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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Roma, frenata Champions:
rimontata a Monza,
e Mou perde anche El Shaarawy



Passo falso dei giallorossi nella corsa per i primi quattro posti:
avanti con il Faraone (che poi si infortuna),
Caldirola fissa il risultato sul pari.
José va via prima del fischio finale


Matteo Brega

Finisce 1-1 tra Monza e Roma. Al gol di El Shaarawy risponde una prodezza di Caldirola, tutto nel primo tempo.

TUTTO NEL PRIMO TEMPO — La serata è di festa per la salvezza conquistata aritmeticamente con sei giornate d’anticipo in Serie A. E Raffaele Palladino sceglie il vestito classico, il 3-4-2-1, con Caprari che vince il ballottaggio con Valoti proprio nelle ultime ore precedenti l’incontro. Il giocatore cresciuto nelle giovanili giallorosse affianca Colpani alle spalle di Mota Carvalho. José Mourinho, alle prese con una lunga serie di infortuni, ha le scelte decisamente limitate. Davanti tocca ad Abraham con Solbakken ed El Shaarawy a sostegno per uno speculare 3-4-2-1. Mentre al centro della difesa c’è Cristante. Parte forte il Monza, come consuetudine specie in casa, che dopo 45 secondi trova la porta con un sinistro di Mota Carvalho che obbliga Rui Patricio in corner. La prima risposta della Roma arriva al 14’: punizione di Pellegrini e girata di testa di Cristante con Di Gregorio che respinge. Ma è il portiere dei brianzolo il lato tremebondo dell’avvio monzese. Al 24’ gestisce male una palla in fase di ripartenza, Abraham gli sporca la costruzione dal basso, El Shaarawy calcia una prima volta e trova Pablo Marì sulla linea ma sul secondo tentativo il numero 92 porta in vantaggio i giallorossi. Il Monza che si è affievolito nel cuore del primo tempo ricompare al 31’ con una fiammata di Mota Carvalho al 31’ che dal limite sfiora il palo. Di Gregorio si riscatta al 36’ respingendo un colpo di testa di Ibanez da posizione ravvicinata. Al 40’ il pareggio: punizione di Rovella, sul secondo palo spunta Caldirola che al volo di sinistro infiamma lo U-Power Stadium con una giocata strepitosa. E’ 1-1 e finisce il primo tempo.

RIPRESA MENO BRILLANTE — Si riparte con Birindelli al posto di Colpani (Ciurria sale trequartista) e il classico Monza aggressivo degli avvii. Meno di 2’ e una splendida ripartenza rifinita da Pessina per Carlos Augusto mette il brasiliano a pochi centimetri dal gol dopo un sinistro attutito da Rui Patricio. Il secondo tempo viaggia decisamente su ritmi più spenti, ravvivato dai cambi di Palladino e Mourinho, anche se va segnalato l'infortunio di El Shaarawy, l'ennesimo per i giallorossi. Al 4’ di recupero Ibanez obbliga Di Gregorio a volare ancora per togliere dalla porta un pallone preciso. Il lancione di Pablo Marì per Carlos un minuto dopo quasi fa esplodere lo U-Power Stadium ma Rui Patricio è bravo a fermare il tentativo del brasiliano. A un minuto dal termine arriva anche il secondo giallo per Celik, Mourinho se ne va. Dirà poi che non voleva vedere l'arbitro Chiffi perché lo avrebbe sicuramente espulso. Finisce dunque 1-1 con un punto che si incastona perfettamente nella stagione eccellente di Palladino ormai pienamente in corsa per chiudere nella parte sinistra della classifica. Il punto della Roma, invece, va bene solo se pesato in funzione della frenata del Milan. Perché l’Atalanta è arrivata e il quarto posto dell’Inter ora sta due punti sopra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/05/2023 23:50
 
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L'Inter travolge il Verona,
vince la terza gara di fila
e ora è quarta da sola



Dopo l'autorete iniziale di Gaich, segnano Calhanoglu con un gran tiro da fuori,
due volte a testa Dzeko e Lautaro. Gialloblu inesistenti e risultato mai in bilico


Vincenzo D'Angelo

Tre indizi fanno una prova certificata: l’Inter è tornata, giusto in tempo per il gran finale. A Verona i nerazzurri travolgono l’Hellas (6-0) e trovano la terza vittoria consecutiva per la prima volta in questo sciagurato 2023, mostrando una condizione atletica a tratti straripante, e una capacità di andare in gol che quest’anno sembrava aver abbandonato il gruppo di Inzaghi. Che invece ora gongola, anche in vista del derby di Champions: l’Inter è tornata dominante e diverte. Ma, soprattutto, vincente: dodici gol nelle ultime tre partite sono benzina che alimenta le ambizioni di quarto posto e i sogni Champions.

DEVASTANTE — Inzaghi cambia sei uomini rispetto all’undici di domenica scorsa contro la Lazio. Davanti giocano Dzeko-Lautaro, col bosniaco a caccia del gol che manca da 4 mesi. L’Inter controlla, fa girare palla, ma non riesce a impensierire Montipò. Così è dell’Hellas (19’) la prima occasione: Lazovic vede il corridoio buono per Verdi, ma Handa è attento e respinge con i pugni. La risposta dell’Inter arriva con un colpo di testa che Montipò mette in angolo: da qui partono i tre munti da fenomeno del numero 1 del Verona, che sul conseguente angolo dice no a D’Ambrosio e dopo di piede salva miracolosamente su De Vrij. Il gol nerazzurro è nell’area, ma serve un pizzico di fortuna, che si palesa nello sciagurato colpo di testa in tuffo di Gaich, che invece di allontanare il cross di Dimarco, piazza la palla all’angolino. L’Inter non si accontenta e sei minuti più tardi (37’) raddoppia: stavolta fa tutto Calhanoglu, che da fermo esplode un destro violentissimo dalla distanza, che si infila all’incrocio. Il Verona è sotto shock e non fa in tempo a battere che prende una ripartenza devastate: Mkhitaryan (39’) intercetta, Lautaro pesca Dzeko in verticale e il bosniaco piazza il 3-0, liberandosi così del macigno dell’astinenza da gol.

RIECCO LE PUNTE — Dagli spogliatoi il Verona esce senza Lazovic e Verdi, due giocatori fondamentali probabilmente preservati in vista di Lecce. Del resto, il risultato è compromesso e in Salento domenica ci si giocherà una grossa fetta di salvezza. L’Hellas stacca la spina di proposito, mentre l’Inter è più carica che mai e al 9’ fa poker con una pennellata d’alta scuola di Lautaro, servito da Brozo, a tu per tu con Montipò. La ripresa diventa un allenamento e l’Hellas ha la sfortuna di fare da sparring partner. Al 16’ la cinquina è servita: Acerbi si lancia in ripartenza e trova Dzeko largo in area: il bosniaco mette a sedere Doig con una finta e poi col sinistro trova il palo più lontano. Il resto è accademia, almeno fino all’ultimo secondo di recupero, quando il Toro incorna per la seconda volta e chiude i conti: game, set and match direbbero nel tennis. È 6-0, pesante, pesantissimo per l’Hellas. L’Inter torna in paradiso, il Verona aspetta Lecce per non ricadere nell’inferno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/05/2023 21:15
 
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Serie A: Udinese-Napoli 1-0
(Fonte Ansa)

E niente, questo scudetto sguscia comme o' capitooooone!!!!! [SM=x611888]



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Re:
Marco_M77, 04/05/2023 21:15:

Serie A: Udinese-Napoli 1-0
(Fonte Ansa)

E niente, questo scudetto sguscia comme o' capitooooone!!!!! [SM=x611888]



Serie A: Napoli campione d'Italia
(Fonte ANSA)

Avimme acchiappàto o' capitòne! [SM=x611903]







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L’Empoli piega 3-1 il Bologna:
tre punti d’oro per la salvezza

Autogol di Lucumi, poi Akpa Akpro, Cambiaghi e rigore di Orsolini:
i toscani volano a +8 sulle terzultime.
Il Var annulla due reti (Lucumi e Orsolini) agli emiliani


Marco Pasotto


Ha vinto chi aveva le motivazioni più forti, che a questo punto del campionato nella maggior parte dei casi fanno la differenza. L’Empoli – che arrivava da tre sconfitte di fila – piega 3-1 il Bologna, conquista tre punti vitali in chiave salvezza e approfitta dei passi falsi di chi stava sotto: ora la terzultima piazza dista otto punti, un cuscinetto che non permette garanzie granitiche ma è un gradevole genere di conforto in vista delle ultime cinque curve. I gol: autorete di Lucumi dopo soli 36 secondi e raddoppio di Akpa Akpro nel recupero del primo tempo. Nella ripresa tris di Cambiaghi e rigore di Orsolini. Il Var annulla due reti agli emiliani – Lucumi e Orsolini – per un braccio e un polso.

FUORI TEMPO — Zanetti schiera l’Empoli col consueto 4-3-1-2, affidando il tridente offensivo a Caputo e Cambiaghi con Baldanzi sulla trequarti. Motta – ancora senza Arnautovic - lascia fuori a sorpresa Ferguson, inserisce Aebischer sulla sinistra e al centro dell’attacco preferisce Barrow a Zirkzee. I toscani hanno il grande merito di colpire all’alba e al tramonto del primo tempo, e in quanto a tempistiche per il Bologna è una mazzata. Il primo gol arriva dopo soli 37 secondi e nasce da una pressione feroce con una palla persa da Orsolini in uscita: Parisi va al cross, Soumaoro tenta un intervento che non gli riesce e manda fuori tempo Lucumi, che insacca goffamente nella sua porta. Il vantaggio gasa momentaneamente i padroni di casa (Cambiaghi conclude alto dopo una buona percussione), ma il Bologna pian piano conquista metri. Orsolini tiene basse le ambizioni di Parisi, Schouten alza il baricentro e al 16’ gli emiliani infilano Vicario, senza sapere che sarà il primo di due stop inflitti dal Var: sugli sviluppi di un angolo Moro conclude al volo, deviazione col braccio di Lucumi e pallone in rete ma La Penna viene richiamato all’auricolare. Quel braccio, per quanto attaccato al corpo, è decisivo e il gol viene annullato.

DOCCIA GELATA — Il pericolo scampato dà energia all’Empoli, che tenta un paio di affondi feroci, ma poco prima della mezzora è di nuovo il Bologna a bussare con una magnifica azione personale di Orsolini, che si libera sulla destra di Parisi, si accentra e libera un sinistro fantastico e vincente. Il Var però richiama ancora La Penna, stavolta al monitor: stavolta è il polso del 7 rossoblù a vanificare tutto, Bologna di nuovo col sapore acre della beffa in bocca. Al 38’ Motta perde Soumaoro per infortunio (dentro Bonifazi) e al primo minuto di recupero i toscani raddoppiano: punizione da sinistra di Marin e colpo di testa imprendibile di Akpa Akpro. Seconda doccia gelata per il Bologna, che nella ripresa preme forte sull’acceleratore soprattutto grazie a un Orsolini ispirato ma anche un po’ sprecone. L’esterno rossoblù fa venire i brividi all’Empoli tre volte nei primi venti minuti, prima che il Bologna capitoli sotto la percussione di Cambiaghi, bravo a capitalizzare l’ottima azione di Caputo e Marin sviluppatasi efficacemente in orizzontale. Un tris calato quando in campo c’erano praticamente solo gli emiliani, che hanno vissuto un sussulto efficace soltanto nel finale, col rigore di Orsolini. Era l’88’ e, nonostante la forbice di due gol, con l’assalto negli ultimi minuti il Bologna ha messo in crisi totale la fase difensiva empolese, andando a tanto così dal secondo gol. Ma era ormai troppo tardi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Brividi per il gol di Lovric,
poi Osimhen mette le cose a posto.
E scatta la festa

Per conquistare lo scudetto bastava un
punto alla squadra di Spalletti in casa dell'Udinese.
E un punto è arrivato: vantaggio iniziale dei friulani, pari del centravanti



Il terzo scudetto nella storia del club azzurro, dopo i due dell’epoca di Maradona, è arrivato con cinque giornate d’anticipo, a suggellare il predominio della squadra di Spalletti in questo campionato.

Bastava un punto al Napoli in trasferta a Udine nel posticipo del 33° turno della Serie A, e un punto è arrivato. Giusto il brivido dell’iniziale vantaggio friulano con il gol di Lovric al 13’. Poi il solito Osimhen, a segno al 52’, ha rimesso le cose a posto: 1-1 e festa grande per la comunità napoletana.

SEGUE SERVIZIO COMPLETO

Gazzetta dello Sport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 33ª Giornata (14ª di Ritorno)

03/05/2023
Atalanta - Spezia 3-2
Juventus - Lecce 2-1
Salernitana - Fiorentina 3-3
Sampdoria - Torino 0-2
Lazio - Sassuolo 2-0
Milan - Cremonese 1-1
Monza - Roma 1-1
Verona - Inter 0-6
04/05/2023
Empoli - Bologna 3-1
Udinese - Napoli 1-1

Classifica
1) Napoli punti 80;
2) Lazio punti 64;
3) Juventus(-0) punti 63;
4) Inter punti 60;
5) Atalanta, Milan e Roma punti 58;
8) Fiorentina punti 46;
9) Bologna, Monza e Torino punti 45;
12) Udinese e Sassuolo punti 43;
14) Salernitana e Empoli punti 35;
16) Lecce punti 31;
17) Spezia e Verona punti 27;
19) Cremonese punti 21;
20) Sampdoria punti 17.

(gazzetta.it)

Napoli Campione d'Italia 2022/2023 con cinque turni di anticipo, e questo è il terzo scudetto
nella storia del club, ben 33 anni dall'ultimo, vinto come il primo, quando in campo c'era
Diego Armando Maradona (a cui oggi è intitolato lo stadio (con buona pace di San Paolo).
(-0) Penalizzazione parzialmente e temporaneamente revocata della giustizia sportiva
dopo la sentenza del Collegio di Garanzia che ha deciso il 19 aprile scorso di rimandare
il procedimento ad altra Corte d'appello federale ma confermando l'impianto accusatorio
quasi in toto per i vertici dell'epoca, a partire da Andrea Agnelli, il che fa pensare
che la "punizione" è solo rimandata ed eventualmente da rimodulare (in senso afflittivo
la partecipazione alle prossime competizioni europee è a rischio anche per la concomitante
inchiesta UEFA che necessita di tempi più brevi rispetto al rischio di una lunga attesa
da parte della giustizia sportiva italiana). In più altri processi attendono la Juventus e
c'è chi ha già messo in moto il TAR per la riassegnazione a tavolino dello scudetto 2018/2019
al Napoli.
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06/05/2023 18:15
 
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Il Genoa è promosso in Serie A



(Fonte Ansa)

Dopo il Frosinone adesso anche la squadra ligure è in serie A. [SM=x1583472]





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Il Milan si risveglia con la Lazio:
Bennacer e Theo Hernandez in gol, Inter avvertita



Due reti nel primo tempo stendono i biancocelesti di Sarri,
apprensione per l'infortunio di Leao dopo dieci minuti


Marco Pasotto

Obbligo di vittoria era, e vittoria è stata. Il Milan che annulla la Lazio e si arrampica di nuovo con forza verso il quarto posto sarebbe perfetto per una rappresentazione teatrale nell’antica Grecia: c’è la maschera che ride e quella con l’espressione triste. La buona notizia: il Diavolo, dopo un paio di settimane ad andamento lento – troppo lento -, è pronto per il primo euroderby.

Le prove generali sono andate decisamente bene: sì, pronto nello spirito, pronto nelle gambe e pronto nel gioco. Tutto insieme non era scontato per ciò che si era visto da metà aprile in poi. La cattiva notizia è una pessima notizia. La peggiore possibile: Pioli perde Leao. L’ha perso al minuto numero 11 di questo match e, a meno di miracoli, l’ha perso pure per mercoledì. Fatale una sgasata dopo otto minuti che gli ha mandato in sofferenza un muscolo della coscia destra. In attesa di saperne di più, il mondo rossonero si gode una vittoria totale, di prepotenza e personalità contro la seconda forza (e la seconda difesa) del campionato. Una Lazio che sprofonda al Meazza per la seconda volta in una settimana e oggi non è praticamente pervenuta: assenza totale.

LE SCELTE — Pioli ha di nuovo centrifugato l’undici di partenza. Se con la Cremonese ne aveva cambiati sette, stavolta sono otto ma con procedimento inverso: dentro quelli che ormai vengono definiti i titolarissimi – con buona pace del tecnico rossonero -, quelli chiamati agli impegni più importanti. Quindi dentro Kjaer, Theo, il triangolo Krunic-Tonali-Bennacer nel cuore del campo, Leao e Giroud, con Messias preferito a Diaz sulla destra. Sarri, a dispetto di quanto era filtrato in vigilia – su eventuale pretattica ognuno è libero di dare la propria percentuale – ha schierato dall’inizio tutti coloro che erano teoricamente in dubbio: dentro sia Luis Alberto sia Zaccagni, che ieri non si era allenato. Con Cataldi e Vecino out mediana completata da Marcos Antonio e Milinkovic. Al centro dell’attacco Immobile, in difesa torna Romagnoli dalla squalifica e a sinistra spazio a Hysaj. Qui però non si tratta tanto di interpreti, quanto di interpretazione. E quella della Lazio è stata ampiamente insufficiente. Approccio molle, leggero, atteggiamento da fine stagione quando però la stagione non è ancora finita. Emblematico, in questo senso, il modo di porsi di Provedel, che dopo cinque giri di orologio aveva già iniziato a rallentare le rimesse dal fondo. Di solito succede negli ultimi cinque minuti. Il Milan ha capito subito di non avere di fronte propriamente un animale feroce, ma un avversario il cui scopo era addormentare il match, e ha fatto ciò che avrebbe dovuto fare con la Cremonese: più cattiveria, più velocità nel giro palla. La differenza, abissale, è stata soprattutto in mediana: Krunic si è divorato Milinkovic, Tonali ha tolto di scena Luis Alberto e il povero Marcos Antonio si è ritrovato solo contro tutti, diventando facile preda di Bennacer.

LA SVOLTA — L’algerino ha fatto le prove generali del gol già dopo 8 minuti, sradicando palla a centrocampo e innescando Leao, che s’è fatto trenta metri palla al piede finendo con l’infrangersi su Provedel. Attenzione a questo momento, perché avrebbe potuto essere la svolta del match: scatto fatale per Rafa, che si è toccato la coscia destra ed è stato costretto a uscire. Borsa del ghiaccio tra inguine e adduttore. Silenzio irreale su San Siro, anche (e soprattutto) in vista derby. Il Milan che perde il suo uomo di punta dopo dieci minuti di una sfida vitale per la Champions non è granché come notizia, ma la svolta c’è stata lo stesso. In positivo, però. Prendendo forza dalle emergenze. Come il Milan pioliano ha fatto tante volte in questi anni. Dentro Saelemaekers al suo posto e squadra feroce. Pressione efficace, come quella di Bennacer su Marcos Antonio, che ha appoggiato malamente all’indietro e invece di Casale ha trovato Giroud: servizio all’accorrente Bennacer e palla in buca. Un gol che non ha sortito effetti nel mondo biancoceleste. La Lazio ha proseguito a ritmi blandi ed è stato un invito a nozze per Hernandez, che si è messo in proprio come spesso gli piace fare: appoggio con le mani di Maignan al limite dell’area e galoppata fino al limite dell’area opposta, senza che nessun avversario – a parte un timidissimo tentativo di Milinkovic – abbia pensato di prendersi in carico il problema. Il coast-to-coast si è concluso con un sinistro spettacolare carico di effetto che si è abbassato sotto la traversa subito dopo aver scavalcato Provedel.

CONTROLLO TOTALE — Nell’intervallo Pioli ha lasciato negli spogliatoi Calabria e Kjaer per Kalulu (terzino) e Thiaw – rotazioni energetiche in ottica derby -, Sarri ha replicato con Lazzari e Pedro per Marusic e Zaccagni, ma lo spartito ha proposto la stessa musica del primo tempo: Milan cattivo, Lazio morbida come un soufflé, incapace di spingersi fino all’ultimo quarto di campo. Inconsistenti i percussori di professione Felipe Anderson (che quanto meno ci ha provato) e Zaccagni, mediana mai pervenuta, Immobile murato inesorabilmente dai centrali rossoneri. Il Milan ha chiuso il match come l’aveva iniziato (e proseguito): in controllo totale, sfiorando anche il tris con una zuccata di Thiaw. L’Inter è avvisata, ma il guaio di Leao è bello grosso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Inter batte la Roma:
scatto Champions con il
quarto successo di fila



A segno Dimarco e Lukaku, con la squadra
di Inzaghi che non rischia quasi niente.
Mercoledì nerazzurri attesi dall'euro-derby con il Milan.
I giallorossi non vincono da 5 giornate


Davide Stoppini

L'Inter dopo il Milan: il sabato di Champions parla solo milanese. E così festeggia anche Simone Inzaghi dopo Stefano Pioli, che nel pomeriggio aveva battuto la Lazio: per i nerazzurri quarta vittoria consecutiva, che vuol dire quarto posto mantenuto con due punti di vantaggio sul Milan, tre sull'Atalanta impegnata domani e cinque sulla Roma. All'Olimpico finisce 2-0 per i nerazzurri, merito delle reti di Dimarco nel primo tempo e di Lukaku nel secondo, nel momento di massimo sforzo della Roma.

PRIMO TEMPO — La formazione dell'Inter è quella annunciata, Mourinho per la Roma sceglie invece Belotti e Camara per Abraham e Solbakken. La partita inizia con i ritmi bassissimi e così resteranno almeno per tutto il primo tempo, molto spezzettato. In fase offensiva si affaccia prima l'Inter, al 15', con una percussione centrale di Brozovic e una conclusione deviata in angolo. Dall'altra parte ci prova la Roma: al 18' Bove recupera un buon pallone a metà campo e serve Pellegrini, controllo e prima conclusione ribattuta, poi il sinistro successivo viene deviato in angolo da Bastoni prima e Onana poi. L'Inter non trova sbocchi, anche perché la Roma tiene il baricentro basso e senza accelerazioni è dura sfondare. Non a caso – dopo una conclusione di Calhanoglu da limite facilmente bloccata da Rui Patricio al 28' -, la squadra di Inzaghi passa appena trova l'imbucata. Minuto 33, ci pensa Brozovic a pescare lo scatto di Dumfries e la dormita di Spinazzola, cross dell'olandese sul secondo palo per Dimarco che col sinistro firma il vantaggio. Roma colpita, che prova a reagire 5 minuti più tardi, con un colpo di testa di Ibanez che finisce alto.

SECONDO TEMPO — Si riparte senza cambi. E Correa ha subito due chance, nel giro di un minuto: è il 3', prima strozza una conclusione dal limite, poi sbaglia in maniera clamorosa l'assist a Lukaku una volta entrato in area. Di là il tentativo, timido, è di Zalewski al 5': rientro e sinistro troppo debole. La Roma prova ad alzare il baricentro, l'Inter è pronta a colpire in ripartenza. Come al 7': Barella ruba palla e la porta per 50 metri, poi serve Dimarco la cui conclusione dal limite è deviata in angolo. Al 10' la Roma chiede un rigore: Bove mette dentro un pallone che tocca prima il piede di Darmian e poi la mano del difensore, Maresca si consulta con il Var e poi opta per l'angolo. Sul corner successivo il pallone arriva sul destro di Ibanez, girata e grande deviazione in angolo di Onana. Primi cambi per Inzaghi al minuto 15: dentro Bellanova per Dumfries e Lautaro per Correa. La Roma è in forcing, colleziona angoli. L'Inter cambia altri due uomini: al 26' dentro l'ex Mkhitaryan per Calhanoglu, poi De Vrij per Dimarco, con Darmian che va a fare l'esterno sinistro. Sostituzioni anche per Mourinho: al 27' ecco Dybala per Bove. Ma non c'è il tempo per incidere, per la Joya. Ci pensa il "solito" Ibanez, al 29' a regalare il raddoppio all'Inter: il difensore di Mou prima anticipa bene Lukaku poi sbaglia clamorosamente il passaggio servendo di fatto Lautaro, che in maniera semplice serve Lukaku, a quel punto implacabile da solo davanti a Rui Patricio. Mourinho mette Abraham per Belotti, ma ora l'Inter è in controllo. E al 33' si distende bene, con una ripartenza che porta al tiro Brozovic: Rui Patricio blocca in due tempi. Ci prova Dybala, al 37', con un sinistro appena dentro l'area: alto. Inzaghi pensa giustamente anche al derby di Champions: fuori Barella, dentro Gagliardini. Ed è l'Inter ad andare ancora vicino al gol: minuto 42', Lautaro dal limite con il destro coglie la traversa. Dall'altra parte, al 43', inguardabile conclusione di Camara poco dentro l'area. In pieno recupero Mourinho fa altre tre sostituzioni. E sembrano tanto un messaggio al club: dentro tre giovani, Pisilli, Missori e Tahirovic, per Zalewski, Matic e Camara. Come a dire: questi ho... E poi, dopo il fischio finale, riunisce la squadra a centrocampo e poi la porta sotto la curva Sud. Inzaghi invece si gode l'abbondanza. E prepara nel migliore dei modi il derby Champions.

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La Cremonese ora ci crede:
2-0 allo Spezia e -3 dai liguri e dal Verona

Ciofani nel primo tempo, poi Vasquez nella ripresa:
i grigiorossi ora sono in piena corsa salvezza.
La squadra di Semplici attacca di più ma spreca troppo,
colpendo anche una traversa con Shomurodov



Ora la Cremonese ci crede davvero. A quattro giornate dalla fine la salvezza diventa finalmente un obiettivo credibile. I grigiorossi vincono 2-0 lo scontro diretto con lo Spezia grazie a Ciofani e Vasquez e ora sono a -3 dai liguri e dal Verona, impegnato domani col Lecce. Quella di oggi è la quarta vittoria in campionato per la Cremonese, terza sconfitta consecutiva per gli uomini di Semplici, in caduta libera nel girone di ritorno (due vittorie nel 2023).

LA PARTITA — La sfida dello Zini si è accesa subito con lo Spezia vicinissimo al vantaggio in due occasioni: doppia prodezza di Carnesecchi prima su Amian, poi su un colpo di testa ravvicinato di Wisniewski. Liguri più propositivi, lombardi più accorti, fino alla svolta, al 41', quando Ciofani sfrutta un rimpallo favorevole e supera Dragowski con un rasoterra piazzato. Nella ripresa i liguri hanno provato ad alzare i ritmi: dopo due minuti Shomurodov ha colpito la traversa, al 17' Nzola ha cercato il tiro a giro dal limite senza però trovare lo specchio della porta. Superato il pericolo la Cremonese ha rialzato la testa e al 33' ha raddoppiato con un colpo di testa vincente di Vasquez. I lombardi hanno pure sfiorato il tris con Okereke (parata di Dragowski), poi assalto finale dello Spezia ma il risultato non cambia.

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Colpo Juve in casa dell'Atalanta:
con Iling e Vlahovic vola al secondo posto



Prima rete in Serie A per l'ex Chelsea,
raddoppio nel finale del serbo,
oggetto di cori razzisti.
I bianconeri scavalcano la Lazio


Fabiana Della Valle

Un gol che vale per la Champions e per il secondo posto. La Juventus batte l’Atalanta 2-0 e scavalca la Lazio, tenendo a distanza Inter, Milan, Roma e gli stessi bergamaschi. Rete sblocca partita di Iling Junior e sigillo finale di Vlahovic, che risponde in maniera polemica ai fischi e agli insulti dei tifosi avversari. L’Atalanta colpisce un palo nel finale ma fa troppo poco per ribaltare la partita.

POCHE OCCASIONI — Gasperini senza Palomino, Lookman e Hojlund punta sul 3-5-1-1 consegnando l’attacco a Zapata. Stesso modulo scelto da Allegri che continua con il turnover spinto: Vlahovic in panchina con Di Maria alle spalle di Milik, in difesa c’è Rugani per Bremer e sulla fascia sinistra si muove Iling Junior. Primo tempo non indimenticabile, con la Juventus che spinge per una decina di minuti creando due pericoli: al 21’ palla persa da Koopmeiners e tiro a giro di Di Maria, che però finisce fuori, poco dopo c’è un colpo di testa di Milik. Poi l’Atalanta si prende la scena, rispondendo con il doppio colpo di testa di Scalvini e Zappacosta, ma l’occasione migliore capita a Pasalic allo scadere del primo tempo, che però la spreca calciando alto da posizione favorevole.

CI PENSA ILING — La Juve soffre in mezzo la fisicità dei centrocampisti bergamaschi ma nel secondo tempo entra con un altro passo e Locatelli e Rabiot alzano il livello della prestazione. Non a caso il gol del vantaggio della Signora arriva da un’azione combinata tra il francese e Iling Junior, in cui il ragazzo della Next Gen è però protagonista indiscusso: palla persa da Zappacosta, Iling prima resta in piedi quando l’esterno cerca di atterrarlo, poi serve Rabiot e scatta al centro, facendosi trovare al posto giusto. Allegri prova a chiuderla inserendo Pogba e Vlahovic per Fagioli e Milik, il numero 10 serve prima una bella palla a Di Maria, anticipato, e poi cerca il raddoppio ma il tiro è troppo centrale.

PALO E BIS — Gasperini, che nel frattempo aveva inserito Boga per Ederson, è costretto a un altro cambio 10 minuti dopo per una distorsione alla caviglia dell’ex Sassuolo dopo un’entrata da giallo di Rabiot. Entra anche Muriel, che ci prova subito, ma è Koopmeiners a far tremare i bianconeri con una gran punizione, ma Szczesny non si fa sorprendere. Nel finale Sportiello respinge su Vlahovic e Zappacosta colpisce il palo ma la Juve a partita quasi conclusa trova il 2-0 con DV9 servito da Chiesa. L’attaccante serbo è stato preso di mira dalla curva bergamasca. Si sono sentiti anche offese razziali, tanto da spingere lo speaker, sollecitato dal quarto uomo, a fare l’annuncio. Ecco, di questo avremmo fatto volentieri a meno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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il Maestro Francesco Paolantoni (nella pentola ci sta la pasta e patate con la provola). [SM=x611903]






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Caprari risponde a Sanabria, ma nel finale
contro il Monza rigore netto negato al Toro



Granata ripresi soltanto all'86' ma cresce la polemica per il fallo di Rovella su Ricci


Mario Pagliara

È un pareggio amaro e di rabbia quello che il Toro ottiene in casa contro il Monza. Amaro, perché dopo un primo tempo a senso unico e dopo il vantaggio di Sanabria in avvio di ripresa, i granata si fanno raggiungere nel finale da Caprari avendo sfiorato più volte il raddoppio. È un pareggio anche di rabbia, perché all’88’ alla squadra di Juric manca chiaramente un calcio di rigore: l’arbitro Zufferli e poi Abbatista al Var decidono di non assegnare il tiro dal dischetto nonostante Rovella tiri nettamente la maglia di Ricci in area sbilanciandolo e facendolo cadere.

TANTO TORO — C’è tanto, anzi tantissimo, Toro nel primo tempo della sfida dell’Olimpico Grande Torino, tra due squadre che sulla carta si somigliano (per filosofia, concetti e assetto), ma nella prima parte della sfida si fatica a riconoscere tutte queste similitudini. Il merito è della squadra di Juric: Ricci in versione uomo ovunque, Miranchuk ispirato, Vlasic collante tattico perfetto e Sanabria delizioso sono le pedine che più di tutti mettono le ali ai piedi di un Toro che viaggia subito forte. Palladino (squalificato, segue la sfida in tribuna) perde dopo sei minuti Pablo Marì infortunato (al suo posto Marlon), il suo Monza dà l’impressione di smarrire concetti e riferimenti di fronte all’impeto dei granata. Serve uno strepitoso Di Gregorio in almeno tre circostanze per impedire a Juric di mettere una ruota avanti: all’8’ su incursione di Vlasic, al 21’ sul sinistro a giro di Miranchuk, al 42’ su Vojvoda. Armando Izzo è l’ex di turno, e dopo trentatré minuti sposta quel tanto che basta la palla per evitare il tocco sotto porta di Sanabria. Al 30’ contatto dubbio tra Pessina e Ricci nell’area brianzola, per l’arbitro Zufferli non c’è rigore. E al 37’ il Toro un gol lo segna pure, con Miranchuk, annullato dopo un lungo check al var a causa di un tocco precedente di Sanabria con un braccio.

I GOL — Quando riparte la ripresa, al primo minuto ci pensa Tonny Sanabria a spingere il Toro meritamente in vantaggio: Vlasic lo lancia, lui porta a spasso Caldirola e Pessin, poi scocca un diagonale imprendibile per Di Gregorio. E’ l’undicesimo centro di Sanabria in Serie A, eguagliato il suo record di marcature in carriera in un campionato europeo. Il Monza corre ai ripari con un doppio cambio, gettando nella mischia Petagna e Caprari. Il Monza soffre ma resta dentro la partita, e al ventesimo ha la palla del pareggio: Rovella serve Augusto in corsa, Milinkovic in uscita disperata salva il risultato. C’è ancora tempo a disposizione di Miranchuk per sfiorare il raddoppio, poi nel finale Palladino passa al 4-2-3-1 e Juric si risistema con il 3-5-2 con Seck e Karamoh (subentrati) larghi in attacco. Al 41’ Petagna lavora un bel pallone spalle alla porta, serve per Caprari che di destro a gira pareggia i conti. Passano due minuti e arriva l’episodio che manda su tutte le furie la panchina del Torino: Ricci si invola nell’area del Monza ed entra a contatto con Rovella che lo strattona e lo fa cadere. Panchina del Toro in campo, l’arbitro Zufferli non assegna il rigore e dopo un lungo check anche Abbatista al Var conferma una decisione sbagliata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli, Osimhen sbaglia il primo
ma non il secondo rigore:
con la Fiorentina è 1-0

I campioni d’Italia tornano al successo in casa in una giornata di grande festa:
gol decisivo del nigeriano, che sbaglia il primo penalty ma non il secondo


Nicola Berardino


Prima volta del Napoli di Spalletti al Maradona da campioni d’Italia. Dopo aver conquistato giovedì con il pari di Udine aritmeticamente lo scudetto, gli azzurri si presentano al proprio pubblico. Sono oltre cinquantamila nello stadio di Fuorigrotta per la sfida con la Fiorentina, che precede la festa sul campo. Vince il Napoli con un gol di Osimhen su rigore nella ripresa dopo che lo stesso nigeriano aveva sciupato un altro tiro dagli undici metri. Sente la giornata di emozioni la squadra di Spalletti, la Fiorentina prova ad approfittarne senza però riuscire a capitalizzare il gioco prodotto. Alla fine il Napoli si impone con i numeri delle sue stelle.

SENZA SBOCCHI — Ampio turnover da parte di Spalletti per la vetrina scudetto. Tra i pali, via libera a Gollini. In difesa entra Ostigard tra Di Lorenzo, Kim e Olivera. A metà campo spazio a Demme a supporto di Anguissa. C’è Raspadori nel terzetto con Lozano e Raspadori, alle spalle di Osimhen. Anche Italiano bilancia le forze. Per guardare alla semifinale di andata di Conference League di giovedì con il Basilea. In porta Terracciano. Linea difensiva con Dodo, Milenkovic, Igor e Terzic. Mediana con Amrabat e Ducan. Gonzalez, Bonaventura e Sottil nella trequarti con Jovic terminale offensivo. Al 5’, viola all’attacco: alto il colpo di testa di Jovic, ben imbeccato da Terzic. Risponde il Napoli con una staffilata di Elmas, al lato. Fiorentina più reattiva nell’approccio alla gara. Gollini non si fa sorprendere dal colpo di testa al 14’ di Jovic, nuovamente innescato da Terzic. E il portiere del Napoli sventa quattro minuti dopo ancora su Jovic, sfuggito a Ostigard. Preme la squadra di Italiano, più continua e sicura nella manovra. Anzi col passare dei minuti la Fiorentina diventa padrona del gioco. Sbraita Spalletti a bordo campo. Si allunga il Napoli: tiro maldestro di Osimhen sul fondo. Al 32’, tocco di Raspadori ribattuto, poi prova a colpire Di Lorenzo, para Terracciano. Alto al 38’ un colpo di testa di Osimhen. Napoli a strappi. Fiorentina più articolata nella manovra. Al 43’, guizzo molto applaudito di Osimhen: palla sull’esterno della rete. Si infortuna (guai al ginocchio) Lozano che esce in lacrime: entra Kvaratskhelia.

OSIMHEN SBLOCCA AL SECONDO RIGORE — Dopo l’intervallo, Spalletti inserisce Lobotka e Zielinski per Demme e Raspadori. Italiano avvicenda Dodo con Venuti. Il Napoli potrebbe sbloccare la gara con un rigore concesso per atterramento di Lobotka da parte di Amrabat. Ma al 3’ il tiro dal dischetto di Osimhen viene respinto senza troppi problemi da Terracciano che è pronto anche sulla ribattuta di Elmas. Avanza la Fiorentina, il Napoli si affida alle ripartenze. Al 18’, Osimhen fa urlare il Maradona colpendo la traversa, ma Marchetti ravvisa un’irregolarità nell’azione del nigeriano. Al 21’ nella Fiorentina Castrovilli e Mandragora danno il cambio a Bonaventura e Duncan. Al 29’, un altro rigore per il Napoli: Kvratskhelia affondato da Gonzalez dopo uno slalom. Questa volta Osimhen non dà scampo a Terracciano e porta il Napoli in vantaggio. Per il capocannoniere del campionato è il gol numero 23. Italiano fa entrare Saponare per Sottil e Kouame per Amrabat. Al 33’ standing ovation del Maradona per Osimhen, rilevato da Simeone. Due minuti dopo la Fiorentina sciupa una ghiotta occasione con Gonzalez, servito da Venuti. Elmas sostituito da Zerbin. Al 43’ Kouame non trova il tocco giusto per infilare Gollini in uscita. Quattro minuti di recupero. Napoli all’attacco sotto la spinta del Maradona in festa. Anguissa sfora il raddoppio. Marchetti fischia la fine della gara e comincia la festa per lo scudetto atteso da 33 anni, il primo dopo l’epopea di Diego Maradona.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Risveglio Hellas, il Verona
passa a Lecce e inguaia Baroni.
Lotta salvezza vivissima

Primo successo esterno della stagione per i veneti che colpiscono
una traversa con Djuric e passano nella ripresa con Ngonge.
I salentini, in ombra, restano a +4 sul terzultimo posto ma torna la paura


Vincenzo Di Schiavi


Mettiamola così: il Verona ha scelto il momento giusto. La prima vittoria esterna della stagione arriva a quattro giornate dalla fine, ma è pesantissima. Il Lecce viene infilzato con un colpo da biliardo di Ngonge a 20 minuti dal gong che per i veneti vale il +3 sul terzultimo posto occupato dallo Spezia. Una vittoria che premia l’ordine, il ritmo e l’intraprendenza degli ospiti, capaci di produrre una prestazione superiore a un Lecce prima impacciato e poi troppo confusionario. Il vento della paura ora soffia anche nel Salento.

PRIMO TEMPO — L’Hellas è più vivo e prova il cazzotto a freddo dopo 2’: cross dalla sinistra e incornata di Djuric, la palla sbatte sulla parte bassa della traversa, poi la difesa salentina spazza. Poco dopo stesso copione: Lazovic lavora un pallone sempre sulla corsia sinistra e lo serve ancora sulla testa di Djuric, Falcone però gli nega il gol con una super parata. Sembra l’incipit di un primo tempo da luna park e invece tutto torna nel solco dell’attenzione e della paura. Ballano punti pesanti, che il Verona sembrerebbe meritare: fa circolare meglio la palla, sfrutta la superiorità numerica in mezzo al campo e la corsia di sinistra da cui sgorgano i veri pericoli. Il Lecce accusa la vivacità altrui, fatica a imbeccare il trio Di Francesco-Ceesay-Strefezza, ma quanto meno guadagna campo. Non punge, ma allenta la pressione davanti a Falcone ed è già qualcosa. Strefezza torna a centrocampo, si sbraccia, chiama palla, ma la manovra non decolla: tiri zero. Calcioni invece tanti, pure feroci, da una parte e dall’altra. All’intervallo il Verona va col 58% di possesso palla e l’unico tiro in porta del match. Il Lecce invece sa che deve cambiare passo.

COLPO NGONGE — Uscire da quella palude di uomini in mezzo al campo che strozza spazi e idee non è facile per nessuno. Strefezza e Di Francesco provano a mettersi in proprio, ruotando furiosamente da una fascia all’altra, perché da dietro i rifornimenti non arrivano. Il Verona non rinuncia mai all’affondo: Abildgaard e Magnani mettono brividi a Falcone, anche se è il Lecce a dettare i ritmi. La coppia Bocchetti-Zaffaroni però ha l’intuizione giusta nel pompare forze fresche nelle posizioni giuste. Verdi lascia il posto a Ngonge che impiega 6 minuti a produrre la giocata magica. Coglie palla sulla trequarti, si accentra e scarica un sinistro che Baschirotto devia quanto basta per mettere Falcone fuori causa. Baroni inserisce Banda per Di Francesco, l’attaccante manda sul palo un destro davanti a Montipò, ma è fuorigioco. Il Lecce spinge, ci prova, ma sbaglia tantissimo, specie sulle fasce. Banda è l’unico a crederci veramente. Troppo poco. E ora restano quattro giornate. Di passione. Per tutti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Empoli, scatto salvezza: 2-1 alla Salernitana.
Per Sousa c'è ancora da soffrire

Cambiaghi e Caputo lanciano i toscani,
a nulla serve la rete di Piatek nel finale.
La vittoria consente alla squadra di Zanetti di portarsi
a quota 38, a 11 punti dalla zona retrocessione


Luca Taidelli


Chi si attendeva il classico pareggio da pancia piena tra due squadre di fatto salve viene servito da un Empoli capace di abbinare grinta e bel gioco e di battere una Salernitana schiantata ben oltre un 2-1 firmato Cambiaghi (al terzo gol consecutivo) e Caputo. Inutile il gol nel finale di Piatek, anche se nel recupero Mazzocchi va vicino alla beffa. Sousa perde la sfida a scacchi con Zanetti e un’imbattibilità che durava da dopo il match d’esordio, il 26 febbraio contro la Lazio. Poco male, i campani restano a +8 sullo Spezia terz’ultimo, mentre l’Empoli a +11 può già stappare lo spumante salvezza.

PRIMO TEMPO — Esce meglio dai blocchi l’Empoli, ridisegnato da Zanetti con l’inedito 4-2-3-1 in cui Baldanzi si allarga a destra, Henderson al centro e lo scatenato Cambiaghi parte da sinistra. La Salernitana ha ritmi da subbuteo e già all’11 potrebbe andare sotto se sul corner di Marin il solissimo Caputo non esaltasse Ochoa, gatto messicano dalle sette vite che poi vola anche sul destro a giro di Cambiaghi. Maggiore, un lusso vista la condizione precaria, e Botheim dovrebbero asfissiare Grassi e Marin, oltre ad assistere Dia. Invece sono in perenne affanno, così come Vilhena e Coulibaly che non trovano mai distanze e tempi per alzare il baricentro. Sousa ci prova invertendo Sambia e Mazzocchi, ma l’Empoli ha un altro passo e al 37’ passa con pieno merito. Il pressing azzurro porta al recupero sulla trequarti, Caputo innesca Ebuehi, bravo a crossare di prima intenzione per Cambiaghi, che in tuffo di testa anticipa e fredda Ochoa.


SECONDO TEMPO — Sousa si gioca tre cambi già nell’intervallo, con Daniliuc per Pirola (Bronn va a sinistra), Kastanos per Sambia e Piatek per dare peso all’attacco al posto di Maggiore. Un 3-5-2 ibrido in cui Mazzocchi trasloca di nuovo a sinistra, Botheim balla tra mezzala e trequarti e il cuore amaranto inizia almeno a battere. L’Empoli però rischia di chiuderla all’8’ con Marin che affonda dalla sinistra e cade in area dopo un contrasto con Lovato. Volpi fa proseguire, confortato dal Var Fourneau. Zanetti richiama Henderson e con Akpa Akpro torna al classico 4-3-1-2 e sfiora ancora il raddoppio prima con Baldanzi che ne fa ammattire tre e poi con Ebuehi, che da corner di testa scheggia la traversa. Caputo al terzo tentativo appoggia l’assist del solito Ebuehi. Gol inizialmente annullato per un fuorigioco che il Var smentisce. La partita di fatto sembra finire lì perché la Salernitana ci prova con poca convinzione, mentre i padroni di casa restano sul pezzo malgrado il doppio vantaggio e sfiorano anche il tris con un diagonale di Parisi. Invece all’85 Piatek azzecca la rasoiata dopo la parata di ginocchio di Vicario su Kastanos e il mondo si ribalta. Empoli in affanno, anche perché al neo entrato Pjaca viene annullato il 3-1 per fuorigioco di Marin. E nel recupero Mazzocchi sfiora il pari beffa. Empoli praticamente salvo, Sousa deve aspettare ancora.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Pereyra e Masina regalano i tre punti all'Udinese:
la Samp retrocede in Serie B

Tutto nel primo tempo per la squadra di Sottil:
ospiti volitivi nella ripresa,
ma il punteggio non cambia con Stankovic che
alla fine abbraccia uno a uno i suoi giocatori


Francesco Velluzzi


La Sampdoria dice ufficialmente addio alla Serie A. La sconfitta con l’Udinese (2-0) alla Dacia Arena decreta il triste verdetto. Una triste e solitario finale, ampiamente annunciato dopo una stagione che più tormentata non si può. La Samp va in B (per ora) dopo 12 anni. L’ultima retrocessione, forse meno dolorosa, nel 2011. Meno dolorosa perché ora la vera partita si gioca in altri campi, quelli in cui la società Sampdoria dovrà provare a evitare conseguenze ben più gravi di un campionato di serie B. Ieri l’Udinese ha chiuso la pratica in 34 minuti (gol di Pereyra e Masina) in un primo tempo in cui si è vista davvero l’insostenibile leggerezza di una squadra che forse a Lecce (1-1) ha avuto l’ultima sussulto di un campionato disastroso.

TIFOSI — La Nord di Udine entra solo al minuto 70, cioè a 10 minuti dalla fine. Uno sciopero annunciato per i fatti di giovedì con il Napoli in cui i tifosi dell’Udinese sostengono di essere stati provocati da quelli napoletani. Un ingresso da eroi con gran parte del pubblico ad applaudire. E tanti cori contro il Napoli. La faccenda non è affatto chiusa. Perché tra poco dovrebbero scattare anche i Daspo, dopo i cinque arresti della settimana scorsa. Ma, per essere un tardo pomeriggio di lunedì, la Dacia Arena in tribuna, nei distinti e in curva Nord è affollata. Ci sono anche circa 150 irriducibili doriani che meritano un sincero applauso.

LA PARTITA — Sottil è in emergenza visto che ha perso fino a fine stagione anche l’ala destra Ehizibue. Logico che al suo posto giochi Ebosele. Ma il tecnico piemontese cambia qualcosina rispetto al solito dando fiducia ad Adam Masina nel terzetto difensivo al posto di Perez e riproponendo Thauvin titolare (lo era stato con l’Inter) accanto a Nestorovski. Udogie e Samardzic, le stelle, stanno a guardare. Stankovic rilancia Murru nel terzetto difensivo in cui al centro c’è l’ex Nuytinck, capitano bianconero, e Quagliarella in attacco accanto a Gabbiadini. Supportati da Djuricic. In fase di possesso è 3-4-1-2, in fase di non possesso 3-5-2. Insomma, il solito bi-modulo. L’Udinese parte forte al 3’ Pereyra pennella e il colpo di testa di Nestorovski e spedito in angolo da Ravaglia. Ci prova ancora Nesto. I bianconeri vogliono tornare al successo e al 9’ passano: Ebosele si fa tutto il campo da solo, ma a sinistra, e trova splendidamente nel corridoio Pereyra che non sbaglia. Un passaggio da trequartista. Al 21’ Thauvin fa vedere di essere un fuoriclasse. Calcia da fuori, ma trova pure lui Ravaglia. Ma al 34’ il sostituto di Audero in porta non può far nulla sul cross del solito Lovric che trova la testa di Masina. Un gol meritato per il bolognese-marocchino che ha passato un anno difficile per l’infortunio al ginocchio che gli ha fatto perdere il Mondiale. Il primo tiro della Samp di Quagliarella, alto, arriva dopo 37’, il no al tris è ancora opera di Ravaglia al 39’:si oppone al tiro di Lovric. Sempre a caccia del gol.

SECONDO TEMPO — Nessuno cambia. Si riparte come nel primo tempo. Con la differenza che la Samp è più viva. Al 7’ Silvestri è bravo di piede su Zanoli, al 13 il palo lo salva sul siluro di Gabbiadini innescato da Augello. Al 37’ ancora una punizione del Gabbia e ancora una bella risposta di Silvestri. Nel frattempo Sottil ha attinto dalla panchina. Dentro prima Arslan e Samardzic col ricorso al 3-4-2-1, poi Udogie e Perez, quindi il giovanissimo Pafundi che entra un minuto dopo il tributo della Dacia Arena all’amatissimo Fabio Quagliarella che lascia il posto a Jesè. Il primo cambio di Stankovic. Gli altri quattro cambi sono a due dalla fine. Il campo anche per Paoletti, Cuisance, Ilkhan e Lammers. Nel giorno dell’addio alla A. Un tristissimo addio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Segna Berardi, risponde Dominguez:
Sassuolo e Bologna non si fanno male

Il derby emiliano si decide nel primo tempo.
Nella ripresa si rivede Arnautovic tra gli ospiti,
ma la sfida è equilibrata e il risultato giusto


Massimiliano Ancona


Un gol per parte: Berardi e Dominguez. Un punto per parte. Sassuolo e Bologna, reduci entrambe da uno stop, impattano (1-1) nello scontro diretto al Mapei Stadium e restano nelle zone tranquille della classifica.

PRIMO TEMPO — Il Bologna, con Barrow all’apice del consueto 4-2-3-1, ha un approccio migliore. Il Sassuolo con il collaudato 4-3-3 sblocca il risultato dopo 15’. Lo fa con Berardi che firma il nono gol personale puntando Cambiaso su passaggio di Defrel e colpendo di destro sul primo palo da posizione defilata. Non impeccabile nella circostanza Skorupski. Il Bologna non si scompone e comincia a macinare gioco e conquistare campo. La fase centrale della prima frazione è scandita da una conclusione (deviata) di Ferguson, finita di poco a lato. Dal giallo per Posch che, diffidato, salterà la sfida con la Roma e da un assist di Berardi per Henrique che da posizione favorevole calcia debolmente tra le braccia di Skorupski. Quattro minuti più tardi, al 42’, gli ospiti pervengono al pareggio con un destro a giro sotto l’incrocio di Dominguez (terzo centro stagionale) su assist da sinistra di Schouten.

RIPRESA — Ancora equilibrio nella ripresa con il Bologna pericoloso all’alba della frazione con un diagonale a lato di Cambiaso. E auna decina di minuti dalla fine con il rientrante (dopo 50 giorni) Arnautovic, entrato da pochi minuti per Orsolini, ma poco cattivo nella conclusione di sinistro che non impensierisce Consigli. La girandola delle sostituzioni scandisce la ripresa e la contesa, pur mantenendo un ritmo accettabile, si trascina alla fine senza grossi sussulti fino al 93’ quando l’arbitro Ferrieri Caputi fischia la fine della partita. Il Bologna è decimo e per la nona volta in altrettante sfide esterne col Sassuolo è andato a segno. I padroni di casa, tredicesimi, non vincono il derby emiliano in casa dall’8 novembre 2019 (3-1) e rinviano ancora l’appuntamento col successo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

06/05/2023
Milan - Lazio 2-0
Roma - Inter 0-2
Cremonese - Spezia 2-0
07/05/2023
Atalanta - Juventus 0-2
Torino - Monza 1-1
Napoli - Fiorentina 1-0
Lecce - Verona 0-1
08/05/2023
Empoli - Salernitana 2-1
Udinese - Sampdoria 2-0
Sassuolo - Bologna 1-1

Classifica
1) Napoli punti 83;
2) Juventus(-0) punti 66;
3) Lazio punti 64;
4) Inter punti 63;
5) Milan punti 61;
6) Atalanta e Roma punti 58;
8) Fiorentina, Udinese, Bologna, Monza e Torino punti 46;
13) Sassuolo punti 44;
14) Empoli punti 38;
15) Salernitana punti 35;
16) Lecce punti 31;
17) Verona punti 30;
18) Spezia punti 27;
19) Cremonese punti 24;
20) Sampdoria punti 17.

(gazzetta.it)

Napoli Campione d'Italia 2022/2023 con cinque turni di anticipo, e questo è il terzo scudetto
nella storia del club, ben 33 anni dall'ultimo, vinto come il primo, quando in campo c'era
Diego Armando Maradona (a cui oggi è intitolato lo stadio (con buona pace di San Paolo).
Sampdoria matematicamente retrocessa in Serie B con quatto giornate di anticipo (ma il Genoa
ha matematicamente conquistato la promozione nella massima serie e Genova sarà ancora
rappresentata in Serie A).

(-0) Penalizzazione parzialmente e temporaneamente revocata della giustizia sportiva
dopo la sentenza del Collegio di Garanzia che ha deciso il 19 aprile scorso di rimandare
il procedimento ad altra Corte d'appello federale ma confermando l'impianto accusatorio
quasi in toto per i vertici dell'epoca, a partire da Andrea Agnelli, il che fa pensare
che la "punizione" è solo rimandata ed eventualmente da rimodulare (in senso afflittivo
la partecipazione alle prossime competizioni europee è a rischio anche per la concomitante
inchiesta UEFA che necessita di tempi più brevi rispetto al rischio di una lunga attesa
da parte della giustizia sportiva italiana). In più altri processi attendono la Juventus e
c'è chi ha già messo in moto il TAR per la riassegnazione a tavolino dello scudetto 2018/2019
al Napoli.
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