cagliari da pazzi: Lapadula al 94',
poi il "solito" Pavoletti al 99'!
Sassuolo ribaltato

Neroverdi in vantaggio con il gol di Erlic al 7',
la squadra di Ranieri si impone con due reti in un finale incredibile


Salvatore Malfitano


Il miracolo si compie un’altra volta, nella atmosfera infernale dell’Unipol Domus. Cambia l’avversario: a fine ottobre era il Frosinone, ora è il Sassuolo. L’esecutore, invece, è sempre lo stesso e risponde al nome di Leonardo Pavoletti. Ormai potrebbe entrare nel gergo del calcio, com’è stato per Cesarini tanti anni fa. L’uomo del San Nicola è l’ultima risorsa per continuare a credere nella Serie A. Così il Cagliari è fuori dalla zona retrocessione. I neroverdi ci avevano creduto, perché sbloccano l’incontro in apertura di gara e reggono la pressione disordinata dei rossoblù quando restano in dieci. Lapadula pareggia in pieno recupero, all’ultimo secondo Pavoletti si regala una notte da sogno. Per lui e per la gente di Cagliari.

LA PARTITA — Ranieri, privo di Makoumbou, lancia Sulemana in mediana e Lapadula alla prima da titolare. Dionisi, d’altro canto, deve fare a meno di Berardi e Boloca, sostituiti rispettivamente da Racic e Castillejo. I neroverdi partono a marce altissime, confermando il fatto che quasi la metà delle reti segnate (9 su 21) sono arrivate nella prima mezzora. Al 5’ Henrique, sul cross di Pinamonti, colpisce di testa e costringe Scuffet all’intervento sotto misura. Dopo un minuto è Viña a impegnare il portiere dalla distanza, che devia in angolo. Sugli sviluppi del corner Erlic svetta a centro area e porta in vantaggio il Sassuolo. Contestualmente gli emiliani abbassano il baricentro, lasciando più margine d’iniziativa al Cagliari, che si affida agli spunti di Oristanio. Al minuto 11 contrasto molto duro tra Thorstvedt e Sulemana, con il norvegese che ha decisamente la peggio, perdendo tre incisivi nello scontro. La spinta dei rossoblù trova sfogo in una sola grande chance nel primo tempo: al 20’ è provvidenziale Castillejo, a salvare sulla linea una deviazione di Prati. Sul finire di primo tempo, Tressoldi – già ammonito – rischia colpendo intenzionalmente Lapadula a palla lontana, ma né Mariani né Nasca e Aureliano al Var reputano opportuno procedere alla on-field review.

LA RIPRESA — Durante l’intervallo sia Thorstvedt che alcuni membri del club si prodigano alla ricerca dei denti caduti, ripescandone un paio. Ranieri sente che il tempo stringe e all’ora di gioco toglie Nandez e Sulemana dal centrocampo per inserire due punte come Pavoletti e Luvumbo. Se da un lato i sardi forzano l’offensiva, dall’altro la formazione di Dionisi è costretta a rintanarsi: Tressoldi riesce nella missione di procurarsi il secondo giallo, colpendo Lapadula accidentalmente con un calcio in faccia. Nonostante la superiorità numerica, il Cagliari non crea granché. L’angolano, neoentrato, ci tenta di controbalzo da buona posizione, senza inquadrare lo specchio (78’). Pavoletti sfiora il pareggio all’88’: svetta su un corner da sinistra, ma Henrique si para davanti a Consigli e respinge la conclusione. Sul ribaltamento di fronte, la ripartenza condotta da Mulattieri manda in gol Bajrami su assist di Volpato: l’assistente nota una posizione di offside di uno, massimo due centimetri. La tensione altissima, gestita comunque a dovere da Mariani, provoca un lunghissimo recupero, in cui Lapadula si concede il guizzo vincente: Luvumbo butta un pallone al centro, lo raccoglie l’ex Milan e lo scarica alle spalle di Consigli, agevolato da una deviazione (90+4’). Gli ultimi minuti sono incandescenti e il miracolo finisce per verificarsi. Shomurodov fa la sponda sul traversone di Luvumbo, il più lesto è Pavoletti che si accartoccia per un’incredibile rovesciata. La morale è più che chiara: guai a dare il Cagliari per spacciato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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@binariomorto

Ci pensa sempre Gatti: la Juve batte
1-0 il Napoli e sorpassa l'Inter in vetta



Poeta la classifica non si fa con i se e con i ma, la classifica si fa con i goal!!!!!



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Re:
Marco_M77, 12/12/2023 08:35:

@binariomorto

Ci pensa sempre Gatti: la Juve batte
1-0 il Napoli e sorpassa l'Inter in vetta



Poeta la classifica non si fa con i se e con i ma, la classifica si fa con i goal!!!!!



Vogliamo parlare del tuo Milan? [SM=g6168407]





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SERIE A 2023/2023 15ª Giornata (15ª di Andata)

08/12/2023
Juventus - Napoli 1-0
09/12/2023
Verona - Lazio 1-1
Atalanta - Milan 3-2
Inter - Udinese 4-0
10/12/2023
Frosinone - Torino 0-0
Monza - Genoa 1-0
Salernitana - Bologna 1-2
Roma - Fiorentina 1-1
11/12/2023
Empoli - Lecce 1-1
Cagliari - Sassuolo 2-1

Classifica
1) Inter punti 38;
2) Juventus punti 36;
3) Milan punti 29;
4) Roma e Bologna punti 25;
6) Napoli e Fiorentina punti 24;
8) Atalanta punti 23;
9) Monza e Lazio punti 21;
11) Torino punti 20;
12) Frosinone punti 19;
13) Lecce punti 17;
14) Genoa e Sassuolo punti 15;
16) Cagliari punti 13;
17) Udinese e Empoli punti 12;
19) Verona punti 11;
20) Salernitana punti 8.

(gazzetta.it)
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16/12/2023 18:33
 
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Stavolta il fortino Juve non tiene:
Gudmundsson risponde a Chiesa, l'Inter può andare a +4

Bianconeri avanti con un rigore che Vlahovic lascia al compagno di reparto,
l'islandese pareggia in avvio di ripresa


Filippo Grimaldi


Ahi, Allegri. Quarto controsorpasso della Juve all’Inter capolista fallito per merito di un Genoa che ha rimesso in parità nella ripresa grazie a Gudmundsson una gara che s’era complicata parecchio dopo il rigore realizzato da Chiesa nel primo tempo. Uno a uno il finale: un danno pesante per Allegri, che non avrà obblighi di vincere il titolo, ma mezzi passi falsi del genere rischiano comunque di fare rumore. E, domenica all’Olimpico, gli uomini di Inzaghi hanno l’occasione per allungare ulteriormente in testa. E questo è il dato più sorprendente di una sfida che la Juve aveva messo in discesa contro il Genoa già nel primo tempo. Ma poi, incredibilmente, dopo il pari rossoblù la squadra di Allegri non è più riuscita a indirizzare la partita dalla sua parte. Non ha pagato il solito canovaccio del calcio redditizio e cinico di Allegri. Il Genoa, viceversa, si rianima anche nel morale, anche alla luce di un calendario ostico sino alla fine dell’andata, a dispetto dell’assenza di Retegui in attacco. Stesso modulo per entrambe le squadre - 3-5-2 -, con Gilardino che piazza Messias al fianco di Gudmundsson, e sceglie una fascia sinistra formata da De Winter basso, con Vasquez esterno alto. La Juve conferma Vlahovic al fianco di Chiesa, con Cambiaso e Kostic sulle fasce e Gatti-Bremer-Danilo in difesa.

POSSESSO STERILE — Il Genoa parte bene, prova a sfruttare le fasce, tiene alto il ritmo, ma la squadra di Allegri controlla il gioco senza difficoltà. Padroni di casa volenterosi, ma poco efficaci in avanti, anche se il primo tiro in porta è rossoblù (6’), con Malinovskyi che calcia dalla distanza dopo un pallone rubato da Vasquez a sinistra: Szczesny blocca. La Juve si fa vedere in attacco al 14’: affondo di Cambiaso a destra, irrompe Chiesa che calcia sul primo palo, Martinez protegge in angolo. Juve con il solito copione, in posizione di attesa, ma sempre pronta a cogliere l’attimo. Ma il Genoa ha coraggio, De Winter salta altissimo in area sugli sviluppi di un angolo, ma il tiro è sballato. Cambiaso sta altissimo e tiene basso Vasquez, aprendo gli spazi per i centrocampisti centrali, con Chiesa capace di improvvise accelerazioni che spesso sorprendono il Genoa. Succede proprio questo al 22’, quando l’attaccante strappa e il suo diagonale trova Vlahovic pronto a colpire di destro, ma alto di poco. Il gol arriva cinque minuti dopo: pallone perso in una ripartenza da Badelj, che favorisce lo scatto di Chiesa. Martinez atterra l’attaccante, dal dischetto lo stesso Chiesa fa centro. Juve in vantaggio e da qui cambia la partita. Il Genoa apre qualche spazio, la Juve prova a chiuderla, ma la squadra di Gilardino ha un paio di fiammate senza fortuna, prima con Vasquez e poi sul finire del primo tempo con Gudmundsson, che manca l’impatto con il pallone da posizione favorevole.

RIPRESA — Gilardino prova a dare la scossa ai suoi inserendo Ekuban al fianco di Gudmundsson in avanti, con Messias arretrato come esterno sinistro. E la mossa funziona eccome: al 3’ il Genoa o pareggia su un’azione offensiva avviata da Badelj con lo stesso Ekuban che controlla in area (ma che incertezza Bremer) e serve Gudmunssson, che in scivolata trova il suo sesto centro in campionato: uno a uno. Ma la Juve si scuote, alza il ritmo, cerca la profondità, sposta il baricentro in avanti di una ventina di metri per soffocare le ripartenze genoane. Un’accelerazione di Chiesa (14’) sorprende il centrocampo di Gilardino, ma sul cross di Cambiaso c’è la provvidenziale deviazione di De Winter in angolo. Ekuban costringe al fallo Danilo (ammonito), segno che quando la Juve rifiata, il Genoa si riaffaccia nella metà campo bianconera. Ma è, solo a tratti, una sorta di monologo juventino, che non dà però gli esiti sperati da Allegri e illude. La Juve cambia: dentro Milik per Vlahovic e Weah per Kostic. La Juve soffre e arrivano altre due ammonizioni per i bianconeri: McKennie stende Messias e protesta, poi Milik aggancia Malinovskyi, che nell'azione successiva su punizione calcia altissimo. Il Genoa ha cuore, arremba, Szczesny deve uscire fuori area oper evitare guai. Sorprende il Genoa, trasformato rispetto al primo tempo. E la Juve patisce. Ekuban è impreciso sugli sviluppi di un corner. Allegri, nervosissimo, accende gli animi sugli spalti con una protesta plateale dopo un fallo non fischiato a Milik, scagliando l’impermeabile contro le protezioni del campo. Ma il finale fa tremare i rossoblù: Chiesa è murato in angolo (34’). Gilardino toglie Sabelli - dentro Vogliacco - irrobustendo la linea difensiva. Yildiz sostituisce Cambiaso, Martinez salva su Bremer, gara accesissima con un contropiede Genoa fermato per un fallo di Malinovskyi. La Juve tenta l’ultimo assalto. Niente da fare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Turati la combina grossa all'89':
il Lecce batte il Frosinone e lo supera in classifica



I pugliesi non vincevano da quasi 3 mesi.
Si portano avanti sfruttando un errore del portiere
con Piccoli e Kaio Jorge pareggia su rigore,
poi i giallorossi la decidono con un tiro da fuori area di Ramadani,
ma il portiere ospite è ancora una volta decisivo (in negativo)


Francesco Velluzzi

Vince il Lecce. Con merito. E nel finale (2-1) con il gol di Ylber Ramadani, l'albanese che all'ultimo respiro piega le mani a Turati. È la vittoria del cuore perché nel secondo tempo c'è soltanto il Lecce che vuole fortissimamente i tre punti e finisce col 4-2-4, mentre il Frosinone è resiliente, riparte poco, e la sua stellina Soulé è sempre controllata a vista dalle sentinelle giallorosse. La sfida tra due cari amici, Roberto D'Aversa ed Eusebio Di Francesco, entrambi residenti a Pescara, la vince il primo che porta la sua squadra a quota 20 punti in una posizione decisamente più tranquilla. Mentre il Frosinone resta a 19 e non può stare tranquillissimo. Nelle ultime cinque gare ha perso tre volte e la strada è ancora lunga.

IL PRE — Tira un vento fortissimo al Via del Mare. Vento e freddo. Ma comunque il club prova ugualmente a scaldare il pubblico prima che cominci lo spettacolo sul campo. Tutto comincia con l'esibizione di Andrea Tabanelli, ex giallorosso che, una volta smesso di giocare, ha avviato il percorso da dj: il presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani lo premia con una maglia così come altre due bandiere giallorosse. Egidio Notaristefano, che indossò la numero 10, e Sergio Magistrelli che aveva la 11. In totale per loro 263 presenze con la casacca salentina.

SI GIOCA — D'Aversa perde anche Dorgu prima del via per un problema intestinale. Comunque avrebbe giocato Gallo che deve occuparsi di Soulè. DiFra conferma il tridente d'attacco schierato contro il Torino: Soulé, Kaio Jorge e Ibrahimovic. Dietro Lirola, Okoli, Romagnoli e Oyono. Il Lecce parte forte con Banda che crea pericoli e superiorità, Lirola è graziato dal giallo. Ma dopo 11' i giallorossi sono in vantaggio. Turati sbaglia un rinvio che finisce sui piedi di Banda, che serve Piccoli che beffa Romagnoli (che in Ciociaria è capitano, qui non giocava), ma pure Turati pure in questo caso non impeccabile. Dopo 3' si arrende Oyono e DiFra inserisce un altro ex leccese, Monterisi, ridisegnando la difesa con Okoli che va a destra e con Banda sbanda. Rimedia il giallo (da diffidato) e rischia sempre. Banda punta tutti, ma anche Brescianini quando parte semina il panico saltando sempre un paio di avversari. Falcone si oppone a lui e Soulè che ogni tanto sfugge a Gallo. Al 17' Zufferli concede un rigore per fallo di Gendrey su Brescianini. Va al monitor e lo leva. Ne assegna invece uno che sembra inizialmente meno netto al 32' perché Blin calciando in area colpisce Monterisi. Sul dischetto Kaio, che angola e pareggia. Il lecce col 4-2-3-1 riprende a fare la partita, Banda fa tutto benissimo a parte il finale, cioè il tiro. Nel recupero lungo (5') altri due brividi: Soulè supera tutti e serve Lirola, fuori. Banda, invece, va in dribbling su Monterisi e va giù in area, ma per Zufferli non c'è nulla. Banda resta a terra, il tempo finisce.


SECONDO TEMPO — Si riparte senza sostituzioni, ma con qualche spostamento. Okoli torna al centro della difesa del Frosinone con Monterisi a destra a vedersela con Banda. Il Lecce ripassa al 4-3-3 e insiste con i suoi attaccanti, Strefezza più centrale per non dare punti di riferimento. Al 5' Romagnoli su un rimpallo sbaglia e la palla finisce a Strefezza che scarica il destro: gran risposta in angolo di Turati, Banda continua a imperversare a sinistra, ma manca sempre l'ultimo atto. E su un ennesimo errore di Blin che manca ancora il pallone Soulè sbaglia pure lui la conclusione. Non la sbaglia al 26' Banda che raccoglie un pallone di Oudin a sinistra, dribbla e colpisce il palo (in fuorigioco). Non è fortunato il Lecce che fa di tutto per provare a vincerla. L'ultima mossa è l'inserimento di Kaba e Sansone, il ricorso al 4-2-4. D’Aversa rischia tutto e ha ragione perché il Frosinone è alle corde, bada solo a difendersi e solo un tiro di Harroui fa il solletico a Falcone. Alle scorribande di Banda si aggiunge il missile di Ramadani che al 44' (con leggera deviazione) batte Turati sul suo palo. L'albanese festeggia col pallone dentro la maglietta... Sono 4, poi diventano 5 i minuti di recupero ma il Lecce difende come a basket chiudendo tutti gli spazi per il tiro al Frosinone e dopo quasi tre mesi vince una partita fondamentale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Osi e Kvara, il Napoli piega il Cagliari
nonostante Pavoletti: Mazzarri è quarto



I campioni d'Italia ritrovano la vittoria in casa
con un doppio guizzo dei suoi tenori nel secondo tempo.
I sardi escono a testa alta, ma non centrano la seconda vittoria di fila


Maurizio Nicita

Brillano le stelle e il Napoli torna al successo. Ma i gol di Osimhen e Kvara arrivano dopo una battaglia durissima con un Cagliari che Ranieri modella e cambia in corsa mantenendo sempre una squadra rognosa e aggressiva. Mazzarri azzecca il secondo successo consecutivo e per la prima volta la squadra vince dopo una gara di Champions. Anche questo è un segnale. Com’è risultato fondamentale il ritorno di Mario Rui, un terzino mancino vero e di qualità. Una vittoria che serve anche per ricordare degnamente un grande capitano come Antonio Juliano.

ARMI DIVERSE — Il Napoli ha perso pure Zielinski in mezzo ed ecco Cajuste titolare. Nelle rotazioni d’attacco Ranieri sceglie di schierare i due panzer, entrambi ex, Petagna e Pavoletti, utili anche in fase difensiva. Perché il Cagliari in umiltà schiera un 4-4-2 molto stretto e aggressivo, che prova appena può ad alzare la linea. Difficile trovare spazi e quando in avvio Kvara ci riesce e pennella un gran cross con Osimhen in ritardo. Un destro di Augello deviato da Di Lorenzo fa capire che i sardi non ci stanno solo a difendere. Mazzarri urla e sbraccia per convincere Natan a salire di più e per vie esterne. Il brasiliano non esegue e fa da tappo a Kvara che non a caso arriva al tiro sul lato opposto. Quello nel quale il Napoli è più forte con il movimento di Politano e Di Lorenzo e l’inserimento delle mezzali. Ma Anguissa e Cajuste perdono l’attimo fuggente. E così la squadra azzurra ci prova anche coi calci piazzati con Rrahmani che colpisce un palo pieno a Scuffet battuto. L’altro portiere friulano, Meret, invece è pronto a uscire su un contropiede di Nandez. Marcenaro fatica a tenere a bada una partita che diventa sempre più dura e con cartellini tardivi e non omogenei incattivisce l’atmosfera.

CAMBIA LO SCACCHIERE — L’esperto tecnico decide nella ripresa di passare al 3-5-2 rafforzando la mediana. I sardi ci credono, gli azzurri sono un po’ molli e su un’uscita sbagliata Obert, appena entrato, ha subito una buona occasione ma tira centrale. Poco dopo Mazzarri risponde con due cambi che portano al 4-2-3-1: Raspadori sta vicino a Osimhen e a sinistra torna Mario Rui.

BOTTA E RISPOSTA — Più del sistema di gioco al Napoli basta il ritorno a un esterno mancino di ruolo e cambia il rendimento. Kvara si sblocca e proprio un suo tocco accarezzato smarca il portoghese al cross, effettuato al bacio, con Osimhen che svetta e dimostra di essere il più forte: quarto gol in 4 partite col Cagliari. Ma in 3’ il Napoli fa harakiri. Difesa messa male e poco aggressiva, Luvumbo appena entrato trova spazio a sinistra e il suo cross basso trova Pavoletti in anticipo a segnare.

FURIA OSIMHEN — Serve un Napoli più cattivo ed ecco il trascinatore ancora decisivo. Osimhen gestisce di forza una pallone in area, attorniato da quattro difensori riesce comunque da terra a spingere il pallone verso il lato opposto dove Kvara tutto solo non sbaglia e torna al gol esultando in maniera beffarda. Segna ancora Politano, ma l’incerto Marcenaro annulla ritenendo attivo un fuorigioco di Osimhen mai vicino al pallone e all’azione. Poi il nigeriano, acciaccato esce (problema all’inguine) e Mazzarri torna al 4-3-3 inserendo Gaetano. Il Napoli continua a dimostrare limiti in fase difensiva “regalando” una punizione pericolosa al Cagliari, che di testa con Dossena sfiora il 2-2. È l’ultima occasione, il Napoli non concede più nulla.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Zapata ci ha preso gusto:
testata vincente, Empoli battuto.
Torino in zona Europa



Dopo la doppietta all'Atalanta all'ultima casalinga, il colombiano ancora a segno.
Annullate per fuorigioco reti a Sanabria, (clamorosa rovesciata), Ebuhei e Cacace


Mario Pagliara

Il Toro prende l’ascensore e va in volo insieme al suo centravantone. C’è la firma di Duvan Zapata sulla vittoria convincente contro l’Empoli del sabato sera: basta un gol del colombiano da vecchio numero nove di testa per risolvere la pratica. Questa vittoria significa che adesso la zona Europa è proprio davanti al naso della squadra di Juric. Missione compiuta, dunque, per i granata nella prima delle due sfide casalinghe consecutive prima del Natale. Per l’Empoli è l’undicesima sconfitta e prende nuovamente gol: l’aria là sotto si fa pesante.

LA ROVESCIATA — Toro solido e disegnato rispettando le previsioni della vigilia: Linetty torna a centrocampo, Vlasic si posiziona sulla trequarti a ridosso della coppia Sanabria-Zapata. Empoli con lo schema annunciato (4-3-3), ma con la novità del giovanissimo Shpendi (classe 2003) nella posizione di centravanti. L’avvio della squadra di Juric è con le marce elevate: pressione alta, Vojvoda e Bellanova che aiutano molto sulle fasce, Vlasic molto mobile e poi.. poi c’è Sanabria fortemente ispirato. Dopo sei minuti, è proprio Tonny a divorarsi il vantaggio a tu per tu con Berisha. Al decimo nuovamente Sanabria è grande protagonista: traversone dalla sinistra di Vlasic, Tonny sfoggia una stupenda rovesciata imprendibile per Berisha. Lo stadio è in piedi ad applaudire un gol di rara bellezza ma deve risedersi subito: il gol è annullato per la posizione di fuorigioco in partenza di Vlasic. Nonostante ciò, resta il bellissimo gesto tecnico del nove granata.

DUVAN IN VOLO — Non passa molto per il meritato vantaggio del Toro. E c’è ancora lo zampino – e che zampino – di Sanabria: al 25’ mette a terra con eleganza un pallone velenoso, e vede un corridoio invisibile nel quale si avventa Bellanova: cross al bacio in area dove svetta Zapata per il gol che – stavolta sì – fa esultare lo stadio Olimpico. E’ l’uno a zero, il quarto centro col Toro del colombiano (il quinto in questa Serie A), che un minuto dopo potrebbe trasformarsi nel due a zero ma Ilic non coglie l’occasione in una mischia in area. Alla mezz’ora c’è bisogno di un lungo controllo al Var per annullare il pari di Ebuhei, in posizione di fuorigioco. Nell’occasione è molto distratto Rodriguez, che consente a Luperto di azionare il compagno. A due minuti dall’intervallo altro gol in fuorigioco dell’Empoli con Cacace.

MILINKOVIC C'È — All’ora di gioco, Andreazzoli fa la prima mossa inserendo Destro e Cancellieri per aumentare la pericolosità offensiva dell’Empoli. E poco dopo nasce l’occasione più ghiotta degli ospiti: Destro lancia Cancellieri ma l’uscita di Milinkovic è perfetta ed evita guai peggiori. I nuovi ingressi danno più vivacità alla manovra dei toscani, Juric aziona le contromosse gettando in campo energie fresche con gli ingressi di Lazaro e Djidji. Subentra anche Baldanzi nell’Empoli: nonostante la buona volontà, i toscani sbattono contro il muro granata. E la festa alla fine è dei tifosi del Toro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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