È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!


Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
31/10/2022 13:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

La corsa del Milan si ferma contro un grande Torino.
Napoli, adesso è fuga vera

I granata mettono k.o. i rossoneri, spenti e spreconi,
con un micidiale uno-due in due minuti di Djidji e Miranchuk nel primo tempo.
Inutile la rete di Messias (fra le polemiche) nella ripresa


Marco Pasotto


I punti sono tre, ma pesano il triplo. Ivan Juric, confinato in tribuna dall’arbitro Abisso nella ripresa, passa dalla furia alla felicità in poco meno di mezzora. Il tempo, per il Toro, di chiudere l’interminabile recupero che ha messo il sigillo sulla vittoria dei suoi ragazzi contro, rispettivamente: i campioni d’Italia, l’unica squadra in Europa che era ancora imbattuta in trasferta nel 2022, un avversario che arrivava da quattro successi di fila e contro cui l’ultimo gol granata era stato messo a segno a settembre del 2019. Il Torino sgambetta il Milan, ed è uno sgambetto molto pesante. Per la classifica, che adesso vede i rossoneri a meno sei dal Napoli capolista, e la discesa dal secondo al terzo posto proprio nel turno in cui – a parte la Lazio – davanti hanno vinto tutte. E per tutto il resto, perché di questa partita il Diavolo ha poco o nulla da salvare. E’ mancato il gioco, l’organizzazione, la corretta chiave di lettura tattica, i singoli, la capacità di creare pericoli. Non benissimo per essere l’atto che precede la partita di Champions dalla quale il Milan deve strappare il biglietto per la festa delle magnifiche sedici d’Europa. Vola sull’entusiasmo, invece, il Torino. Dopo la vittoria di Udine, un’altra prova di carattere e idee molto chiare.

LE SCELTE — Juric, che in settimana ha perso prima Aina e poi Sanabria, si è affidato quasi interamente all’undici che si è imposto a Udine. Uniche differenze: quella obbligata per sostituire Aina – Singo l’ha spuntata su Vojvoda – e Djidji al posto di Zima. Attacco affidato nuovamente all’ex Pellegri, con Miranchuk e Vlasic a supporto, e Radonjic pronto al subentro. Anche Pioli davanti ha confermato le ipotesi della vigilia, con Origi alla seconda uscita di fila in campionato da titolare e Diaz – ristabilito e preferito a De Ketelaere – alle sue spalle. In mediana turno di riposo per Bennacer e dentro Pobega accanto a Tonali, difesa affidata a Gabbia e Tomori con Kalulu terzino destro. La partita è iniziata con una logica di potere: Milan in controllo e Toro arroccato, ma soprattutto Toro imbambolato in mediana. E’ lì, dai territori nel cuore del campo, che nel giro di tre minuti – dal 3’ al 6’ – i ragazzi di Juric hanno gentilmente omaggiato due volte il Diavolo, spianandogli la strada verso la porta. Leao, da gran signore, ha ricambiato il regalo divorandosi entrambe le palle gol servite con i guanti bianchi da Diaz. La prima: un tiraccio al volo in curva. La seconda: il più semplice degli appoggi di piatto, a tu per tu col portiere, ma il pallone gli è incredibilmente sfilato sotto il piede destro. Due palle gol in sei minuti possono significare due cose: una partita a senso unico o la legge del contrappasso. Buona la seconda, e anche in questo caso è stato tutto molto rapido. Ancora più rapido. Due giri di lancetta. Minuto 35: punizione profonda di Lazaro da sinistra e colpo di biliardo con la testa di DjiDji nell’angolino. Tocco pregiato e calcolato col goniometro, grazie anche alla serenità con cui la difesa rossonera gli ha permesso di prendere tempo e misure. Minuto 37: in assenza di Maignan, il lancio illuminante è partito dai piedi di Milinkovic, sponda intelligente di Vlasic per Miranchuk che si è portato a spasso quattro rossoneri e Ha incrociato di sinistro. Tatarusanu – non impeccabile nella reattività – battuto di nuovo e Toro in paradiso.

PATINA DI INCERTEZZA — Questo per quanto riguarda la cronaca spicciola di un primo tempo in cui un Toro troppo brutto e distratto per essere vero, ci ha messo una ventina di minuti per riorganizzarsi. Una situazione inconsueta, considerando che la fase difensiva di Juric fin qui è stata il piatto forte della casa. I granata hanno preso le misure soprattutto in mediana, dove Tonali e Pobega comandavano su Ricci e Lukic. A metà frazione Ricci ha praticamente cancellato dal campo Diaz, mentre la trequarti granata – fin lì amorfa – ha iniziato a pungere. Un Toro sempre più convinto, bravo a chiudere tutti gli spifferi, nonostante la sgradevole condizione di essersi ritrovato con Schuurs e Buongiorno ammoniti dopo mezzora. Sull’altra sponda il problema del Milan è stato l’incapacità di accendere i trequartisti, e di conseguenza Origi. Anche perché Leao si è intristito oltre ogni ragionevole logica, scomparendo di fatto dal match. Tanto da indurre Pioli a lasciarlo fuori nell’intervallo. Triplice cambio: Rebic per Rafa, Dest per Kalulu e De Ketelaere per Diaz. Risultati? Pochini. CDK non è riuscito a scrollarsi di dosso la patina di incertezza, mentre Dest quanto meno ha aiutato i compagni a salire di qualche metro. Nulla di epocale, comunque. E’ rimasto un Milan incapace di creare pericoli e di dare corpo alla sua qualità. Poche volte, come questa, abbiamo visto un Diavolo che ha faticato così tanto a creare occasioni.

FURIA GRANATA — La possibile svolta per i rossoneri è arrivata a metà ripresa, quando Messias ha sfruttato un’uscita molto avventurosa di Milinkovic, si è liberato di Buongiorno e ha infilato a porta sguarnita con un tocco raffinato. Il problema sta in quel “si è liberato”: ovvero mettendo visibilmente le mani sul corpo del 4 granata, che è finito a terra. Era lecito attendersi un fischio di Abisso, che invece non è arrivato, così come ad Abisso non è arrivata la chiamata del Var. Gol convalidato e Toro furibondo. Juric espulso e partita ovviamente più nervosa e spezzettata, ma di cui il Milan non è comunque riuscito a impadronirsi. Nemmeno dopo l’ingresso di Giroud, andato ad aggiungersi a Origi e Rebic. Juric, dalla tribuna, ha risposto inserendo Karamoh (fuori l’ammonito e nervoso Pellegri) e Rodriguez e il Toro ha retto fino alla fine l’onda d’urto – sui nervi, più che sulla lucidità dei rossoneri. Lucidità che a Milanello, con l’ultimo atto della Champions alle porte, conviene ritrovare in fretta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
01/11/2022 12:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

La Roma ringrazia baby Volpato:
entra, ribalta il Verona e porta Mou al 4° posto

Dawidowicz segna e si fa espellere, pari di Zaniolo poi nella ripresa
il classe 2003 fa gol e regala un assist a El Shaarawy


Andrea Pugliese


Il Verona nel destino. In quello di Cristian Volpato, che quando la Roma sembrava sul punto di doversi accontentare del pareggio piazza il gol del 2-1 e l’assist per il 3-1 finale di El Shaarawy. Un marchio a fuoco, con il gioiellino giallorosso che aveva segnato il suo unico gol in Serie A proprio al Verona, lo scorso anno. Vittoria pesantissima per Mourinho, che torna solitario in zona Champions e scavalca la Lazio. Il Verona ha retto bene finché è rimasto in undici, poi l’ingenuità di Dawidowicz ha rovinato tutto.

QUANTO NERVOSISMO — Mourinho torna al 3-4-2-1, con Pellegrini e Zaniolo alle spalle di Abraham, con Bocchetti che si mette a specchio e prova a fare la partita fin da subito. L’Hellas ci mette dentro voglia ed energia, ha Tameze che corre per tre e Kallon che davanti dà fastidio (su una sua bella palla tagliata in mezzo Henry non arriva per un soffio a porta spalancata). Per una ventina di minuti la Roma fatica anche a risalire, costretta a raggrupparsi negli ultimi 40 metri. Poi in due minuti Abraham si divora due gol (prima a porta vuota, calciando sul palo, poi di testa da ottima posizione, seppur Tameze gli sporchi la traiettoria). Nel frattempo a destra è già iniziata la sfida personale tra Zaniolo e Ceccherini, con il difensore veneto che fatica a contenere il giallorosso. A passare però è il Verona al 27’: tiro di Faraoni e deviazione decisiva di Dawidowicz (il Var considera ininfluente la posizione di Henry). Inizia una partita diversa, dove la Roma prova a cambiare inerzia e si affida soprattutto alle sgroppate di Zaniolo, tra i mille duelli e un po’ di nervosismo di troppo. E Dawidowicz quello che dà, poi toglie, con un’entrata folle sullo stesso Zaniolo (rosso con l’ausilio del Var). Bocchetti si riorganizza con un 5-3-1, ma cede sull’unico errore di Tameze, con Abraham che sbaglia ancora a porta vuota (palo) e Zaniolo che sulla ribattuta segna il suo primo gol stagionale.

ANCORA CRISTIAN — Allora Bocchetti mette dentro Hien e Lasagna, Mourinho risponde con El Shaarawy. Poi Zaniolo è costretto quasi subito a chiedere il cambio, così la Roma manda dentro anche Volpato e Belotti, per una squadra a trazione anteriore che gioca con 5 giocatori offensivi tutti insieme (Abraham, Belotti, Volpato, El Shaarawy e Pellegrini). Mou vuole vincerla, ma non trova gli spazi per aprire la linea difensiva scaligera. Ed allora la mossa successiva è Matic, passando di fatto ad un 4-3-3 ancora più sbilanciato. Del resto, i tre difensori non aveva più senso tenerli in campo da un po’, anche se poi come produzione offensiva per i giallorossi arrivano solo un paio di tiri di Belotti. Il possesso palla è sterile, le spaziature spesso faticose. Magnani salva in extremis ancora su Belotti, Montipò dice no su punizione a Pellegrini e Matic va ad un soffio dal gol (traversa di testa). Poi al 43’ la scintilla decisiva: assist di Matic e tiro vincente di Volpato dal limite. Poi il gioiellino della Roma si concede anche il lusso dell’assist per El Shaarawy, che con un pezzo di bravura chiude i giochi sul 3-1. Il Verona è a terra, la Roma torna quarta da sola. In zona Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
01/11/2022 13:02
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Ferguson e Orsolini ribaltano il Monza.
Bologna, seconda vittoria di fila

In casa, nella settimana dell'aggressione a Pablo Marì,
la squadra di Palladino si porta avanti al 57' grazie a un rigore di Petagna.
Ma i rossoblù trovano il pareggio al 63' e il gol vittoria al 70'


Matteo Brega


Il Bologna vince 2-1 a Monza in rimonta e stacca i brianzoli in classifica. Dopo il rigore di Petagna sono le reti di Ferguson e Orsolini a definire il successo degli emiliani.

MEGLIO IL BOLOGNA — Nella serata dedicata a Luis Fernando Ruggieri, l’unica vittima dell’aggressione di giovedì scorso al centro commerciale di Assago in cui è stato ferito anche Pablo Marì (ieri maglia per lui con la scritta "Forza Pablo", durante il riscaldamento dei suoi compagni), Monza e Bologna cercano punti per garantirsi serenità. Palladino deve registrare il ko di Caldirola e pertanto abbassa Carlos Augusto a difensore centrale sinistro nel 3-4-2-1 con Ranocchia preferito a Caprari dietro a Petagna. Il Bologna è quello previsto alla vigilia, vestito con il 4-2-3-1 nel quale Ferguson e Aebischer sul centro-destra danno vita a uno scambio continuo di posizioni e Zirkzee è l’unico riferimento offensivo. La gara viaggia a strappi. Il Monza si avvicina al gol con un gran destro di Sensi dal limite su invito di Birindelli. I brianzoli giocano, tenendo la pressione nella metà campo avversaria. Ma sono gli emiliani ad avere le occasioni più limpide. Sulla girata di Zirkzee deviata da un difensore Di Gregorio è bravo a deviare in corner. Il portiere del Monza è altrettanto decisivo quando pulisce l’area dopo un palo colpito da Soumaoro. E poi ancora Zirkzee, pescato tutto solo in area, gira alto a pochi metri da Di Gregorio.

TUTTO IN 45’ — La partita riprende con Caprari dentro al posto di Ranocchia. Ma la scintilla di inizio secondo tempo la accendono Medel e Pessina che si scambiano cortesie da campo: interviene Marlon per dire la sua e si prende il giallo insieme con il cileno. Al 10’ l’evento che scuote la serata. Sensi viene steso in area da Aebischer e per Pairetto è rigore. Batte Petagna e al 12’ i brianzoli si ritrovano avanti di un gol. La reazione emiliana arriva 3’ dopo: lancio profondissimo di Posch, Rovella segue a distanza Ferguson, troppa distanza. Lo scozzese controlla e supera Di Gregorio. La partita è aperta, il Monza sente di potersi comunque giocare la vittoria. Però su un pallone perso da Rovella in fase di impostazione parte il Bologna. Zirkzee taglia il campo per Orsolini che si presenta davanti a Di Gregorio e lo supera al 28’. Serata capovolta. E nel finale il Monza spinge, lo fa con insistenza e volontà, senza però pescare opportunità limpide. Terza sconfitta consecutiva per Palladino, secondo successo consecutivo per Motta. Il sorriso si apre sulla via Emilia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
01/11/2022 13:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

SERIE A 2022/2023 12ª Giornata (12ª di Andata)

29/10/2022
Napoli - Sassuolo 4-0
Lecce - Juventus 0-1
Inter - Sampdoria 3-0
30/10/2022
Empoli - Atalante 0-2
Cremonese - Udinese 0-0
Spezia - Fiorentina 1-2
Lazio - Salernitana 1-3
Torino - Milan 2-1
31/10/2022
Verona - Roma 1-3
Monza - Bologna 1-2

Classifica
1) Napoli punti 32;
2) Atalanta punti 27;
3) Milan punti 26;
4) Roma punti 25;
5) Lazio e Inter punti 24;
7) Juventus e Udinese punti 22;
9) Torino punti 17;
10) Salernitana punti 16;
11) Sassuolo punti 15;
12) Bologna, Fiorentina e Monza punti 13;
14) Empoli punti 11;
15) Monza punti 10;
16) Spezia punti 9;
17) Lecce punti 8;
18) Sampdoria punti 6;
19) Verona e Cremonese punti 5.

(gazzetta.it)
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
05/11/2022 13:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Lecce bello ma sciupone:
l'Udinese strappa il pari in rimonta

I pugliesi giocano un gran primo tempo, segnano con Colombo e colpiscono due legni.
Nella ripresa Success entra e regala il pari a Beto


Jacopo Gerna


Finisce 1-1 tra Udinese e Lecce, risultato che ancora una volta penalizza i pugliesi, per un tempo dominatori della partita ma incapaci di segnare il secondo gol che avrebbe chiuso i conti. Continua la sua discesa verso il basso il termometro dell'Udinese, che rispetto a un mese fa sembra un'altra squadra. Meno in fiducia, in calo fisicamente e tecnicamente.

LA PARTITA — Pronti via e dopo nemmeno 2' il Lecce prende il comando, col destro di Strefezza che trova il palo alla sinistra di Silvestri, rimasto immobile. Hjulmand è un gigante in mezzo al campo, Colombo viene premiato con il gol (rimpallo vinto su Ebosse e destro che batte Silvestri) dopo un ottimo inizio, a Strefezza e soprattutto Banda manca un po' di lucidità, ma entrambi sanno essere pericolosi. Tra i friulani c'è poca qualità: Deulofeu gioca una partita in crescendo ma normale per i suoi standard, Samardzic non è in serata e Beto non ne fa una giusta. Così Falcone deve parare solo un destro centrale di Pereyra, mentre Silvestri deve ringraziare la traversa sul sinistro di Gallo che chiude un primo tempo sostanzialmente dominato dal Lecce.

MOSSA SUCCESS — Sottil capisce che deve cambiare qualcosa appena Banda spreca un contropiede due contro due, cercando l'azione personale invece di mettere in porta Strefezza. Entra Success per Arslan, e la mossa è subito decisiva: giocata esplosiva del nuovo entrato e assist che nemmeno il Beto di stasera può permettersi di sbagliare. La partita si spegne: il Lecce cala e l'Udinese, pur legittimando in qualche modo il pari, non ha lo spessore per cercare il ribaltone, anche se il finale dei pugliesi (in 10 per l'infortunio a Dermaku a cambi finiti) è di sofferenza, con Falcone bravo a sventare l'ultimo guizzo di Pereyra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
05/11/2022 23:30
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Festa Empoli con il Sassuolo: decide Baldanzi

Vittoria fondamentale per i toscani che si allontanano dalla zona calda della classifica.
Seconda sconfitta consecutiva per Dionisi


Luca Taidelli


Annunciata come la sfida tra la meglio gioventù, Empoli-Sassuolo viene decisa da un lampo di Tommaso Baldanzi, mini trequartista classe 2003 già al secondo gol stagionale. Una doppia festa per i toscani, reduci dalle sconfitte con Juve e Atalanta, mentre al Sassuolo non può bastare l’alibi delle assenze (Berardi e Defrel in infermeria, Laurientè squalificato) per giustificare tanta pochezza. Tra i problemi di Dionisi c’è anche Pinamonti, cui nemmeno l’aria di Empoli - dove l’anno scorso aveva segnato 13 reti - serve per ritrovare l’antica verve.

PRIMO TEMPO — Zanetti preferisce Fazzini a Henderson in mediana, così i 2003 titolari diventano due, visto che sulla trequarti si muove appunto Baldanzi, alle spalle di Destro e Satriano. Dionisi risponde col 2004 D’Andrea a completare il tridente con gli ex Pinamonti e Traore, alla prima stagionale dall’inizio. Destro per la verità s’infortuna subito al polpaccio e al 7’ lascia il posto a Lammers. L’olandese spreca subito un babà di Satriano e, malgrado la stazza, si conferma più bravo a rifinire che a concludere. Un problema di tutto l’Empoli, che soffoca Lopez con Baldanzi e prova ad assecondare gì strappi di capitan Bandinelli, ma senza fortuna e lucidità. I rari pericoli arrivano comunque dalle fasce, perché in mezzo gli emiliani si chiudono bene. Non funzionano invece le ripartenze, con Frattesi che sgasa una volta sola e un Traore - peraltro l’unico a cercare la superiorità numerica - poco concreto.

SECONDO TEMPO — Il match si stappa al 19’, con Luperto che premia il solito scatto di Satriano, bravo a saltare Rogerio e a pescare l’inserimento a centro area di Baldanzi. Lasciato troppo solo da Ferrari e Thorstvedt, il baby fredda Consigli di esterno. Dionisi ci prova con un triplice cambio: Ceide rileva Rogerio, con Kryakopoulos (subentrato in precedenza a Traore) basso, Alvarez rimpiazza D’Andrea e Harroui uno spento Thorstvedt. Zanetti risponde con un altro tris: Bajrami per Baldanzi, Cambiaghi per Satriano e Haas per Bandinelli. Mossa mirata a sfruttare le ripartenze ora che il Sassuolo finalmente osa qualcosa, con un Alvarez molto più frizzante e incisivo di Pina. Nel finale comunque sono i padroni di casa a legittimare il successo con Lammers che non arriva per centimetri sull’assist di Bajrami. Anche se nel recupero Vicario mura Harroui ed Erlic manda alto di testa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
05/11/2022 23:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

La Cremonese acciuffa la Salernitana dopo il rigore-bis:
Ciofani sbaglia due volte ma firma il pari all'89'

Padroni di casa subito in vantaggio con Piatek,
poi il pari di Okereke e il 2-1 di Coulibaly prima del finale rocambolesco:
penalty ripetuto, non basta super Sepe


Matteo Pierelli


Un punto sporco, brutto e cattivo, a dispetto dei quattro gol. Salernitana e Cremonese, sotto la pioggia, pareggiano una partita piena di errori e capovolgimenti di fronte. E fissata sul 2-2 dal gol al’89 di Ciofani che ha raccolto la respinta di Sepe sul rigore sbagliato dallo stesso attaccante. I grigiorossi hanno avuto il merito di aver rimediato due volte una partita che sembrava persa, ma la vittoria anche stavolta non è arrivata. La Salernitana invece fa un altro passettino in avanti in classifica dopo una gara che avrebbe potuto gestire molto meglio. Ma i punti per Nicola sono 17: non male dopo 13 giornate.

BOTTA E RISPOSTA — Squadre in campo sotto una fitta pioggia. La Salernitana si è presentata senza Daniliuc, colpito da un virus influenzale alla vigilia. Al suo posto Lovato, in difficoltà per tutta la gara e costretto a uscire a inizio secondo tempo per quello che è sembrato un piccolo malore: è stato portato all’ospedale per accertamenti. Parecchi cambi nella Cremonese che ha dovuto rinunciare a Bianchetti (è rimasto a casa per la nascita della figlia) mentre Ascacibar si è seduto in panchina per un risentimento muscolare. La partita è cominciata subito a regalare emozioni con la Salernitana che ha trovato il vantaggio dopo soli due minuti: cross dalla destra di Candreva, Carnesecchi non impeccabile in uscita, Aiwu pasticcia e Piatek da due passi la butta dentro. La reazione dei grigiorossi è arrivata quasi subito, al 12’, con il gran gol di Okereke al volo che ha sorpreso Sepe. A quel punto la Salernitana ha preso un po’ di paura ed è arretrata. La Cremonese, dall’altra parte, ha cercato di approfittarne ed è andata vicina a riuscirci con Sernicola il cui gol di testa è stato annullato per fuorigioco. Così, altro capovolgimento di fronte con la Salernitana che ha trovato il gol del vantaggio con Coulibaly, dopo una grande sgroppata sulla destra imbeccata da Candreva e conclusa con un diagonale tra le gambe di Carnesecchi.

GIOCO RUVIDO — Nella ripresa (Pirola ha preso il posto di Lovato) la partita è diventata più brutta con parecchi errori da una parte e dall’altra, soprattutto in impostazione. La Cremonese è andata vicina al pareggio con un gran sinistro di Quagliata, poi è andata in pressione fino alla fine. Alvini le ha provate tutte e dopo il contatto Fazio-Zanimacchia ha trovato il rigore. Sul primo Ciofani si è fatto parare il rigore e sulla respinta Castagnetti l’aveva buttata dentro ma essendo entrato in area prima insieme ad alcuni giocatori della Salernitana il gol era stato annullato e il penalty ripetuto. La seconda volta si è presentato ancora Ciofani: Sepe ha respinto un’altra volta ma lo stesso Ciofani da due passi ha fatto il 2-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
05/11/2022 23:38
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Napoli, vittoria per la fuga:
Osimhen e Elmas ribaltano l'Atalanta

La squadra di Spalletti soffre, va sotto col rigore
di Lookman ma trova un ribaltone pesantissimo:
Spalletti a +8 sulla Dea e, dopo Milan-Spezia, a +6 sui rossoneri, secondi


Andrea Elefante


La nona vittoria consecutiva in campionato del Napoli è una sinfonia sofferta, ma anche per questo ancora più significativa e importante: perché la squadra di Spalletti piazza un altro frammento della sua fuga dimostrando non solo di saper essere bello, di avere un centravanti che sa diventare devastante (per Osimhen un gol e un assist), ma anche di essere in grado di soffrire e reagire. A uno svantaggio, ad un po’ di stanchezza inevitabile, dopo la trasferta di Liverpool, e all’atteggiamento coraggioso di un’Atalanta che nel secondo tempo lo ha costretto a resistere come poche volte aveva dovuto fare in questa stagione. Proprio quella ripresa, e il primo quarto d’ora della gara, sono il patrimonio che resta in mano a Gasperini, al di là della seconda sconfitta in casa di fila, dopo quella contro la Lazio e di qualche errore di gioventù che andrà corretto.

LE SCELTE — Per la prima volta in questa stagione, Gasperini sceglie la stessa formazione della gara precedente, dunque quella di Empoli: Scalvini resta in difesa con Toloi e Demiral, a centrocampo assieme a Koopmeiners c’è Ederson, mentre Pasalic fa il trequartista alle spalle di Hojlund e Lookman. Spalletti risolve il dubbio della sostituzione di Kvaratskhelia con Elmas e su quella fascia, alle sue spalle, preferisce Olivera a Mario Rui; confermato Juan Jesus in coppia con Kim e nel tridente offensivo, come previsto, oltre al macedone ci sono Lozano e Osimhen.

PRIMO TEMPO — Il primo quarto d’ora è quasi tutto dell’Atalanta, che risponde al palleggio del Napoli con grande aggressività nel pressing, ma anche tempi giusti nel cercare il lato debole della squadra di Spalletti in ripartenza. Succede già dopo 3’, quando un lancio di Maehle trova la progressione di Lookman, che non chiude la fuga con il tiro ma preferisce servire Hojlund che arriva dall’altra parte: la porta è spalancata, ma il danese invece di incrociare la conclusione cerca il primo palo, che Meret copre con un grande intervento. Ma l’Atalanta passa un quarto d’ora dopo: un corner di Koopmeiners sfila in area e nel batti e ribatti che si scatena, un braccio di Osimhen staccato dal corpo viene identificato dopo segnalazione Var e controllo al video di Mariani. L’olandese, che dal dischetto aveva sbagliato una settimana fa a Empoli, lascia il tiro a Lookman, che quasi da fermo, con una sassata sotto l’incrocio, segna il suo 6° gol in campionato, ovvero quanti ne aveva realizzati in tutto lo scorso torneo con il Leicester. Ma il Napoli non si scompone, riprende il possesso del gioco e rimette a posto le cose 4’, ancora su sviluppo di un corner: l’Atalanta sbaglia l’uscita su Zielinski e sul cross del polacco l’elevazione di Osimhen brucia entrambi i migliori saltatori nerazzurri, Hateboer e Demiral. E’ l’ottavo gol in campionato del nigeriano, ma il primo di testa, che porta il totale del Napoli a otto. L’Atalanta non aveva ancora mai subito un gol dal centravanti avversario, ma Osimhen è decisivo anche sul 2-1, quando un lancio di Anguissa lo trova a correre corpo a corpo con Demiral: il turco invece di respingere o di “accompagnarlo” cerca l’anticipo, lo perde e il suo servizio a centro area trova Elmas abbastanza libero dal controllo di Hateboer per battere Musso.


SECONDO TEMPO — Nella ripresa, almeno per mezzora, c’è più Atalanta che Napoli. Il torto della squadra di Gasperini, prima di accusare nel finale un inevitabile calo dopo aver speso tanto nella ricerca del 2-2, è stato non concretizzare il governo della partita e il dominio nella metà campo del Napoli. Anche un po’ sfortunata nella prima occasione, al 10’, quando una fuga di Maehle si conclude con un tiro su cui Meret fa un altro mezzo miracolo: la respinta capita sul piede di Lookman, il cui tiro viene deviato di faccia da Olivera sulla traversa. E’ più un errore, invece, quello di Hojlund al 18’: una ripartenza avviata da Maehle e rifinita da Pasalic trova ancora Lookman in fuga, ma anche stavolta il potenziale assist del nigeriano viene sprecato dal danese. Da una chance per riaprire la partita a una per chiuderla, sul piede di Simeone, dopo contropiede aperto da Elmas e chiuso dall’argentino con una conclusione strozzata sul fondo. Ancora Atalanta fino alla fine, ma su Malinovskyi al 38’ c’è ancora pronto Meret e l’estremo tentativo nerazzurro si spegne con l’ultima beffa, quando un gran tiro dalla distanza di Maehle, uno dei migliori, viene respinto... da Scalvini.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
05/11/2022 23:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Pazzesco Giroud all'89':
il Milan batte 2-1 lo Spezia
ed è secondo a -6 dal Napoli

I rossoneri si prendono i tre punti con i liguri
nel finale con una magia in acrobazia del francese.
Prima rete del match di Hernandez,
Daniel Maldini aveva rimesso in pista i liguri


Marco Pasotto


Due traverse, tre gol, uno con un’acrobazia pazzesca a un minuto dal novantesimo, un altro realizzato da Daniel Maldini nello stadio che fu di nonno e di papà, un altro ancora convalidato dopo cinque minuti di Var, un’espulsione e una decina circa di occasioni pulite complessive. Diciamo che quando si trovano di fronte Milan e Spezia, è difficile annoiarsi. Il Diavolo se l’è vista brutta, decisamente brutta, poi è spuntato lui. Un’altra volta lui, Monsieur Giroud, con una mezza rovesciata al minuto numero 89 che ha fatto venire giù San Siro e ha tolto dagli impicci il mondo rossonero, sancendo un 2-1 in cui a quel punto al Meazza erano in pochi a credere. Il Milan di Pioli, però, ormai da tempo ha imparato l’arte della resilienza. Crederci fino all’ultimo respiro. Un atteggiamento che ancora una volta è stato premiato e gli permette di rimanere in scia al Napoli. Una scia che non fa tanta schiuma, a -6, ma un -8 sarebbe equivalso a un mezzo epitaffio sulle ambizioni da scudetto. Il Milan riscatta il k.o. di Torino, si riappropria del secondo posto e lascia inchiodato lo Spezia a zero punti in trasferta, ma il Meazza ha comunque il piacere di vivere la magia di un Maldini che dopo oltre 55 anni sfida il Milan e si prende anche il lusso di fargli gol. La rete di Daniel – quella del pareggio dopo il primo vantaggio di Hernandez – non serve alla classifica, ma a raccontare una storia emozionante.

LE SCELTE — Pioli ha fatto le rotazioni che erano nell’aria in vigilia. Fuori Kjaer per Gabbia, Tonali per il tuttologo Krunic e Rebic per Messias (due gol nelle ultime due uscite). Poi Diaz al centro della trequarti e Origi – alla terza da titolare di fila in campionato – al posto di Giroud. Gotti, che nelle ultime ore ha perso Gyasi per infortunio, ha regalato a San Siro una serata all’insegna del romanticismo: in attacco, al posto del ghanese accanto a Nzola, fiducia a Daniel Maldini. Titolare per la prima volta in stagione, nello stadio dei suoi sogni, sotto gli occhi di papà Paolo. Un Maldini contro il Milan al Meazza come non succedeva dal ’67, con nonno Cesare con la maglia del Torino. E, a proposito di ex, in difesa al posto dello squalificato Nikolaou Gotti ha piazzato Caldara, che oltre a impegnare due volte abbastanza seriamente Tatarusanu, se l’è cavata bene con Origi. Il belga è apparso ancora un po’ macchinoso, ma i compagni hanno compensato egregiamente. Ispirato Messias, particolarmente vivace Diaz – in uno di quei momenti in cui riesce a muoversi tra le linee senza consentire agli avversari di comprenderlo –, un’altra volta su livelli eccellenti Hernandez e Bennacer, autore di una doppia fase al limite della perfezione e ben assistito da Krunic, che ormai ha imparato bene anche le consegne da interno di centrocampo. E’ stato un primo tempo divertente perché sono piovute occasioni da gol a ripetizione e, attenzione, non solo verso la porta ligure. Lo Spezia infatti ha preso atto con maturità, senza sminuirsi, della evidente superiorità tecnica – oltre alle individualità – del Milan, e quando si è affacciata nella metà campo rossonera lo ha fatto con idee chiare. Situazioni da gol chiare nei primi 45? Sei a due per il Diavolo, che ha messo a referto anche due traverse.

CATTIVI PRESAGI — Emozioni. La prima: sgasata terribile di Leao a sinistra, con tre avversari trascinati via come se a San Siro soffiasse la bora, e cioccolatino a centro area servito a Origi. Solo che Divock invece di scartarlo, lo ha buttato nella spazzatura. Un gol praticamente fatto e a più di qualcuno in quel momento è tornato in mente il copione di Torino, con gli sgorbi sottoporta poi pagati carissimi. Anche perché due minuti dopo Krunic ha centrato la traversa, con successivo miracolo di Dragowski su Diaz, e di lì a poco Messias ha impegnato di nuovo seriamente il portiere dei bianchi. I cattivi presagi si sono dissolti al minuto numero 21 quando Bennacer ha pescato in profondità con un arcobaleno millimetrico Hernandez, che si è travestito da centravanti. O meglio, da centravanti di razza: stop di petto e tocco vincente al volo. Tecnica e freddezza. Ma sono serviti cinque minuti di Var per convalidare il gol su cui gravava lo spettro del fuorigioco. Il Milan a quel punto si è tranquillizzato, forse troppo. Domanda da rivolgere soprattutto a Tatarusanu, che al 43’ si è esibito in un’uscita scriteriata fuori dall’area, Nzola l’ha saltato ma poi non ha trovato la porta. In pieno recupero, altre due scosse: traversa di Leao e tiro di Krunic murato da Kiwior e Dragowski, poi Nzola si divora il gol a due passi dalla porta rossonera dopo un grande spunto di Bourabia.

ACROBAZIA — La ripresa è iniziata con Tonali al posto di Bennacer, ma soprattutto con uno Spezia più aggressivo e un Milan ulteriormente ammorbidito. Campanello d’allarme per il Diavolo al 12’: colpo di testa di Edkal, tutto solo, finito alto solo per la scarsa lucidità dello svedese. E poi l’allarme è suonato di brutto, al quarto d’ora, con il “fuoco amico” di Maldini: Daniel ha vinto un contrasto con Messias, ha tenuto a bada Krunic e ha scoccato un destro a giro morbido, preciso e pregiato che è finito nell’angolino. Nessuna esultanza, ça va sans dire. Il Milan a quel punto un sussulto ce l’ha avuto, con Tonali che ha scaraventato alle spalle di Dragowski un destro spettacolare. Un 2-1 durato il tempo di un altro controllo Var, stavolta di Fabbri davanti al monitor: rete annullata per fallo di Tomori su Nzola a inizio azione. Milan sconfortato e centrifugato da Pioli: a venti dalla fine fuori Messias, Diaz e Origi, dentro Rebic, De Ketelaere e Giroud. Lì per lì si registra soprattutto confusione perché il Milan attaccava con l’angoscia del cronometro che scorreva, Hernandez è stato ammonito e dovrà saltare la Cremonese, ma poi Giroud si è ricordato di essere l’uomo dei gol pesanti. Minuto 89, cross al millimetro di Tonali e Oly ha volato in mezza rovesciata infilando la porta ligure. San Siro è venuto giù, lui si è tolto la maglia per esultare ma era già ammonito e Fabbri gli ha mostrato il rosso. Festa rovinata? Macché, solo un pizzico di rammarico: tre punti conquistati in questo modo possono valere un sacrificio simile.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
06/11/2022 16:13
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Orsolini e Posch rimontano il Torino:
terzo successo di fila per il Bologna

I granata in vantaggio con il rigore di Lukic,
poi i cambi di Thiago Motta rivoluzionano la partita.
Ma sull'azione del 2-1 c’è l'ombra una manata di Orsolini su Ricci.
Pellegri out per un infortunio a pochi secondi dal fischio iniziale


Mario Pagliara


Il Bologna ferma la corsa del Toro e fa festa grazie a una vittoria per due a uno in rimonta. Un successo sul quale, però, c’è l’ombra di una decisione arbitrale molto dubbia, perché nell’azione dalla quale nasce il due a uno di Posch c’è una manata di partenza di Orsolini su Ricci. Non sanzionata dall’arbitro Giua in campo e sul quale il Var non cambia la decisione dopo il check. Un episodio ai danni del Toro che segue quello di appena domenica scorsa, quando il gol del Milan era nato da un fallo netto di Messias su Buongiorno. La domenica era stata aperta dal rigore di Lukic, poi il pari nel secondo tempo di Orsolini.

K.O. AL FISCHIO — Due secondi per lanciare una maledizione al cielo. E, probabilmente, ci troviamo di fronte a uno degli infortuni più veloci della storia del calcio. Perché dopo appena due secondi, al primo scatto dopo il primo pallone giocato dal Bologna sul fischio d’inizio, Pietro Pellegri esce già dalla gara. Il centravanti granata si lancia in pressing, fa un primo saltello innaturale, poi inciampa probabilmente in una buca e cade. Ci prova pure a restare in campo, ma dovrà alzare bandiera bianca. Al suo posto, subito dentro Karamoh (Sanabria è rimasto a casa, infortunato). La domenica bolognese del Torino inizia così con un infortunio che sarà da valutare già da domani mattina, in vista dei prossimi due impegni prima della pausa (contro Sampdoria e Roma): un vero peccato, proprio adesso che il nove dell’Under 21 aveva risolto i suoi problemi e aveva trovato continuità. L’avvio brucia emozioni, perché dopo venti secondi il Bologna trova la sua unica occasione del primo tempo lungo la combinazione Barrow-Arnautovic, trovando Milinkovic attento.

LUKIC DI RIGORE— Al Dall’Ara scorre poi via un primo tempo sostanzialmente bloccato, senza grandi brividi: gara tattica. L’impressione è che si possa sbloccare solo grazie a un episodio, e gira a favore del Torino. E’ il minuto numero 23, Milinkovic indovina uno splendido lancio lungo dalla porta granata che finisce sui piedi di Miranchuk al limite dell’area rossoblù. Il controllo del russo è delizioso, su di lui si avventa Lucumi: primo contatto fuori dall’area, poi il difensore gli frana addosso in area commettendo il fallo da rigore. Dal dischetto Lukic è freddo: Toro avanti al 26’.

IL RIBALTONE — In avvio di ripresa, Thiago Motta fa due cambi: Lykogiannis per Cambiaso, Vignato per Barrow. Dopo dieci minuti, un piattone di sinistro di Miranchuk (uno-due con Karamoh) dà l’illusione del gol (palla a lato), mentre Thiago piazza altre due sostituzioni: Orsolini per Aebischer, Soriano per Ferguson. Vignato entra rapidamente in partita e comincia a colpire l’occhio. Al 16’, ad esempio, è già pericoloso con un diagonale potente all’interno dell’area sul quale è attento Milinkovic. Il meglio lo fa due minuti dopo, quando fa saltare l’equilibrio del Toro, inventando un assist perfetto per Orsolini che davanti a Milinkovic non sbaglia. Dopo il pari, Juric (squalificato) fa entrare Vojvoda (per Lazaro) e Radonjic (per Vlasic). Al 29’ ancora la spinta dei nuovi entrati permette al Bologna di ribaltare il punteggio: il 2-1 lo realizza Posch raccogliendo il cross dalla sinistra di Soriano. L’azione nasce da un contatto Orsolini-Ricci, con il Toro che lamenta una manata al volto da parte di Orsolini su Ricci. Giua in campo dice che l’azione è regolare, dopo il check dal Var la decisione viene confermata. Nonostante i sette minuti di recupero, i granata non trovano le energie per acciuffare il pari.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
07/11/2022 00:31
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Monza, gioia a metà: batte 2-0 il Verona
ma perde Sensi che esce in lacrime

Dominio dei brianzoli che trovano il jolly con Carlos Augusto e poi con Colpani.
Brutto infortunio per il centrocampista di Palladino che esce in barella.
Hellas in dieci per l’espulsione di Magnani al 27’ del primo tempo


Matteo Brega


Il Monza torna al successo dopo 3 sconfitte di fila e batte 2-0 il Verona in uno scontro diretto per la salvezza. Decidono i gol di Carlos Augusto e Colpani nella ripresa. Sorrisi per Pablo Marì apparso in pubblico per la prima volta dopo l’aggressione subita. Lacrime invece per Sensi la cui caviglia destra ha subito una bruttissima torsione.

ROSSO — Sfida delicata per la salvezza. Raffaele Palladino ripropone quasi per intero la formazione che ha battuto la Sampdoria 3-0 un mese fa. Unico cambio, manca Marì e gioca Marlon. Nel 3-4-2-1 la punta è Mota Carvalho, Petagna si accomoda. Stesso modulo per il Verona che dietro a Henry sistema Depaoli e Kallon. Salvatore è in emergenza senza tre squalificati e una lista lunga di indisponibili. Dopo 25 secondi il Monza potrebbe sbloccarla: discesa di Mota, palla al centro per Caprari che sceglie una soluzione morbida invece che di potenza, palla respinta e Pessina con una mezza rovesciata trova sulla strada del gol Faraoni. Avvio portentoso dei brianzoli, Hellas travolto. Ma è solo per quei pochi secondi perché il Verona si assesta e la gara mostra equilibrio per tutto il primo tempo. Durante il quale ci sono due eventi da segnalare. L’infortunio di Faraoni (dentro Lasagna al 18’) e il rosso a Magnani al 27’. Sul secondo ci sarebbe da discutere. L’arbitro Cosso impiega 3 minuti a passare dal giallo al rosso dopo la revisione al video. L’intervento del difensore su Mota è netto, ma la palla sarebbe arrivata a Montipò e non sarebbe stata giocabile dal centravanti del Monza.

GOL E LACRIME — Il secondo tempo allunga l’ombra sull’Hellas che deve difendersi per altri 45’ in dieci. La conclusione di Mota dopo meno di un quarto d’ora dovrebbe essere il preambolo di una ripresa di sofferenza veneta. Il Monza concretizza la superiorità numerica al 23’. Pessina attira due uomini a destra, lasciando a Ciurria una fetta di terra libera che il capitano lo invita a percorrere. Il cross basso e arretrato è per Carlos Augusto – seguito a distanza e in ritardo da Hongla e Tameze – che di destro infila Montipò. Al 30’ Mota Carvalho calcia alto chiudendo un’azione buonissima iniziata da lontano. Al 40’ Sensi deve lasciare il campo accompagnato in braccio e in lacrime: sulla sua caviglia destra cade Hongla e il movimento che ne consegue è decisamente brutto. Immediata la sostituzione con Bondo. Serviranno esami e tempo, però potrebbe essere uno stop lungo per lui. Al 45’ il Monza raddoppia con Colpani. Petagna lavora un pallone in solitaria, entra in area, si appoggia dietro e trova il compagno che infila Montipò. La parata di Di Gregorio su Terracciano nel recupero giustifica la presenza dell’Hellas in campo, mentre Bondo sfiora il terzo gol al 51’. Finisce 2-0 per la squadra di Palladino che torna alla vittoria dopo tre sconfitte di fila restando con la porta chiusa. Crisi aperta ormai per il Verona di Bocchetti: ottavo ko di fila e sempre ultimo posto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
07/11/2022 00:35
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Bonaventura e Milenkovic abbattono la Samp: la Viola ora corre.
Per Stankovic sono guai

Jack e il difensore serbo regalano i 3 punti alla Fiorentina la quarta vittoria di fila.
Classifica sempre più preoccupante per i blucerchiati fermi a 6 punti


Filippo Grimaldi


E la Fiorentina non si ferma più. Quarto successo consecutivo per gli uomini di Italiano, fra campionato e Conference League, che vincono anche a Genova (0-2) contro la peggiore Samp della sua storia (nona sconfitta in tredici gare) e in crisi sempre più profonda, di risultati e di gioco. Decidono i gol di Bonaventura e Milenkovic (una rete per tempo), ma il risultato finale non basta di per sé a mostrare appieno la legittimità di un successo mai in discussione. La rivoluzione sampdoriana, insomma, non ha pagato, con la novità del giovane Montevago in attacco al fianco di Caputo e il cambio di modulo (un 3-5-2 che in realtà è per lunghi tratti un 5-3-2). Poca qualità, troppa frenesia, inconsistenza dell’attacco, una mediana sovrastata dagli ospiti e un secondo tempo in cui il dominio ospite è apparso davvero totale.

CORREZIONE DI ROTTA — Al tecnico doriano bisogna riconoscere il coraggio mostrato andando controcorrente, ma la prestazione di oggi conferma comunque tutti i grandi limiti di un gruppo nel quale sta subentrando in modo evidente la paura a fronte di una classifica sempre più critica. Con qualche attenuante, certo, a cominciare dal valore di un avversario che si conferma una delle grandi d’Europa in fatto di possesso palla e di dominio del gioco. Il dato peggiore di questa Sampdoria è quel dato – sei gol segnati in tredici partite – che è la principale di questa situazione di classifica. Italiano ha riproposto a Genova il vecchio 4-3-3, che ha messo in crisi i liguri con la spinta continua sulle fasce, dove la Samp – soprattutto dalla parte di Bereszynski – ha sofferto moltissimo.

CINISMO VIOLA — La Fiorentina parte infatti benissimo e al 4’ è già in gol: Bereszynski resta a terra con la Samp in attacco, Kouame (eccellente la sua partita) fa ripartire l’azione, serve Ikonè che innesca in profondità Dodò sulla destra. Il taglio per Bonaventura è perfetto: Audero battuto. Samp al tappeto, ma i blucerchiati hanno grandi colpe: troppo statica la difesa, e prima ancora Villar preso in controtempo sulla diagonale dei viola. La squadra di Stankovic avrebbe buone idee, ma va a fiammate e sbatte contro la maggiore qualità e sicurezza di un avversario che pare non mostrare punti deboli. Una superiorità palesata anche dalla velocità della manovra, con gli ospiti padroni assoluti del gioco, trascinati da uno straripante Bonaventura che gioca un primo tempo da applausi, mentre la mediana della Samp è inconcludente. Non solo: la necessità di recuperare lo svantaggio si traduce in una eccessiva frenesia della squadra di casa, e mai come in questa situazione la fretta si rivela cattiva consigliera. I viola sono sempre in agguato e su un pallone perso male da Amione, Ikone scappa, salta Audero e serve a centro area Kouame, che si fa ribattere il tiro da Ferrari, fallendo il clamoroso raddoppio. La Samp prova restare corta fra i reparti, Stankovic s’arrabbia, ma manca in fase di finalizzazione. E’ un canovaccio che prosegue per tutto il primo tempo, con la Samp che colleziona errori in serie. L’esempio più clamoroso è la disastrosa punizione in attacco di Villar (30’), che diventa l’occasione per un contropiede viola avviato dal solito Bonaventura. Jovic, al momento di saltare in area, va a terra su una spallata di Villar. L’arbitro Marinelli prima concede il rigore, poi dopo un check Var ribalta la decisione. L’impressione è che il contatto fosse regolare. Ma alla Samp va tutto storto: Amione esce in barella per un colpo al naso: dentro Murillo centrale.

RIVOLUZIONE (BIS) — Ci sarebbe un tempo per recuperare, ma nella ripresa i blucerchiati vanno sotto ritmo e calano anche sul piano mentale. Stankovic toglie Montevago e torna all’antico con Gabbiadini al fianco di Caputo. Italiano risponde con Igor per Quarta e Cabral che dà il cambio a Jovic. Bonaventura (12’) stacca altissimo di testa su cross di Mandragora: conclusione sopra la traversa. Ma il raddoppio arriva un minuto dopo, quando su un angolo perfetto di Mandragora, Milenkovic (con Caputo in marcatura…) stacca e di testa batte Audero. 0-2 e il risultato non cambia più. Netta, da lì in poi, la superiorità viola: i blucerchiati perdono vigore e fiducia e neppure l’ingresso in campo di Quagliarella dà la scossa. Bonaventura (42’) sfiora il terzo gol (Audero ribatte di piede), la Samp sembra non crederci più. Lo sguardo di Stankovic in panchina dice tutto: serve un vero cambio di passo per inseguire la salvezza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
07/11/2022 00:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Estasi Lazio: derby e sorpasso.
Sbaglia Ibanez, Felipe Anderson stende la Roma

La squadra di Sarri approfitta di un errore del centrale brasiliano e vince 1-0,
agganciando l'Atalanta a -8 dal Napoli e staccando di due punti i giallorossi di Mourinho


Andrea Pugliese


Vince la Lazio, fa festa Sarri con il popolo biancoceleste. Una vittoria sporca ma anche meritata, perché la Lazio ha fatto qualcosa in più di una Roma che non è riuscita a costruire quasi niente, se non la traversa di Zaniolo. La Lazio, invece, fino alla follia di Ibanez - che ha regalato il gol decisivo a Felipe Anderson – aveva provato a giocare, a costruire e a sfruttare la velocità dei suoi attaccanti. Poi, soprattutto nella ripresa, ha pensato essenzialmente a controllare, con la coppia di centrali (Romagnoli e Casale) che sono sembrati due giganti. Per la Roma, invece, prestazione brutta e insufficiente, che mette a nudo ancora una volta i limiti dei suoi attaccanti. Abraham è un fantasma, Belotti non incide mai. Per Mou il vero problema da risolvere è proprio lì davanti.

IBANEZ CHOC — Mourinho conferma in mezzo Camara al fianco di Cristante, Sarri invece si affida obbligatoriamente al tridente veloce: Felipe, Zaccagni e Pedro. Di fatto entrambi le squadre giocano quasi senza centravanti. La Lazio perché Felipe non lo è ma si adatta, la Roma perché Abraham francamente fa davvero poco per sembrare tale. Eppure i giallorossi erano partiti meglio, con il solo guizzo dell’inglese e un tiro di Zaniolo fuori. La squadra di Mourinho soffre però la pressione alta dei biancocelesti, che quando recuperano palla e si possono distendere sono anche pericolosi, sempre alla ricerca della verticalità. Il problema per la Roma è che Pellegrini gira a vuoto e che Ibanez ha la sindrome da derby. Così, dopo gli errori eclatanti del 2021, il brasiliano si ripete al 29’ con un’altra follia delle sue: punta centralmente nella propria area Pedro in disimpegno, con lo spagnolo che gli ruba palla e Felipe Anderson che brucia Rui Patricio al limite dell’area piccola. Un errore glaciale, con la carezza di Pellegrini (da capitano) a rincuorare il difensore giallorosso. Così la reazione della Roma affidata alla forza e ai muscoli di Zaniolo, che al 37’ va vicino al pari (traversa, palla sporcata da Marusic). Ma poi c’è davvero poco, con la Lazio invece brava a gestire le situazioni a palla scoperta. Nella squadra di Sarri i tre davanti sono sempre frizzanti e la coppia di centrali (Casale-Romagnoli) non soffre quasi mai.

QUANTA CONFUSIONE — Nella ripresa Mou manda dentro Celik per Mancini, poi dopo 7’ Pellegrini deve arrendersi al solito fastidio al flessore destro (dentro Volpato). La Roma va a caccia del pari più di rabbia che non di genio, la Lazio invece gestisce bene le varie situazioni di gioco e con lo spazio per i piccoletti davanti ogni volta che trova il modo di distendersi in velocità dà la sensazione di poter far male. Cristante sbaglia tanto, entra anche El Shaarawy, Zaniolo ci prova in percussione dentro l’area e Foti (il vice di Mou) si becca il rosso per proteste. Allora Sarri cerca maggiore freschezza con Cancellieri e Hysaj, poi perde Luis Alberto per infortunio. La prima vera occasione arriva però al 27’, con Rui Patricio che dice di no ad Anderson dopo un bell’assolo di Cancellieri. Le ultime carte di Mou sono Matic e Belotti, con una Roma sbilanciatissima (un improbabile 4-2-1-3) alla caccia del pari. Il risultato è una confusione enorme, con la Roma che in tutto il secondo tempo non è mai riuscita a tirare una volta in porta. Prima della fine c’è ancora tempo per un accenno di rissa innescato da Rui Patricio e Radu (dalla panchina), dieci minuti di recupero finali e la festa – immensa – della Lazio, che con questo successo scavalca la Roma e sale al terzo posto, al fianco dell’Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
07/11/2022 00:43
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

La Juve vola con Rabiot e Fagioli:
Inter superata e quinto posto agganciato

Decisivo un doppio assist di Kostic.
Non convalidato un gol di Danilo per un fallo di mano.
Nella ripresa in campo anche Chiesa e Di Maria


Filippo Cornacchia


Il derby d’Italia è della Juventus. I bianconeri vincono grazie ai gol nella ripresa di Adrien Rabiot e Nicolò Fagioli (in mezzo una rete annullata a Danilo) e portano a termine l’operazione sorpasso sull’Inter. Da meno due in classifica, a più uno sui nerazzurri, a cui non mancano i rimpianti. La Juve aggancia la Roma al quinto posto.

PIU’ INTER — Già, perché l’Inter parte meglio. Nel primo tempo prevale il tatticismo. Juventus e Inter, schierate praticamente a specchio da Massimiliano Allegri e Simone Inzaghi (3-5-1-1 con Miretti a rimorchio di Milik per i bianconeri; classico 3-5-2 per i nerazzurri), trasformano il derby d’Italia in una sorta di partita scacchi. Tanti duelli e pochi spazi. Le occasioni migliori le ha l’Inter. In avvio Lautaro sfiora il vantaggio da buona posizione. L’attaccante argentino, imbeccato da un assist involontario di Kostic, non trova lo specchio della porta. Szczesny tira il primo sospiro di sollievo. La seconda smorfia di "scampato pericolo" sul finale di tempo quando Dumfries spreca malamente un’ottima ripartenza architettata da Mkhitaryan e rifinita da Barella. Ma l’esterno olandese calcia alto. In mezzo alle due vampate nerazzurre c’è spazio per un tentativo di Bremer, che prima recupera palla alla sua maniera poi attacca la porta e infine cerca (senza successo) il gol della domenica in acrobazia.

SI SCATENA KOSTIC — L’Inter manda un messaggio forte anche a inizio ripresa con Calhanoglu, che scarica un bolide improvviso e chiama Szczesny alla grande deviazione sulla traversa. Un campanello che finisce per svegliare la Juventus. Così i bianconeri, dopo pochi minuti (6’ st), trovano la ripartenza vincente: Kostic prima scappa a Barella, poi s’invola sulla sinistra e infine serve Rabiot, abile a trovare la deviazione vincente. Quinto gol stagionale per il francese. Praticamente quanti ne aveva realizzati nei primi tre anni a Torino (6 in tutto). Il vantaggio carica la Juventus che trova il raddoppio (20’ st): angolo di Kostic e tocco vincente di Danilo. L’Allianz Stadium esulta, ma pochi minuti dopo scende il gelo. L’arbitro Doveri, su segnalazione del Var, annulla il 2-0 per il tocco di mano del brasiliano. L’Inter risponde con Lautaro, ma Szczesny si supera nuovamente ed evita il pari. Allora Kostic - ancora lui - prova a chiudere la partita, però stavolta è il palo a salvare Onana. Il serbo, però, è scatenato e al 39’, dopo gli ingressi in campo prima di Chiesa e in seguito di Di Maria, trova un altro assist e stavolta Fagioli chiude il derby d’Italia per davvero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
07/11/2022 00:48
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

SERIE A 2022/2023 13ª Giornata (13ª di Andata)

04/11/2022
Udinese - Lecce 1-1
05/11/2022
Empoli - Sassuolo 1-0
Salernitana - Cremonese 2-2
Atalanta - Napoli 1-2
Milan - Spezia 2-1
06/11/2022
Bologna - Torino 2-1
Monza - Verona 2-0
Sampdoria - Fiorentina 0-2
Roma - Lazio 0-1
Juventus - Inter 2-0

Classifica
1) Napoli punti 35;
2) Milan punti 29;
3) Lazio e Atalanta punti 27;
5) Juventus e Roma punti 25;
7) Inter punti 24;
8) Udinese punti 23;
9) Salernitana e Torino punti 17;
11) Fiorentina e Bologna punti 16;
13) Sassuolo punti 15;
14) Empoli punti 14;
15) Monza punti 13;
16) Lecce e Spezia punti 9;
18) Cremonese e Sampdoria punti 6;
20) Verona punti 5.

(gazzetta.it)
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
08/11/2022 21:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

È un Napoli da 10 e lode, ma stavolta fatica.
E lo aiuta un rigorino...

I toscani si difendono con ordine, ma a metà ripresa Osimhen
si guadagna un penalty (dubbio) trasformato da Lozano.
Poi viene espulso Luperto e la capolista controlla senza problemi:
nel finale a segno anche Zielinski



Un Napoli meno brillante vince di mestiere contro il tabù Empoli che aveva battuto sempre gli azzurri nella passata stagione e che invece stavolta è stato domato nel finale, grazie a un rigore e a un bel gol di Zielinski. Magari si è visto meno spettacolo ma la vittoria resta meritata. Perché anche se con meno lucidità comunque la Banda Spalletti ha attaccato per l’intera gara. E perché un buon Empoli comunque tira per la prima volta nello specchio al 91’ con Bajrami. Per gli azzurri è il decimo successo consecutivo che mette pressioni alle inseguitrici che devono solo vincere per evitare di perdere ulteriore terreno.

LENTI — Spalletti cambia 5 uomini rispetto alla battaglia di sabato a Bergamo, ma stavolta la freschezza dei nuovi schierati non si avverte. Merito anche di un Empoli ben messo in campo da Zanetti, con due linee strette che cercano più di bloccare le linee di passaggio degli azzurri. Ne viene fuori una partita bruttina e con poche palle-gol. Per mezz’ora succede poco o nulla. Se non che con il passare dei minuti i toscani prendono coraggio e provano ad alzare il baricentro. Ma Stojanovic e Bajrami, dopo aver saltato la prima pressione azzurra, negli ultimi trenta metri sbagliano l’ultimo passaggio. Osimhen si batte in mezzo a un nugolo di difensori ma non trova spazi perché le catene esterne non funzionano e specie a sinistra si avverte la mancanza di Kvara e pure di Zielinski. Anche se Ndombele è fra i pochi a dare verticalità all’azione e proprio allo scadere serve un ottimo pallone a Raspadori che angola troppo. Poco prima Jack aveva avuto un altro pallone giocabile da destra ma dopo un ottimo controllo la sua conclusione è troppo centrale.

I CAMBI — Il Napoli alza le marce e crea qualcosa in più con Osimhen che due volte di testa sfiora la traversa e Anguissa che sballa il tiro su un ottimo assist di Raspadori. La velocità aumenta con l’ingresso di Lozano (oltre a Zielinski ed Elmas). Il messicano martella a destra e su un suo cross basso Marin va in anticipo, ma è lento nel controllo. Osimhen si frappone e cade sulla spinta lieve dell'empolese. Pairetto indica il dischetto, ma la sua decisione lascia moltissimi dubbi. Dagli undici metri realizza Lozano, con Vicario che intuisce la conclusione e tocca il tiro. È sempre il messicano nel finale a confezionare un ottimo cross sul quale Zielinski al volo di piatto destro chiude la partita. Ora il Napoli ha la certezza di chiudere l’anno in testa da solo. Non è una ipoteca ma chi vuol provare a vincere lo scudetto dovrà fare i conti con la Banda Spalletti.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
08/11/2022 21:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Spezia e Udinese non si fanno male:
Lovric risponde a Reca, finisce 1-1

I liguri salgono a 10 punti, a più quattro dalla zona retrocessione.
L'Udinese invece aggancia il settimo posto dell'Inter a quota 24


Giulio Saetta


Un gol per parte e un punto a testa che fa più comodo allo Spezia per smuovere la classifica lì dietro. L’Udinese però deve abbozzare un sorriso perché ai punti quel punto forse non lo meritava. Lo Spezia, che ha ottenuto tutti i dieci punti in casa, è stato più tonico e concentrato soprattutto nel primo tempo. La squadra di Sottil invece è apparsa scarica e piuttosto abulica, confermando il mood “frenata” rispetto alla partenza sprint. Salgono a sei le gare senza vittoria per i bianconeri.

LE SCELTE — Confermato il doppio 3-5-2. Gotti è costretto a rinunciare a Dragowski, fermato dal mal di schiena nel riscaldamento. Debutto fra i pali per l’olandese Zoet, che finora ha giocato titolare solo in Coppa Italia. Reca si prende la corsia di sinistra del centrocampo, mentre davanti Verde vince il ballottaggio con Maldini, autore del gol a San Siro contro il “suo” Milan. Sottil, di contro, deve rinunciare ancora a Udogie e Makengo, oltre ai lungodegenti Becao e Masina. Le mezzali ai lati del centrale Walace sono Lovric a destra e Arslan a sinistra, mentre Pereyra viene dirottato sull’out di destra. Davanti con Deulofeu c’è Success.

PRIMO TEMPO — La prima fiammata del match al 10’ è frutto della maggiore tonicità e convinzione dello Spezia, con Verde a innescare Holm per la cavalcata sulla destra fino all’area, palla in mezzo per Nzola che in allungo trova un reattivo Silvestri, ma l’angolano poteva fare sicuramente meglio. Al 20’ gol annullato all’Udinese con Success pescato da Lovric a sfruttare un ritardo di linea di Nikolaou: l’arbitro Piccinini dapprima assegna la rete, salvo poi inevitabilmente tornare sui suoi passi dopo l’indicazione del Var Marini. Spezia meritatamente in vantaggio al 33’ con Reca innescato a sinistra sul filo del fuorigioco che conclude con un piatto alto a giro. Passano 5’ e la squadra di Gotti potrebbe già ipotecare i tre punti, ma Verde da buona posizione dalla sinistra col sinistro spara a lato. Tra 42’ e 43’ succede di tutto. Lo Spezia carico a mille si butta avanti alla ricerca del raddoppio. Ampadu tutto solo davanti a Silvestri centra la traversa, poi tra batti e ribatti la palla arriva a Deulofeu che scala la marcia e lascia indietro almeno due uomini prima di servire Success sulla sinistra, che ne semina altri due di potenza e la appoggia in mezzo per Lovric, che batte facile Zoet.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa, nello Spezia fuori Bourabia (ammonito) per Amian e innalzamento di Ampadu, nell’Udinese uno spento Arslan (anche lui ammonito) lascia il ruolo di mezzala a Pereyra, al cui posto va Ehzibue. Al quarto d’ora fuori a sorpresa Deulofeu per Beto, mentre Gotti pochi minuti dopo si gioca la carta Maldini (per Verde). Nonostante i cambi offensivi la partita cala molto di spettacolarità nella seconda frazione, come se le due squadre fossero rimaste scottate dai pericoli corsi nel primo tempo. C’è il tempo per una protesta spezzina per una spinta di Pereyra su Caldara in area di rigore friulana e un bolide di Walace da fuori area che si stampa sulla traversa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
09/11/2022 13:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Milan, quanti sprechi:
pareggia a Cremona e ora il Napoli è a +8

I rossoneri, nuovamente imprecisi in zona gol,
perdono ulteriore terreno rispetto alla capolista.
Annullata per fuorigioco, dopo controllo al Var,
una rete di Origi nella ripresa


Marco Fallisi


La frenata che non ti aspetti rischia di ammazzare il campionato ancora prima che la Serie A vada in letargo per la sosta mondiale: il Milan fa 0-0 a casa della Cremonese e scivola a -8 dal Napoli. Pioli voleva restare in scia a Spalletti, invece si ritrova ancora più lontano e con due punti in meno dello scorso anno. Il turnover non funziona, le assenze obbligate pesano come macigni e questa volta neanche il genietto Leao esaudisce i desideri del suo allenatore, quando strofina la lampada e lo chiama in causa nella ripresa. Per Alvini e i suoi l’appuntamento con la prima vittoria è ancora rimandato, ma questo punto strappato ai campioni d’Italia vale come un successo: la curva grigiorossa canta e festeggia la piccola grande impresa.

LE SCELTE — Pioli fa turnover, tra cambi obbligati (Hernandez e Giroud squalificati, al loro posto Ballo-Touré e Origi) e scelte tecniche: a riposo Leao e Kalulu, dentro Rebic e la sorpresa Thiaw, al debutto da titolare con il Milan. Alvini deve fare i conti con gli infortuni e si affida a un 3-5-2 con la coppia d’attacco formata da Felix e Ciofani, l’uomo del pari all’89’ con la Salernitana, e l’ex rossonero Meité in mediana. Prima della gara i due capitani Ciofani e Bennacer si scambiano due maglie speciali con il numero 100, per omaggiare Ugo Tognazzi, indimenticabile attore cremonese doc e tifoso del Milan, nel centenario della sua nascita.

CARNESECCHI CONTRO TUTTI — Il primo vero squillo è del Milan – Diaz al volo manda alto su cross di Messias – ma arriva solo dopo 23 minuti di gioco: il 3-4-1-2 dei rossoneri ci mette un po’ ad accendersi. Quando succede, però, per la Cremonese sono brividi, e arrivano in serie: al 26’ serve una super uscita di Carnesecchi a dire di no a Origi, lanciato in porta da un filtrante di Rebic; al 32’ è Vasquez ad anticipare ancora il belga su un cross invitante di Tonali dalla sinistra; al 35’ ci prova Thiaw di testa, su angolo del solito Tonali, ma Carnesecchi intercetta e raccoglie gli applausi dello Zini. Al 40’ si capisce che la serata sta virando su un monologo del portiere grigiorosso, “Carnesecchi contro tutti”: è ancora lui a stoppare un milanista, questa volta Messias che calcia forte di sinistro dopo una bella percussione. E la Cremonese? Prova a fare male cercando l’ampiezza e la velocità con gli strappi di Felix in ripartenza quando il Milan regala qualcosa (72% di possesso palla per i pioliani…) ma il piatto piange perché manca sostanza lì davanti: la banda Alvini va al riposo senza aver mai tirato in porta.

RAFA NON BASTA — La ripresa si apre con un gol annullato dal Var al 56’ a Origi per fuorigioco: è l’ultima azione del belga, che lascia il posto a Leao. Pioli cambia anche dietro, inserendo Kalulu per Thiaw. Cambia anche Alvini, che butta nella mischia Sernicola, Buonaiuto e Okereke per Ghiglione, Felix e Ciofani. Rafa tenta subito di scuotere i compagni, e per poco non ci riesce: al 68’ il portoghese disegna un tiro-cross al veleno, Messias non ci arriva ma il solito Carnesecchi sì. Al 74’ arriva il momento di De Ketelaere, che rimpiazza Diaz sulla trequarti ma quasi non si vede: una costante in questa prima parte di stagione del belga, un problema per Pioli e per le soluzioni d’attacco del Milan. Che chiude con Lazetic centravanti. Ma il giovane serbo, all’esordio in A, non è Giroud e si vede: il colpo tentato nel recupero finisce nella curva grigiorossa e parte un boato. Per la Cremonese.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
09/11/2022 21:05
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Colpaccio del Lecce: Baschirotto e
Di Francesco stendono l’Atalanta

I giallorossi tornano al successo dopo quasi due mesi ed è il primo in casa.
Brutto primo tempo dei bergamaschi che poi crescono ma sbagliano troppo: a segno Zapata



È arrivata la prima vittoria in casa per il Lecce. Che si regala i tre punti nella sera in cui il presidente Saverio Sticchi Damiani festeggia i sette anni di presidenza. È una serata speciale. Perché la vittima è l’Atalanta che subisce la terza sconfitta nelle ultime quattro partite, e viene stordita nel primo tempo dal terribile uno-due dei giallorossi che giocano a gran ritmo e bissano la bella prova di Udine. Il successo (2-1) che qui diventa storico porta la firma dei due Federico: Baschirotto, l’anima, il volto del sacrificio di questa squadra e Di Francesco che all’Atalanta dà sempre dei dispiaceri. Non basta la rete di Zapata che al Lecce segnò l’ultima tripletta nel marzo del 2020 e al quale il gol mancava dal 23 aprile scorso. Gasperini aveva detto alla vigilia che non guardava la classifica. Fa bene a non guardarla perché la flessione delle ultime gare lo tiene a quota 27. Mentre il Lecce può e deve guardarla eccome la classifica. Perché questi tre punti lo portano a 12 punti e gli fanno superare lo Spezia che ieri ha fermato l’Udinese. La vittoria è meritatissima e corona mesi di lavoro di un gruppo umile che lotta alla morte su ogni prima e seconda palla.

PRIMO TEMPO — Il pre partita del Via del Mare è sempre ricco. Prima gli Sbandieratori e Musici del rione San Basilio Oria, poi la maglietta mostrata con orgoglio dal presidente Saverio Sticchi Damiani che, attorniato dai soci fratelli Carofalo, festeggia i sette anni di presidenza del club. In campo Marco Baroni lascia Umtiti in panchina anche se totalmente recuperato. Dietro quindi i classici quattro: Gendrey, Pongracic, Baschirotto e Gallo. In attacco ancora fiducia a Colombo mentre a sinistra nel tridente c’è Federico Di Francesco. Gian Piero Gasperini, invece, fa la rivoluzione rispetto alla partita persa in casa col Napoli. Ne cambia ben nove, portiere compreso. C’è Sportiello e non Musso. Gli unici due "superstiti" sono Pasalic, sistemato dietro Zapata e Malinovskyi, ed Ederson che gioca tra i quattro di centrocampo on Soppy, de Roon e Zortea. Passano 5’ e l’Atalanta già scatta con Zapata che lanciato a rete viene rimontato da Pongracic con Falcone attento sulla conclusione. La replica del Lecce è del solito Strefezza su serpentina di Colombo, ma il tiro è troppo centrale. Zortea fatica a prendere il brasiliano, lo tiene anche per la maglia. Ma è l’Atalanta che va pericolosa in area con il solito Hjulmand che in scivolata fa un recupero straordinario su Pasalic. Da quel momento sale in cattedra la squadra giallorosa, orchestrata dal regista danese e ispirata dalle due frecce del tridente. Al 27 Djimsiti rimedia su Di Francesco, ma un minuto dopo il Lecce passa: corner corto per Strefezza che crossa per la sponda alta di Gonzalez che trova la testa di Baschirotto libero al centro. Vantaggio e festa. Ma al 30’ c’è il bis e il Via del Mare esplode: Okoli perde una palla sciagurata con Colombo in agguato che serve Di Francesco che letteralmente vola e fulmina Sportiello. La Dea si conferma la vittima preferita per Di Fra che le segna il quarto gol. È un delirio. Il Lecce è scatenato, l’Atalanta l’ombra di se stessa. Ma al 40’ proprio Zapata, forse il più in ombra dei suoi interpreta al meglio il bel lancio di Malinovskyi si infila tra Pongracic e Gendrey e fa secco Falcone dimezzando lo svantaggio.

RIPRESA — Gasperini, furibondo, cambia subito: dentro Koopmeiners per De Roon e Maehle per Soppy. La Dea vuole il pareggio, prende campo e il pallino del gioco. Infatti al 13’ Falcone deve compiere una prodezza per mandare in angolo il colpo di testa di Okoli (la sua prima cosa bella). Il Lecce è entrato in riserva, ma dove non arrivano gli altri arriva sempre Hjulmand a tappare ogni falla. Baroni lo capisce, ma Di Francesco ha un ultimo sussulto: tiro a giro alto di poco. E quindi via alle sostituzioni degli esterni stremati: fuori Di Fra e Strefezz, dentro Banda e Oudin. C’è bisogno di forze fresche. Anche nell’Atalanta che al 24’ gioca la carta Lookman che fuori casa ha firmato tre gol in sei partite. Al 27’ Baroni spende altri due cambi: Bistrovic per l’esausto Blin e Ceesay per Colombo. Al 33’ è proprio Koopmeiners, lanciato da Zortea (Aureliano sorvola su un fallo ai danni di un giallorosso) che si mangia il pari calciando fuori con Falcone in uscita. Gasp è disperato e ricorre all’artiglieria pesante: dentro pure Boga e Hojlund: Sono quattro punte. È ovviamente una partita a scacchi: Baroni deve coprirsi. Fuori Gendrey dentro l’esperienza di Samuel Umtiti. Con Baschirotto che si sposta terzino destro. Perché la Dea comincia l’ultimo assedio. Blin ci prova da fuori, ma trova la deviazione in angolo. All’Atalana restano gli ultimi 5’ di recupero. Non servono neppure quelli. Il fortino del Lecce resiste. Ed è la prima vittoria al Via del Mare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
OFFLINE
Post: 104.923
Post: 3.225
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 18/12/2008
Sesso: Maschile
STAFF
09/11/2022 21:09
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Abraham si sblocca, ma alla Roma non basta: il Sassuolo fa 1-1

L’inglese, entrato al 65’ al posto di Shomurodov
inserito dall’inizio a sorpresa da Mourinho,
la sblocca con un bel colpo di testa,
poi Pinamonti pareggia con un gran tiro a volo su assist di Laurentié


Massimo Cecchini

Un pareggio, rimpianti assortiti e la sensazione che sia giusto così. Sassuolo e Roma non vanno oltre un 1-1 santificato dalle reti del redivivo Abraham e Pinamonti, ma se i giallorossi interrompono una striscia di quattro vittorie esterne di fila, i neroverdi - che vengono da 4 sconfitte nelle ultime 5 partite - tirano un sospiro di sollievo. La squadra di Mourinho, comunque, anche stavolta dal punto di vista del gioco stenta, e parecchio.

NUOVO ATTACCO — Il portoghese in avvio, bocciando i due centravanti Abraham e Belotti - relegati entrambi a sorpresa in panchina - presenta una formazione inedita, con Volpato - che sta sulle zolle di Lopez - alle spalle di Shomurodov e Zaniolo, confermando la poco assortita coppia Cristante-Matic e, in difesa, dando fiducia a Celik al posto di Karsdorp, insieme alla solita trimurti Mancini, Smalling, Ibanez. Dall’altra parte Dionisi punta sul consueto 4-3-3, ancora orfano in avvio di Berardi e Traore, pur facendo registrare il ritorno di Laurienté dalla squalifica. Il primo tempo stenta a decollare perché i giallorossi si muovono poco senza palla e le ripartenze neroverdi, indirizzate maggiormente sulla sinistra, fanno fatica a trovare spazi utili. Così nei primi ventuno minuti si registrano due tiri di Zalewski e Frattesi controllati dai portieri, una conclusione di D’Andrea fuori di poco e un tiro di Zaniolo respinto da Consigli. Le squadre si allungano e al 23’ e al 28’ sono Volpato e Harrouia a concludere senza inquadrare la porta. Dalla mezz’ora l’incontro decolla. Al minuto 32’ potrebbe arrivare una prima svolta, visto che Rui Patricio deve sbrogliare in area una soluzione delicata. La ripartenza che si genera porta Shomurodov solo davanti a Consigli, ma l’uzbeko gli tira addosso, in quella che è la migliore occasione della prima frazione. Il Sassuolo si scuote e due battute a rete fanno tremare i giallorossi, visto che al 34’ D’Andrea impegna Rui Patricio in una parata di due tempi e un minuto dopo Laurienté conclude da posizione centrale sfiorando il palo. La Roma, però, continua a tenere il baricentro ancora alto e così al 36’ tocca a Shomurodov impegnare in girata Consigli con un tiro fiacco, ma un minuto più tardi è Frattesi, su angolo, a mandare di testa alto di poco. Il tempo si chiude con una ottima chance per Zalewski al 44’ che, innescato da un cross di Celik, batte al volo in area spedendo però alto. Sul finale, invece è Harroui che concretizza una ripartenza concludendo dal limite fra le braccia di Rui Patricio.

ABRAHAM E PINAMONTI — Anche la ripresa comincia a scartamento ridotto, visto che nei primi venti minuti si registrano solo un debole colpo di testa di Mancini bloccato da Consigli, e due tiri fuori di Toljan e Zalewski. Al 21’ Mourinho prova però a sparigliare, rilanciando Abraham al posto dell’inconsistente Shomurodov e Karsdorp per Celik, aggiungendo anche El Shaarawy per Zalewski, accentuando la trazione anteriore. Dionisi replica inserendo Thorstvedt per Harroui e Traore per D’Andrea. Le squadre si allungano di nuovo e si creano spazi. Al 25’ Pinamonti impegna Rui Patricio di testa, mentre al 30’ è Bove, entrato al posto di Volpato nell’insolito ruolo di trequartista, a mandare alto di testa. Il Sassuolo risponde con l’ingresso di Obiang per Lopez. Nel rimescolamento delle carte arriva l’occasione più netta dei neroverdi, con Traore che, solo davanti al portiere, gli tira addosso. A quel punto Mourinho inserisce Belotti per Zaniolo e al 35’ arriva la svolta. Mancini in proiezione offensiva crossa al centro dell’area dove il redivivo Abraham incorna di testa come nei giorni belli: è il vantaggio giallorosso. Sembra solo l’inizio del titoli di coda, ma al 40’ il solito spunto di Lorienté innesca al centro dell’area Pinamonti, che per la prima volta batte Smalling e segna sotto misura. A quel punto Dionisi rilancia Berardi e Roberto per il finale, dove si registra un errore di Ayroldi che al 48’, per ammonire Mancini, non dà il vantaggio e ferma Pinamonti lanciato nella metà campo avversaria. La sensazione è che tutto possa succedere e così al 49’ è Berardi ad impegnare Rui Patricio dal limite. È l’ultimo guizzo per un pareggio, che immalinconisce soprattutto una Roma niente affatto Special.

Fonte: Gazzetta dello Sport
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]



Feed | Forum | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:31. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com