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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Tris della Fiorentina a Verona: Biraghi segna da metà campo!

La squadra di Italiano firma un successo che mancava dal 7 gennaio col Sassuolo.
Due gol in un primo tempo dominato, poi la perla del capitano nel finale


G.B. Olivero


Dopo una lunga rincorsa il Verona si ferma proprio nell’occasione in cui avrebbe potuto raggiungere lo Spezia e magari far venire qualche brutto pensiero alla Fiorentina. Invece i viola vincono agevolmente segnando due volte nel primo tempo e una a fine ripresa, concedendo pochissimo e gestendo la gara senza affanni. La squadra di Italiano ha preso in mano la partita fin dall’inizio, mentre la manovra del Verona, lenta e confusa, non ha mai trovato sbocchi. L’unico rimpianto per i gialloblù è l’occasione enorme sprecata da Lasagna per firmare l’1-1: magari sarebbe nata un’altra partita. E invece poco dopo la Fiorentina ha raddoppiato e non c’è più stata storia. Applausi per Cristiano Biraghi che ha realizzato il 3-0 calciando una punizione da dietro la linea del centrocampo e scavalcando Montipò che non si aspettava la conclusione.

PRIMO TEMPO — Italiano torna al 4-2-3-1 avanzando Barak sulla linea degli esterni. L’obiettivo è aggredire Tameze e giocare uno contro uno nella trequarti avversaria. Il Verona appare un po’ bloccato dall’importanza della gara e fatica a trovare le misure agli avversari. I viola si muovono con maggiore scioltezza, eseguono bene il piano preparato dal loro allenatore e sbloccano la gara al primo tiro in porta. Al 12’ Dodo serve Ikonè sulla linea laterale a metà campo, i gialloblù sono piazzati male, Dawidowicz sbaglia cercando di aggredire l’avversario in campo aperto e viene saltato con estrema facilità. Ikonè serve in area Barak, che di sinistro batte Montipò. Tutto troppo semplice. Il Verona, che prima del gol era stato pericoloso su azione d’angolo (testa fuori di Hien), fatica a reagire. Al 29’, comunque, l’Hellas costruisce la grande occasione per il pareggio: dopo una veloce ripartenza Lazovic pesca a centro area Lasagna che di testa con la porta spalancata sbaglia la mira e mette sul fondo. Il primo tiro gialloblù nello specchio è di Duda, che al 30’ impegna Terracciano da fuori. Al 38’, però, la Fiorentina raddoppia: corner di Mandragora e girata sotto porta di Cabral, che anticipa Hien. E prima dell’intervallo i viola vanno vicini al terzo gol con un tiro di Dodo respinto da Montipò e il seguente tap-in di Barak deviato da Dawidowicz.

RIPRESA — A inizio ripresa Zaffaroni inserisce Cabal e Braaf al posto di Magnani e Doig. Proprio Braaf prova a dare la scossa con un paio di scatti e un tiro respinto da Terracciano. Ma la Fiorentina non va mai in sofferenza e anzi costruisce l’occasione per il terzo gol, però la conclusione di Ikonè, servito da Gonzalez, viene respinta da Cabal. Italiano cambia interpreti: fuori progressivamente Barak, Amrabat, Cabral, Terzic e Ikonè e dentro Bonaventura, Castrovilli, Jovic, Biraghi e Saponara. Il Verona si affida a Gaich e Verdi, ma la sostanza non cambia e il pericolo maggiore, si fa per dire, arriva da un tiro-cross di Lazovic deviato in angolo da Terracciano. Al 42’ l’unica occasione della ripresa per il Verona: cross delizioso di Lazovic, colpo di testa di Gaich e palo esterno. E al 44’ la magia di Biraghi: fallo su Mandragora, il terzino viola vede Montipò fuori dai pali e segna calciando da dietro la linea di metà campo. Una prodezza che nobilita la bella vittoria della Fiorentina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/02/2023 20:59
 
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Gioiello di Luis Alberto: la Lazio gode, la Samp piange

Un destro a giro dello spagnolo a 10’ dalla fine permette ai
biancocelesti di piazzarsi al quarto posto con un punto sulla Roma.
Blucerchiati penultimi


Nicola Berardino


Una lunga e faticosa rincorsa della Lazio per arrivare al gol che sblocca la gara e manda al tappeto la Sampdoria. Al 35’ della ripresa una perla di Luis Alberto impacchetta tre punti che fanno salire al quarto posto la squadra di Sarri, in attesa della partita della Roma di domani a Cremona. Decisiva la firma dello spagnolo, a segno anche nelle due precedenti vittorie all’Olimpico contro i doriani. Partita molto tirata, ben controllata dalla Sampdoria fino al gol. La squadra di Stankovic ha giocato con generosità e attenzione salvo calare sul piano del ritmo nel finale. Alla distanza la Lazio, dopo aver fallito diverse buone occasioni, fa valere la sua maggiore qualità attraverso il gran gol di Luis Alberto.

SAMP BLINDATA — Sarri può recuperare Milinkovic e Pedro (in campo con mascherina dopo l’operazione al setto nasale), mentre Zaccagni e Romagnoli partono dalla panchina. In difesa, torna dal 1’ Lazzari e Marusic viene smistato sulla corsia sinistra. Stankovic deve fare a meno degli infortunati Murillo e Duricic. Zanoli integra la linea arretrata. L’innesto di Rincon in mediana fa avanzare Cuisance nella trequarti. Samp subito attenta a bloccare i varchi sulle fasce. Manovra la Lazio, più predisposta in fase di palleggio. Il pressing doriano si sviluppa a tutto campo. Al 20’, cerca la rete Pedro: tiro deviato da Amione in angolo. Immobile, tradito da un rimbalzo, non trova la coordinazione al tiro da buona posizione. La Lazio non riesce a rendere fluide le verticalizzazioni. Si allunga la Sampdoria: Leris fermato in area da Marusic. Che al 29’ è lesto ad intervenire per deviare una conclusione di Cuisance: brividi per la Lazio. Al 34’, Zanoli anticipa Pedro al tiro. Pedro trattenuto da Leris in area: Colombo fa proseguire. Nuovo tentativo di Pedro: a lato. Al 41’, biancocelesti vicini al gol: botta di Felipe Anderson, sulla respinta di Audero Pedro colpisce il palo, Immobile non inquadra la porta. All’intervallo sullo 0-0 con qualche fischio dal pubblico dell’Olimpico.

LA MAGIA — La ripresa parte con una Sampdoria più disinvolta. Al 7’, Gabbiadini liberato al tiro da un improvvido disimpegno di Marusic: para Provedel. All’11’, ancora l’attaccante doriano impegna il portiere laziale, questa volta di testa. Doppio cambio nella Lazio al 12’: entrano Vecino e Zaccagni per Cataldi e Pedro. Al 15’, Immobile sciupa una buonissima chance: alto. Lazio imprecisa nelle sue trame. Proteste laziali per un atterramento di Zaccagni da parte di Leris. Aumenta l’intensità offensiva della squadra biancoceleste. Al 23’, Marusic non centra la porta. Sarri chiede ai suoi di alzare il ritmo. Stankovic procede a una doppia sostituzione: escono Gabbiadini e Cuisance, spazio a Rodriguez e Ilkhan. Al 29’, Audero si oppone con prontezza a un bolide di Felipe Anderson. Alto un colpo di testa di Casale. Al 35’ risolve Luis Alberto: la sua parabola da fuori area non dà scampo ad Audero e porta il vantaggio la Lazio. Quinto gol in campionato per lo spagnolo. La Samp prova a reagire: lo spunto di Lammers in area non viene finalizzato. Al 40’, Sarri fa entrare Basic e Hysaj per Milinkovic e Lazzari. Quattro minuti di recupero. Samp all’attacco, Lazio in guardia. I tre punti danno forza alle ambizioni Champions della squadra di Sarri.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/02/2023 21:03
 
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Roma, che tonfo!
Una clamorosa Cremonese vince
la prima gara in campionato



Le reti di Tsadjout e Ciofani su rigore, intramezzate dal gol di Spinazzola,
regalano il primo successo alla squadra di Ballardini.
Per Mourinho, espulso a inizio ripresa, si complica la corsa Champions


Andrea Pugliese

Dopo lo Spezia dell’era Garcia-Fonseca ecco un altro incubo romanista. È la Cremonese, che dopo la Coppa Italia batte ancora i giallorossi per 2-1, impedendo alla Roma di agganciare Inter e Milan al secondo posto. Fosse per la Cremonese, probabilmente giocherebbe sempre con la Roma visto che quest’anno ha vinto tre partite di cui due proprio con la Roma (l’altra con la Ternana ad agosto, in Coppa Italia, quella con il Napoli l'ha conquistata ai rigori). A decidere la vittoria grigiorossa le reti di Tsadjout e Ciofani, a cui una Roma assai brutta ha risposto con Spinazzola. A peggiorare le cose il rosso per proteste di Mourinho (il terzo stagionale), che sarà così costretto a saltare la sfida di domenica prossima con la Juventus.

ANCORA TSADJOUT — Mourinho è senza Smalling (squalificato) e lancia per la prima volta dal via Wijanldum, confermando Belotti al centro dell’attacco e Dybala alle sue spalle, anche lui in campo dal primo minuto. Ballardini invece ha bisogno di vincere per sperare ancora nella salvezza e schiera addirittura tre punte: Felix, Okerere e Tsadjout, con Dessers che parte invece dalla panchina. La partenza dei giallorossi è anche buona, almeno a livello di intensità ed energia. E Wijnaldum sembra subito a suo agio, tanto che dopo 3’ di gioco è proprio lui ad andare vicino al gol. Solo che la Cremonese è messa bene in campo, chiude bene gli spazi e pressa alto quando c’è da pressare. Così al 17’ la squadra di Ballardini passa, con il secondo gol consecutivo di Tsadjout, bravo a capitalizzare da fuori un bell’assist di petto di Valeri. Il gol innervosisce la Roma, che non riesce più a rendersi davvero pericolosa. Ci riprova Wijanldum da fuori, poi una punizione alta di Dybala e niente più. Anche perché si gioca più a destra che a sinistra, ma la giornata di Zalewski non è delle migliori e così la costruzione ne risente. Spinazzola, invece, dall’altra parte non viene mai innescato, mentre anche Belotti davanti prova a sbattersi come può, ma a livello di efficacia poco e niente. Nel viene fuori una squadra che al contrario del solito tiene molto il pallone (63%), ma non riesce quasi mai a rendersi pericolosa. Cosa che invece fa ancora Tsadjout, ma la sua conclusione stavolta è da dimenticare. Si va al riposo sull’1-0 per la Cremonese e l’impressione di una partita bruttina a livello di gioco.

BOTTA E RISPOSTA — La ripresa inizia con il rosso a Mourinho, che litiga platealmente con Serra, il quarto uomo. Il che, ovviamente non fa che innervosire ancora di più una Roma che sembra non riuscire a piazzare tre passaggi di fila. A guidare i giallorossi va allora il preparatore dei portieri Nuno Santos, visto che anche il vice di Mourinho (Foti) è out per squalifica. Ed alla Roma va bene che Spinazzola salva su Felix in una ripartenza tre contro due in cui la Cremonese può chiudere i giochi. Così al 18’ la Roma cambia tutto, mandando dentro insieme Abraham (senza mascherina), Solbakken, El Shaarawy e Matic. I minuti però passano, ma di occasioni non c’è traccia. E così mentre Ballardini mette Meitè per rinforzare il centrocampo (passando al 3-5-2), la Roma butta dentro anche Karsdorp, giocando gli ultimi 25 minuti con un 4-2-3-1 che spesso diventa anche un 4-2-4 superoffensivo. Abraham ha una buona occasione ma la spreca, al 25’ arriva però il pari: lancio di Mancini per Spinazzola, che controlla e brucia Carnesecchi di piatto. Allora ci prova anche Dybala in corsa, Carnesecchi salva su El Shaarawy in uscita, ma al 35’ Ciofani (appena entrato) regala un assist d’oro ad Okereke, atterrato in area di Rui Patricio: sul dischetto va lo stesso centravanti abruzzese che fa 2-1. Finisce con i padroni di casa chiusi a difesa di una vittoria preziosissima e l’ultimo disperato tentativo di Dybala.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Festa Juve nel derby: batte 4-2 il Torino e ritrova Pogba

I bianconeri due volte in svantaggio rimontano due volte,
poi vincono con l'ex Bremer e Rabiot.
Dal 68' in campo il francese


Filippo Cornacchia


Derby pirotecnico. Quattro gol nel primo tempo (due per parte) e due nella ripresa (entrambi bianconeri). Il Torino passa in vantaggio due volte (subito Karamoh e poi Sanabria) e mostra un ottimo calcio per lunghi tratti grazie alla qualità di Ilic, ma la Juventus non molla mai. E alla fine, dopo essere andata sotto due volte nei primi 45’, nella ripresa la squadra di Massimiliano Allegri vince 4-2 anche grazie all’energia garantita dal rientro di Paul Pogba. L’ingresso del Polpo, al debutto bis con la maglia bianconera dopo 8 mesi ai box a causa dell’intervento al menisco esterno del ginocchio destro, trasforma la squadra e lo stadio. Il 3-2 dell’ex Bremer e il colpo finale di Rabiot (4-2) sono la conseguenza. La vittoria nel derby consente alla Juventus di agganciare il Bologna a quota 35 punti. Adesso i bianconeri, nonostante la penalizzazione (-15), sono a sei punti dal sesto posto dell’Atalanta e a dieci dal quarto posto Champions della Lazio.

CHE PRIMO TEMPO — Allegri sfodera una nuova “allegrata” (il 2001 Barrenechea, debuttante in Serie A, in regia al posto dell’esperto Paredes) e Juric s’affida alla qualità di Ilic. Un minuto e trentadue secondi e il Torino è già in vantaggio con Karamoh, che sugli sviluppi di un calcio d’angolo sorprende la difesa bianconera (di ghiaccio nella circostanza) e batte Szczesny. La risposta della Juventus (9’) è di Kostic: l’ex Eintracht Francoforte sfida in velocità Singo, ma a ridosso dell’area cade per terra. Il serbo reclama il rigore, ma l’arbitro Chiffi è vicino e lascia correre. Allora ci prova Angel Di Maria con un tiro dei suoi da fuori, però la mira è sbagliata. Ci pensa allora Juan Cuadrado, uomo derby per eccellenza (3° gol al Toro festeggiato ballando), a riportare la sfida in parità. Kostic vince il duello con Singo e serve il colombiano che di controbalzo non lascia scampo al portiere granata Milinkovic-Savic (16’). Alla mezzora si vede Vlahovic: l’ex viola prova a sorprendere il compagno di nazionale dalla distanza e i granata corrono un brivido. Poi il Toro si scatena. Prima Buongiorno (36’) spreca da pochi passi su assist di Ilic. Tre minuti dopo Rodriguez inventa per Sanabria e il sudamericano trova la deviazione di testa. Szczesny si deve superare per togliere la palla dall’incrocio dei pali. Il gol è nell’aria e puntualmente arriva sul finire del tempo: Ilic serve una palla velenosa a centro area e Sanabria è bravissimo a prendere il tempo all’ex Bremer e a trovare la deviazione giusta (43’, terza rete contro i bianconeri per l’attaccante). Nemmeno il tempo di esultare che la Juventus fa 2-2: angolo di Di Maria e incornata di Danilo (46’). Milinkovic-Savic la devia in qualche modo, però l’orologio dell’arbitro Chiffi segnala che il pallone ha superato la linea ed è gol.

RIECCO POGBA — Subito Juve nella ripresa: Vlahovic prova a prendersi la scena. Il serbo prima colpisce la traversa (4’ st) e poi tenta il gol in tuffo di testa (12’ st). Juric tenta la carta Radonjic al posto di Karamoh, ma è Linetty ad andare a un passo dal 3-2 con una conclusione a giro che si stampa sulla traversa (21’ st). Due minuti dopo il boato del pubblico accompagna i triplo cambio di Allegri, che assieme a Chiesa (per Di Maria) e De Sciglio (per Cuadrado) lancia Pogba (per Barrenechea), in campo per la prima volta dall’infortunio estivo al menisco esterno del ginocchio destro. Il debutto bis del Polpo accende lo stadio e al 26’ st Bremer, il grande ex, insacca di testa il traversone di Chiesa ed esulta con i compagni. Un gol che riscatta il brasiliano, in ritardo in occasione della bellissima rete di Sanabria. Il Toro, nonostante un ottimo derby, si trova sotto e Juric corre ai ripari con un triplo cambio: fuori Linetty, Rodriguez e anche Radonjic, subentrato dalla panchina appena un quarto d’ora prima… L’energia di Pogba, però, trascina l’Allianz Stadium e la Juventus tutta. E così al 35’ st, sugli sviluppi di una punizione calciata da Chiesa, Rabiot chiude il derby in anticipo con la rete del 4-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

25/02/2023
Empoli - Napoli 0-2
Lecce - sassuolo 0-1
26/02/2023
Bologna - Inter 1-0
Salernitana - Monza 3-0
Udinese - Spezia 2-2
Milan - Atalanta 2-0
27/02/2023
Verona - Fiorentina 0-3
Lazio - Sampdoria 1-0
28/02/2023
Cremonese - Roma 2-1
Juventus - Torino

Classifica
1) Napoli punti 65;
2) Inter e Milan punti 47;
4) Lazio punti 45;
5) Roma punti 44;
6) Atalanta punti 41;
7) Juventus(-15) e Bologna punti 35;
9) Torino e Udinese punti 31;
11) Monza punti 29;
12) Fiorentina e Empoli punti 28;
14) Sassuolo e Lecce punti 27;
16) Salernitana punti 24;
17) Spezia punti 20;
18) Verona punti 17;
19) Cremonese punti 12;
20) Sampdoria punti 11.

(gazzetta.it)

(-15) Penalizzazione della giustizia sportiva ad opera della Corte Federale d'Appello dopo la
riapertura del processo "Plusvalenze" che a maggio 2022 era stato chiuso con sostanziali
assoluzioni dei club calcistici coinvolti (non solo Juventus ma anche Sampdoria e Napoli in Serie A).
In attesa di eventuale ricorso da parte della Juventus e di altri tronconi di inchiesta
correlati ai mancati pagamenti degli stipendi dei calciatori durante la fase del covid.
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+ 18 sule lombarde, nun ce piglia cchiù nisciune!!!!!





"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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Sarri ferma la marcia trionfale del Napoli:
festa Lazio al Maradona



La capolista abbattuta da un gol nella ripresa di Vecino:
veniva da 8 successi consecutivi, è alla 2ª sconfitta in campionato,
in casa non perdeva dal 10 aprile 2022.
Biancocelesti per il momento al 2° posto


Maurizio Nicita

Il Napoli dimostra la propria condizione umana e per una sera non ci sono marziani al Maradona. Può capitare e non deve essere un dramma per una capolista che comunque dorme con un +18 sulla seconda, ora proprio la squadra di Sarri. Merito di una Lazio con una fase difensiva da accademia e anche della poca brillantezza degli attaccanti di casa. Cade l’imbattibilità casalinga del Napoli (non perdeva dal 10 aprile 2022, 2-3 con la Fiorentina) che è apparso in leggero calo fisico. L'ultimo ko era arrivato il 4 gennaio a San Siro contro l'Inter. Spalletti dovrà valutare bene la situazione soprattutto in chiave Champions perché fra poco più di 10 giorni arriva qui l’Eintracht e servirà il Napoli migliore, quello delle 8 vittorie di fila prima di stasera e visto tante volte in questa stagione. Anche se prima ci sarà un test difficilissimo con l’Atalanta. Per la Lazio una prestazione di livello internazionale. Da Champions. Peccato per i propri ultrà che fra cori offensivi, petardi e fumogeni hanno giocato una loro partita, brutta e non si sa quanto a sostegno dei colori biancocelesti.

NOVITÀ VECINO — Sulle formazioni iniziali l’unica novità la regala Sarri, che preferisce Vecino a Cataldi e l’uruguaiano regala dopo 5’ il primo grande sussulto. Punizione di Luis Alberto, spizzata da Vecino, Meret è battuto ma sulla linea salva incredibilmente Di Lorenzo. La Lazio è meglio disposta in campo, corta e aggressiva e il Napoli soffre pur essendo quella di Spalletti la migliore formazione possibile. Azzurri meno brillanti del solito, anche perché di spazi la Lazio ne lascia davvero pochi e Anguissa e compagni corrono poco senza palla. A volte forzano il passaggio, sbagliandolo: errori tecnici quasi mai visti in questa stagione al Maradona. Meglio nella ri-aggressione alta, la capolista, ma di occasioni pochissime. Solo un tiro deviato di Anguissa e uno centrale di Zielinski, dal limite di un’area dove il Napoli non riesce a entrare. Meglio la Lazio che con Milinkovic e Anderson arriva pericolosamente al tiro, sventati da Kim e Meret.

PASSA LA LAZIO — La ripresa parte con un Napoli più aggressivo e che prova ad alzare il ritmo, ne viene fuori una delle poche belle azioni con Di Lorenzo che serve in verticale Osimhen, tacco smarcante del nigeriano ma Zielinski non mostra il suo sinistro migliore. Una Lazio compatta comincia a crederci e passa con un bel gol di Vecino: l’uruguaiano approfitta di una respinta corta di testa di Kvara e dai venti metri scaglia un gran destro di controbalzo, imprendibile per Meret. Il Napoli è poco lucido, ma orgoglioso. Un colpo di testa di Osimhen colpisce la traversa, sulla respinta ancora incornata di Kim e grande reattività di Provedel. Spalletti si gioca tutte le carte e passa al 4-2-4 con Elmas e Ndombele mediani con Simeone accanto a Osimhen e Politano e Kvara larghi. La pressione sale ma la linea Sarri resiste.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sarri ferma la marcia trionfale del Napoli:
festa Lazio al Maradona



Una sconfitta ci può stare, nessuno è invulnerabile!!!!



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Ciurria-Izzo gol e il Monza riprende a correre.
Empoli al buio: non vince più

I brianzoli tornano al successo dopo due sconfitte di fila.
Decisiva la rete del difensore sugli sviluppi di un corner
dopo che Satriano aveva pareggiato il vantaggio iniziale


Alex Frosio


Quattro mesi dopo l’ultimo successo casalingo, il Monza torna a far felice i suoi tifosi. Contro l’Empoli arriva una vittoria significativa: 32 punti è una quota che la stagione scorsa sarebbe bastata per la salvezza, difficile ne servano di più quest’anno. Così i brianzoli dopo due ko di fila possono cominciare a guardare più in alto, sistemati come sono nella parte sinistra della classifica.

PRIMO TEMPO — Rispetto al ko con la Salernitana - curiosamente ultima avversaria battuta all’U-Power Stadium -, Palladino rimette al loro posto Di Gregorio in porta e Petagna al centro dell’attacco, sorretto da Ciurria e Caprari. Zanetti invece si ritrova all’ultimo senza il paratutto Vicario, fermato da un problema al costato, e schiera il solito 4-3-1-2 con Baldanzi dietro Satriano e Caputo. L’Empoli esce più determinato e “alto”: i terzini escono sui “quinti” avversari, linea di difesa quasi a centrocampo, spazi asfissiati dal pressing. Per i primi cinque minuti abbondanti il Monza non mette il naso fuori dalla metà campo. La buona partenza dei toscani è certificato all’11’: break centrale di Akpa Akpro, palla in area a Caputo, respinta prodigiosa di Di Gregorio che Satriano di testa indirizza all’angolo opposto. La gioia empolese si schianta sulla bandierina alzata: fuorigioco di Caputo, confermato dal Var, rete annullata. Stesso esito ma solo in apparenza al 19’ nell’area avversaria: Petagna di tacco innesca il sinistro di Ciurria che supera Perisan. Anche qui bandierina alzata per fuorigioco, ma stavolta il Var smentisce l’assistente. Monza in vantaggio. E non per caso. Dopo l’avvio difficoltoso, la squadra di Palladino riesce a mettere in pratica quello che probabilmente è il piano partita, cioè cambi di gioco rapidi per attaccare il lato debole. Al 22’ Petagna apre così per Carlos Augusto che dopo 40 metri palla al piede calcia di poco alto con il destro. L’unica risposta empolese è un colpo di testa di Ismajli da angolo al 24’: la squadra di Zanetti trova gli spazi intasati davanti, l’attenzione del Monza è al massimo dopo le distrazioni di Salerno. Alla mezzora cambio gioco di Carlos Augusto per Ciurria, sponda per Petagna il cui tiro è ribattuto. Al 40’ un passaggio rischioso di Sensi al limite della propria area elude il pressing e apre spazio in verticale a Ciurria che si fa tutto il campo poi alza di sinistro. Al 43’ altro ribaltamento da sinistra a destra, Caprari chiama al tiro Birindelli fermato dalle mani aperte di Perisan.

SECONDO TEMPO — La ripresa comincia come il primo tempo, con l’Empoli in pressione. Solo che stavolta la squadra di Zanetti aumenta la qualità del palleggio nello stretto e al 6’ arriva il pareggio: azione aggirante, cross di Marin solo toccato da Pablo Marì e colpo di testa vincente di Satriano sul secondo palo, infilato tra Caldirola e Carlos Augusto. L’Empoli non molla la presa e insiste, “aiutato” da un Monza impreciso nell’uscita palleggiata. Marin prova l’olimpico al 18’, Di Gregorio allunga. Allora Palladino interviene: dentro Machin per Sensi e Carboni per un Carlos Augusto inceppato. Il Monza rialza il baricentro, guadagna l’unico angolo della ripresa e anche il gol del nuovo vantaggio, con l’unica conclusione nello specchio della ripresa: Caprari dalla bandierina, stacco vincente di Izzo. Bel modo di celebrare i 31 anni compiuti giovedì. Zanetti immette Fazzini per Bandinelli e Pjaca per Baldanzi. Il più attivo è Parisi a sinistra, ma spazi in area non ce ne sono. Akpa Akpro prova dalla distanza al 33’: Di Gregorio blocca. Poi Piccoli per lo spento Caputo, Vignato per Akpa, Cacace per Parisi. Il Monza fa blocco: Satriano al 44’ trova la deviazione di Pablo Marì, bravo anche a chiudere su un affondo a destra di Marin. Valoti – entrato per Caprari – spreca l’ultimo contropiede ma è un errore innocuo: arriva il fischio finale, l’U-Power Stadium può tornare a festeggiare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L’Atalanta non sfonda il muro dell’Udinese.
La zona Champions si allontana

Primo tempo con Lovric e Beto vicini al gol,
ripresa di netta marca bergamasca ma la rete non arriva.
Solo 4 punti nelle ultime 5 gare per la Dea.
Infortunio per Koopmeiners


Luca Taidelli


Uno 0-0 che sa di classico brodino caldo, ma inutile per entrambe. Anche perché a Bergamo ci sono 8 gradi e tra Atalanta e Udinese fa freddo solamente nelle statistiche. La Dea, ora a -5 dalla zona Champions, raccoglie il primo punto in tre partite (ko con Lecce e Milan) dopo avere asfaltato la Lazio a domicilio. La squadra di Sottil invece tiene botta grazie a gatto Silvestri e alla difesa, però dopo la super versione estiva ha vinto una sola sfida (di rimpallo, in casa Samp) delle ultime diciassette. Il pari comunque va stretto soprattutto ai padroni, vicinissimi al vantaggio con Pasalic e Toloi in una ripresa a tutta.

PRIMO TEMPO — Gasperini ripropone il tridente, con Boga preferito a Ederson per affiancare Hojlund e Lookman. Senza l’infortunato Scalvini, a sinistra scala Djimsiti e al centro della difesa torna Demiral. La sorpresa dell’ultimo minuto è Ruggeri, che prende il posto di Zappacosta, vittima di un problema all’inguine nel riscaldamento, tanto che compariva tra i titolari in distinta. Nell’Udinese, Sottil parte prudente e tiene in panchina sia Pereyra sia Samardzic, con Success ad affiancare Beto in attacco. Con Arslan e Lovric che azzannano rispettivamente De Roon e Koopmeiners e Walace a coprire le spalle, i friulani hanno una superiorità in mezzo al campo che inaridisce le fonti di gioco nerazzurre, ma rischiano di pagare concedendo l’uno contro uno ai tre attaccanti di Gasp. I quali però confermano di vivere un momento non brillante, andando a sbattere contro Becao, Bijol e un Perez in versione Babbo Natale (turbante bianco e rosso dopo un contrasto aereo in cui si ferisce alla testa), ma soltanto nel look. Scampati due percoli con Lovric che calcia alto in ripartenza e Beto a sprecare un regalo di Djimsiti, Gasp dopo mezz’ora accentra Boga tra le linee e sposta Lookman dalle parti di Becao. Poco prima dell’intervallo, Koopmeiners deve uscire per un problema muscolare al bicipite femorale sinistro (a Napoli, sabato prossimo, la Dea rischia di essere in emergenza) ed Ederson appena entrato spende bene il giallo su una ripartenza di Lovric.

SECONDO TEMPO — Gasp nello spogliatoio deve avere alzato la voce, perché i suoi rientrano in campo col sangue agli occhi, imprescindibile se vuoi continuare a sognare l’Europa. Boga innesca subito Hojlund, bravo Lovric a schermarlo, ed Ederson dà un senso alla serata di Silvestri con una sassata da fuori deviata in angolo. Boga si accende tra le linee, Maehle e Ruggeri più alti obbligano Ebosele e Udogie a schiacciarsi sulla linea dei difensori. Sottil prova a invertire la tendenza con la tecnica di Pereyra (fuori Arslan), mentre Gasp toglie un po’ a sorpresa Boga (e Lookman) per Muriel e Pasalic, col croato che sfiora subito il gol su un affondo di Maehle. Decisivo Becao in chiusura. Thauvin per Success chiude una serie di sostituzioni a metà ripresa che potrebbero cambiare il finale del film. Invece la Dea paga lo sforzo, l’Udinese si accontenta e ringrazia Silvestri, prodigioso sul destro di Toloi che sembrava destinato all’incrocio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ahi Milan, che botta: testa già a Londra?
La Fiorentina è super e vince 2-1

Involuzione sotto tutti gli aspetti per i rossoneri
che erano reduci da quattro successi di fila.
Diavolo irriconoscibile, col Tottenham servirà un cambio totale.
A segno Gonzalez (rigore), Jovic ed Hernandez


Marco Pasotto


Se queste erano le prove generali di Champions – e ovviamente lo erano, quanto meno per un fattore squisitamente temporale –, c’è di nuovo di che preoccuparsi a Milanello e dintorni. Il Milan indecifrabile di questo 2023 resta tale: una squadra capace di qualsiasi cosa, nel bene e nel male. E così, dopo un super filotto extralusso di quattro successi consecutivi (senza prendere gol), questo 2-1 a favore della Viola fa tornare i fantasmi: Diavolo involuto, impacciato, spento. Ecco, magari non terrorizzato dagli avversari come avveniva a gennaio, ma comunque abulico e poco organizzato. Non granché in vista del secondo round che mette in palio l’accesso alla nobiltà del G8 europeo. Spiegazioni? A prima vista una certa presunzione nel pensare di aver recuperato tutti i pregi che erano stati smarriti. E’ stata una squadra fiacca, poco combattiva. Ma grandi meriti vanno anche alla Fiorentina, che ha messo in campo approccio e atteggiamento giusti, e a Italiano che ha incartato la partita al Diavolo alla perfezione. Per la Viola secondo successo di fila in campionato e serie positiva, compresa l’Europa, che dura da cinque partite e si concretizza proprio nel giorno del quinto anniversario della scomparsa di Davide Astori. Grande emozione e tante lacrime, al Franchi.

LE SCELTE — Italiano ha risolto il grande dubbio di vigilia al centro della difesa preferendo Martinez Quarta a Milenkovic, con Biraghi al posto dell’infortunato Terzic. Novità però nel sistema di gioco, ovvero un 4-2-3-1 con Ikone e Gonzalez larghi e Bonaventura dietro Cabral, con chiari compiti di schermo sull’impostazione rossonera. Di Tonali in particolare. Pioli ha cancellato la parola turnover dai termini ammessi in vigilia, ma è stato comunque costretto a rivedere più di una situazione. E così al posto degli squalificati Krunic e Leao è toccato a Bennacer – ritorno vitale, dopo un mese di assenza – e Rebic, mentre l’infortunato dell’ultima ora Diaz è stato sostituito da De Ketelaere. Il resto è stato mantenuto intatto a partire da Giroud, chiamato agli ennesimi straordinari soprattutto in vista di Londra, per finire al trio davanti a Maignan: Kalulu, Thiaw e Tomori stanno funzionando decisamente bene e quindi non c’era motivo di metterci mano. Altre buone notizie: oltre a Bennacer il tecnico rossonero ha potuto reinserire fra i convocati Calabria e Florenzi, out da sei mesi. Le buone notizie per Pioli, quanto meno nel primo tempo, si fermano qui. Evidenti – e numerosi - i passi indietro del Diavolo rispetto alle bollicine stappate con l’Atalanta. Una squadra improvvisamente sotto ritmo, bassa – eccessivamente bassa – mandata in crisi dalla pressione dei toscani che non è stata solo feroce, ma ben amministrata. Italiano è riuscito perfettamente nello scopo di prosciugare tutte le fonti di gioco rossonere alternando marcature a uomo e posizionamenti azzeccati.

TIRO AL BERSAGLIO — In particolare: Bonaventura su Tonali – la mossa tattica più importante e produttiva – e Mandragora su Bennacer. Ai due centrali del Milan è stato tolto ossigeno e quindi qualsiasi velleità costruttiva. Bloccati i due architetti, il Diavolo è rimasto prigioniero di se stesso, incapace di ripartire, anche perché quando il pallone era rossonero Amrabat aveva la libertà di aiutare a turno i compagni che più avevano necessità. Fiorentina brava quindi ma poi, certo, anche il Milan ci ha messo del suo, soprattutto sulla trequarti, quasi del tutto inesistente. Giroud si è sbattuto su ogni pallone, mentre non si può dire lo stesso di un Rebic pasticcione e di De Ketelaere, che nei primi 45 si è acceso solo una volta: due uomini saltati e cross al bacio per Messias, che ha sprecato. Solito discorso: le qualità di Charles sono indiscutibili, ma non è lecito esibirle una volta in tre quarti d’ora. Il primo tempo è quindi stato un monologo quasi costante della Viola, in virtù di una convinzione maggiore e un’organizzazione migliore. Thiaw ha rischiato il rigore su Cabral al limite dell’area – questione di centimetri –, la porta rossonera in breve è diventata un tiro al bersaglio. Ci hanno provato Bonaventura (pochi istanti prima che Di Bello al minuto numero 13 interrompesse il match per il commovente ricordo di Astori), Gonzalez due volte, trovando Maignan sempre pronto, e al 26’ Tomori ha salvato sulla linea a portiere battuto. Milan con pochissima qualità e inesistente in fase offensiva, se escludiamo una bella acrobazia di Giroud ben controllata da Terracciano.

BRIVIDO — A inizio ripresa la Fiorentina è passata grazie a una percussione di Ikone gestita malissimo da Tomori, che prima si è fatto sfuggire il francese e poi lo ha steso in area. Rigore solare trasformato da Gonzalez. Lo svantaggio ha punto un po’ il Diavolo, che ha provato ad aumentare i giri e guadagnato metri. Grande protagonista Terracciano, che prima ha salvato su Giroud e poi ha murato Hernandez che gli si era presentato a tu per tu. Un Milan più aggressivo ma non abbastanza lucido, e comunque esposto alle ripartenze viola (Maignan ha chiuso su Dodo). Pioli ha inserito Ibra (Giroud), Origi (Rebic) e Bakayoko (Bennacer), ma la vera scossa non è arrivata: è rimasto un Diavolo poco convinto, acceso a metà. Al 78’ brividi lungo la schiena dei tifosi viola quando Di Bello ha fischiato un rigore al Milan dopo aver visto una mano inesistente di Cabral, che in realtà aveva colpito di testa. Il Var ha sistemato tutto, per fortuna. Il match è andato in archivio all’87’, quando la Fiorentina ha raddoppiato con Jovic al termine di un contropiede magistrale. Milan sottomesso, come non si vedeva ormai da settimane, e a cui il gol di Hernandez – decisamente bello non ha portato benefici. Erano gli ultimi secondi di recupero, e il Diavolo non aveva più margini per rientrare in partita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Spezia-Verona finisce senza reti, ma il pari non serve a nessuno



Restano i tre punti di distacco tra i liguri, quartultimi, e l'Hellas.
Nella ripresa occasione clamorosa per Kallon e palo di Nzola.
Nel finale gran parata del debuttante Perilli sul tiro a giro di Amian


Alessandra Bocci

Fra portieri volanti e attaccanti spreconi, lo scontro salvezza fra Spezia e Verona finisce senza gol. Al Verona non riesce l’aggancio al 17° posto, ma la squadra di Zaffaroni resta a galla. Sarebbero serviti tre punti allo Spezia per provare a mettere un margine di sicurezza, un muretto contro il temuto diciottesimo posto, ma pur gestendo bene la palla i liguri non sono riusciti a battere gli avversari, come erano riusciti a fare al Bentegodi all’andata, in rimonta e con Nzola in grande giornata.

LA GARA — Non era in vena ieri invece l’attaccante più prolifico dello Spezia: servito bene da Reca all’interno dell’area, sbaglia lo stop e fallisce il colpo. È l’occasione migliore del primo tempo, la palla gol più pulita (e sprecata) in 45 minuti di equilibrio, con il Verona che perde subito Ngonge: dopo minuti Zaffaroni è costretto alla prima sostituzione e Kallon cerca subito di sfruttare la sua velocità, ma al tiro è inconcludente e soprattutto impreciso. Il Verona crea più dello Spezia, ma non basta. Portieri protagonisti, si diceva, soprattutto nel secondo tempo: Perilli, a sorpresa fra i pali al posto di Montipò febbricitante, è prima fortunato con Nzola, che alla mezzora colpisce il palo dopo averlo spiazzato, e poi bravissimo su Amian, che tenta il colpo vincente dopo un uno-due Shomurodov-Nzola, un destro delizioso che il portiere è bravo a mandare in corner. E con questo para i conti con il collega Dragowski, che al 22’ del secondo tempo era stato in grado di bloccare in maniera quasi miracolosa il tiro di Kallon, tutto solo davanti alla porta spezzina. Un punto a testa insomma, niente allungo per Semplici. Quasi quasi può essere più contento il Verona, che almeno resta a galla.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Sampdoria non segna mai: con la Salernitana è 0-0

I blucerchiati non riescono a sfondare il muro ospite
e la classifica diventa sempre più preoccupante


Filippo Grimaldi


Samp a secco, ancora una volta. E la Salernitana si porta a casa (con merito) un punto che la tiene a distanza di sicurezza dalla zona calda della classifica. Curiosamente, undici mesi fa il successo dei campani a Genova con i blucerchiati diede lo slancio alla loro corsa-salvezza, con i liguri costretti poi a giocarsi tutto (con esito positivo) nel derby. Stavolta la storia è stata diversa, in un turno che metteva di fronte anche Spezia e Verona, finita in parità, con i blucerchiati che hanno gettato al vento un’occasione d’oro per provare a staccarsi dal fondo della classifica.

STERILITÀ — Una gara povera di emozioni, soprattutto nel primo tempo che ha offerto pochissimo sul piano del gioco. Stankovic, in piena emergenza, ha scelto di nuovo la difesa a tre, con Zanoli confermato a destra e il doppio trequartista (Cuisance e Sabiri) alle spalle di Jesé Rodriguez, alla prima da titolare dopo quasi tre mesi vista l’indisponibilità di Gabbiadini e Lammers, la coppia titolare in attacco della Samp ormai da oltre due mesi. Un dato che deve fare riflettere: la Samp ha segnato 11 gol in 25 partite, di cui solo 3 in casa, rimanendo a secco sedici volte. Un dato abnorme che già di per sé spiega molto sugli insuccessi blucerchiati. Sousa ha scelto invece Piatek in attacco, supportato dalla coppia Kastanos-Candreva. Ed è stata la squadra ospite più efficace e pericolosa dei blucerchiati. Dopo due occasioni sprecate da Sabiri e Crnigoj in apertura, Audero è diventato protagonista murando in uscita Candreva sull’assist perfetto di Kastanos (20’). Poi dopo un erroraccio di Augello (24’) e una parata a terra di Ochoa su Zanoli alla mezz’ora, ancora il numero uno doriano ha evitato il patatrac deviando in angolo una punizione angolatissima di Sambia dal limite. La Samp ha palesato antichi limiti e vecchi difetti, faticando a imporre il proprio gioco, anche perché là davanti le occasioni sono state quasi nulle. Sabiri, inconcludente, ha fatto infuriare Stankovic che lo ha richiamato (chiedendo però ai tifosi di non contestare il marocchino). Al suo posto Gunter è andato a destra in difesa, con Zanoli e Léris più alti.

SCOSSA — Paulo Sousa è ripartito dopo l’intervallo con Mazzocchi per Sambia e Maggiore per Crnigoj, ma senza cambiare nulla sul piano tattico. Piatek (3’) ci ha provato dalla distanza, trovando Audero pronto alla parata. Un gara che non è di fatto mai decollata, con la Salernitana in gestione di un pari comunque utile per la classifica. I blucerchiati si sono risvegliati tardi, quando Stankovic ha messo forze fresche (Quagliarella, 550esima gara in A, per Rodriguez, Malagrida per Nuytinck e Murru per Augello), mentre Sousa ha piazzato Dia al fianco di Candreva (poi sostituito da Bohinen) dietro a Piatek. Léris ha provato a superare Ochoa ben piazzato (32’), ma le accelerazioni della Samp hanno avuto poco effetto. La palla migliore per il vantaggio è capitata a Maggiore, ma la chiusura di Gunter è stata decisiva. Neppure l’ingresso di De Luca (con la Samp passata al 3-4-1-2) è servito. In pieno recupero (49’) Zanoli ha toccato in area la maglia di Piatek, caduto a terra, ma l’arbitro Massa ha fatto continuare il gioco e il check Var ha confermato la sua decisione. È finita così, ma per la Samp è un pari che serve davvero a poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Riscatto Inter:
Mkhitaryan e Lautaro liquidano il Lecce, Inzaghi torna secondo



A San Siro l'armeno sblocca il risultato con un tiro all'incrocio alla mezz'ora,
mentre l'argentino chiude i conti nel secondo tempo:
i nerazzurri staccano il Milan e sorpassano la Lazio, Napoli a +15


Andrea Ramazzotti

L'Inter riparte e si mette alle spalle la sconfitta di domenica al Dall'Ara battendo in casa il Lecce. Scacciata la sindrome delle medio-piccole (almeno per il momento...) e secondo posto solitario in classifica riconquistato grazie allo scivolone del Milan a Firenze. Il Napoli resta lontanissimo, a +15, ma per Simone Inzaghi, reduce da una settimana di critiche feroci, si tratta comunque di una bella risposta dalla sua formazione che vince con merito e rischia il minimo sindacale contro un'avversaria capace di conquistare, prima di oggi, 12 punti nei 9 incroci con le big. Confortanti le prove di Mkhitaryan e Gosens, decisivi con le loro iniziative. Oltre a Lautaro, nel nuovo anno diventato una macchina da gol. Nel San Siro nerazzurro, invece, il Lecce continua la sua striscia negativa (sono 9 i ko di fila davanti all'Inter), ma il vantaggio rispetto all'Hellas terzultimo resta discreto (+9) a patto di riprendere a far punti già domenica in casa con il Torino.

SUPER MICK! — Ancora privo degli infortunati Skriniar e Dimarco, rispetto al ko di Bologna Inzaghi cambia tre uomini nella formazione iniziale e due esclusioni, quelle di Brozovic e Lukaku, fanno rumore. In attacco insieme a Lautaro c'è Dzeko, mentre in mezzo si rivede Barella che al Dall'Ara aveva rifiatato. Per Baroni gli avvicendamenti rispetto alla sconfitta interna contro il Sassuolo sono quattro: fuori non solo lo squalificato Baschirotto, ma anche Gallo, Blin e Banda per far spazio a Pezzella, Gonzalez e Di Francesco. Il primo squillo è di Calhanoglu che scalda i guantoni di Falcone, ma il Lecce con il suo 4-3-3 non fa da spettatore: Hjulmand chiama il pressing, si alza per infastidire l'impostazione di Calhanoglu e i salentini impensieriscono Onana con una botta da fuori di Ceesay. Un colpo di testa di Dzeko su angolo di Calhanoglu "suona" come un avvertimento per Baroni che vede l'Inter controllare il ritmo (82% di possesso dopo un terzo di incontro) e sfondare un minuto prima della mezzora. Bella l'azione dell'1-0, con la sponda di Lautaro per l'ottimo Gosens che crossa dalla sinistra per Barella, altruista nell'appoggiare per il destro vincente di Mkhitaryan, al terzo centro in Serie A. Proprio sulle fasce i padroni di casa creano i maggiori problemi, ma Dumfries almeno in due occasioni sbaglia la scelta e l'ultimo passaggio che avrebbe mandato in rete un compagno. Il vantaggio fa arretrare di qualche metro la pressione per la riconquista della sfera di Lautaro e compagni senza che il Lecce ne approfitti. Così il tentativo di Ceesay al 17' resta l'unico tiro nello specchio dei giallorossi. In ombra Strefezza e Di Francesco.

RIECCO IL TORO — La ripresa inizia con le stesse formazioni e lo stesso spartito tattico. L'Inter però trova subito il colpo del 2-0 con un'azione simile a quella del vantaggio: Barella innesca a destra Dumfries che stavolta non sbaglia il traversone per Lautaro, spietato nel giustiziare Falcone. Per il Toro è il quattordicesimo centro in campionato, il nono nel 2023. Baroni decide di cambiare e dà più sostanza alla mediana con Blin per Maleh, ma toglie anche lo spento Strefezza per Oudin. Il Lecce alza il ritmo e proprio il nuovo entrato ex Bordeaux conclude a lato di poco. Dzeko ha la chance per chiudere il match, ma il suo diagonale, frutto di un fallo laterale battuto velocemente da Lautaro, viene bloccato da Falcone. Inzaghi pensa alla trasferta di venerdì a La Spezia e amministra le forze dei suoi: dentro i grandi esclusi Lukaku e Brozovic, fuori Lautaro e Mkhitaryan. Poi spazio anche per D'Ambrosio e Gagliardini al posto di Dumfries e Calhanoglu, ma i titoli di coda scorrono già da un pezzo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Urlo Mancini! Mou piega la Juve,
la Roma torna in zona Champions



I giallorossi battono la Signora con un gol al 53'
del difensore e agganciano il Milan e il quarto posto.
Si interrompe la striscia di quattro successi consecutivi dei bianconeri


Andrea Pugliese

Un super gol di Mancini, così bello che all’inizio non ci ha quasi creduto neanche lui fosse vero. E’ servito un tocco di magia per cancellare l’onta di Cremona e riportare la Roma in piena-zona Champions, al quarto posto in coabitazione con il Milan. Per la Juventus, invece, si interrompe la striscia di tre vittorie consecutive e con essa, probabilmente, anche il sogno impossibile di agganciare la Champions nonostante il -15. I bianconeri però sono stati anche sfortunati, considerando i tre pali finali. E Allegri avrà anche da farsi sentire con Kean, capace di farsi cacciare dopo neanche un minuto di gioco. Mou, invece, si gode una vittoria che sente ancora più sua, considerando la sospensione della squalifica e il rischio di non esserci.

RITMO BASSO — Mou opta per il falso nove, con Pellegrini e Wijnaldum alle spalle di Dybala (salutato con affetto da tutti i bianconeri prima del via). Allegri, invece, decide di giocarsela con il 3-5-1-1, con Di Maria a supporto di Vlahovic e Kostic e Cuadrado con il compito di dare equilibrio alle due fasi. Ne viene fuori un primo tempo giocato a ritmi bassi, anche perché il piano partita di Mourinho prevede la Roma bassa (negli ultimi 40 metri di campo) per poi ripartire e far male negli spazi. Solo che a tratti i giallorossi sono troppo bassi e quando c’è da risalire la squadra fatica ed è spaccata in due. In più Allegri pressa alto da subito e toglie le linee di passaggio a chi imposta il gioco dal basso, con la conseguenza che spesso la Roma deve alzare il pallone per superare le linee di pressione, ma senza avere riferimenti offensivi capaci poi di tenerlo. Così per i primi venti minuti il gioco è sempre in mano alla Juventus, anche se poi di occasioni non se ne vedono poi molte. Anzi, i primi brividi li porta la Roma con un’iniziativa di Dybala e una sortita offensiva di Spinazzola, ma niente di clamoroso, intendiamoci. Proprio Spinazzola potrebbe spingere di più dalla parte di Cuadrado, che fatica nella fase difensiva, ma il giallorosso va spesso con il freno a mano tirato. Dall’altra parte, invece, Fagioli perde l’attimo giusto in area, come era capitato all’inizio anche a Di Maria. Il Fideo gioca a tutto campo, prova a costruire, ma dopo un tiro parato di Dybala è invece Rabiot ad andare ad un soffio dal gol, con un colpo di testa che Rui Patricio devia sul palo. Si va a riposo così, con l’ampollina delle emozioni che tende al ribasso.

MANCIO-GOL — Si riparte con Bonucci al posto di Alex Sandro e lo stesso piano-partita: Roma bassa e Juve a fare la partita. Prima Rabiot e poi Di Maria mettono dentro due bei palloni su cui però non arriva nessuno a chiudere, mentre all’8’ dall’altra parte Mancini pesca il jolly da 20 metri, con un destro che non lascia scampo a Szczesny. Spinazzola allora ha subito la palla del k.o., ma temporeggia troppo, mentre Cuadrado al 13’ colpisce il palo esterno su punizione. Insomma, adesso è tutta altra partita. Allegri si gioca la carta Chiesa (per Fagioli) e passa al 3-4-3, Mou invece risponde abbassando Wijnaldum per infoltire il centrocampo a copertura della retroguardia giallorossa. Il vero problema della Juve è che Vlahovic non riesce mai ad entrare in partita e anche quando la palla giusta (retropassaggio errato di Zalewski) ci arriva senza la giusta cattiveria. Allora Mou manda dentro Abraham e Bove, per dare energie fresche ad una squadra che deve difendere, correre e tenere la palla il più lontano possibile dalla propria area. Kostic (giallo) rischia tantissimo per un fallo di frustrazione su Ibanez, Di Maria mette paura da fuori a Rui Patricio e su angolo di Di Maria la Juve colpisce il terzo palo della sua partita (deviazione di Mancini verso la sua porta). Tutta l’ultima parte di partita va avanti così, con la Roma che difende oramai a 5 ma fatica a risalire e la Juventus a cercare il pertugio giusto per pareggiare. L’ultima mossa di Allegri è Kean, che dopo appena 45 secondi di gioco si fa cacciare per un calcione a Mancini dopo un contrasto di gioco. Al 98’ l’occasione giusta capita sui piedi di Danilo, ma il tiro è troppo centrale. Finisce così, con l’Olimpico in delirio e la Juventus in ginocchio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cremonese, che rimonta con Dessers,
ma è festa Sassuolo al 92' con Bajrami

Laurienté show: gol su punizione e assist a Frattesi.
La doppietta del nigeriano vale il 2-2.
Grigiorossi a caccia del colpo esterno,
ma un destro al volo dell'ex Empoli chiude la pratica


Matteo Dalla Vite


La beffa per la Cremonese arriva quando Laurienté – sempre acceso, sempre decisivo – vede Bajrami dall’altra parte dell’area: è un attimo, 3-2 per il Sassuolo che sale a quota 30 e lascia con l’amaro in bocca una Cremonese vivissima e vegeta in un secondo tempo che ha visto sparire i neroverdi (fino al nuovo vantaggio) anche grazie ai cambi di Ballardini e a una cifra agonistica superiore da parte dei grigiorossi. Pali e traverse presi, cinque gol (l’ultimo nel recupero) e due segnali: la Cremonese non effettua il sorpasso sulla Sampdoria ma c’è; il Sassuolo risorge per bene, dimostra di averne anche quando tutto sembra scritto.

SASSATA, PALO E TACCO — Dionisi ha Berardi squalificato e da quella parte (sinistra) infila Defrel dando il centro dell’attacco a Pinamonti: a sinistra, "regge" tutto Laurienté. La Cremonese, dopo la prima vittoria in campionato ai danni della Roma nel penultimo turno, si gioca sempre il tutto per tutto e il tridente offensivo dice che questo è il tragitto da percorrere: Okereke, Tsadjouit e Felix è il Trio d’attacco inizialmente ipotizzato e poi apparecchiato sul tavolo della sfida. Trattasi, poi, di un tridente "mascherato" perché le tre punte del Sassuolo vengono schermate abbassando Sernicola e Valeri al fianco dei tre centrali difensivi portando il sistema in 5-4-1 nella sua fase difensiva. Il primo acuto è proprio della Cremonese (seguita al Mapei da 2000 tifosi): botta di Okereke all’11, alta non di molto. I lombardi hanno sfacciataggine e intraprendenza, tanto che il primo squillo del Sassuolo avviene (dopo sviluppo con tre passaggi e basta) con Pinamonti (15’) sul quale Carnesecchi respinge su opposizione bassa. IL numero uno dei grigiorossi, però, resta di stucco quando parte la punizione del vantaggio degli emiliani: dopo fallo di Benassi su Pinamonti, ecco la sassata di Laurienté, centrale e violenta, apparentemente prendibile ma non troppo. È il vantaggio del Sassuolo che poi vede uscire fra i lombardi Chriches che si fa male durante un duello con Pinamonti stesso. La Cremonese non accusa il colpo: su calcio d’angolo, (35’) Tsadjout colpisce di testa e il palo esterno di Consigli. Vivacità che non si spegne, quindi, ma che viene ulteriormente schiacciata da un errore di Pickel in disimpegno: palla rubata in mezzo al campo, colpo di tacco di Laurienté e gol furbo di Frattesi per il 2-0. Poi, Benassi (45’ pt) impegna da lontano Consigli mentre Felix va a terra un minuto dopo ma non ci sono gli estremi per il rigore.

ALTRA PASTA, ALTRO MODULO — Nella ripresa Ballardini infila Dessers al posto di Felix e vara un più "spingente" 3-4-1-2: Tsadjout, ancora, va vicino alla porta con un colpo di testa ma è il Sassuolo a colpire la traversa con Defrel dopo (altra) fuga di Laurienté. Sassuolo in controllo, Cremonese che non riesce a trovare riferimenti e rifornimenti buoni per i suoi attaccanti che comunque, quando in possesso, sanno creare aspettative. Poi, come spesso succede, serve un erroraccio per ricreare i sogni: quello di Erlic arriva al 17’ s.t., retropassaggio pieno di superficialità a Dessers che infila nell’angolino Consigli per il 2-1. Al 30’ è Ciofani a impegnare seriamente Consigli in uscita: trattasi di scintilla che scatena i grigiorossi, capaci di sfruttare un Sassuolo superficiale e rientrato in campo con supponenza. Nel frattempo, Ballardini ha infilato anche Ciofani e Buonaiuto ed è ancora Dessers al 38’ a infilare Consigli: pur se trattenuto per la maglia, l’attaccante vola e timbra il pari. Un 2-2 insperato in quel primo tempo in cui il Sassuolo pareva dominante. Poi, la fiammata: Laurienté lascia sul posto Vasquez, palla a Bajrami e Carnesecchi è battuto. La Cremonese sognava il ribaltone. Ma può sognare ancora la salvezza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Un bel Toro conquista i 3 punti
grazie allo slalom di Karamoh.
Bologna ko

Primo tempo di netta marca granata col vantaggio dell'ivoriano al 22'.
Nella ripresa reazione rossoblù ma con poche occasioni da gol


Mario Pagliara


Il più bel spettacolo dopo il weekend è in quell’assolo di Karamoh: mette prima a sedere Lucumi, poi dribbla Schouten, Sosa e Posch. Infine, il tocco morbido che riconsegna il sorriso al Torino. Grazie al gol del francese, i granata conquistano una vittoria pesante e meritata contro un Bologna domato per un’ora abbondante, e che nel finale ha provato a rientrare mettendola più sull’agonismo e sullo scontro fisico. Juric riprende quota in classifica, riportandosi a un punto dalla coppia Juventus-Bologna: la corsa per il settimo posto, e per l’Europa, è tutta aperta.

KARA-SHOW — Alla vigilia, Ivan Juric aveva invocato un salto di qualità nella cura dei dettagli. Ed è proprio l’attenzione nei dettagli che premia il Torino alla fine di un primo tempo giocato con personalità, possesso di palla dominante (56%) e condotto costantemente nella trequarti bolognese. Lampi di calcio spettacolare nella zona calda. I granata saltano addosso alla coppia di mediani Schouten-Moro, posizionata nel mezzo da Thiago Motta, ed affondano ripetutamente sulle entrambe le fasce: Singo sbaraglia Cambiasso, Rodriguez non è mai nel radar di Posch. E in questa chiave ci sono molti elementi che spiegano una prima parte della partita in cui i granata giocano di gran lunga meglio, rientrando negli spogliatoi all’intervallo con l’unico difetto di aver segnato un solo gol. Il resto lo fanno le giocate individuali: ci prova subito Sanabria (5’) bevendosi Sosa (in tilt sin dal primo minuto), poi l’urlo di Miranchuk (13’) è strozzato sul più bello da un blocco di Karamoh trovatosi sulla traiettoria. E al 22’ arriva il bellissimo e meritato vantaggio granata: Rodriguez e Ilic lavorano sulla sinistra, Sanabria serve l’assist no-look alle spalle, Karamoh firma lo show: lascia Lucumi a terra, poi dribbla Scouten, Sosa, Posch e infila Skorupski. Terzo gol stagionale per l’attaccante di Juric (è il suo primato in Serie A), il secondo consecutivo dopo quello di apertura nel derby. Nel primo tempo il Bologna non fa un tiro: l’unica “bozza” di conclusione è di Lucumi da centrocampo al 46’.

PRESSIONE — In avvio di ripresa (al 5’) Soriano deve fare un intervento alla disperata per evitare a Karamoh di raddoppiare di testa. All’8 c’è il primo tiro nello specchio del Bologna: girata di Barrow, Milinkovic in tuffo controlla. Al 12’ Thiago Motta toglie un impalpabile Soriano per gettare nella mischia Zirkzee. Il Bologna alza la pressione e trova un’occasione ghiotta in contropiede con Orsolini (26’) recuperato da un imperioso Schuurs. Juric cambia tre pedine e lancia Vojvoda, Radonjic e Aina. L’occasione del raddoppio cade proprio sulla testa di Vojvoda a dieci dalla fine: fuori di un soffio. Il Toro combatte e resiste, e dopo quattro minuti di recupero può fare festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

03/03/2023
Napoli - Lazio 0-1
04/03/2023
Monza - Empoli 2-1
Atalanta - Udinese 0-0
Fiorentina - Milan 2-1
05/03/2023
Spezia - Verona 0-0
Sampdoria - Salernitana 0-0
Inter - Lecce 2-0
Roma - Juventus 1-0
06/03/2023
Sassuolo - Cremonese 3-2
Torino - Bologna 1-0

Classifica
1) Napoli punti 65;
2) Inter punti 50;
3) Lazio punti 48;
4) Roma e Milan punti 47;
6) Atalanta punti 42;
7) Juventus(-15) e Bologna punti 35;
9) Torino punti 34;
10) Udinese e Monza punti 32;
12) Fiorentina punti 31;
13) Sassuolo punti 30;
14) Empoli punti 28;
15) Lecce punti 27;
16) Salernitana punti 25;
17) Spezia punti 21;
18) Verona punti 18;
19) Cremonese e Sampdoria punti 12.

(gazzetta.it)

(-15) Penalizzazione della giustizia sportiva ad opera della Corte Federale d'Appello dopo la
riapertura del processo "Plusvalenze" che a maggio 2022 era stato chiuso con sostanziali
assoluzioni dei club calcistici coinvolti (non solo Juventus ma anche Sampdoria e Napoli in Serie A).
In attesa di eventuale ricorso da parte della Juventus e di altri tronconi di inchiesta
correlati ai mancati pagamenti degli stipendi dei calciatori durante la fase del covid.
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L'Inter spreca e affonda: è già l'ottavo ko.
Festa Spezia con Maldini e Nzola



Partita "pazza" con tante occasioni da rete, un rigore fallito
dai nerazzurri con Lautaro e uno realizzato da Lukaku.
Per Brozovic e compagni continua l'incubo in trasferta: 5 successi, 2 pari e 6 sconfitte


Vincenzo D'Angelo

E adesso resta solo la Champions per cercare di salvare il salvabile. Quantomeno la faccia, quella che l'Inter ha perso a La Spezia: ottava sconfitta in campionato, corsa Champions che ora si fa complicatissima e tifosi ufficialmente stanchi di queste montagne russe. La contestazione dei sostenitori nerazzurri è l'ultima diapositiva che arriva dal Picco. E fa tanto rumore. Ci sarà modo per analizzare i perché, ma intanto il dato è clamoroso: l'Inter di trasferta proprio non va e il 2-1 per lo Spezia mette a nudo tutti i limiti mentali di una squadra che avrebbe bisogno di una bella terapia di gruppo per risollevarsi. Intanto martedì c'è un quarto di Champions da provare a conquistare. Per addolcire un po' la pillola amara di un campionato non all'altezza dell'Inter.

MURO DRAGOWSKI — Inzaghi cambia qualcosa in difesa, riproponendo Handanovic tra i pali e D'Ambrosio come centrale di destra. In mezzo c'è Brozo a dirigere l'orchestra, davanti riecco la Lu-La. L'Inter parte forte e Lautaro comincia al 5' la sua sfida personale contro Dragowski, assoluto protagonista di serata. Il portiere polacco nel primo tempo compie almeno quattro paratissime sul Toro, incluso il rigore che l'arbitro Marinelli assegna dopo minuti interminabili di conciliabolo col Var. Alla fine, l'intervento di Caldara su D'Ambrosio viene sanzionato con la massima punizione che Lautaro calcia a mezza altezza alla sinistra di Dragowki. Non è il primo errore del Toro dal dischetto, ma sorprende la scelta: in campo c'è Lukaku, tredici centri su altrettante trasformazioni nella sua carriera all'Inter. Siamo al 14' e l'errore dal dischetto non cambia l'inerzia della gara. L'Inter costruisce ancora, Lukaku (19') manda in curva al volo un bel suggerimento di Gosens, poi Dragowski mura altre due conclusioni di Lautaro. E al primo affondo, lo Spezia va a centimetri dal vantaggio: Agudelo (32') entra in percussione in area e calcia, la palla s'impenna dopo una deviazione e finisce la sua corsa sulla traversa. Unica occasione per i padroni di casa dei primi 45', ma che paura per l'Inter.

ASSALTO — Semplici ridisegna lo Spezia all'intervallo e inserisce Ekdal e Daniel Maldini, passando al 4-4-2. Lautaro trova il gol al 2' dopo azione tambureggiante, viziata dal fuorigioco di partenza di Lukaku. Niente da fare, si resta sullo 0-0, ma sempre nell'area ligure. L'Inter colleziona corner, ma non riesce a sfondare. Cosa che invece riesce allo Spezia al 10': Nzola sorprende l'Inter in velocità su lungo lancio di Dragoswki e serve Maldini che di interno destro incrocia all'angolino. Dopo il gol al suo Milan a San Siro, ecco il bis nel "derby" personale. Inzaghi allora prova a dare lo scossone, optando per quattro cambi contemporaneamente al 20': dentro Dumfries, Calha, Dimarco e Dzeko e tridentone pesante, con Lautaro ad agire da trequartista. La mossa non crea gli effetti sperati, così Simone inserisce un altro giocatore offensivo a dieci dal termine, con Valentin Carboni al posto di Darmian diventano quattro le punte in campo per l'arrembaggio finale.

BOTTA E RISPOSTA — Insieme a Carboni entra Ferrer dello Spezia, che un minuto dopo fa la frittata, mettendo giù Dumfries in area. Stavolta dal dischetto va Lukaku: Dragowski spiazzato e 1-1. Lo spicchio dei tifosi nerazzurri si infiamma, Inzaghi crede nella rimonta e il tempo ci sarebbe pure, solo che a 4' dalla fine arriva il terzo rigore della serata, stavolta per lo Spezia. Dumfries passa da eroe a folle in un amen e Nzola dal dischetto non perdona. I sei minuti di recupero sono frenetici, Lautaro in mischia non trova la porta. Finisce così, col Picco in festa e l'Inter a testa bassa. Ottava sconfitta in 26 giornate. L'avventura di Inzaghi all'Inter sembra vicina al capolinea.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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