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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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SERIE A 2023/2023 10ª Giornata (10ª di Andata)

27/10/2023
Genoa - Salernitana 1-0
28/10/2023
Sassuolo - Bologna 1-1
Lecce - Torino 0-1
Juventus - Verona 1-0
29/10/2023
Cagliari - Frosinone 4-3
Monza - Udinese 1-1
Inter - Roma 1-0
Napoli - Milan 2-0
30/10/2023
Empoli - Atalanta 0-3
Lazio - Fiorentina 1-0

Classifica
1) Inter punti 25;
2) Juventus punti 23;
3) Milan punti 22;
4) Atalanta punti 19
5) Napoli punti 18;
6) Fiorentina punti 17;
7) Lazio punti 16;
8) Bologna punti 15;
9) Roma punti 14;
10) Monza e Lecce punti 13;
12) Frosinone e Torino punti 12;
14) Genoa e Sassuolo punti 11;
16) Verona punti 8;
17) Udinese e Empoli punti 7;
19) Cagliari punti 6;
20) Salernitana punti 4.

(gazzetta.it)
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Il Bologna non si ferma più: 1-0 alla Lazio.
Preso il Napoli: è il 10° risultato utile di fila

L'anticipo dell'undicesima giornata deciso
dalla rete di Ferguson a inizio secondo tempo:
stop per Sarri dopo tre vittorie di fila, rossoblù al momento sesti


Stefano Cieri


Il Bologna di Motta continua a stupire e a salire in classifica. Dopo aver fermato Juve, Inter e Napoli, batte la Lazio al Dall’Ara grazie al gol di Ferguson nella ripresa. Vittoria chirurgica quella della formazione emiliana. Che nel primo tempo - in particolare nella prima mezzora - soffre parecchio il gioco della Lazio e si limita a controllare la gara. Concede pure qualcosa, ma riesce a restare in piedi. Poi, passato il momento difficile nel quale in ogni caso non si scompone mai, prende il comando delle operazioni e porta a casa tre punti preziosissimi: è il decimo risultato utile consecutivo per i rossoblù, che raggiungono momentaneamente in classifica il Napoli.

SUPREMAZIA SENZA GOL — Lazio molto meglio nella prima frazione di gioco. La squadra di Sarri gioca compatta, con l’intensità e il ritmo giusti, ma ha il torto di non riuscire a tradurre in gol questa superiorità. Il Bologna, probabilmente sorpreso da tanta aggressività, è costretto a fare di necessità virtù e pensare unicamente a tamponare l’urto dei laziali. La formazione di Motta comunque ci riesce, perché i suoi giocatori sono tutti sul pezzo ed anche gli attaccanti, oltre ovviamente i centrocampisti, partecipano attivamente alla fase difensiva. La Lazio però tre grandi palle-gol le crea. In ciascuna delle tre è Castellanos (ancora una volta preferito a Immobile) a sfiorare la rete. Prima al 6’ con un colpo di testa che colpisce la traversa (l’arbitro ferma poi il gioco per un fallo dell’argentino su Beukema che però non appare così netto), quindi l’argentino ancora di testa su angolo di Luis Alberto impatta bene, ma Skorupski ci arriva. Successivamente, sempre sugli sviluppi di un angolo calciato da Luis Alberto, il Taty colpisce a colpo sicuro, ma la palla finisce sopra la traversa. Il Bologna si affaccia nell’area avversaria solo nei minuti finali del primo tempo con un paio di tentativi di Zirkzee che però non impensieriscono la retroguardia laziale. Si va così al riposo sullo 0-0.

DECIDE FERGUSON — Il secondo tempo comincia con la sorpresa che non ti aspetti. E’ infatti il Bologna a passare in vantaggio già al 2’. Rete tra l’altro molto bella, costruita da Zirkzee e finalizzata da Ferguson che si inserisce in area alla perfezione e fulmina l’incolpevole Provedel. Da quel momento la partita cambia completamente. La Lazio accusa il colpo e si squaglia come neve al sole, non riuscendo più a combinare nulla. Il Bologna diventa invece padrone del campo. La squadra di Motta è dura e concentrata dietro, ma si fa vedere anche davanti appena ne ha l’occasione grazie al lavoro di raccordo di Zirkzee e alle iniziative sulle fasce di Orsolini e Salemakers (e poi Ndoye). Al 21’ c’è l’episodio che potrebbe chiudere la partita. Contatto al limite dell’area tra Luis Alberto e Orsolini, l’arbitro La Penna giudica il fallo fuori dall’area e concede la punizione dal limite che il Bologna non sfrutta. Ma i padroni di casa controllano comunque alla perfezione la gara. Sarri prova a rimescolare le carte inserendo prima Pellegrini per Marusic, quindi Zaccagni e Immobile (escono Pedro e Castellanos) infine Isaksen e Kamada (per Anderson e Guendouzi), ma l’inerzia della partita non cambia. E alla fine esplode la gioia del Dall’Ara.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Bologna non si ferma più: 1-0 alla Lazio.
Preso il Napoli: è il 10° risultato utile di fila



Stanno giocando bene, comunque l'affiancamento è temporaneo! [SM=g6168407]





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Napoli, tutto facile a Salerno:
2-0 con Raspadori-Elmas,
Inzaghi sempre più ultimo



Gli uomini di Garcia, in vantaggio al 13',
gestiscono al meglio l'incontro trovando il raddoppio all'82'.
Gli azzurri si portano momentaneamente al quarto posto


Maurizio Nicita

Segnali positivi per il Napoli di Garcia che vince, mantiene la porta imbattuta (non capitava dal 30 settembre in campionato) e soprattutto dà segnali di compattezza priva ancora di Osimhen e con un Kvara meno brillante del solito. Decisivi ancora Politano e Raspadori e soprattutto in crescita Lobotka. Pippo Inzaghi e la Salernitana hanno il merito di restare a lungo in partita nonostante la netta differenza di valori in campo.

INZAGHI COPERTO — Il Napoli schiera la squadra annunciata con il classico 4-3-3. Risponde Pippo Inzaghi con un 4-2-3-1molto corto in fase difensiva con due linee di complessivi nove uomini per cercare di controllare i campioni d’Italia che però mostrano di essere subito in palla. Gli azzurri, ancora in nero Halloween, preparano lo scherzetto ai salernitani con triangolazioni corte e centrali che finiscono per scavalcare le linee difensive dei padroni di casa. L’antipasto con un dialogo stretto Politano-Raspadori. Poi è il centravanti ad andare in gol - per la terza gara consecutiva - sfruttando un recupero palla alto di Lobotka, che serve l’assist per il destro perentorio di Jack. L’assistente Liberti non vede un fuorigioco (e poi anche una netta deviazione da calcio d’angolo) di Olivera, ma il Var non può intervenire perché la Salernitana aveva ripreso palla e dunque non è l’errore nell’ultima azione. Il Napoli continua a controllare possesso e anche profondità e ci vuole il miglior Ochoa per deviare in angolo una conclusione a giro di Politano. Poi gli ospiti si addormentano un po’, commettendo qualche errore di appoggio (con Anguissa) che porta al tiro Legowski, ma Meret è attento, come lo era stato in avvio su un colpo di testa di Pirola. Nel finale si risveglia il Napoli ma in area piccola due ottimi palloni di capitan Di Lorenzo e Olivera non trovano la deviazione giusta, mentre su un’altra conclusione Ochoa salva su Raspadori.

COI CAMBI RADDOPPIA GARCIA — Nella ripresa ancora il Napoli sfiora il raddoppio colpendo un palo con Politano e poi è bravo il messicano Ochoa ad avere il riflesso giusto su un tiro al volo di Zielinski. Giochicchia un po’ troppo al gatto col topo il Napoli e allora Inzaghi prova il tutto per tutto passando al 3-4-2-1. Prova ad alzare i ritmi la Salernitana, ma finisce per pagare il conto. Perché Tchaouna perde un brutto pallone, Olivera serve in verticale Elmas e il nuovo entrato rientra da sinistra sul destro per il 2-0 che chiude la gara. Vediamo se stavolta il Napoli ha imboccato la strada giusta.

Fonte: Gazzetta.it
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Lautaro fa volare l'Inter:
2-1 in casa dell'Atalanta e +5 sulla Juve



Apre Calha su rigore, raddoppia il Toro con un grande gol.
Inutile la rete di Scamacca per Gasp. Toloi,
entrato nella ripresa, espulso per doppia ammonizione


Davide Stoppini

L'Inter da trasferta si conferma fenomenale: altra vittoria, la quinta su cinque, questa più pesante delle altre perché arrivata sul campo dell'Atalanta. Finisce 2-1 al Gewiss Stadium, merito dei gol di Calhanoglu su rigore e di Lautaro. Inutile per Gasperini la rete di Scamacca e il forcing finale. La gioia è tutta di Inzaghi. E con un filo di preoccupazione per le condizioni di Pavard, uscito dolorante per un brutto infortunio al ginocchio sinistro dopo mezz'ora.

PRIMO TEMPO — L'approccio dell'Inter è timido, quello dell'Atalanta è più aggressivo, anche se l'avvio del match non produce occasioni da gol. Come previsto, è gara da duelli a tutto campo. L'Atalanta scherma bene Calhanoglu e l'Inter fatica a costruire, la squadra di Gasperini innesca spesso a destra l'asse Zappacosta-Koopmeiners. Per arrivare alla prima vera chance bisogna arrivare al 21': Scamacca apre per Zappacosta, cross di quest'ultimo, il pallone arriva sul sinistro di Ruggeri che al volo manda fuori. L'Inter sta a guardare, Inzaghi fa segno ai suoi di alzare il baricentro, dall'altra parte Scalvini – è il 27' - si allunga troppo il pallone dopo un'invenzione di Koopmeiners. Al 30' Inzaghi perde Pavard: dopo uno scontro in area con Lookman il francese ricade appoggiando male il ginocchio sinistro. Le facce di compagni e avversari lasciano pensare a un grave infortunio: l'ex Bayern prova a rialzarsi, poi esce in barella. Al suo posto entra Darmian che curiosamente trova il modo di diventare subito decisivo: al 39' si sveglia Calhanoglu, che al primo vero pallone giocato inventa un corridoio incredibile per Darmian, Musso esce in maniera avventata travolgendo il difensore e causando il rigore. Dal dischetto Calhanoglu è implacabile e l'Inter si ritrova avanti al primo tiro nello specchio. Che al 42' diventano due: sempre il regista turco a costringere all'intervento Musso con un destro dai 20 metri.

SECONDO TEMPO — La ripartenza è senza cambi. Bussa l'Inter per prima, con Dimarco che al 5' con il sinistro non va lontano dal 2-0. Gasperini non è soddisfatto, l'Inter riparte bene, si vede anche annullare per fuorigioco il raddoppio di Lautaro. E allora ecco le sostituzioni: al 10' dentro Hateboer e Pasalic per Zappacosta e Kolasinac. Neppure il tempo di sistemarsi che Lautaro – è il 12' – tira fuori una magia: lato sinistro dell'area atalantina, l'argentino controlla, si accentra e con il destro a girare trova l'angolo più lontano. Inter avanti di due gol, Gasperini pensa già al terzo cambio quando al 16' Lookman ruba il pallone a Dimarco e serve al centro Scamacca che fa l'1-2. L'Inter protesta vivacemente per un fallo dell'attaccante nel contrasto con l'esterno azzurro, ma il gol è confermato dopo il controllo Var. Gasp comunque non cambia idea: dentro Toloi e fuori Scalvini. Al 25' cambia anche Inzaghi: Frattesi per Mkhitaryan e Carlos Augusto per Dimarco. L'Atalanta prova ad alzare i ritmi e al 29' è Lookman con un destro dai 20 metri a impegnare Sommer, bravo a deviare. Dieci minuti alla fine, altre variazioni per l'Atalanta: fuori Lookman e Koopmeiners per De Ketelaere e Muriel. Neppure un minuto e Sommer è reattivo nel respingere un sinistro di Scamacca, che aveva tentato la girata proprio dopo una respinta del portiere svizzero. Dall'altra parte – minuto 38 – Barella innesca Dumfries che però fallisce quasi all'altezza del dischetto il match point. Ultimi cambi per Inzaghi: al 41' ecco Sanchez per Lautaro e Asllani per Calhanoglu. Siamo nel rettilineo finale, prima dei 6' di recupero Sanchez sfiora il gol con un destro sul palo lontano appena entrato in area. Proprio il cileno, pochi istanti più tardi, fa espellere Toloi, costringendolo al secondo giallo. Le ultime chance sono dell'Atalanta, con Hateboer che sul secondo palo fallisce di testa su assistenza di Muriel e Scamacca che devia fuori di testa su angolo. Esulta Inzaghi. E fa bene, l'Inter è in fuga aspettando i risultati di Milan e Juventus.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Milan sprofonda, l'Udinese fa il colpo a San Siro.
E l'Inter scappa via

Un rigore di Pereyra nella ripresa fa cadere i rossoneri, che ora si ritrovano a -6 dall'Inter.
Per i friulani vittoria meritata, un Diavolo bruttissimo ora attende con ansia il Psg.
Fischi del Meazza


Francesco Pietrella


La pioggia che scende su San Siro spazza via anche le ultime certezze. Il Milan cade in casa contro l’Udinese e scivola a -6 dall’Inter, uscendo sotto i fischi dello stadio. Il manifesto dei problemi degli ultimi tempi è l'occasione di Okafor a un centimetro dal gong. Lo svizzero arpiona il pallone in area, inganna il difensore con una finta e non calcia, sprecando la chance del pari. Così il Milan non segna, non incide e infine protesta, perché l’Udinese passa con un rigore di Pereyra nella ripresa. I friulani alzano il muro, sfruttano le fasce e Cioffi blinda il fortino, costringendo Pioli a trovare uno spazio in fessure strettissime. La retroguardia bianconera si chiude a riccio e l’Udinese centra la prima vittoria stagionale.

LE SCELTE — Il primo fulmine arriva dalle ufficiali: fuori Theo, gioca Florenzi. Il francese non va neanche in panchina per una contusione alla caviglia. Meglio non rischiare in vista del Psg. Pioli vara un inedito 4-4-2 sbilanciato in avanti: Musah a destra, Leao a sinistra, Jovic e Giroud davanti, alla prima gara in coppia. In mezzo, Krunic e Reijnders. L’Udinese risponde con un 3-5-1-1 da fortino: Lucca e Thauvin in panchina, giocano Success e Pereyra, con Ebosele e Zemura sulle fasce. Il fantasista è il solito Samardzic, affiancato da Payero e Wallace. Prima dell’inizio del match, tutto il Milan posa con la maglia di Kalulu, reduce dall’operazione che lo terrà fermo per almeno quattro mesi.

POCO CONCRETI — I primi 45’ del Milan sono una sorta di “vorrei ma non riesco”. La manovra è lenta, gli scambi prevedibili, i lanci lunghi più frequenti e quasi tutti verso Leao, sganciato sulla sinistra nel 4-4-2 (palesemente un 4-2-4 in fase offensiva). La fotografia è “palla a Rafa e qualcosa combina”. Pochino, in realtà: un destro in tribuna dopo una bella serpentina, una bella palla per Florenzi che per poco sfiora l’eurogol (38’) e un paio di palloni in mezzo dopo le solite sgasate, anche se il primo squillo è dell’Udinese. Al 9’ Zemura affonda a sinistra, Florenzi spazza malamente e Pereyra calcia altissimo da una dozzina di metri. Due le chance del Milan, entrambe con tiri da fuori neutralizzati da Silvestri: la prima con Calabria (24’), la seconda con Musah (33’). L’Udinese fa ciò che può con le due armi a disposizione: la corsa degli esterni - ficcanti, rapidi, fisici -, e l’estro di Samardzic, una sorta di faro nella pioggia. La nota stonata rossonera, però, si chiama Luka Jovic, a secco di gol da 161 giorni. Il serbo tocca solo 14 palloni in tutto il primo tempo, sbaglia un paio di appoggi semplici, non trova l’intesa con Giroud e si becca anche qualche fischio. Inevitabile la sostituzione all’intervallo.

PEREYRA GOL — La ripresa si apre con un altro fulmine in un cielo già cupo, e stavolta dà più fastidio. Noia muscolare per Krunic, dentro Adli (più Okafor al posto di Jovic). Ventunesimo infortunio stagionale per il Milan. I rossoneri fraseggiano, ci provano con Reijnders, ma alla fine punge l’Udinese. Al 60’ Ebosele si infila in area partendo da destra, si allunga la sfera e Adli gli rifila un pestone: calcio di rigore (tra molti dubbi). Dopo un breve check del Var, il “Tucu” Pereyra - fino a quel momento a corto di guizzi - spiazza Maignan e sigla il primo gol stagionale. A questo punto Pioli abbassa la testa sulla scacchiera e muove i pezzi: spazio a Loftus-Cheek - al rientro dopo lo stop - e fuori Reijnders, che gioca il solito match a due volti. Bene quando c’è da impostare, ma inconsistente sotto porta. Pioli lancia anche Romero, ma gli applausi se li prende Silvestri: al novantesimo sventa un colpo di testa di Giroud, poi si ripete deviando in angolo una conclusione di Florenzi dalla distanza. Il Milan non c’è più. Sorride Cioffi invece, al primo successo dopo il rientro all’Udinese. Quando vede i rossoneri tira fuori gli artigli: due pareggi e un successo in tre gare. Sul curriculum anche uno 0-0 raccolto a San Siro quand’era giocatore, con la maglia del Torino. Dall’altra parte, invece, delusione e rimpianti. Due sconfitte e un pari nelle ultime tre partite di campionato, due reti al Maradona e nessuna tra Juve e Udinese. Pioli riflette sotto la pioggia. Serve una svolta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Tris del Monza a Verona:
Colombo segna una doppietta da paura!



Per la squadra di Palladino a segno anche Caldirola,
la classifica per i veneti si fa pesante


Matteo Pierelli

Con una doppietta d’autore di Lorenzo Colombo e il sigillo di testa di Caldirola, il Monza sbanca il Bentegodi e spinge sempre più in basso un Verona che non riesce più a vincere: l’ultimo successo resta quello contro la Roma al Bentegodi a fine agosto e il tesoretto accumulato a inizio stagione ora non c’è più. La squadra di Marco Baroni, che ha trovato il gol solo nel finale con Folorunsho, esce dal Bentegodi sommersa dai fischi dei suoi tifosi, delusi e amareggiati. Applausi invece per il Monza di Raffaele Palladino che con questo 3-1 si porta nelle zone nobili della classifica e si gode la classe di Lorenzo Colombo: il baby talento (è del 2002) di scuola e proprietà del Milan decide una partita che sulla carta sarebbe potuta essere molto insidiosa.

LA CHIAVE — Il Verona deve ancora rinunciare a Hien in difesa, mentre davanti è confermata la coppia Bonazzoli-Djuric. Novità per Palladino che parte con la difesa a quattro con D’Ambrosio a destra e Kyriakopoulos a sinistra, mentre Colpani agisce da trequartista dietro l’unica punta Colombo. Il Monza cerca di fare la partita: tanto possesso palla per cercare di sfondare la difesa dell’Hellas. La prima grande occasione per i brianzoli arriva dopo 10 minuti: gran girata di Pablo Marì e palla che scheggia il palo. Poco prima, bravo Montipò a respingere un tentativo di Colombo. Il Verona fa fatica a uscire dalla sua metà campo e al 28’ deve rinunciare a Dawidowicz, out per un problema muscolare: al suo posto Hien. Il Monza insiste e Gagliardini sfiora il palo di testa. Ma poco dopo la mezzora arriva la fiammata dell’Hellas: gran botta di Duda dal limite e palla che va a stamparsi sulla traversa con Di Gregorio battuto. Poi è Colpani ad avere una grande chance al 38’, ma dopo aver saltato anche Montipò tira fuor di destro da posizione defilata. E’ il preludio al gol di vantaggio (41’): azione in verticale con la palla recuperata da Gagliardini e consegnata a Colpani che a sua volta serve Colombo che di destro la butta dentro.

GIOIELLO COLOMBO — Nella ripresa Baroni inserisce Hongla e Lavovic si sposta a sinistra. L’Hellas ha subito una buona occasione, ma Bonazzoli spara alto a due passi da Di Gregorio. Il Verona della ripresa ha un moto d’orgoglio e crea molto di più rispetto alla prima frazione. Ci provano Djuric di testa e Faraoni: niente da fare. Ma reazione della squadra di Baroni finisce li. Poi sale in cattedrale Lorenzo Colombo che al 74’ salta un paio di uomini e con un gran sinistro spedisce la palla all’angolino, là dove Montipò non può arrivare. Al Bentegodi cala il gelo, accentuato poi dalla zuccata di Caldirola (84’) che chiude definitivamente una partita che ha raccontare ancora la rete di Folorunsho allo scadere. Ma ormai è tardi: il Monza fa festa, il Verona riflette su una crisi infinita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Cagliari ci ha preso gusto: 2-1 al Genoa.
Ranieri fuori dalla zona retrocessione

I sardi trovano la seconda vittoria consecutiva
in campionato grazie alle reti di Viola e Zappa.
A Gilardino non basta Gudmundsson


Francesco Velluzzi


Cagliari in paradiso, a festeggiare in entrambe le curve. Claudio Ranieri azzecca ancora i cambi e vince la seconda partita di fila. Nel “nuovo campionato” cominciato alla nona giornata non ha mai perso. Pari a Salerno, vittorie con Frosinone e Genoa (2-1 con reti Viola e Zappa). Sono Viola, Zappa e Petagna gli uomini che danno qualcosa in più ai sardi che stendono il Genoa di Alberto Gilardino che paga una certa inconsistenza davanti fatta eccezione per il solito straordinario Albert Gudmundsson al quinto centro. Ma il Cagliari ha anema e core, una forza dentro che lo fa spingere sempre, alla ricerca continua del gol e del successo. E gli fa ribaltare le situazioni, come è successo anche mercoledì a Udine in coppa Italia. Gila prova anche il 4-4-2 con Puscas (che non riesce a pareggiare murato da Scuffet) e pure Ekuban. Togliendo anche il doppio play Badelj-Strootman. Il cagliari, orchestrato da un grande Makoumbou e da Prati ne ha di più. Come energia e voglia sicuramente. E ora per la prima volta si toglie dalla zona rossa, lasciando indietro Verona, Empoli (che gioca domani) e Salernitana. I rossoblù liguri restano a 11, ma adesso la lotta salvezza si comincia a infiammare e coinvolge più squadre.

PRIMO TEMPO — La Unipol Domus è esaurita. A Cagliari tutti ancora in maglietta. Nessuna allerta, qui…. Anche lo spicchio dei tifosi del Genoa è pieno. Un tifoso ligure avrebbe accusato un malore prima della partita. Alla quale assiste anche l’ex calciatore Alessio Cerci. La moglie è sorella della compagna di Edoardo Goldaniga. Che è in campo, come con il Frosinone. Ranieri lo aveva detto. Voleva rafforzare la difesa, troppo colpita. E così opta per tre centrali, pur in una difesa a quattro: Goldaniga, Dossena e Hatzidiakos con Augello a sinistra. Zappa, sostituto dell'infortunato Nandez, sta in panchina. Logico che la spinta a destra ne risenta e il Cagliari sposta il pallino a sinistra da Augello, Jankto e Luvumbo. Il Genoa resta a tre con De Winter e Vasquez ai lati di Dragusin. Gilardino rafforza la mediana con il doppio play Strootman accanto a Badelj, così Frendrup può agire quasi da trequarti alle spalle di Malinovskyi, posizionato da seconda punta con Gudmundsson. La partita è tattica, offre pochi spunti, entrambe le squadre cercano di non prenderle. Anche se il Genoa tiene più il pallone. Al 28’ Guida dà il primo giallo, a Malinovskyi, per un pestone. Al 30’ Mancosu tenta il colpo della domenica da lontanissimo vedendo Martinez fuori dai pali. Ma al 36’ il legno lo centra sul serio Vasquez, che colpisce indisturbato la traversa. E’ libero e sulla punizione Hatzdiakos viene saltato. Il Cagliari replica andando in gol: Oristanio bravissimo pesca nel corridoio Luvumbo che segna, ma prima fa fallo su Vasquez. Ultimo sussulto di un primo tempo con un solo minuto di recupero in cui Guida viene fischiato perché non fa battere l’angolo al Cagliari.

SECONDO TEMPO — Ranieri si gioca subito due cambi perché Hatzidiakos non ha convinto tanto e serve maggiore spinta. Quindi dentro Zappa e anche Viola perché Mancosu non ha più di un tempo. Gli effetti sono immediati. Su un lancio sbagliato di Strootman, il Cagliari riparte con Viola che da boa libera Oristanio per la percussione, l’interista lo serve nuovamente e Nicholas fa centro: 1-0 dopo 3’. Ma la gioia della Unipol Domus si spegne quasi subito perché, su un cross innocuo, Goldaniga si abbassa quasi fin terra e rinvia di testa all’indietro. È, di fatto, un assist per Gudmundsson che è ben posizionato e fa un gran gol: 1-1. Il Cagliari all’11' potrebbe raddoppiare, ma Guida, che in modo quasi irritante, non fischia un fallo che uno e fa sempre giocare, non giudica da rigore un intervento di Dragusin su Luvumbo che poi calcia ma trova la gran risposta di Martinez in angolo. Gila decide di rinunciare ai due play e piazza Puscas con Gudmundsson arretrando a centrocampo Malinovskyi. Ranieri risponde con Petagna per Oristanio passando al 4-2-3-1. Gila mette Haps per Martin, ma ci guadagna ancora il Cagliari che al 24’ mette ancora la testa avanti. Petagna lavora un pallone in duello con Dragusin, serve Makoumbou che mette dentro, ma pasticciano sia Dragusin sia, soprattutto, Frendrup. Così Petagna serve Zappa che colpisce: 2-1. La partita si scalda, Guida continua a non fischiare e il nervosismo aumenta. Giallo a Goldaniga e Gudmundsson. Poi l’arbitro risparmia il rosso a Malinovskyi già ammonito che stende male Luvumbo. È un finale rovente. Il Cagliari reclama un altro rigore con De Winter che stende Petagna in area ma c’era fuorigioco di Azzi che poi ha l’occasione in contropiede per il 3-1 ma spara fuori. Il Genoa tenta l’assedio. Nei 6’ di recupero. L’occasione d’oro è sui piedi di Puscas che si fa murare dal bravo Scuffet. Guida dà altri due gialli a Petagna (giusto, per proteste) e Viola, esagerato. Ma il Cagliari resiste e porta a casa la seconda vittoria di fila. E va a festeggiare davanti alle due curve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lukaku croce e delizia! Sbaglia un rigore,
poi ribalta il Lecce al 94': la Roma vince nel recupero



Il centravanti belga si fa parare un penalty dall'eccellente Falcone,
ma a due minuti dalla fine dà seguito al gol
di Azmoun e rende vano il vantaggio di Almqvist


Andrea Pugliese

All'ultimo respiro, con il cuore in gola, quando tutto sembrava finito. Per il Lecce è una beffa, per la Roma una gioia inattesa e anche una boccata d'ossigeno. Perché fino al 46' della ripresa Mou era sotto (gol di Almqvist) e vedeva da vicino il baratro. Poi una testata di Azmoun (ancora bene, come con il Monza) e il gol in extremis di Lukaku regalano alla Roma una vittoria oramai inattesa. E che permette a Mou di superare in classifica Sarri, in attesa del derby di domenica prossima.

SUPREMAZIA DI CASA — Mourinho ritrova Dybala dal via e spedisce Aouar in marcatura fissa su Ramadani sulla costruzione dal basso del Lecce. D'Aversa invece stavolta si schiera con una sorta di 4-2-3-1, dove la differenza la fa Rafia, che fa un po' la mezzala (andando a ricostruire il terzetto di centrocampo) e un po' il trequartista. La Roma potrebbe indirizzare subito la partita sui binari migliori, ma Lukaku calcia malamente su Falcone un rigore concesso dopo appena 2' di gioco per fallo di mano di Baschirotto su tiro di Dybala. Sprecata la chance d'oro, i ragazzi di Mou restano a fare la partita (occasioni per El Shaarawy e Aouar e uno slalom in area di Dybala concluso con una rabona troppo alta), anche se poi a conti fatti la difesa leccese regge bene. Dall'altra parte, invece, il primo tiro (fuori) arriva solo al 29' con Ramadani, ma il Lecce carbura alla distanza e dopo crea un paio di altre occasioni con Banda: sulla prima lo zambiano reclama un rigore per un mani di Karsdorp, sulla seconda spreca tutto al momento decisivo. Dybala, invece, si mette a creare gioco in mezzo, con la Roma che stavolta lavora molto più centralmente che sulle corsie laterali. E proprio un pezzo di bravura dell'argentino (mini-sombrero e tiro al volo) porta la Roma ancora una volta vicina al gol, ma senza riuscire a trovarlo.

AL CARDIOPALMA — D'Aversa ha però capito che se la può giocare, anche perché il Lecce con il passare dei minuti prende coraggio. La velocità di Banda e Almqvist sulle fasce crea problemi alla retroguardia romanista, anche se l'occasione Pongracic se la crea grazie a una palla sanguinosa persa in mezzo da Aouar. Poi Lukaku spreca su Falcone ed El Shaarawy spreca a sua volta una potenziale occasione da gol. Adesso, però, la partita è più equilibrata, considerando anche che la ricerca del gol da parte della Roma crea spazi invitanti per le ripartenze ospiti. Allora dopo un mese e mezzo si rivede anche Renato Sanches, ma è Almqvist al 26' a bruciare Rui Patricio e a portare in vantaggio il Lecce (clamoroso il doppio errore di Mancini su Banda). Mou quindi si mette prima 3-4-3 (dentro Azmoun) e poi 4-2-4 (con Belotti vicino a Lukaku e Azmoun e Dybala larghi). L'argentino sfiora il pari di giustezza, Strefezza va a un soffio dal 2-0. Poi viene giù l'Olimpico, quando tutto sembrava deciso: prima Azmoun pareggia di testa in pieno recupero su spunto di Zalewski, poi Lukaku trova lo spunto decisivo in area per il 2-1. Finisce così, con la gioia romanista e la beffa leccese.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Fiorentina ci prova, la Juve vince:
un gol di Miretti tiene Allegri nella scia dell'Inter

Il centrocampista, al primo gol, nell'unica vera occasione,
regala ai bianconeri i punti necessari a restare a -2 dalla capolista


Filippo Cornacchia


Una fiammata di Miretti dopo dieci minuti regala alla Juventus una vittoria pesantissima in casa della Fiorentina. Ai punti – e soprattutto al conteggio dei cross e del predomino territoriale, avrebbero potuto vincere anche i viola. Ma i bianconeri hanno segnato in avvio e poi hanno alzato il muro, dimostratosi imperforabile anche al Franchi. La Signora non incassa reti da sei partite e delle sei subite, quattro sono arrivate tutte il 23 settembre (Sassuolo-Juve 4-2). Da quel momento Szczesny ha alzato la saracinesca e la Signora è partita a tavoletta. Con i tre punti di Firenze, la Juventus resta seconda e a meno due dell’Inter. E dopo la sosta (26 novembre) ci sarà il derby d’Italia-scudetto. La Fiorentina si può consolare con il gioco e lo spirito, ma adesso le sconfitte consecutive in campionato sono tre: Empoli, Lazio e Juventus.

FIAMMATA MIRETTI — Italiano parte con Beltran assistito dal trio offensivo Gonzalez-Barak-Kouame. Mentre Allegri conferma Kean al centro dell’attacco in coppia con Chiesa, alla prima da avversario al Franchi tre anni dopo il trasferimento bianconero. La Juventus parte forte e alla prima fiammata, avviata da Rabiot e rifinita da Kostic, sorprende la Fiorentina (Parisi prima e Quarta poi si addormentano) e passa in vantaggio con un insospettabile: Fabio Miretti. Maledizione finita per il centrocampista bianconero, che dopo 57 presenze in prima squadra si sblocca sotto rete. Così, dopo appena dieci minuti, la partita si incanala sui binari preferiti dalla Juventus. La Fiorentina, incassato il colpo, prende in mano il gioco e prova a dare la scossa trascinata da Gonzalez. Inizia una sorta di tiro/cross al bersaglio. Dove finisce l’imprecisione e la sfortuna dei viola, inizia l’abilità del muro bianconero, con Szczesny decisivo in almeno due occasioni: prima un gran riflesso su Gonzalez e poi un’ottima risposta sulla punizione di Biraghi.

MURO JUVE — Il secondo tempo è una sorta di copia carbone del primo. Italiano cambia uomini e munizioni (dentro Nzola e Bonaventura) e comanda sempre più il gioco: cross e conclusioni a getto continuo, pericoli veri pochi. Ma se la Juventus non subisce gol dal 23 settembre – e dalla disfatta in casa del Sassuolo - non può essere un caso. La difesa e la fase difensiva – guidate alla perfezione da Szczesny e dal trio Gatti-Bremer-Rugani – reggono anche all’assedio viola. Protezione dell’area perfetta e pochi rischi reali nella ripresa. L’impressione è che si sarebbe potuto giocare per altre due ore senza vedere reti. Alla fine gli unici veri brividi del secondo tempo sono quelli che avranno provato Chiesa e Vlahovic, i grandi ex, subissati dai fischi del Franchi al momento del cambio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La magica vince e va a 17 punti, il Napoli (21 punti) si piazza dietro al Milan (22 punti) scavalcando l'Atalanta (19 punti) e l'Inter (28 punti) continua a correre tallonato dalla Juve (26 punti).....è un campionato avvincente!!!!
[Modificato da Pamela© 06/11/2023 07:41]



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Re:
Pamela (sebruciasselacittà), 06/11/2023 07:40:

La magica vince e va a 17 punti, il Napoli (21 punti) si piazza dietro al Milan (22 punti) scavalcando l'Atalanta (19 punti) e l'Inter (28 punti) continua a correre tallonato dalla Juve (26 punti).....è un campionato avvincente!!!!



Il Napoli sta al 4° posto a soli 7 punti dalla capolista...non è una tragedia, abbiamo tutto il tempo per rimontare!





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Che Ibrahimovic!
Il Frosinone riparte:
non basta Caputo all'Empoli

Assist e gol del tedesco.
I giallazzurri dominano la gara e trovano
i tre punti grazie all'ex Bayern e a Cuni.
I toscani all'ottavo ko in 11 partite restano penultimi


Luca Taidelli


Venti minuti di grande Empoli, poi monta l’ondata gialloblù. Il Frosinone dei baby terribili (8 nati dopo il 2000 tra i titolari) schianta alla distanza la banda Andreazzoli con le magie di Cuni ed Ibrahimovic, primo 2005 a segno in Serie A. Ciccio Caputo, che di tanti avversari potrebbe essere il padre, la riapre all’86’ e per poco non gela lo Stirpe subito dopo, ma il bis è in fuorigioco.

PRIMO TEMPO — Qualche sorpresa nelle formazioni iniziali, con Di Francesco che preferisce Irahimovic (reduce dal gol al Torino in Coppa Italia) e Cuni a Baez e Cheddira, mentre Andreazzoli punta su Bereszynski a destra e abbassa Bastoni a sinistra, ma soprattutto non rischia dal 1’ Baldanzi (appena recuperato dopo il problema alla caviglia) e sceglie Gyasi. I toscani per 20’ fanno ammattire gli avversari che in mezz al campo ci capiscono poco. Cancellieri scheggia la traversa dopo 80 secondi, poi mette in porta Gyasi che si impappina. La chiave è in mezzo al campo, con Mazzitelli e Barrenechea che non riescono a leggere i tagli degli esterni di Andreazzoli e i movimenti di Fazzini, che parte da sinistra ma fa male tra le linee. Eppure il gol al 2’ lo segna Cuni su erroraccio in uscita di Ismajli e pressing di Ibrahimovic. Buon per gli ospiti che Cuni fosse in fuorigioco di un’unghia. Soulè prova ad accendere la luce, ma Bastoni lo tiene di mestiere e Luperto è attento nei raddoppi. Solo nella seconda metà del parziale la squadra di Di Francesco alza il baricentro, anche se fatica ad entrare in area.

SECONDO TEMPO — Si riprende senza cambi e col Frosinone a fare la partita e l’Empoli che non riesce a ripartire. Mazzitelli potrebbe stappare il match al 12’ ma il suo destro dal limite si stampa sul palo interno. Il gol però è maturo e lo inventa Cuni con un tacco volante sul cross di Ibrahimovic. Bravo l’albanese, ma Berisha ha le sue colpe perché non la trattiene. Andreazzoli corre ai ripari con Ranocchia e Cambiaghi per Marin e Gyasi, ma i suoi sono prigionieri del torello avversario e al 30’ Ibrahimovic centra il sette sul tacco (un vizio…) di Marchizza ad aprirgli la porta. Match chiuso? Macché. Una zampata di Caputo (testa su cross di Cambiaghi) la riapre all’87’. E qui emerge la fragilità dei laziali, che subiscono anche il 2-2 dello stesso Caputo, che però era in fuorigioco. Brivido finale al 96’ ma Turati c’è sul cross di Ranocchia toccato da Kovalenko.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sanabria e Vlasic a segno,
balzo del Torino in classifica.
Sassuolo, la crisi continua



Granata in vantaggio col paraguaiano dopo 5' e raggiunti da Thorstvedt al 18'.
Ricci e Rodriguez ko nel 1° tempo. Al 68' la rete del croato che vale i 3 punti


Mario Pagliara

E’ dolcissima la notte granata. Il Toro infila la seconda vittoria consecutiva in campionato, ritrova in un colpo solo i gol dei suoi attaccanti Sanabria e Vlasic e si rimette ufficialmente nella scia delle squadre che lottano per l’Europa: il settimo posto, adesso, dista due punti. Il 2-1 finale contro il Sassuolo (pari momentaneo di Thorstvedt ) è, in fin dei conti, anche un risultato bugiardo per quanto la squadra di Juric abbia prodotto e per le occasioni mancate per chiudere in anticipo i conti. I granata si confermano nel pieno di una crescita tattica, atletica e stavolta anche di gioco progressiva ed interessante. Male invece il Sassuolo di Dionisi: ballerino in difesa, sterile in attacco nonostante un tridente che sulla carta autorizzerebbe a immaginare ben altre prestazioni.

SUBITO TONY — L’avvio del Toro è stordente, il Sassuolo sbanda subito. Nei primi cinque minuti, i granata producono tre grandi occasioni e sfondano nella balbettante difesa emiliana. Il colpo che rompe l’equilibrio lo piazza Tonny Sanabria: quinto minuto, Tameze irrompe sulla destra, Sanabria sfugge a Ferrari e firma l’uno a zero. E’ il primo gol stagionale del paraguaiano, che spezza il digiuno dopo cinque mesi e mezzo: la sua ultima gioia il 21 maggio. Il Toro era andato già vicino al vantaggio dopo due minuti con un colpo di testa di Vojvoda su cross di Bellanova con Consigli che si salva in angolo. E al quarto minuto ancora su Sanabria a botta sicura, su invito di Ricci: superlativa nell’occasione la risposta di Consigli.

IL RITORNO DI THORSTVEDT — Dopo sette minuti, un problema muscolare alla coscia destra costringe Ricci a salutare il pubblico: al suo posto Juric dalla tribuna (è squalificato, in panchina c’è il vice Paro) lancia Vlasic. Nel primo tempo, il Toro è in controllo totale della partita, sfonda sulle due fasce con Bellanova e Vojvoda con continuità, ma ha il demerito di non mettere in ghiaccio la gara. Così, al 18’, un errore in disimpegno di Rodriguez crea l’occasione del pari della squadra di Dionisi: Berardi ne approfitta, velo di Laurienté, Thorstvedt indovina il tiro all’angolino con Milinkovic immobile. Granata all’assalto: al 25’ Buongiorno di testa raccoglie la punizione di Ilic, ma sbatte ancora contro un super Consigli. Quattordici minuti dopo Zapata sfiora il palo su un delizioso lancio di Linetty. Prima dell’intervallo, esce anche Rodriguez per problemi muscolari: al suo posto entra Zima.

URLO VLASIC — In avvio di ripresa, dopo pochi secondi, Vojvoda lancia Sanabria: l’attaccante granata si trova a tu per tu con Consigli, ma perde l’attimo per infilare il 2-1. Il Sassuolo prova a scuotersi mentre il Toro prosegue con una buona manovra e al 66’ gli emiliani prendono un palo con Laurienté. Ma i granata sono padroni della serata e passano meritamente al 68’: Tameze (ancora lui, al secondo assist) anticipa Thorstvedt, serve Vlasic che si sblocca segnando il suo primo gol stagionale lasciandosi andare a un urlo liberatorio: 2-1 Toro. La squadra di Juric fallisce in più occasioni il terzo gol e, senza patemi, conduce in porto una pesantissima vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 11ª Giornata (11ª di Andata)

03/11/2023
Bologna - Lazio 1-0
04/11/2023
Salernitana - Napoli 0-2
Atalanta - Inter 1-2
Milan - Udinese 0-1
05/11/2023
Verona - Monza 1-3
Cagliari - Genoa 2-1
Roma - Lecce 2-1
Fiorentina - Juventus 0-1
06/11/2023
Frosinone - Empoli 2-1
Torino - Sassuolo 2-1

Classifica
1) Inter punti 28;
2) Juventus punti 26;
3) Milan punti 22;
4) Napoli punti 21;
5) Atalanta punti 19;
6) Bologna punti 18;
7) Roma e Fiorentina punti 17;
9) Monza e Lazio punti 16;
11) Frosinone e Torino punti 15;
13) Lecce punti 13;
14) Genoa e Sassuolo punti 11;
16) Udinese punti 10;
17) Cagliari punti 9;
18) Verona punti 8;
19) Empoli punti 7;
20) Salernitana punti 4.

(gazzetta.it)
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La Salernitana scappa,
Thorstvedt la riprende,
poi il Sassuolo sbatte su Ochoa



La squadra di Inzaghi passa con Ikwuemesi e Dia),
la doppietta del norvegese vale il pari.
Assedio neroverde nel finale: il portiere dei campani salva il risultato


Matteo Dalla Vite

Niente. Non vincono. Il Sassuolo non lo fa da sei gare. La Salernitana dall’inizio del campionato. E allora? Semplice: la fuga iniziale degli uomini di Pippo Inzaghi (lampi di Ikwuemesi e Dia) è stato assorbito dal Sassuolo che col doppio Thorstvedt si era rimesso a viaggiare per bene. Poi? Ochoa, e il doppio palo (colpito da Pinamonti prima e da Mulattieri poi), hanno salvato i campani che alzano la classifica a 5 punti mentre il Mapei borbotta un bel po’ all’uscita degli uomini di Dionisi che nelle ultime 6 gare hanno fatto tre pareggi e tre sconfitte.

DOPPIO LAMPO — Inzaghi lascia inizialmente a sedere Candreva e infila Tchaoui nei due sottopunta (con Dia) dietro a Ikwuemesi; Dionisi opta per Castillejo e Defrel al posto di Laurienté e Bajrami. Si parte con la Salernitana che ha quattro punti in classifica frutto di 4 pareggi e con i neroverdi che non vincono dal pomeriggio scintillante contro l’Inter. L’inizio è un lampo degli uomini di Pippo: palla intelligente in profondità di Mazzocchi che trova tutto il Sassuolo alto alto tranne Vina che tiene in gioco il nigeriano Ikwuemesi pronto ad approfittare e a realizzare – in fuga - il vantaggio in diagonale. Il Sassuolo reagisce, ma Ochoa (9’) para un tiro non semplice di Castillejo. Gli uomini di Dionisi non trovano l’assetto giusto: o troppo alto, quindi rischioso, o troppo basso e quindi attendista; la Salernitana aggredisce, ogni gara è una finale e si vede. E in fatti gli uomini di Pippo non abbassano e, anzi, avanzano per metterla in cassaforte: al 17’ Tchaouna serve in profondità Dia, Ferrari non lo segue e palla sotto il sette, bel gol davvero e doppio vantaggio dei campani. Sorprendente? Si, ma meritato. Dionisi cerca di dare una scossa che arriva al 36’: cross da destra di Berardi, torre di Defrel e Thorstvedt infila da un passo swnza che Maggiore arrivi a tappare. Poco dopo, altra idea: è di Pinamonti, palo con tiro a giro da fuori area. La Salernitana si è abbassata e ora è il Sassuolo a fare la gara: Berardi chiede un rigore per calcio in area di Mazzocchi ma non pare ci siano gli estremi, così Ghersini da 2’ di recupero: tutto rinviato alla ripresa.

ANCORA THORSVEDT — Inizia il secondo tempo e Pippo Inzaghi mette Bradaric, portandolo a sinistra e spostando Mazzocchi a destra, al posto di Daniliuc, che in fondo terzino destro non è: il Sassuolo preme, la Salernitana continua ad abbassare il baricentro di un bel po’. Così, ecco il 2-2: Defrel va via a sinistra, cross e velo di Pinamonti, Thorstvedt è ancora lì, a rimorchio, ed è pari con Maggiore e Tchaoua che non arrivano a coprire. Ora è solo Sassuolo, ma la Salernitana si è inspiegabilmente infeltrita dopo un avvio fulminante. Inzaghi infila anche Legowski e Simy, Dionisi risponde con Laurienté e Volpato (al posto di Castillejo): nella ripresa, e dopo 20’, il Sassuolo ha provato sette conclusioni contro le tre della Salernitana (seguita da oltre 1000 tifosi), evidenza di un andamento che vede i campani troppo chiusi per poter tornare a sperare l’exploit dei primi venti minuti della gara. Ochoa, poi, al 36’ s.t. deve neutralizzare una doppia conclusione in 2”: di Volpato prima e di Laurienté poi. E ancora: a 5’ dalla fine del tempo regolamentare, Mulattieri prende il palo e Berardi si fa parare una conclusione ravvicinata ancora da Ochoa. Pareggio: forse fa più felice la Salernitana che però ha sognato, ma non protetto abbastanza, il primo colpaccio stagionale da tre punti.

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La prima volta di Dragusin fa sorridere il Genoa.
Verona, 5° ko consecutivo



Al 44' il difensore realizza la prima rete in Serie A e regala la vittoria al Grifone.
Hellas sempre più sul fondo classifica, senza punti dal 2 ottobre


La prima rete in Serie A di Dragusin regala i tre punti al Genoa e mette ulteriormente nei guai la panchina di Baroni, sempre più in zona retrocessione. Match a lungo controllato dal Grifone, con l'Hellas che ha avuto un paio di guizzi solo nel finale (palo di Terracciano e gran parata di Martinez su testa di Djuric), che cade per la quinta volta di fila (sesta contando anche la sconfitta in Coppa Italia). L'ultimo punto lo ha raccolto in casa del Toro il 2 ottobre. Genoa che invece si allontana ulteriormente dai bassifondi e scavalca il Sassuolo, fermato sul pari nel pomeriggio dalla Salernitana.

LA PARTITA — Per un'occasione degna di nota bisogna aspettare il 43'. Ekuban colpisce il palo, sulla ribattuta De Winter (appena entrato per l'infortunato Bani) di testa trova Magnani in opposizione sulla linea. E' il preludio al vantaggio interno: lo stesso Magnani lascia rimbalzare una palla che Haps serve di testa a Dragusin. Destro al volo e palla in rete per il primo gol in A del difensore. Al 53' Gilardino perde anche Ekuban, entra Puscas che 4' dopo viene lanciato a rete, rimedia Amione. Sul corner ancora il romeno si trova la palla solo davanti a Montipò ma non riesce a indirizzarla e dare forza alla conclusione. Tocca poi a Sabelli e Badelj esaltare i riflessi del portiere gialloblù. Al 74' prima vera palla gol dell'Hellas, con Terracciano che colpisce il palo dopo l'uscita di Martinez su Cruz. E' poi Djuric di testa a costringere il portiere del Grifone a una parata miracolosa. I cinque minuti di recupero non fanno correre ulteriori brividi al Genoa, che porta a casa tre punti preziosi che lo allontanano dal fondo della classifica.

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Milan nervoso e sprecone, il Lecce rimonta in 4' e sfiora il colpo: 2-2



Giroud e Reijnders firmano il 2-0 nel primo tempo,
Sansone e Banda che firmano il 2-2 tra il 66' e il 70'. Leao ko.
Nel recupero annullato il 3-2 a Piccoli ed espulso Giroud


Marco Fallisi

No, il Milan non è guarito. No, il Milan non è ripartito, anzi: tra stasera e domani rischia di ritrovarsi a -6 dalla Juve e a -8 dall’Inter, e solo un controllo al Var – contestatissimo dai 26mila del Via del Mare – impedisce che il pasticcio rossonero diventi una disfatta totale. A Lecce finisce 2-2: i diavoli vanno avanti di due gol, si fanno rimontare dai giallorossi in quattro minuti e poi subiscono il 3-2 al 96’, rete poi annullata dall’arbitro Abisso dopo la review al monitor. La quarta sconfitta in campionato, che sarebbe stata la seconda di fila dopo il ko con l’Udinese a San Siro, è stata evitata ma i conti non tornano comunque: il Milan non vince da oltre un mese, l’emorragia di punti prosegue come pure quella di uomini. Leao e Calabria sono ko, Giroud guarderà dalla tribuna la sfida alla Fiorentina per squalifica, dopo l’espulsione nel recupero di oggi pomeriggio: le ambizioni scudetto dei rossoneri rischiano di spegnersi prima di Natale e la scena della squadra a testa china sotto il settore ospiti, a fine partita, non promette nulla di buono. Il Lecce prosegue la striscia senza vittorie – siamo a 7 partite – ma questo 2-2 in rimonta è una scarica di elettricità che fa guardare avanti con ottimismo: la squadra è viva e ha risorse per lottare.

RAFA SI FERMA — Che a Lecce sarebbe stata un’altra partita rispetto a quella con il Psg in Champions, lo si capisce presto: Pioli deve rinunciare a Loftus-Cheek, straripante da trequartista con i francesi, ma out al Via del Mare ("Non ha proprio recuperato dallo sforzo fatto martedì", dice il tecnico rossonero nel prepartita), e poi a Leao, che alza bandiera bianca dopo dieci minuti. Su un invito di Pobega – titolare in mezzo con Krunic e Reijnders – Rafa scatta verso la porta ma si ferma e chiede il cambio. La dinamica ricorda quella dell’infortunio in Milan-Lazio della scorsa stagione, con il derby di Champions alle porte: allora lo stop fu di una decina di giorni, staremo a vedere questa volta. E così, dall’11’ in avanti, Giroud si ritrova con due partner di attacco diversi dai soliti: Chukwueze a destra (Pulisic è rimasto a Milano per una contrattura) e Okafor a sinistra, al posto di Leao. I nuvoloni di Lecce minacciano pioggia e magari anche un pomeriggio complicato per il Milan: la pioggia arriva puntuale, ma arrivano anche i gol del Diavolo. Con Giroud al centro della scena: il francese prima rompe il ghiaccio segnando di petto su assist di Hernandez – a proposito, la condizione di Theo sale sempre di più – e poi diventa una calamita che attira uomini in maglia giallorossa sulla bella percussione di Reijnders, che entra in area e batte Falcone festeggiando il primo gol in Serie A. Tra il 28’ e il 35’ Pioli è avanti 2-0, e Reijnders per poco non arrotonda tre minuti dopo: il solito Giroud fa sponda, l’olandese calcia forte sul primo palo e lo centra. Poco dopo è il Lecce a sfiorare il gol: Banda raccoglie l’assist di Strefezza da una fascia all’altra e va al tiro, Maignan è super nella respinta. È la foto del primo tempo giallorosso: i pericoli nascono sugli esterni (D’Aversa disegna una squadra raccolta, che cerca la profondità puntando soprattutto sugli strappi di Banda), mentre al centro si muove un 9 trasparente, Krstovic.

SCOSSA E RIMONTA — La ripresa si apre con un altro cambio in casa milanista: Calabria rimane negli spogliatoi per un problema fisico, al suo posto c’è Musah. L’emergenza in difesa prosegue e Pioli si arrangia con quel che ha (anche se la scelta di schierare l’americano da terzino, con Florenzi in panchina, farà discutere). Mentre il Milan, lì davanti, sembra avere trovato gli equilibri giusti (Okafor va a un passo dal 3-0, bravo Falcone a stopparlo), D’Aversa cambia: dentro Blin, Piccoli e Sansone per Kaba, Krstovic e Strefezza per dare la scossa. E la scossa arriva, complice un Milan che si addormenta clamorosamente: al 21’ Blin guadagna un angolo e sull’azione dalla bandierina la tocca per Sansone: l’ex Bologna – sesto gol in A al Milan, la sua vittima preferita – brucia tutti sul secondo palo, 1-2 (ricordate Skriniar l’altra sera?). Al 25’ Musah perde palla a centrocampo, il Lecce riparte in superiorità numerica, la sfrutta e Banda imbuca su assist di Sansone: 2-2. I giallorossi ora banchettano: a ogni contropiede si spalancano praterie nelle quali è possibile fare male ai rossoneri. Pioli, che assiste a un diagonale di Theo pericolosissimo e a una punizione di Sansone che finisce sull’esterno illudendo i tifosi leccesi, rivoluziona il Milan: con Florenzi per Pobega e poi Jovic per Chukwueze torna il 4-2-4 della figuraccia con l’Udinese. Ma è un assetto che non produce nulla, mentre i brividi corrono ancora sulla schiena di Maignan: a 6’ dal 90’ Sansone, indemoniato, colpisce il palo; poco dopo ci prova con una botta dal limite. Il doppio 9 del Milan si squaglia nel recupero, quando Giroud rimedia, per proteste, il secondo giallo e lascia i compagni in dieci. Al 96’ il Via del Mare esplode per il 3-2 di Piccoli, che beffa Maignan da 40 metri, ma Abisso annulla al Var: pestone del giallorosso su Thiaw. Per il Lecce è una festa a metà, per il Milan è notte fonda: il 2-2 dello scorso gennaio aprì la crisi rossonera, questo forse è un segnale ancora più preoccupante. Perché il Milan non sa più vincere, nemmeno quando ha la partita in tasca.

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Juve, difesa in gol e altra notte da capolista.
Ma che sofferenza col Cagliari

Nella ripresa Bremer e Rugani portano in vantaggio i bianconeri, dimezza il passivo Dossena.
L'imbattibilità di Szczesny finisce dopo 615'


Marco Guidi


Una notte da capolista. La Juventus batte il Cagliari 2-1, vola in testa alla classifica con 29 punti e ora aspetta la risposta dell’Inter, ferma momentanea nel posticipo col Frosinone. E’ la solita Juve versione 2023-24: fatica a creare e sbloccare contro le piccole, se non su palla inattiva, per lunghi tratti annoia e fa storcere il naso ai puristi, ma… vince. E continua a vincere: cinque successi di fila. A sporcare la serata è solo il gol subito da Szczesny dopo 615’ d’imbattibilità della porta bianconera. Conoscendo Max Allegri non l’avrà presa benissimo, ma la perfezione non è di questo mondo. E dopo la sosta si ripartirà con Juve-Inter.

BRODINO — Privo dello squalificato Rabiot e degli infortunati Danilo, Alex Sandro e De Sciglio, Allegri schiera per 10/11 la formazione vittoriosa con la Fiorentina. Unico cambio, Cambiaso in fascia con McKennie che si sposta poco più in là, da mezzala destra. Ancora Kean-Chiesa davanti, con Vlahovic in panchina. Ranieri risponde lanciando Petagna dal 1’ e un trio alle sue spalle composto da Jankto, Viola e Luvumbo. L’inizio della Juve è di quelli volenterosi (tre corner in 8’), ma i primi tiri sono dei sardi, con Zappa e Viola che da fuori area non inquadrano la porta. Al 18’ il primo squillo bianconero, con Chiesa che alza troppo la mira su punizione. Il Cagliari chiude bene gli spazi, concede poco come aveva chiesto Ranieri alla vigilia e pizzica in ripartenza, guadagnandosi un angolo sul quale Dossena di testa colpisce male da posizione favorevole. Le difficoltà a trovare varchi e a prendere le misure agli avversari porta Allegri a cambiare anche modulo in corsa, passando alla difesa a 4 e al centrocampo a rombo. L’effetto è di far perdere le distanze al Cagliari. Così al 32’ una giocata illuminante di Chiesa mette Kean a tu per tu con Scuffet, non fosse che il controllo difettoso del centravanti della Nazionale dia modo al portiere rossoblù di fermare tutto. E’ di fatto la prima occasione costruita nel vero senso della parola dalla Juve. Replicata poco dopo da un sinistro alto di Cambiaso dai 16 metri su pregevole invito dello stesso Kean. Mentre McKennie allarga troppo al volo su cross di Kostic al 43’. Poca roba per chiudere una prima frazione di gioco che non passerà di certo alla storia.

FERMI TUTTI — All’intervallo Ranieri sostituisce Petagna con Lapadula, mentre la Juve parte lancia in resta e Chiesa scalda subito le mani a Scuffet dalla distanza. Primo tiro nello specchio dell’intera partita al 46’. Chiesa ci riprova al volo poco dopo: alto, ma non di molto. Il Cagliari ora però soffre. Al 55’ Scuffet ferma prima Kostic e poi Chiesa a due passi dalla porta. E alla fine il muro sardo capitola proprio all’ora di gioco: punizione dalla trequarti di Kostic, Dossena e Zappa si perdono Bremer che tutto solo ha persino il tempo di mirare l’angolino opposto per la zuccata vincente. Al 66’ Allegri inserisce Vlahovic e Iling Junior per Kean e Miretti, mentre Ranieri getta nella mischia Oristanio per Viola. La reazione dei rossoblù allo svantaggio è praticamente nulla. E al 71’ arriva anche il 2-0, sempre su azione da calcio da fermo: corner tagliato di Kostic, Scuffet scavalcato e Rugani al secondo tentativo, dopo aver colpito la traversa, accompagna in rete di petto. Il raddoppio sembrerebbe segnare la parola fine alla gara, ma la granitica difesa bianconera per una volta si addormenta e consente a Dossena su azione d’angolo di riaprire il match: 2-1, con tre gol su tre di difensori da palla inattiva. La Juve torna a subire una rete dopo 615’ d’imbattibilità. Ma soprattutto s’impaurisce, tanto che all’82’ sempre Dossena di testa colpisce il palo, mettendo i brividi allo Stadium. Allegri concede il debutto stagionale a Nicolussi Caviglia, Ranieri ci prova anche con l’amuleto Pavoletti, l’uomo dei gol nel recupero. Ma stavolta la magia non riesce. E seppur con qualche patema inatteso, la Juve si prende i tre punti e la vetta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/11/2023 10:21
 
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Ilic porta avanti il Torino, poi ci pensa il solito Colpani:
a Monza finisce 1-1

I granata producono di più e vanno in vantaggio,
poi un erroraccio di Gineitis lancia il talento brianzolo al sesto gol stagionale.
Annullato un gol agli ospiti nel primo tempo


Matteo Brega


Colpani risponde a Ilic e Monza-Torino finisce 1-1. Un pareggio che lascia le due squadre nel cuore della classifica appena fuori dalla zona Europa.

GOL TORO ANNULLATO — Palladino perde Pablo Marì (fastidio muscolare) e Vignato (piccolo problema ai denti) e lancia dal primo minuto Bondo per la prima volta a centrocampo. Juric sceglie di schierare Rodriguez dietro e Lazaro va a sinistra nel 3-5-2. Il primo tiro della serata è di Zapata: Di Gregorio devia. Nel 3-4-2-1 del Monza, Bondo ha il compito di seguire Vlasic il più possibile per asciugare la fonte di gioco. I brianzoli all’11’ sfiorano il vantaggio con un bel diagonale di Colpani. La sfida prosegue ancora dalla distanza con il destro di Sanabria centrale al 15’. Al 25’ viene annullato il gol del Torino. Per l’arbitro Doveri Zapata spinge Caldirola che sta proteggendo l’uscita del pallone prima di servire Rodriguez che scaglia in rete. Si resta sullo 0-0. Al 34’ cambio obbligato per Juric: Linetty si ferma, dentro Gineitis. Grande occasione per il Monza al 44’: Colpani crossa con l’esterno sinistro, colpo precisissimo per la testa di Gagliardini che di testa tutto solo colpisce però centrale senza creare problemi a Milinkovic-Savic.

LA GARA CAMBIA — Dopo 10 minuti della ripresa il Torino passa. Zapata lavora un pallone a sinistra, manda fuori giri Caldirola, controlla e scarica basso per l’accorrente Ilic che anticipa Bondo e gira sul secondo palo. La risposta monzese è immediata con Colpani che di sinistro impegna Milinkovic-Savic bravo a respingere la conclusione a giro. Palladino cambia: dentro Birindelli e Mota Carvalho per Ciurria e Bondo. Mota Carvalho va a fare il trequartista riportando Pessina sulla linea mediana. Il pareggio del Monza arriva al 20’. Colpani approfitta di un errore di Gineitis che sbaglia l’appoggio di testa lasciando al numero 28 campo libero. Il suo sinistro non tradisce e la partita si ritrova sull’1-1 al 21’. Per Colpani sesto gol in campionato sui 13 complessivi del Monza. Il Torino si riaffaccia in area al 35’ con un sinistro violento dal limite di Ilic sul quale Di Gregorio arriva benissimo anticipando anche poi Sanabria sulla ribattuta. Valentin Carboni nel primo minuto di recupero calcia troppo centrale e spreca una buona opportunità. Finisce così 1-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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