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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Immobile lancia la Lazio:
1-0 a Udine e qualificazione Champions in tasca

Colpo dei biancocelesti in Friuli grazie a un penalty trasformato dal bomber:
la squadra di Sarri scavalca l'Inter ed è terza da sola


Stefano Cieri


Torna al successo la Lazio e scaccia gli incubi dell’ultimo mese (4 punti in 5 giornate). Vittoria chiara, che avrebbe potuto assumere anche dimensioni maggiori. La squadra di Sarri la consegue con una tattica attendista all’inizio e poi accelerando al momento giusto. Tre punti preziosissimi per la formazione romana. Forse decisivi per la qualificazione in Champions. Per la quale mancano ora solo due punti (al netto di possibili nuove sanzioni per la Juventus).

L’Udinese si arrende davanti al suo pubblico per la terza volta in questo campionato. I friulani giocano alla pari con la Lazio nella prima mezzora, ma poi cedono di fronte al superiore tasso tecnico degli avversari e alle loro maggiori motivazioni.

ANDAMENTO LENTO — La prima mezzora scivola via senza grandi emozioni. La densità dell’Udinese a centrocampo (il 3-5-1-1 di Sottil diventa spesso un 3-6-1, con Arslan che da trequartista si abbassa sulla linea dei centrocampisti) impedisce alla Lazio di tessere le sue consuete trame di gioco. Il piano di Sottil è chiaro: soffocare la Lazio in mezzo e poi sfruttare l’ampiezza garantita sule fasce da Pereyra e Udogie. Anche i padroni di casa, però, non riescono a potare grossi pericoli nell’area avversaria perché il 4-3-3 di Sarri con il ritorno di Vecino davanti alla difesa è più compatto rispetto alle ultime uscite. E gli esterni (segnatamente quelli bassi, Lazzari e Hysaj) contrastano sufficientemente bene gli affondi dei quinti dell’Udinese. Ne esce una partita sostanzialmente bloccata. Attorno alla mezz’ora, però, il ritmo della Lazio aumenta e il match decolla. Dopo un colpo di testa di Immobile (su lancio di Zaccagni) su cui Silvestri si supera per deviare in angolo, è Luis Alberto ad avere l’occasione più grande per portare in vantaggio gli ospiti. La conclusione dello spagnolo dal limite esce di pochissimo. In precedenza anche Milinkovic si era reso pericoloso dalle parti di Silvestri. L’Udinese in questa fase si abbassa, ma non rinuncia a reagire. Allo scadere del tempo una palla-gol importante capita pure ai friulani con un colpo di testa di Bijol sul quale Provedel si fa trovare pronto.

DECIDE IMMOBILE — La ripresa comincia esattamente come era finita la prima frazione di gioco. Con una Lazio che, col passare dei minuti, aumenta sempre di più i giri del motore e un’Udinese che è costretta ad abbassare sempre di più il proprio baricentro. A rendere la Lazio ancora più intraprendente è pure l’ingresso di Pedro al posto di uno spento Anderson. E’ proprio lo spagnolo a confezionare la prima occasione del secondo tempo, fornendo a Immobile una palla sulla quale Silvestri si supera ancora per negare il gol al centravanti biancoceleste. Poi sono Luis Alberto (anticipato da Masina al momento del tap-in) e Vecino (tiro che finisce di poco a lato) a sfiorare la rete del vantaggio, Che arriva su rigore al minuto 16. Masina atterra Immobile in area, dal dischetto Ciro non sbaglia e porta avanti la sua squadra. La Lazio continua a spingere. E va vicina al raddoppio in due occasioni. Prima è Romagnoli, sugli sviluppi di un angolo, a colpire il palo con un colpo di testa ben calibrato. Quindi è Milinkovic, tutto solo in area, a farsi ipnotizzare da Silvestri in uscita. Sottil a quel punto prova a correre ai ripari togliendo Arslan e Udogie per inserire Nestorovski e Zeegelaar. Samardzic arretra a centrocampo e Nestorvski fa coppia con Beto nel 3-5-2 con cui da quel momento si dispone la formazione di casa. Sarri risponde inserendo il più coriaceo Marusic per Lazzari per contrastare meglio la reazione dei friulani. Che per poco non si concretizza nei minuti finali. Al 40’ il cross dalla trequarti di Perez trova la testa di Nestorovski. Il colpo di testa del macedone finisce in rete, ma il gol viene annullato per il fuorigioco dello stesso attaccante. I tecnici fanno le ultime sostituzioni. Nella Lazio Basic rileva Zaccagni, mentre Sottil butta dentro Thauvin (per Beto) e Semedo (per Samardzic). Ma non cambia nulla.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma, doppia rimonta e rissa finale:
con una bella Salernitana è solo 2-2

Apre un gran gol di Candreva, poi El Shaarawy e nuovo vantaggio di Dia,
ma all’83’ arriva il pari definitivo di Matic. Parapiglia finale:
espulsi Rampulla, vice di Sousa, e Cerra assistente di Mou


Andrea Pugliese


La Roma doveva vincere per restare in corsa per la Champions e rimettere la testa davanti all’Atalanta, la Salernitana non aveva nulla da giocarsi se non l’orgoglio di una piazza che oramai in Serie A ci sta davvero bene. Ne viene fuori una partita strana (2-2), con i granata avanti per due volte (Candreva e Dia) e la Roma che trova sempre le energie (El Shaarawy e Matic) per evitare la sconfitta. La testa dei giallorossi è già a Budapest, ovvio che la squadra non possa girare a mille. Bene, invece, i ragazzi di Sousa, che giocano l’ennesima buona partita di questa seconda parte di stagione.

GUIDA SOUSA — Mourinho rilancia dal via due degli infortunati doc, Smalling ed El Shaarawy, piazzando Bove a fare il braccetto tra i tre di difesa, dopo che a Leverkusen aveva chiuso da quinto a destra. L’allarme però arriva da Dybala, che non va neanche in panchina. "La botta presa a Bergamo è stata tremenda, Paulo sta recuperando – dice a inizio partita il g.m. Pinto – Paulo non si sentiva al 100% e abbiamo deciso di farlo riposare. L’obiettivo ovviamente è di portarlo nelle migliori condizioni possibile alla finale di Budapest". Così si gioca, con i giallorossi senza equilibrio e con una squadra improvvisata, che Mou cerca di sistemare dopo 15 minuti, passando al 4-3-2-1. Tentativo vano, anche perché nel frattempo la Salernitana era già passata con Candreva al 12’, sugli sviluppi di un bel lancio di Coulibaly. Poi la Roma perde anche la sua Curva, che toglie striscioni e smette di tifare (svuotandosi pian piano) per protesta contro le forze dell’ordine e il diniego all’ingresso per uno striscione commemorativo nei confronti di Roberto Rulli. Ed a fare la partita allora è soprattutto la Salernitana, con Kastanos e Bohinen che ci provano da fuori. Le repliche giallorosse sono tutte in una girata al volo di El Shaarawy e in una galoppata di Zalewski (con i tiri entrambi fuori). Poi in pieno recupero Ibanez trova il gol del pareggio in mischia, ma con l’aiuto del Var l’arbitro Colombo annulla per un fallo di mano di Belotti.

DECIDE MATIC — Nella ripresa Mou corre ai ripari e manda dentro subito Llorente, Pellegrini e Matic (fuori Tahirovic, Solbakken e Ibanez). E la mossa paga subito, perché al 2’ Pellegrini impegna Ochoa su punizione ed El Shaarawy pareggia sulla ribattuta. Ora la Roma è viva, ma al 9’ la Salernitana torna avanti con un bel tacco in corsa sotto porto di Dia. Poi ci sono le proteste giallorosse per una presunta trattenuta di Daniliuc su Wijnaldum, con la Roma che ha oramai alzato il baricentro e prova a rendersi più pericolosa di quanto non fatto nel corso del primo tempo. Mazzocchi (subentrato a Kastanos) inizia a spingere sull’acceleratore a destra, Belotti si divora il pareggio e Mou manda dentro anche Abraham (per Wijnaldum). Ma la Salernitana controlla bene il gioco in mezzo e prova anche far male negli spazi con le ripartenze. Quasi in fondo ci provano Abraham e Cristante, ma il pareggio lo trova Matic di forza in mischia. Poi è Zalewski a provare il colpo da fuori, El Shaarawy mette paura ad Ochoa e Cristante ha una buona occasione di testa. Finisce con un principio di rissa per una trattenuta di Zalewski su Dia e la reazione del senegalese. Espulsi Rampulla vice di Sousa e Cerra assistente di Mou (tredicesimo rosso stagionale alla panchina giallorossa). Poi il fischio finale, tutti a casa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve shock dopo il -10:
perde 4-1 a Empoli, il tonfo è clamoroso!



Nonostante la penalizzazione ufficializzata a pochi minuti dal fischio d'inizio,
i bianconeri partono bene, ma poi crollano:
a segno Caputo due volte, Luperto e Piccoli. Inutile la rete di Chiesa.
Ora la Signora è settima in classifica e domenica a Torino arriva il Milan


Andrea Ramazzotti

Con la testa appesantita dall'eliminazione di giovedì nella semifinale di Europa League e dalla penalizzazione di 10 punti annunciata stasera, a una manciata di minuti dal fischio d'inizio, la Juventus va a picco al Castellani (4-1) e in due ore passa dal secondo al settimo posto in classifica. Una mazzata terribile per Allegri e tutto il popolo bianconero che domenica dovrà battere il Milan per alimentare le sue residue euro-chance. Possibile? L'unico modo è offrire una prestazione diversa da quella in terra toscana dove la Signora è fragile, timorosa e inconcludente. Con di fronte un Empoli sazio complice la salvezza anticipata, era lecito attendersi una Juve rabbiosa per la doppia "botta" assestata dal Siviglia e dalla Corte d'Appello Federale. Invece, nell'arco di tre minuti, Alex Sandro e compagni si squagliano sotto i colpi di Caputo e Luperto. Reazioni? Zero o quasi. Peggio di così...

DOPPIO EMPOLI — Zanetti, reduce da 7 punti nelle ultime 3 partite, non ha Baldanzi, al Mondiale Under 20, e in avanti schiera Caputo con alle sue spalle Akpa Akpro, Fazzini (in pressione su Locatelli) e Cambiaghi. Allegri, senza gli squalificati Danilo e Cuadrado e gli infortunati Fagioli, De Sciglio e Pogba, risponde con il doppio centravanti (Vlahovic e Milik) più Barbieri, alla seconda stagionale da titolare, sulla corsia di destra. La partenza dei bianconeri è incoraggiante e il piano tattico pare giusto: servire più palloni possibili alle sue punte per mettere pressione sulla retroguardia empolese. Barbieri ha voglia e corsa, ma l'occasione più grande per la Signora arriva su traversone di Gatti: il serbo e il polacco non hanno la giusta convinzione per battere Vicario che, pochi minuti dopo, para anche sul diagonale di Kostic. Il vantaggio degli ospiti sembra nell'aria e invece, dopo una rete giustamente annullata a Gatti per fallo di Bremer su Vicario (in precedenza traversa colpita da Milik; diciassettesimo legno in A), è l'Empoli a segnare due volte nell'arco di tre minuti. Prima è Caputo a trasformare un rigore assegnato per fallo di Milik su Cambiaghi (18'), poi è Luperto a mettere dentro il pallone dopo una respinta di Szczesny su tocco ravvicinato di Akpa Akpro (21'). La Juventus è al tappeto. Rabiot prova a suonare la carica con un sinistro da fuori che non inquadra per poco lo specchio, ma le sensazioni non sono confortanti. In mezzo Locatelli e Miretti arrivano sempre in ritardo, Bremer dietro "balla", Barbieri è sempre preso in mezzo da Parisi e Cambiaghi, mentre Vlahovic nel recupero si fa fermare da una grande uscita di Vicario.

MAX CAMBIA — A inizio ripresa Allegri prova a dare la scossa con Chiesa e Paredes al posto di Barbieri e Miretti. La Juventus diventa a trazione super offensiva (3-3-4 in fase di possesso) perché Chiesa resta molto alto e Kostic non è da meno: l'ex viola si presenta con un gran cross e sugli sviluppi dell'azione, Vlahovic calcia malissimo. La Signora sbilanciata presta il fianco all'Empoli e basta una palla persa di Alex Sandro su Akpa Akpro per chiudere il match: cross per Caputo, tocco sotto del centravanti e doppietta per il 3-0. Il match è virtualmente finito e i toscani sfiorano il poker con Ebuehi e poi con Fazzini. Allegri si gioca il tutto per tutto con Kean per Milik, Di Maria per Locatelli e Rugani al posto di un confusionario Alex Sandro: ormai non c'è più niente da difendere e infatti la Juve si sbilancia ancora di più cercando una scintilla. Kostic smarca Rabiot al limite, ma il francese conclude alto da ottima posizione. Zanetti, che non vuole far abbassare il livello di tensione dei suoi, inserisce Haas, Henderson e Pjaca, senza però riuscire a evitare il 3-1 di Chiesa, che ritrova il gol in campionato a oltre 500 giorni dall'ultima volta. Mancano cinque minuti al termine, ma gli uomini di Allegri, invece di provare l'ultimo assalto, incassano anche il 4-1 di Piccoli. Per Madame è notte fonda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 36ª Giornata (17ª di Ritorno)

19/05/2023
Sassuolo - Monza 1-2
20/05/2023
Cremonese - Bologna 1-5
Atalanta - Verona 3-1
Milan - Sampdoria 5-1
21/05/2023
Lecce - Spezia 0-0
Torino - Fiorentina 1-1
Napoli - Inter 3-1
Udinese - Lazio 0-1
22/05/2023
Roma - Salernitana 2-2
Empoli - Juventus 4-1

Classifica
1) Napoli punti 86;
2) Lazio punti 68;
3) Inter punti 66;
4) Milan punti 64;
5) Atalanta punti 61;
6) Roma punti 60;
7) Juventus(-10) punti 59;
8) Monza punti 52;
9) Bologna, Torino e Fiorentina punti 50;
12) Udinese punti 46;
13) Sassuolo punti 44;
14) Empoli punti 42;
15) Salernitana punti 39;
16) Lecce punti 33;
17) Spezia punti 31;
18) Verona punti 30;
19) Cremonese punti 24;
20) Sampdoria punti 18.

(gazzetta.it)

Napoli Campione d'Italia 2022/2023 con cinque turni di anticipo, e questo è il terzo scudetto
nella storia del club, ben 33 anni dall'ultimo, vinto come il primo, quando in campo c'era
Diego Armando Maradona (a cui oggi è intitolato lo stadio (con buona pace di San Paolo).
Sampdoria e Cremonese matematicamente retrocessa in Serie B.
Lazio già sicura della qualificazione in Champions League.

(-10) Penalizzazione parzialmente ridotta della giustizia sportiva con la nuova sentenza in
Corte federale d’Appello che ha deciso il 22 maggio assolvendo quei membri della dirigenza
bianconera la cui posizione daveva essere rivalutata dopo la sentenza del Collegio di Garanzia.
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27/05/2023 00:50
 
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Orgoglio Samp: con il Sassuolo finisce 2-2.
Applausi e lacrime per Quagliarella



Nell’anticipo della 37ª giornata i blucerchiati
aprono le marcature con Gabbiadini,
poi in 3 minuti la risposta dei neroverdi con Berardi e Henrique.
A pareggiare i conti l’autogol di Erlic al 78’


Gregorio Spigno

Un pari che accontenta tutti e nessuno: tra Sampdoria e Sassuolo succede tutto nei primi minuti, poi una zampata dell’eterno Quagliarella propizia l’autorete di Erlic che vale il 2-2 finale. Al Ferraris, nell’ultima gara casalinga dei blucerchiati, la partita esplode nei primi 12’. Apre all’8’ Gabbiadini su dormita di Ferrari, poi nel giro di tre minuti la ribaltano gli ospiti con i gol di Berardi e Matheus Henrique. Da brividi nel finale il saluto - che ha tanto il sapore di addio al pallone - di Fabio Quagliarella: ringraziamenti, inchini, applausi. E tante lacrime. Dell’attaccante campano e di migliaia di tifosi.

PRIMA DEL FISCHIO — Pre-partita agitato sponda Samp a causa dell’ennesima assemblea degli azionisti andata deserta. Centinaia di tifosi blucerchiati si sono infatti ritrovati al di fuori di Corte Lambruschini, sede ufficiale del club, per far sentire la propria voce riguardo la difficile situazione societaria. Poi, intorno alle 18.30, è partito il corteo diretto fino allo stadio, tra cori contro Ferrero, Garrone e l’ormai celebre “Giù le mani dalla Sampdoria”, diventato slogan anche di decine di magliette indossate dai sostenitori blucerchiati in gradinata Sud.

LE SCELTE — Stankovic opta per il solito 3-4-1-2 con qualche differenza rispetto alla trasferta di San Siro della settimana scorsa: in porta c’è il giovane Turk per Ravaglia, terzetto difensivo composto da Oikonomou, Nuytinck e Amione al rientro al posto dello squalificato Gunter. Sulle corsie intoccabili Zanoli a destra e Augello a sinistra, in mezzo al campo Winks e Rincon. Sulla trequarti, alle spalle della coppia Quagliarella-Gabbiadini, c’è Leris. 4-3-3 per Dionisi: Consigli tra i pali, linea difensiva composta da Zortea, Erlic, Ferrari e Rogerio. A centrocampo, senza Frattesi non convocato, scelti Thorstvedt, l’ex Obiang ed Henrique. Davanti Berardi e Ceide a sostegno dell’unica punta Pinamonti.

LA PARTITA — La Samp non intende salutare il proprio pubblico con l’ennesima sconfitta e parte forte. Nei primi 2’ conquista due corner, sul secondo svetta Oikonomou che impatta ma manda sul fondo. L’avvio è frizzante e dopo un paio di occasioni la partita si sblocca subito: al minuto numero 8 Ferrari si addormenta clamorosamente e, pressato da Gabbiadini, di fatto regala all’attaccante blucerchiato il 7° centro del suo campionato. Un vantaggio decisamente effimero, perché passano pochi secondi e si mette in moto Berardi. Il 10 neroverde invita Ceide al triangolo, poi, solo al limite dell’area piccola blucerchiata, raccoglie il passaggio di ritorno e fa 1-1 (10° gol in serie A contro la Samp, seconda vittima preferita dopo il Milan). Anche in questo caso l’equilibrio non supera il minuto: all’11’ Zortea è libero di pescare Henrique in mezzo per il colpo di testa che vale il ribaltone. È un uno-due micidiale per la Samp, che non riesce a scuotersi se non per qualche timido tentativo di Quagliarella. Il Sassuolo invece costruisce dal basso e sfiora il tris: prima è attento Turk su un tentativo sporco di Pinamonti, poi Ceide manda di pochissimo a lato un bel destro a giro. A pochi minuti dalla fine del primo tempo tornano ad impennarsi i ritmi: Consigli sfiora la papera su Leris, Gabbiadini calcia sul palo (in fuorigioco) e Berardi (in gioco) spacca la traversa. Stankovic cerca la svolta in avvio di ripresa con un paio di sostituzioni, Dionisi risponde togliendo l’ammonito Thorstvedt. Cambi che non portano frutti al tecnico serbo, perché in campo padroneggia il Sassuolo che va vicino al tris in svariate occasioni con Ceide, Zortea, Pinamonti e Berardi tra il 57’ e il 70’. La Samp regge però l’urto, e al 78’ scarta il regalo del Sassuolo: cross lungo di Augello, sponda di Quagliarella e deviazione nella propria porta di Erlic per il 2-2. All’85’ Turk nega la vittoria al Sassuolo con una doppia parata mostruosa prima su Maxime Lopez e poi sul tap-in di Defrel. Lì comincia un momento commovente che è tutto di Fabio Quagliarella: Stankovic lo sostituisce, lui si ferma in mezzo al campo, saluta, ringrazia, si commuove. Un frame da incorniciare nonostante un’annata da incubo. La Samp chiude la stagione casalinga con appena una vittoria ottenuta al Ferraris, con il Sassuolo finisce 2-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Siamo giunti alle battute finali del Campionato di Serie A e voglio ringraziare pubblicamente il nostro carissimo binariomorto che oramai da anni ci tiene aggiornati grazie ai suoi puntuali e straordinari post qui in Award & Oscar.

Al momento in cui scrivo, il topic "Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ" ha ricevuto circa 17.000 visite che non sono poche se consideriamo i tempi di crisi che vivono i forum rispetto ad altri social.

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ilpoeta59, 27/05/2023 07:35:

Siamo giunti alle battute finali del Campionato di Serie A e voglio ringraziare pubblicamente il nostro carissimo binariomorto che oramai da anni ci tiene aggiornati grazie ai suoi puntuali e straordinari post qui in Award & Oscar.

Al momento in cui scrivo, il topic "Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ" ha ricevuto circa 17.000 visite che non sono poche se consideriamo i tempi di crisi che vivono i forum rispetto ad altri social.

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L'Udinese scappa, la Salernitana la ribalta al 96' col gol dell'ex Troost Ekong

Bianconeri avanti 2-0 con Zeegelar (espulso nel finale) e Nestorovski.
Poi la rimonta granata con le reti di Kastanos,
Candreva e della vecchia conoscenza dei friulani


Nicola Berardino


Vince in rimonta la Salernitana. E l’Udinese frana all’Arechi tra tante rimpianti e omissioni. I gol di Kastanos, Candreva e Troost Ekong (al 51’ s.t.) firmano il sorpasso dopo le reti di Zeegelaar e Nestorovski. La prova della squadra di Paulo Sousa, che il presidente Iervolino ha praticamente riconfermato nelle dichiarazioni del prepartita, è però tutta nel segno di Antonio Candreva, indistruttibile e carismatico trascinatore. Un anno fa, Salernitana-Udinese si disputò all’ultima giornata e vide i friulani imporsi per 4-0 ma i granata di Davide Nicola, reduci da una strepitosa rincorsa, riuscirono lo stesso a salvarsi al fotofinish grazie a pareggio del Cagliari contro il Venezia. Questa volta, il traguardo della permanenza per i campani è stato raggiunto con tre giornate d’anticipo e al termine della gara con l’Udinese i 28 mila dell’Arechi hanno festeggiato Il presidente Iervolino, il tecnico Paulo Sousa e la squadra.

UNO-DUE UDINESE — Nella Salernitana vetrina tra i pali per Fiorillo, al debutto stagionale. In difesa, squalificati Daniliuc e Gyomber, entrano Troost-Ekong e Bronn che all’ultimo rileva Lovato finito k.o nel riscaldamento per guai muscolaro al quadricipite. In mediana Mazzocchi e Vilhena le novità rispetto all’assetto di lunedì a Roma. Al posto dell’infortunato Dia, c’è Botheim ad affiancare Candreva nella trequarti. Piatek terminale offensivo. Nell’Udinese Samardzic arretra in mediana dove Zeegelaar rileva sulla corsia sinistra lo squalificato Udogie. Thauvin affianca Nestorovski in avanti. La Salernitana prova subito ad aggredire. Silvestri sventa in uscita su Piontek al 5’. Retropassaggio avventato di Pereyra: Silvestri rimedia sull’accorrente Botheim. Poi una conclusione dalla distanza di Vilhena, fuori bersaglio. Si rilancia l’Udinese che comincia ad acquisire profondità nella manovra. E la squadra di Sottil piazza l’uno-due in cinque minuti. Al 25’ friulani in vantaggio con il primo gol in campionato di Zeegelaar, abile a infilarsi sulla sinistra su un pallone lanciato da Lovric dopo che Bronn aveva colpito con la mano su un tiro di Samardzic. Sul raddoppio la difesa campana si fa prendere ancora in controtempo. Dalla destra traversone di Pereyra che innesca Nestorosvki, pronto a infilare uno spaesato Fiorillo. Fatica la Salernitana a rimettersi in corsa. Al 36’ un tentativo con tiro-cross di Candreva. Al 43’ i campani accorciano le distanze con una parabola di Kastanos sulla sinistra, ispirato da Candreva. Proteste da parte dell’Udinese perché Lovric era a terra. Tensione tra le due panchine e faccia a faccia fra Sottil Paulo Sousa. Lancio di bottigliette e un fumogeno verso l’area dell’Udinese. Va Candreva a rimuovere il fumogeno dal prato. All’intervallo con l’Udinese in vantaggio per 2-1.

RIMONTA CON GLI EX — Nella ripresa Paulo Sousa fa entrare subito Bradaric al posto dell’inconsistente Botheim. Kastanos avanza nella trequarti e Mazzocchi cambia fascia. La Salernitana cerca di alzare il ritmo. Al 9’ incursione di Mazzocchi, Silvestri fa muro, poi libera Bijol. Al 12’p areggia la Salernitana. Su punizione dai 20 metri, palla toccata da Mazzocchi, e Candreva inventa il tocco vincente per portare la Salernitana al pareggio. Settimo gol in campionato per il 35enne trequartista, ex di turno. L’Udinese riparte. Proteste campane per una trattenuta di Perez su Piontek in area. Parata di Fiorillo su un tentativo di Thauvin. Al 19’ esce Bradaric dopo un colpo alla spalla: entra Sambia. Mentre nell’Udinese Beto dà il cambio a Nestorovski. Al 22’ tiro a giro di Thauvin fuori di poco. Candreva pericoloso su una punizione a rientrare, Silvestri non controlla, libera Samardzic. Al 30’, ghiotta chance per l’Udinese. Prodezza di Fiorillo su Beto in uscita. Arslan rileva Thauvin. Due sostituzioni nella Salernitana: Coulibaly e Vilhena danno spazio a Bohinen e Nicolussi Caviglia. Arslan sciupa da una favorevolissima posizione, davanti alla porta. Duro scontro tra Perez e Piontek, testa contro testa: rientrano entrambi con un’ampia fasciatura. Al 39’ esordio in A per Antonio Pio Iervolino, nipote del presidente della Salernitana: esce Mazzocchi. E nell’Udinese Masina viene sostituito da Buta. Fallo di Zeegelaar su Iervolino: seconda ammonizione ed espulsione per l’esterno dell’Udinese. Cerca il gol Kastanos: murato dalla difesa friulana. Ma la Salernitana sa cogliere l’ultima chance per incassare la vittoria. Al 51’ lancio lungo di Sambia, irrompe Troost-Ekong, altro ex, che fulmina Silvestri con un tocco sotto la traversa. Rimonta compiuta. La Salernitana dopo 73 anni riesce a vincere in casa l’Udinese e per la prima volta nella sua storia in A supera il tetto dei 40 punti.

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Torino, Spezia travolto 4-0: è quota 53, Europa vicina



I granata si impongono grazie a una autorete di Wisniewski
(deviazione su tiro di Singo) e ai gol di Ricci, Ilic e Karamoh.
Cori razzisti contro Juric, li ferma Gyasi


Mario Pagliara

Il Toro da viaggio è un rullo compressore e non sbaglia un colpo. I granata di Juric volano quattro a zero a La Spezia, stappando la quarta vittoria consecutiva in trasferta (non accadeva dal ‘42-43), la nona dall’inizio del campionato, grazie all’autogol di Wisniewski su tiro di Singo, al raddoppio di Ricci, al tris di Ilic e al sigillo finale di Karamoh. Domani il Toro potrà mettersi comodamente sul divano per seguire le sfide di Monza e Bologna. Nell’attesa, i granata vanno a dormire all’ottavo posto della classifica, posizione che può valere l’Europa: i 53 punti raggiunti oggi valgono il record di punti di Juric in carriera. In Serie A, è la prima vittoria del Torino al Picco. A una giornata dal termine del campionato, la sconfitta dello Spezia di Semplici è pesantissima in relazione all’obiettivo salvezza, sia per la portata sia per il significato che assume in questo momento.

SINGO SCAPPA VIA — A Torna la coppia Vlasic-Miranchuk sulla trequarti del Toro, davanti lo Spezia punta sulla potenza esplosiva di Nzola con Gyasi e Bourabia a ridosso. Primo caldo di stagione allo stadio Picco, ambiente da alte temperature: la squadra di Semplici si gioca una buona fetta della permanenza in Serie A. Quando partono Spezia e Toro sembrano quasi specchiarsi: stesso modulo, interpretazione della gara che si assomiglia molto per temperamento e furore. A sbilanciare l’inerzia della partita verso i granata è la cifra tecnica di Miranchuk: il suo sinistro dal limite dell’area è fin troppo bello (14’), Dragowski è imbambolato, prende in pieno la traversa. Otto minuti dopo, l’equilibrio tentenna di fronte a un errore difensivo di Buongiorno: l’arbitro Guida non assegna un calcio di punizione su Nzola, Buongiorno interpreta male le movenze del direttore di gara e raccoglie la palla con le mani al limite dell’area pensando che il fallo fosse stato sanzionato. Guida fischia la punizione: Esposito la spreca (palla di poco alto sulla traversa). Un episodio sblocca l’equilibrio: arriva al 24’, quando su un calcio d’angolo Singo aggancia, Wisniewski devia e la palla rotola in porta.

RAZZISMO CONTRO JURIC — La reazione dello Spezia è più rabbiosa che ragionata. I liguri non producono alcun tiro verso la porta di Milinkovic, ma Guida prima assegna (giustamente) poi revoca (ancora giustamente) un rigore per lo Spezia. Reca serve Nzola, Buongiorno buca l’anticipo e un attimo dopo aggancia il centravanti a un braccio. Guida assegna in presa diretta il tiro dal dischetto, poi è richiamato al Var da Forneau: va al monitor e scopre un colpo di mano precedente al cross di Reca da parte di Gyasi. Giusto annullare il rigore e fischiare la punizione al Toro, perché il colpo di mano c’è e lo Spezia ne ha ricavato un vantaggio. Nel finale di primo tempo il pomeriggio del Picco è macchiato dagli insulti razzisti piovuti dal settore distinti verso Juric: Guida sospende la gara per due minuti (dal 43’ al 45’), Gyasi richiama i suoi sostenitori. Siamo ancora a raccontare di razzismo…

PALO DI VOJVODA — Quando riparte la ripresa, il Toro matura un credito con la fortuna: dopo la traversa di Miranchuk, arriva anche il palo di Vojvoda al termine di una bella incursione conclusa con un diagonale. Nel primo quarto d’ora, lo Spezia alza la pressione, il Toro accetta lo scontro fisico ma perde qualche metro. Il primo tiro nello specchio della squadra di Semplici arriva da una bella combinazione Gyasi-Nikolaou (12’) sulla quale Milinkovic è attento. Ma il Toro controlla e gestisce e al momento giusto piazza l’uno-due. Apre le danze Samuele Ricci al 27’: Sanabria lavora un bel pallone, Vlasic indovina l’assist mettendo Ricci in corsa davanti alla porta. E il capitano dell’Under 21 non fallisce l’appuntamento con lo zero due. Quattro minuti dopo, Ilic firma il tris ancora su assist di Vlasic. Prima del finale, annullato un gol a Nzola per fuorigioco. In pieno recupero lo 0-4 di Karamoh.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Harakiri Roma, la Fiorentina la ribalta negli ultimi 5'.
Mou si gioca tutto nella finale col Siviglia



Giallorossi in vantaggio nel primo tempo con El Shaarawy,
ma all'85' e all'88' segnano Jovic e Ikoné


Massimo Cecchini

Il corpo dei giocatori era nel catino bollente - nel senso letterale del termine - dello stadio Franchi, ma la testa di Fiorentina e Roma, invece, era rispettivamente a Praga e Budapest almeno per tutto il primo tempo. Le due finali di Conference (il 7 giugno i viola) e di Europa League (il 31 maggio i giallorossi) cannibalizzano a lungo l’attenzione di Fiorentina e Roma, che però col passare dei minuti danno vita a un match tutto sommato non disprezzabile, visto il contesto. Finisce con 2-1 per i padroni di casa, santificato dalle reti di El Shaarawy, Jovic e Ikoné, con una rimonta arrivata sui titoli di coda, diventati inevitabilmente elettrici anche fra le panchine, con alla fine Italiano che manda a quel paese anche qualcuno dei suoi tifosi in tribuna alle sue spalle.

IL GRAFFIO DEL FARAONE — Fra le due squadre, in avvio la più in maschera è senz’altro quella di José Mourinho. Vincenzo Italiano infatti, che festeggia le cento panchine a Firenze (quella di ieri in realtà era la 102ª), schiera un 4-3-3 tutto sommato pieno di seconde linee ma di tutto rispetto, con Venuti, Quarta, Igor e capitan Biraghi davanti a Cerofolini, mentre in mediana tocca a Duncan e Mandragora andare in appoggio a Ikoné, Barak e Saponara alle spalle di Jovic. Molto più sperimentale il 4-3-3-di Mourinho che, se davanti ha Solbakken ed El Shaarawy in appoggio a Belotti, vede in mediana i baby Bove e Tahirovic schierati al fianco di Wijnaldum. Ma è la difesa a essere il reparto più rivoluzionato, con Missori e Zalewski sulle fasce, supportati dai veterani di Smalling e Llorente. Logico che sia la Fiorentina insediarsi nella mediana romanista, ma senza molto costrutto e, soprattutto, mettendo in vetrina una difesa fragile. Così al primo affondo i giallorossi passano. Al 12’, infatti, un cross di Belotti sorprende la retroguardia, consentendo a Solbakken una moda torre di testa e ad El Shaarawy un facile gol da due passi. È il vantaggio, che potrebbe portare a un facile bis al 26’, quando Quarta e Igor si addormentano, permettendo a Wijnaldum di presentarsi a tu per tu con Cerofolini, che salva, la palla va a Solbakken, il cui tiro a botta sicura viene salvato sulla linea dallo stesso Quarta. La Fiorentina si scuote e un minuto dopo un colpo di testa di Jovic impegna a terra di Svilar. Lo stesso Jovic poi, al 31’, conclude dal limite al lato di poco. Insomma, la sensazione è che i padroni di casa si stiano svegliando, perché al 33’, su punizione, Biraghi impegna Svilar. Ma è un fuoco di paglia, perché in fase di palleggio i viola sbagliano in modo grottesco. Al 44’ Quarta serve involontariamente El Shaarawy, il cui tiro all’incrocio viene salvato da Cerofolini. Due minuti più tardi l’argentino perde un altro pallone e stavolta il portiere deve salvare su Belotti. Insomma, i padroni di casa chiudono il tempo nel buio pesto.

TURNOVER — Nella ripresa Italiano fa uscire Quarta per Milenkovic, mentre Terzic prende il posto di Biraghi. Mourinho invece lascia a riposo Smalling ed El Shaarawy, inserendo Mancini e Celik, avanzando Zalewski in avanti. Già al 2’ i viola reclamano un rigore per un mani di Mancini in area, ma Ayroldi lascia correre. Al 9’, però, un'accelerazione di Ikoné libererebbe Jovic, anticipato all’ultimo istante da terra in angolo da Llorente. La Fiorentina prova a premere sull’acceleratore, ma lascia spazi nella propria metà campo. Mou però decide di coprirsi, inserendo Cristante per Wijnaldum, con l’azzurro che si piazza davanti alla difesa a fare da frangiflutti, allargando Tahirovic sulla sinistra. Italiano corre ai ripari sostituendo Venuti e Saponara con Dodo e Sottil. Al 22’, su azione d’angolo, la squadra di casa chiede il rigore per una trattenuta di Mancini ai danni di Milenkovic, che sul prosieguo dell’azione di testa impegna Svilar. Lo Special One allora decide di blindare mettendo Ibanez per Solbakken, col brasiliano bloccato sulla fascia destra. I viola allora tentano il tutto per tutto, inserendo Kouame per Duncan, arretrando Barak in mediana. Si capisce che la Fiorentina tenterà la carta dei cross, così i giallorossi inseriscono Abraham per Zalewski, disegnando un 5-3-2 robusto. Al 37’ ne vale spese Sottil in area, con la Viola che reclama ancora un rigore accendendo un litigio fra le panchine, sedato prima da un giallo a Mourinho e poi da un abbraccio fra quest’ultimo è Italiano. E quando sembra che il match scivoli verso il finale, un cross di Kouame trova una torre di testa di Mandagora, che libera Jovic sotto misura per il pari. Vero che la Roma protesta per un fallo dello stesso Mandragora su Ibanez, ma è il 40’ e sembra che l’1-1 soddisfi tutti, ma la Fiorentina insiste e al 42’ un cross di Terzic trova colpo di testa di Kouame che indirizza verso la linea di porta, Ibanez sbuccia il pallone e Ikoné - fino a quel momento confuso - da due passi segna. Un sorpasso a sorpresa, che la Roma però un po’ si è cercata, abbassando troppo il proprio baricentro. Morale: testa alle due finali, le uniche partite che ora contano per i viola e i giallorossi. Sperando magari fra pochi giorni l’Italia possa festeggiare due volte.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Inter cala il tris e vola in Champions!
Barella e la Lu-La stendono l'Atalanta



I nerazzurri chiudono la pratica con due reti nei
primi minuti e il guizzo dell'argentino nel finale.
A Gasp non bastano Pasalic e l'autogol di Onana


Andrea Ramazzotti

L'Inter si guadagna l'accesso alla prossima Champions League battendo l'Atalanta con lo stesso punteggio dell'andata (3-2) e va a dormire al secondo posto in classifica. La gara di sabato a Torino contro i granata sarà una formalità, o poco più, per Inzaghi che già da questa settimana potrà cominciare a preparare la finale di Champions del 10 giugno. Un bel vantaggio rispetto a Guardiola che sabato è atteso dalla finale di FA Cup contro il Manchester United. Il successo sulla Dea è netto e conferma che D'Ambrosio e compagni stanno attraversando un ottimo momento. La fatica della vittoria in Coppa Italia non si fa sentire perché Lukaku, all'Olimpico inizialmente tenuto a riposo, è un ciclone: Big Rom sembra quello dei giorni d'oro tra gol, sponde e assist. Se la coppia offensiva anti City sembrava già decisa viste le scelte degli ultimi tre mesi in Champions (Dzeko-Lautaro sempre titolari), adesso il belga sta mettendo un bel dubbio con le sue prestazioni all'ex tecnico della Lazio: nelle ultime 6 presenze in campionato Romelu è a quota 7 centri. In generale, però, è tutta l'Inter che funziona, che è brava a travolgere la Dea, a contenere il ritorno degli uomini di Gasperini e poi a chiudere il confronto in una ripresa nella quale gli ospiti calciano (segnando...) verso la porta di Onana solo nel recupero. Un dato significativo in vista del faccia a faccia con Pep.

FURORE INTER — Inzaghi cambia solo tre uomini rispetto alla vittoriosa finale di Coppa Italia di mercoledì (Onana al posto di Handanovic, D'Ambrosio per Darmian e Lukaku per Dzeko) e la scelta si rivela azzeccata: l'Inter non è stanca e anzi ha una fame rabbiosa di chiudere il discorso qualificazione alla prossima Champions. Dopo 40 secondi i nerazzurri segnano l'1-0 con Lukaku che a metà campo controlla un lancio di Bastoni prima di chiedere il triangolo "lungo" a Lautaro: il belga si presenta solo davanti a Sportiello, lo salta e deposita la palla in fondo alla rete. Sembra una rete da allenamento, una di quelle che si segnano in un'esercitazione senza avversari. Nonostante lo sciopero del tifo di un quarto d'ora della Curva Nord, San Siro esplode. Quella interista è una marea che la Dea, squilibrata e tatticamente spericolata, non riesce a contenere. Gasperini gioca allo stesso modo di sempre ovvero con duelli a tutto campo, andando a pressare fino nell'area avversaria con tanti uomini, ma così lascia spazi inconcepibili per una partita di Serie A tra due grandi formazioni. Due minuti dopo il vantaggio arriva il raddoppio: basta un cambio di gioco di Lautaro per armare due volte il sinistro di Dimarco (malissimo Maehle in copertura), Sportiello respinge in entrambe le occasioni, ma non può niente sulla botta al volo di Barella che si insacca all'incrocio dei pali. L'Atalanta gioca con 3-3-3-1, ma davanti alla difesa ha solo De Roon perché l'altro mediano (Ederson) va a pressare e finisce a sinistra nella linea dei tre dietro a Hojlund (Koopmeiners e Pasalic gli altri due). Per i padroni di casa, che escono bene palleggiando grazie alla bravura con i piedi di Onana, alla lucidità di Brozovic e ai buoni movimenti delle punte, ci sono praterie che non vengono sfruttate per questione di "dettagli": il 3-0 di Calhanoglu viene annullato per fuorigioco, mentre Sportiello alza prima in angolo una punizione di Dimarco e poi blocca una conclusione di Lukaku.

PASALIC ACCORCIA — Gli ospiti si fanno vedere per la prima volta al 23' con un tiro di Hojlund, ribattuto dal camerunese, poi progressivamente diventano più pericolosi. Non perché tatticamente cambino qualcosa, ma perché l'Inter arretra il baricentro, pensando più a gestire che ad affondare in maniera rabbiosa come nei primi minuti. La Dea ritrova così il bandolo della matassa, continua ad avanzare tanti uomini e, dopo aver sfiorato il 2-1 con Koopmeiners (Onana alza sulla traversa) e Scalvini (colpo di testa di poco fuori), lo trova sugli sviluppi di un calcio d'angolo con Pasalic. La rete del croato riapre il match e, anche se Calhanoglu per poco non fa 3-1, l'Inter capisce che non sarà una passeggiata verso la gloria. Anche perché prima dell'intervallo Toloi e compagni vanno ad un passo anche dal 2-2 con un cross dalla destra che non viene deviato per poco in rete da Scalvini ed Ederson.

CHIUDE LAUTARO — La ripresa inizia come era finita la prima frazione ovvero con l'Atalanta che tiene il pallone, lo muove alla ricerca di spazi e i padroni di casa che si schiacciano nella loro metà campo in attesa della ripartenza "giusta". Come quella al 7' quando Barella allarga per Lukaku, bravo a trovare a centro area Lautaro: conclusione al volo del Toro con provvidenziale deviazione in angolo di Toloi. Due minuti più tardi Big Rom cerca ancora l'argentino che non arriva per la deviazione vincente, mentre è Sportiello a dire di no a un tiro da fuori di Calhanoglu. Gasperini cambia inserendo Lookman al posto di Pasalic per dare forze fresche all'attacco, mentre Inzaghi tiene in campo Lukaku che a volte sbaglia l'appoggio per i compagni, ma è un punto di riferimento per la manovra come nelle stagioni con Conte in panchina. Con Muriel la Dea diventa ancora più a trazione offensiva perché capisce che la linea difensiva avversaria sta più bassa e vuole provare a metterla in difficoltà, ma sottovaluta il colpo del ko che arriva grazie a una grande giocata di Lukaku: il belga difende palla a metà campo e poi la imbuca per Brozovic che regala a Lautaro il gol numero 28 della stagione, quello del 3-1. Inizia la girandola delle sostituzioni con Dzeko, De Vrij, Asllani e Darmian gettati nella mischia. L'Atalanta ci prova e con il primo tiro verso la porta trova il 3-2 di Muriel al 46', con decisiva deviazione di Onana dopo il tocco della traversa. Troppo tardi. San Siro già festeggia l'Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Verona, beffa crudele: l'Empoli fa 1-1 al 96'.
Salvezza, si decide tutto all'ultimo turno

Il gol di Stojanovic nel recupero strozza in
gola l'urlo di gioia dei ragazzi di Zaffaroni,
passati in vantaggio con Gaich:
si avvicina lo spettro dello spareggio coi liguri


Matteo Pierelli


Era una grande occasione da sfruttare, ma il Verona non riesce a coglierla e si prende i fischi del suo pubblico. Proprio sul filo del traguardo, al 96’, l’Hellas viene raggiunto dall’Empoli sull’1-1 da Stojanovic, dopo che l’Hellas sembrava aver salvato la pelle. Gaich, al 61’, appena entrato, aveva infatti portato davanti i suoi e il più sembrava fatto. Invece no: un Empoli ordinato, sempre attento a non concedere spazi agli avversari, mai in affanno, non ha fatto sconti. La squadra di Paolo Zanetti, reduce dal successo con la Juve e salva già da un pezzo, ferma la corsa dei gialloblù che raggiungono ma non superano lo Spezia al quart’ultimo posto. Si deciderà tutto all’ultima giornata: il Verona andrà a San Siro con il Milan, i liguri all’Olimpico con la Roma. In questo momento, con le due squadre a pari punti, ci sarebbe lo spareggio.

LA CHIAVE — Il Verona parte a sorpresa senza Verdi, a supporto dell’unica punta Djuric ci sono Ngonge e Tameze. A centrocampo Zaffaroni sceglie l’esperienza del capitano Miguel Veloso. Anche l’Empoli deve fare a meno di una pedina importante: Caputo è rimasto in hotel per la febbre alta, al suo posto Roberto Piccoli. La prima parte della partita è di studio. L’Hellas cerca di sfondare sulla destra sfruttando la velocità di Ngonge, l’Empoli gioca con la serenità di chi ha la mente sgombra e prova a mantenere il controllo del gioco. Poco prima del quarto d’ora, arriva lo squillo del Verona con Ngonge che salta Luperto ma calcia fuori da buona posizione. Poco dopo bella azione sulla destra dello stesso Ngonge con Vicario che respinge di piede. Al 18’ occasionissima dall’altra parte con Cacace che, solo davanti a Montipò, spara addosso al portiere, bravo a rimanere in piedi fino all’ultimo. La partita è viva, l’Empoli appena può cerca di pungere. Come fa con Cambiaghi al 35’: conclusione alta dopo una bella azione innescata da Akpa Akpro e Piccoli. Prima della fine del primo tempo, c’è il tempo di applaudire la smanacciata di Vicario su colpo di Ngonge, l’uomo più attivo dei gialloblù nei primi 45 minuti.


BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa Zaffaroni toglie un Cabal in difficoltà a sinistra e mette Ceccherini. Ma soprattutto, poco dopo, butta dentro Gaich che risulterà essere l’uomo decisivo: l’argentino al 61’ è bravo a buttare dentro una respinta di Vicario sulla gran botta da fuori di Ngonge. Eppure, poco prima, il Verona rischia grosso: Ebuehi di testa si mangia un gol grande così. Una volta passato in vantaggio, il Verona cerca di controllare un Empoli iper offensivo con gli ingressi di Vignato, Destro e Satriano. E i toscani, all’ultimo giro di orologio, riescono a trovare il pari con un diagonale di Stojanovic, lasciato troppo libero di entrare in area. Il Bentegodi è gelato, il verdetto sulla salvezza rimandato all’ultima giornata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli, la doppietta di Osimhen non basta.
Il Bologna lo riacciuffa nel finale

L'attaccante nigeriano segna al 14' e al 54'.
I rossoblù accorciano al 62' con Ferguson e trovano il pari con De Silvestri all'84'


Maurizio Nicita


Pari e applausi per tutti al Dall’Ara in una gara che ha poco da chiedere Bologna e Napoli mettono su uno spettacolo divertente perché nessuno ci sta a perdere e alla fine il pari è giusto anche se i campioni d’Italia potrebbero e dovrebbero chiuderla prima. Esulta Osimhen che alla sua centesima in azzurro c’entra una doppietta che pone una ipoteca sul titolo di cannoniere e permette al giocatore di guadagnare un altro bonus da 130 mila euro per i suoi 30 gol stagionali. Il Napoli non potrà più battere il record dei 91 punti di Sarri ma poco importa. Intanto Spalletti con 87 ha eguagliato il suo personale (Roma 2017).

OSIMHEN ALL’IMPROVVISO — Partita avviata a ritmi bassi anche perché il caldo è notevole e i giocatori faticano. Il Napoli comunque pressa sempre alto e in un disimpegno apparentemente non complicato Skorupski la fa grossa consegnando la palla al limite dell’area a Osimhen che controlla di sinistro e la piazza di destro nella porta sguarnita. Un bel regalo per la classifica cannonieri del nigeriano. Fantacalcisticamente parlando il portiere polacco dovrebbe far pari fra bonus e malus: con l’assist che pareggia il gol subito. Scherzi a parte una brutta papera che dà più stimoli al Napoli e deprime un po’ il Bologna. E così Skorupski è chiamato a tre parate non semplici su Anguissa, Osimhen e Zerbin. Nel Bologna solo Dominguez è lucido nella costruzione e anche in conclusione. Suoi i tiri più efficaci, mentre Arnautovic spreca sue buone situazioni con conclusioni molle.

SEMPRE OSI — Si riparte con il solito Dominguez che trova il corridoio giusto per Arnautovic che spreca ancora. Non così il suo collega del lato opposto. Osimhen di testa (su angolo) impegna Skorupski nella parata più complicata. Nemmeno il tempo di applaudire il portiere polacco, che questi deve raccogliere il secondo pallone dalla propria porta. Barrow sbaglia un appoggio Bereszynski prende palla e serve in verticale Osimhen botta di destro e 2-0. Napoli dominante fin quando Motta inserisce Sansone al posto del non pervenuto Aebischer. E proprio il neo entrato con un bel movimento da sinistra si accentra e tira: la respinta di Gollini non è impeccabile e Ferguson in scivolata accorcia. Il Bologna ritrova fiducia e soprattutto freschezza con i nuovi innesti (bene anche Moro). Quello che non riescono a dare i cambi di Spalletti. E spingi che spingi, i padroni di casa trovano il pari grazie a un altro nuovo entrato: De Silvestri su angolo sovrasta un Olivera decisamente mal posizionato e pareggia. Nel finale addirittura i rossoblù hanno situazioni per ribaltarla. Al minuto 97 di testa Anguissa sfiora il gol mentre in contropiede Sansone lo segna pure ma in fuorigioco. Ultimi fuochi di una partita comunque piacevole.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L’urlo di Colombo! Il Lecce sbanca Monza al 101’ e si salva

Passa dal dischetto l’impresa dei salentini:
Falcone para un penalty di Gytkjaer, poi all'11’ di recupero
il centravanti scarica in rete il pallone che vale la Serie A


Francesco Velluzzi


Succede qualcosa di incredibile. Il Lecce si salva con una giornata di anticipo, grazie a un rigore calciato con freddezza dal 2002 Lorenzo colombo che abita a due passi dall’U-Power, a Vimercate. il Monza abbandona i sogni di gloria e cade dopo otto risultati utili (0-1). Il rocambolesco e assurdo finale all’ottavo minuto di recupero. Quando un affondo del giovane Colombo, entrato al 42’ della ripresa, viene deviato in angolo. Batte il capitano Hjulmand. La palla carambola sul braccio dell’eroe in negativo Gytkjaer e dal Var segnalano di andare a rivedere. Cosa che Doveri fa prontamente. Rigore. Che Lollo non sbaglia dando la vittoria al Lecce sotto lo spicchio di tifosi impazziti. Il Monza incredulo vede svanire l’ottavo posto, il record di punti da neopromossa che resta al Chievo (54). La striscia positiva si ferma a otto gare e 18 punti. Ma, comunque, è una bella stagione per il club rivitalizzato da Adriano Galliani e per la sorpresa tecnica Raffaele Palladino che stavolta non ha avuto fortuna nell’assalto alla conquista dei tre punti fondamentali. E ha visto un pomeriggio incredibile. Perchè a 7 minuti dalla fine il rigore lo aveva ottenuto il Monza. Ma la manona di Falcone si è allungata sul tiro di Gytkjaer.


IL PRE — L’U-Power non è pieno come annunciato, ma c’è tanta gente. Soprattutto ci sono 2500 leccesi che occupano quasi un’intera curva. Palladino, che in settimana si è preso la scena per il rinnovo del contratto che verrà firmato il 5 giugno, cambia due uomini rispetto alla partita vinta a Reggio Emilia col Sassuolo: nella difesa a tre c’è Izzo e non Caldirola, in mezzo torna Rovella e Sensi sta in panchina. Davanti tre che hanno almeno un 7 sulla maglia: Dany Mota, 47, Caprari, 17, Petagna 37. Baroni, come previsto, tiene il regista Hjulmand seduto e conferma Blin come guida a centrocampo con Oudin e Askildsen come mezzeali. Davanti c’è Ceesay, anche questo previsto, con Colombo (che è di Vimercate) pronto per la ripresa e a sinistra gioca Banda (di rientro dalla squalifica) e non Di Francesco. Prima del via le due anime dei club Adriano Galliani del Monza, e Saverio Sticchi Damiani del Lecce espongono la bandiera dell’Ucraina. Alcuni figli dei calciatori del Monza entrano in campo con i papà. Bello. Ma è bella anche la coreografia allestita dalla curva del Monza, sulle note degli Anni di Max Pezzali: quattro striscioni esposti: 28-9-2018 “L’avventura ha inizio”. 8-6-2020 “Ci riprendiamo la nostra storia”. 29-5-2022 “il sogno si avvera”. 30-4-2023 “Il viaggio continua”. C’è tutto l’inizio della gestione Berlusconi-Galliani. La B, la serie A e la salvezza blindata a fine aprile. Poi lo stadio si colora di biancorosso. In distinti un altro striscione lunghissimo, prima del via: “10 anni di fede e passione per la consacrazione incoronata da una storia passione. Grazie in eterno”

SI GIOCA — C’è caldo e si nota. I ritmi non sono altissimi, ma Banda va ugualmente e all’11' il suo tiro è deviato in angolo. Sei minuti più tardi è Pablo Mari che salva sul cross dello zambiano con il gambiano Ceesay che era pronto in mezzo. Al 21’ è Doveri che lascia giocare su un fallo di Ciurria sul solito Banda. Al 25’ time out. Il Monza punge poco, tiri in porta zero. Un contatto tra Dany Mota manda fuori gioco per qualche secondo il portiere del Lecce. Anche qui niente per Doveri che al 44’ grazia Gendrey dal giallo pericoloso (è in diffida), entrata dura su Izzo, ma prima c’è un maldestro tiro-cross di Dany Mota che crea pericolo.

SECONDO TEMPO — Si riparte con due cambi per il Monza: Sensi per Rovella e Birindelli per Petagna. Con Dany Mota che va a fare la punta centrale e Ciurria che viene avanzato. Proprio Ciurria, con la squadra di casa che parte decisa, liscia una bella palla a centro area dopo 1 minuto e mezzo. Ma dopo questo e qualche fiammata di Banda (che ingenuamente si fa ammonire, consegnando una punizione che Caprari calcia fuori), il Monza capisce che bisogna forzare ancora: così Palladino butta dentro un altro centravanti vero, Gytkjaer per Caprari e inserisce anche Vignato per Dany Mota. Al 19’ Baroni risponde. Ecco i primi cambi del Lecce: Di Francesco per uno spento Strefezza (sempre ben raddoppiato) e anche Hjulmand che viene rischiato dopo l’infortunio al posto di Askildsen che il suo lo ha fatto. Ma va potenziata la mediana e aumentata la densità in vista degli assalti finali del Monza che cerca e sogna l’ottavo posto. Infatti il tecnico toscano inserisce anche Maleh per Oudin.


Insomma, protezione totale del pareggio. Palladino, invece, sceglie la via completamente via offensiva: fuori Izzo, dentro anche Colpani e cambio di modulo: 4-2-3-1. E proprio Colpani colpisce, anzi viene colpito....Perchè su una palla persa in modo sciagurato da Banda si invola e viene toccato da Baschirotto in scivolata. Doveri concede l’angolo, ma Marini lo manda al Var ed è rigore. Sul dischetto va Gytkjaer ma Falcone è prodigioso, si allunga con la manona e respinge. Nel frattempo in campo era successo di tutto. Con rossi dati a chi è in panchina: il ds del Lecce Trinchera, l’esterno del Monza Donati. E’ un finale tutto da vivere... con Baroni che fa le ultime mosse: Colombo da Vimercate per Ceesay, e Pezzella per Banda che non ne ha più, ha rischiato il rosso e, soprattutto, c’è da difendere alla morte. Con otto minuti di recupero. Ma proprio all’ultimo minuto di recupero succede l’incredibile: Colombo in un affondo si guadagna un angolo. Lo batte Hjulmand ma il pallone carambola sul braccio di Gytkjaer che così completa la sua domenica bestiale. Doveri va al monitor e assegna il rigore all’undicesimo di recupero. Lollo Colombo da Vimercate va sul dischetto, perché gli specialisti Strefezza e Ceesay sono usciti. E non sbaglia. E salva il Lecce.

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La Lazio scappa due volte, la Cremonese recupera, poi decide Milinkovic: 3-2

Nel primo tempo il vantaggio immediato da
parte di Hysaj, quindi il raddoppio di Milinkovic.
Nella ripresa, prima Galdames e un autogol di Lazzari,
quindi all’89’ la rete del serbo


Stefano Cieri


Festa doveva essere e festa è stata. Sia prima della partita (con la sfilata dei protagonisti della vittoria della Coppa Italia sulla Roma del 2013) ed anche alla fine, grazie ad un successo che - dopo che la qualificazione in Champions già in cassaforte - regala alla formazione di Sarri anche il pass per la final four della Supercoppa italiana. E consente alla squadra di casa pure di restare seconda in classifica con due punti di vantaggio sull’Inter a 90 minuti dal termine del campionato. Se la prima festa era scontata, la seconda è arrivata in coda ad una partita un po’ pazza, come spesso succede a fine campionato. Primo tempo di marca laziale, con la Cremonese incapace di proporre resistenza e un doppio vantaggio che pareva aver chiuso i giochi. Poi nella ripresa la Lazio esce dalla gara facendosi rimontare già nel primo quarto d’ora. E deve poi aspettare l’89’ per tornare in vantaggio grazie alla rete di Milinkovic, che aveva già segnato il secondo gol. Forse è stata la sua ultima partita in biancoceleste all’Olimpico. Se così sarà, si è congedato nel migliore dei modi.

UNO-DUE LAZIALE — Il clima di festa fa partire la Lazio con il piede giusto. Dopo quattro minuti i biancocelesti sono già in vantaggio. Combinazione tutta di prima per vie verticali tra Luis Alberto, Immobile e Hysaj: il terzino albanese si ritrova tutto solo a tu per tu con Sarr e non sbaglia. Sbloccato il risultato la Lazio gioca sul velluto, palleggia a centrocampo in attesa di trovare il varco giusto. La Cremonese, che Ballardini mette in campo con un abbottonato 5-3-2, fa fatica a sintonizzarsi su una partita dalla quale non può ricavare nulla e che, per giunta, si mette subito male. I lombardi si fanno però vivi al 23’ con un cross di Bianchetti sul quale Tsadjout arriva per primo: la sua girata finisce sull’esterno della rete. Ma poi, da lì all’intervallo, è solo Lazio. Ci provano Romagnoli di testa, poi Luis Alberto con un tiro che mette in difficoltà Sarr e infine arriva il 2-0 per merito di Milinkovic che gira in rete di destro il cross di Pedro. Si va all’intervallo con la sensazione che la partita sia già finita.

LA RISPOSTA DELLA CREMONESE — E invece la gara all’improvviso si riapre e cambia direzione. La Lazio, come già altre volte le è capitato quest’anno, rientra in campo senza la concentrazione giusta. La Cremonese, viceversa, si libera dell’abulia della prima frazione e propone gioco. Il 2-1 arriva al 9’ grazie ad un tiro di Galdames sulla cui traiettoria c’è anche una deviazione di Casale che risulta decisiva. Passano quattro minuti e arriva pure la beffa del 2-2. Il cross di Bianchetti è senza pretese e soprattutto senza compagni che possano intervenire, Lazzari prova a scodellare di testa la palla per Provedel, ma lo trafigge. A quel punto Ballardini mette dentro forze fresche per provare addirittura a fare il colpaccio. Entrano Buonaiuto (per Ciofani), poi anche Castagnetti e Quagliata (escono Galdames e Valeri). Sarri risponde con Felipe Anderson (che rileva Pedro) e Pellegrini (per Hysaj). La Lazio sembra però stanca e incapace di rimettersi con la testa su una partita che credeva già chiusa. Nel finale però i biancocelesti trovano la connessione giusta. Dopo la palla che Immobile si divora e il tiro di Anderson su cui Sarr si supera, il gol del 3-2 arriva a un soffio dal 90’ grazie a un colpo di testa di Milinkovic sugli sviluppi di un angolo calciato da Luis Alberto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/05/2023 00:16
 
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Festa Milan: la Champions è al sicuro.
Juve vuota, a Pioli basta Giroud

Una rete del francese in chiusura del
primo tempo decide una partita tutt'altro che memorabile.
Rossoneri certi di un posto tra le prime 4


Filippo Cornacchia


Il Milan stacca il biglietto per la prossima Champions grazie al colpo di testa vincente di Olivier Giroud al 40' che fissa la gara sull'1-0 a favore della squadra di Pioli. Il centravanti francese infligge la terza sconfitta consecutiva alla Juventus tra campionato (Milan e Empoli) e Europa League (a Siviglia, in semifinale). Un k.o, quello contro i rossoneri, che chiude nel peggiore dei modi la complicata stagione dei bianconeri e anche la storia d’amore con Angel Di Maria, ieri sera all’ultima esibizione casalinga e fischiato dal pubblico.

SBLOCCA GIROUD — L’atmosfera elettrica dell’Allianz Stadium, “vestito” come nelle grandi serate, non basta ad accendere la partita nei primi minuti. Un po’ il primo caldo e un po’ la fatica di fine stagione. Juventus e Milan, dopo un paio di tentativi più da punti che da gol (Krunic di testa e Cuadrado con un tiro da fuori area), ravvivano il big match poco prima delle mezz’ora. E i meriti sono soprattutto della squadra di Massimiliano Allegri che, sfruttando gli spazi e un Leao per lunghi tratti disconnesso dai rossoneri, provano a colpire facendo leva sul mix dell’effetto Stadium e del tridente Chiesa-Kean-Di Maria. Così in dieci minuti a cavallo tra il 23’ e il 33’ la Juve prova “spaccare” la gara di rabbia. Il Milan resiste e, alla prima vera occasione, passa in vantaggio sul finale del primo tempo (40’) sfruttando l’abilità di Giroud e una dormita generale della difesa juventina. Il cross di Calabria dalla destra sembra abbastanza leggibile, ma il centravanti francese salta con il tempo giusto – anticipando Gatti – e incorna con una precisione chirurgica, dove Szczesny non può arrivare.

DI MARIA FISCHIATO — Il secondo tempo si apre con la protesta dei tifosi della Juventus. Dai cori “La Juve siamo noi” al “Dirigenza, ci senti….”. La polemica con la società finisce per colpire anche i giocatori in campo, che appaiono più impauriti. Di Maria, intorno alla mezzora della ripresa, esce tra i fischi dell’Allianz Stadium. Il Milan, forte del vantaggio, ne approfitta per guadagnare campo e controllo del gioco. La squadra di Pioli sfiora il raddoppio con un guizzo di Leao con Saelemekers, che però trova sulla propria strada un Szczesny reattivo. Neanche la dea bendata aiuta la Juventus e il possibile 1-1 fallito da Danilo nella mischia finale ne è la dimostrazione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 37ª Giornata (18ª di Ritorno)

26/05/2023
Sampdoria - Sassuolo 2-2
27/05/2023
Salernitana - Udinese 3-2
Spezia - Torino 0-4
Fiorentina - Roma 1-2
Inter - Atalanta 3-2
28/05/2023
Verona - Empoli 1-1
Bologna - Napoli 2-2
Monza - Lecce 0-1
Lazio - Cremonese 3-2
Juventus - Milan 0-1

Classifica
1) Napoli punti 87;
2) Lazio punti 71;
3) Inter punti 69;
4) Milan punti 67;
5) Atalanta punti 61;
6) Roma punti 60;
7) Juventus(-10) punti 59;
8) Torino e Fiorentina punti 53;
10) Monza punti 52;
11) Bologna punti 51;
12) Udinese punti 46;
13) Sassuolo punti 45;
14) Empoli punti 43;
15) Salernitana punti 42;
16) Lecce punti 36;
17) Spezia e Verona punti 31;
19) Cremonese punti 24;
20) Sampdoria punti 19.

(gazzetta.it)

Napoli Campione d'Italia 2022/2023 con cinque turni di anticipo, e questo è il terzo scudetto
nella storia del club, ben 33 anni dall'ultimo, vinto come il primo, quando in campo c'era
Diego Armando Maradona (a cui oggi è intitolato lo stadio (con buona pace di San Paolo).
Sampdoria e Cremonese matematicamente retrocessa in Serie B.
Inter e Milan faranno compagnia alla Lazio, già matematicamente sicura della qualificazione dal
turno precedente, in Champions League.

(-10) Penalizzazione parzialmente ridotta della giustizia sportiva con la nuova sentenza in
Corte federale d’Appello che ha deciso il 22 maggio assolvendo quei membri della dirigenza
bianconera la cui posizione daveva essere rivalutata dopo la sentenza del Collegio di Garanzia.
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Fiorentina, tris al Sassuolo e ottavo posto.
Aspettando Torino-Inter

I viola si impongono con i gol di Cabral, Saponara e Gonzalez.
I neroverdi chiudono in nove per le espulsioni di Tressoldi e Rogerio


Matteo Dalla Vite


Un errore del classe 2001 Alessandro Russo, portiere del Sassuolo, e un rigore scovato dal Var (gomito di Cabral che aveva portato in vantaggio la Fiorentina) sono i percorsi inizialmente tracciati da Fiorentina – con la testa a Praga (c’è la finale di Conference League mercoledì contro il West Ham) - e Sassuolo dentro una gara non certo indimenticabile ma poi resa brillante dall’arcobaleno dell’1-2 di Saponara che poi serve a Nico Gonzalez il pallone che chiude la gara sull’1-3. Fiorentina con un filo di gas, Sassuolo senza nemmeno quello…

ERRORI — Detto che prima della gara il Sassuolo ha omaggiato il Governatore Bonaccini di una maglia-simboleggiante il versamento dell’incasso alle vittime (“Sassuolo 4 Emilia Romagna”), ecco che la Fiorentina si presenta con Cerofolini fra i pali, Ranieri centrale difensivo e Kouamé largo a sinistra nel 4-2-3-1; Dionisi, invece, ha Ceide alto a sinistra nel 4-3-3, il capitano Berardi e Pinamonti nel mezzo dell’attacco. La Fiorentina spinge tre volte: al 6’ l’arbitro Marchetti attende un “check” dal Var per un presunto colpo di braccio in area di Tressoldi, colpo che non c’è. All’8’ fuga di Cabral a destra, cross-tiro che finisce nelle mani; lo stesso centravanti, al 10’, colpisce di testa il palo esterno su cross Duncan. La Fiorentina al 20’ chiede un rigore: Rogerio agisce fallosamente ma il tutto avviene fuori area e il direttore di gara lo considera solo duello di gioco. Il Sassuolo si fa vedere una volta in avanti ma senza impensierire tropo i viola. C’è, al 31’, una scaramuccia fra Ranieri e Berardi: il difensore viola, dopo un contrasto, a palla lontana si avvicina e “mostra il petto” al neroverde; ne nasce una discussione, ammoniti entrambi. E’ un primo tempo senza sussulti, sia Sassuolo sia Fiorentina non danno mai l’idea di poter dominare momenti e partita: errori, dimenticanze, passaggi sbagliati, l’idea di non farsi male da parte viola e la stanchezza evidente in casa neroverde non danno esattamente l’idea di una gara indimenticabile. L’unico acuto del Sassuolo è al tramonto del primo tempo: palla di Henrique a Pinamonti che, davanti alla porta e solo, non trova la forza e la mira giuste per poter sbloccare il risultato.

VIOLA INARRESTABILE — Risultato che, come spesso capita, si sblocca con un errore: al 2’ il cross di Terzic viene calcolato male dal portiere del Sassuolo Russo (classe 2001) che in pratica fornisce un assist a Cabral per il vantaggio viola. Il Sassuolo reagisce e mette, certamente più di prima, Maxime Lopez a costruire qualcosa che possa dare una reazione vera ma è la Fiorentina che potrebbe arrivare al raddoppio ma da corner Quarta colpisce di testa, in solitaria, oltre la traversa. La Fiorentina infila Nico Gonzalez e Bonaventura per Kouamé e Duncan, il Sassuolo risponde con l’inserimento di Defrel e Bajrami per Ceide e Maxime Lopez, il tutto per far sì che Dionisi possa passare al 4-2-3-1: al tiro arriva Berardi (19’s.t), Cerofolini respinge. L’1-1 dei neroverdi arriva grazie al Var Doveri che scova un colpo di gomito di Cabral in area: Berardi fa 1-1 dal dischetto. Gara riapertissima? Quasi e solo per un po’: perché poi il Sassuolo (irriconoscibile) resterà in dieci per il secondo giallo di Tressoldi ma prima arriva l’uno-due decisivo della Fiorentina. Il gol di Saponara, poi il colpo di testa di Nico Gonzalez proprio su assist di Saponara. La squadra di Dionisi? Non pervenuta. Italiano ora può pensare davvero alla finale di mercoledì.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/06/2023 21:23
 
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L'Inter risponde al City e vince con un gol di Brozovic.
Toro, sfuma l'ottavo posto



I nerazzurri, che schierano molti titolari, giocano una gara discreta.
Granata fermati dalle parate di Handanovic e Cordaz


Mario Pagliara

L’Inter torna a casa con il pieno da Torino e adesso può puntare Istanbul con in tasca il terzo posto in campionato sicuro, e la certezza di aver parcheggiato davanti al Milan. Il Toro getta al vento una grandissima occasione, e saluta il campionato senza riuscire a vincere ancora una volta nel proprio stadio. A Juric il successo casalingo manca dal 6 marzo, ma stavolta fa davvero male perché davanti ai granata si era prospettata una congiuntura forse più unica che rara. Vince l’Inter con un gol di Brozovic nel primo tempo. Addio ottavo posto per il Toro e di conseguenza addio sogno europeo.

ALTRO CHE ISTANBUL — Il primo segnale arriva alla lettura delle formazioni: Inzaghi fa riposare solo Acerbi, Dimarco e Barella tra i calciatori di movimento (in panchina c’è anche il portiere Onana), smentendo le ricostruzioni dei giorni precedenti che volevano i nerazzurri in partenza con un buon numero di seconde linee. Il secondo segnale arriva dopo pochi minuti, quando Sanabria perde un pallone velenoso a metà campo e l’Inter si lancia in attacco con cinque calciatori subito alla ricerca del vantaggio. Lo avranno capito in fretta, gli uomini di Juric: se il Toro vorrà portare a casa i tre punti, dovrà fare una partita di alto livello. L’Inter inizierà a pensare alla finale di Istanbul da domani, oggi è tutta con la testa su questa sfida. E lo si nota: nella convinzione, nella determinazione, negli errori pressocché inesistenti degli uomini di Inzaghi. Nel primo tempo, il Toro appare bloccato, soffre più di quanto è lecito attendersi, commette diversi errori (da Sanabria a Ilic, da Milinkovic a Vojvoda). Il pallino del gioco ce l’ha l’Inter: va all’intervallo col 60% di possesso.

LA SASSATA DI BROZO — Nella prima parte della sfida, il muro difensivo nerazzurro costringe gli attaccanti di Juric a giocare quasi sempre lontani dalla porta di Handanovic. Al 14’, Ricci ci prova con una conclusione da fuori area, ma non inquadra lo specchio. Aggiunto un colpo di testa di Singo (36’) tra le braccia di Handanovic, la produzione dei granata nei primi 45’ è tutta qua. L’Inter ha almeno tre grosse occasioni e capitalizza l’ultima. La prima, al 22’: dal calcio d’angolo di Calhanoglu, aggancio di Dumfries deviato da Rodriguez: Milinkovic riesce ad arrivarci. La seconda al 32’: Lukaku sfonda di forza la marcatura di Buongiorno, il diagonale è deviato di un soffio a lato. Sugli sviluppi, De Vrij ribatte tra le braccia di Milinkovic. Al 37’ l’Inter passa grazie a una sassata dalla distanza di Brozovic, sulla quale Milinkovic ha responsabilità perché il tiro è praticamente centrale e gli passa sotto un braccio.

DZEKO SUL PALO — In avvio di ripresa, il ritmo del Toro continua a restare basso. Inzaghi intanto gestisce le energie, manda dentro Barella e Dzeko e proprio il bosniaco va vicino al raddoppio con un tiro dalla distanza (12’). Juric capisce che è il momento di attingere alla sua panchina: dentro Karamoh (per Vojvoda) e Aina (per Rodriguez) passando al 4-2-3-1. Ma è ancora l’Inter a vedere lo zero-due con un colpo di testa di Gagliardini (14’) fuori di un nulla. I granata rispondono con una gran botta di Karamoh sessanta secondi dopo intercettata da Handanovic in tuffo. Entra anche Cordaz, terzo portiere dei nerazzurri, ed è proprio lui a compiere un miracolo sulla conclusione a botta sicura di Sanabria (27’). I granata si gettano all’attacco con foga, ma al 36’ subiscono un contropiede concluso con il palo di Dzeko. Nel finale Juric si gioca anche le carte Seck e Pellegri, chiudendo con sei attaccanti ma senza trovare il gol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Orgoglio Cremonese! Saluta la A con una vittoria: 2-0 alla Salernitana

Buonaiuto la sblocca su rigore al 26' , Tsadjout raddoppia all'88'


Lorenzo Franculli


Non era una partita da verdetti. Quelli per la Cremonese e la Salernitana erano già arrivati in precedenza. In palio, stasera allo Zini, c'erano un pizzico d'orgoglio e la volontà di finire al meglio il campionato. E così è stato. La squadra di Ballardini saluta la A con una vittoria e con la speranza di tornarci presto. Quella di Paulo Sousa, senza 8 giocatori tra cui Dia, chiude una stagione positiva coronata dalla salvezza mettendo in mostra comunque una buona organizzazione di gioco. Ma andiamo con ordine.

LA PRIMA GIOIA DI BUONAIUTO — La Cremonese parte con più decisione. In attacco, Ciofani, capocannoniere della squadra con 8 reti (col contratto in scadenza) fa a sportellate mentre Buonaiuto cerca di pungere e creare spazi all'ariete. I grigiorossi sono pure sfortunati. Nei primi 16' perdono Chiriches e Galdames (problemi muscolari per loro), Ballardini inserisce Bianchetti e Castagnetti. Il gioco della Salernitana invece passa dai piedi di Candreva. L'ex Lazio e Inter è ovunque: parte a destra per accentrarsi. Ma arretra anche in mezzo per prendersi palla e distribuirla. Piatek isolato là davanti appare invece sottotono. Non si registra nessuna vera occasione per più di 24' minuti. Poi ecco la scintilla. In area, Bohinen tocca Buonaiuto. L'arbitro Perenzoni inizialmente lascia giocare, ma poi viene richiamato dal Var per valutare il contatto e concedere il rigore. Dal dischetto, Buonaiuto spiazza Ochoa e firma il suo primo gol in Serie A. La Salernitana accusa il colpo ma reagisce. Al 30', un mancino deviato di Candreva esalta il talento del 26enne Sarr, mentre al 33' è Coulibaly a sfondare in mezzo e concludere di poco a lato.

TSADJOUT, CHE GOL! — Ballardini nonostante il vantaggio sostituisce il suo tandem d'attacco: fuori Ciofani e Buonaiuto, dentro Okereke e Tsadjout. Sousa, l'artefice della seconda consecutiva salvezza in A della Salernitana che ha assicurato 21 punti in 16 partite, risponde mischiando le carte in mezzo: escono Bohinen e Botheim, entrano Nicolussi Caviglia e Maggiore. I campani cercano di cambiare marcia, ma Piatek in almeno due occasioni (67' e non sceglie la soluzione giusta. Nel finale, all'87' ecco il raddoppio meritato della Cremonese. Tsadjout scambia con Meite e poi conclude con il mancino a giro verso il secondo palo. Ochoa battuto. Al 96' l'arbitro toglie un rigore a Sambia e annulla un gol di Candreva per fuorigioco. Finisce così. Con il ruggito d'orgoglio dei grigiorossi. È l'arrivederci della Cremonese alla Serie A.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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