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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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L'Inter vi ha parato il culo, adesso tocca a voi. [SM=x4983510]



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Marco_M77, 30/04/2023 15:29:

L'Inter vi ha parato il culo, adesso tocca a voi. [SM=x4983510]



Mi dispiace per gli amici salernitani ma la festa la pagano loro...musica e rinfresco! [SM=x611888]





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Napoli 1 - Salernitana 0 [SM=x611903]




"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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Alla grande!!! [SM=x4983510]





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"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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E niente ragazzi, la festa è rimandata, consoliamoci con la tettona che ha postato Gino! [SM=x611841]






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Verdi risponde a Okereke.
Il Verona aggancia lo Spezia.
Cremonese, quanti rimpianti



Grigiorossi in 10 dal 62' e sempre più lontani dalla salvezza,
i gialloblù agganciano il terzultimo posto, ma mancano il sorpasso


Matteo Pierelli

Un pareggio acciuffato per i capelli, che serve al Verona per agganciare lo Spezia al quart’ultimo posto. I gialloblù se la sono vista brutta contro una Cremonese che ha dominato il primo tempo andando in vantaggio con Okereke, mentre nella ripresa, dopo l’espulsione del neo entrato Quagliata (gomitata a Dawidowicz scovata dal Var), l’Hellas è salito in cattedra e ha trovato il pareggio con Verdi. Per i giallobllù, dunque, niente sorpasso ma solo aggancio allo Spezia: per come si stava mettendo la partita, la squadra di Zaffaroni si può accontentare. Contestato dai padroni di casa l’arbitraggio di Doveri, soprattutto per un intervento di Djuric su Buonaiuto nel recupero. Ora, per la squadra di Ballardini, si fa ancora più dura.

LA CHIAVE — Cremonese in campo con un paio di novità: Aiwu dietro sulla destra, mentre davanti Ciofani (mascherato per un infortunio al naso che si trascina da tempo) è preferito a Dessers. Nel Verona Djuric vince il ballottaggio con Gaich per una maglia da titolare. A centrocampo confermati Abildgaard e Tameze con ai lati Depaoli e Lazovic che all’andata aveva deciso la partita con una doppietta. Stavolta è la Cremonese a partire a razzo, trovando il gol dopo nove minuti: Depaoli perde una palla sanguinosa sulla trequarti, ne approfitta Okereke che si accentra e di destro batte Montipò. Il Verona, stordito dall’avvio in salita, fatica ad arrivare nell’area avversaria: solo Lazovic di testa e Magnani dalla distanza creano qualche preoccupazione a Carnesecchi nel primo tempo. Dall’altra parte, invece, i padroni di casa vanno vicino al raddoppio con un colpo di testa di Ciofani su cross di Castagnetti, ma Montipò è bravo a salvarsi in angolo.

REAZIONE — Nella ripresa il Verona alza il baricentro e cerca di spingere soprattutto sugli esterni: l’ingresso di Braaf a sinistra dà nuova linfa ai gialloblù. Che al 62’ beneficiano dell’espulsione di Quagliata (gomitata a Dawidowicz) segnalata all’incerto Doveri dal Var. La squadra di Zaffaroni a quel punto prende coraggio, mentre la Cremonese si disunisce. Prima Carnesecchi salva su Braaf, poi il portiere grigiorosso nulla può sul tiro di Verdi che, dopo aver toccato il terreno, prende una traiettoria beffarda. Nel finale ci sono vari capovolgimenti di fronte con Dessers che ha sfiora il gol vittoria (bravo Mantipò) all’87’. Poi c’è tempo solo per le proteste grigiorosse per l’intervento di Djuric su Buonaiuto nel recupero. Doveri lascia correre e a sorridere è solo lo Spezia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli, la festa scudetto è rimandata:
Dia all'84' gela il Maradona e la Salernitana fa 1-1

La squadra di Spalletti spreca il primo match point tricolore,
se ne riparlerà giovedì a Udine


Nicola Berardino


Il Napoli deve rinviare l’appuntamento con lo scudetto. La squadra di Spalletti non riesce a incassare contro la Salernitana la vittoria che serviva per chiudere i conti con il tricolore con sei giornate d’anticipo. Il gol di Dia al 39’ della ripresa fissa l’1-1 dopo che Olivera diciotto minuti prima aveva siglato quella rete che Napoli aspettava per far festa. Prima di scendere in campo gli azzurri avevano avuto da Milano la notizia che “serviva” per innescare il cammino per conquistare matematicamente lo scudetto: la Lazio non aveva vinto, anzi aveva perso contro l’Inter dopo essere andata in vantaggio, creando qualche ansia di troppo nei cuori napoletani. Il Maradona era pronto a far festa dopo 33 anni dall’ultimo scudetto, quello del bis con Maradona. Ora invece è tutto rinviato al prossimo turno, aspettando la trasferta di giovedì del Napoli a Udine e guardando però pure ai risultati di Lazio e Juventus.

MURO SALERNITANO — Rispetto alla formazione che ha vinto contro la Juventus, Spalletti inserisce i titolarissimi Rrahmani e Zielisnki. Confermati Olivera e Lozano, infortunati Mario Rui e Politano. Paulo Sousa modifica l’undici che ha battuto il Sassuolo con gli innesti di Daniliuc in difesa e Mazzocchi in mediana. Il Maradona si accende subito: al 2’ colpo di testa di Osimhen, fuori bersaglio. Avvio determinato da parte del Napoli che si spinge all’attacco dominando sul piano del possesso. Sciupa Olivera dalla distanza. Salernitana molto coperta e attenta in fase difensiva. Al 23’ Ochoa sventa in angolo una capocciata di Osimhen. Al 27’ la squadra di Sousa si sgancia con Dia: difesa degli azzurri in controtempo, conclude lo stesso Dia con un colpo di testa senza inquadrare la porta. Si fa sentire la spinta del Maradona per arrivare al gol degli azzurri che, con la vittoria, darebbe la certezza matedello scudetto. Il Napoli preme anche con grande generosità ma La Salernitana ha serrato i controlli sulle fasce. Al 41’ Ochoa devia di pugno un tiro insidioso di Anguissa. Un minuto di recupero prima dell’intervallo con le squadre ancora sullo 0-0.

L’ALTALENA DA OLIVERA A DIA — Nella ripresa la Salernitana parte con Botheim al posto di Candreva. Prova ad accelerare il Napoli. Cerca spazio in area Anguissa. Alto un tiro di Kvaratskhelia. Al 12’ sopra la traversa una spettacolare rovesciata di Zielinski. Che la 15’ lasci il campo con Lozano per essere avvicendati con Elmas e Raspadori. E al 17’ arriva il gol che i 52 mila del Maradona attendevano. Calcio d’angolo di Raspadori, dalla destra svetta con un deciso colpo di teta di Olivera che porta il vantaggio il Napoli. Esplode la gioia dei tifosi: con questo risultato il Napoli è campione d’Italia. Potrebbe raddoppiare subito dopo la squadra di Spalletti con Elmas protagonista di uno slalom tra cinque avversari, ma il suo sinistro va a lato della porta di Ochoa. Al 23’ nella Salernitana escono Vilhena e Bradaric ed entrano Piatek e Bohinen. Poi Mazzocchi cede il posto a Sambia. Kvaratskhelia e Lobotka sfiorano il raddoppio del Napoli. Al 37’ standing ovation del Maradona per Olivera, sostituito da Juan Jesus. Al 39’ Dia salta Osimhen, entra in area e con una parabola a rientrare infila Meret: raggelato il Maradona. Il pareggio della Salernitana rimette in gioco il risultato ma anche il salto del Napoli verso lo scudetto da conquistare oggi. Prodezza di Ochoa su Kvaratskelia. Escono Lobotka e Anguissa: spazio a Simeon e Ndombelè. Cinque minuti di recupero. Napoli all’attacco. Ma Ochoa è una saracinesca per la porta della Salernitana. Finisce 1-1. Rinviata la festa per lo scudetto. Ma è fortissimo l’applauso finale del Maradona per i ragazzi di Spalletti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo in 10? Ci pensa super Berardi:
doppietta ed Empoli ribaltato al 97'

In vantaggio con Cambiaghi e in superiorità numerica, i toscani subiscono la rimonta


Alex Frosio


Vietato il pareggio, ancora una volta. Sembrava scritto, come negli 11 precedenti in A, e invece Domenico Berardi si ribella: trascina il Sassuolo ridotto in 10 alla rimonta sull’Empoli con una doppietta in dieci minuti, il rigore-vittoria ottenuto e trasformato proprio in chiusura di recupero. Per i toscani è una brutta botta: hanno assaporato il successo, di un punto si sarebbero anche accontentati, invece tornano a casa a mani vuote e sperando di non farsi risucchiare dal fondo classifica.

LA PARTITA — L’Empoli è quello che ha più bisogno ed è la squadra di Zanetti a incaricarsi di “cominciare” la partita, con possesso nella metà campo del Sassuolo. Sembra l’acquazzone che all’8’ si abbatte sul Mapei Stadium, che dura appena due minuti. E invece no, l’Empoli colpisce all’11’ ed è un gran gol di Cambiaghi, che si inserisce su un disimpegno impreciso di Laurienté per Harroui, parte da dietro la linea di metà campo, punta Erlic, lo supera e di sinistro incrocia superando Consigli. Il Sassuolo si scuote e inizia a tessere il proprio di possesso, ma gli sfoghi a destra – dove Bajrami deve fare il Berardi, presente ma in panchina – producono solo cross che nessuno in area raccoglie. Dopo un quasi olimpico di Marin al 23’, il Sassuolo crea la prima chance con Laurienté il cui tiro cross è deviato in acrobazia da Defrel, ma a lato. Subito dopo la certificazione che Vicario è tornato a difendere la porta dell’Empoli: gran destro al volo di Lopez che spunta nel bosco di gambe in area e respinta portentosa del portiere toscano. Al 41’ la chance del raddoppio: Bandinelli recupera alto su Toljan e verticalizza per Caputo che controlla e calcia, colpendo il palo esterno. Di là, Frattesi cerca lo sfondamento ma alza troppo la conclusione potente con il destro. La manovra del Sassuolo non scorre fluida, e per questo Dionisi cambia subito tre giocatori a inizio ripresa: Pinamonti per Harroui, Henrique per Bajrami e Ferrari per Tressoldi, con Defrel che passa largo a destra.

LA SVOLTA — Il cambio decisivo però arriva al 13’: entra Berardi (per Defrel), che torna dopo 3 partite di assenza. Ma né la tecnica né l’agonismo – acceso da un parapiglia tra Lopez e Bandinelli, ammoniti – riescono a infiammare la partita. Zanetti inserisce Akpa Akpro per Grassi infortunato, poi Piccoli per l’esausto Cambiaghi e Fazzini per Bandinelli e crede di aver chiuso la partita quando Caputo devia in rete di testa un cross di Parisi al 28’, ma è in fuorigioco. Oppure un minuto dopo, quando Pinamonti protesta troppo platealmente con l’arbitro Dionisi e si becca il rosso diretto. Il Sassuolo senza più centravanti resta 4-3-2 con Berardi e Laurienté larghi. Pericoli finiti? Tutt’altro, la partita sta per girare. Il 10 neroverde sale in cattedra. Al 36’ ispira Frattesi che sbuccia il piatto destro a due passi dalla porta, un minuto dopo si inventa l’1-1: cross di Henrique e colpo al volo con il sinistro che sbatte due volte in terra e in diagonale sorprende Vicario. Satriano e Cacace sono le mosse di Zanetti per cercare di riprendersi tre punti pesanti, la fortuna non lo assiste: al 47’ cross di Satriano deviato da Henrique, Consigli guarda il pallone rimbalzare sulla traversa. Il problema poi è che Berardi ha voglia di vincerla: e a 12 secondi dalla fine dei 4 minuti di recupero si beve Cacace che lo stende in area. Rigore: Mimmo trasforma in alto a destra. E l’Empoli non ha più il tempo di riprendersi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina tutto facile contro una Samp
sempre più vicina alla retrocessione

Dopo 3 partite a secco la Viola torna alla vittoria.
Apre le marcature Castrovilli alla fine del primo tempo,
nella ripresa completano l’opera Dodo, Duncan, Kouame e Terzic


Giovanni Sardelli


Troppa Fiorentina per una Samp sempre più triste in fondo alla classifica. Graduatoria che vede i viola fare invece un triplo salto in avanti superando in un colpo Sassuolo, Monza e Bologna (che deve ancora giocare contro la Juventus). Finisce cinque a zero grazie soprattutto ad un secondo tempo senza storia con troppa differenza di valori e motivazioni fra le due squadre. Italiano cambia mezza squadra dopo la gara di Coppa Italia con la Cremonese. Davanti tocca a Jovic, in mezzo rispolverato Duncan, dietro gioca Ranieri. Ma soprattutto in porta esordio in Serie A per Cerofolini. Stankovic risponde con Leris (uscito alla mezzora per un problema alla spalla, dentro Djuricic) a supporto di Gabbiadini e Lammers. L’unica vera occasione dei primi trenta minuti capita sui piedi di Lammers dopo una bella combinazione: ma il tiro dell’attaccante da ottima posizione termina alto.

BENTORNATO CASTRO — Ritmi bassi e molta imprecisione con la Fiorentina che trotterella per mezzora, poi decide di spingere. Le occasioni arrivano di conseguenza con Duncan che calcia fuori e Ravaglia che compie un miracolo sul tiro di Castrovilli deviato da Gunter. Nei minuti di recupero la Viola passa: Biraghi mette morbido sul secondo palo per Castrovilli che impatta al volo di destro. Palla sul palo e poi dentro con Ravaglia immobile e primo gol in questo campionato per il numero 10 dopo i due in Conference. Non segnava in Serie A dal 22 dicembre 2021 (a Verona) con il terribile infortunio al ginocchio nel mezzo. La partita dei doriani, in pratica, finisce qui.

LA VIOLA DILAGA — Sistemato il vantaggio la Fiorentina gioca in scioltezza mentre la Samp esce totalmente dal match. Trascinata dal solito sontuoso Dodo, ormai idolo dei tifosi, la Viola attacca, si diverte, tira. E segna. Il raddoppio arriva proprio grazie al brasiliano, presentatosi in campo con i capelli tinti di viola, abile a ribadire in rete l’assist da terra di Jovic dopo una respinta di Ravaglia. Al 66’ partita in ghiaccio con Jovic che serve Duncan, doppio dribbling e sinistro (deviato) all’angolo. Chi pensa ad una punizione severa per una Samp discreta nel primo tempo, ma totalmente scomparsa per tutta la ripresa, non ha visto il resto. Amrabat recupera e manda in porta Kouame per il poker viola, poi Terzic sfrutta il lavoro di Jovic per piazzare nell’angolo il quinto gol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milik sbaglia un rigore ma firma il pari:
la Juve riparte con un 1-1 a Bologna

I bianconeri non superano i rossoblù,
passati in vantaggio con Orsolini dal dischetto,
ma frena l'emorragia di punti.
Allegri schiera il tridente, il polacco torna al gol dopo oltre tre mesi


Livia Taglioli


L’ultimo round dell’aprile nero della Juve si chiude con il pareggio di Bologna: un 1-1 che non consente alla squadra di Allegri di superare la Lazio e portarsi in seconda posizione in classifica – come resta negli obiettivi del club -, ma che segna la fine dell’emorragia di punti della Signora, dopo le tre sconfitte casalinghe consecutive in campionato. Un pareggio fra luci e ombre, che, rispetto alle ultime prestazioni, ha mostrato una Juve più compatta e agguerrita sul piano del carattere ma ancora con grandi limiti sul piano della manovra. Il Bologna non è riuscito a giovarsi dell’iniziale vantaggio, faticando poi a contenere la spinta bianconera ma non rinunciando a qualche pericolosa fiammata.

VANTAGGIO BOLOGNA — Allegri a Bologna riparte dai suoi fedelissimi, ma anche dal tridente che vede Milik al centro, e Chiesa e Kostic sulle ali, dopo l’infortunio in extremis di Di Maria, neanche in panchina, come anche l’infortunato Kean. Difesa a quattro fin dal 1’, con Cuadrado arretrato sulla linea dei terzini, con la coppia Danilo-Gatti al centro e Alex Sandro sulla mancina. Thiago Motta risponde col trio Orsolini-Barrow-Ferguson davanti ed uno schieramento a specchio. L’approccio al match è deciso e concentrato, la prima penetrazione è di Chiesa, fermato in extremis da Kyriakopoulos. Poi tocca al Bologna, che al primo affondo passa: al 6’ Danilo tocca sul ginocchio Orsolini scattato in area, lo schermo del Var al Dall’Ara non funziona ma a Lissone sì: è calcio di rigore. Dal dischetto, al 10’, è lo stesso Orsolini che di sinistro spiazza Szczesny, realizzando il suo nono gol stagionale.

LA RINCORSA… MA C’È SKORUPSKI — La Juve accusa il colpo ma reagisce: a suonare la carica è ancora Chiesa, rimpallato in angolo. Poi comincia lo Skorupski-show, che fra il 25’ e il 32’ salva la sua porta in quattro occasioni, inaugurando la serie con una chiusura su Milik e proseguendo con un doppio intervento ravvicinato su conclusioni di Fagioli. Al 29’ un momento chiave del match: Lucumi atterra Milik, che perde anche una scarpa, sulla linea dell’area. Di nuovo Var e di nuovo decisione a distanza, con identico esito: è rigore. Al 31’ è lo stesso Milik a portarsi sul dischetto, iniziare la rincorsa, inventarsi uno sciagurato saltello e tirare: ancora Skorupski si fa trovare pronto con l’appuntamento per la gloria, come un minuto più tardi, su un’altra incursione dell’attaccante polacco. È una Juve intraprendente ed aggressiva che schiaccia il Bologna nella sua metà campo, corre e crea occasioni. Come quella di Locatelli, che al 44’ preferisce un cross ad un tiro ma non c’è nessun compagno pronto alla deviazione in area. E allora il finale è tutto del Bologna, con Barrow che al 46’ chiama Szczesny a un intervento decisivo, seguito da un "muro" di Gatti. Ancora una sua fuga esalta il portiere bianconero, ma per l’arbitro è in fuorigioco.

CAMBI E PAREGGIO — La ripresa non regala emozioni degne di nota fino al momento dei cambi: al 58’ Soulé e Iling rilevano gli spremuti Fagioli e Kostic. E dai piedi dei nuovi entrati nascono le fiammate bianconere più importanti della ripresa: al 60’ Milik di sinistro trova lo spiraglio giusto in cui infilare il pallone dell’1-1, e tre minuti dopo Iling manda alto su invito dell’argentino. Il polacco non segnava dal 22 gennaio (3-3 con l’Atalanta), per la Juve è il primo gol di un attaccante dal primo aprile, quando ad andare in rete fu Kean. Il Bologna fa tremare la Juve con un colpo di testa di Posh, poi entra in campo anche il prestito juventino Cambiaso, e Miretti prende il posto di Chiesa. La partita alza il ritmo, il Bologna torna a farsi pericoloso, con Szczesny due volte decisivo in due minuti su una rovesciata di Orsolini e deviando in angolo una conclusione di Zirkzee. La Juve va in difficoltà, Aebischer ha la palla buona all’84’ ma sbaglia mira. Stesso epilogo per Soulé che manda alto da ottima posizione. Il finale è un flipper: anche Cambiaso sfiora il raddoppio, ancora una volta Szczesny dice di no.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 32ª Giornata (13ª di Ritorno)

28/04/2023
Lecce - Udinese 1-0
Spezia - Monza 0-2
29/04/2023
Roma - Milan 1-1
Torino - Atalanta 1-2
30/04/2023
Inter - Lazio 3-1
Cremonese - Verona 1-1
Napoli Salernitana 1-1
Sassuolo - Empoli 2-1
Fiorentina - Sampdoria 5-0
Bologna - Juventus 1-1

Classifica
1) Napoli punti 79;
2) Lazio punti 61;
3) Juventus(-0) punti 60;
4) Inter, Milan e Roma punti 57;
7) Atalanta punti 55;
8) Bologna e Fiorentina punti 45;
10) Monza punti 44;
11) Sassuolo punti 43;
12) Torino e Udinese punti 42;
14) Salernitana punti 34;
15) Empoli punti 32;
16) Lecce punti 31;
17) Spezia e Verona punti 27;
19) Cremonese punti 20;
20) Sampdoria punti 17.

(gazzetta.it)

(-0) Penalizzazione parzialmente e temporaneamente revocata della giustizia sportiva
dopo la sentenza del Collegio di Garanzia che ha deciso il 19 aprile scorso di rimandare
il procedimento ad altra Corte d'appello federale ma confermando l'impianto accusatorio
quasi in toto per i vertici dell'epoca, a partire da Andrea Agnelli, il che fa pensare
che la "punizione" è solo rimandata ed eventualmente da rimodulare (in senso afflittivo
la partecipazione alle prossime competizioni europee è a rischio anche per la concomitante
inchiesta UEFA che necessita di tempi più brevi rispetto al rischio di una lunga attesa
da parte della giustizia sportiva italiana). In più altri processi attendono la Juventus e
c'è chi ha già messo in moto il TAR per la riassegnazione a tavolino dello scudetto 2018/2019
al Napoli.
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Re:
ilpoeta59, 30/04/2023 16:58:

E niente ragazzi, la festa è rimandata, consoliamoci con la tettona che ha postato Gino! [SM=x611841]




meglio così, per me è una festa più lunga che partecipa pure alttre persone e le bancarele vendo altre magliette e le bandiere [SM=x611903]




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@Gino Daniele

meglio così, per me è una festa più lunga che partecipa pure alttre persone e le bancarele vendo altre magliette e le bandiere [SM=x611903]



È una cosa che rispetta le nostre tradizioni come il caffè sospeso e le pizze fritte oggi a otto. [SM=x611859]





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L'Atalanta rischia, ma vince ancora:
3-2 allo Spezia e torna in zona Champions

Vantaggio ligure con Gyasi, poi le reti di De Roon,
Zappacosta e Muriel ribaltano tutto.
Bourabia la riapre, ma non basta.
Brividi finali con la traversa di Verde


Andrea Elefante


Per l’Atalanta una vittoria da Europa, se da Champions si vedrà: sicuramente mette un po’ di pressione su Inter, Milan e Roma, almeno per un po’ scavalcate al quarto posto, con la terza vittoria consecutiva, che alla squadra di Gasperini mancava da settembre. Per lo Spezia una sconfitta che fa male, rende critico il cammino verso la salvezza, ma allo stesso tempo conforta: la squadra di Semplici è viva, non crolla quando sta per farlo, rimontata dall’1-0 al 3-1 e più volte sull’orlo del 4-1, ma anzi schiaccia la Dea, che senza il colpo del ko rischia quello del clamoroso 3-3, quando al 42’ Verde fa tremare la traversa.

LE SCELTE — Gasperini limita al massimo il turnover: riposa solo Ederson, non gli altri due diffidati, ovvero Maehle e Zappacosta. Dunque Koopmeiners al fianco di De Roon, con Pasalic sulla trequarti e doppio centravanti colombiano: la prima scelta del tecnico era per il tandem "pesante", con la coppia Zapata-Hojlund, ma il danese nel riscaldamento ha accusato un piccolo fastidio e a titolo precauzionale è rimasto in panchina, lasciando il posto a Muriel. Semplici riporta Ampadu in mezzo al campo, dunque dietro sceglie Wisniewski assieme a Nikolau; panchina per il diffidato Ekdal, Bastoni fa la mezzala e davanti, con Gyasi e Shomurodov, viene avanzato Agudelo.

PRIMO TEMPO — Si è capito presto che quella dell’Atalanta non sarebbe stata una passeggiata, perché sono subito emersi i problemi già incontrati dai nerazzurri contro squadre compatte e ordinate, che aspettano e ripartono: mancanza di qualità nelle ultime giocate, qualche pallone perso di troppo, difficoltà nel dialogo con le punte, un po’ svagato e spesso a terra (scarpe sbagliate?) Muriel, meno prepotente di sabato Zapata. Unico pericolo - per così dire - un tentativo di Toloi su radente indirizzato sul primo palo e deviato da un difensore, ma un minuto dopo, al 18’, una scena già vista molte volte. Palla persa a metà campo da Maehle, scivolato anche lui, e su contrasto Scalvini-Shomurodov il rimpallo favorisce Bastoni, che "passa" su Toloi e confezionata l’imbucata per il 2° gol in campionato di Gyasi. Tutto da rifare, anzi da fare, per l’Atalanta. Che però, rispetto ad altre occasioni, trova il pareggio abbastanza presto, dopo un tentativo di testa di Zapata e una paratona sulla linea di Dragowski, per murare una capocciata di Toloi: al minuto 32, sfruttando una palla inattiva (corner di Koopmeiners), l’1-1 arriva con una meravigliosa botta da 25 metri di De Roon, a raccogliere una respinta di testa di Wisniewski. Da lì in poi è quasi solo Atalanta, ma senza chance concrete per passare in vantaggio prima dell’intervallo.

SECONDO TEMPO — È un’altra Atalanta quella che torna in campo dopo il riposo e in 7’ scarsi, fra il 3’ e il 9’ sembra mettere in frigo la vittoria. Prima con un altro gran tiro dalla distanza di Zappacosta, su respinta di Wisniewski in seguito a flipper in area dopo l’ennesimo corner; poi con il 100° gol in Serie A di Muriel, che sfrutta un assist di Djimsiti, ancora sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Sembra fatta, anche perché i nerazzurri non staccano il piede dall’acceleratore e sfiorano il 4-1 ancora con Zappacosta, in tuffo di testa, frenato solo da un’azione combinata Dragowski-traversa. Lì si esaurisce la spinta della Dea e al 19’ una leggerezza di Toloi consegna a Shomurodov l’opportunità di un assist per l’accorrente che Bourabia sfrutta con una gran botta in corsa. Da lì in poi è quasi solo lo Spezia, che "vede" il 3-3 con Wisniewski, una ripartenza Agudelo-Shomurodov sfumata in extremis e soprattutto la botta di Verde. Per lo Spezia è la 16ª sconfitta in campionato, la terza nelle ultime quattro partite: la prossima gara con la Cremonese diventa un crocevia fondamentale, ma forse con un po’ di fiducia in più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La prima volta di Paredes,
il ritorno di Vlahovic:
la Juve riparte, Lecce ko

L'argentino rompe il ghiaccio in bianconero,
l'attaccante era a secco dallo scorso 16 marzo.
Per i salentini a segno Ceesay su rigore.
De Sciglio esce in barella, in lacrime: infortunio al ginocchio destro


Filippo Cornacchia


Salutato l’aprile nero (2 vittorie in 9 partite), il maggio della Juventus inizia nel migliore dei modi. Dopo 3 sconfitte consecutive in campionato (Lazio, Sassuolo, Napoli) e il pareggio di Bologna, la squadra di Massimiliano Allegri in un colpo solo ritrova la vittoria - battuto un buon Lecce per 2-1 - e anche il gol di Dusan Vlahovic, che non segnava dal rigore di Friburgo (16 marzo) e su azione addirittura da febbraio. Un successo importante per la volata Champions macchiato dall’uscita in barella – e in lacrime - di Mattia De Sciglio dopo mezzora. Il terzino si è procurato una lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio destro.

SENZA RABIOT E STREFEZZA — Allegri lascia a riposo Adrien Rabiot e al suo posto schiera Miretti in mezzo al campo con Paredes in regia e Fagioli a completare il trio. Mentre Baroni, già privo dello squalificato Strefezza, perde Askildsen per influenza.

LA SBLOCCA PAREDES — Nel primo tempo succede un po’ di tutto. Si parte con un gol annullato al Lecce (fuorigioco di Ceesay). Dal brivido per il possibile svantaggio l’Allianz Stadium passa in fretta alla gioia per l’1-0. Dopo il tentativo di Kostic (pallonetto fuori di poco), a portare avanti i bianconeri è Leandro Paredes (15’), direttamente sul calcio di punizione. L’argentino festeggia la prima rete in bianconero andando a cercare Paul Pogba in panchina. Sbloccata la gara, la Juve sembra poterla chiudere in anticipo. Ma prima Miretti viene anticipato da Gonzalez (osservato speciale dei bianconeri come Hjulmand) sul più bello, poi il centrocampista segna il 2-0 su pregevole assist di Fagioli (pallonetto da PlayStation) ma l’arbitro annulla per fuorigioco dopo il controllo del Var.

LIBERAZIONE VLAHOVIC — Alla mezz’ora cala il gelo sullo Stadium. De Sciglio dopo un contrasto con Banda si accascia a terra in lacrime toccandosi il ginocchio destro. I compagni invocano immediatamente il cambio e il terzino lascia il campo in barella - e piangendo - tra gli applausi del pubblico. Le lacrime di De Sciglio (sostituito da Cuadrado) mettono in apprensione i compagni e lo stadio. E dopo pochi minuti (36’) il Lecce riapre la partita su rigore. L’arbitro Fourneau punisce il braccio alto di Danilo e Ceesay fa 1-1 dal dischetto. Nel momento più difficile, la Juve ritrova un colpo da vero Vlahovic. Il serbo (41’) gira in rete il cross dalla sinistra di Kostic. Un timbro pesantissimo per la Juve e soprattutto per l’ex viola, che non segnava da Friburgo (16 marzo) e su azione da febbraio. Più che un gol, una librazione. Vlahovic chiude una astinenza di 1083 minuti.

DANILO E CEESAY — La ripresa si apre sulla falsa riga del primo tempo. Miretti di nuovo protagonista, ma la mira è ancora sbagliata. La risposta del Lecce è affidata a un gran tiro di Baschirotto e alle sgasate di Banda sulla sinistra. La Juve prova a mandare in archivio la gara in anticipo, ma al 18’ s.t. il colpo di testa di Danilo si stampa sulla traversa. Allegri manda in campo Chiesa e Pogba, ma sono i salentini ad avere l’occasione migliore. Il solito Ceesay (34’) ci prova di testa, ma ancora una volta trova Szczesny reattivo. Sul ribaltamento di fronte Pogba scalda il pubblico procurandosi una punizione al limite dell’area. Di Maria calcia alto, ma alla Juve basta e avanza la ritrovata vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Salernitana, non basta la tripletta di super Dia:
è pari con la Fiorentina

I padroni di casa vanno avanti tre volte con l'eroe del Maradona ma vengono
sempre raggiunti dai viola, a segno con Gonzalez, Ikoné e Biraghi


Roberto Guerriero


Sei gol in novanta minuti, prima tripletta italiana di Dia ed un pareggio che soddisfa tutti. All’Arechi lo spettacolo non è mancato. La Salernitana conquista il decimo risultato utile consecutivo ed incrementa il vantaggio sulla zona salvezza (ora a meno otto), la Fiorentina recupera tre volte lo svantaggio, evita la sconfitta e dà continuità alla vittoria della scorsa domenica. Risultato giusto.


LA PARTITA — In avvio i due allenatori fanno ricorso ad un ampio turnover senza rinunciare ai loro moduli di riferimento: 3-4-2-1 per la Salernitana con quattro cambi rispetto alla partita con il Napoli, 4-2-3-1 per la Fiorentina con sette novità di formazione. Il maggior possesso palla della Fiorentina caratterizza l’inizio partita ma la Salernitana, dopo aver rischiato su un tiro ravvicinato di Barak, punisce al primo errore la squadra avversaria. Al 10’ la difesa dei toscani è troppo alta e posizionata male, Quarta si lascia infilare da Bradaric e Dia se na va tutto solo dalla metà campo fino all’area di rigore. L’attaccante senegalese dopo aver superato Biraghi (l’unico a tentare il recupero), mette alle spalle dell’ex Terracciano. Per Dia, a segno al Maradona tre giorni fa, è il tredicesimo gol in campionato che lo consacra come il miglior attaccante della storia in A della Salernitana (superato Marco DI Vaio). A fine gara arriverà a quindici reti. La reazione della Fiorentina è condizionata dagli errori in fase di costruzione. Soltanto al 33’ arriva il primo importante sussulto: Ochoa fa ripartire male l’azione e regala il pallone agli avversari ma Gonzalez tira alto sulla traversa. L’attaccante argentino impiega solo tre minuti per riscattarsi. Lo fa sfruttando una delle sue principali qualità, così con un preciso colpo di testa (sovrastato Daniliuc) capitalizza l’assist di Dodò che crossa dal fondo dopo uno scambio con Ikoné. Per Gonzalez è il quinto gol in questo torneo.


LA RIPRESA — Nel secondo tempo (14’) Dia punisce ancora una volta una disattenzione della difesa avversaria e dopo una fuga solitaria realizza il nuovo vantaggio con un tiro preciso. Nel giro dei cambi diventa prezioso per la Fiorentina l’inserimento di Bonaventura che, dodici minuti dopo, costruisce una gran giocata che Ikoné trasforma in gol dopo aver superato Ochoa. Le emozioni non mancano. La Fiorentina tenta il sorpasso ma il colpo di testa ravvicinato di Igor è respinto da Ochoa. In vantaggio, però, torna di nuovo la Salernitana, ancora con Dia. A nove minuti dalla fine l’attaccante va a segno su rigore concesso giustamente per fallo di Terracciano che, in uscita, travolge Mazzocchi lanciato verso la porta. La Fiorentina non molla e ci pensa Biraghi, a cinque minuti dalla fine, a riportare di nuovo in equilibrio la partita su tiro di punizione. Il pari accontenta tutti e gli applausi sono meritati per entrambe le squadre.

Fonte:Gazzetta dello Sport
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Apre Buongiorno, chiude Pellegri:
un bel Toro passa in casa Samp

Granata più vivaci, sbloccano la gara con il primo gol in
Serie A del difensore e la chiudono nel finale:
Samp a un passo dalla retrocessione


Mario Pagliara


Il Torino si regala una bella vittoria in casa di una Sampdoria in pieno naufragio, proprio alla vigilia delle celebrazioni del 4 maggio con le quali si ricorderà il Grande Torino. Alla squadra di Juric basta un volitivo quarto d’ora di intensità nella parte finale del primo tempo, con in mezzo il gol-partita di Alessandro Buongiorno, per strappare i tre punti a Genova. Nel finale il due a zero firmato da Pellegri in contropiede. I granata salgono a quota 45, mettendosi in classifica a un punto dalla Fiorentina, mentre per la squadra di Stankovic è davvero notte fonda: questa sconfitta suona come una sentenza, la retrocessione in B è un passo.

BUONGIO DAY — Chi crede al destino, è autorizzato a pensare che ci sia qualcosa di mistico nel primo gol in Serie A (e il primo in assoluto alla 73esima presenza con la maglia del Torino) di Alessandro Buongiorno. Dopo trentadue minuti, ci pensa il calciatore dal cuore-Toro per antonomasia (è entrato nella scuola calcio del club all’età di sei anni) a sbloccare un equilibrio quanto meno apparente nella sfida di Marassi, in casa della Sampdoria. Equilibrio apparente, perché il Toro ha sempre avuto in mano le redini dell’incontro. Dicevamo della mistica: domani, 4 maggio, per la prima volta nella sua vita, sarà proprio Buongiorno a leggere i nomi dei trentuno caduti nella tragedia di Superga del 4 maggio 1949 sotto la Lapide sul Colle. Un momento sempre molto intenso, partecipato, sentito dal mondo granata e, poche ore prima di questa liturgia che si replica da 74 anni, il ragazzo cresciuto nel quartiere dello stadio Olimpico Grande Torino firma il vantaggio a Marassi, anticipando Augello sul cross pennellato di Ilic.

RISSA FINALE — Messa una ruota davanti, il Toro prova a chiudere i conti prima dell’intervallo: Ravaglia si salva in angolo su Vlasic (37’) servito da Singo. Sugli sviluppi, Sanabria sfiora il raddoppio di testa e poco dopo ci va ancora vicinissimo con una conclusione dal limite. Per tutto il primo tempo la Sampdoria non è pervenuta. Encomiabile, invece, il supporto di una gradinata Sud piena di mercoledì pomeriggio, nonostante una squadra praticamente retrocessa e una società che rischia il fallimento. Il secondo tempo è un puro esercizio di palleggio e di controllo, da parte del Toro, mentre la Sampdoria è senza armi e, forse anche senza voglia. La partita scivola via tra i cambi, qualche giallo (come quello di Singo al 15’: diffidato, salta il Monza) e un bel tiro a giro di Miranchuk. È una ripresa fantasma, e al Toro va bene così. Gli ultimi a non arrendersi sono i tifosi blucerchiati: “Giù le mani dalla Sampdoria”, è il coro con il quale cala il sipario insieme alla contestazione verso la società. Nel recupero Pellegri raddoppia in contropiede, si porta le mani alle orecchie e punta la gradinata Sud. Un gesto che scatena un rissone in campo con la reazione dei tesserati blucerchiati, durato più di dieci minuti e proseguito dopo la fine della partita, con tutte le panchine dentro il rettangolo di gioco: viene espulso Amione, Stankovic mette le mani alla gola a Juric (poi fra i due c’è stato un abbraccio), il segretario generale della Samp Ienca è tra i più nervosi e prova più volte ad aggredire Pellegri. Un brutto finale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Lazio vince con Felipe Anderson e Basic:
il Napoli rinvia la festa scudetto, Sarri resta secondo

Contro il Sassuolo, decide una rete del brasiliano a inizio partita,
poi il raddoppio in pieno recupero:
Spalletti festeggia se domani sera fa almeno un punto a Udine


Nicola Berardino


Dopo due sconfitte, la Lazio torna a vincere e si tiene stretto il secondo posto in classifica. I gol di Felipe Anderson in avvio di partita e di Basic nel finale impacchettano la vittoria contro il Sassuolo. Il Napoli deve così rinviare la festa scudetto. Ma alla squadra di Spalletti basterà fare almeno un punto a Udine domani sera. La formazione di Sarri deve però faticare parecchio contro la squadra di Dionisi che ha pure buone chance per pareggiare (soprattutto una traversa con Frattesi) prima di subire il terzo stop di fila in trasferta.

SBLOCCA FELIPE ANDERSON — Sarri deve fronteggiare le assenze di Cataldi e Romagnoli, così inserisce Patric come centrale e Vecino nel ruolo di play. Torna Lazzari da titolare come terzino destro e Marusic si sposta sull’altra corsia. Parte dalla panchina Milinkovic: c’è Vecino sulla destra del centrocampo. Dionisi è privo degli squalificati Lopez e Pinamonti, ma recupera Tressoldi e rilancia Berardi dal primo minuto. Zortea, Ferrari e Rogerio le novità in difesa rispetto alla gara con l’Empoli. In mediana entrano Obiang ed Henrique. La Lazio scatta subito all’attacco. Al 3’, botta di Felipe Anderson, sulla respinta di Consigli, si avventa Marcos Antonio che calcia alto. Replica del Sassuolo: parabola di Berardi, fuori bersaglio. Al 7’ la Lazio va a segno con Immobile: il gol prima non viene convalidato per fuorigioco, ma arriva l’ok dal check del Var che poi fa però marcia causa fuorigioco dello stesso attaccante sul lancio di Marcos Antonio. Si riparte dallo 0-0. Al 12’, irrompe Immobile, ribatte Consigli, Vecino non riesce a coordinarsi al tiro. Gara a ritmo sostenuto. Al 14’, biancocelesti in vantaggio: gran lancio di Marcos Antonio che taglia mezzo campo e innesca Felipe Anderson al tiro che fulmina con un diagonale Consigli. Nono gol in campionato per il brasiliano. La squadra di Sarri potrebbe raddoppiare al 20’: Zaccagni non centra la porta. Al 31’ Sassuolo insidioso: cross di Frattesi, il tiro di Henrique va sull’esterno della rete. Discesa a rete di Lazzari al 36’: Consigli è di guardia. Al 45’ si ferma Vecino per problemi al flessore: gli subentra Milinkovic. Duro scontro di testa tra Luis Alberto e Tressoldi. Sassuolo vicinissimo al pareggio al 49’: traversa di Frattesi, lanciato da Berardi.

IL BIS CON BASIC NEL FINALE — Nella ripresa Dionisi comincia con Bajrami al posto di Laurientè. Tentativo di Obiang fuori. Replica della Lazio con Marcos Antonio: sul fondo. Sassuolo in crescita. Al 18’, diagonale di Defrel a lato. Al 23’ due cambi nella Lazio: Hysaj e Pedro per Marusic e Immobile. Al 26’ Provedel blocca una rasoiata di Berardi. Marcos Antonio stop per guai muscolari: entra Basic. Con Luis Alberto che si sposta in regia. Due sostituzioni tra gli emiliani: prima Alvarez per Defrel e poi Toljan per Zortea. Al 30’ Provedel respinge di pugno una punizione di Bajrami. Proteste laziali per un mani di Toljan in area su incursione di Zaccagni. Basic tenta la via del raddoppio per i biancocelesti: fuori. Nel Sassuolo Erlic avvicenda Tressoldi. Trema la Lazio al 44’ Patric devia in angolo su una fiondata di Thorstvedt. Poi colpo di testa di Frattesi, fuori. Cinque minuti di recupero. Al 47’ la Lazio chiude i conti con Basic, abile a chiudere a rete un eccellente assist di Zaccagni con la difesa emiliana in controtempo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Okereke gela il Milan, Messias lo riporta a galla.
Ma la corsa Champions si complica

Il turnover di Pioli non paga,
la Cremonese passa e poi viene ripresa nel finale.
I rossoneri pagano i tanti errori sottoporta.
Il Var annulla un gol a Saelemaekers


Francesco Pietrella


Un graffio prima del gong. Il Milan riacciuffa la Cremonese a San Siro all’ultimo minuto, ma i rimpianti pesano come macigni e fiaccano la squadra, incitata sotto la curva a fine partita, mentre lì davanti c’è chi prova a scappare via. Okereke, d’orgoglio e cinismo, sfiora il colpo fuori casa con un gol a un quarto d’ora dalla fine, ma il sinistro di Messias riporta la Cremo sulla terra e tiene a galla il milan. Nel frattempo, Pioli vede passargli accanto un treno velocissimo: è quello per la Champions, su cui siedono Lazio, Juve, Inter, Atalanta e Roma, tutte vincitrici tranne i giallorossi, fermati a Monza. Il Milan al momento è sesto in classifica a due punti dai nerazzurri, comunque aggrappato al vagone.

LE SCELTE — Pioli stravolge la squadra come da copione. Il prossimo step è la Lazio a San Siro, scontro diretto in chiave Champions, mentre all’orizzonte c’è il derby in semifinale. Ecco spiegati i sette cambi rispetto alla sfida con la Roma: dentro i quattro belgi – De Ketelaere, Vranckx, Saelemaekers e Origi – Ballo-Touré al posto di Theo e il tandem Kalulu-Thiaw in difesa. Ballardini risponde con 4-4-1-1 solido e prudente, con Benassi versione esterno, Bonaiuto a sinistra e Felix unica punta, con lo scopo di non dare riferimenti ai rossoneri. Dietro di lui il fantasista cileno Pablo Galdames, supportato da due mediani di corsa e sostanza, Pickel e Meité, passato dal Milan due anni fa per soli sei mesi.

CDK SBAGLIA — Il trasformista Pioli prova a pungere la Cremonese stravolgendo i suoi dogmi. Il Milan mette da parte il 4-2-3-1 e passa a un più offensivo 4-2-2-2, dove Origi fa l’ala sinistra – il ruolo con cui fu lanciato a Lilla da Rudi Garcia – e i due fantasisti, CDK e Diaz, galleggiano sulla trequarti spingendosi in avanti, nella zona delle punte. Ballo prova a fare il Theo, e per i primi 10’ non sfigura, ma la differenza è tutta nel gioco: il francese attacca per vie centrali, il senegalese va sul fondo, quindi Pioli non ha chi rompe la linea avversaria. L’approccio tattico gli dà ragione però: dopo dieci minuti Kalulu premia l’inserimento di Saelemaekers alle spalle di Vasquez, il belga controlla e batte Carnesecchi, scivolando sull’erba e incassando gli applausi di Ibra in tribuna, ma Pairetto ferma tutto: fuorigioco. La Cremo difende il fortino con le armi migliori che ha, ovvero l’esperienza di Chiriches e gli affondi di Sernicola, ma è il Milan a fare la partita. L’occasione più importante capita a De Ketelaere al 20’. Il belga è bravo a rincorrere una palla persa per trenta metri, ma poi cincischia sul pallone facendosi stoppare da Carnesecchi, bravo in uscita. La curva apprezza però, e per almeno cinque minuti canta in suo onore: “De Ketelaere facci un gol”. Lui ci prova, inizia bene, ma col passare dei minuti rientra in quel vortice di scelte sbagliate che lo sta condizionando da inizio anno. Origi ala sembra funzionare meglio invece, impegna la Cremonese un paio di volte, ma i rossoneri non affondano.

COLPO OKEREKE — I primi atti di Pioli e Ballardini sono logici, scacchistici: fuori Bennacer e dentro Krunic, mentre la Cremo manda in campo Valeri e Okereke al posto di Bonaiuto e Benassi, due giocatori rapidi da contropiede. Il Milan costruisce, tiene il possesso, ma non incide, impantanandosi a dieci metri dal traguardo: al 60’ Diaz si divora il gol dell’1-0 mandando il pallone alto sopra la traversa da neanche dieci metri, dopo un ottimo affondo di Saelemaekers a destra, tra i migliori dei suoi. Tre minuti dopo Valeri fa lo stesso, sempre di testa e sempre da dieci metri, disperandosi sotto lo spicchio dei tifosi grigiorossi. A questo punto San Siro vibra e si alza in piedi per i cambi: Pioli cala i due jolly, Leao e Giroud, entrati al posto di un buon Origi e del solito De Ketelaere, propositivo ma inconcludente. Alla fine, dopo un assedio sterile, la Cremonese trova il guizzo al 77’ con David Okereke, l’uomo dei gol pesanti che aveva già segnato a San Siro contro l’Inter (settimo squillo in Serie A). Il nigeriano approfitta di uno scontro tra Thiaw e Kalulu, controlla con il sinistro e punge Maignan, festeggiando accanto alla bandierina e con tutta la panchina grigiorossa accanto a lui.

ULTIMO SECONDO — Il colpo ballardiniano riesce a metà. A due minuti dalla fine il Milan tira fuori l’orgoglio e graffia: calcio di punizione di Messias dalla trequarti, la palla attraversa l’area, viene deviata e finisce in porta, togliendo ai grigiorossi il terzo successo in 5 partite. C’è tempo per gli ultimi due brividi: Pickel viene espulso per aver colpito Tonali a palla lontana durante un’azione della Cremo sulla sinistra. Poi le speranze di rimonta del Milan si infrangono su una gran parata di Carnesecchi – il migliore – su destro di Krunic. Finisce così, 1-1 con Messias risolutore. Ma così la Champions è rischio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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