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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Il derby campano Napoli-Salernitana si giocherà domenica 30 aprile alle ore 15:00 per motivi di ordine pubblico.

Per il Napoli il prossimo incontro potrebbe essere la partita scudetto.
Per incoronare i partenopei campioni d'Italia oltre alla vittoria contro la Salernitana serve anche un pareggio o una sconfitta della Lazio impegnata in casa dell'Inter domenica alle ore 12:30.

(Fonte Fanpage.it)








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Domenica i napoletani...possono fare i fuochi d'artificio senza pensieri 😁
non credo che la Lazio Possa vincere contro l'Inter.




Abbasso la lampo
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Re:
Little_Luis (4KmB221207), 28/04/2023 11:12:

Domenica i napoletani...possono fare i fuochi d'artificio senza pensieri 😁
non credo che la Lazio Possa vincere contro l'Inter.




Metteranno la città a ferro e a fuoco, cosa che non hanno fatto per le pensioni o per il reddito di cittadinanza. [SM=x1583484]





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Lecce, 3 punti di platino per la salvezza:
contro l’Udinese decide Strefezza su rigore

I pugliesi ritrovano il successo dopo otto giornate: il gol dell’italo-brasiliano
(ammonito, salterà la prossima gara con la Juve perché diffidato) arriva nella ripresa, al 62’


Francesco Velluzzi


Liberazione. La festa della Liberazione del Lecce si festeggia tre giorni dopo il 25 aprile. Liberazione da un incubo perché la vittoria mancava dal 19 febbraio a Bergamo (1-2) con l’Atalanta. Stavolta la squadra di Marco Baroni batte (1-0) con un rigore (concesso con l’aiuto del Var) trasformato dal suo cannoniere (8 gol) Gabriel Strefezza l’Udinese, apparsa da subito rinunciataria. Se si vuole lottare per i primi 8-10 posti lo spirito non può essere questo. Vero che con un solo attaccante di ruolo non era facile, ma l’Udinese di stasera sembrava lasciasse un corridoio libero ai giallorossi salentini come per dire “accomodatevi, prego, c’è posto”.... Il Lecce ha fatto una partita tatticamente molto accorta perché con l’ansia e la preoccupazione e il Verona alle costole non poteva pensarla diversamente. Pressing alto, disturbo, ma non corse forsennate contro un avversario che se la metti su ritmo e fisicità ti schianta. Quando l’Udinese si è affacciata davanti ha creato più di un patema a una difesa che, con Baschirotto e Umtiti eccellenti, ha concesso davvero poco. Ora i salentini respirano. Tre punti sono fondamentali in una battaglia che si concluderà soltanto il 4 giugno. Mentre l’Udinese aspetta il Napoli e chissà se sarà festa o delusione davanti ai tanti napoletani che stanno in Friuli.

SORPRESA — Ed ecco la sfida: Persi Success e Pafundi, dopo Deulofeu, l’ultimo illustre assente in attacco è Beto, il cannoniere della squadra. Motivo ufficiale:colpo della strega. Beto non è neppure partito. Infatti in panchina c’è il Primavera Semedo.

LA PARTITA — A quel punto Sottil ha scelte ancora più obbligate e deve far giocare la prima partita da titolare a Nestorovski. Il Lecce è nella formazione annunciata con Colombo in attacco insieme a Strefezza e Di Francesco. La scelta di Baroni è quella di “aspettare” l’Udinese facendola costruire dal basso e attuando un pressing forte con i tre attaccanti. E infatti i friulani qualche errore lo commettono. Bijol al 7’ stende Di Francesco malamente e becca il primo giallo. Dopo pochi minuti l’apertura di Colombo è bellissima, ma Di Fra arriva un attimo in ritardo. I retropassaggi sbagliati si sprecano: prima Udogie, poi Walace, ma i giallorossi di questi regali non approfittano mai. Non riescono cogliere l’attimo e concludere, c’è sempre un passaggio o un’esitazione di troppo. Brivido per Umtiti che in uno scontro con Nesto esce malconcio. Spalla. Ma rientra. Marchetti, invece, si consulta con Valeri in sala Var per una palla che attraversa tutto lo specchio e toccherebbe il braccio di Bijol. Niente rigore, angolo. Al 27’ l’Udinese si affaccia davanti e fa paura: Pereyra trova Ehizibue, ma Gallo è bravo a chiudere. Due minuti dopo Hjulmand prova a tirare, ma trova la deviazione. Al 33’ Strefezza semina Pereyra sulla destra, calcia, ma anche in questo caso trova la deviazione. Ma i pericoli maggiori li crea l’Udinese che, pur giocando al piccolo trotto, se avanza fa danni: su punizione Samardzic pesca la testa di Bijol e Falcone c’è, ma il portiere romano si supera sulla rovesciata dell’invasore Lovric togliendo il pallone dalla porta. L’ultimo brivido è nel minuto di recupero col tiro da fuori di Walace che va alto e fuori, ma non di tanto.

SECONDO TEMPO — Non ci sono cambi all’intervallo. Troppo tesa la partita per il Lecce, poche risorse in panchina per l’Udinese. Il Lecce parte forte: cross di Blin, Di Fra di testa para Falcone. Al 6’ Strefezza incappa nel giallo che gli faràsaltare la Juve mercoledì. E poco dopo Baroni opta per il primo cambio: fuori Colombo, dentro Ceesay. Fischi ingenerosi. Ci sono 33 minuti da giocare. Marchetti evita due gialli a Lovric e Samardzic, ma al 14’ c’è l’episodio che deciderà la gara e anche questo Marchetti non lo vede. Udogie stende Gendrey lanciato sulla destra, tanto lanciato che va fuori dal campo. Dal Var Fabbri manda al monitor l’arbitro che dà il rigore. La palla più pesante della stagione tocca a Strefezza che al 18’ non sbaglia. Uno a zero. Esplode il Via del Mare. Gendrey subisce un altro duro colpo e deve lasciare il posto a Romagnoli. L’Udinese non punge, anche se al 26’ Gallo si immola su Eizibue e sono due i suoi salvataggi. Sottil prova a cambiare ancora, inserisce anche Masina ed Ehizibue e passa al 3-4-3 con Ebosele e Thauvin larghi. Baroni risponde con tre sostituzioni perché Blin e Oudin non ne hanno più. Serve un ultimo sforzo con gente fresca e il Lecce con tanti patemi, dopo 7 minuti di recupero la spunta e ora vive con maggior serenità.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Monza non si ferma più e sogna l'Europa, lo Spezia ora trema

Terza vittoria di fila per la squadra di Palladino che aggancia il Bologna a 44 punti.
I liguri, contestati, restano quart'ultimi, ma il Verona può sorpassare


Filippo Grimaldi


Fa sorridere il pensiero che da stasera il Monza (vittorioso con il gol dell’ex spezzino Ciurria e di Carlos Augusto nel finale) sia ormai a un passo dall’aritmetica salvezza, parlando di una squadra che ha confermato una qualità elevatissima e per ora fa un salto triplo in avanti e sale provvisoriamente all’ottavo posto. Palladino raccontava che finire così sarebbe la sua Champions, ma non è un caso che il Monza viaggi oggi sui livelli del primo Chievo di Delneri, stagione di grazia 2001-02. Vedremo cosa dirà il finale di campionato. Di sicuro la gara del Picco ha confermato i limiti caratteriali e di gioco dello Spezia, uscito sotto la contestazione della Curva Ferrovia, delusa per la prestazione, oltre che per il risultato.

L'ILLUSIONE — Lo Spezia deve rinunciare a Nzola, il suo uomo forte dell’attacco, piazza Shomurodov e Verde larghi con Gyasi al centro dell’attacco. E la partenza dei padroni di casa illude: squadra corta, scambi rapidi, tanto che il Monza non riesce in avvio a trovare varchi senza creare una superiorità numerica dalla mediana in su. La squadra di Semplici, ancora una volta evidenzia i suoi limiti offensivi. Un possesso che si rivela sterile il gioco fatalmente ne risente, consentendo al Monza di riorganizzarsi. Però lo Spezia non demorde e al minuto 18 trova l’occasione perfetta per andare in vantaggio, con il piatto destro di Kovalenko che incredibilmente si fa respingere il tiro da Di Gregorio. Bravo il numero uno di Palladino, ma errore grave dell’ucraino, anche perché tre minuti dopo il Monza passa: Colpani serve l’ex Ciurria che dalla lunga distanza trova il sinistro vincente che cambia totalmente gli equilibri della gara. Il Monza ritrova voglia ed energia e mette a nudo tutte le difficoltà e i limiti (anche) caratteriali di uno Spezia che non riesce a riorganizzarsi. La fase difensiva dei padroni di casa è zeppa di errori e allora il Monza cerca a lungo il raddoppio, sfruttando anche gli inserimenti di Carlos Augusto, bravo a creare di continuo la superiorità numerica quando sale in avanti. Mota Carvalho (41’) impegna Dragowski, poi si ripete su Carlos Augusto. Un primo tempo che, insomma, sul piano del gioco premia e legittima il vantaggio della squadra di Palladino, tanto che la squadra di casa va al riposo con qualche fischio.

CAMBIO DI MARCIA — Servirebbe ben altro per riuscire a reggere l’urto dei brianzoli, ma lo Spezia è questo e il suo cammino recente lo insegna e lo conferma anche sul piano dei numeri. Lo Spezia non aveva segnato in sei delle precedenti otto gare di campionato, e nessuno nel 2023 ha segnato così poco come i liguri. E infatti la squadra di Semplici parte a ritmo altissimo, Bastoni prova la botta da lontano (4’), Di Gregorio c’è. Ma il Monza non molla, Kovalenko rischia grosso con un retropassaggio di testa che costringe Dragowski al sala deviazione in angolo. I cambi – Cipot, Agudelo e Reca - danno un po’ di vivacità alla manovra dello Spezia, ma Palladino risponde subito piazzando Petagna al centro dell’attacco. Lo Spezia ci prova, tenta la conclusione da fuori, ma Shomurodov non trova mai la profondità e il risultato non cambia. Sbaglia Agudelo (41’), va fuori di poco il diagonale di Petagna, il Monza si abbassa ma non rischia quasi nulla. Anzi, nel recupero trova in contropiede il gol del raddoppio di Carlos Augusto in un’azione avviata da Sensi proseguita dall’assist di Machin.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Abraham gol al 94', pari Saelemaekers al 97':
Roma-Milan, il più pazzo degli 1-1

Il centravanti giallorosso sblocca lo 0-0 al 94’,
il belga pareggia tre minuti dopo al termine di una partita non bella,
nervosa e spezzettata da falli e scorrettezze.
Per entrambe prosegue la corsa al quarto posto


Alessandra Gozzini


Lo scontro diretto per la Champions finisce senza vincitori né vinti, con la sfida che si accende incredibilmente nei minuti di recupero. Uno a uno: l’Olimpico prima impazzisce di gioia al diagonale vincente di Abraham, poi resta in silenzio al pareggio di Saelemaekers. La classifica dice che Milan e Roma restano ancora appaiate al quarto posto (e in caso di arrivo a pari punti tra le due squadre occorrerà osservare come primo parametro la differenza reti complessiva) con l’Inter che potrebbe raggiungerle in caso di successo sulla Lazio. Traffico da Champions: Pioli l’aveva detto (“all’Olimpico vale doppio”) ma il suo Milan non è riuscito a scardinare del tutto il muro romanista. Mourinho aveva invece messo le mani avanti a pochi minuti dalla sfida: «Una cosa è avere questa squadra al massimo potenziale, un’altra è averla con dei problemi. Noi siamo in un momento decisivo e siamo anche in un momento di difficoltà». Il Milan si era presentato in formazione annunciata, con l’undici tipo di Pioli. La Roma offriva invece una variante inedita: Mou sperimentava il doppio centravanti, con Belotti al fianco di Abraham. Tra le altre sorprese anche Celik per Zalewski.

ATTESA — La Roma aspetta. Il Milan, timidamente, ci prova. Il primo tempo non offre molti spunti in più. Le notizie principali non sono azioni, ma un infortunio e un giallo. E’ la Roma a perdere un altro pezzo in difesa, dopo Smalling (Dybala come previsto è in panchina): Kumbulla si infortuna dopo un quarto d’ora di gioco, Bove entra al suo posto. Nel Milan ammonizione per Tomori: era tra i diffidati, Pioli lo perderà per la prossima partita di San Siro contro la Cremonese. Il possesso palla dopo 45’ è nettamente rossonero, con il 65%. Comando che però non si traduce in azioni pericolose. E per la Roma che resta più coperta è lo stesso: primo tempo senza tiri in porta, un solo calcio d’angolo per il Milan, sei falli fischiati. Poco di tutto. L’occasione giallorossa più ghiotta arriva poco dopo la mezzora e sul tiro di Pellegrini la respinta davanti a Maignan è di…Abraham. Sul finale di tempo è invece Calabria a tentare la conclusione dall’altra parte: potente ma imprecisa.

ATTESA BIS — Nel secondo tempo qualcosa di più succede: la Roma scappa un paio di volte in velocità sfruttando qualche errore in disimpegno difensivo. Il Milan al solito cerca di arrivare in area con la costruzione. Come nei primi 45’ però, nessun intervento decisivo dei portieri. La ripresa si era aperta con un cambio anche nel Milan: fuori Tomori (aveva rischiato di essere sostituito prima, per essere “atterrato” male dopo un intervento aereo) dentro Thiaw, premiato (su Kalulu) anche per la fisicità da opporre alla Roma sui calci piazzati. Nei giallorossi risaliti dagli spogliatoi c’è invece El Shaarawy per Belotti. L’ex rossonero è il primo ad arrivare davanti a Maignan, che esce facile ad anticiparlo. Per il Milan la chance più nitida è per un altro subentrato: Saelemaekers (per Diaz) calcia al volo su traversone di Leao, alzando di poco la traiettoria. Nel secondo tentativo in velocità della Roma è Kjaer a murare Pellegrini. La carta di Pioli a metà ripresa è De Ketelaere, e nel finale Origi (al posto di Giroud, che poco prima si era disperato per una punizione dal limite deviata dalla barriera). L’attesa è premiata da un finale spettacolare: quattro minuti dopo il novantesimo, Abraham porta tutta la squadra sotto la Sud, a celebrare il destro angolato con cui batte Maignan (Kalulu si fa sorprendere). La festa però dura meno di quattro minuti: traversone di Leao (che solo pochi attimi prima era a terra sconsolato con le braccia incrociate), deviazione da due passi di Saelemaekers per il pareggio finale, con la palla tra le gambe di Rui Patricio. All’Olimpico ora cantano solo i milanisti in trasferta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Magia di Zapata e Torino beffato:
l'Atalanta sorpassa l'Inter e "vede" il quarto posto

Zappacosta porta in vantaggio la Dea,
Sanabria risponde nella ripresa poi, nel finale,
l'invenzione vincente di Duvan


Mario Pagliara


C’è anche l’Atalanta in corsa per la Champions, ed è il messaggio più forte che la squadra di Gasperini lancia al campionato da questa sera a Torino. I granata perdono una gara comunque giocata bene, ma pagano due clamorosi errori individuali: prima quello di Milinkovic sul vantaggio di Zappacosta quando il portiere subisce gol sul suo palo da un tiro defilato dalla sinistra. Poi arriva anche l’errore di Schuurs all’88’, che scivola in area e lascia Zapata libero di colpire davanti a Milinkovic. A nulla è servito il momentaneo 1-1 di Sanabria: è il suo decimo gol in campionato. L’Atalanta sale a 55 punti, a meno due dalla coppia Milan-Roma che occupa il quarto posto.

ZAPPACOSTA EXPRESS — Si sono rispettati molto, nel primo tempo, Torino e Atalanta. Allenatori formati nella stessa scuola (ovviamente Juric e Gasperini), assetti tattici identici (3-4-2-1), impostazioni allo specchio. È variata un po’ l’interpretazione nella prima parte della gara, perché il Toro ha puntato leggermente di più sul possesso (64% a favore), mentre l’Atalanta ha difeso con assoluta puntualità non concedendo nemmeno un tiro al Toro ma facendo molto male sulla fascia destra. Ci ha pensato, infatti, l’ex Zappacosta a sbloccare l’equilibrio: un paio di sgroppate nei primi minuti avevano già fatto scattare il campanello di allarme dalle parti di Lazaro e Djidji. Ma è poco dopo la mezz’ora (al 34’) che una sua percussione diventa devastante. Nel vantaggio bergamasco ci sono almeno tre errori dei granata: il primo è di Linetty, che perde a centrocampo una palla velenosa favorendo la partenza di Zappacosta. Poi c’è Lazaro che non riesce a contenere l’esterno di Gasperini accompagnandolo di fatto fino dentro l’area. E infine Milinkovic – ed è l’errore più grave dei tre - che prende un gol (Zappacosta non esulta) che mai va preso sul primo palo. All’intervallo, Atalanta avanti con l’unico tiro di tutto il primo tempo.

SANABRIA-ZAPATA — In avvio di ripresa, Juric corre ai ripari: lascia sotto la doccia uno spento Karamoh per lanciare Vlasic. Il croato aggiunge subito elettricità sulla trequarti: in sei minuti è protagonista di uno spunto interessante per Ilic e subito dopo è suo il primo tiro nello specchio del Toro, intercettato goffamente da Sportiello. Gasperini risponde dopo otto minuti con Zapata per Hojlund e Boga per Pasalic. Il Toro ci mette maggiore intraprendenza: un sinistro di Rodriguez è bloccato a terra da Sportiello (16’). Alla mezzora arriva il pari meritato dei granata: Miranchuk scarica un sinistro che Sportiello non trattiene, Sanabria porta la gara in parità. E così sale in doppia cifra: è il suo decimo gol in Serie A. E quando la partita stava scivolando via, a due minuti dalla fine Schuurs commette l’unico errore di quella che fino a quel momento era stata un’ottima serata: scivola in area davanti a Zapata che trova facilmente l’1-2. È il colpo da tre punti per la squadra di Gasperini.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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forza inter mannaggia a' morte!!!! [SM=x611868]




"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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Ahò svejete, che dovemo gufà contro 'a Lazzio!






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Inter 1 - Lazio 0 e vaiiiiii [SM=x611903]




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È fuorigioco porca puttana! [SM=g8890]





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ma vaffanculo!!!!! [SM=x1583484]




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Vabbuò, a primma è de' fess, dobbiamo gufare meglio! [SM=x4983510]





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Amma arrubbàt a casa e' Maradona, chist è 'nu sacrilegio! [SM=x3421071]






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maradona ci ha portato bbene e vaje accussì!!!!! [SM=x1584471]




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Risultato in cassaforte! [SM=x1583472]





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Inter 3 - Lazio 1 [SM=g1617504] [SM=x1584471] [SM=x1584470] [SM=x611903]




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Lautaro entra e ribalta la Lazio:
l'Inter aggancia Milan e Roma al quarto posto



La squadra di Sarri avanti con Felipe Anderson,
poi entra l’argentino e cambia tutto: doppietta.
A segno anche Gosens, che si fa male.
Nerazzurri a quota 57 punti


Andrea Ramazzotti

Dopo tre sconfitte consecutive in campionato a San Siro, l’Inter batte la Lazio e aggancia al quarto posto in classifica la Roma e il Milan. Adesso la lotta per la qualificazione alla prossima Champions sarà bellissima e anche i biancocelesti, che sembravano al sicuro, non lo sono più, complici due ko consecutivi. Gli uomini di Inzaghi vincono lo scontro diretto con merito: più tiri, più possesso, più voglia, più corsa e più grinta. La semifinale di Coppa Italia non pesa nelle gambe di D’Ambrosio e compagni che, pur andando sotto nel punteggio, hanno la freddezza e la forza di ribaltare il risultato. Impresa non banale se di fronte c’è un’avversaria di questo calibro che ha avuto tutta la settimana per preparare il match. Decisiva la doppietta di Lautaro, entrato dalla panchina come Gosens: i cambi di Inzaghi stavolta fanno la differenza e cancellano la giornata da dimenticare di altri due ex biancocelesti, Acerbi e Correa, fischiati da San Siro. Anche se alla fine sono applausi per tutti, con il pensiero che già vola all’euroderby del 10 maggio.

ACERBI, ERRORE DA EX — Inzaghi cambia quattro uomini rispetto alla vittoria di mercoledì contro la Juventus: in attacco schiera Lukaku e Correa, mentre D’Ambrosio in difesa permette a Darmian di avanzare e a Dumfries di riposare inizialmente in panchina. Sarri punta dal 1’ su Immobile e nel tridente lascia fuori Pedro. La Lazio vuole tenere il possesso palla e gestire i ritmi del match, ma l’Inter non glielo consente perché fa la partita ed esce bene dalla pressione avversaria girando la sfera o cambiando il fronte offensivo. I biancocelesti, pur tenendo alta la linea difensiva, sono bravi a non concedere la profondità a Big Rom, ma D’Ambrosio e compagni si rendono comunque pericolosi grazie soprattutto all’intraprendenza dei centrocampisti. Brozovic è il primo a far capire di essere in giornata e, oltre a impostare bene, chiama alla grande parata Provedel dopo 5’. L’Inter gioca meglio e il portiere laziale deve disinnescare anche una conclusione di Mkhitaryan, servito da Barella. L’armeno fa centro al 25’, su assist di Correa, dopo un recupero di D’Ambrosio e una verticalizzazione di Brozovic, ma il Var annulla per un fuorigioco millimetrico del Tucu. L’Inter è in controllo fino a quando Acerbi combina un disastro e regala il gol del 1-0 agli avversari: assist di Luis Alberto e rete di Felipe Anderson. Il Meazza nerazzurro ammutolisce, ma la squadra ha la forza di reagire: ci provano Mkhitaryan e Barella che però non trovano lo specchio di Provedel da buona posizione. Nel recupero è la Lazio ad andare a un passo dal 2-0 complice un altro “strafalcione” dell’ex Acerbi che libera al tiro Immobile: Onana para, poi Bastoni fa un miracolo sul tap in di Anderson.

INZAGHI CAMBIA — L’Inter torna in campo con Dumfries a destra, Darmian arretrato in difesa e D’Ambrosio spettatore. Sarri risponde dopo pochi minuti con l’ex Vecino al posto di Cataldi. Il canovaccio tattico dell’incontro non cambia: i nerazzurri fanno la partita, hanno un maggior possesso palla, concludono di più, ma non trovano il gol. Barella servito da Dimarco calcia fuori, poi Luis Alberto chiama alla parata Onana che è pronto. La Curva Nord chiama a gran voce l’ingresso di Lautaro al posto del deludente Correa e Inzaghi getta nella mischia il Toro e Calhanoglu al posto del Tucu e di Mkhitaryan. Il turco dà una gran palla a Dimarco che “spara” senza pensarci, ma Provedel tiene a galla i suoi. E’ l’Inter a comandare il confronto e Lukaku, rivitalizzato dall’ingresso di Martinez, con il primo spunto pericoloso della sua prestazione serve un grande assist a Dumfries che non riesce a depositare in rete. Inzaghi avanza ancora di più il baricentro con Gosens al posto di Bastoni (Dimarco arretra in difesa) e Lautaro, lanciato in contropiede, non riesce a concludere per il bel recupero di Casale. La pressione interista si concretizza con la rete di Lautaro, servito da Big Rom, ma è bravissimo Gosens a interrompere l’azione della Lazio e a far ripartire i suoi. Sarri avverte il colpo, anche perché i suoi non riescono più a riaccendersi. San Siro spinge come nei giorni migliori e Lukaku, trasformato nella ripresa, offre un altro assist che Gosens in acrobazia (e in anticipo su Marusic) devia in rete per il 2-1. Poi esce infortunato alla spalla destra sbattuta nell’impatto a terra: al suo posto De Vrij. La Lazio non ha le forze per reagire: attacca, ma senza cattiveria e subisce anche la seconda rete personale di Martinez, ora a quota 21 in stagione e a -4 dal suo record. Il Meazza è un bolgia e l’Inter di nuovo quarta (a pari merito con Roma e Milan) nella corsa Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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