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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 00:00
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Il Torino sente profumo d'Europa:
Bellanova+Zapata e il Lecce va giù

Settimo risultato utile di fila in casa e nono posto.
Ospiti in dieci per l'espulsione di Pongracic.
Nel finale grande occasione per Sanabria, Falcone si supera


Mario Pagliara


Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Missione compiuta per il Toro (2-0), grazie a un secondo tempo di gran carriera e di impeto. Prima Bellanova poi Zapata mettono k.o. il Lecce di D’Aversa rimasto in dieci uomini a metà della ripresa per il doppio giallo a Pongracic. Sono tre punti pesantissimi che rilanciano con forza il Toro nella corsa verso l’Europa. E che confermano quanto il fattore casa sia determinante per i granata: è il settimo risultato utile consecutivo per la squadra di Juric davanti al proprio pubblico (cinque vittorie e due pareggi).

BRIVIDO PICCOLI — Il Toro mostra i muscoli, presentandosi nell’anticipo del venerdì notte con la coppia di centravanti Pellegri-Zapata. Il Lecce punta sugli scatti imprevedibili di Oudin e Almqvist, gli esterni di un tridente d’attacco che vede in Piccoli il centroboa classico. Ne esce un primo tempo equilibrato, senza particolari guizzi e con due squadre bloccate. Il Toro non riesce a far emergere la qualità potenziale dei suoi tre uomini piazzati nel cuore del centrocampo (Ricci, Ilic e Vlasic sulla trequarti) ed è scontato nella manovra per larga parte della prima frazione. Il Lecce non fa molto di più, ma tiene bene il campo pur faticando a rendersi davvero pericoloso. Sono gli episodi, così, a regalare un paio di sussulti al pubblico del Grande Torino. Due occasioni, una per parte. La prima è del Lecce e nasce da una grave indecisione di Milinkovic. Minuto 13: angolo di Oudin, al portiere granata scivola il pallone dalle mani, Piccoli ribatte e Masina salva sulla linea. Brivido per i tifosi torinisti. Il bilancio delle occasioni si bilancia al 43’ quando un tiro di Vlasic ben angolato viene toccato con i polpastrelli da Falcone e deviato in angolo. Zero a zero all’intervallo.

BELLANOVA-ZAPATA — L’avvio di ripresa dei granata è molto più energico e determinato. E il Toro dopo appena cinque minuti trova il lampo di Bellanova con il quale stappa la partita. L’azione nasce da un anticipo perfetto di Djidji, seguito da un lancio intelligente di Ricci con il quale si innesca il contropiede: la stoccata di destro di Bellanova è secca ed angolata, Falcone non ha scampo. E’ il primo gol dell’esterno di Juric con il Toro, il secondo in Serie A. All’ora di gioco Juric lancia nella mischia Sanabria e Linetty al posto di Vlasic e Pellegri. D’Aversa risponde con Sansone e Kaba. Al 25’ Ayroldi espelle Pongracic per un fallo su Ricci: secondo cartellino giallo per il difensore che lascia il Lecce in dieci. E un attimo dopo, Sanabria incorna benissimo di testa su cross di Ilic e solo uno strepitoso Falcone gli nega la gioia del 2-0. Il Lecce è stordito, il Toro ci mette impeto e coraggio e gioca decisamente meglio. Il raddoppio è nell’aria e arriva al 36’: angolo di Vojvoda, incursione di testa di Zapata e partita chiusa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Uragano Inter con Thuram e Lautaro:
4-0 alla Salernitana e +10 sulla Juve



A segno anche Dumfries e Arnautovic nel match stradominato
a San Siro dai nerazzurri, con due legni colpiti:
campani mai in partita, debutto shock per Liverani


Andrea Ramazzotti

L'Inter vola a +10 sulla Juventus e fa un altro passo importante verso lo scudetto della seconda stella. Per Inzaghi non c'era modo migliore per preparare l'andata degli ottavi di Champions di martedì a San Siro contro l'Atletico Madrid: la Salernitana, battuta solo nel finale da Juventus e Napoli e capace di fermare sul 2-2 il Milan, si rivela un avversario docile che di fatto non impensierisce mai la capolista. L'esordio di Liverani in panchina è da incubo e la sconfitta è netta anche perché i nerazzurri, all'ottava affermazione consecutiva in questo inizio di 2024 da record, hanno un altro passo, un'altra ferocia e un'altra qualità. La sfida è davvero senza storia: Thuram e Lautaro segnano entrambi nell'arco di due minuti, dal 17' al 19', e poi Dumfries chiude il discorso con il 3-0 già prima dell'intervallo. La ripresa così diventa un maxi allenamento in vista del duello con il Cholo Simeone, mentre i granata finiscono senza conclusioni nello specchio, consegnando a Sommer il clean sheet numero 15 in Serie A.

MONOLOGO INTER — Inzaghi riduce il turnover a tre cambi rispetto alla vittoria sulla Roma: De Vrij al posto dell'infortunato Acerbi e gli esterni Dumfries e Carlos Augusto per Darmian e Dimarco. Nella Salernitana Liverani sceglie il 5-3-2 con Boateng nel cuore della difesa e Tchaouna insieme a Dia in avanti. Solo panchina per il nuovo acquisto Manolas. L'Inter parte fortissimo e nell'arco di 7 minuti costruisce tre gigantesche occasioni per il vantaggio: Ochoa dice di no a Bastoni e a Barella, mentre Thuram calcia sul palo il più comodo dei tap in. Le sovrapposizioni di Pavard e Bastoni creano la superiorità numerica sulle fasce, soprattutto a destra, dove i nerazzurri fanno male e creano occasioni in serie. I granata sono alle corde e faticano a superare la metà campo nonostante la pressione dei padroni di casa non sia feroce. Lautaro su assist di Dumfries si mangia in maniera non da lui la rete del vantaggio al quarto d'ora, poi è Mkhitaryan a calciare alto dal limite. Il monologo interista va avanti senza che i campani si oppongano e due minuti più tardi (17') Thuram segna su cross dalla sinistra di Carlos Augusto, autore di una grande progressione e di una prestazione super. Per il francese doppia cifra in campionato e gara in discesa. Neppure il tempo di rimettere il pallone al centro e l'Inter trova il raddoppio con il Toro, servito da una rimessa laterale di Carlos Augusto e lasciato troppo libero da Boateng. Per l'argentino rete numero 125 da quando è a Milano (10 contro la Salernitana...) e terza stagione di fila oltre 20 centri in Serie A: prima di lui in nerazzurro c'erano riusciti solo Meazza e Nyers.

SIGILLO DUMFRIES — Sul 2-0 l'Inter continua a tenere il pallone e a cercare il gol anche se con meno foga e rabbia, mentre i granata sono costretti a sostituire l'infortunato Boateng con Maggiore. La partita si chiude definitivamente al 40': Lautaro innesca la corsa di Barella che dal fondo crossa al centro, Pasalidis devia e Ochoa ci mette (male) una pezza, con Dumfries che deposita in rete il 3-0. All'intervallo la capolista va a bersi un tè caldo in totale controllo, con numeri che inquadrano bene l'andamento del match: 16-0 i tiri verso la porta, 7-0 quelli nello specchio, 77% di possesso palla e 9-0 i calci d'angolo.

ALLENAMENTO — La ripresa si apre senza sostituzioni e con Ochoa che evita il poker su botta da fuori di Calhanoglu. Dopo un'ora Inzaghi inizia a pensare all'Atletico e inserisce Arnautovic, Sanchez e Klaassen per Thuram, Lautaro e Mkhitaryan. Liverani risponde con Weissman per Dia e Legowski per Coulibaly. Pasalidis con una deviazione all'ultimo impedisce a Sanchez di segnare il primo gol in campionato, poi tocca anche ad Asllani, in cabina di regia per Calhanoglu. Il Niño Maravilla ci prova di nuovo su punizione senza inquadrare lo specchio. Inzaghi concede l'esordio in nerazzurro a Buchanan, nell'ultimo quarto d'ora al Bastoni, e proprio allo scadere vede Arnautovic festeggiare il 4-0 su assist di Dumfries. Poi è solo festa per il popolo interista. Martedì arriva l'Atletico e l'Inter è pronta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli, non ci siamo:
Ngonge evita il ko al 90',
ma col Genoa è solo 1-1



Ospiti avanti con Frendrup al 47', nel finale il pari dell'ex Verona.
La Champions resta lontana


Vincenzo D'Angelo

Un’altra delusione, un’altra occasione sprecata. Il Napoli scende probabilmente oggi dall’ultimo vagone Champions, sul quale si era aggrappato grazie a due vittorie in rimonta al Maradona contro Salernitana e Verona, a un passo dalla B. Stavolta la rimonta si ferma a metà (1-1 contro il Genoa) e Napoli fischia il Napoli. Copiosamente, inesorabilmente. Le curve urlano “meritiamo di più” mentre la squadra prova a scusarsi per l’ennesima brutta prestazione e Mazzarri si incammina velocemente verso gli spogliatoi. È notte fonda per i campioni d’Italia, che salvano la faccia grazie a un guizzo di Ngogne al 90’ dopo essere andati sotto ancora una volta, grazie a un sinistro di Frendrup in apertura di ripresa. D’accordo, il Napoli di un anno fa non c’è più e quest’anno non c’è mai stato. Però la situazione adesso è ai limiti del drammatico e anche la posizione di Mazzarri non può non essere soggetta a riflessioni approfondite da parte del club. E mercoledì c’è l’ottavo di andata di Champions contro il Barcellona: vedremo se inciderà sul giudizio complessivo dell’operato di Mazzarri, che resta negativo e nettamente al di sotto di quello di Rudi Garcia, esonerato a novembre per una svolta mai vista.

PARTENZA SPRINT — Il Napoli parte forte e tre minuti crea subito due buone occasioni: prima Simeone cicca al volo un suggerimento di Politano, poi Kvara va via alla Kvara, con finta e controfinta in area, ma calcia centrale. Ma è il Genoa a sfiorare il vantaggio al primo affondo: minuto 7, Retegui gira di testa un bel cross di Martin ma Meret vola e salva gli azzurri, che rispondono con un sinistro velenoso di Anguissa su cui Martinez salva in tuffo. La partita è divertente, il Napoli controlla ma è il Genoa a sfiorare ancora il vantaggio con azione fotocopia Marin-Retegui e ancora super Meret a dire no. Prima dell’intervallo Kvara non trova il colpo vincente sottomisura, sventato dalla difesa a protezione della porta.

GELO AL MARADONA — Si riparte con Natan per Ostigard, ammonito ma anche frastornato per due zuccate con Retegui. E il ritorno in campo del brasiliano è sfortunatissimo: da una sua chiusura su Retegui (2’), la palla arriva a Frendrup che di prima di sinistra fulmina Meret e gela il Maradona. La prima reazione del Napoli arriva all’11: Kvara salta due uomini e arriva sul fondo, cross rasoterra che attraversa tutto lo specchio ma non trova deviazioni amiche. Mazzarri inserisce Ngonge e Lindstrom per Politano e Traorè passando a tutto gli effetti al 4-2-3-1. Ma la manovra azzurra resta lenta e prevedibile e il Genoa si difende senza sofferenza. Serve una scintilla, magari su un calcio piazzato, come quella che trova Anguissa al 29’, ma il colpo di testa finisce alto.

LA FIRMA DI NGONGE — Mazzarri si gioca l’ultima carta inserendo Raspadori per lo spento Simeone (in A non segna da settembre) ma si va avanti a situazioni occasionali e di pancia. È sempre Kvara contro tutti, come da mesi a questa parte. E il georgiano – unico degno di nota fino al 90’ – non può fare miracoli. Ci prova ancora, al 42’, ma Martinez vince di nuovo la sfida allungandosi nell’angolino basso. Dalle curve piovono fischi e cori contro squadra e club e, quando la sconfitta sembra inevitabile, ecco la zampata di Ngonge, lesto a girarsi e a trovare il sinistro vincente dopo sponda area di Di Lorenzo. Ma è un fulmine a ciel sereno che aumenta i rimpianti: è sparito il Napoli, ora toccherà ancora al presidente De Laurentiis scendere in campo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Verona spaventa la Juve, Rabiot la salva,
ma il momento no continua. E l'Inter ride

Hellas in vantaggio nel primo tempo con Folorunsho e poi di nuovo
nella ripresa con Noslin dopo il pari di Vlahovic su rigore.
Il francese segna ma ai bianconeri non riesce il ribaltone.
E la classifica piange


Fabiana Della Valle


La Juventus non sa più vincere. Dopo il pareggio con l’Empoli e le due sconfitte di fila contro Inter e Udinese è arrivato il 2-2 in rimonta in casa del Verona. Così l’Inter prende il largo (+9 con una partita da recuperare) ma soprattutto il Milan battendo il Monza domani avrà la possibilità di scavalcare i bianconeri, prendendosi il secondo posto.

VANTAGGIO GIALLOBLÙ — L’incubo della terza sconfitta di fila per i bianconeri si materializza al Bentegodi dopo appena 11 minuti: angolo battuto da Suslov da sinistra, palla respinta e gran sinistro al volo da fuori di Folorunsho (uno dei migliori) su cui Kostic non stringe. Così la Juventus va subito sotto di un gol e anche un po’ in confusione. Prima c’erano stati un tiro di Yildiz (su suggerimento di Rabiot) respinto da Dawidowicz e uno di Lazovic, troppo centrale. Per i bianconeri è la seconda rete di fila incassata su calcio piazzato dopo quella con l’Udinese (su punizione).

VLAHOVIC FA TREDICI — La Signora patisce il colpo e per un po’ sbanda, però poi pareggia prima della mezz’ora grazie a Vlahovic, che dopo due rigori sbagliati consecutivamente (con Empoli e Monza) trasforma il terzo (concesso per un fallo di mano di Tchatchoua su tiro di Kostic) senza esitazioni. Sinistro potente e chirurgico che lo porta a quota 13 centri stagionali.

DA NOSLIN A RABIOT — La ripresa inizia nel segno del Verona, che prima scheggia la traversa con una zuccata di Magnani e poi costringe Szczesny alla respinta con i pugni con Noslin. Ed è proprio il numero 17 a raddoppiare, bruciando prima Gatti e poi Szczesny. Il 2-1 nasce da un errato posizionamento dei centrocampisti bianconeri. Due minuti dopo la Juventus pareggia con Rabiot lanciato da Locatelli (brutta palla persa da Cabal) e a questo punto Allegri punta a vincerla inserendo Chiesa e Alex Sandro al posto di Kostic e Gatti. Dal 3-5-2 i bianconeri passano al tridente, con Yildiz a destra e Chiesa a sinistra, Cambiaso mezzala e McKennie terzino destro.

I CAMBI NON BASTANO — Il Verona però ci prova ancora con Lazovic (tiro deviato in angolo) e aggiunge freschezza con Swiderski, che sostituisce Noslin. Max cambia ancora togliendo Yildiz per il neo acquisto Alcaraz e mettendo Cambiaso ala, come con l’Udinese. Signora pericolosa con Vlahovic (colpo di testa alto). Entrano Vinagre e Belahyane per il Verona e Milik e Weah per la Juventus. Il polacco imbecca Chiesa che a pochi minuti dalla fine calcia alto. Lo stesso azzurro nel recupero illude i tifosi bianconeri colpendo il palo. Un punticino che fa respirare il Verona, in piena lotta salvezza, ma non tira la Signora fuori dalla crisi. Di risultati, gioco e idee.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, questo è un ritmo-Champions:
quinta vittoria di fila e tris a un Sassuolo da incubo



Il portiere ferma Pinamonti dal dischetto due volte nel recupero del 1° tempo
(la prima volta il tiro dal dischetto viene fatto ripetere), dopo il vantaggio di Pasalic al 21'.
Nella ripresa il 2-0 di Koopmeiners e il tris (deviato) di Bakker.
Neroverdi terzultimi col Verona


Giulio Saetta

Quinta vittoria di fila, 17 gol fatti e 2 subiti. L’Atalanta versione rullo non si ferma davanti al Sassuolo e consolida il quarto posto con tre punti di vantaggio sul Bologna. I gol non vengono dalle punte ma dai centrocampisti (Pasalic, Koopmeiners e Bakker) ma il protagonista è Carnesecchi che para due rigori sul finire del primo tempo, due esecuzioni di Pinamonti dopo la ripetizione per ingresso irregolare in area di Kolasinac.

LE SCELTE — Due cambi a centrocampo rispetto alla vittoria di Genova: con il rientro di Ederson dalla squalifica, fuori De Roon (a due gialli dalla squalifica) e conferma per Pasalic mezzala; a sinistra Zappacosta vince il ballottaggio con Ruggeri. Davanti, Miranchuk preferito a Scamacca come partner dell’ormai inamovibile De Ketelaere. Dionisi invece fa una sola variazione nell’undici titolare rispetto al pareggio contro il Torino: al centro della difesa Tressoldi per l’infortunato Erlic. In mezzo ancora fiducia a Lipani come partner di Henrique, sulla trequarti solita cerniera Bajrami-Thorstvedt-Laurienté, punta centrale Pinamonti.

DOPPIO MIRACOLO — La prima conclusione della gara è degli ospiti, con Thorstvedt, che mettono in chiaro di non essere saliti al Gewiss per fare da vittima sacrificale. Infatti il match è vivo con l’Atalanta che va vicino al vantaggio prima con Holm da corner, poi con Miranchuk che svirgola un bocconcino di De Ketelaere dalla sinistra. Il vantaggio arriva al 22’ grazie a Pasalic, che in versione centrocampista box-to-box ruba palla nella sua metà campo, avvia l’azione sulla destra che porta al piattone di Miranchuk respinto da Consigli troppo centralmente su cui si avventa lo stesso croato. Vicinissimo al pari il Sassuolo al 31’ con Henrique che calcia da due passi ma trova la deviazione di Carnesecchi con la complicità della traversa. Partita bellissima: Holm al 43’ di testa trova il muro di Consigli, al 46’ rigore per il Sassuolo per un fallo di mano di Scalvini su colpo di testa di Thorstvedt che Carnesecchi para due volte a Pinamonti (Kolasinac in area sulla prima conclusione), prima alla sua sinistra poi alla sua destra.

LA CHIUDE KOOP — Al rientro in campo dopo il pericolo scampato la Dea non vuole avere sorprese e preme subito alla ricerca del raddoppio. Ci va vicino Pasalic con un tiro di prima da buona posizione che finisce alto e al 13’ capitalizza con il settimo gol di Koopmeiners in campionato a suggellare una bella azione sulla destra di Holm, che la mette a rimorchio per l’olandese: piattone sinistro implacabile sotto l’incrocio. Il Dna dell’Atalanta non prevede pietà, il Sassuolo diventa oggetto di un tiro al bersaglio tra conclusioni centrali e discese sulle fasce. Miranchuk si divora il 3-0 su un cross basso di Koopmeiners al 23’ e al 30’ i nerazzurri fanno tris grazie al nuovo entrato Bakker, che al primo pallone toccato fulmina Consigli da fuori con la complicità della deviazione di Pedersen. Finisce con il Gewiss in festa e qualche rammarico per il 4-0 che si divora Scamacca davanti a Consigli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Zirkzee, che spettacolo!
Il Bologna non si ferma più, Lazio al tappeto



Biancocelesti avanti al 18' con un gran tiro di Isaksen.
Il pareggio arriva al 39' con El Azzouzi e poi, al 78', ecco il gol vittoria dell'olandese.
I rossoblù salgono a quota 45 punti,
come l'Atalanta che però ha disputato una partita in meno


Nicola Berardino

Quarta vittoria di fila per il Bologna che riprende l’Atalanta al quarto posto. I rossoblù si impongono in rimonta su una Lazio che alla distanza accusa le fatiche di Champions, risentendo anche dell’emergenza in formazione. Il vantaggio inziale con Isaksen con un buon impatto sulla gara illude i biancocelesti. Sbaglia un rinvio Provedel e il Bologna pareggia prima dell’intervallo con El Azzouzi. Nella ripresa la squadra di Motta prende il controllo della gara e al 33’ mette le mani sui tre punti grazie a un bel gol di Zirkzee. Per la Lazio uno stop decisamente duro in chiave classifica. Prima della gara, nel ricordo di Mihajlovic, doppio ex, un video sul maxischermo con i suoi momenti più esultanti con la maglia della Lazio. In tribuna anche la famiglia del campione serbo. Premiato Immobile per 200 reti in A, traguardo raggiunto la scorsa settimana a Cagliari.

EL AZZOUZI REPLICA A ISAKSEN — Sarri sconta assenze pesanti: squalificati Romagnoli e Vecino, ancora infortunati Zaccagni e Rovella. Non al meglio, ma recuperati per la panchina Hysaj e Pellegrini. In difesa, torna Patric dal 1’. In regia confermato Cataldi. Nel tridente Isaksen preferito a Pedro. Motta schiera El Azzouzi in mediana per rimediare alla squalifica di Freuler. Fabbian al posto di Aebischer l’altra novità in formazione rispetto a quella del recupero contro la Fiorentina. Il primo pericolo viene creato dai rossoblù: botta di Ferguson sopra la traversa. All’8’ Skorupski è pronto a ribattere un tiro di Immobile da buona posizione. Si ferma Patric: entra Casale. Al 13’ annullato un gol di Immobile per fuorigioco dello stesso attaccante. Al 18’ la Lazio passa: Isaksen scambia con Immobile e di sinistro fulmina Skorupski. Secondo gol in campionato per il danese. Cinque minuti dopo Immobile al tiro: parato. Al 31’ bello spunto di Isaksen: vola Skorupski per deviare il pallone che va a scheggiare il palo. Insidioso un tentativo su punizione di Saelemaekers: a lato. Al 39’ il Bologna va a segno con El Azzouzi che approfitta di un disinvolto disimpegno di Provedel: gol convalidato dopo il check dal Var che cancella il fuorigioco ravvisato da Maresca. Prima rete in rossoblù per il marocchino. Riparte la Lazio. Skorupski si oppone a Guendouzi. Che ci riprova subito dopo: Lucumi salva a portiere battuto. Tre minuti di recupero. Forti dubbi su un intervento in area di Ferguson ai danni di Isaksen nell’ultima azione prima dell’intervallo.

IL COLPO DI ZIRKZEE — La ripresa comincia con il Bologna più continuo nella manovra. La Lazio in guardia per avviare le ripartenze. Casale devia in angolo un colpo di Ferguson. Zirkzee dalla distanza: Provedel controlla. Cresce la squadra di Motta. Posh non finalizza una buona chance. Proteste laziali: Cataldi “spostato” in area da Ferguson. Maresca fa proseguire. Al 20’ Sarri inserisce Pedro e Castellanos per Isaksen e Immobile. Felipe Anderson torna sulla fascia destra. Perde ritmo la formazione di Sarri. Debola colpo di testa di Castellanos. Triplo cambio nel Bologna: Ndoye, Aebischer e Urbanski per Saelemaekers, e El Azzouzi Fabbian. Al 31’ altre due sostituzioni nella Lazio: Kamada e Pellegrini rilevano Luis Alberto e Lazzari. Ak 34’ il Bologna raddoppia: poderoso tocco in controbalzo di Zirkzee, che dopo aver avviato il rilancio rossoblù va a chiudere a rete l’ottimo traversone dalla destra di Kristiansen. La Lazio cerca di scuotersi. Motta cambia Kristiansen e Orsolini con Calafiori e Lykogiannis. Quattro minuti di recupero finale. Biancocelesti all’assalto con tanta generosità. Anche Provedel in area per l’ultimo angolo. Ma il Bologna regge e incassa una vittoria preziosa in prospettiva Champions tra l’amarezza della Lazio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Niang risponde a Beltran:
l'Empoli frena la corsa europea della Fiorentina



Viola avanti al 29', su rigore il pareggio dell'ex Milan nella ripresa.
La squadra di Italiano non allunga sulla Lazio,
quella di Nicola resta a +2 su Verona e guadagna un punto sul Sassuolo


Ilaria Masini

Poco spettacolo e un punto a testa per Empoli e Fiorentina che pareggiano 1-1 con le reti di Beltran per i viola e Niang su rigore per gli azzurri. Davide Nicola conquista il suo quinto risultato utile consecutivo (due vittorie e tre pareggi) e prosegue la corsa salvezza, mentre gli uomini di Italiano salgono a quota 38 punti, ma vengono ancora frenati senza riuscire a riprendere un vero ritmo europeo.

LA PARTITA — Nicola conferma il 3-4-2-1 con Gyasi e Cacace sulle fasce e Zurkowski insieme a Cambiaghi dietro a Cerri. Vincenzo Italiano nel suo 4-2-3-1 schiera Beltran sulla trequarti alle spalle di Belotti, mentre i due esterni d’attacco sono Nico Gonzalez a destra e Sottil a sinistra. Il ritmo della prima frazione è molto basso e il gioco spezzettato. L’Empoli si affaccia in avanti al 7’ con Grassi che serve Maleh che non riesce ad andare alla conclusione. Per vedere una conclusione della Fiorentina è necessario aspettare il 27’ con un tiro di Faraoni respinto da Caprile. Al 29’ i viola passano in vantaggio grazie a Beltran che, servito da Mandragora, firma l’1-0 con un rasoterra in diagonale. È il sesto gol in Serie A per l’argentino. Al momento della rete l’Empoli si trova in dieci per un infortunio muscolare a Grassi che un minuto dopo è infatti costretto a lasciare il campo lasciando spazio a Marin. La reazione azzurra è nei piedi di Cambiaghi che affonda sulla sinistra, scappa a Martinez Quarta e mette al centro senza trovare compagni pronti a sfruttare l’occasione. Il primo tempo si chiude con un tentativo di testa di Martinez Quarta sugli sviluppi di una punizione battuta da Biraghi.

PAREGGIO NIANG — Nicola cambia: inserisce Niang per Gyasi (diffidato e ammonito al 1’ del primo tempo per fallo su Biraghi) e al posto di Cerri entra Cancellieri che si mette subito in mostra con un destro centrale parato da Terracciano. Le sostituzioni sono azzeccare e l’1-1 arriva proprio grazie ai due nuovi entrati: Faraoni trattiene per la maglia in area Cancellieri e il direttore di gara Pairetto non ha dubbi nel fischiare il rigore che Niang al 56’ insacca, spiazzando Terracciano. L’Empoli cerca il vantaggio con una conclusione dai 30 metri di Marin mentre la Fiorentina ci prova con Sottil. Nel tentativo di dare una scossa Italiano dal 62’ al 75’ effettua tutte le sostituzioni: inserisce Kayode per Faraoni, Arthur per Duncan, Ikoné per Sottil, Bonaventura al posto di uno spento Belotti e infine Parisi per Biraghi. Nicola lancia anche Fazzini e Pezzella, ma il risultato non cambia e il derby toscano termina in pareggio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Zemura illude l'Udinese, poi un buon Cagliari strappa il pari e Ranieri respira

Gaetano di testa risponde al vantaggio bianconero.
Traversa di Lapadula, i rossoblù tornano a fare punti dopo quattro k.o. di fila


Francesco Velluzzi


L’Udinese non voleva perdere e ha preso un punto, il Cagliari aveva disperato bisogno di ossigeno e ha trovato al Bluenergy Stadium friulano il pari che permette di ripartire e di non perdere contatto con le squadre che battaglieranno fino alla fine per tenersi stretta la Serie A. Al gran gol di Zemura risponde Gaetano con un gran colpo di testa. Ma, se parliamo di sfida, la vince ai punti il Cagliari perché nella ripresa l’Udinese, dopo 40 minuti giocati con disinvoltura, autorità, gran palleggio e bei fraseggi, si ferma, quasi a volersi accontentare. Il pubblico non gradisce e alla fine fischia. Ma l’obiettivo salvezza per i friulani si avvicina. In 25 partite ne hanno perse soltanto otto, ma dovranno lottare ancora un po’. E vincere qualche scontro diretto.

IL PRE — Seconda e ultima partita per l’Udinese con la curva Nord chiusa, ma, a differenza della gara contro il Monza, gran parte della curva è posizionata nei Distinti e da lì rumoreggia. A dimostrazione che l’Udinese di oggi parla argentino in tribuna si accomoda Walter Samuel che prima era il muro dell’Inter del triplete, ora è il vice di Scaloni nell’Argentina campione del mondo. C’è da dare un occhio attento a Nehuen Perez, già convocato in passato, ma anche a Giannetti, riemerso a 30 anni ed eventualmente a Payero. Il Tucu Pereyra è ancora infortunato.

SI GIOCA — La formazione di Cioffi è quella annunciata con Ehizibue che vince il ballottaggio con Ebosele. Il Cagliari deve rinunciare a Nandez che è in panchina, ma ha una contrattura, da non sottovalutare. Quindi Ranieri non si mette a specchio, ma comincia con un 4-2-3-1 che ha Luvumbo, Gaetano e Jankto a supporto di Lapadula. Il progetto viene presto abbandonato perché il palleggio dell’Udinese non consente grandi slanci e quindi 4-4-2 di matrice Ranieriana con Gaetano che affianca Lapadula e tutti dietro a cercare di ripartire. Il Cagliari subisce e al 13’ l’Udinese passa all’incasso. Zappa, sempre lui, fa sfilare una palla crossata bassa da Ehizibue e lascia indisturbato Zemura che, comunque, fa un gran gol, il primo in maglia bianconera battendo l’ex Scuffet. I sardi reagiscono solo con un cross basso sul quale Okoye è attento. Subiscono il palleggio avversario, e la pressione a destra dove Cioffi manda largo Thauvin per crossare o cercare l’uno contro uno con Ehizibue che va più dentro il campo. Augello deve arrangiarsi come può, anche perché l’altro ex Jankto non ha la cattiveria giusta per avventarsi sui palloni. E infatti Ranieri lo inverte con Luvumbo portandolo a destra. Il Cagliari spende qualche inevitabile giallo con Dossena e Augello. Lucca incorna bene al 33’ su bel cross d Thauvin. Lapadula, sopraffatto da Giannetti, fa la prima cosa bella su punizione che Okoye para bene a 42’. Ma un minuto dopo il Cagliari pareggia: bel cross di Augello e Gaetano vola tra Giannetti e Perez e batte il portiere nigeriano. Secondo gol in due partite per il jolly arrivato dal Napoli che sembra saperci fare.

SECONDO TEMPO — Si riparte con gli stessi uomini. Ma al 3’ è il Cagliari che sfiora il raddoppio con Lapadula che da centro area colpisce la traversa. L’Udinese dà qualcosa solo dopo il 10’ con il solito Thauvin che pesca Lucca ma il tiro al volo del gigante di Moncalieri finisce fuori, così come va fuori anche la successiva conclusione del francese. Così Cioffi, vedendo i suoi i riserva, cambia gli esterni fuori Ehizibue e Zemura, dentro Ferreira ed Ebosele. La partita ristagna. Col Cagliari che capisce che qualcosa in più può fare e va a prendere il pallino del gioco. Un gran tiro di Samardzic va fuori. Ranieri mette forze fresche: Pavoletti, Nandez, che ha poca autonomia, Di Pardo. Fuori Lapadula, Jankto e Zappa. Cioffi cambia le punte inserendo Success e Brenner (perché cambiare l’ottimo Thauvin?). Con loro in campo non succede praticamente più nulla, anche se il Cagliari continua a guadagnare metri. Ma il pareggio sta bene a tutte e due. E capitan Pavoletti va a dare la maglia ai tifosi in curva. Mentre i bianconeri devono “giustificarsi” con la loro di curva che ha finito l’esilio nei Distinti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/02/2024 22:10
 
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La Roma si rialza subito: tris al Frosinone e che perla Huijsen!

Dopo la sconfitta con l'Inter i giallorossi tornano a vincere grazie al gol del
difensore nel primo tempo e alle reti di Azmoun e Paredes (su rigore) nella ripresa.
Nel finale si rivede Smalling che mancava da oltre cinque mesi


Andrea Pugliese


Può il peggiore in campo regalare tre punti? A volte sì ed è successo ad Huijsen, che dopo aver sbagliato un po’ tutto si inventa un gol pazzesco e spiana la strada per la vittoria alla Roma. Che fino a quel momento aveva faticato da matti contro un buon Frosinone e che poi ha messo in ghiacciaia i tre punti grazie alle reti nella ripresa di Azmoun e Paredes (rigore). Di Francesco paga invece la mancanza di concretezza sotto porta e le ingenuità difensive. Risultato severo per il Frosinone, salutare per la Roma, che continua a inseguire la zona-Champions.

DEAN CHIAROSCURO — De Rossi sceglie Svilar in porta e opta per il 4-2-3-1, con Azmoun come sottopunta e Baldanzi esterno destro. Di Francesco, invece, gioca con un 4-1-4-1 mobile, in cui Soulè e Reinier sono un po’ gli aghi della bilancia. I padroni di casa, del resto, sono aggressivi da subito, fin dal fondo, e non permettono mai alla Roma di costruire. Huijsen (che doveva venire a Frosinone) è bersagliato dai fischi e sbaglia un po’ tutti, risultando il peggiore in campo (con un paio di appoggi da matita rossa). Ma siccome il calcio è strano, alla fine l’olandese ti tira fuori un gol gigantesco (38’), saltando due avversari e freddando dalla distanza Turati. Ne viene fuori un caos, perché Huijsen zittisce i tifosi avversari con il dito al naso e in campo tutto il Frosinone non ci sta. Anche perché la partita l’ha fatta sempre e solo la squadra di Difra (13-3 il computo dei tiri alla fine del primo tempo), che paga però il fatto di non avere peso davanti. Insomma, ci fosse stato un attaccante vero, probabilmente il Frosinone sarebbe stato almeno avanti per 2-0 già intorno alla mezzora. Perché le occasioni i ciociari le hanno avute ecco (bravo Svilar prima su un colpo di biliardo di Soulé e poi su un tiro ravvicinato di Kaio Jorge), ma ne hanno sprecate anche tante. Dall’altra parte, invece, a parte il gol solo uno spunto di potenza di Lukaku ben parato da Turati, ma anche l’impressione di non riuscire mai ad imbastire un’azione degna di nota, con Brescianini spesso a uomo su Paredes per togliere idee e il centrocampo troppo “morbido”. Con il 4-2-3-1 e Baldanzi che in fascia non aiuta per Dna e caratteristiche, Paredes e Cristante sono messi spesso in mezzo e faticano a coprire il campo.

FUGA GIALLOROSSA — De Rossi ad inizio ripresa toglie proprio Huijsen (anche ammonito) e Lukaku, inserendo Llorente e Pellegrini (con Azmoun spostato a fare il centravanti). E nel secondo tempo la partita cambia, perché il Frosinone deve sbilanciarsi e per la Roma si aprono spazi dove infilarsi con le ripartenze. El Shaarawy ne ha subito un paio interessanti, Lirola spreca dal limite e Svilar rischia il patatrac, scivolando quasi sulla linea d’area di rigore. Quindi Di Francesco si gioca tutte insieme le altre carte offensive a sua disposizione: Cheddira, Harroui e Caso. Solo che al 26’ arriva il 2-0 della Roma: tiro da fuori di Cristante, parata difettosa di Turati e tap in vincente di Azmoun. Poi giocata di Baldanzi, mani di Okoli e rigore (chiamato dal Var) realizzato da Paredes. E allora c’è spazio anche per il ritorno in campo di Smalling 170 giorni dopo l’ultima apparizione, per un paio di tentativi innocui di Harroui. Finisce così, con il sorriso di De Rossi e il rammarico di Di Francesco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/02/2024 23:25
 
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Milan, che tonfo a Monza:
perde 4-2 e fallisce l'assalto alla Juve seconda

Poker dei brianzoli in una partita dove succede di tutto, specialmente nel finale.
Gol di Pessina (rigore), Mota Carvalho, Giroud,
poi il pari di Pulisic e infine le reti di Bondo e Colombo.
Espulso Jovic a inizio ripresa


Francesco Pietrella


Le treccine di Warren Bondo sventolano come bandierine sul prato dello U-Power Stadion. I suoi occhi buoni, di sicuro increduli, cercano compagni e tifosi in ogni direzione. Il man of the match di Monza-Milan è un ragazzo francese che ha scelto di segnare il suo primo gol in Serie A al novantesimo, sotto la curva, e con un destro a giro da giù il cappello. Palladino se la ride, incassa applausi e ottiene il primo successo stagionale contro una big: 4-2 contro un Milan tutt’altro che brillante. Il protagonista, in fondo, è sempre il numero dieci, ma stavolta non sono le cifre che sperava di acciuffare il Milan. Stefano Pioli si è presentato a Monza con il tridente di riserva, Leao in panchina e con la sicurezza dell’ultimo periodo, bramoso di centrare il decimo di risultato utile di fila in Serie A, ma se n'è andato con quattro schiaffi sul viso e un’espulsione, tradito da uno dei suoi risolutori. Il rosso rimediato da Luka Jovic, oggi in versione “tu quoque?”, è il manifesto di una sconfitta improvvisa e meritata (4-2), figlia di errori individuali e scelte discutibili. I quattro eroi spuntati fuori dalla nebbiolina sono capitan Pessina, Dany Mota, Colombo e Warren Bondo. Il Milan fallisce il sorpasso alla Juventus.

COSÌ IN CAMPO — Palladino vara un Monza dai due volti che oscilla tra solidità e fantasia. Sulla trequarti comandano i mancini, Colpani e Valentin Carboni, mentre in mezzo ragionano Gagliardini e Pessina. Sulle fasce, invece, due soluzioni: Birindelli contiene e fa da pendolino, Mota svaria e crea, con l’ariete Djuric pronto a sgomitare davanti. Nel Milan festival di novità. Pioli lancia il tridente B con Chukwueze, Jovic e Okafor, sceglie il doppio regista (Adli-Bennacer) e rispolvera Thiaw, tornato a giocare contro il Rennes dopo quattro mesi. L’ultima gara in Serie A risale al 25 novembre. Sugli spalti spiccano Ibra e Galliani.

APPROCCI — Il Milan approccia la partita al solito modo, ovvero costruendo basso, sganciando uno dei centrali quando c’è da impostare e affidandosi ai guizzi degli esterni, ma c’è un problema: gli interpreti. Chukwueze sgasa due volte in un quarto d’ora e poi si spegne, Okafor non è Leao e Adli e Bennacer si pestano i piedi. L’ago della bilancia è Thiaw, tornato titolare dopo quattro mesi ma decisamente stralunato, in difficoltà. Il Monza, invece, fa ciò che deve fare: argina ogni spiffero e chiude le linee, affidandosi all’inventiva di Carboni e Colpani. Il primo, mancino puro, impegna Maignan con un tiro da fuori e chiama a sé la sfera. L’imperativo di Palladino è guai a buttare via il pallone, bensì costruire con calma olimpica per trovare il varco. Il primo, però, lo trova il Milan, approfittando di una fase di pressing sbagliata dei brianzoli, rei di aver lasciato un buco a centrocampo. Al 23’ l’algerino si invola palla al piede, scambia con Jovic ma calcia malissimo. La risposta del Monza è un colpo di testa di Djuric che scheggia l’incrocio dei pali (30’).

DUE SCHIAFFI — La chiave di volta di una partita chiusa a tripla mandata è l’infortunio di Di Gregorio, che al 35’ si scontra con Andrea Carboni ed esce tra gli applausi della curva. Stordito dal testa contro testa, il portierone dei brianzoli rimedia un occhio nero e cede i pali a Sorrentino, che si rende subito protagonista grazie a un semplice calcio di rinvio. Il primo pallone toccato. Djuric raccoglie la sfera, Mota affonda e Thiaw lo stende. Pessina si palesa sul dischetto a spiazza Maignan. Il raddoppio arriva poco dopo, ed è uno schiaffo dritto al volto di un Milan già paonazzo. Un festival di errori che vede come comparse Bennacer e Thiaw. Il primo buca l’intervento, il secondo si fa saltare da Colpani, che serve Mota sulla sinistra per la rete del 2-0. Il destro a giro del portoghese scalda il pubblico dello U-Power e fa felice Palladino.

LA FAVOLA DI BONDO — Neanche il tempo di sistemarsi che Pioli ha già varato i primi cambi. Fuori Okafor, Adli e Chukwueze, dentro Leao, Reijnders e Pulisic. Il fallimento del tridente B, una bocciatura in piena regola delle riserve, mai incisive e decisamente isolate. L’unico superstite è Jovic, che però trova il modo di uscire lo stesso, facendosi espellere per un’ingenua manata sul volto di Izzo. Rosso diretto dopo il check del Var. La reazione rossonera è tutta nel volto rilassato di Olivier Giroud, bravo a pungere Sorrentino con un gol di rapina. Il dodicesimo in Serie A. Cross dalla destra di Florenzi, sponda di testa di Pulisic e rete del francese. A questo punto l’assedio è d’obbligo, gli schemi saltano e la gara diventa un giro di affondi e contropiede, di palloni buttati in area e sgasate più o meno rilevanti. Pulisic e Leao tengono le fila dell’attacco, ma lo statunitense sembra avere il fuoco dentro. Come se volesse comunicare a Pioli che a lui la panchina non serve. Così salta l’uomo con facilità, affonda a destra, sgasa, serve assist, e alla fine punge con una perla intrisa di tecnica, precisione e qualità: sinistro a giro sul palo lontano per il 2-2. Sembra l’inizio della solita partita milanista dell’ultimo periodo, una squadra che incassa, va sotto e poi colpisce in rimonta, ma stavolta il risolutore della gara è un ventenne con una manciata di presenze in Serie A. Uno che in passato era stato cercato anche dal Milan, salvo poi prendere una strada un po’ diversa, verso Monza. Al novantesimo Warren Bondo raccoglie un passaggio al limite dell’area e si inventa un destro a giro imprendibile, facendo alzare di scatto tutta la panchina biancorossa. La favola del Monza ha gli occhi buoni di un ragazzo al primo gol in Serie A, resa ancora più bella dall’ultimo guizzo di Colombo che chiude la partita. La panchina è di nuovo in campo. Il Monza vince 4-2, notte fonda per il Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

16/02/2024
Torino - Lecce 2-0
Inter - Salernitana 4-0
17/02/2024
Napoli - Genoa 1-1
Verona - Juventus 2-2
Atalanta - Sassuolo 3-0
18/02/2024
Lazio - Bologna 1-2
Empoli - Fiorentina 1-1
Udinese - Cagliari 1-1
Frosinone - Roma 0-3
Monza - Milan 4-2

Classifica
1) Inter(*) punti 63;
2) Juventus punti 54;
3) Milan punti 52;
4) Atalanta(*) e Bologna punti 45;
6) Roma punti 41;
7) Fiorentina punti 38;
8) Lazio(*) punti 37;
9) Napoli(*) e Torino(*) punti 36;
11) Monza punti 33;
12) Genoa punti 30;
13) Lecce punti 24;
14) Udinese e Frosinone punti 23;
16) Empoli punti 22;
17) Sassuolo(*) e Verona punti 20;
19) Cagliari punti 19;
20) Salernitana punti 13.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) una partita in meno
Bologna - Fiorentina, Torino - Lazio, Sassuolo - Napoli e Inter - Atalanta
sono rinviate per consentire alle formazioni Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter
di disputare semifinali e finali della Supercoppa Italiana a Riad (Arabia Saudita).
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Durato poco anche il ritorno di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli: alla vigilia del delicatissimo match contro il Barcellona in Champions, il presidente Aurelio De Laurentiis ha deciso di dare il benservito al successore di Rudi Garcia e ha scelto di affidare la squadra campione d'Italia in carica (ma lontanissima dalla vetta) a Francesco Calzona, già vice prima di Sarri e poi dello stesso Spalletti. È il terzo allenatore sulla panchina del Napoli dall'inizio della stagione.
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Guendouzi+Cataldi, va alla
Lazio lo scontro diretto per l'Europa.
Toro, primo ko del 2024

I biancocelesti risalgono a -5 dalla zona Champions.
Finale in dieci per Sarri dopo il rosso a Gila per doppia ammonizione


Mario Pagliara


Vince la Lazio, molti rimpianti per il Toro in una notte che sa di beffa. I granata giocano un’ora di gran calcio, nella quale prendono il palo con Sanabria e sprecano una decina di occasioni. Poi vengono gelati dall’uno-due della squadra di Sarri: prima Guendouzi poi Cataldi mettono i granata al tappeto (0-2) e spingono i biancocelesti al settimo posto sopra la Fiorentina. La Lazio chiude in dieci per l’espulsione di Gila, ma la squadra di Juric non trova le forze per recuperare una partita che – per il gioco e per le occasioni prodotto – avrebbe senza dubbio meritato di non perdere. Se non anche di più.

SUBITO SANABRIA — Nemmeno il tempo di prendere posto in un Olimpico Grane Torino ricco di energia e di entusiasmo che lo stadio è già tutto in piedi ad applaudire il Toro. Bellissima l’azione che nasce dopo cinque minuti: illuminante apertura di Vlasic, straripante corsa di Bellanova con cross al bacio, sontuoso aggancio al volo di Sanabria. Che è troppo pulito (e bello) e si stampa netto sul palo. La squadra di Juric comincia dunque fortissimo e completerà un primo tempo condotto di gran carriera: il Toro sfida Maurizio Sarri sul suo terreno, quello del palleggio, e lo aggredisce costantemente in velocità. Ne esce il miglior primo tempo della stagione granata, con la Lazio incapace di interrompere il palleggio nella zona centrale tra Linetty (ai limiti della perfezione tattica) e un Vlasic molto ispirato. Troppo spazio concesso da Sarri sulle due fasce, dove Bellanova e Lazaro entrano con puntualità e fanno sfracelli.

7 A 0 — Per rendere ancora meglio l’idea di cosa è stato il primo tempo del Toro, basta fare la conta delle occasioni: a metà serata, sono sette quelle del Toro, nessuna da parte della Lazio (al netto di un tiro debole e centrale di Immobile che tale non si può considerare). Dopo il palo di Sanabria, ci provano a turno Zapata (10’ e 35’: due colpi di testa alti), ancora Sanabria (18’: conclusione tra le mani di Provedel), Vlasic (22’: colpo di testa alto su cross di Lazaro). L’occasione d’oro capita nei piedi di Vlasic (37’): Bellanova sfonda ancora sulla destra, Vlasic raccoglie l’invito del compagno con un tocco morbido che costringe Provedel a una parata strepitosa. Prima dell’intervallo una girata di Vlasic non trova lo specchio (41’) e poi Masina sfiora il vantaggio di testa (’43). Se una colpa c’è stata in questo Toro luccicante è stata quella di non trovare il gol dopo tanto gioco e dopo una così netta supremazia.

UNO-DUE LAZIO — Dopo l’intervallo Sarri corre ai ripari sostituendo Hysaj con Lazzari. Dopo due minuti, ricomincia la galoppata di Bellanova: altra discesa, altro assist, altra occasione non concretizzata da Zapata. Un attimo dopo assolo di Vlasic: mette a sedere Cataldi, si invola, ma il destro sbatte sui tabelloni. Al quinto minuto arriva la doccia gelata del Toro: Luis Alberto inventa una palla per Guendouzi perso completamente da Ilic, la mezzala di Sarri infila Milinkovic che non fa nulla per evitare il gol. Nella prima occasione, la Lazio riesce a venire fuori da un lungo momento di difficoltà portandosi in vantaggio. Juric riporta in panchina uno spento Ilic, lanciando nella mischia Ricci. Al 12’ arriva l’uno-due della Lazio che è una mazzata per il Toro: Cataldi apre il piatto da fuori area, Milinkovic parte ancora in ritardo. E’ due a zero. A dieci minuti dalla fine la Lazio resta in dieci per il doppio giallo a Gila (fallo su Zapata). Ma il Toro non ha le energie e chiude una serata piena di rimpianti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2024 21ª Giornata (2ª di Ritorno)

22/02/2024
Torino - Lazio 0-2

Classifica
1) Inter(*) punti 63;
2) Juventus punti 54;
3) Milan punti 52;
4) Atalanta(*) e Bologna punti 45;
6) Roma punti 41;
7) Lazio punti 40;
8) Fiorentina punti 38;
9) Napoli(*) e Torino punti 36;
11) Monza punti 33;
12) Genoa punti 30;
13) Lecce punti 24;
14) Udinese e Frosinone punti 23;
16) Empoli punti 22;
17) Sassuolo(*) e Verona punti 20;
19) Cagliari punti 19;
20) Salernitana punti 13.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) una partita in meno
Bologna - Fiorentina, Torino - Lazio, Sassuolo - Napoli e Inter - Atalanta
sono state rinviate per consentire alle formazioni Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter
di disputare semifinali e finali della Supercoppa Italiana a Riad (Arabia Saudita).
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Il Bologna mette la quinta:
2-0 al Verona e quarto posto in solitaria

I rossoblù stendono i veneti con Fabbian e Freuler.
L'arbitro Abisso si infortuna ed entra il quarto uomo Camplone


Giulio Saetta


Il Bologna centra la quinta vittoria di fila battendo 2-0 il Verona al Dall’Ara e almeno per due giorni si piazza al quarto posto solitario, in attesa della sfida tra Atalanta e Milan di domenica. La sorpresa è che non segna Zirkzee ma due centrocampisti, Fabbian e Freuler, a riprova della affidabilità della macchina guidata da Thiago Motta.

LE NOVITÀ — In difesa altra panchina per Calafiori, fiducia per la terza volta di fila alla coppia centrale Beukema-Lucumi. A centrocampo Motta ritrova Freuler dopo la squalifica; a sinistra nella cerniera di trequartisti Ndoye è preferito a Saelemaekers. Baroni fa debuttare il francese Centonze come terzino destro; prima punta è ancora Noslin, con Swiderski che si abbassa sulla trequarti affiancato a destra da Suslov e a sinistra da Folorunsho.

FABBIAN — Dopo nemmeno 5’, un problema muscolare mette fine alla partita dell’arbitro Abisso, che dopo un tentativo di fasciatura deve lasciare il fischietto al quarto uomo Camplone. Al 27’ il Bologna passa in vantaggio con Fabbian, che sugli sviluppi di corner mette lo zampino su un tiro-cross di Orsolini, fra le proteste del Verona per una presunta carica su Montipò: Sozza alla Var conferma la rete. Al 36’ grande occasione per il raddoppio con una percussione di Zirkzee che mette in mezzo trovando solo Orsolini defilato che rimette dentro ma Montipò ci mette una pezza. Lo stesso portiere qualche minuto prima aveva chiuso bene lo specchio a Ferguson. Anche allo scadere del primo tempo mura Ndoye.

SENZA STORIA — Nella ripresa Baroni toglie Swiderski e fa debuttare il serbo Mitrovic, che con il dieci sulle spalle si piazza alto a sinistra. Dopo una buona occasione di Suslov che sfiora il palo lontano con un pallonetto dopo un regalo di Skorupski, il Bologna al 20’ raddoppia con Freuler, che approfitta di una dormita dei due centrali gialloblù e spedisce in rete da pochi passi un invito di Fabbian. La rete è una mazzata per il Verona che fa davvero fatica a imbastire un’azione d’attacco. Solo nel finale, con il nuovo entrato Mitrovic si rende pericoloso con una ripartenza sprecata da Henry.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bastoni fa godere l'Empoli al 94'.
Nicola non si ferma più.
Sassuolo, saluta Dionisi



I toscani vanno due volte in vantaggio con Luperto e Niang,
vengono acciuffati da Pinamonti e Ferrari ma poi trovano i tre punti.
Carnevali pensa a Ballardini o Semplici per la panchina


Matteo Pierelli

L’Empoli non si ferma più e inguaia ancora ulteriormente un Sassuolo brutto e senz’anima: i toscani grazie a una rete al 94’ di Simone Bastoni (entrato all’80’) portano a casa tre punti pesantissimi e suggellano un periodo d’oro, coinciso con l’arrivo di Davide Nicola, lo specialista in salvezze quasi impossibili: dopo questo 3-2 pieno di emozioni, sono diventati sei i risultati utili di fila per l’Empoli, che se continua così si salverà in carrozza. Dall’altra parte invece salta in serata la panchina di Alessio Dionisi che ha fatto un punto nelle ultime sei e ha vinto solamente una volta in questo 2024 pieno di amarezze (Carnevali pensa a Ballardini o Semplici). Gli emiliani, che mercoledì recupereranno la partita con il Napoli, sono terz’ultimi assieme al Verona, mentre l’Empoli è a più cinque sula zona salvezza.

SCATTO LUPERTO — Il Sassuolo, che ha perso anche Viti alla vigilia, parte con il solito 4-2-3-1 con Tressoldi-Ferrari come coppia centrale della difesa, mentre l’Empoli deve rinunciare all’ultimo a Zurkowski e Fazzini e schiera il solo Cerri come punta, supportato da Cancellieri e Cambiaghi molto larghi sulle fasce. Il Sassuolo fa possesso palla, ma è l’Empoli a passare in vantaggio all’11’ grazie a un colpo di testa del capitano Luperto, lasciato troppo solo in area dalla difesa di casa, dopo una punizione dalla destra di Marin. Il Sassuolo non si scuote, anzi è l’Empoli ad andare vicinissimo al raddoppio al 23’: palo su tiro-cross di Cancellieri, rinvio di Pedersen che va sul braccio di Maleh che poi la butta dentro ma Aureliano giustamente annulla il gol. Il Sassuolo tenta una timida reazione e ci prova da lontano con Laurienté e di testa con Ferrari e Cerri, ma Caprile non corre grandi pericoli.

BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa nel Sassuolo entra Bajrami per Boloca e i padroni di casa accentuano la pressione. Doig ci prova dalla distanza, Caprile si rifugia in angolo. Poco dopo, al 52’, Aureliano viene richiamato dal Var che pesca un calcetto di Ismajli a Tressoldi in area: calcio di rigore, stavolta trasformato da Pinamonti. Il Sassuolo ci crede, ma dieci minuti arriva la doccia fredda: il neo entrato Niang si aggiusta la palla e calcia verso la porta, Ferrari si oppone con le mani: rigore netto, realizzato ancora da Niang. L’Empoli sembra avere in pugno la partita: non è così. Perché Ferrari al 77’ riesce a buttare dentro di testa una punizione battuta da Bajrami. Finita? Macché, Simone Bastoni nel recupera di testa infila all’angolino una palla che manda in estasi Empoli e spinge sempre più giù il Sassuolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Colpo Monza con Maldini e Pessina:
Salernitana nel baratro e contestata

Palo di Djuric e poi due miracoli di Ochoa tengono
in piedi i granata, che però che crollano nel finale.


Matteo Brega


Il Monza vince 2-0 a Salerno grazie ai gol di Maldini e Pessina nella ripresa.

TENSIONE SALERNITANA — Fabio Liverani cerca la vittoria per inseguire il sogno salvezza. Nel 3-4-2-1 esordisce Manolas in difesa e dal primo minuto Weissman. Raffaele Palladino insegue il secondo successo di fila schierando la stessa formazione con cui ha battuto il Milan (4-2-3-1) e punta alla vittoria per coltivare ancora il sogno europeo. I primi dieci minuti sono un trauma per la Salernitana. In un clima teso la squadra di Liverani patisce l’avvio degli avversari. Perfetto il Monza che va vicino al gol tre volte, due con Djuric e una con Gagliardini. Un’onda brianzola, a due passi dalla Costiera. Un paradosso. Affievolita la spinta del Monza, la Salernitana ritrova fiducia e prende il continuo sostegno del pubblico come alimento indispensabile. Un tiro di Kastanos poco largo e una girata di Weissman su cross di Zanoli lasciano intravedere la reazione della Salernitana nel cuore del primo tempo. Il finale dei primi 45’ è interessante. Birindelli rischia di causare un rigore perché è in ritardo su Kastanos, ma per pochi centimetri è solo una punizione. Dalla quale arriva un tiro di Candreva deviato dalla schiena di Colpani che dà l’illusione del gol. Si rivede il Monza nel finale con due colpi di testa. Prima di Izzo e poi di Gagliardini. Specie il secondo è una grande occasione che esce di poco. Finisce così 0-0 il primo tempo.

PERSONALITÀ MONZA — La ripresa si apre con Bondo al posto Colpani nel Monza: il francesino va al centro del campo con Gagliardini, Pessina va a fare il trequartista e Valentin Carboni si allarga a destra. Il primo squillo è di Izzo che con la testa impegna Ochoa a bloccare la palla. I campani sono tornati nel cono d’ombra dei timori e il Monza con la sua leggerezza e la sua capacità di palleggio indirizza la partita. Nel giro di pochi secondi al minuto 11 i brianzoli hanno due grandi occasioni. La prima annullata dal salvataggio di Pellegrino sulla linea, la seconda dalla parata strepitosa di Ochoa su Gagliardini da un metro. La partita viene condotta dal Monza con personalità e la Salernitana inizia a mostrarsi dal 25’ dalle parti di Di Gregorio. Discesa di Candreva che vince un rimpallo al limite, la palla arriva a Kastanos che calcia e Caldirola devia la traiettoria. Poi un anticipo di Boateng su Djuric crea il break per una ripartenza rapidissima di Tchaouna che ha due volte la palla buona davanti a Di Gregorio e due volte il portiere dice no. Un minuto dopo però il Monza passa con merito. Maldini scambia con Gagliardini, l’ex Milan si ritrova in area e con un destro a giro brucia Ochoa sul secondo palo. Cinque minuti e i brianzoli raddoppiano. Rinvio di Di Gregorio, Djuric di testa spizza e lancia Pessina che gira dietro Bradaric e con l’esterno confeziona un pallonetto perfetto. La prima contestazione dell’Arechi parte dalla tribuna centrale con il pubblico che lascia lo stadio. Parte qualche coro “Vergognatevi”, ma l’impressione è che si aspetti il novantesimo per il grosso della protesta, che infatti divampa pesantemente. Lo stadio è quasi silenzioso, manca il presidente Iervolino che non ha assistito alla partita. Il ko tarpa l’entusiasmo della Salernitana che avrebbe voluto rilanciare le speranze salvezza vincendo (ed esce tra i fischi della curva). Il Monza infila il quinto risultato utile consecutivo, virtualmente è salvo (+16), aggancia il decimo posto e sente profumo d’Europa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Retegui e Bani segnano, Kristensen si fa cacciare:
Genoa, tutto facile con l'Udinese

Apre l'argentino al 36' con una gran rovesciata, dopo 4' replica il difensore.
Poi la squadra di Gilardino gestisce senza problemi in superiorità numerica


Francesco Velluzzi


“E vola vola si va, sempre più in alto si va” fanno ballare i Ricchi e Poveri, simbolo della Liguria canora. In campo il Genoa vola e sempre più in alto va. Vola a 33 punti il Grifone di Alberto Gilardino stendendo l’Udinese (2-0) che, dopo 25 minuti di attenzione e qualche buona giocata crolla e non riemerge più finendo in 10 (rosso a Kristensen dopo 3’ della ripresa). Gila è al centro della foto da copertina in cui spicca Mateo Retegui per la spettacolare rovesciata (sesto gol in campionato) che ha sbloccato la sfida, ma accanto ci sono un Junior Messias ritrovato che corre all’impazzata, un Sabelli cresciuto, un Badelj che è capitano e cuore pulsante, l’inossidabile Frendrup, il creativo Gudmundsson (stavolta è assist per Bani) e una difesa che Bani (goleador stasera) guida con autorità. Questo è il Genoa che ora si prepara alla trasferta di San Siro per dar fastidio all’Inter. La salvezza è cosa fatta, ora ci si può divertire. L’Udinese, invece, deve soffrire e parecchio per conquistare una salvezza non facile. La salva lo scivolone del Sassuolo, ma Gino Pozzo salverà Gabriele Cioffi che ha assistito alla sconfitta di una squadra incapace di una reazione dopo aver subito lo svantaggio col solo Walace a salvare una barca alla deriva.

SI GIOCA — Gilardino, come previsto, conferma gli 11 di Napoli, pure Cioffi si affida agli stessi 11 che hanno cominciato nella partita pareggiata contro il Cagliari in casa. Si parte e il protagonista diventa subito l’arbitro Forneau che dopo 19 secondi (da record) ammonisce Giannetti per il primo fallo su Retegui. Un duello in salsa argentina, forse esasperato dall’idea del corpo a corpo fisico e così l’arbitro romano interviene immediatamente per mettere le cose in chiaro. Ma Giannetti è costretto a difendere di posizione. Comunque l’Udinese è un muro con Walace insuperabile che non consente niente al Genoa che ha un giropalla statico e inconcludente. Anzi sono i bianconeri che costringono due volte Martinez a usare i pugni. Walace va anche al tiro ma non dà la forza giusta. Forneau grazia Frendrup per un fallo simile a quello di Giannetti. Al 25' Lucca, che ingaggia un duello fisico con Bani, colpisce la traversa. L’Udinese fa sicuramente meglio, ma subito dopo il Genoa comincia ad essere più concreto. Vasquez diventa un attaccante aggiunto e su palla inattiva colpisce di testa due volte in pochi minuti. Okoye fa un miracolo, poi è salvato dal palo. Non può nulla al 36’ quando Retegui si inventa una rovesciata da campione credendo in un pallone crossato da Martin e sul quale la diagonale di Giannetti era stata eccellente, ma il pallone è rimasto lì. Il grifone ha Messias che corre come un terzino e Sabelli che fa il terzino di spinta, c’è entusiasmo e al 40’ l’Udinese, che era sembrata insuperabile, diventa molle: Ehizibue consente una giocata libera a Gudmundsson che mette in mezzo e trova Bani lasciato solo, indisturbato dal colpevole Giannetti. Finisce col giallo a Kristensen beccato a 4’ dalla fine per fermare il velocissimo Messias. È notte fonda per friulani, è pura felicità per il popolo genoano che ha riempito lo stadio. E ha pure smesso di piovere.

SECONDO TEMPO — Cioffi butta subito dentro Ebosele per dare più vivacità, ma chi è più vivace è Junior Messias che sgomma a tutta e fa ancora ammonire Kristensen dopo appena 3 minuti. Il secondo giallo significa finire la partita e sostanzialmente finisce anche quella dell’Udinese, incapace di reagire e di proporsi in modo decente. Cioffi toglie anche un Samardzic totalmente ininfluente e Zemura per inserire Ferreira e Kamara. In 10 è durissima per i friulani, mentre il Genoa va ovviamente alla ricerca del bottino più consistente. Gila inserisce Vogliacco per l’ottimo messicano Vasquez. Ci prova Badelj al volo ma Okoye è bravo a mettere in angolo. Ci prova Frendrup, ma calcia fuori. Calcia dentro invece Lorenzo Lucca al 2’ che si sbloccherebbe dopo sette partite anticipando De Winter su un bel cross di Kamara che è entrato benino. ma Forneau e anche Di Paolo al Var vedono un fallo dell’attaccante di Moncalieri. Al 32’ Gilardino dà spazio anche alla sua panchina e fa tre cambi: dentro Spence, Malinovsky ed Ekuban, fuori Sabelli, Messias e Retegui che hanno speso tantissimo. Cioffi prova la punta Davis, ormai recuperata per un Thauvin al quale non sono riusciti dribbling e numeri. Finisce con la Nord che canta a squarciagola “Un giorno all’improvviso”. È bellissima la notte di Marassi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Juve torna a vincere, ma che fatica:
Rugani al 95' piega il Frosinone



Il difensore, nel recupero, regala i tre punti ai bianconeri, che erano sotto 2-1.
Doppietta di Vlahovic. Per i laziali a segno Cheddira e Brescianini


Filippo Cornacchia

Un gol all’ultimo minuto (95’) di Daniele Rugani salva la giornata della Juventus e consente ai bianconeri di mettere fine alla crisi. La squadra di Massimiliano Allegri, dopo il vantaggio fulmineo di Vlahovic, vince in rimonta (3-2) contro il Frosinone e rafforza il secondo posto. La zampata finale di Rugani consente alla Signora di ritrovare la vittoria, che mancava da quattro partite. Per la squadra di Eusebio Di Francesco ancora applausi e complimenti, ma i punti restano 23.

QUATTRO GOL — Allegri rilancia dal primo minuto la coppia Chiesa-Vlahovic, Di Francesco s’affida all’estro del “bianconero” Soulé e a Cheddira in attacco. La Juventus sblocca la partita in avvio, ma non la chiude. Così per quarantacinque minuti l’Allianz Stadium si trasforma in un Luna Park all’ora di pranzo. Quattro gol, due per parte. Belle giocate balistiche, ma pure tanti errori e altrettante dormite. I bianconeri sono trascinati da McKennie e Vlahovic. L’americano prima (3’) si esibisce in uno stop volante e serve il serbo, che fulmina Cerofolini con un diagonale di destro. E poi intorno alla mezzora sono sempre loro due a confezionare il 2-2: McKennie trova in area Vlahovic, che con un tiro a giro da vero bomber pareggia. Tra un gol e l’altro di DV9, la grande paura della Juventus e lo spettacolo del Frosinone. Già, perché nonostante lo svantaggio iniziale la squadra di Di Francesco, invece di subire il colpo, comincia a giocare e in meno di un quarto d’ora segna due gol. Uno con Cheddira, che stacca di testa sfuggendo alla marcatura di Cambiaso attorniato dai difensori della Juventus (1-1). E l’altro con Brescianini, il quale sorprende i bianconeri e batte Szczesny con un gran tiro.

DECIDE RUGANI — Alcaraz, entrato nel primo tempo per l’infortunato Rabiot, guadagna fiducia con il passare dei minuti. Ma il primo vero strappo di Chiesa, per 45 minuti fuori dalla partita e spesso ripreso da Allegri, arriva poco prima dell’ora di gioco. Forse troppo tardi, visto che poco dopo l’allenatore bianconero lo sostituisce con Yildiz. Mentre il Frosinone si gioca le carte Barrenechea e Kaio Jorge. I bianconeri guadagnano campo e sfiorano il 3-2 con il solito Vlahovic. E come un gol, pochi minuti dopo, vale il salvataggio al limite dell’area dell’ottimo McKennie su Kaio Jorge lanciato in porta. L’americano, tra i migliori in campo, è però costretto a uscire per infortunio. Allegri, dopo il classico lancio del cappotto, si gioca il tutto per tutto con Milik e Iling Jr per l’assalto finale. Ma al 95’, all’ultimo calcio d’angolo, è Rugani a trovare il 3-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Cagliari riprende il Napoli all'ultimo secondo.
Luvumbo al 96' risponde a Osimhen



Un gol in pieno recupero condanna il Napoli al pareggio.
Il nigeriano concede il bis dopo il rientro con gol in Champions


Vincenzo D'Angelo

Il campionato del Napoli finisce qui, a fine febbraio. Una stagione nera che sta diventando un’agonia. Altro passo falso che fa malissimo al morale e mette fine alla speranza Champions: al 96' un errore clamoroso di valutazione di Juan Jesus sull’ultima palla utile del match lascia indisturbato Luvumbo, che controlla e trova il pareggio a una manciata di secondi dal fischio finale, rendendo inutile il vantaggio siglato dal rientrante Osimhen che cancella tre mesi da incubo in trasferta in cui il Napoli non era più riuscito a trovare la via del gol (l'ultimo con Lobotka a Bergamo nel 2-1 sull'Atalanta il 25 novembre). Stavolta, però, sono le individualità a condannare il Napoli e a macchiare la prima in A di Calzona. Prima del pari di Luvumbo con dormita di Juan Jesus, Politano si era divorato il raddoppio e Simeone aveva peccato di egoismo, non servendo Lindstrom a un metro dalla porta. E quando tutto gira male, inesorabile arriva la punizione finale. Per il Cagliari è un punto d’oro in chiave salvezza, in fondo anche meritato. Per il Napoli è mini-passo che aumenta solo l’amarezza. Due punti buttati, dopo tanta fatica.

ORGOGLIO SARDO — Il Napoli ritrova Osimhen al centro dell’attacco dopo due mesi e Calzona – al debutto in A da allenatore capo – sorprende schierando Raspadori largo a destra del tridente, con Politano in panchina. Ranieri rinuncia invece alle geometrie di Prati per l’atletismo di Jankto e si mette 4-2-3-1 per fare densità al centro e garantire raddoppi in fascia. La gara stenta a decollare così la prima azione arriva al 16’ da una rimessa laterale: il Napoli si perde Luvumbo che cross per Jankto, ma il colpo di testa è fuori misura. La risposta del Napoli arriva con Raspadori che calcia da lontano di sinistro, ma Scuffet si fa trovare pronto per la respinta. Al 32’ il Cagliari la sblocca, ma il Var richiama Pairetto che annulla: sulla punizione laterale dell’ex Gaetano, infatti, Lapadula parte avanti e poi ostacola Rrahmani che devia nella propria porta. L’ultimo brivido del primo tempo è ancora rossoblù, con Luvumbo che non approfitta di uno scontro aereo Meret-Juan Jesus e a porta vuota, di testa, mette fuori.

LA FIRMA DI OSI — Nella ripresa il ritmo è lento e spezzettato, con le squadra che sembrano aspettare Angolo veloce del Napoli, Kvara pesca Osimhen che non riesce a dare forza al pallone. È il preludio al vantaggio, che arriva dopo un regalone del Cagliari: Viola e Augello (21’) non si intendono sulla rimessa laterale, Raspadori vince il contratto e si invola a destra, cross perfetto per Osimhen che di testa interrompe un digiuno esterno degli azzurri che durava da tre mesi. Osimhen va vicinissimo al raddoppio due minuti dopo, centrando due volte il palo prima con lo scavino e poi col tap-in sottomisura, ma la posizione di partenza era irregolare. Calzona fa come mercoledì, toglie Kvara per Politano e il georgiano stavolta non reagisce, ma esce a testa bassa e non incrocia lo sguardo col suo tecnico.

HARAKIRI NAPOLI — La gara si fa dura e spigolosa, contrasti al limite, tanti scontri e poco fraseggio. Al 90’ Politano si divora il colpo del ko dopo una bella ripartenza orchestrata da Simeone e rifinita da Cajuste (altri due subentrati), ma il tocco finale di esterno non inquadra lo specchio. E al 4’ di recupero non fa meglio Simeone, che invece di servire Lindstrom solo sul secondo palo opta per la botta forte che centra Scuffet. Lobotka al 50’ sfiora l’incrocio da fuori, regalando al Cagliari l’ultima chance, che è quella vincente. Dossena lancia lungo, Juan Jesus sbaglia completamente l’intervento e Luvumbo fulmina Meret. Per il Napoli è finita davvero: una stagione così rischia di diventare da record negativo. E ‘a nuttata è ancora lunga.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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