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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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L'Inter è esagerata e Dimarco
fa il fenomeno: 6-1 al Bologna!



L'esterno incanta con un gol su punizione e un altro in slalom.
Segnano anche Dzeko, Lautaro, Calhanoglu e Gosens:
Inzaghi raggiunge Lazio e Atalanta alle spalle di Napoli e Milan


Andrea Ramazzotti

La reazione richiesta dalla dirigenza dopo il ko contro la Juventus non si fa attendere. L'Inter travolge il Bologna come già successo a San Siro all'inizio della scorsa stagione (6-1) e vola, almeno per una notte, al terzo posto in condominio con l'Atalanta e la Lazio. Il Napoli resta lontanissimo, a +11, ma con il Milan secondo a +3, la classifica assume un altro volto. Il tutto alla vigilia della trasferta di domenica a Bergamo, uno scontro diretto da non fallire dopo le 5 sconfitte su 5 nei big match finora affrontati. I rossoblù, reduci da 3 affermazioni di fila, stavolta fanno solo da comparse e vanificano con un crollo inspiegabile un inizio promettente nel quale erano passati in vantaggio e avevano immaginato una notte di gloria. Per la prima volta in campionato così Skriniar e compagni conquistano punti da una situazione di svantaggio: un tabù infranto che permetterà di preparare con più serenità la gara contro una Dea ferita da due ko consecutivi.

TENSIONI E GOL — La prima frazione è al tempo stesso poco esaltante sotto il profilo del gioco espresso ed elettrica in quanto a episodi e comportamenti dei singoli. La tensione in campo si taglia con un coltello e gli scontri si susseguono complice un arbitro che non mostra la personalità per tenere in pugno la sfida. È il Bologna ad approcciare meglio la partita e a calciare verso la porta di Onana: il diagonale di Barrow è di poco sul fondo, mentre quello dell'ex Arnautovic viene fermato dal portiere camerunese. Al terzo tentativo però l'ex Ajax non può niente perché sulla botta di Orsolini la deviazione con il fondoschiena di Lykogiannis lo spiazza. Avanti non immeritatamente, i rossoblù non sono però bravi a tamponare la reazione dell'Inter che in modo rabbioso si prende il pari con una prodezza al volo, dal limite, di Dzeko: per il bosniaco è l'ottavo centro contro il Bologna, in Italia sua "vittima" preferita insieme al Sassuolo. L'incontro che Motta aveva immaginato dopo l'1-0, va in cenere e i suoi non riescono a rimettersi in carreggiata. Ferguson non tampona più Calhanoglu e la mareggiata dei padroni di casa sale. L'episodio che cambia definitivamente il confronto dopo la mezzora, quando Colombo assegna una punizione dal limite all'Inter per un fallo inesistente di Lucumì su Lautaro. Dimarco fa centro sul palo di Skorupski, ingannato dal rimbalzo del pallone, ma comunque colpevole. Il Bologna esce completamente dal terreno di gioco e incassa il terzo gol in sedici minuti sugli sviluppi di un angolo battuto da Calhanoglu: Arnautovic si dimentica di saltare (!) e Lautaro incorna il 3-1. Thiago Motta, che in panchina ancora protesta per la punizione del 2-1, è sconsolato.

SUPER DIMARCO — Il tecnico italo-brasiliano prova a invertire la tendenza negativa con un doppio cambio a inizio ripresa: dentro Moro e Sosa per gli ammoniti Medel e Lucumì. Se possibile le due sostituzioni peggiorano la situazione perché Sosa si fa dribblare da Dimarco sulla rete del 4-1 e ferma con la mano in area un tiro di Dzeko, che in precedenza aveva colpito pure una traversa. Lautaro lascia il rigore a Calhanoglu che fa 5-1. Inzaghi pensa alla trasferta di Bergamo e toglie Lautaro, Dumfries e Dimarco per dare minuti a Brozovic, Bellanova e Gosens, bravo a firmare il 6-1. Entrano anche Gagliardini e Asllani (che centra un palo) per Barella e Calhanoglu, ma la gara è "finita" da tempo. L'Inter riparte dopo il brusco stop contro la Juve, ma le reali condizioni di salute della squadra di Inzaghi e le sue prospettive future saranno più chiare solo domenica, nell'ultimo impegno del 2022, sul campo dell'Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Toro in scioltezza con Radonjic e Vlasic: facile 2-0 alla Samp

Granata in vantaggio col serbo al 29', raddoppio del croato al 59'.
Espulso Stankovic. Infortunio per Schuurs: lussazione a una spalla


Filippo Grimaldi


Prova di forza. Il Torino riparte di slancio, conquista tre punti strameritati - 2-0 il finale - contro una Sampdoria sempre più in crisi (la peggiore della sua storia, i numeri sono drammatici) e cancella in un attimo la delusione per il passo falso di Bologna. Decide una perla di Radonjic al 29’ del primo tempo e un altro splendido gol di Vlasic nella ripresa, ma convince anche e soprattutto la prestazione della squadra. Juric può essere soddisfatto. I granata salgono a quota venti, mentre il desiderio di Stankovic (che avrebbe voluto portare i blucerchiati fuori dalla zona rossa prima della pausa per il Mondiale) è già sfumato. Neppure un eventuale successo contro il Lecce nello spareggio di sabato prossimo al Ferraris cambierà infatti la situazione. Ma ieri è stata soprattutto la vittoria del gioco di un Toro che non appena ha trovato la chiave per aggirare la mediana blucerchiata, ha preso in mano la partita. Per i granata è il terzo successo negli ultimi quattro impegni di campionato. La linea giovane sposata da Stankovic per riportare la Sampdoria fuori dai guai dà l’illusione di funzionare solo a tratti, contro un Toro che oltre alla qualità ha più voglia dei blucerchiati.

MONOLOGO — Juric parte con Rodriguez e Zima titolari, Schuurs al centro della difesa e, in attacco, Vlasic falso "nueve" e uomo più avanzato in un 3-4-2-1 orfano di Pellegri, bloccatosi di nuovo a poche ore dal match. Stankovic insiste sulla difesa a tre, ma passa al 3-4-1-2, piazzando Djuricic rifinitore alle spalle del giovane Montevago al fianco di Caputo in attacco. In mezzo torna Rincon a guidare il reparto. Davanti ad Audero, Amione torna titolare dopo la frattura del naso subìta contro la Fiorentina. Il Toro studia i blucerchiati, al 6’ Colley sventa su Radonjic innescato da Vlasic sulla sinistra del fronte d’attacco granata. La Samp pare lucida, cerca di giocare corta, ma è leggera davanti e questo è il peccato originale di questa stagione, che fa arrabbiare parecchio Stankovic prima dell’intervallo. Si intuisce subito il canovaccio della partita: Colley (6’) salva su Miranchuk lanciato da Vlasic, e lì i granata capiscono che sul centrosinistra possono affondare i colpi. Schuurs manda un altro segnale: fa trenta metri in solitudine, poi Amione lo stende e costringe il difensore granata a lasciare il campo (lussazione alla spalla destra). Al suo posto spazio a Buongiorno. I granata non mollano, la Samp soffre. Al minuto 24 Radonjic salta netto Bereszynski – a conferma che da quella parte il Toro fa ciò che vuole – e il suo diagonale trova Audero pronto alla difficile respinta.

CAPOLAVORO — Ma il gol arriva cinque minuti dopo ed è un capolavoro di Radonjic, che salta la mediana doriana, triangola con Vlasic e chiude l’azione con un destro che non dà modo ad Audero di intervenire. Qui la partita svolta. La difesa del Toro gioca con sicurezza, in mezzo Singo e Ricci blindano il centrodestra, mentre Linetty guida il gioco in mezzo. Forte del vantaggio, la squadra di Juric va in gestione e per gli ospiti tutto diventa ancora più complicato. Djuricic cerca di rompere il possesso palla del Toro, e si affaccia due volte dalle parti di Milinkovic-Savic in appena tre minuti: il primo tiro è debole, il secondo va fuori di poco. La Samp prova ad essere più aggressiva in avvio di ripresa, alza il baricentro, e il gioco diventa più fluido. Montevago ha coraggio, ma l’efficacia offensiva resta limitata. Radonjic (12’) impegna Audero, prima del bis di Vlasic in mezza girata su assist di Vojvoda dalla sinistra. Anche qui, difesa doriana con molte colpe. Gara chiusa qui, ma saltano i nervi a Stankovic, furioso con il direttore di gara: espulso.

IN GESTIONE — La Samp sbanda, Audero smanaccia su Vlasic (21’), Yepes pasticcia e regala il corner ai granata, che a questo punto hanno grandi spazi a disposizione per provare a colpire ancora. La Samp toglie Djuricic e inserisce Gabbiadini, provando a dare più peso all’attacco. Ma la squadra è sfilacciata, il Toro arriva alla fine senza affanni. E ora può prepararsi alla sfida in casa della Roma con il morale a mille e una classifica sontuosa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Kean-gol, la Juve vince anche a Verona: ora è nelle prime quattro

I bianconeri dopo aver superato di corto muso l'Hellas
agganciano la quarta posizione, a 2 punti dalle seconde in classifica.
Espulso a tempo scaduto Alex Sandro


Marco Guidi


Minimo sforzo, massimo risultato. Una Juventus non certo "bellina", come direbbe Massimiliano Allegri, ma cinica e un pizzico fortunata sbanca Verona grazie a un lampo di Kean e scala la classifica. Ora i bianconeri sono nelle prime quattro, a soli due punti dal Milan secondo. Impensabile sino a qualche settimana fa. Ma il segreto della Signora sta soprattutto nella solidità difensiva: zero gol subiti nelle ultime cinque, con altrettante vittorie. Compresa quella, di corto muso, al Bentegodi. Dal canto suo, l’Hellas non interrompe l’emorragia: nona sconfitta consecutiva e ultimo posto in classifica, nonostante anche contro la Juve i gialloblù abbiano confermato la sensazione di essere squadra viva.

SCELTE — Max Allegri rilancia capitan Bonucci in difesa e si affida alla coppia Kean-Milik davanti. In porta, come annunciato nella conferenza della vigilia, c’è Perin. Solo panchina per Angel Di Maria, nemmeno convocati Vlahovic e Chiesa. Sorprese nelle scelte di Salvatore Bocchetti: fuori dall’undici titolare diversi big (Veloso, Verdi, Lazovic, Henry, Tameze…) e spazio ai giovani Terracciano e Sulemana. In attacco tridente inedito Lasagna-Djuric-Kallon.

MEGLIO IL VERONA — Reduce da otto sconfitte di fila, con il presidente Setti duramente contestato dalla curva, l’Hellas parte con orgoglio e al 3’ un destro da fuori di Sulemana fa scorrere un brivido lungo la schiena di Perin: palla fuori di poco. Non è un episodio, perché il Verona fa decisamente la partita nei primi 10’, collezionando due corner e un giallo per Bonucci, costretto al fallo su Lasagna dopo un errore di Danilo. Al 16’ ci prova Lasagna dai 20 metri: sicuro Perin nella presa alta. Poi serve un autentico miracolo di Danilo a togliere il pallone dai piedi di Djuric a pochi metri dalla porta, dopo un bel contropiede organizzato da tutto il trio d’attacco gialloblù. Le sofferenze bianconere nascono soprattutto sulla fascia destra, dove Cuadrado è in difficoltà contro l’intraprendenza di Doig. E la Juve? Si fa vedere per la prima volta solo al 22’: Milik addomestica bene un lancio dalle retrovie e carica il sinistro dal limite, Montipò blocca bene. Tanto basta per spaventare il Verona, che rallenta un po’, facendo prendere metri agli ospiti. Non che la squadra di Allegri faccia chissà che per alzare il tasso di divertimento della gara. Unica emozione, un tiro di Locatelli dai 25 metri, sventato in corner da Montipò.

LA ZAMPATA — La ripresa si apre ancora con il Verona più pimpante. Al 3’ Dawidowocz devia a lato sotto porta un interessante calcio piazzato dalla trequarti. Un situazione che si ripete poco dopo, sempre con il difensore polacco a cercare la stoccata vincente in mischia: palla alle stelle. Allegri prova a mischiare le carte, invertendo Fagioli e Rabiot alle mezzali. E dal centro-sinistra il giovane prodotto del vivaio bianconero si conquista un’interessante punizione (ammonito Dawidowicz per fallo di mano), che però Cuadrado spedisce sul fondo. Così come, al 16’, Rabiot accentrandosi da destra pesca Kean, bravo e fortunato a battere Montipò con l’aiuto della deviazione di Dawidowicz. Il pallone s’impenna e scavalca beffardamente il portiere di casa, che riesce solo a toccare, senza respingere. In vantaggio di un gol, la Juve cambia di nuovo pelle: fuori Locatelli e Fagioli, dentro Paredes e Miretti. Bocchetti, di par suo, risponde con Veloso e Lazovic per Sulemana e Doig.

SOFFERENZA — Al 23’ è il turno di Di Maria al posto di Kean, imitato da Verdi per Kallon dall’altra parte. Girandola di cambi a parte, l’Hellas ci prova soprattutto con il cuore, la Juve amministra, ma non senza qualche apprensione. Lasagna scarica di destro dal limite: tiro forte, ma fuori. Alla mezzora veementi proteste gialloblù per un tocco di mani di Danilo (su rimpallo) in mischia dopo conclusione di Veloso, che l’arbitro Di Bello e il Var Guida non reputano da rigore. Al 38’, il direttore di gara fischia invece il penalty per i padroni di casa per il contrasto Bonucci-Verdi, ma si corregge dopo on field review suggerita dal Var: il capitano della Juve tocca la palla in anticipo ed è l’avversario a calciare sulla sua gamba. Proprio al novantesimo, una delle giocate più belle della partita: Di Maria raccoglie uno spiovente defilato sulla sinistra e al volo si coordina alla perfezione, pur non centrando lo specchio. Allegri deve però patire sino all’ultimo, anche perché Alex Sandro stende Lasagna lanciato a rete e viene espulso: Verdi calcia alto la punizione conseguente. Ed è sempre l’ex Toro con il destro a dare l’ultimo brivido alla Juve, non centrando la porta da posizione favorevole. Ma di riffa o di raffa, la Signora porta a casa tre punti e fa un altro passo verso l’alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Romero manda in orbita la Lazio:
Monza ko, Milan raggiunto al 2° posto.
E torna Immobile...

Scatto dei biancocelesti in classifica grazie al gol al 69’ del 17enne attaccante argentino.
Nel finale della gara si è rivisto anche l'azzurro dopo l’infortunio dello scorso 16 ottobre


Nicola Berardino


La Lazio fa il bis della vittoria nel derby e aggancia il Milan al secondo posto. I tre punti contro il Monza portano la firma di Luka Romero, 18 anni tra una settimana. L’attaccante argentino subentra dopo l’intervallo e a metà tempo si catapulta sul pallone respinto da Di Gregorio per segnare il suo primo gol in A. Una rete che spacca una partita che la squadra di Palladino aveva governato con attenzione e grinta, spingendosi anche all’attacco. Romero fa la differenza col suo gol nella serata che vede anche il ritorno in campo di Ciro Immobile nei minuti finali dopo lo stop del 16 ottobre.

IN EQUILIBRIO — Sarri ritrova Milinkovic dopo la squalifica nel derby e fa dei cambi in chiave turnover verso la trasferta con la Juventus. Così Hysaj ed Marcos Antonio prendono il posto di Marusic e Cataldi. Vecino preferito a Luis Alberto. Infortunato Zaccagni, nel tridente c’è Cancellieri alla prima da titolare in campionato, al fianco di Felipe Anderson e Pedro, spostato sulla sinistra. Immobile parte dalla panchina. Ai box Sensi e Mota Carvalho, Palladino deve ritoccare la formazione tornata a vincere contro il Verona. In difesa entra Donati, a metà campo le novità Pessina e Ranocchia, nella trequarti Colpani e Machin, in avanti Petagna. Prova a colpire Milinkovic dalla distanza dopo una pericolosa incursione di Felipe Anderson. Risponde Colpani dai 25 metri: Provedel in difficoltà devia in angolo. Al 13’ la squadra di Palladino va a segno, ma il gol di Petagna (spettacolare colpo di tacco) non viene convalidato dopo il check del Var causa fuorigioco. Gara equilibrata. Monza compatto a tutto campo. Lazio a caccia di varchi per far fluire la manovra. Al 27’ Lazzari, fermato da problemi muscolari, viene sostituito da Marusic e Hysaj va a fare il terzino destro. Pedro si fa largo con i suoi cross, ben fronteggiati comunque dalla difesa lombarda. Sul fronte opposto, su corner si lancia Izzo: colpo di testa fuori bersaglio. Partita a ritmo sostenuto. Al 36’, buona chance per la Lazio: Vecino da buona posizione calcia a lato. Sulla ripartenza, anche Machin potrebbe insidiare Provedel però tira alto. Insiste il Monza. Colpani si fa mezzo campo: rasoiata di poco a lato. La difesa biancoceleste accusa troppi affanni. Primo tempo senza gol.

ROMERO ENTRA E SEGNA — Nella ripresa Sarri riparte con Romero al posto di Cancellieri. La Lazio guadagna metri, Monza tuttavia molto lucido nella copertura degli spazi. Al 13’ Palladino rileva Donati e Machin con Marlon e Rovella. Due minuti dopo doppia sostituzione pure da parte di Sarri: entrano Cataldi e Basic per Marcos Antonio e Vecino. Biancocelesti all’assalto. Al 22’ Immobile si alza per avviare il riscaldamento: ovazione dell’Olimpico. Al 24’ la Lazio si porta in vantaggio. Romero si lancia con decisione sul pallone ribattuto da Di Gregorio su una botta di Pedro. Primo gol in A per l’argentino che il 18 novembre compirà 18 anni. Al 27’, altri due ingressi nel Monza: Gytkjaer e Caprari per Petagna e Colpani. Poi esce Izzo per Carboni. La formazione non trova le energie per reagire. Va vanti la Lazio. Cataldi al 39’ non dà forza la tiro: sventa Di Gregorio. Al 41’ Immobile subentra a Pedro e torna in campo dopo la lesione al bicipite femorale del 16 ottobre contro l’Udinese. Quattro minuti di recupero, Monza pericoloso con un colpo di testa di Caprari. Resiste il muro biancoceleste. E l’Olimpico festeggia la squadra di Sarri seconda in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 14ª Giornata (14ª di Andata)

08/11/2022
Napoli - Empoli 2-0
Spezia - Udinese 1-1
Cremonese - Milan 0-0
09/11/2022
Lecce - Atalanta 2-1
Sassuolo - Roma 1-1
Fiorentina - Salernitana
Inter - Bologna 6-1
Torino - Sampdoria 2-0
10/11/2022
Verona - Juventus 0-1
Lazio - Monza 1-0

Classifica
1) Napoli punti 38;
2) Lazio e Milan punti 30;
4) Juventus punti 28;
5) Inter e Atalanta punti 27;
7) Roma punti 26;
8) Udinese punti 24;
9) Torino punti 20;
10) Fiorentina punti 19;
11) Salernitana punti 17;
12) Sassuolo e Bologna punti 16;
14) Empoli punti 14;
15) Monza punti 13;
16) Lecce punti 12;
17) Spezia punti 10;
18) Cremonese punti 7;
19) Sampdoria punti 6;
20) Verona punti 5.

(gazzetta.it)
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Sarebbe bello festeggiare il terzo scudetto nello stadio dedicato a Maradona.






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Cambiaghi e Parisi segnano, Vicario para tutto:
Empoli ok, la Cremonese resta senza vittorie

L'attaccante di proprietà dell'Atalanta impiega
11" dopo il suo ingresso a fare gol,
il portiere è decisivo in almeno 4 occasioni.
Il raddoppio del difensore in contropiede nel finale



L'ultima partita prima della lunghissima sosta mondiale sorride all'Empoli, che batte 2-0 la Cremonese e arriva alla pausa con il rassicurante margine di 10 punti sulla zona salvezza. Nei guai invece la squadra di Alvini (terz'ultima a 7 punti e senza vittorie), che continua ad avere un problema non da poco se parliamo di calcio: non fa gol. Perché sul piano del gioco la Cremonese avrebbe meritato almeno il pari, ma un po' per mancanza di incisività sottoporta, un po' per l'ennesima gran serata di Vicario, non è riuscita a segnare.

LA PARTITA — Buonaiuto, che affianca il sempre sterile Okereke in attacco, costringe subito Vicario alla doppia parata. L'Empoli fatica a costruire, con la Cremonese che prende il controllo del centrocampo. I difensori non hanno il minimo problema contro Lammers e Satriano, così lo 0-0 all'intervallo va molto stretto alla Cremonese. All'intervallo, Zanetti inserisce Cambiaghi per Lammers, che ci mette 11" a segnare. Un'incomprensione tra Ascacibar ed Hendry facilita il compito dell'attaccante di proprietà dell'Atalanta, che segna con un destro non pulitissimo. La Cremonese potrebbe pareggiare col destro di Sernicola, ben imbeccato da Pickel, ma Vicario non sente ragioni. Il miglior giocatore dell'Empoli si ripete ancora su Okereke, poi i toscani gestiscono bene il finale. Marin colpisce il palo, poco dopo Parisi raddoppia dopo una respinta di Carnesecchi su Cambiaghi, anche se resta il sospetto di una spinta su Zanimacchia. Si chiude nel recupero col palo di Dessers, emblema di una squadra all'altezza della Serie A ma troppo sterile per non rischiare di retrocedere.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Napoli è irresistibile: 11 vittorie consecutive.
Ma che paura nel finale con l'Udinese

Azzurri avanti con Osimhen, Zielinski ed Elmas, nella ripresa
i friulani si rifanno sotto con Nestorovski e Samardzic.
Ma alla fine è trionfo azzurro: +11 sulle inseguitrici


Maurizio Nicita


Avviso agli inseguitori. Per progetti di rimonta ripassare nel 2023, perché questo Napoli viene fermato solo dalla sosta per il Mondiale: contro l'Udinese arriva l'undicesima vittoria consecutiva con un taglio diverso dalle altre perché contro l'ottima squadra di Sottil gli azzurri nel primo tempo chiudono 2-0 con soli due tiri nello specchio, quelli dei gol. Impressionante la forza di questo gruppo capace di vincere ben 18 delle 21 partite stagionali mostrando soluzioni sempre diverse, anche quando è mancato Osimhen per un mese o adesso Kvaratskhelia. Certo nel finale la squadra di Sottil mette i brividi al Maradona per qualche sufficienza difensiva e qualche cambio discutibile di Spalletti ma soprattutto influisce mentalmente il Mondiale e la voglia di vacanza. I due gol in 4' dell'Udinese sono buoni numeri di Nestorovski e Samardzic ma soprattutto prima un cattivo posizionamento della difesa e poi un erroraccio di Kim.

DEULOFEU, TACCO E SFORTUNA — E dire che i friulani erano partiti benissimo con Deulofeu ispirato che dopo soli 4' con un colpo di tacco lancia verso la porta Beto, sofferto per la falcata da Kim, ma il portoghese tira centrale. Qualche minuto ancora ed è un friulano doc - Meret cresciuto nell'Udinese - a negare il gol ai bianconeri: sul cross di Ehizibue ancora Deulofeu con uno splendido colpo di tacco dall'area piccola indirizza in porta, ma con grande reattività il portiere azzurro sventa. Il Napoli sembra faticare negli ultimi trenta metri. Fin quando però Elmas da sinistra si inventa un cross in mezzo all'area dove Bijol non riesce a contenere lo strapotere fisico di Osimhen che sale in cielo a segnare il suo decimo gol stagionale (9 da capocannoniere in campionato). Udinese avvilita che ha un ulteriore contraccolpo quando in un contrasto di gioco Deulofeu poggia male la gamba destra e sente un crac al ginocchio destro. Il catalano piange e si capisce che l'infortunio è grave: in bocca al lupo a Gerard! Intanto il Napoli continua con una efficacia verticale impressionante.

RADDOPPIO SPETTACOLARE — Come nell'azione del secondo gol nella quale Zielinski avvia e conclude con soli 4 passaggi chirurgici. Il polacco recupera palla davanti alla propria area e lancia rasoterra Osimhen che si esalta nel contrasto fisico con Bijol e con un colpo di tacco smarca centralmente Lozano che avanza e preferisce al nigeriano l'opzione Zielinski: controllo orientato e destro imprendibile. Come martedì con l'Empoli il 2-0 è prerogativa della premiata ditta Lozano-Zielinski fra dieci giorni avversari al Mondiale in Messico-Polonia.

SPETTACOLO — La ripresa inizia con l'Udinese che si fa pericolosa, ma proprio nel momento del maggior sforzo ecco il Napoli ancora micidiale in ripartenza, stavolta in rete con sole tre mosse. È Zielinski a smarcare in mezzo al campo Anguissa che ha la verticale suggerita su Osimhen che si porta i centrali bianconeri appresso e a quel punto di apre un'autostrada ben sfruttata dal camerunese per Elmas, strepitoso la sterzata verso l'interno in controllo di suola prima del destro micidiale. Il nordmacedone in due partite e mezzo in cui ha sostituito Kvaratskhelia ha segnato due gol e confezionato un assist. E questo dà la dimensione della forza del gruppo Napoli. La successiva notizia è una paratona di Silvestri su Elmas: il primo tiro nello specchio del Napoli a non finire nel tabellino dei gol. Ma guai a dare per morta la squadra di Sottil che con due inserimenti azzeccati di Nestorovski e Samardzic trova i gol della rimonta. Ora sono gli azzurri in difficoltà, per la prima volta si ritrovano a difendere... lo scudetto, ma riescono comunque a tener lontano dalla propria area l'Udinese e a portare a casa un successo pesantissimo. Se ne riparla il 4 gennaio: a San Siro c'è Inter-Napoli.

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Lecce, con questo Colombo si vola.
Samp, una crisi senza fine

Il giovane attaccante sblocca la partita e regala
il raddoppio a Banda con un assist di tacco.
Seconda vittoria consecutiva per i pugliesi,
blucerchiati sempre penultimi


Francesco Velluzzi


Sprofondo Samp, trionfo Lecce. Finisce 0-2 (reti di Colombo e Banda) la sfida spareggio del Ferraris. Con una sonora contestazione: “Non uscite di qua” da parte della sud blucerchiata Mai così in basso la squadra passata dalle mani di Marco Giampaolo a quelle di Deki Stankovic oggi squalificato. Il Lecce si impone senza nemmeno alzare tanto il ritmo come aveva fatto nella prima vittoria casalinga di mercoledì con l’Atalanta e scava un gran solco sulla zona salvezza. A tre punti dal terzultimo posto, occupato dalla Cremonese ora c’è solo lo Spezia a dieci che domani giocherà contro il Verona, ultimo a cinque. Il Lecce sale a quota 15, meritatissimi perché la squadra di Marco Baroni si è assestata, ha trovato uno straordinario equilibrio dietro con la protezione di un regista eccellente come il danese Morten Hjulmand che, giustamente, deve sperare nella convocazione per il Mondiale per il quale il ct danese deve ancora assegnare cinque posti. Due vittorie di fila gli fanno fare un gran salto e per la prima volta l’ex Falcone, decisivo in più di un’occasione, resta imbattuto. La Samp è davvero troppo poco. Difficile inquadrare un migliore in campo, davanti a tanta apatia. Mai uno sbocco, manovra confusionaria, anche se con tante punte in campo nel finale Falcone qualche parata l’ha fatta. Ma quel che stupisce è che in una partita in cui i blucerchiati si giocavano davvero tantissimo il Lecce ha corso pochi rischi e ha controllato con disinvoltura.


IL PRE — La Sud è uno spettacolo. Strano davvero in una situazione così. La fede è fede. Tutti a cantare l’inno musicale, pure le hostess.... Il Lecce resta fedele ad alcuni suoi riti. I consiglieri. Silvia e Dario Carofalo sempre a bordo campo nel riscaldamento. I giocatori che, quando si levano la giacca della tuta, abbracciano a turno alcuni componenti dello staff.

SI GIOCA — Dejan Stankovic, è squalificato. In panchina c’è Nenad Samir, il vice. Rispetto alla gara persa a Torino sono cinque gli elementi nuovi nel 3-5-2 che può diventare 3-4-1-2 a seconda della posizione di Djuricic. Il diciannovenne palermitano Daniele Montevago è alla terza da titolare. Affianca Gabbiadini, preferito a Caputo. A sinistra, ed è una prima volta, non c’è nè Augello nè Murru. Dietro Murillo, Ferrari e Amione. Tornano pure Villar e Leris. Nel Lecce Marco Baroni cambia pochissimo rispetto alla prima vittoria interna ottenuta mercoledì contro l’Atalanta. Più forza dietro con Umtiti e Baschirotto spostato a destra tra i quattro al posto di Gendrey. Il grande ex è tra i pali: Wladimiro Falcone, che lo scorso anno fece tentennare Audero.E che a Lecce sta facendo benissimo. La prova al 13’ quando si distende e manda in angolo la prima pericolosa conclusione di Gabbiadini che dopo 35 secondi aveva già mandato fuori la prima conclusone. Il Lecce sta più coperto pronto a ripartire, con il solito Hjulmand dappertutto e Colombo centravanti ancora preferito a Ceesay, terza volta di fila. Anche perché la Samp è solo caos organizzato, quindi lanci e cross sono facile preda dei difensori del Lecce che di testa schivano tutto, su prime e seconde palle. Da quel momento non si vede una squadra che dovrebbe giocare con l’acqua alla gola per salvarsi, con ferocia e aggressività. Al 26’ il primo vero spunto salentino è di Federico Di Francesco che va in serpentina e calcia fuori di pochissimo dal palo. Il Lecce non alza i ritmi col tridente, come con la Dea, ma accentua il pressing con Blin e Gonzalez che prova a inserirsi in area. Solo qualche leggerezza in uscita e in appoggio con Umtiti (che rimedia anche il giallo) e Pongracic. Ma poi col passare dei minuti capisce che la Samp non è arrembante e dalla tattica attendista della prima parte cambia spartito e inizia ad affondare. Al 35' Hjulmand guadagna una punizione favorevole. La calcia a giro Strefezza, fuori di poco. Ma nell’unico minuto di recupero la Samp si fa male da sola, anche con un po’ di sfortuna: un rimpallo su rilancio di Hjulmand con Villar che praticamente lancia Lorenzo Colombo nella prateria. Il puntero di Vimercate si invola e porta in vantaggio i suoi. Terzo gol, sempre in trasferta. Dopo Napoli e Udine.


SECONDO TEMPO — Le mosse di Stankovic dopo l’incredibile svantaggio sono Augello per Bereszynski e Yepes per lo sfortunato Villar. Ma è il Lecce che rischia di scappare definitivamente con Di Francesco che segna ma in fuorigioco. La Samp tenta l’assalto. C’è da aggiungere esperienza e qualità davanti: ecco Caputo per Montevago e Verre per Djuricic. Verre si sistema dietro le punte per innescarle. In più c’è la spinta di Augello a sinistra. La squadra di Baroni sta più rintanata, ribatte tutto e appena può riparte. Ma il primo tiro, fuori misura, di Colombo arriva dopo 18’. Bisogna difendere il fortino e infatti dopo 26’ anche Baroni ha bisogno di forze fresche e ricorre al triplo cambio: Banda per Strefezza, l’ex Samp Askildsen per l’esausto Blin e Gendrey per Pongracic. Baschirotto torna quindi centrale con Umtiti (nel frattempo va dentro pure Oudin per Di Fra per dare ancora maggior equilibrio) che continua a battagliare con Gabbiadini. Che ha un ulteriore supporto per il finale: la bandiera Quagliarella che rileva Murillo. Più offensiva di così la Samp non può essere. Ma uno schieramento del genere si espone al massacro. E, infatti, nemmeno un minuto e il Lecce in contropiede raddoppia: Askildsen lancia Colombo che col tacco libera Banda che realizza il suo primo gol in serie A e regala il secondo gol ai 1500 tifosi giallorossi impazziti. E la festa continua. Mentre la Samp subisce la ovvia contestazione dei suoi splendidi tifosi che fino al fischio finale non hanno mai smesso di incitarla.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Bologna "dimentica" l'Inter e
travolge un Sassuolo irriconoscibile

Rossoblù padroni del campo: lo svizzero, al primo gol in A,
firma il vantaggio nel primo tempo.
Poi la squadra di Motta dilaga nella ripresa:
il 6-1 di San Siro è alle spalle.
La squadra di Dionisi mai in partita


Vincenzo Di Schiavi


Nel lungo viaggio per il Qatar, Michel Aebischer potrà rivedersi all'infinito il suo primo gol in A, la spaccata vincente che serve al Bologna l'agognata reazione, gli applausi del Dall'Ara e una buona fetta di autostima dopo la grandinata di San Siro, in una serata che col passare dei minuti diventa trionfale. Il Sassuolo va giù come un pugile passivo e confuso, impantanato nelle proprie timidezze e pure dal cazzotto di Arnautovic che raggiunge Osimhen a quota 8, torna al gol su azione con tanto di sbracciate polemiche poi sedate dall'abbraccio dei suoi. Il tris è di Ferguson ed è un eurogol per questo esterno scozzese che sa vedere la porta come pochi (terza rete in A). Motta applaude, esulta, si bacia pure Medel e ora, con 19 punti nel sacco, avrà tempo per discutere con Mister Saputo le eventuali migliorie al mercato di gennaio. Il Sassuolo, irriconoscibile, lascia il Dall'Ara con le ossa rotte.

SUPER SVIZZERO — Come spesso accade Motta mischia il trittico alle spalle di Arnautovic. Stavolta tocca a Aebischer, Ferguson e Soriano, mentre Dominguez scivola in mediana al fianco di Medel. Dionisi rilancia Traoré dal primo minuto nel tridente con Pinamonti e Laurienté: per lo scalpitante Berardi c'è tempo, la bandiera del Sassuolo parte dalla panchina. La partita scivola presto nelle mani dei rossoblù, più propositivi rispetto a un Sassuolo che non pare ardire a trame diverse se non il gioco in ripartenza. Il primo brivido è un'intuizione di Dominguez (il motore del gioco di Motta) per Arnautovic che non aggancia. Stesso canovaccio poco dopo, nella filiera s'infila pure Aebischer, ma Arna non aggancia. Gli ospiti giocano di rimessa, però lo fanno bene: Traorè in spaccata si divora il gol davanti a Skorupski, mentre la botta da due passi di Laurienté è vanificata da un intervento prodigioso di Soumaoro. Alla mezzora il Bologna concretizza una superiorità non esosa ma piuttosto evidente. Il guizzo di partenza arriva da Arnautovic che crea superiorità sulla sinistra dove Lucumi può crossare per il destro in spacca di Aebischer. Il vantaggio tranquillizza i rossoblù e non scuote il Sassuolo che fatica ad innescare il proprio tridente.

SASSUOLO, COSÌ NO — Dopo il riposo Dionisi inserisce Henrique, al posto di Thorstvedt, per dare più brio alla manovra. Ma neanche il tempo di assestarsi che il Bologna colpisce di nuovo: discesa di Soriano (ottimo), palla millimetrica per Arnautovic che scavalca anche Consigli e insacca. Allora il tecnico del Sassuolo stravolge tutto: dentro Alvarez e Berardi, il che significa di fatto punte centrali e due esterni alti, cioè una squadra sbilanciatissima. Lo spirito è anche quello giusto: assillante, propositivo, ma dietro si aprono autostrade. E il Bologna non aspetta altro. Ferguson firma il tris nella maniera più spettacolare: destro a girare al volo dal limite dell'area che si infila dove Consigli non può arrivare. Dall'Ara in festa, per il Sassuolo è una notte da dimenticare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L’Inter sa vincere anche i big match:
super Dzeko, colpo a Bergamo



Atalanta avanti con Lookman, poi il bosniaco (doppietta) si scatena:
finisce 3-2 per Inzaghi, vano il forcing finale della squadra di Gasp


Davide Stoppini

Eccolo qui, il primo scontro diretto vinto dall'Inter in campionato. La prima gioia, contro l'Atalanta: 3-2 per la squadra di Inzaghi, che è riuscita anche a ribaltare (per la seconda volta consecutiva) uno svantaggio iniziale. Lautaro e compagni si riportano così a -11 dal Napoli, che sarà pure il prossimo avversario alla ripresa del campionato il 4 gennaio. Per l'Atalanta il rimpianto di aver giocato più partite dentro la stessa: la terza sconfitta di fila spinge a qualche interrogativo.

PRIMO TEMPO — La giornata inizia con un contrattempo per Gasperini, che in extremis perde Toloi e mette dentro Palomino, al rientro dopo sette mesi e lo stop forzato per la vicenda doping. Ma non cambia il tipo di partita che aveva in testa per l'Atalanta, a uomo a tutto campo, con Scalvini incollato a Barella, Pasalic su Calhanoglu e Koopmeiners dirottato a destra per controllare il più possibile gli interscambi di Bastoni e Dimarco. Ne viene fuori una partita giocata a mille all'ora, con molti errori dovuti alla frenesia. E un'Inter che deve trovare vie alternative perché a centrocampo il pallone è più di Gasperini che di Inzaghi. E così al 13' è addirittura Onana, con un lancio dei suoi, a pescare in una posizione atipica di centravanti Dimarco: controllo e tiro di sinistro, troppo debole. L'Atalanta cresce di livello. Al 15' Koopmeiners pescato in area da Pasalic controlla e tira sul primo palo, Onana attento a deviare in angolo. Sullo stesso corner il portiere camerunese deve superarsi, per dire di no a un colpo di testa di Palomino. L'Inter fatica a costruire, l'Atalanta passa appoggiandosi all'episodio: minuto 25, in area Zapata controlla e sposta rapidamente il pallone, troppo rapidamente per De Vrij che abbocca e interviene sull'uomo. Lookman calcia bene e fa 1-0. È il momento più difficile per l'Inter, che sembra tatticamente in bambola. L'Atalanta ha il demerito di non affondare, la squadra di Inzaghi quella di costruire il pareggio: è il 36', Calhanoglu dalla sinistra serve Lautaro al limite dell'area con una giocata che non sembra granché, ma l'argentino allunga di testa e lo trasforma in un pallone che scavalca Palomino e diventa un assist per Dzeko, bravo in acrobazia a battere Musso. Il resto del primo tempo è un salvataggio di Skriniar alla disperata su un'assistenza di Zapata per Lookman e, dall'altra parte, al 43' una girata complicata di Lautaro trovato in area da Calhanoglu.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa Gasperini mette dentro Malinovskyi per Scalvini. E così è Koopmeiners ad abbassarsi dalle parti di Barella. La prima chance è dell'Inter però, con Dumfries che all'8' recupera sulla trequarti e punta dritto verso il limite, senza però trovare la porta con il destro. Neppure un minuto ed è l'Atalanta a disperarsi: Zapata lavora un bel pallone dentro l'area servito da Pasalic, si gira dalla parte giusta ma il destro è di poco largo. Poco respiro, solo occasioni in questa fase: minuto 10, è Mkhitaryan dai 18 metri a non trovare la porta. L'Inter vede lo spazio per far male e all'11' passa: Malinovskyi perde palla avviando la ripartenza Inter, il pallone gira veloce da Barella a Mkhitaryan fino a Dimarco, sul cui cross Maehle contrasta Dzeko e paga il rimpallo a sfavore, gol L'Atalanta accusa il colpo, al 15' Lautaro va vicino al 3-1 con un destro dal limite. Questione di secondi: un minuto più tardi, angolo di Calhanoglu, Lautaro la tocca e stavolta è Palomino con la testa a metterla nella porta sbagliata. Solo Inter, in questa fase: Dimarco col turbo mette sulla testa di Lautaro un pallone perfetto, ma la spizzata non è precisa. Gasperini prova a cambiare: fuori Demiral e Zapata, dentro Okoli e Hojlund, Inzaghi replica con Bellanova e Acerbi per Dumfries e Bastoni. Ci vuole un episodio per riaprire il match. E l'Atalanta, all'improvviso, lo trova: al 32' angolo di Koopmeiners, a centro area Skriniar perde di vista Palomino che batte Onana. Altre sostituzioni per Inzaghi: fuori Mkhitaryan per Brozovic, esce Dimarco per l'ex Gosens. L'Inter trema, al 37' Hojlund per poco con la testa non trova il pari. Ancora due cambi: Boga per Pasalic, Correa per Lautaro. Lookman dal limite ha una buona chance, ma spara in curva il destro. Siamo in dirittura, sei minuti di recupero, la maggior parte dei quali nella metà campo Inter. L'ultima occasione è al minuto 95: tiro di Malinoskyi che diventa un flipper in mezzo all'area, poi è Koopmeiners di testa a non trovare la deviazione vincente. Esulta l'Inter, per l'Atalanta solo rimpianti e punti di domanda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Monza, tre gol e tre punti
d'oro prima della sosta:
Salernitana al tappeto

I brianzoli dominano dall'inizio alla fine e si allontanano dalla zona
retrocessione grazie alle reti di Carlos Augusto, Mota e Pessina


Alex Frosio


Il miglior Monza della stagione si regala l’ultima vittoria dell’anno più glorioso della sua storia. Il 3-0 secco alla Salernitana è un bel passo avanti per la salvezza, la prestazione fa pensare anche a qualcosa di più ambizioso. Se si giocasse sempre alle 15, sarebbe da Champions League: tutti i suoi 16 punti sono arrivati all’orario del pomeriggio. Ma i brianzoli hanno meriti che vanno ben oltre le curiosità cronologiche.

PARTENZA FORTE — Palladino rimette Rovella al centro del gioco, di fianco a Pessina, e ci guadagna, perché l’azzurrino sarà il moto perpetuo, in costruzione e distruzione, della squadra. Nicola lascia in panchina Candreva e infila Radovanovic in regia, scelta che invece non paga perché il serbo fatica a smarcarsi per ricevere. Si capisce così lo sviluppo del primo tempo, tutto a favore del Monza. Al 13’ i brianzoli potrebbero già essere in vantaggio: cross di Mota Carvalho da sinistra, Ciurria sul palo lontano si avvita in mezza rovesciata ma Sepe è rapido nell’andar giù in deviazione bassa. Non è una giocata estemporanea. I tagli interno-esterno di Mota Carvalho, prima punta di grande movimento, sbilanciano la difesa della Salernitana. Da lì arriveranno tutti i pericoli. Anche perché la squadra campana non riesce mai a costruire e ripartire: tutte le linee di passaggio sono bloccate. All’11’ Rovella filtra per Mota: diagonale largo. Al 24’ il gol del vantaggio monzese: Caprari dentro per il solito taglio di Mota, solo che stavolta partecipa anche Carlos Augusto in sfondamento, palla bassa per lui e sinistro sotto la traversa nonostante l’opposizione di Bronn. Tempo nemmeno dieci minuti e il Monza, in completo controllo, raddoppia. Daniliuc a centrocampo sbaglia il tempo di testa, il pallone passa e Mota Carvalho può partire in campo aperto: doppio passo su Pirola – appena rientrato in campo con il turbante dopo una capocciata con Caldirola – e palla sotto le gambe di Sepe. Per la Salernitana solo un velleitario tentativo in rovesciata di Bronn al 17’. Poco, pochissimo, quasi niente. Inevitabili i cambi dopo l’intervallo, con Nicola che esce prima per spiegarsi con i nuovi entrati.

QUASI POKER — Con Bohinen, Piatek e Valencia cambia anche l’impianto: da 3-5-2 a 3-4-3. La partita sembra cambiare. La Salernitana riesce ad arrivare meglio e con più uomini, e poi riesce a complicare l’inizio azione avversario (da 2 contro 3 a 3 contro 3), con Di Gregorio costretto al rinvio lungo. Ma il Monza non si scompone, esce ragionando – quanto contano Pessina e Rovella – e all’11’ colpisce il palo con Colpani: finta con il sinistro e destro rasoterra. Nicola mette anche Candreva per dare impulso all’azione ma rischia ancora su cross di Izzo per Carlos Alberto in correzione acrobatica: salva Pirola che è sulla traiettoria. Palladino legge comunque le nuove sollecitazione della partita e con Ranocchia per Colpani passa al 3-5-2: così libera Pessina in regia – la mediana a due della Salernitana non può uscire – e le corse delle mezzeali Ranocchia e Rovella. Proprio l’azzurrino al 29’ si inserisce nello spazio e serve in verticale Mota Carvalho, atterrato da Candreva. L’esterno, già ammonito nel primo tempo per proteste dalla panchina, si prende il secondo giallo. Salernitana in dieci e sotto di tre gol, perché capitan Pessina dal dischetto spiazza Sepe. Entrano anche Birindelli, Petagna e poi Vignato per un Monza che viaggia sul velluto e fa in tempo a prendere ancora due pali, entrambi con Ranocchia nel finale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Toro avanti, poi Dybala cambia la Roma:
Belotti sbaglia un rigore, Matic gol nel recupero

Granata avanti con Linetty, poi nell'overtime il palo colpito
dal dischetto dall'attaccante e il pari giallorosso.
Espulso Mourinho nel finale


Mario Pagliara


Il peccato è nella coda. Un Toro bello e combattivo subisce la beffa del pari di Matic all’ultimo respiro, al quarto minuto di recupero, quando una vittoria pesantissima sembrava essere in cassaforte. Matic salva una brutta Roma dalla figuraccia, ma non dai fischi dell’Olimpico: alla fine della partita, i giallorossi vanno sotto la Sud e vengono coperti da una bordata di fischi. Il vantaggio di Linetty nella ripresa era stato il giusto premio a un Toro che ha interpretato bene la trasferta. Nel finale accade di tutto: prima il rigore fallito proprio dall’ex Belotti, poi la traversa di Dybala, infine la staffilata di Matic. Se Mourinho (espulso) torna a casa deludendo ancora una volta, Juric chiude l’anno tra i rimpianti.

NESSUNO TIRA — Nemmeno il tutto esaurito dello stadio Olimpico (diciassettesima volta consecutiva) riesce a dare un tocco di elettricità in più a Roma e Torino in un primo tempo che scorre, tutto sommato, sul binario dell’equilibrio. Più vivace la partenza dei granata, che si fanno preferire nei primi venti minuti. Imperfetta, e alle volte pure sfortunata, la squadra di Juric non riesce però a scappare subito in avanti. La Roma di Mourinho prova a risalire la corrente verso la mezzora, quando avanza leggerissimamente il proprio baricentro ma quel tanto che basta per costringere il Toro a un assetto più prudente. Meglio la Roma nel finale di primo tempo, pur senza mai brillare particolarmente, certamente brutta dal punto di vista estetico e con i reparti molto slegati. Mourinho è legato più alle iniziative individuali, ma Abraham sbaglia tantissimo, Zaniolo non scappa mai via a Djidji, il giovane Volpato si fa inghiottire dalle emozioni. Il risultato è che, a metà gara, Roma-Torino non produce alcun tiro nello specchio. Tre occasioni per il Toro nei primi 20’: all’8’ Celik mura Vlasic, venti secondi dopo colpo di testa alto di Sanabria. Miranchuk lucida il destro (21’) ma la mira è sbagliata. In mezzo Ricci perde palla favorendo la combinazione Abraham-Zaniolo, ancora fuori bersaglio. Al 37’ Zaniolo di testa anticipa Milinkovic ma spedisce a lato.

NIENTE RIGORE — Nel primo tempo c’è anche un episodio che merita di finire sotto la lente d’ingrandimento. Accade dopo sedici minuti, quando Zaniolo dal calcio d’angolo scodella al centro dell’area granata. Ricci intercetta la palla di testa, una frazione di secondo dopo gli scivola su una mano. L’arbitro Rapuano in presa diretta assegna il calcio di rigore per la Roma. Richiamato da Nasca al monitor a bordo campo, va ad approfondire la dinamica dell’azione. E rivede la decisione: niente rigore.

SPUNTA LINETTY — Le mancanze e il non gioco della Roma non tolgono nulla alla bella partita che il Toro di Juric riesce ad interpretare e a condurre anche nella ripresa. Quando si riparte tra i giallorossi non c’è più Volpato, El Shaarawy al suo posto, ma è nuovamente la solidità dei granata a prevalere. Le incursioni sulle fasce di Lazaro e Singo iniziano ad essere insistenti, e l’azione che sblocca la parità, dopo dieci minuti, nasce proprio sulle due corsie: ci pensa Lazaro ad avviarla sulla sinistra, poi Singo a rifinirla dalla parte opposta. Cross preciso pesca la testa di Linetty (perso da Smalling). Uno dei piccoletti del Toro buca Rui Patricio di testa: è il suo primo gol stagionale, il secondo in 63 partite in granata. Sette minuti dopo Juric ha la palla per chiudere i conti: ancora assist di Singo, aggancio in corsa di Sanabria che sottoporta non inquadra lo specchio. Juric impreca, intanto l’Olimpico copre la Roma di fischi. A metà ripresa, Mourinho getta dentro l’ex Belotti, il rientrante Dybala e il debuttante Tahirovic. La prima occasione è proprio di Dybala (27’), ma Milinkovic è attento.

LA MALEDIZIONE DEL GALLO — Dalla Curva Sud si alza il coro vergognoso “zingaro di m…” rivolto al serbo Milinkovic. È proprio il portiere del Toro a blindare il vantaggio, al 33’, quando intercetta un velenoso diagonale di El Shaarawy. In un finale nervoso, Rapuano espelle Mourinho (per proteste) che replica a muso duro dicendogli “sei un pagliaccio” prima di lasciare il campo. In pieno recupero, Djidji fa lo sgambetto a Dybala. È rigore: chi si presenta sul dischetto? Proprio l’ex Belotti, al suo primo incrocio con il Toro. Il Gallo appare subito nervoso e tradisce Mourinho: il suo rigore si stampa sul palo. Quando tutto sembrava finito, al quarto di recupero, arriva la traversa di Dybala e la staffilata di Matic che vale l’uno a uno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Nzola ribalta il Verona: doppietta,
vittoria e dedica per Dragowski

La squadra di Bocchetti si illude con Verdi nel primo tempo,
ma i liguri trovano la forza di vincere dopo il brutto
infortunio che ha messo ko il loro portiere


Fabio Bianchi


Una vittoria per la classifica e per l’amico iellato. Nzola ribalta il risultato e il Verona con una doppietta e avrà fatto almeno venire un piccolo sorriso a Dragowski dal letto dell’ospedale. Il portiere polacco si è infortunato gravemente (rottura della tibia?) per un contrasto fuori area con Lasagna e salterà il Mondiale. Lo Spezia gli dedica la vittoria che lo porta sei gradini lontano dalla zona retrocessione. Il Verona, contestato, sempre più a terra, soprattutto nel morale. Dieci sconfitte di fila e la via d’uscita che non si trova. Anche nel gioco, un passo indietro rispetto alla sfida con la Juve.

IELLA DRAGOWSKI — La squadra d Bocchetti non era nemmeno partita male. Certo, nel primo quarto d’ora ha prevalso la paura più del gioco, il Verona ha cercato di fare la partita ma con meno aggressività e più attenzione alla copertura. Lo Spezia cecava di stare alto ma in costruzione soffriva l’uomo contro uomo classico dell’Hellas e in difesa le galoppate di Lasagna. È stato suo il primo squillo quando, lanciato da Verdi, ha piazzato il diagonale a lato di poco. Poi ci ha provato di testa su una buona palla recuperata da Depaoli e alla fine ha piazzato la volata vincente tra Kiwior e Caldara e ha fornito l’assist a Verdi per il delizioso tocco sotto. Un Lasagna in stato di grazia, che ha costretto appunto anche Dragowski a un’uscita spericolata, dove, nel contatto a gran velocità, purtroppo si è infortunato gravemente. Lo Spezia ha reagito con veemenza e nei sei minuti di recupero ha avuto tre occasioni con Nzola, Kiwior e Holm, sventate con delle prodezze da Montipò.

RIBALTONE NZOLA — La squadra di Gotti ha cominciato la ripresa come aveva finito il primo round, più convinta e sul pezzo. E al minuto 8 ha pareggiato con un tiro telecomandato nell’angolino di Nzola. Ecco qui, il Verona ha mostrato tutte e sue debolezze: a parte un’occasione che Lasagna ha sprecato tutto solo davanti a Zoet, non è più riuscito a rendersi pericoloso. Attacchi disordinati, punte che non pungono, difesa sempre insicura, chiunque giochi. Nemmeno i cambi l’hanno svegliato. Lo Spezia invece ha avuto altre occasioni nitide, clamorosa quella di Bourabia dove super Montipò ci è arrivato con la punta delle dita. Un successo, quello dello Spezia, che non fa un grinza soprattutto a livello di occasioni. Ora il Verona ha quasi due mesi di tempo per lavorare e ritrovarsi, anche se il ritardo accumulato è davvero troppo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan all'ultimo respiro:
un'autorete al 92' piega la Fiorentina.
Rossoneri a -8 dal Napoli

Leao segna dopo due minuti, Barak pareggia,
la Viola sfiora il vantaggio poi nel recupero il colpo del ko



Un autogol di Milenkovic premia il Milan nel recupero. C’è pure un Var per un fallo ad inizio dell’azione che decide il match, ma Sozza convalida e i rossoneri tirano un sospirone contro un’ottima Fiorentina. Due minuti, come detto, e per il Milan si mette bene: sponda geniale di Giroud per Leao che avanza con la sua falcata e brucia Terracciano in uscita.

Sembra l’incipit di una serata tranquilla, ma la Fiorentina di questi tempi non è quella timida di inizio stagione. I viola prendono campo, creano, ci credono e alla mezzora incassano con la rasoiata di Barak deviata da Thiaw. Il Milan invece non è fluido, gioca più di rabbia e nervi che di logico costrutto e, nella ripresa, sconta pure il lungo brivido di un Var per fallo di Tomori su Ikoné. Non è rigore e allora i rossoneri si riversano in avanti a caccia del gol utile a non divaricare il distacco dal Napoli. Leoa se lo divora in maniera clamorosa. Poi Tomori salva sulla linea un destro di Ikonè destinato al fondo della rete. Alla fine decide il cross della disperazione di Vranckx, Terracciano va a farfalle e Milenkovic completa la frittata.

Articolo incompleto

Gasport

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Juve in volo: 3-0 alla Lazio,
sesta vittoria in fila e terzo posto

Una doppietta di Kean ispira l'ennesimo risultato utile,
mentre la difesa continua a non subire gol.
Di Milik (assist di Chiesa) il terzo sigillo



La Juventus batte 3-0 la Lazio, vince la sesta partita consecutiva in campionato senza incassare gol e va alla lunghissima sosta invernale al terzo posto in classifica, superando proprio la Lazio.

Uomo-partita Moise Kean, autore della doppietta decisiva. Un gol per tempo per l’ex giocatore del Psg: al 43’ scatta sul lancio in profondità di Rabiot e supera Provedel con un bel pallonetto. Nella ripresa, al 54’, ribadisce in porta dopo la respinta del portiere della Lazio sul sinistro di Kostic, finalizzando un’azione avviata da un gran recupero di Milik su Cataldi. Proprio il polacco nel finale segna il terzo gol su assist di Chiesa, con Szczesny che resta ai confini del senza voto e la Lazio, priva di Immobile e Zaccagni, totalmente priva di pericolosità offensiva.

Articolo incompleto

Gasport

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SERIE A 2022/2023 15ª Giornata (15ª di Andata)

11/11/2022
Empoli - Cremonese 2-0
12/11/2022
Napoli - Udinese 3-2
Sampdoria - Lecce 0-2
Bologna - Sassuolo 3-0
13/11/2022
Atalanta - Inter 2-3
Monza - Salernitana 3-0
Roma - Torino 1-1
Verona - Spezia 1-2
Milan - Fiorentina 2-1
Juventus - Lazio 3-0

Classifica
1) Napoli punti 41;
2) Milan punti 33;
3) Juventus punti 31;
4) Lazio e Inter punti 30;
6) Atalanta e Roma punti 27;
8) Udinese punti 24;
9) Torino punti 21;
10) Fiorentina e Bologna punti 19;
12) Salernitana e Empoli punti 17;
14) Monza e Sassuolo punti 16;
16) Lecce punti 15;
17) Spezia punti 13;
18) Cremonese punti 7;
19) Sampdoria punti 6;
20) Verona punti 5.

(gazzetta.it)
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Dopo la sosta del mondiale in Qatar ed il trionfo dell'Argentina di Meo Messi sulla Francia ai rigori, ritorna il massimo campionato di calcio anche in Italia. La Serie A riprende col nuovo anno il 4 Gennaio e si riapre la caccia al Napoli capolista proprio con uno scontro al vertice, a Milano, tra la capolista e l'Inter.
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Il Milan ringrazia Leao e Tonali:
2-1 a Salerno, ma che brividi nel finale

Dopo le brutte prestazioni in amichevole i rossoneri
si ritrovano nel gioco e nello spirito, e strappano i tre punti ai campani.
Bonazzoli accorcia per i granata e rende complicata l’ultima parte di gara del Diavolo


Luca Bianchin


Il 2023, dai primi indizi, è il fratellino del 2022. Il Milan vince 2-1 a Salerno con gol di Rafa Leao e Sandro Tonali, probabilmente i migliori in campo. Per la Salernitana, Federico Bonazzoli, entrato nel secondo tempo. Non tre novità, ecco. Salernitana-Milan però è stata una partita strana, con tanti spazi, tante occasioni, una pessima Salernitana nel primo tempo e anche oltre, Giroud che sbaglia un paio di gol. Non tutto prevedibile. Ah, a proposito, Ochoa è stato subito il migliore. Ha fatto tante parate normali e una doppia respinta da portiere speciale: deviazione su Giroud e De Ketelaere un minuto prima del gol di Bonazzoli. Nel finale, per gradire, ha fatto il fenomeno due volte, l’ultima ancora su CDK. Il Milan così sale a -5 dal Napoli e si mette davanti alla tv per il lungo mercoledì di campionato.

I GOL — I gol si raccontano in fretta. Il Milan ha segnato presto, nel primo quarto d’ora. Minuto 10: Tonali trova Leao in profondità, Rafa salta Ochoa e mette in porta. Minuto 15: Leao, sempre lui, salta Radovanovic e crossa, sulla respinta Sambia passa a… Tonali che calcia due volte. Ochoa gli respinge il primo tiro ma sul secondo, gentilmente offerto da Brahim Diaz, si gira a raccogliere il pallone in porta. Il 2-1 di Bonazzoli, al 38’ del secondo tempo, è una deviazione davanti a Saelemaekers – in ritardo – da cross di Lassana Coulibaly.

MILAN ALTI E BASSI — Il Milan ha dominato il primo tempo, in cui avrebbe potuto segnare 5-6 volte, e nel secondo ha fatto più fatica, probabilmente per stanchezza, cambi, soprattutto poco cinismo. Ochoa nei primi 10 minuti ha respinto un tiro in contropiede di Leao, generato da una combinazione Giroud-Brahim Diaz, e sul 2-0 ha detto no a Diaz e Giroud in quattro minuti. Dopo l’intervallo, invece, Giroud ha sprecato due palle gol che di solito imbuca e la partita allora è impazzita. Fourneau ha annullato un gol di Tomori per fuorigioco di Diaz, poi ha espulso Bradaric e ha cancellato il rosso dopo essere stato chiamato al monitor dal Var. In tutto questo, De Ketelaere ha alternato buone giocate a un paio di brutte figure in area: Leao lo ha messo in porta due volte ma Charles prima non ha calciato, poi non ha attaccato la porta. Resta però una buona notizia: ha calciato in porta più a Salerno che nei mesi autunnali. Rafa invece ha acceso e spento, ha cercato troppo la giocata a effetto ma ha confermato di essere un giocatore diverso, ispirato, elegante, troppo superiore per livello. All’ultimo minuto si è lamentato per un problema fisico, che non pare serio ma toglierebbe il sonno a Pioli.

NICOLA CERCA TITOLARI — La Salernitana invece riprende con la certezza di dover fare di più. Nel finale ha sognato il 2-2 ma nel primo tempo è stata largamente insufficiente: ha provato ad aggredire ma ha sempre lasciato giocare il Milan ed è andata in difficoltà in tanti uno contro uno, su tutti quelli con Leao protagonista. Radovanovic nell’azione del secondo gol è stato lasciato sul posto, Lovato è andato in crisi e ha rischiato l’errore dell’anno – del resto, è appena iniziato – a centro area. Difesa lenta, centrocampo in difficoltà, a lungo Ochoa e Dia come unici riferimenti positivi. I cambi hanno un po’ aiutato ma Nicola sa di dover recuperare Mazzocchi, Candreva e Maggiore. Pioli e i milanisti invece sono attesi da uno strano esercizio serale: dover tifare Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/01/2023 23:35
 
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Samp, il 2023 parte col botto:
colpaccio in casa del Sassuolo



Blucerchiati avanti 2-0 nel primo tempo
con la rovesciata di Gabbiadini e il gol di Augello.
Nella ripresa la squadra di Dionisi reagisce,
Berardi segna su rigore ma non basta


Matteo Dalla Vite

Subito dopo lo 0-2, Deki Stankovic guarda il cielo e dice qualcosa: la dedica per Sinisa Mihajlovic, il fratello scomparso, è forse parsa il suo pensiero più forte in una giornata che rilancia la Sampdoria chiamata solo a vincere per risalire la classifica e che si prende la seconda vittoria in campionato coi gol di Gabbiadini (in rovesciata) ed Augello. A nulla è valso il gol su rigore di Berardi che ha sì dato verve al Sassuolo ma non abbastanza dopo un primo tempo troppo blando e confuso per essere accettabile.

CHE UNO-DUE — Dionisi ritrova proprio Berardi dal 1’ (non succedeva dal 30 agosto, Sassuolo-Milan 0-0) e lo mette ovviamente largo a destra nel tridente con Laurienté e Pinamonti. Stankovic aveva detto che “non sarebbe stata un’ultima spiaggia” e ha messo i suoi secondo il consueto 3-4-1-2 cercando l’uomo contro uomo. Il tecnico serbo – che fino a oggi aveva fatto 4 punti in 7 gare e perse le ultime 4 nel pre-Mondiale – ha avuto a disposizione anche l’ultimo acquisto Lammers impiegandolo subito assieme all’altro rinforzo Nuytinck, subito nel cuore della difesa a tre e molto prosaico (del resto serve anche quello) nello spazzare l’area. L’inizio è annodato, pieno di micro e macro errori: la pausa ha evidentemente lasciato strascichi nei meccanismi. Lammers e Gabbiadini devono trovare la giusta sinergia e Berardi prova subito un tiro da lontano dei suoi che però non spiove nella destinazione-porta. Ma il “Gabbia” si rifà cinque minuti dopo: angolo di Verre, sponda di Amione e rovesciata che apre il match in maniera spettacolare, quindi inversamente proporzionale al calcio visto fino a lì. Sampdoria anche sorprendentemente in avanti e Sassuolo stordito, slacciato fin troppo per essere vero. Al tal punto che al 28’, quindi tre minuti dopo, Thorstvedt lascia scappare Vieira che mette una palla innocua in mezzo resa però assist da Ferrari: Augello, da fuori area, imbuca di sinistro spiazzando Consigli e infilando lo 0-2 con Stankovic che si apre al pensiero per Sinisa. Vantaggio Samp meritato, in virtù di duelli sempre vinti e maggior ferocia in ogni approccio dei momenti.

DA ROSSO E DA RIGORE — Nella ripresa Dionisi infila Traore subito al posto dello spento Thorstvedt, il Sassuolo parte come nella prima frazione ma la precisione è invisibile: ne è prova un’occasione che capita sul piede di Laurientè che si fa bloccare da Audero (6’ st). La Samp mantiene gli stessi undici della prima frazione e ragiona di duelli e ripartenze ficcanti: in un colpo di spalla di Nuytinck su tiro di Berardi, il Sassuolo chiede il rigore ma rigore non è. C’è invece un giallo per Amione che però è quasi rosso: il difensore blucerchiato entra a tacchetti esposti su Frattesi, non in maniera violenta ma impreudente sì: Maresca lo ammonisce a basta. Il direttore di gara, poi, non considera rigore un calcione di Nuytinck a Pinamonti che però pesta la linea dell’area di rigore: serve il Var Nasca per decretare il penalty che Berardi trasforma per l’1-2 al 18’ st. La gara si accende, ovviamente, con Dionisi che infila Defrel, Alvarez e Ceide e passa al 4-2-3-1: la Samp mette resistenza e Stankovic infila Murillo per sigillare un vantaggio importantissimo che dopo 5’ di recupero diventa la seconda vittoria in campionato mentre Consigli, all’ultimo angolo del Sassuolo, va anche a provare una conclusione salvifica che non arriva. Paura finale per Audero che riceve un colpo alla testa ma si riprende dopo un totale di 10’ (giustificati) di recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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