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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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La Salernitana si riaccende:
Mazzocchi mette k.o. lo Spezia



Un destro da fuori area dell’esterno decide la sfida: i liguri sprecano,
poi Dragowski è determinante su Piatek e Daniliuc


Francesco Velluzzi

Un regalo per Franck Ribery che lascia il calcio con pre partita da brividi. La Salernitana vince la sua terza partita, un vero spareggio contro lo Spezia. Che, invece, incassa la sesta sconfitta in trasferta dove ancora non riesce a segnare. L’opera è del gioiello che il club di Danilo Iervolino è riuscito a portare addirittura in Nazionale: Pasquale Mazzocchi. Un tiro di destro a giro che non ha lasciato scampo al superlativo Dragowski che poi ha parato tutto quel che poteva. La stranezza del calcio sta nel fatto che lo Spezia per 35 minuti non ha fatto letteralmente vedere il pallone ai padroni di casa, giocando un calcio propositivo e fatto di idee concrete. Poi i granata sono usciti dal torpore, hanno chiuso il tempo rimettendo la testa avanti e hanno cominciato il secondo trovando subito il gol che ha cambiato la gara. Da quel momento lo Spezia ha tentato in modo arruffone e confusionario di agguantare il pari che non ha mai trovato ma ha rischiato più volte di subire il colpo del ko. Così la Salernitana si leva bene dai guai, la squadra ligure ci resta, aspettando la Fiorentina.

CIAO CAMPIONE — La copertina è ovviamente tutta per Franck Ribery che dà l’addio al calcio, non alla Salernitana, con un giro di campo emozionante, intenso, pieno di lacrime. Soprattutto le sue che il pallone lo ha amato fin da bambino e non lo avrebbe mai voluto lasciare. Lo abbracciano tutti, dal presidente Danilo Iervolino al tecnico Davide Nicola, passando per i compagni, tutti, e quelli dello Spezia che si fermano per ammirarlo e applaudirlo durante il riscaldamento. Franck saluta commosso prima di lasciare la scena a chi deve giocare.

LA PARTITA — È quindi si gioca, in una giornata assolutamente estiva. Che Gotti e Nicola, infatti, vivono in tuta. Il secondo agitandosi decisamente di più. Luca Gotti torna alla difesa a tre, schierando la sua squadra esattamente come il collega, ma con Agudelo che da mezzala è più avanzato rispetto gli altri e agisce più da supporto a Gyasi e Nzola di punta. L’avvio è tutto ligure, con la Salernitana in bambola che forse sta ancora pensando a Ribery. Bourabia ed Ekdal che ingabbiamo Radovanovic scelto come regista perché Bohinen non è ancora al top. “Quando avrò tutti daremo fastidio a chiunque” aveva detto Nicola dopo San Siro. Per ora gli dà fastidio lo Spezia che gioca bene a calcio, sempre a uno, due tocchi, ed entra tra le linee come vuole on lo scatenato Agudelo e con Amian e Holm che di catena lavorano meglio dei rispettivi avversari che e con i campani (in maglia nera, peggio quella gialla dello Spezia) che non si oppongono con gli uomini di centrocampo. Sembra passiva la squadra di casa, senza gioco e idee, con un passo sempre lento e il ricorso obbligato dei difensori al lancio lungo per Dia e Bonazzoli. La squadra di Gotti guadagna corner, poi tira con Ampadu (di testa), Gyasi, Amian,(Bravissimo) Agudelo che crea l’unico vero pericolo a Sepe che respinge. Vilhena (che lo spinge) e Amian finiscono in rissa perché lo Spezia non butta via la palla con Radovanovic a terra. Al 35’ la squadra d Nicola comincia a giocare e ha le occasioni più ghiotti. Strano il calcio eh. Amian salva un gol, Candreva fa la prima cosa e colpisce un palo.

SECONDO TEMPO — La ripresa comincia con la Salernitana trova il jolly: Bonazzoli serve Candreva che mette al centro, respinge la difesa in giallo, ma sui piedi di Mazzocchi che trova la giocata da campione: un destro a giro imprendibile per Dragowski. Esplode l’Arechi, corre ad abbracciare Ribery l’azzurro napoletano.... che manda cuoricini alla moglie in tribuna. Gotti cambia uomini e modulo, ricorrendo a tutti i giocatori offensivi, Maldini e Verde, Strelec e anche Reca. Cambia pure due volte l’assetto: 3-4-3 poi 4-2-3-1 per tentare l’assalto, ma la Salernitana si difende accorciando bene e compattandosi attorno all’ottimo trio difensivo. L’unico rischio lo corre su una conclusione di Nzola che va fuori di pochissimo. Ma l’occasione più ghiotta è sui piedi di Gyomber (forse il migliore in campo) che colpisce d’esterno destro da fuori e scheggia la traversa. Nel finale ancora Nzola va vicino al pareggio combinando con Strelec su un passaggio errato di Botheim. Il ds Morgan De Sanctis si agita nel suo gabbiotto, ma chi agita gli animi dei granata è il quarto uomo che solleva il cartellone del recupero: dieci minuti. E subito Piatek stregato da Dragowski che poi fa un doppio miracolo su due colpi di testa di Daniliuc. La Salernitana la porta a casa, lo Spezia incassa ancora. Ha dominato per 35’ ma nella ripresa Sepe non ha fatto una sola parata. E questo deve far riflettere Gotti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Diaz show, poi Origi e Leao:
Monza travolto, il Milan aggancia la vetta

I rossoneri superano i brianzoli con una doppietta dello spagnolo (che esce infortunato),
il primo squillo dell’attaccante belga, Leao, e salgono a 26 punti col Napoli


Marco Pasotto


Gol, brividi e punti: c’è di tutto nel pomeriggio di Milan-Monza, un derby degli affetti senza storia che proietta il Diavolo in testa alla classifica, alla pari con il Napoli, almeno per una notte. I rossoneri si impongono 4-1, non mancano l’appuntamento con il successo in un turno che strizza loro l’occhio – domani si giocano Atalanta-Lazio e Roma-Napoli – e adesso possono pensare alla trasferta di martedì a Zagabria: una bella fetta del futuro in Champions passerà da lì, Pioli ci arriverà vincente e… incerottato. Brahim Diaz, l’uomo della doppietta da urlo che sotto gli occhi dell’ex a.d. Adriano Galliani – oggi al Monza – ha messo in discesa il match per il Milan, ha alzato bandiera bianca dopo 52 minuti per un problema fisico che smorza inevitabilmente il sorriso sulla bocca dei rossoneri; Divock Origi, che alla prima assoluta da titolare indovina un missile sotto la traversa, non riesce nemmeno ad esultare perché sente una fitta alla gamba subito dopo il gol: il belga però si riprende e resta in campo fino al 78’, San Siro applaude sospirando di sollievo.

SUPER BRAHIM — Il turnover era annunciato e Pioli rispetta le consegne: tra la notte di Verona e questo sabato milanese ne cambia sette. Scelte ragionate, anche e soprattutto in vista della Dinamo: Kalulu inizia in panchina (entrerà dopo l’intervallo per Dest), Tonali rifiata e rifiatano pure Leao e Giroud, con Rebic e Origi in campo dal 1’. Turnover sarebbe anche quello sulla trequarti, dove De Ketelaere è recuperato ma lascia il posto a Diaz. In 45 minuti scintillanti, però, lo spagnolo rovescia le gerarchie per due volte: prima firmando una doppietta strepitosa, con un gol più bello dell’altro, poi uscendo per un problema muscolare che inquieta i tifosi per le prossime gare. Brahim comincia con una traversata delle sue – sì, ormai è un classico – al 16’, aggancio su lancio di Tatarusanu e corsa irresistibile palla al piede fino al tocco che supera Di Gregorio mentre Antov fa la figura della comparsa, poi raddoppia al 41’: Origi trova il varco giusto dal fondo per servirlo e il 10 fa come fosse un 9, controllo e girata potente, 2-0. Tra una perla e l’altra dello spagnolo, il Monza iper offensivo disegnato da Palladino avrebbe anche l’occasione di pareggiare, ma Tatarusanu si fa trovare pronto sulla botta di Sensi dal limite e soprattutto sul colpo di testa di Carlos Augusto: siamo intorno alla mezzora, i biancorossi palleggiano in velocità e approfittano dei buchi di una fase difensiva tutt’altro che perfetta dei pioliani.

ECCO ORIGI — Nella ripresa, mentre Pioli rivoluziona l’attacco tra necessità (De Ketelaere per Diaz) e scelte tecniche (Leao per Rebic), tra un’area e l’altra del campo sbocciano altre tre reti. Il biglietto da visita di Origi al 65’ è una meraviglia, la mancata reattività di Tatarusanu sulla punizione dell’1-3 brianzolo di Ranocchia cinque minuti dopo è una scena che macchia il bel pomeriggio del romeno (bene invece sul diagonale di Carboni), la firma di Leao all’84’ (assist di Theo Hernandez, catena di sinistra riassemblata nel finale) il sigillo che chiude i giochi e fa cantare i 73 mila del Meazza. Al 90’ festeggiano tutti sotto la curva, Diaz compreso, ma manca De Ketelaere, rientrato prima negli spogliatoi. La sua partita è stata piatta come le altre, e un errore goffo a pochi passi dalla porta all’ultimo minuto ha scatenato la rabbia di più di qualche tifoso sugli spalti. Occorre cambiare passo in fretta, Zagabria è dietro l’angolo: questo è un Milan da Diaz e lode, ma senza Brahim da quelle parti cosa succederebbe?

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter, pazzesco 4-3 a Firenze!
Decide Mkhitaryan al 95’



Avanti di due gol (Barella e Lautaro), si far riprendere da Cabral e Ikoné, poi il 3-2 del Toro,
il nuovo pareggio di Jovic e la stoccata a pochi secondi dalla fine dell'armeno


Vincenzo D'Angelo

Pazza, che più pazza non si può. L’Inter espugna Firenze al fotofinish, all’ultimo centimetro di una maratona che ha dominato per lunghi tratti ma che sarebbe potuta finire in parità per gli errori dei singoli e non solo. Ma poi è uscita l’anima nerazzurra, nella sua essenza, con la carambola nata da un rinvio di Venuti su Mkhitaryan: palla in rete, 4-3 Inter e Napoli che torna – almeno per una notte – distante cinque punti. Tre punti che a fine anno potrebbero pesare tantissimo e su cui c’è la firma di un super Lautaro e del ritrovato Barella: terza gara consecutiva con i due a segno tra campionato e Champions: per chi cercava i volti della riscossa, eccovi serviti.

QUALITA' E FOLLIA — Neanche il tempo di prendere le misure, che l’Inter è già in vantaggio. La Fiorentina sbaglia il palleggio in uscita, Lautaro vince un contrasto sulla trequarti e poi di prima in controbalzo trova il corridoio per Barella, che colpisce nella maniera più difficile, con l’esterno destro, e imbuca nell’angolino. Dodici minuti dopo, ecco il bis: ancora un errore in impostazione della viola e da un contrasto nella metà campo nerazzurra la palla schizza verso Lautaro, altezza cerchio di centrocampo. Il Toro si gira e punta gli avversari in velocità, Martinez Quarta indietreggia troppo, lo fa arrivare al limite e quando lo affronta si fa saltare con una doppia finta. E la carezza di sinistro del Toro vale il raddoppio nerazzurro. L’Inter è in controllo, la Fiorentina in totale confusione e prima del raddoppio nerazzurro aveva perso anche Gonzalez per un problema ai flessori della coscia sinistra. Al suo posto è entrato Ikoné, che tra i due gol dell’Inter ha spaventato Onana in due occasioni, senza però inquadrare la porta. La Viola prova a metterci un po’ di agonismo e a spingere con i nervi. Da un cross di Biraghi, Bonaventura arriva in ritardo e manda fuori, ma dopo la conclusione viene travolto da un intervento scellerato e pericoloso da Dimarco: Valeri non vede nulla, ci pensa il Var a richiamare l’arbitro che torna sui suoi passi ma non ammonisce nemmeno Dimarco, autore di un intervento pericoloso e inutile, da rosso. Dal dischetto (33’) Cabral spiazza Onana e riapre la gara.

BOTTA E RISPOSTA — I primi cinque minuti della ripresa sono di studio, poi Italiano ridisegna la Viola: fuori Duncan, dentro Jovic e passaggio al 4-2-3-1: arrembante, senza niente da perdere. E la spinta della Fiorentina spaventa subito l’Inter: cross dal fondo di Biraghi che taglia tutta l’area piccola senza trovare deviazioni amiche. Ma poco dopo arriva il pari: Kouamé lancia profondo Ikoné che punta Acerbi e poi piazza l’interno mancino sul palo lungo. La palla bacia la parte bassa della traversa e infila in rete, per la festa del Franchi. Inzaghi prova a pescare dalla panchina una scintilla, cambiando gli esterni. Ma poi la dinamite è sempre lì, sui piedi del suo numero dieci. E’ il 25’ quando Lautaro viene messo giù da Terracciano in area: per l’arbitro è rigore, per l’assistente fuorigioco. La Var chiarisce tutto e manda l’argentino dal dischetto: botta violenta ed angolata e corsa sotto il settore ospiti in delirio.

BRIVIDI FINALI — A 15’ dalla fine l’Inter torna in controllo, ma Inzaghi commette un autogol richiamando in panchina super Lautaro per Bellanova. Un ex terzino per un centravanti, l’intento di chiudersi è talmente evidente che la Fiorentina prende coraggio, inizia a buttare palla avanti e l’Inter non ha più armi per ripartire e tenere palla. E come logica vuole, al 90’ ecco la beffa all’ennesima mischia: Milenkovic prolunga di testa, De Vrij perde Jovic che in mezza girata al volo fulmina Onana. Finita? Macché, all’ultimo assalto succede l’incredibile: Barella scappa a destra, crossa rasoterra debolmente, Venuti in vantaggio spazza su Mkhitaryan e la carambola finisce alle spalle di Terracciano. Vince l’Inter, dominando prima, soffrendo poi e aggrappandosi alla fortuna e un secondo dal gong. Tre punti pesantissimi per rimanere aggrappati al treno scudetto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter, pazzesco 4-3 a Firenze!
Decide Mkhitaryan al 95’



Avanti di due gol (Barella e Lautaro), si far riprendere da Cabral e Ikoné, poi il 3-2 del Toro,
il nuovo pareggio di Jovic e la stoccata a pochi secondi dalla fine dell'armeno


Vincenzo D'Angelo

Pazza, che più pazza non si può. L’Inter espugna Firenze al fotofinish, all’ultimo centimetro di una maratona che ha dominato per lunghi tratti ma che sarebbe potuta finire in parità per gli errori dei singoli e non solo. Ma poi è uscita l’anima nerazzurra, nella sua essenza, con la carambola nata da un rinvio di Venuti su Mkhitaryan: palla in rete, 4-3 Inter e Napoli che torna – almeno per una notte – distante cinque punti. Tre punti che a fine anno potrebbero pesare tantissimo e su cui c’è la firma di un super Lautaro e del ritrovato Barella: terza gara consecutiva con i due a segno tra campionato e Champions: per chi cercava i volti della riscossa, eccovi serviti.

QUALITA' E FOLLIA — Neanche il tempo di prendere le misure, che l’Inter è già in vantaggio. La Fiorentina sbaglia il palleggio in uscita, Lautaro vince un contrasto sulla trequarti e poi di prima in controbalzo trova il corridoio per Barella, che colpisce nella maniera più difficile, con l’esterno destro, e imbuca nell’angolino. Dodici minuti dopo, ecco il bis: ancora un errore in impostazione della viola e da un contrasto nella metà campo nerazzurra la palla schizza verso Lautaro, altezza cerchio di centrocampo. Il Toro si gira e punta gli avversari in velocità, Martinez Quarta indietreggia troppo, lo fa arrivare al limite e quando lo affronta si fa saltare con una doppia finta. E la carezza di sinistro del Toro vale il raddoppio nerazzurro. L’Inter è in controllo, la Fiorentina in totale confusione e prima del raddoppio nerazzurro aveva perso anche Gonzalez per un problema ai flessori della coscia sinistra. Al suo posto è entrato Ikoné, che tra i due gol dell’Inter ha spaventato Onana in due occasioni, senza però inquadrare la porta. La Viola prova a metterci un po’ di agonismo e a spingere con i nervi. Da un cross di Biraghi, Bonaventura arriva in ritardo e manda fuori, ma dopo la conclusione viene travolto da un intervento scellerato e pericoloso da Dimarco: Valeri non vede nulla, ci pensa il Var a richiamare l’arbitro che torna sui suoi passi ma non ammonisce nemmeno Dimarco, autore di un intervento pericoloso e inutile, da rosso. Dal dischetto (33’) Cabral spiazza Onana e riapre la gara.

BOTTA E RISPOSTA — I primi cinque minuti della ripresa sono di studio, poi Italiano ridisegna la Viola: fuori Duncan, dentro Jovic e passaggio al 4-2-3-1: arrembante, senza niente da perdere. E la spinta della Fiorentina spaventa subito l’Inter: cross dal fondo di Biraghi che taglia tutta l’area piccola senza trovare deviazioni amiche. Ma poco dopo arriva il pari: Kouamé lancia profondo Ikoné che punta Acerbi e poi piazza l’interno mancino sul palo lungo. La palla bacia la parte bassa della traversa e infila in rete, per la festa del Franchi. Inzaghi prova a pescare dalla panchina una scintilla, cambiando gli esterni. Ma poi la dinamite è sempre lì, sui piedi del suo numero dieci. E’ il 25’ quando Lautaro viene messo giù da Terracciano in area: per l’arbitro è rigore, per l’assistente fuorigioco. La Var chiarisce tutto e manda l’argentino dal dischetto: botta violenta ed angolata e corsa sotto il settore ospiti in delirio.

BRIVIDI FINALI — A 15’ dalla fine l’Inter torna in controllo, ma Inzaghi commette un autogol richiamando in panchina super Lautaro per Bellanova. Un ex terzino per un centravanti, l’intento di chiudersi è talmente evidente che la Fiorentina prende coraggio, inizia a buttare palla avanti e l’Inter non ha più armi per ripartire e tenere palla. E come logica vuole, al 90’ ecco la beffa all’ennesima mischia: Milenkovic prolunga di testa, De Vrij perde Jovic che in mezza girata al volo fulmina Onana. Finita? Macché, all’ultimo assalto succede l’incredibile: Barella scappa a destra, crossa rasoterra debolmente, Venuti in vantaggio spazza su Mkhitaryan e la carambola finisce alle spalle di Terracciano. Vince l’Inter, dominando prima, soffrendo poi e aggrappandosi alla fortuna e un secondo dal gong. Tre punti pesantissimi per rimanere aggrappati al treno scudetto.

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Torino da applausi a Udine:
vittoria per 2-1 con super Pellegri



Segnano anche Ola Aina e Deulofeu. La squadra di Juric è
la prima a imporsi nello stadio friulano in questa stagione


Mario Pagliara

Un Toro bello e combattivo fa l’impresa, sbanca la Dacia Arena e infligge all’Udinese rivelazione stagionale la prima sconfitta casalinga del campionato. Il meritato blitz granata è un concentrato di tante cose: la corsa infinita di Lukic, la classe di Vlasic, gli assist di Miranchuk e Radonjic, le prove maiuscole di Schuurs e Buongiorno, la capacità di saper soffrire, il miracolo a tempo scaduto di Milinkovic. Poi soprattutto i gol: il primo è di Aina, in mezzo c’è il pari di Deulofeu, ma a far scoppiare di gioia la panchina granata è lo sfondamento di Pietro Pellegri. Dopo il gol in Coppa Italia di martedì, si regala il bis nella sua prima volta in questo campionato. Il Toro rientra a casa con una vittoria che mancava dal 5 settembre (1-0 al Lecce).

DALL’UDINESE ALL’UDINESE — Quando si comincia, il copione che si poteva immaginare viene rispettato: Udinese aggressiva e con il baricentro alto grazie alla posizione avanzata dei suoi esterni, Torino compatto davanti alla linea a tre dei suoi difensori, con Aina e Lazaro particolarmente attenti a coprire gli inserimenti laterali dei friulani. Juric sceglie una versione di Toro molto più corazzata: dietro c’è il trio tutto muscoli Zima-Schuurs-Buongiorno, Pellegri è il centravanti. Sono centimetri in più essenziali contro questa Udinese dei giganti. Sottil non ha bisogno di regalare colpi di scena nell’undici di partenza: i suoi viaggiano forti, si presenta con il 3-5-2 concluso dalla coppia Success-Deulofeu. Il Toro contiene colpo su colpo l’avvio friulano, sorretto da un Lukic che firma un primo tempo di corsa e spessore: Sasa è l’uomo ovunque, capace dopo dieci minuti di un salvataggio strepitoso su Pereyra. L’Udinese non sfonda, il Toro comincia a trovare varchi centralmente e ad avere una buona regolarità sulle fasce. La prima vera occasione è dei granata: Silvestri respinge corto il tiro dalla distanza di Miranchuk, Lukic ribatte in curva (12’). Due minuti dopo la gara si stappa: Vlasic sfonda a sinistra vincendo il duello con Samardzic. Appoggio per Mirancjuk, assist per Aina che non sbaglia. Per Aina è il secondo gol in carriera in Serie A, a 21 mesi dall’ultima volta. Quella volta era stato il 10 febbraio 2019 proprio contro l’Udinese (Toro-Udinese 1-0).

IL PASTICCIO DI ZIMA — Non è domenica nella quale si può governare il vantaggio. Nel mezzo del campo la battaglia infuria, i toni agonistici decollano. Deulofeu spaventa Milinkovic (21’), conclusione di poco a lato. A dire il vero, però, il Toro regge bene l’urto e il furore agonistico dei padroni di casa. Fino all’erroraccio di Zima che rimette in equilibrio la partita. Minuto 26: Milinkovic appoggia corto sui piedi di Zima, il difensore ceco decide per un retropassaggio in diagonale diretto (nelle intenzioni) a Aina che è completamente sballato e si trasforma in un invito facile per Udogie. Il resto è una conseguenza: assist per Deulofeu, uno a uno dello spagnolo sottoporta. All’intervallo si va in parità.

LA STOCCATA DI PELLEGRI — Quando si riparte, Deulofeu ha un’ottima occasione ma Milinkovic è attento. Scavalcata l’ora di gioco, Juric getta nella mischia Radonjic (al posto di Miranchuk), Linetty (per Ricci) e Vojvoda (per Lazzaro); Sottil risponde con Beto (per Success) e Arslan (per Makengo). Al 24’ il Toro mette nuovamente la testa in avanti grazie a un’azione di pregio: elegante l’uscita di Buongiorno che apre sulla destra per Radonjic, tocco di prima del serbo a lanciare l’inserimento di Pellegri. Il centravanti dell’Under 21 vince il confronto fisico con Bijol e di prima battuta trafigge Silvestri sul suo palo. Settimana d’oro per Pellegri: dopo il gol in Coppa martedì, oggi primo acuto in questo campionato. E’ quello più pesante: è il colpo da tre punti. Nel recupero Milinkovic salva il risultato mettendo la mano su un tiro di Beto.

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Bologna, tutto facile col Lecce:
2-0 e primi tre punti per Thiago Motta

Decidono il rigore di Arnautovic al 13' e il gol di testa di Ferguson al 34'.
Pugliesi quasi mai pericolosi. Bonifazi (ginocchio) esce in lacrime


Matteo Dalla Vite


Era un bivio per il Bologna: vincere o inabissarsi. Ne è uscita la prima vittoria di Motta in campionato alla guida dei rossoblù con primo gol (nell’Era Thiago, il settimo stagionale) del suo amico-"tripletista" Marko Arnautovic, autore del rigore che ha spaccato una gara poi messa in freezer dall’interventista scozzese Ferguson. Il Lecce prende due gol per la terza volta in campionato dopo le gare contro Inter e Roma: Baroni le ha provate tutte ma il suo attacco ha fatto cilecca con evidenza inattesa. Per il Bologna c’è anche il primo “clean Sheet” stagionale: solo in Coppa Italia aveva lasciato la porta inviolata, e tutto questo è la conseguenza di una squadra che ha mostrato più linee, idee, coraggio e qualità di tutte le precedenti 4 gare di Motta in campionato.

RIGORE COL VAR — Si comincia senza sorprese nell’11 del Bologna, mentre il Lecce si schiera inizialmente con il 4-4-2 avanzando Gonzalez sulla linea di Ceesay in avanti e tenendo larghi Strefezza e Ceesay da quarti di centrocampo pronti a catapultarsi in avanti. Dopo una prima fase di studio sono i padroni di casa a prendere decisamente il sopravvento e ad andare in vantaggio. All'11' un contatto in area Gendrey-Aebischer viene ignorato da Sozza, che però viene richiamato dal Var a valutare l'episodio al video: lo svizzero prende il tempo al difendente del Lecce, attimi di pausa e rigore assegnato. Arnautovic al 13' trasforma spiazzando Falcone. Il Lecce (che poi si mette col 4-3-3) non reagisce, il palleggio è sterile e mai pericoloso, mentre la manovra del Bologna è ariosa, con la palla che si muove da un fronte all'altro, esterni che spingono e ritmo alto. Da un angolo di Barrow arriva l'incornata di Posch che trova pronto Falcone al 19', ma è la prova generale del raddoppio. Stesso schema, sempre Barrow dalla bandierina, ma questa volta sul primo palo è Ferguson ad anticipare Hjulmand e insaccare il meritato raddoppio. Per lo scozzese, alla terza consecutiva da titolare compresa la Coppa Italia, è il primo gol in Italia.

IL LECCE CI PROVA — Nella ripresa il Lecce alza il baricentro e cambia due uomini: dentro Oudin e Di Francesco, prova a impensierire Skorupski con occasioni di quest’ultimo e di Baschirotto che di testa, sullo sviluppo di un calcio d’angolo, colpisce centralmente. Il Bologna ha un inizio di ripresa molto passivo e così Motta inserisce Orsolini per Barrow oltre a preservare Lucumi (ammonito) mettendo Soumaoro e poi Sosa per Bonifazi, uscito in lacrime con un ginocchio ko dopo un duro contrasto: proprio Orsolini si mangia un’occasione d’oro all'81' mentre è Falcone a neutralizzare una manovra bella e di prima che porta al tiro Posch 60" dopo. Il Lecce ci prova tre volte con Oudin ma è il Bologna a compiere l’assalto finale: primo clean sheet della stagione e prima vittoria per Thiago Motta. Con gol, iniziale, dell’amico Arnautovic che alla fine baruffa con Baschirotto: il Bologna è stato più Bologna di altre volte, il Lecce è entrato in gara troppo poco per riuscire a salvare la pelle.

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Lazio show, Anderson fa dimenticare Immobile:
Atalanta k.o. e agganciata al 3° posto

I biancocelesti passano a Bergamo con una prova da incorniciare.
Il brasiliano raddoppia dopo il gol iniziale di Zaccagni. Espulso Muriel nel finale.
Sesto risultato utile per Sarri, primo k.o. per Gasperini


Stefano Cieri


Aveva chiesto una prova di maturità, Sarri, alla sua Lazio priva di Immobile. La ottiene, il tecnico, anche oltre le aspettative. È una vittoria netta, al di là del 2-0 finale, quella che i biancocelesti colgono sul campo di un’Atalanta che non riesce mai ad entrare in partita, sovrastata dal ritmo e dal palleggio della formazione romana. Che sblocca subito con Zaccagni, controlla e poi chiude la partita in apertura di ripresa con Felipe Anderson. Risultato che non è mai in discussione e che lancia la formazione romana nei piani alti della classifica, dove ora si ritrova appaiata proprio al’Atalanta. Quinta vittoria nelle ultime sei partite per i Sarri boys e sesto clean sheet consecutivo. Prima sconfitta, invece, per l’Atalanta.

ZACCAGNI-GOL — La Lazio prende subito il comando delle operazioni in mezzo al campo e non lo lascia più. La palla gira veloce e i centrocampisti di Sarri non la perdono mai. L’Atalanta prova in tutti i modi, col pressing e con l’aggressività, a spezzare le trame dei biancocelesti, ma non ci riesce quasi mai. La superiorità territoriale degli ospiti si traduce subito nel gol che rompe l’equilibrio. Lo realizza al 10’ Zaccagni che anticipa Soppy e Okoli sul traversone di Pedro, a sua volta innescato sulla fascia da Lazzari. La manovra della formazione di Sarri si sviluppa centralmente, ma poi trova gli sbocchi vincenti sulle fasce dove Zaccagni (soprattutto) e Pedro fanno il bello e il cattivo tempo. Per spezzare l’egemonia dei biancocelesti Gasperini inverte di fascia i due esterni di centrocampo: Soppy va a sinistra e Hateboer si piazza a destra. La mossa a qualcosa serve, perché, almeno per un po’, la Lazio fatica a trovare le uscite giuste. È la fase centrale della prima frazione, nella quale finalmente si vedono un po’ anche i padroni di casa. L’occasione più grossa per il pareggio capita sulla testa di Hateboer (cross di Soppy), ma la conclusione finisce alta. La posizione dell’olandese, peraltro, sembra in fuorigioco (in caso di rete sarebbe stata rivista al Var). Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo sale però di nuovo in cattedra la Lazio, con il consueto fraseggio stretto e le aperture improvvise sulle fasce . Vecino va per due volte vicino al raddoppio. Sulla prima occasione il suo tiro finisce di poco a lato, poi - servito da Milinkovic - spara alto da ottima posizione.

FELIPE-BIS — Nell’intervallo Gasperini prova a scuotere la sua squadra con due cambi. Mette dentro Djimsiti (per Okoli) e Malinovskyi (per Pasalic). Ma l’inerzia della partita non cambia. La Lazio continua a macinare il suo gioco fatto di paleggio stretto e veloce e sfruttamento chirurgico delle fasce. La formazione di Sarri è subito pericolosa in apertura di ripresa con Milinkovic. E trova il raddoppio già al 7’ grazie a Felipe Anderson che capitalizza al meglio la discesa di Marusic, lanciato nello spazio vuoto (l’Atalanta è sbilanciata) da Cataldi. La squadra biancoceleste insiste, controlla il gioco e prova anche a triplicare, ma l’Atalanta tiene botta. Gasperini le prova tutte. Inserisce anche Maehle (per Soppy) e poi ripropone Zapata che fa il suo ritorno in campo nel quarto d’ora finale al posto di Lookman, quindi anche Ederson (per De Roon). La Lazio rallenta un po’ i ritmi dopo il 20’, ma si chiude bene sulla sua trequarti e l’Atalanta, che pure ci mette foga e determinazione, non trova sbocchi. L’unica palla buona arriva sulla testa di Koopmeiners, ma la conclusione dell’olandese (da buona posizione) finisce sopra la traversa. Anche Sarri, che vede i suoi che cominciano ad accusare un po’ di stanchezza, attinge forze fresche dalla panchina. Entrano così Basic (per Cataldi, con Vecino che diventa centrale), Hysaj (per Lazzari) e infine Cancellieri per Pedro (Anderson va sulla fascia e Cancellieri fa la prima punta). La partita non offre più emozioni. Muriel trova però lo stesso il modo di farsi espellere (doppia ammonizione, la prima per simulazione, la seconda per una brutta entrata su Anderson).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il capolavoro di Osimhen stende la Roma:
il Napoli non si ferma più

Il gol del nigeriano nel finale decide la supersfida: giallorossi mai pericolosi,
nel primo tempo il Var toglie un rigore a Ndombele


Andrea Pugliese


Vince il Napoli e resta sempre più solo in vetta alla classifica, con il solo Milan nella scia (a -3). Ma vince soprattutto Osimhen, che a dieci minuti dalla fine trova il jolly giusto, sull’unico errore di un super Smalling. E la differenza tra Roma e Napoli la fanno proprio i centravanti: Abraham il pallone giusto lo spreca all’inizio come un bimbo alle prime partitelle, Osimhen lo mette alle spalle di Rui Patricio con forza e coordinazione. Per l’inglese l’ennesima prestazione scialba, per il nigeriano una serata d’autore. Il calcio a volte è semplice e quando non riesci a sbloccare le partite ti serve la giocata di un singolo. E allora in una serata in cui Kvaratskheila non brilla come al solito, Spalletti viene premiato nelle scelte (con Osimhen decisivo) e nei cambi (a dargli la palla giusta è Politano, appena entrato). Mou invece chiude con zero tiri nello specchio della porta, il che la dice lunga sul problema dei giallorossi. Il gol. E il centravanti, appunto.

POCHE EMOZIONI — Mourinho lancia Camara in mezzo al campo per avere più energia, Spalletti preferisce Ndombele a Elmas per dare più palleggio al suo centrocampo. Lo spartito è chiaro fin da subito: il Napoli a pressare alto per cercare di fare la partita fin dal recupero palla sulla trequarti avversaria, la Roma guardinga negli ultimi 40 metri di campo, per poi trovare gli spazi per far male con Zaniolo nelle ripartenze. E l’attaccante giallorosso due-tre folate importanti le piazza anche, ma Juan Jesus con l’assistenza di Olivera riescono sempre a respingerlo (e quando non ci riescono, il tiro a giro di Nicolò finisce di poco fuori). Kvaratskheila è meno effervescente del solito, Zielinski ha il solito dinamismo ma non riesce ad affondare e Lobotka è limitato dalla marcatura a uomo di Pellegrini, che lo va a prendere spesso e volentieri, alto fin dall’inizio della costruzione. Così le occasioni per vedere il Napoli-champagne di questo inizio di stagione sono ridotte all’osso e il primo tiro in porta degli azzurri arriva solo al 27’, con Zielinski. Dall’altra parte, invece, di pericoli veri e propri non se ne costruiscono, anche se i primi 25 minuti della Roma sono di buona fattura, con la squadra che si distende sempre bene negli spazi, ma poi manca nella scelta finale. Così la svolta può arrivare nel finale, quando al 38’ Irrati concede un rigore per fallo di Rui Patricio su Ndombele, ma poi con l’aiuto del Var torna sui suoi passi (il portiere portoghese in effetti prende prima la palla e poi il francese).

DECIDE VICTOR — La ripresa si apre con una superparata di Rui Patricio su Lozano, che fa presagire ad un cambio di ritmo dal punto di vista delle occasioni. Poi Spalletti si gioca subito la carta Elmas (per Ndombele), per dare più spessore alla fase offensiva. Più passano i minuti e più la Roma fatica a risalire, limitandosi a respingere palloni o a provare di tenerli lontani dalla propria area. E allora le occasioni per Spalletti iniziano ad arrivare: prima Smalling salva proprio su Elmas nell’area piccola, poi Juan Jesus si divora il più facile dei gol, ciabattando a botta sicura il pallone del vantaggio dal dischetto del rigore. Abraham torna mestamente negli spogliatoi dopo un’ora di gioco, Zaniolo crea l’unica occasione giallorossa e sulla ripartenza Osimhen sfiora il gol. E’ solo il preludio, perché a dieci minuti dalla fine il nigeriano si rifa, sfruttando l’unico errore della partita di Smalling e bruciando Rui Patricio sul palo opposto (che accenna neanche la parata). Mou allora ribalta la Roma (dietro si passa a 4, dentro Vina, Matic, El Shaarawy e Shomurodov), ma non riesce mai a cambiare la partita. Finisce così, con il Napoli che lancia la prima mini-fuga del campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Prima gioia Samp: Colley gela la
Cremonese e la lascia all'ultimo posto

Audero para un rigore a Dessers a inizio gara,
la squadra di Alvini resta l’unica senza vittorie in campionato


Matteo Pierelli


Lo spareggio tra le ultime due va alla Sampdoria che trova la prima vittoria della stagione grazie a un colpo di testa di un difensore, Colley, che al 78’ sfrutta al meglio un assist al bacio di Manolo Gabbiadini. La squadra di Stankovic lascia così l’ultima posizione alla Cremonese che aveva avuto un calcio di rigore dopo soli cinque minuti di gioco, tirato malissimo da Dessers. Per i blucerchiati, seguiti a Cremona da più di 3mila tifosi, una vittoria di vitale importanza (il Lecce quart’ultimo è solo due punti sopra), mentre la Cremonese sprofonda sempre di più e la posizione di Alvini si fa molto delicata.

LA CHIAVE — I grigiorossi sono scesi in campo con la difesa a tre, per permettere a Sernicola e Valeri di spingere sulle fasce. Stankovic invece ha optato per un 4-2-3-1 piuttosto offensivo con Murru a fare coppia con Rincon davanti alla difesa e Caputo unica punta supportato dal trio Sabiri, Pussetto e Djuricic. È la Cremonese a partire meglio. I grigiorossi pressano alti e non danno respiro alla manovra blucerchiata. E dopo cinque minuti hanno già una grande occasione. Maresca, dopo essere stato chiamato dal Var Fourneau, concede un calcio di rigore per un pestone di Amione a Okereke. Ma dal dischetto Dessers tira male a mezza altezza e Audero para. La Cremonese ha cercato di dimenticare subito quell’errore anche perché la Sampdoria ha badato soprattutto a non scoprirsi troppo. Così ecco che ancora Dessers ha sparato alto da buona posizione al 25’. Il primo tiro degli ospiti invece è arrivato solo al 39’ con una conclusione debole di Caputo parata senza problemi da Carnesecchi. Poco dopo il portiere grigiorosso è stato impegnato più duramente da Sabiri dopo un errore di Lochoshvili. Il primo tempo si è concluso con un’altra parata di Audero su colpo di testa di Sernicola.

DECIDE COLLEY — Nella ripresa Stankovic toglie Murru (per Augello) e Verre (Villar) ma è ancora la Cremonese a partire meglio. E con Pickel va due volte vicinissima al vantaggio: bravo Audero a dire due volte di no. Però è la Sampdoria al 62’ a mangiarsi un gol clamoroso con Gabbiadini che tutto solo davanti alla porta tira debolmente addosso a Carnesecchi. È stato il preludio al gol della Samp, arrivato dopo un’azione elaborata e conclusa in rete da Colley. A quel punto la squadra di Stankovic ha controllato, mentre la Cremonese non ha avuto neanche la forza per provarci e alla fine si è presa i fischi della curva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Verona segna ma spreca troppo,
Laurienté e Frattesi firmano la rimonta Sassuolo

Veneti avanti con Ceccherini dopo 2’, poi la squadra di Dionisi
concretizza le occasioni a differenza degli ospiti, che ora sono penultimi



A calcio vince chi fa gol. La più scontata e banale delle regole del pallone è perfetta per analizzare la vittoria del Sassuolo, che batte 2-1 in rimonta un sempre più inguaiato Verona, che ora è penultimo, scavalcato anche dalla Samp. I veneti, avanti dopo 2’ con un gol casuale (il cross di Ceccherini non viene toccato da nessuno e la traiettoria beffa Consigli), hanno sprecato troppo incassando così la sesta sconfitta consecutiva. Con un grande inizio avrebbero potuto raddoppiare, ma l’errore di Tameze e un po’ di sfortuna hanno permesso al Sassuolo di rialzarsi e di pareggiare. Nella circostanza la meravigliosa giocata di Laurienté (ennesima ottima pescata sul mercato degli uomini di Carnevali) mette a nudo i grossi limiti di Hien, che fa una pessima figura sul dribbling del francese, bravo anche a metterla sul secondo palo.

LA RIPRESA — La partita è piuttosto equilibrata, ma il Verona conferma gli ottimi segnali mostrati contro il Milan e se la gioca alla pari contro una squadra più quotata, anche se alle prese con assenze importanti (Berardi e lo squalificato Ferrari su tutti). Toljan si inserisce e trova il palo esterno, ma l’occasione più incredibile la spreca ancora il Verona, con Lasagna che non riesce a segnare di testa da due passi (bravo anche Consigli) e Faraoni che la spedisce in curva da posizione più che favorevole. E così il Verone viene punito: la qualità del rientrante Traoré assiste l’inserimento di Frattesi, chirurgico nel punire Montipò.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 11ª Giornata (11ª di Andata)

21/10/2022
Juventus - Empoli 4-0
22/10/2022
Salernitana - Spezia 1-0
Milan - Monza 4-1
Fiorentina - Inter 3-4
23/10/2022
Udinese - Torino 1-2
Bologna - Lecce 2-0
Atalanta - Lazio 0-2
Roma - Napoli 0-1
24/10/2022
Cremonese - Sampdoria 0-1
Sassuolo - Verona 2-1

Classifica
1) Napoli punti 29;
2) Milan punti 26;
3) Lazio e Atalanta punti 24;
5) Roma punti 22;
6) Udinese e Inter punti 21;
8) Juventus punti 19;
9) Sassuolo punti 15;
10) Torino punti 14;
11) Salernitana punti 13;
12) Empoli punti 11;
13) Bologna, Fiorentina e Monza punti 10;
16) Spezia punti 9;
17) Lecce punti 8;
18) Sampdoria punti 6;
19) Verona punti 5;
20) Cremonese punti 4.

(gazzetta.it)
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Osimhen esagera, tripletta.
Il Napoli trita pure il Sassuolo: 4-0!
Otto vittorie di fila e fuga

Un'altra prova brillante per la squadra di Spalletti, che blinda il primo posto.
A segno pure Kvaratskhelia.
È il 13° successo consecutivo considerando la Champions.
Espulso Laurienté nel finale


Maurizio Nicita


Benvenuti al Luna Park Napoli che fa girare la giostra per l'ottava vittoria consecutiva in campionato (la tredicesima in totale) che manda in visibilio i 50 mila del Maradona: santificato pure il Natale del Grande Diego che domenica avrebbe compiuto 62 anni. Imbarazzante per l’avversario il modo in cui la Banda Spalletti si impone rendendo facili meccanismi anche complessi di gioco, spettacolari da vedere. E visto l’anticipo del sabato la capolista mette pressione alle inseguitrici che se non vinceranno perderanno terreno importante in classifica. Cinquanta gol in sole 17 gare un cammino davvero trionfale finora.

UN, DUE, TRE OK — Spalletti inserisce, rispetto alla Champions di mercoledì, sei giocatori freschi rispetto a quelli che hanno battuto il Rangers, e da segnalare c’è il rientro di Anguissa. Ma la differenza sotto rete la fanno quei due: Osimhen e Kvaratskhelia sempre in perfetta sincronia. Il loro acronimo è O.K. per il Napoli, ma diventa K.O. letale per gli avversari. E infatti manovra subito profonda e dopo meno di 4 minuti azzurri in vantaggio. Bel cross di capitan Di Lorenzo, Kvara taglia sul primo palo portandosi dietro mezza difesa, la palla scorre e Osimhen la addomestica e la sbatte dentro. Da segnalare che l’azione parte con un bel lancio di Kim, come poco dopo è Juan Jesus a mandare in porta il nigeriano cui non riesce lo stop giusto. Questo per dire che tutti costruiscono gioco nel Napoli, con Mario Rui che impreca per una bella parata di Consigli, il quale con l’aiuto della traversa gli nega il gol: sarebbe stato il diciassettesimo della Banda a far gol.

A VALANGA — Eppure il Sassuolo prova a giocare. Ma superare il pressing alto dei napoletani è veramente faticoso: quando gli emiliani ci riescono costruiscono col piccolo francese Lauirienté qualche buona situazione, con Pinamonti che incrocia un po’ troppo. Azioni che servono anche per allenare Meret, nelle ultime partite rimasto inattivo e che contro il Sassuolo compie diverse parate efficaci, soprattutto in uscita su Thorstvedt. Ma tutto ciò non ostacola la marcia trionfale del Napoli che segna il 2-0 con uno schema che già mercoledì la squadra aveva fatto con Raspadori nell’azione dell’1-0 ai Rangers. L’esterno sinistro cerca spazi a destra, in questo caso Kvara suggerisce il passaggio nello spazio, arriva sul fondo, vede Osi perfettamente a tempo e gli serve un assist per la doppietta. A quel punto il georgiano pensa che deve anche far gol e si mette in proprio. Mario Rui, legge il perfetto movimento a mezzaluna di KK77 e confeziona il quarto assist, con Kvara che di destro fissa il 3-0.

IL SASSUOLO CI PROVA — Nella ripresa ci sta che il Napoli, alla vigilia di una settimana importante fra Liverpool e Bergamo (Atalanta, sabato), alzi un po’ il piede dall’acceleratore. E il Sassuolo prova a rialzare la testa e in effetti sulla trequarti fa girare palla veloce portando al tiro Pinamonti e Frattesi con Meret che si esalta anche in uscita. Ma il Napoli come un gatto sornione attende il momento per piazzare la zampata. Capita su un disimpegno sbagliato di Traore che finisce per lanciare Osimhen: Victor si invola e con un elegante scavino sigla la sua prima tripletta al Napoli e con 7 gol raggiunge Arnautovic in testa alla classifica cannonieri. Nel finale espulso Laurienté per doppia ammonizione. Ora c’è da chiudere la pratica primo posto Champions: basterà anche perdere fino a tre gol di scarto. Ma chiedere a questo splendido giocattolo di scendere in campo per limitare i danni è una bestemmia, visto la grande bellezza che sa esprimere questo Napoli. Finisce col pubblico che inneggia a Diego che da lassù ha già dato la sua benedizione a questa splendida Banda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inutile nascondersi o negarlo: questa è la volta buona per il triplete a Napoli !
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Fagioli, gioiello alla Del Piero: la Juve passa a Lecce (ma che fatica!)

Dopo un primo tempo senza occasioni, i bianconeri sbloccano al 73'
grazie alla prima rete in serie A del regista (strepitoso tiro a giro).
Palo di Hjulmand a un minuto dalla fine


Marco Guidi


La Juve si arrampica sulla pianta di… Fagioli. E’ un gol alla Del Piero del baby centrocampista rientrato dal prestito alla Cremonese in estate a spezzare la resistenza del Lecce a poco meno di 20’ dalla fine. Doveva partire titolare, Fagioli, poi Massimiliano Allegri ha cambiato idea. Poco male, il suo ingresso nella ripresa si è rivelato decisivo, consegnando tre punti d’oro alla squadra bianconera nella rincorsa alle zone alte della classifica. Per il Lecce, invece, seconda sconfitta casalinga stagionale, dopo quattro pareggi consecutivi al Via del Mare.

BRODINO — Privo di 10 uomini, più un paio (Bonucci e Rugani) non al meglio e quindi in panchina, Allegri mischia un po’ le carte, puntando sul 4-2-3-1. In difesa c’è Gatti, nel ruolo di trequartista/incursore torna dal 1’ Miretti, all’ala destra per la prima volta titolare il giovane Soulé, con Kostic a sinistra a supporto di Milik unica punta. Baroni schiera i suoi a specchio, alzando Gonzalez. A destra rispolverato Gendrey, in mediana il neopapà (nella notte) Blin e chance per il francese Oudin, che spedisce in panchina una delle rivelazioni di questo avvio di stagione, Banda. Dopo 10’ in cui il Lecce fatica a entrare in partita, ma la Juve non ne approfittava per cogliere l’attimo e indirizzare subito la gara, ecco crescere d’intensità la manovra salentina. Un’accelerata che complica non poco il piano dei bianconeri, subito in difficoltà quando si alza il ritmo. Ne fanno le spese prima Miretti, poi Cuadrado e infine Milik, ammoniti in serie dal 12’ al 23’ dopo “entratacce” fuori tempo su Oudin (il primo), Strefezza (il secondo) e Gonzalez (il terzo). Al Lecce, però, manca lo spunto per farsi vedere dalle parti di Szczesny. Così al 27’, quasi dal nulla, è la Juve a creare la prima, vera emozione della partita: Cuadrado entra in aerea dalla destra e prova il diagonale, palla fuori non di molto. La squadra ospite, pur senza incantare, è l’unica ad arrivare al tiro e chiude in crescendo la prima frazione di gioco. Prima dell’intervallo tentativi da fuori di Rabiot (blocca Falcone) e Miretti (deviato in corner da un difensore), quindi il colpo di testa del francese che obbliga Falcone al primo intervento di una certa serietà.

MONOLOGO — Nella ripresa Allegri inserisce Fagioli per McKennie. L’ex centrocampista della Cremonese risponde subito presente, scodellando un bel pallone per Cuadrado, che spreca controllando male. La Juve, però, ora ha un altro piglio. All’8’ la manovra bianconera più bella costruita da Soulé e Miretti, ma non concretizzata da Milik a pochi passi dalla porta su comodo invito di Kostic. Un’occasione clamorosa, che spaventa il Lecce, adesso raccolto completamente nella sua metà campo. Baroni corre ai ripari al 15’: dentro Askildsen e Banda, fuori Blin e Oudin. Mossa che non sortisce effetti. Allegri, allora, intensifica la presenza in area con l’ingresso di Kean per Miretti. E il nuovo entrato al 19’ con un bel tocco manda al tiro Milik dal limite: Falcone respinge. Poi, al 22’ schiaccia (male) di testa sul fondo un pregevole cross di Cuadrado.

L’UOMO DEL MATCH — Max si gioca anche la carta Iling-Junior, la sorpresa dell’ultima notte di Champions con il Benfica, per Kostic al 27’. Un minuto dopo, il ragazzo del 2003 appoggia a Fagioli, che s’inventa un gran gol a giro dai 16 metri: la palla bacia il palo e s’infila in rete. Una magia alla Del Piero. Il Lecce ci mette l’orgoglio alla ricerca del pari e la Juve a quel punto fa l’errore di fermarsi, non dando all’avversario il colpo del ko. Anzi, Allegri getta nella mischia Bonucci rinunciando a Soulé, per conservare il risultato, mentre Baroni butta in campo tutto il suo arsenale, da Rodriguez a Di Francesco e Colombo. Non va bene al tecnico di casa, perché al 42’ Hjulmand con un rasoterra da fuori prende in pieno il palo. Le speranze giallorosse si spengono qui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ora l'Inter corre:
De Vrij, Barella e Correa stendono la Samp.
3° posto agganciato

Dopo la qualificazione agli ottavi di Champions, la squadra di Inzaghi supera i blucerchiati
del grande ex Stankovic e infila la quarta vittoria di fila in campionato


Andrea Ramazzotti


La quarta vittoria di fila in campionato tiene l'Inter a -8 dal Napoli in fuga e le permetterà domenica di andare allo Stadium a giocarsi il derby d'Italia davanti in classifica rispetto alla Juventus. Il successo contro la volenterosa Sampdoria dell'applaudito ex Stankovic è netto, forse ancora di più rispetto al 3-0 finale: i nerazzurri confermano di essere in ottima forma e chiudono la quarta gara di fila a San Siro (Champions compresa) senza subire gol. Non un dettaglio in una notte nella quale però la Curva Nord non canta e anzi si svuota nell'intervallo per la scomparsa del leader storico, Vittorio Boiocchi.

DE VRIJ LA SBLOCCA — Inzaghi cambia un solo uomo rispetto alla vittoria di mercoledì contro il Plzen, mentre Stankovic stravolge la Samp corsara di Cremona con 5 avvicendamenti. Due filosofie completamente diverse ed è quella blucerchiata inizialmente a pagare di più perché il motore nerazzurro fatica a mettersi in moto. Il 4-2-3-1 degli ospiti impensierisce l'Inter e gli esterni offensivi Leris e Gabbiadini obbligano rispettivamente Dumfries e Dimarco a non dimenticarsi della fase difensiva. La Samp è corta, tiene bene il centro del ring, mostra personalità e impedisce una facile costruzione da dietro a Skriniar e compagni. In pratica mostra il coraggio che aveva il suo allenatore quando giocava. Un tiro di Dzeko spaventa Audero, ma per venti minuti la Doria c'è e non è "schiacciata" dal peso del terzultimo posto in classifica. Almeno fino a che non arriva la zuccata di De Vrij che, su angolo di Calhanoglu, sblocca il risultato. I liguri non si scompongono e non cambiano piano tattico, ma si vede che il colpo da assorbire è duro.

EURO BARELLA — L'Inter controlla, avrebbe la chance di raddoppiare con Dimarco, ma ci pensa Barella, al quarto centro nelle ultime 5 gare e in un periodo di forma pazzesco, a fissare il punteggio sul 2-0 all'intervallo. Azione spettacolare con lancio su punizione di oltre 50 metri di Bastoni, controllo perfetto del centrocampista sardo e destro vincente. San Siro applaude la rete fotocopia dell'anno dello scudetto 2020-21 contro la Juventus: anche quella volta (17 gennaio 2021) la prodezza dell'ex Cagliari decretò il 2-0.

TIRO A SEGNO — Rientrato nello spogliatoio senza aver mai visto i suoi concludere nello specchio (non a caso la Sampdoria ha il peggior attacco della Serie A) e con il 40% di possesso palla, Stankovic toglie prima Yepes e poi Villar per inserire Vieira e Verre. Chiara (quanto vana) la ricerca di una maggiore fluidità della manovra perché è l'Inter a sfiorare il 3-0 con Lautaro, Dzeko, Calhanoglu e Skriniar. Sembra un tiro al bersaglio. A metà ripresa è il turno di Lukaku che, applaudito da tutto San Siro, entra (insieme a Correa e Acerbi) per mettere minuti nelle gambe. L'Inter ha il reparto offensivo tutto nuovo e non pensa a controllare, ma vorrebbe segnare ancora. Ci riesce con Correa che, dopo l'assist di mercoledì in Champions, firma la terza personale rete in A grazie a un'azione personale da urlo, una cavalcata palla al piede di oltre 60 metri conclusa con una botta dal limite imparabile. Evidenti le responsabilità blucerchiate (nessuno chiude), ma dopo tante prove deludenti il messaggio del Tucu a Inzaghi e al c.t. Scaloni è di quelli fragorosi. L'argentino ex Lazio sfiora pure il 4-0 e alla fine festeggia con gli altri in campo. Martedì ininfluente trasferta a Monaco, contro il Bayern, poi il derby d'Italia. L'Inter ci arriva pronta dopo un ottobre quasi perfetto, post ko contro la Roma. Era difficile da prevedere durante la scorsa sosta per le nazionali.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Hateboer+Lookman, Empoli al tappeto.
E l'Atalanta torna seconda

Prova di forza per la squadra di Gasperini, ora a -5 dal Napoli capolista.
Il muro della squadra di Zanetti dura poco meno di un tempo.
Vicario para un rigore a Koopmeiners


G.B. Olivero


L’Atalanta riprende la sua corsa vincendo a Empoli una partita gestita senza affanni dall’inizio alla fine. La squadra di Zanetti non è mai riuscita a mettere in difficoltà quella di Gasperini che ha segnato una rete per tempo senza nemmeno dover accelerare il ritmo. Non è stata una prova scintillante da parte dell’Atalanta, che però ha fatto tutto quello che serviva per vincere senza concedere quasi nulla: insomma, il volto nuovo dei nerazzurri che adesso superano momentaneamente Milan e Lazio in classifica.

PRIMO TEMPO — Zanetti schiera due trequartisti (Bajrami e Pjaca) alle spalle di Destro e manda Henderson a uomo su Koopmeiners, mentre Marin incrocia Ederson sulla propria trequarti. Gasperini lascia Zapata inizialmente in panchina preferendo Hojlund, Pasalic arretra a centrocampo accanto a Koopmeiners. All’8’ prima azione pericolosa dei nerazzurri: un insidioso rasoterra di Lookman viene deviato da Vicario e Hojlund manca il tocco a porta vuota. Al 16’ tripla occasione per Ederson che, servito da Hojlund, si infila in area, costringe Vicario a una respinta, poi sul tap-in dello stesso Ederson è De Winter a opporsi poco prima della linea e infine il terzo tentativo del brasiliano è deviato da Cacace. L’Empoli non riesce a costruire quasi nulla in avanti, solo un errore di Scalvini consente a Destro di provare un presuntuoso pallonetto che finisce alto. Al 32’ l’Atalanta passa in vantaggio dopo un’azione lunga che parte a destra e viene rifinita a sinistra prima di concludersi nuovamente a destra: Scalvini premia l’inserimento di Koopmeiners che scarica su Lookman, il cui tiro deviato diventa un perfetto assist per Hateboer che mette in rete da pochi passi. L’Atalanta rischia solo su un tiro di Ebuehi deviato in scivolata da Demiral e poi potrebbe raddoppiare al 42’: punizione di Lookman, Destro ci mette il braccio e l’arbitro Ayroldi fischia il rigore. Sul dischetto va Koopmeiners e Vicario è bravissimo a deviare la conclusione centrale alzando la gamba sinistra mentre si stava tuffando sulla sua destra.

SECONDO TEMPO — La ripresa inizia sulla falsa riga del primo tempo. L’Atalanta gestisce a suo piacimento la sfida e dopo pochi secondi Ebuehi è bravo a chiudere su Hojlund servito da Lookman. Un tiro fuori di Marin è l’unico tentativo dell’Empoli, che al 14’ assiste al raddoppio dei nerazzurri. Hojlund porta avanti il pallone con un’azione insistita sulla destra e serve Pasalic che sbaglia il primo tocco per Toloi ma poi riesce a indirizzare il pallone sulla sinistra a Lookman. L’attaccante di Gasperini si accentra e, senza alcun intervento da parte della difesa schierata dell’Empoli, incrocia il rasoterra che chiude la partita. Il resto della gara, infatti, si vive solo in attesa del fischio finale. Destro calcia alto dal limite, Zapata (subentrato a un buon Hojlund) segna in fuorigioco, Vicario evita la doppietta di Lookman con un grande intervento, Marin calcia centralmente da venti metri, l’arbitro annulla una rete di Ebuehi per fuorigioco dopo parata di Musso su conclusione ravvicinata di Walukiewicz. L’Atalanta continua a sognare, l’Empoli deve invece interrogarsi su una prestazione assolutamente insufficiente in fase offensiva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Re:
binariomorto, 29/10/2022 17:53:

Inutile nascondersi o negarlo: questa è la volta buona per il triplete a Napoli !



Fra tante situazioni negative almeno il calcio ci sta regalando qualche soddisfazione, FORZA NAPOLI [SM=x611903]







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Deulofeu spreca,
l'Udinese non vince più:
0-0 con la Cremonese

Tre punti nelle ultime quattro partite per gli uomini di Sottil.
Lo spagnolo fallisce due grandi occasioni, l'ultima in pieno recupero.
I grigiorossi restano in fondo, ma muovono la classifica


Francesco Velluzzi


Finisce senza reti, la Cremonese continua a navigare in cattive acque, ma sorride, in vista dello spareggio di Salerno, l’Udinese si inceppa. Ma cinque partite di fila senza vittoria (contando la Coppa Italia), qualcosa vogliono dire. Spesso sugli allenatori si fanno valutazioni poco attente e precipitose. D’accordo, la Cremonese non ha mai vinto in questo campionato in 12 partite e non lo ha fatto neppure stavolta, in casa contro la lanciata Udinese, ma Massimiliano Alvini, fortemente voluto dal ds Giachetta, questa partita l’ha vinta ai punti (e non è la prima volta che succede), bloccando una squadra che ha un potenziale enorme, con una qualità offensiva decisamente superiore se può permettersi di inserire il suo bomber Beto al 31’ del secondo tempo. Invece Alvini, per necessità, infortunio di Dessers, ha dovuto inserire Buonaiuto dopo 24 minuti e il trequartista napoletano, fin qui non particolarmente considerato, ha fatto, a suo modo, la differenza. Success davanti è tosto per qualsiasi avversario, ma la porta proprio non la guarda. L’Udinese rischia di vincere al 4’ minuto di recupero, ma Deulofeu, calcia fuori.

LA PARTITA — Sottil sceglie Arslan al posto di Makengo e conferma Success in attacco con Deulofeu. Alvini si sistema più o meno come l’Udinese, solo che Okereke (che esordì in A col Venezia proprio contro i friulani) sta dietro Dessers in una sorta di 3-5-1-1. Non ci sono marcature speciali, Pickel e Meitè affiancano Ascacibar in mediana per contrastare la fisicità dei bianconeri che partono fortissimo e ci vuole il miglior Carnesecchi per non scivolare subito. Bravo di piede su Deulofeu che combina con Pereyra. L’Udinese insiste, fa ammonire Meité, ma le conclusioni sono da dimenticare e fanno soltanto felici i suoi sostenitori, oltre duemila, sistemati nella Nord che si accaparrano due o tre palloni e all’intervallo mostrano una colorata coreografia. Al 2’ finisce la partita di Dessers, vittima di uno stiramento. Alvini è costretto al cambio e inserisce Buonaiuto spostando più avanti Okereke. La Cremo prende confidenza e cambia atteggiamento e l’Udinese che era stata in totale controllo deve ricorrere al mestiere rischiando anche qualcosa. L’attivissimo Valeri, che spinge tanto a sinistra, manda a saltare alto Okereke che spedisce fuori, poi è Silvestri a controllare con tranquillità, ma al 44’ un errore di Bijol rischia di costar carissimo con Buonaiuto in agguato. Lo stesso sloveno rimedia in angolo.

LA RIPRESA — Si riparte con gli stessi uomini, ma l’Udinese, che nella seconda parte del primo tempo non è piaciuta, comincia col pallino in mano. Cioè all’attacco. Ma il primo pericolo lo crea ancora Buonaiuto che si beve chiunque e costringe Silvestri a mandare in angolo con un super intervento. Poi dopo 8’ l’Udinese deve rinunciare a Lovric come la Cremo nel primo tempo a Dessers: stiramento. Sottil osa, inserendo la qualità del tedesco Samardzic. E dal 21 cominciano i cambi veri, quelli tattici: Alvini butta dentro Escalante e Quagliata per Meitè e Valeri, Sottil aggiunge peso offensivo con Ehizibue per Arslan spostando Pereyra nel ruolo suo di mezzala. Ma l’Udinese non passa mai, nessuna imbucata, nessuna conclusione pericolosa, con Pereyra, Samardzic e Deulofeu che non riescono a inventarsi alcuna giocata. Anzi è sempre la Cremo in ripartenza ad accendersi: al 29’ guadagna una punizione frontale che Buonaiuto calcia a giro, ma fuori, poi sempre il trequartista napoletano colpisce al volo su bel cross di Lochoshvili, trovando però la gamba di Ebosse che spedisce in corner. Sottil gioca al 31' la carta Beto più Makengo e leva ovviamente Success, fisico, ma inoffensivo, e Pereyra, non al top come in altre occasioni. Al 37’ si accende Samardzic dal limite ma Carnesecchi blocca in due tempi. È l’ultimo lampo di una partita che la Cremonese pareggia con pieno merito contro un’Udinese in qui qualcosa e Bra essersi inceppata. Anzi, no, nel finale l’Udinese su discesa di Samardzic ha l’occasione, immeritata, per vincerla, ma Deulofeu calcia fuori.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina, guizzo nel finale:
Cabral al 90' stende lo Spezia

Viola in vantaggio con Milenkovic, poi il pareggio di Nzola.
Con i liguri in dieci per l'espulsione di Nikolaou arriva la rete del sorpasso.
Tre punti d'oro per Italiano


Matteo Pierelli


Ci pensa Arthur Cabral, entrato da poco al posto di Jovic, a regalare alla Fiorentina proprio allo scadere una vittoria soffertissima, che garantisce ai Viola un po’ di respiro dopo un ottobre nero in campionato. Ma la squadra di Italiano ha dovuto sudare moltissimo per avere ragione di uno Spezia che ha lottato fino alla fine e che si è arreso solo nel finale, quando Gotti è rimasto in inferiorità numerica negli ultimi 10 minuti per l’espulsione (evitabile) di Nikolaou per un fallaccio proprio su Cabral. Che poi ha risolto una partita che aveva visto la Fiorentina passare in vantaggio con Milenkovic, a cui aveva risposto il solito Nzola.

FIORENTINA TIMIDA — Gotti, in campo con la difesa a tre, si presenta senza Verde mentre dà ancora fiducia a Gyasi che davanti fa coppia con Nzola. Dall’altra parte Italiano (fischiatissimo anche stavolta nel suo ex stadio) opta per il 4-2-3-1 con Bonaventura dietro Jovic. Parte meglio lo Spezia che ha subito una grande occasione con Gyasi che, su una disattenzione della difesa Viola, da due passi non riesce a superare Terracciano. Lo Spezia fa la partita, ma è la Fiorentina a passare in vantaggio, alla prima occasione. Al 15’ calcio d’angolo di Biraghi e colpo di testa nell’angolino alla destra di Dragowski che non può fare niente. I padroni di casa non si abbattono, continuano a macinare gioco, ma è ancora la Viola ad avere una grande chance con Jovic che prende il palo su assist di Ikoné. La Fiorentina a quel punto cala e la squadra di Gotti sale in cattedra. Nzola ci prova di testa al 23’ ma Terracciano si supera deviando in angolo. Lo Spezia continua a premere e trova il pareggio al 35’ con Nzola che sfrutta un rimpallo in area per battere da due passi Terracciano. Breve controllo del Var che dà il via libera: Kouamé tiene in gioco tutti.

SPEZIA IN DIECI — Nella ripresa la Fiorentina alza il baricentro e ci prova prima Kouamé e due volte con Jovic ma senza impensierire più di tanto Dragowski. Lo Spezia ha meno intensità del primo tempo ma riesce comunque a non correre troppi pericoli, anzi per poco non passa a un quarto d’ora dalla fine: gran tiro da fuori di Strelec ma Teracciano è bravissimo a salvarsi in angolo. Nel finale la Fiorentina soffre, Italiano toglie Jovic e Dodo e mette Cabral e Terzic. Poco dopo, a una decina di minuti dalla fine, ecco l’espulsione di Nikolaou per un fallaccio su Cabral a centrocampo non visto dall’arbitro Massa (richiamato dal Var Paterna). Lo Spezia resta in dieci e probabilmente perde la partita anche per questo. Poco dopo infatti Cabral è bravo a buttare in rete una palla respinta da Dragowski: così, per i Viola, il traguardo europeo resta ancora vivo mentre lo Spezia perde la quinta delle ultime sei partite e la zona retrocessione è molto vicina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Clamoroso all'Olimpico:
la Salernitana fa tre gol
nella ripresa e ribalta la Lazio



Pesante sconfitta per i biancocelesti: prima il vantaggio
con Zaccagni, poi le reti di Candreva, Fazio e Dia.
Ammonito Milinkovic Savic, salterà il derby


Nicola Berardino

La Lazio va a picco. E contro la Salernitana perde nel modo peggiore. In vantaggio con Zaccagni a fine primo tempo la squadra di Sarri si era convinta di poter mettere la gara in discesa. Ma nella ripresa arriva il ribaltone granata. Prima il pareggio con l’ex Candreva. Poi la Lazio si infiamma di tensioni per l’ammonizione di Milinkovic appena subentrato. Era diffidato il serbo e quel cartellino giallo gli farà saltare il derby. I biancocelesti si smarriscono tra troppi veleni. E la squadra di Nicola va a segnare con Fazio e con Dia. Non c’è più rimedio per la Lazio che non perdeva dalla quarta giornata e veniva da sei gare con la porta imbattuta. Primi tre punti esterni per la Salernitana che ha saputo cogliere la fase giusta per far svoltare la propria gara.

AVANTI CON ZACCAGNI — Sarri decide la formazione della Lazio pensando al derby di domenica prossima. Così la diffida che pende su Milinkovic col conseguente rischio di un’ammonizione orienta la scelta di farlo partire dalla panchina. A centrocampo spazio così a Luis Alberto che torna da titolare dopo tre giornate. Con Vecino smistato nel ruolo die Milinkovic. Confermato il tridente con Pedro, Felipe Anderson, Zaccagni per l’attacco senza Immobile. Nicola ritocca centrocampo e attacco. In mediana Mazzocchi si sposta sulla destra, così sull’altro versante entra il recuperato Bradaric. Candreva si accentra da interno destro. In avanti, ecco la coppia Piatek-Bonazzoli. La Lazio prova a intensificare subito la manovra. All’8’ al tiro con Zaccagni: alto da buona posizione. Si ferma Gyomber per problemi alla coscia: entra Bronn dall’11’. Salernitana attenta e quadrata. Al 21’ gol di Felipe Anderson: annullato per fuorigioco dello stesso brasiliano. Incursione granata: Candreva conclude fuori. La formazione di Nicola è molto compatta in copertura. Le trame dei biancocelesti non trovano fluidità oltre che continuità in proiezione offensiva. Sepe para un colpo di testa di Zaccagni. Al 38’, buona verticalizzazione di Luis Alberto per Pedro che colpisce il palo esterno. Tre minuti dopo un altro lancio dello spagnolo, questa volta in corridoio, per lo scatto di Zaccagni che infila Sepe in uscita. Quinta rete in campionato per l’ex Verona. Il vantaggio rende più sciolta la squadra di Sarri nella manovra. Squadre al riposo sull’1-0.

RIBALTONE GRANATA — In avvio di ripresa, Lazio vicina al raddoppio. Sepe ribatte con prontezza sul tocco ravvicinato di Vecino. Al 6’ la difesa di Sarri in controtempo sul lancio di Mazzocchi per l’ex Candreva che con un pallonetto sorprende Provedel che si era spostato in avanti e porta la Salernitana al pareggio. Termina dopo 620 minuti imbattibilità del portiere biancoceleste in campionato. La partita si riaccende: Lazio scossa, Salernitana più consapevole delle proprie possibilità. E i campani ci provano ancora con Coulibaly: sventa Provedel. Primi cambi al 19’. Sarri ricorre a Milinkovic e fa uscire Luis Alberto. Nicola avvicenda Bonazzoli con Dia. Zaccagni si largo sulla sinistra e conclude: respinta di Sepe in difficoltà. E al 23’ la Salernitana ribalta il risultato. Traversone dalla destra di Candreva, Daniliuc appoggia per Fazio che fa secco Provedel. La Lazio tenta di reagire immediatamente. Vecino davanti alla porta fallisce il colpo decisivo. Al 27’, scontro tra Milinkovic e Bonn: arriva per il serbo il cartellino giallo che gli darà la squalifica per la stracittadina di domenica prossima. Crescono le tensioni in campo. Campani lucidi in fase di ripartenza e al 31’ vanno a triplicare con Dia che appoggia in rete un traversone di Bradaric. Nella Lazio escono Pedro e Cataldi per Cancellieri e Basic al 36’. Due minuti dopo altre tre sostituzioni nella Salernitana: Botheim, Bohinen, Vilhena per Coulibaly, Bradaric e Piatek. Poi Hysaj sostituisce Marusic tra i biancocelesti. La Lazio non ha più idee né lucidità: troppo nervosa. Ed è la Salernitana a sfiorare ancora il gol con Vilhena. Cinque minuti di recupero. Festeggia la squadra di Nicola. Non si dà pace la Lazio per una sconfitta subita in modo incredibile tra tanto nervosismo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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