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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Maignan para un rigore e salva il Milan:
col Sassuolo un altro pari in trasferta

Il portiere tiene a galla i rossoneri respingendo un penalty a Berardi. P
rova opaca del Diavolo, che dopo Bergamo si inceppa anche a Reggio Emilia.
Tanti errori, pochi spunti e turnover che non paga


Marco Pasotto


Era qui la festa. Cento giorni fa. Oggi non più, anzi, questo 0-0 col Sassuolo nello stadio dei sogni realizzati è un brutto passo indietro proprio nella settimana che porta al derby. Dopo Bergamo, Reggio Emilia: mal di trasferta? Troppo presto per simili sentenze, ma due cose sono certe: la prima è che delle quattro uscite questa è stata la più brutta (decisamente più brutta rispetto all’1-1 con la Dea), la seconda – ovvia conseguenza – è che sabato occorrerà rialzare parecchio i giri del motore. Nei piani del Diavolo tra l’altro c’era l’idea di arrivare alla stracittadina con (almeno) un punto di vantaggio sui nerazzurri. Genere di conforto prezioso prima di un derby. Una vittoria che avrebbe magari permesso anche di elevarsi sull’ammucchiata in cima alla classifica. Tutto da rimandare. Il turnover di Pioli – cinque undicesimi diversi rispetto al Bologna – non ha pagato e, anzi, il Diavolo deve ringraziare ancora una volta “Magic” Mike Maignan, che nel primo tempo ha ipnotizzato Berardi dal dischetto. Opaco, sbadato, pasticcione: ha funzionato poco stavolta in questo Milan e il Sassuolo si morde le mani per una grande occasione sprecata.

LE SCELTE — Dionisi rispetto allo Spezia ha cambiato un solo uomo, ovvero Thortsvedt al posto di Henrique. Conferma in blocco per tutti gli altri, a partire dal tridente Berardi-Pinamonti-Kyriakopoulos Pioli invece, come ci si attendeva, ne ha cambiati cinque: dentro Florenzi, Kjaer (a nove mesi dall’ultima partita), Pobega (al debutto stagionale dal primo minuto), Saelemaekers e Diaz. In panca a rifiatare Calabria, Kalulu, Tonali, Messias e De Ketelaere. Rotazioni che sarebbero state ancora più consistenti se in vigilia non si fossero fermati Rebic e Origi: Leao e Giroud ai lavori forzati, quindi, visto che saranno titolari anche sabato nel derby. Pioli ama ripetere di avere una rosa composta per lo più da titolari, ma almeno per ora è complicato dargli ragione. Il Milan si è fatto incartare spesso e volentieri in fase di impostazione perché gli emiliani hanno occupato bene gli spazi e, dopo un primo quarto d’ora piuttosto sofferto, hanno capito come innescare Berardi e come armare la fascia sinistra, dove Kyriakopoulos ha sgommato ripetutamente. E’ stato da quel lato infatti che il Milan ha faticato maggiormente, con Florenzi poco reattivo e Saelemaekers distratto in fase difensiva e pasticcione con la palla fra i piedi. In mediana Pobega ha cercato di sintonizzarsi sui bioritmi dei compagni, riuscendoci solo parzialmente, mentre Diaz è incappato in un’altra di quelle partite prive di luce, alla perenne e improduttiva ricerca dello spazio fra le linee. Gli unici spunti offensivi sono arrivati dal solito Leao, che ha abbandonato quasi completamente la fascia cercando fortuna centralmente. La prima volta, con la porta emiliana priva di Consigli, ha spedito in orbita di controbalzo. La seconda è andato vicino all’incrocio con un siluro di destro. Maluccio Giroud, a cui sono arrivati pochi palloni e quei pochi non sono stati gestiti come dovevano.

IN 10 NEL FINALE — Nel primo tempo il Diavolo ha colpito negativamente non solo per la mancanza di idee e di spunti davanti, ma anche per più di un pasticcio dietro. Soprattutto nelle scalate difensive. Ecco perché Maignan merita una statua votiva, dopo la prodezza sul rigore di Berardi che ha rimediato al “doppio fallo” in area di Saelemaekers e Florenzi su Kyriakopoulos. Un episodio che comunque non ha dato la carica ai rossoneri. Sull’altra sponda, comunque, nulla di che: rigore a parte, il Sassuolo a sprazzi ha anche manovrato bene in verticale, ma non ha mai creato pericoli seri. Nella ripresa i rossoneri hanno aumentato la pressione, ma senza trovare lucidità. Dopo dieci minuti il Sassuolo si è ritrovato senza Berardi (dentro Defrel), uscito in lacrime per un guaio muscolare e di lì a breve Pioli ha tolto Pobega, Saelemaekers e Diaz per Tonali, Messias e De Ketelaere. Una possibile svolta che però non è arrivata: la pressione rossonera non è stata proporzionale alla pericolosità e non è servita nemmeno l’ultima mossa di Pioli: fuori Giroud, dentro Adli e De Ketelaere centravanti, come ha fatto spesso al Bruges. Nulla da fare, anzi: nel finale, con l’infortunio di Florenzi (seguito a quello di Kjaer), il Diavolo si è ritrovato senza cambi e in dieci uomini. Ovvero in grande difficoltà davanti alla pressione avversaria, che però non si è concretizzata. In settimana Pioli dovrà dare la scossa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inzaghi ritrova la sua Inter:
3-1 alla Cremonese,
grandi gol di Barella e Lautaro



I nerazzurri si riscattano dal ko in casa della Lazio e liquidano
i grigiorossi con una bella prestazione: a segno anche Correa


Filippo Conticello

Mentre attorno all'Inter si avverte una certa confusione - il mese out di Lukaku, la trattativa improvvisa per Gosens in uscita oltre alle tossine generate dal k.o. con la Lazio -, Inzaghi riesce nell'obiettivo principale: spostare l'attenzione sulla classifica. Con questo 3-1 alla Cremonese, rotondo nonostante qualche sofferenza di troppo, i nerazzurri mettono il musetto davanti al Milan giusto un attimo prima del derby: nonostante una sconfitta, 9 punti contro 8 e l'occasione insperata di allungare, anche se sabato contro Pioli servirà di certo uno sforzo maggiore.

PRIMO TEMPO — Il turnover pre-derby (e Bayern) di Inzaghi si concentra soprattutto davanti, dove non solo manca Romelu ma all'inizio pure Lautaro: senza Lu-La, il palcoscenico è quindi dell'altra coppia, Dzeko-Correa, che si diverte a duettare in una partita aperta come poche qui a San Siro. A sinistra tocca a Darmian con dietro Dimarco versione "braccetto": la rinuncia iniziale a Gosens su quelle zolle è la conferma che qualcosa di molto serio sta bollendo con il Bayer Leverkusen, il cui d.s. Devin Ozek è proprio in tribuna d'onore allo stadio. Dal canto suo, la Cremonese è tutto tranne che la classica neopromossa che si consegna in sacrificio alla grande di turno. Al contrario, è una squadra che ribalta i cliché: viene al Meazza contro una big di tre taglie più grande e fa la partita con spavalderia. Anche troppa, se è vero che per ogni mezzo fastidio prodotto in direzione Handanovic, arriva un contropiede ben più pericoloso. E su uno di questi la "Cremo" capitola con il gol dell'1-0 in pura ripartenza. Da un calcio d'angolo la neopromossa si fa trovare sbilanciata e l'azione si ribalta in un amen grazie a Barella: da lì il tiro di Dzeko con parata così così di Radu, uno degli osservati speciali della serata per ovvi motivi, e poi tocchetto facile facile di Correa che in stagione è già al secondo centro. La beffa non cambia lo spartito generale perché Alvini ha scelto la strada del gioco manovrato per arrivare alla salvezza: Escalante è metà trequartista e metà guardaspalla di Brozovic, mentre Dessers-Okereke si mescolano e pungono. Handa deve stare vigile un paio di volte, ma su un altro contropiede arriva anche il 2-0: il gol al volo di Barella è solo la conclusione di una azione corale e condita da assist intelligente di Calha, l'uomo che tra mille polemiche non è partito dall'inizio all'Olimpico contro la Lazio.

LA RIPRESA — Zanimacchia per Ascacibar, con slittamento di Escalante dietro, è la mossa di Alvini a inizio ripresa: un altro segno di coraggio che forse pagherà nel corso della stagione, ma non certo in questa partita. Questo atteggiamento si traduce spesso in praterie verdi su cui cavalcare per Dumfries e Barella. Semmai, il pericolo per accorciare la "Cremo" lo crea su calcio d'angolo, lì dove si vedono i limiti del metro e 75 di Dimarco, ottimo in ripartenza e meno in marcatura: Aiwu lo sovrasta di testa e va vicinissimo al gol. Sarà pure una gara in cui calcolare ogni grammo di energie in vista delle prossime battaglie, ma arriva comunque al 55esimo l'ora di Lautaro, anche perché Correa accusa un piccolo fastidio e non vuole rischiare. Il Toro si avventa famelico sui difensori strappando palloni, forse pensando già a Tomori e Kalulu. Alvini può comunque recriminare per una rovesciata alta di Dessers, che preferisce l'estetica all'efficacia, e per diverse mischie pericolose in area. Da parte sua, invece, Inzaghi si può godere il suo fraseggio in velocità che sfrutta le lunghe piste ciclabili concesse dalla Cremonese. Radu, proprio lui, l'uomo di Bologna, para il parabile, ma non un tiro di Lautaro che dimostra di avere il piede caldissimo. Stavolta quello sinistro, usato dopo aver resistito con spirito da rugbista nell'uno contro uno verso la porta contro Pickel. La rete di Okekeke, bellissima, è il giusto premio alla squadra garibaldina presentata da Alvini. Tra le ultime sostituzioni di Simone, invece, colpisce quella che porta Gosens in campo: saranno i suoi ultimi minuti da interista o anche lui proverà l'allungo nel derby?

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Si accende Dybala, che doppietta!
La Roma abbatte il Monza 3-0 e resta in vetta

Uno-due dell'argentino (18' e 32') e un gol
di testa di Ibanez regalano i tre punti a Mourinho che,
almeno per una notte, si gode la testa della classifica in solitaria.
Brianzoli ancora a zero punti


Andrea Pugliese


Quando al 18’ del primo tempo è andata in onda per la prima volta la Dybalamask, l’Olimpico di colpo è venuto giù. Perché quel momento lì lo sognavano in tanti e lo aspettavano un po’ tutti. Ad iniziare proprio da lui, Paulo Dybala, che stavolta ha lasciato il marchio a fuoco su una vittoria (3-0) che lancia la Roma solitaria in classifica, in attesa di sapere cosa faranno Napoli, Lazio, Atalanta e Torino. Alla doppietta di Dybala si è aggiunto poi il ricamo finale di Ibanez. Il Monza? Benino per un quarto d’ora e poco più, poi poco altro. Stroppa dovrà rifletterci su. E forse lo farà anche la società.

SUPER PAULO — Mou cambia gli esterni di fascia dando spazio a Zalewski e Celik, per poi mandare dentro anche Kumbulla al centro della difesa, Stroppa lancia invece Machin in mezzo e conferma davanti la coppia Petagna-Caprari. Per quasi venti minuti si va al piccolo trotto, complice anche un’umidità pazzesca. Il pallino del gioco sembra però nelle mani del Monza, che però non costruisce mai niente di sorprendente o pericoloso. Sensi e Pessina provano a palleggiare, Marlon è troppo falloso e Birindelli cerca di spingere, ma ci riesce solo a tratti. Così al 18’ la partita cambia subito volto, con la volata di 40 metri di Dybala, su spizzata di Abraham: uno, due, tre e quattro tocchi in velocità, uno per ogni dieci metri di corsa, con un sinistro di controbalzo che non lascia scampo a Di Gregoria. L’Olimpico viene giù, al resto ci pensa la Dybalamask, in onda per la prima volta dalle parti di Roma. E’ l’apoteosi, che troverà la sua sublimazione poco dopo, al 32’, quando Paulo ribatte in rete una parata di Di Gregorio su Abraham (che poco prima aveva sbagliato il raddoppio). Era la serata che sognavano un po’ tutti, ad iniziare proprio dall’argentino. Che poi inizia a regalare qualche colpo dei suoi e ad affinare la complicità con Pellegrini, che però in chiusura di tempo non sfrutta al meglio una sua bella invenzione. Alla fine vantaggio meritato per i giallorossi, con Mourinho che maledice solo l’infortunio al flessore sinistro di Kumbulla, che dopo 26’ deve lasciare il campo (dentro Smalling).

CHIUDE ROGER — Stroppa allora cerca un po’ più di equilibrio inserendo Molina in fascia e spostando Carlos Augusto dietro al posto di una Marrone a dir poco disorientato. L’intesa tra Pellegrini e Dybala cresce di minuto in minuto (all’8 il capitano ha anche la palla del 3-0, ma salva a botta sicura Caldirola) e con lo scorrere della partita sembra finalmente sciogliersi anche Abraham (Caldirola decisivo pure su di lui quando tutto sembrava già fatto). Il 3-0 però arriva per merito di Ibanez, che al 16’ fa centro su angolo perfetto di Pellegrini. Poi le girandole dei cambi, con la standing ovation per Dybala (dentro El Shaarawy), la partita che pian piano perde di significato fino al momento dell’esordio di Belotti in giallorosso: arriva al 35’ della ripresa, con l’Olimpico in estasi. Un minuto dopo Machin sfiora il gol (traversa), Belotti rischia di far subito gol (bravo Di Gregorio di piede), Spinazzola ci va vicinissimo e ad un soffio fine si fa male anche El Shaarawy (problema muscolare). Finisce così, con la Roma in vetta alla classifica ed il Monza a capire cosa fare per rialzare subito la testa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Kallon risponde a Baldanzi:
Empoli e Verona ancora senza vittorie

Nel primo tempo il talento toscano classe 2003 sblocca il risultato,
ma esce pochi minuti dopo per infortunio.
Nella ripresa Cioffi cambia la partita con le sostituzioni


Giacomo Cioni


La serata degli esordienti, delle giovani promesse. Baldanzi, classe 2003, illumina alla sua "prima" da titolare al Castellani; Kallon, classe 2001, segna dopo un minuto dal suo ingresso. Finisce 1-1 Empoli-Verona. Un primo tempo quasi tutto toscano, nella ripresa il ritorno dei veneti. Tommaso Baldanzi, ennesimo campioncino emerso dalla "cantera" di Monteboro, è stato autore di una prestazione maiuscola fino al momento in cui è dovuto uscire dal campo dopo un colpo subito da Ceccherini, ammonito.

Per fortuna di Zanetti era già stato autore di una grande giocata con un gol di sinistro dal limite dell’area. Correva il 26’ e l’Empoli aveva messo sotto un Verona che subiva il talento azzurro, ma anche le folate a sinistra di Parisi, che ci ha provato fino all’ultimo. L’Hellas del primo tempo è apparso senz’anima. Gunter, in odore di mercato, non è neanche a fianco di Cioffi, ufficialmente per un affaticamento.

LA GIOIA DI BALDANZI — Zanetti ha tenuto Bajrami in panca fino al cambio obbligato di Baldanzi. Nel primo quarto d'ora ottima occasione per Lammers, bravo Montipò. Sempre Baldanzi, prima del gol, aveva fatto le prove generali, con rasoterra di poco sul fondo. Poi il sinistro che piega i guantoni al portiere dei veneti. Esplosione di gioia per il trequartista, due anni fa scudettato con la Primavera di Buscé insieme ad Asllani e Viti. Primo gol in Serie A e poi la botta di Ceccherini. Va vicino al gol anche Luperto di testa.

UN ALTRO VERONA — Nella ripresa è tutto un altro Verona. A essere decisivi sono i cambi di Cioffi. E arriva il gol: sponda aerea di Doig, stop e sinistro al volo di Kallon che batte Vicario nell'angolino lontano. La gara si tiene poi in equilibrio fino al termine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lazio, che beffa!
Gabbiadini al 92' risponde a Immobile
e regala il pari alla Samp

I biancocelesti sfiorano la vittoria grazie al gol di Ciro,
ma l'attaccante blucerchiato rovina la serata agli uomini di Sarri.
Sfuma così l'aggancio alla Roma al primo posto


Filippo Grimaldi


Sfugge il primato alla Lazio, in vantaggio con Immobile nel primo tempo e raggiunta al 47’ della ripresa dal gol di Gabbiadini che esce definitivamente dall’incubo, di nuovo a segno quasi otto mesi dopo l’ultima rete e poi il lungo stop per infortunio. Il vantaggio ospite era stato propiziato da un tacco magico di Milinkovic nel primo tempo che sorprende la difesa blucerchiata e apre un’autostrada per il destro di Immobile che trafigge Audero. Ma c’è molto altro in questa sfida del Ferraris che doveva servire a capire, oltre a quello che hanno certificato sin qui i numeri, quanto fosse autentico lo stato di grazia dei biancocelesti grazie a un impianto di gioco rodato e ad una leggerezza nella manovra bella da vedere e proficua. La Samp ritrova il sorriso dopo i quattro gol incassati a Salerno, che trova così oltre a un punto pesante la prima rete in campionato. Un passo avanti utile a dimostrare che i blucerchiati, quelli veri, si erano visti contro Atalanta e Juventus. Sul risultato finale, per la squadra di Giampaolo, pesa però (e non poco) il rigore non concesso nel primo tempo per una pedata di Marusic su Quagliarella. Una Samp rivoluzionata dal tecnico blucerchiato: dentro a sorpresa Murillo al centro della difesa, spazio a Verre titolare con il capitano Quagliarella preferito in attacco a Caputo.

SINCRONISMI PERFETTI — Padroni di casa e biancocelesti con lo stesso modulo, un 4-3-3 di base che si trasforma in 4-5-1 in fase di non possesso, dove i terminali offensivi restano Quagliarella e Immobile. Ma è diversa la qualità, a lungo è migliore e più fluida la manovra degli ospiti. Avvio con la Lazio in possesso, Samp con Léris e Sabiri molto alti sulle corsie esterne in appoggio a Quagliarella, sull’altro fronte Felipe Anderson e Zaccagni in appoggio al capitano. Colley sbroglia situazioni pericolose, e proprio Anderson dalla destra (8’) taglia l’area con un pallone sul quale per un soffio Immobile fallisce l’aggancio. Marusic tiene basso Léris, Samp in affanno. Audero è decisivo (14’) alzando in angolo una botta di Felipe Anderson. Ma gli uomini di Giampaolo sono troppo leggeri, quasi timorosi. E quando c’è il pallone giusto, come accade sul cross di Augello, Léris sprecas tutto. Sulla ripartenza ecco l’uno a zero Lazio con Immobile (15° gol in carriera alla Samp, l’avversaria contro la quale ha segnato di più). E’ una Lazio che va a memoria: Audero super ancora una volta su Zaccagni, poi Immobile colpisce il palo.

TOCCO PROIBITO —Samp in difficoltà, che non riesce ad allungarsi. Ma quando lo fa, come al 28’, non ha fortuna. Su un lancio di Rincon sporcato da Romagnoli, Marusic incrocia in area Quagliarella sulla diagonale e l’attaccante della Samp cade a terra. Il piede sinistro del biancoceleste va sul piede destro del capitano blucerchiato. Proteste senza fine, gioco fermo a lungo, Aureliano che non cambia parere neppure dopo l’on-field review, e fatalmente l’atmosfera si surriscalda. La Samp ci mette orgoglio: Luis Alberto sbaglia una ripartenza, Quagliarella manda a lato. E sempre lui, su un'incertezza di Zaccagni, costringe Provedel alla deviazione in angolo. La Lazio prova ad abbassare il ritmo per andare al riposo in vantaggio e lo fa senza troppe difficoltà, richiamando prima di metà gara Felipe Anderson (che si era infortunato dopo 40 secondi dal via) per Pedro.

CAMBIO DI MODULO — Nella ripresa, Giampaolo torna all’antico: 4-3-1-2, Sabiri trequartista alle spalle della coppia Quagliarella-Caputo, subentrato a Léris, ma padroni di casa che vanno a fiammate. La Lazio continua a tenere in mano il gioco, con una gestione della partita eccessiva che alla distanza pare essere l’unica pecca dei biancocelesti, forse poco cinici quando avrebbero avuto la possibilità di chiudere la sfida. La Samp ci prova ancora con Rincon (17’), Provedel dice no. L’ingresso di Djuricic (fuori Verre) dà vivacità alla mediana, ma la squadra di Sarri non perde lucidità, tiene corti i reparti e riesce sino a metà ripresa a disinnescare i tentativi doriani. Giampaolo tiene però i suoi in partita, dà spazio a Gabbiadini, per un applauditissimo Quagliarella, e a Villar per Vieira. Sarri risponde richiamando Luis Alberto, Zaccagni e Cataldi (dentro Basic, Cancellieri e Marco Antonio), ma è ovvio che una Samp così sbilanciata concede spazio alla Lazio. Finale con le squadre più allungate e proprio gli spazi più ampi danno il via all’azione del pari doriano. Cancellieri perde una palla sulla trequarti e l’anticipo di Rincon innesca Gabbiadini, che s’infila fra Patric e Marusic battendo Provedel. Sarri mastica amaro, la Samp esce dall’incubo: fra l’altro con un Winks in più, da domani, e non è poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Udinese vince ancora, ma la Fiorentina
protesta per un fallo sul gol di Beto

Decide la rete dell’attaccante al diciassettesimo
su assist di Deulofeu, che però si appoggia su Venuti.
Proteste dei viola che poi, nella ripresa, provano l’assedio senza riuscire a sfondare


Francesco Velluzzi


Vola l’Udinese. Piange la Fiorentina. Basta il gol di Beto dopo 17 minuti per dare la seconda vittoria (1-0) di fila, la prima in casa, alla squadra di Andrea Sottil che con la sua fisicità, con la forza dei nuovi innesti, Bijol e Lovric, con una gara attenta in fase difensiva non concede praticamente niente ai viola di Vincenzo Italiano che qualcosa devono rivedere. D’accordo le assenze, ma la squadra ha vinto solo alla prima giornata in casa con la Cremonese per l’errore del portiere ospite Radu che è entrato in porta col pallone. Poi pareggi con Empoli e Napoli e una sconfitta a Udine che proprio non poteva essere preventivata. Italiano ha risparmiato qualche big per la sfida di domenica al Franchi con la Juve, ma, innanzitutto, era questa la partita da vincere. E invece l’Udinese ha corso davvero pochissimi rischi.

GESTI — Udinese-Fiorentina è sempre una partita particolare. E il Poma, speaker bianconero, non dimentica il ricordo di Davide Astori che il 4 marzo del 2018 morì nella sua camera d’albergo proprio alla vigilia di Udinese-Fiorentina. Video con Davide e applausi di tutto lo stadio. C’è anche un bel gesto del club di casa che regala la maglia al ragazzino tifoso che a Monza se l’è vista sottrarre da chi ha fatto anche male al papà.

LA PARTITA — È mercoledì, uffici e negozi ancora aperti, ma la Dacia Arena regala comunque un bel colpo d’occhio con quasi ventimila persone e 7815 paganti. Andrea Sottil rimette al centro della difesa Jaka Bijol dopo la capocciata del salernitano Botheim che lo ha mandato all’ospedale. Nuytinck sta in panchina, Walace è confermato in regia, Lovric mezzala e Pereyra quinto alto a destra. Vincenzo Italiano, che ha già parecchie assenze, lascia in panchina Riccardo Sottil evitando il siparietto col papà allenatore dell’Udinese. Ma, oltre agli indisponibili, restano in panca Biraghi, Milenkovic, Iovic, Amrabat, Ikonè, Dodò. In porta va Terracciano, l’eroe del playoff di Conference. Gollini si siede. Insomma, solita rivoluzione. Pronti via e dopo 5 minuti e mezzo Martinez Quarta, cercando di servire Igor, la combina grossa regalando palla nei pressi della sua area. Deulofeu e Beto non riescono ad approfittarne. La difesa viola sbaglia troppo in uscita e al 17 l’Udinese non perdona: Venuti perde palla, pressato, forse con carica eccessiva, da Deulofeu che se ne va (Terracciano non lo prende) e serve Beto che firma il secondo gol di fila. Gli errori dei difensori viola continuano, al 26’ Beto va via a un Quarta in crisi totale e non riesce a raddoppiare. Cinque minuti dopo Lovric sbaglia mira. Poi scocca l’ora di Silvestri che su corner di Mandragora respinge bene la zuccata di Quarta. Ma il peggio per i bianconeri arriva al 42’ quando Masina si fa male al ginocchio in un intervento su Cabral. Esce in barella e si teme che non sarà una cosa di poco conto. Entra Nuytinck. La Fiorentina che ha mostrato poco sia col tridente Koaume-Cabral-Saponara che con Barak (zero inserimenti solo tocchetti ravvicinati) e Mandragora, si fa ancora viva da Silvestri proprio con Kouame nel secondo minuti di recupero, ma il portiere emiliano respinge bene. Secondo tempo La Fiorentina riparte più carica e alla carica. Tanto che Udogie, un po’ balbettante, deve praticamente fare il quarto difensore perchè Koaume si è svegliato e comincia ad accendersi. L’Udinese, con Bijol, che risolve qualsiasi eventuale rischio, si rintana dietro, pronta solo a ripartire in velocità, cioè fare il gioco che predilige. Così, dopo 65 minuti Sottil toglie l’ottimo Lovric e il bomber Beto per Arslan e Success. Ma Beto con Success poteva fr malissimo negli spazi. E qui Italiano si gioca la carta Sottil per lo spento Saponara. Oltre a Benassi per Venuti. Pericoli ne arrivano pochi. Ma sostituzioni ancora altre. Italiano inserisce Amrabat, Sottil finisce i cambi con Samardzic per Makengo e facendo addirittura pochissime ore dopo lo sbarco a Udine l’esterno Ehzibue. Forze freschissime per resistere e centrare la vittoria. Deulofeu è l’unico che costringe Terracciano a una parata. Mentre la viola continua a cercare più se stessa che il pareggio. Anzi è l’Udinese che trova il raddoppio con Success, ma in fuorigioco. Così come in fuorigioco sembra oggi la Fiorentina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Magia di Vlahovic e primo gol di Milik:
la Juve ritrova la vittoria ma perde Szczesny

Sotto gli occhi di Paredes, in tribuna,
i bianconeri conquistano il secondo successo casalingo.
Di Maria entra nella ripresa. Il portiere esce in barella


Livia Taglioli


Missione compiuta: sotto gli occhi del neo acquisto Paredes la Juve batte 2-0 lo Spezia e si mantiene in scia delle prime della classe, conquistando contro la squadra di Gotti la quinta vittoria in cinque incroci in serie A. Dopo 9' Vlahovic segna il secondo gol consecutivo su punizione, il quarto in 4 gare da inizio stagione, raddoppia Milik a tempo scaduto. Il serbo contro lo Spezia si conferma implacabile: quella di stasera è stata la sua quinta rete contro i liguri, inclusa la sua ultima tripletta in serie A, nell'ottobre 2021 con la maglia della Fiorentina. A preoccupare è invece un infortunio occorso a Szczesny, uscito in barella alla fine del primo tempo.

IN&OUT — Contro lo Spezia Gatti esordisce in serie A, nonché nella Juve: Allegri lo sceglie come sostituto di Bonucci, il cui rientro è previsto da domani, e lo schiera dal 1’. Danilo torna dunque in fascia, sulla destra, con De Sciglio al posto di Alex Sandro a sinistra. In mezzo nel trio dei confermati c’è anche Miretti, davanti Kean fa coppia con Vlahovic e debutta dal 1’ in questa stagione. Come previsto i rientranti Di Maria e Fagioli partono in panchina. Nel 3-5-2 spezzino ci sono Hristov dietro, Holm, Kovalenko e Reca in mezzo, con Gyasi scelto per affiancare Nzola.

MAGIA DI VLAHOVIC — Dopo un inizio confuso, è la Juve che sblocca la gara, grazie al secondo gol consecutivo su punizione di Vlahovic: al 9’ il suo sinistro si infila nel sette, per Dragowski non c’è scampo. Anche perché il pallone viaggia a 93 km all’ora. Al 16’ Gyasi segna con un pallonetto, ma da posizione di fuorigioco. Da qui in poi la Juve non rischia praticamente più nulla, lo Spezia spinge ma i bianconeri chiudono senza affanni. I bianconeri non hanno però lo spunto per invertire il trend del match, raramente oltrepassano la propria metà campo e mai si fanno pericolosi dalle parti di Dragowski. La sensazione è che giochino al risparmio, forse già pensando all’accoppiata Fiorentina-Psg. Al 43’ Szczesny ricade male dopo un tentativo di uscita in presa alta ed esce in barella, con la caviglia destra bloccata da una benda.

BOATO PER DI MARIA, MA IL RADDOPPIO È DI MILIK — La ripresa scorre senza sussulti, il primo boato dagli spalti arriva al 55’, quando Di Maria rileva Kean, mentre Kostic prende il posto di Cuadrado. Allegri cerca di blindare la partita immettendo forze fresche alla ricerca del raddoppio, in realtà nemmeno così la squadra alza i giri. Molti gli errori in avvio di manovra, scarso il gioco senza palla: con queste premesse la manovra offensiva non trova inneschi e il gioco langue fra molte interruzioni e nessuna impennata. Lo Spezia non molla, chiude puntualmente gli spazi, ma è meno lucido che nel primo tempo e dunque fatica di più a salire. Al 66’ Vlahovic salta da fermo su un calcio d’angolo, con Dragowski che si salva d’istinto sul colpo di testa del serbo. Troppo poco per sancire una crescita della Juve. A cinque minuti dalla fine entrano anche Milik ed Alex Sandro. E sarà proprio il polacco, al 92’, a raccogliere un assist di Miretti, girarsi, e infilare Dragowski di sinistro. Alla fine i tre punti fanno decisamente comodo alla Juve, ma tutto il resto è noia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Flop Napoli:
Colombo riacciuffa gli azzurri,
poi il muro del Lecce regge

Azzurri in vantaggio al 27' con Elmas dopo che l'ex
milanista aveva sbagliato un rigore,
rifacendosi con un clamoroso gol al 31'.
Nella ripresa tante occasioni ma la difesa salentina regge


Maurizio Nicita


Il Napoli stecca in casa e lascia la vetta. In un turno che doveva essere favorevole agli azzurri, Spalletti sceglie di fare troppi cambi in avvio e quando rimedia a una formazione che fatica a trovare le misure, non riesce a pescare il jolly per battere un Lecce brillante e senza paura: bello e propositivo nel primo tempo, tosto e resistente nella ripresa. Baroni ha messo in mostra giovani molto interessanti e i salentini possono crescere per puntare alla salvezza. Il Napoli deve chiarirsi le idee perché ora in 4 giorni affronta la Lazio in trasferta e il Liverpool al Maradona. Due gare non proprio semplicissime.

SEI CAMBI — Sono quelli optati sia da Spalletti, sia da Baroni in questo primo turno infrasettimanale. Il Napoli inserisce Ostigard dietro, Ndombele in mezzo e passa davanti al 4-2-3-1 con un tridente inedito dietro Osimhen: Politano, Raspadori, Elmas. Baroni a sua volta cambia parecchio fra centrocampo e attacco, anche qui inedito il tridente con lo zambiano Banda a sinistra, il centravanti 2002 Colombo al debutto da titolare e Di Francesco. E partono meglio proprio i salentini con un 4-3-3 agile e aggressivo, senza paure reverenziali per il più quotato avversario. Il primo tiro in porta è proprio di Colombo e Meret deve distendersi per pararlo. Risponde Politano con un sinistro alzato in angolo da Falcone.

IL RIGORE — E su una iniziativa del vivacissimo Banda ecco il rigore. Lo zambiano vede il taglio in area di Di Francesco: Ndombele è in ritardo e scalcia l’ala. Fallo indiscutibile. Sul dischetto si presenta Colombo che nella bolgia calcia (e fa gol) senza che l’arbitro abbia fischiato. Si ripete, Colombo cambia angolo e Meret vola alla sua sinistra e para. Si sveglia il Napoli dal suo torpore ed ecco subito il vantaggio. Olivera spinge a sinistra e crossa, Osimhen aggancia e serve Politano, il tiro sporco dell’esterno diventa un assist per Elmas che da pochi passi non sbaglia. Ma la gioia dei 40 mila del Maradona dura poco. Su una palla vagante sulla trequarti, Colombo controlla carica il sinistro e da almeno 25 metri sgancia un tiro potentissimo che si infila nell’angolino alto, dove Meret non può arrivare.

RICOMINCIAMO — Spalletti capisce che la squadra non funziona ancora coi nuovi, e allora rimette subito in campo Lobotka e Zielinski tornando al 4-3-3. Entra pure Kvaratskhelia e ora il palleggio del Napoli costringe il Lecce negli ultimi trenta metri. Hanno buone chance Politano, Elmas, Osimhen e Di Lorenzo. Il finale dei padroni di casa è tambureggiante, con Spalletti che inserisce anche Simeone, passando al 4-2-4. Proprio l’argentino crossa un buon pallone in area che Osimhen non riesce a buttare dentro di testa. La la resistenza del Lecce è stoica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/09/2022 13:03
 
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Koopmeiners trascina l'Atalanta:
3-1 al Torino e primo posto con la Roma

I tre gol dell'olandese (due su rigore) regalano la vetta della classifica a Gasperini.
Inutile il gol di Vlasic per i granata


Mario Pagliara


Si è portato il pallone a casa. La prima tripletta in Serie A di Teun Koopmeiners permette all’Atalanta di conquistare una meritata vittoria contro il Toro. Gasperini raggiunge la Roma in vetta al campionato, Juric invece inciampa nella prima sconfitta della stagione. Finisce 3-1 per i bergamaschi: il momentaneo 2-1 granata è di Vlasic, per Koopmeiners due rigori (il primo e il terzo gol), nel mezzo una bella rasoiata dal limite dell’area.

SARACINESCA — C’è intensità, vivacità e pure l’elettricità: Atalanta e Torino non tradiscono la attese, offrendo al pubblico di Bergamo un primo tempo molto appassionante. Parte bene il Toro, poi la squadra di Gasperini comincia a guadagnare campo e prende il controllo del gioco. Il Toro di Juric ha il merito di restare con la testa, e con le gambe, dentro la partita. Replica con gli strappi in verticale sulla sinistra con la coppia Lazaro-Seck, ma non trova lo spunto. Juric ha l’attenuante degli infortunati: gli manca praticamente tutto il serbatoio di qualità del suo Toro. Oltre agli infortunati Radonjic, Singo e Miranchuk, nel riscaldamento si aggiunge pure Ricci, fermato da un fastidio a un polpaccio. Gasperini se la gioca in avvio con Zapata, costretto a uscire al 36’: al suo posto Hojlund. Se i granata tentano di tenere botta al ritmo crescente dei nerazzurri, il bilancio delle occasioni nel primo tempo pende nettamente dalla parte dell’Atalanta. Juric deve ringraziare un Milinkovic in versione saracinesca se arriva al 45’ ancora sullo 0-0: il portierone del Toro intercetta il missile di Koopmeiners (16’), chiude su Zapata a tu per tu (27’) e sfiora quel tanto che basta il colpo di testa di Demiral (32’) per spingere la palla sul palo.

IL GUIZZO DI SOPPY — Eppure non era partito affatto male il Toro, che dopo appena centoventi secondi spaventa Musso con una bella conclusione di Linetty. La partita dei granata è però in parte condizionata dalle assenze, in parte dalla difficoltà nel riuscire ad interrompere il buon palleggio in verticale dell’Atalanta. Vlasic segna pure (44’) su invito di Lukic, ma è in fuorigioco. Al secondo minuto di recupero del primo tempo, un guizzo di Soppy spinge Aina allo sgambetto in area. Dal dischetto Koopmeiners batte Milinkovic e porta meritamente l’Atalanta in vantaggio all’intervallo.

RASOIATA — Non c’è manco il tempo di rimettere la palla a centrocampo che l’Atalanta trova il raddoppio. Merito di una potente rasoiata ancora di Koopmeiners dal limite dell’area deviata da Buongiorno, che attraversa le gambe di tutti i difensori e buca Milinkovic in leggero ritardo. Il Toro reagisce alla mezzora con la traversa di Linetty, e due minuti dopo accorcia con una potente conclusione di Vlasic su assist di Pellegri. Nel momento in cui il Toro dava l’impressione di poter risalire, un fallo di Lazaro su Lookman spinge l’arbitro a dare il secondo rigore all’Atalanta che Koopmeiners non fallisce. E’ il definitivo 3-1 per Gasperini.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/09/2022 13:07
 
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Dia non perdona: la Salernitana strappa
il pari col Bologna all'ultimo assalto

Arnautovic su rigore porta avanti i rossoblù,
i granata reagiscono e spingono vanamente.
Ma quando sembrava finita è arrivato il gol del senegalese


Michele Antonelli


Il terzo squillo in A di Marko Arnautovic non basta al Bologna per mettere a referto i primi 3 punti della stagione. Il guizzo di Dia all’88’ nega la gioia della vittoria alla squadra di Mihajlovic e regala un sorriso alla Salernitana di Nicola, dopo una buona prestazione. Al Dall’Ara vince l’equilibrio: finisce 1-1.

EQUILIBRIO — Emozioni e nessun gol nei primi 45’. Il Bologna parte bene e ci prova al 4’ con il destro dalla trequarti di Sansone, deviato in angolo da Sepe. La squadra di Nicola risponde subito con il colpo di testa di Dia, bravo a chiudere una bella triangolazione con Coulibaly: stavolta è Skorupski a toccare in corner. Poche pause, ritmo piacevole: la Salernitana gioca e dalla trequarti in su fa capire di poter far male, la squadra di Mihajlovic tiene botta. Al 22’, l’occasione colossale è per i granata e nasce da un recupero di Coulibaly su Medel: il classe ‘96 appoggia in area, Soumaoro si fionda sul pallone ma manca l’impatto e inganna Dia, già pronto all’esultanza. Un minuto dopo Sansone si prende la scena: prima semina Fazio e ci prova dal limite con il destro (alto), dopo una percussione per vie centrali. Al 36’ è ancora pericoloso dalle parti di Skorupski, con un tiro-cross che non trova la deviazione vincente di Arnautovic, mentre al 41’ ha sui piedi la chance migliore della prima frazione. Dopo un retropassaggio sbagliato da Dia, il "10" rossoblù si trova a tu per tu con Sepe ma lo centra in pieno.

BOTTA E RISPOSTA — I padroni di casa rientrano in campo con tre cambi e un nuovo piglio. Out Cambiaso, Kasius e Vignato, dentro Lykogiannis, De Silvestri e Soriano. Al 50’ il primo squillo: Lucumi lancia a rete Sansone, Gyömber lo stende in area. Calcio di rigore. Dagli undici metri Arnautovic è glaciale, spiazza Sepe e fa 1-0 con il suo terzo centro in campionato. Cambi anche per Nicola, con Candreva e Botheim nella mischia al posto di Bradaric e Bonazzoli. Al 72’ pericolosi ancora i rossoblù con l’azione personale di Arnautovic, che di fronte a Sepe è impreciso nel servire Sansone e sciupa il potenziale raddoppio sul più bello. Negli emiliani, spazio ad Orsolini e Aebischer al posto di Sansone e Dominguez. Tra i campani, entra Valencia al posto di Bronn. I ritmi si abbassano con il passare dei minuti, nonostante le sostituzioni. A ridosso del ’90, ecco il pari di Dia, bravo a sfruttare la respinta di Skorupski sul sinistro di Candreva e a fissare il punteggio sull’1-1. Secondo pareggio in 4 partite per il Bologna di Mihajlovic, la Salernitana di Nicola sale a quota 5 e si piazza a metà classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/09/2022 13:08
 
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SERIE A 2022/2023 4ª Giornata (4ª di Andata)

30/08/2022
Sassuolo - Milan 0-0
Inter - Cremonese 3-1
Roma - Monza 3-0
31/08/2022
Empoli - Verona 1-1
Sampdoria - Lazio 1-1
Udinese - Fiorentina 1-0
Juventus - Spezia 2-0
Napoli - Lecce 1-1
01/09/2022
Atalanta - Torino 3-1
Bologna - Salernitana 1-1

Classifica
1) Atalanta e Roma punti 10;
3) Inter punti 9;
4) Napoli, Juventus, Milan e Lazio punti 8;
8) Torino e Udinese punti 7;
10) Salernitana, Fiorentina e Sassuolo punti 5;
13) Spezia punti 4;
14) Empoli punti 3;
15) Lecce, Bologna, Verona e Sampdoria punti 2;
19) Cremonese e Monza punti 0.

(gazzetta.it)
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04/09/2022 00:16
 
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Kouame risponde a Milik, poi Perin salva la Juve:
1-1 a Firenze (Vlahovic 90' in panchina)

Seconda rete in 2 gare del polacco, poi il portiere respinge un rigore
di Jovic nel finale del primo tempo e una conclusione di Amrabat al minuto 88


Fabiana Della Valle


Squadra nuova, problemi vecchi. La Juventus rivitalizzata dal mercato, con Milik, Kostic, Paredes, Di Maria e Bremer tutti insieme dall’inizio, lascia altri due punti a Firenze dopo quelli buttati via (Allegri dixit) contro Sampdoria e Roma. Salvata da Perin sul rigore, la Signora ha evitato il colpo del k.o. ma non ha alzato il livello nel secondo tempo. Tutto questo con Vlahovic inspiegabilmente in panchina per 90’: va bene il riposo pre Psg, ma almeno per uno spezzone nella ripresa il serbo (4 gol in 4 gare) avrebbe fatto sicuramente comodo. Brava la Fiorentina a riprendersi dopo lo svantaggio e un brutto inizio e a non demoralizzarsi dopo il rigore fallito, sfiorando anche il 2-1 nel finale, evitato solo da un Perin in versione Superman.

MILIK DI PANCIA — Allegri guarda inevitabilmente anche alla Champions, perciò oltre a Vlahovic risparmia Miretti e lancia Paredes e Di Maria dall’inizio, Bonucci recuperato ma va in panchina. In attacco c’è Milik, con Cuadrado che torna a fare il terzino destro e Danilo centrale di sinistra come con la Roma. Italiano, senza Bonaventura (motivi familiari) e Duncan (infortunato), punta su Maleh e piazza Jovic al centro del tridente con Kouame e Sottil, tutti e tre protagonisti, nel bene e nel male, del primo tempo. Già perché la Fiorentina va subito sotto (al 9’) ma poi non solo trova il pareggio ma ha anche l’occasione per andare in vantaggio, però la fallisce. Prima però c’era stato l’1-0 targato Juventus, frutto di una bella azione manovrata che sembrava l’antipasto di una partita finalmente da Signora: Di Maria per Locatelli, che fa la cosa più bella e decisiva innescando Cuadrado sulla destra, cross per Kostic che mette in mezzo per Milik: tocco di pancia e gol. Per l’attaccante di scorta 2 reti in una quindicina scarsa di minuti, il feeling con la porta di sicuro non gli manca.

KOUAME SÌ, JOVIC NO — Peccato che Madama invece di spingere per provare a chiudere permette alla Fiorentina di salire e ritrovare coraggio. E soprattutto intorno alla mezz’ora s’addormenta su un angolo a suo favore, una disattenzione che le costerà cara: Di Maria si fa scavalcare sul rinvio, Sottil taglia il campo per Kouame che sulla diagonale non sbaglia. A campo aperto la Viola non perdona. Male l’argentino, ma anche la difesa che si fa trovare scoperta. Poco prima dell’intervallo l’episodio chiave: calcio di rigore concesso (dopo consulto con il Var) per fallo di mano di Paredes su cross di Sottil, mentre Jovic va sul dischetto Italiano si volta di spalle, forse perché ha un brutto presentimento: e infatti Perin, che ogni partita non perde occasione per dimostrare di essere molto di più un vice Szczesny, la devia con braccio destro quanto basta per deviare il pallone.

SUPER PERIN — Grazie al suo numero 36 la Juventus resta in partita. Non solo: nel finale si esibisce in un altro intervento miracoloso su Amrabat, salvando il risultato. Nell’intervallo Allegri, accortosi quanto la squadra abbia sofferto a destra e che Di Maria, da poco rientrato dopo l’infortunio, non ne ha più, corre ai ripari: De Sciglio terzino e Cuadrado più alto. Italiano invece perde Milenkovic, costretto a uscire per problemi fisici, e manda in campo Quarta. Deludente Kostic, che infatti viene sostituito da Kean, sottotono McKennie e Cuadrado (anche lui rimpiazzato da Miretti). La Fiorentina, che nel frattempo immette Ikoné e Mandragora, prova a vincerla più della Juventus, che invece si chiude nella sua area e pensa solo a resistere. Un dato su tutti: a parte il gol, i bianconeri non hanno mai più impegnato Terracciano. Allegri dice sempre che gli scudetti passano anche attraverso la sofferenza: ok, ma per vincere una partita bisogna anche costruire e la Juve continua a essere un oggetto misterioso: secondo tempo giocato troppo da provinciale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Doppio Leao e super Maignan:
il Milan batte 3-2 l'Inter e vola in testa

Il portoghese e Giroud stendono i nerazzurri in una partita ricca di gol e di occasioni.
Nella ripresa il portiere rossonero si supera due volte e protegge i tre punti


Marco Pasotto


Sono passate solo tre settimane, ma a osservare ciò che succede in mezzo al campo al fischio finale sembra appena finita la 38ª giornata: le casse che sparano Pioli is on fire a tutto volume, l’allenatore in mezzo ai suoi ragazzi che balla e i suoi ragazzi che gli fanno festa intorno, con la curva che canta “i campioni dell’Italia siamo noi”. Il primo derby stagionale finisce così e per certi versi condensa in novanta minuti l’intera stagione passata: ovvero due squadre che si sono rincorse, sfidate, che hanno provato a fuggire, si sono illuse, sono state riprese e sono di nuove scappate. Con un lieto fine rossonero. Perché il primo derby stagionale (ce ne saranno almeno tre) è stato questo: una centrifuga di gol, emozioni e bioritmi passati da una parte all’altra del campo come se ci fosse una mano invisibile a spostare gli equilibri. Un 3-2 rossonero dove ha aperto le danze l’Inter (Brozovic), ha fatto irruzione il Diavolo (doppio Leao, ai suoi primi gol nella stracittadina, e poi Giroud, che si è “girato” di nuovo) e ha ritrovato vigore nerazzurro nel gol di Dzeko. Menzione d’onore per Maignan: semplicemente fenomenale. Col senno del poi, Inzaghi probabilmente si chiederà a lungo il motivo per cui gli ha preferito Correa dall’inizio. Gerry Cardinale, in tribuna accanto a Paul e Gordon Singer, sorride, se la gode e santifica la prima partita da proprietario effettivo, con Zhang che rimugina mesto a pochi seggiolini di distanza. Per l’Inter è il secondo stop in cinque partite, entrambi arrivati con squadre d’alto bordo – non benissimo – mentre il Milan, per quel che vale ai primi di settembre, ritrova provvisoriamente la testa della classifica. Curiosità: anche gli ultimi due derby di campionato vinti dai rossoneri erano stati giocati di sabato alle 18.

LE SCELTE — Rispetto alla partita di Reggio Emilia Pioli ha rimesso tutti i tasselli al loro posto: Calabria in difesa, Tonali in mediana, De Ketelaere – ormai asceso a status di titolare – al centro della trequarti dietro Giroud, Messias a destra. In panchina i tre ultimi arrivati Thiaw, Vranckx e Dest. Inzaghi, che aveva già risolto in vigilia il punto di domanda su Bastoni – regolarmente in campo – ha sciolto i due ballottaggi in sospeso a favore di Darmian, preferito a Dimarco, e Correa, che ha spedito Dzeko fra i riservisti. Una scelta che si è evidentemente portata dietro ripercussioni tattiche da una parte e dell’altra. La più evidente: un’Inter che non ha dato punti di riferimento concreti davanti, con Correa spesso ad arretrare per ricevere palla e creare spazi, e Lautaro in agguato un po’ defilato. L’inserimento di Brozovic sul gol, giusto per fare l’esempio più robusto, nasce proprio dalla possibilità del 77 nerazzurro di infilarsi centralmente senza compagni a togliergli luce. E’ stato un derby fisico, intensissimo, a tratti nervoso e litigioso. Scintille prolungate tra Hernandez e Dumfries dopo nove minuti (giallo pesante per entrambi) e tra Giroud e Skriniar alla mezzora in una prima frazione dove si è fatto preferire piuttosto nettamente il Milan. Per un atteggiamento più rabbioso e soprattutto mettendosi semplicemente a contare le occasioni limpide. Molti rossoneri sono cresciuti col passare dei minuti e l’esempio più eclatante è Tonali, che ha fatto sparire Barella dai radar dopo un quarto d’ora. Inaridita una delle fonti di gioco principali, l’Inter si è ovviamente messa nelle mani di Brozovic, che come immaginabile non ha trovato in De Ketelaere un mastino con la bava alla bocca, e si è affidata alle sgommate di Dumfries, ben gestito da Hernandez. Il problema per i nerazzurri è stato – anche – proprio la posizione molto offensiva dell’olandese, che quindi ha dato una mano relativa a Skriniar con Leao. Rafa tra l’altro, a differenza di Reggio Emilia, ha battezzato il match con un approccio decisamente migliore, voglioso e costruttivo.

MONARCHIA — L’Inter ha colpito per prima, e lo ha fatto quando i rossoneri stavano crescendo di tono. Tragica la fase difensiva del Diavolo, con peccato originale sulla coscienza di De Ketelaere, che si è perso lo sganciamento di Brozovic e lo ha rincorso vanamente per quaranta metri. Menzione doverosa per Lautaro, che per qualche secondo si è trasformato in Lukaku, proteggendo benissimo palla e agevolando la percussione centrale di Brozovic. Difesa rossonera aperta orribilmente in due e Maignan senza possibilità di tamponare la corsa vincente del croato. Il Milan ci ha messo sette minuti per riacciuffare la partita. Passaggio sconsiderato di Calhanoglu sui piedi di Tonali, che ha servito sulla corsa Leao: sinistro potente e super angolato, Handanovic battuto. Da quel punto in poi – si era al minuto numero 28 – è stata monarchia rossonera. Un’onda d’urto che si è abbattuta sui nerazzurri con tre occasioni limpide per il Milan: una volée di Giroud alta di poco, un destro scarico di Tonali con tutto lo specchio della porta a disposizione e un siluro di Hernandez filato via a pochi centimetri dalla traversa.

CONSAPEVOLEZZE — La ripresa è finita come erano finiti i primi 45: tanto Milan. E al 9’ il Diavolo ha raddoppiato, sfruttando anche la morbidezza difensiva avversaria. Rimessa laterale battuta rapidamente e Inter sorpresa: tanto sorpresa che, sul cross di Leao, Giroud si è girato e ha calciato serenamente tra Calhanoglu, Bastoni e De Vrij senza nessuno di loro abbozzasse mezzo passo. Al quarto d’ora il tris, perché il Milan – che mentalmente ha ormai consapevolezze granitiche, quando vuole - ha provato a chiuderla definitivamente: sponda di Giroud e Leao ha saltato come birilli Bastoni e De Vrij, infilando nell’angolino. Derby finito lì? No, esattamente il contrario perché a quel punto da un lato è venuto fuori l’orgoglio nerazzurro e dall’altro Inzaghi ha azzeccato il cambio: fuori Correa e dentro Dzeko, che ha timbrato tre minuti dopo essere entrato, sfruttando un cross di Darmian. A quel punto tanta, tanta Inter, nella stessa misura in cui aveva dominato il Milan nella seconda parte del primo tempo. Lautaro ha concluso alto di un soffio e poi Maignan si è preso la scena. Due parate come due gol: una su colpo di testa di Lautaro (smanacciata via sulla riga la palla che gli è rimbalzata davanti) e poi ha usato la ragnatela di Spiderman andando a togliere dall’incrocio un magnifico destro di Calhanoglu. Ecco perché è fra i candidati del premio Yashin, il Pallone d’oro dei portieri. L’ultimo brivido per i rossoneri in chiusura di gara, quando un destro di Mkhitaryan ha sibilato a poche spanne dal palo. Poi, giù il sipario e orgogliosa festa rossonera sotto la curva Sud.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Super Kvara guida la rimonta,
Napoli primo col Milan:
la Lazio dura mezz'ora

Padroni di casa subito avanti con Zaccagni, ma la squadra
di Spalletti la ribalta con Kim e lo scatenato georgiano.
Milan raggiunto in testa alla classifica


Nicola Berardino


Il Napoli raggiunge il Milan in vetta alla classifica, aspettando i risultati di Roma e Atalanta. All’Olimpico rimonta vincente della squadra di Spalletti contro la Lazio dell’ex Sarri. I gol di Kim e Kvaratskhelia ribaltano gara e risultato dopo il vantaggio biancoceleste con Zaccagni in avvio. Gara in crescendo del Napoli che riabbraccia i tre punti dopo due pareggi di fila. Prima sconfitta della Lazio, incapace di ripetersi ai livelli della vittoria con l’Inter e alla lunga di reggere il passo del Napoli.

KIM REPLICA A ZACCAGNI — Sarri conferma in blocco l’undici iniziale della partita pareggiata sul campo della Sampdoria: Luis Alberto titolare per la seconda volta di fila. Gara a specchio sul piano tattico visto che Spalletti si riaffida al 4-3-3. Sei novità rispetto alla formazione che ha pareggiato contro il Lecce (anche mercoledì sei cambi). In difesa, si rivedono Rrahmani e Mario Rui; a centrocampo Lobotka e Zielinski; in avanti, Lozano e Kvaratskhelia. Squadre raccolte e compatte. Dalla curva primi buu verso Anguissa e Osimhen. Al 4’, sguscia Felipe Anderson sulla destra, traversone agganciato da Zaccagni, che dalla distanza fulmina Meret con un tiro angolato. Lazio in vantaggio col primo gol stagionale dell’ala ex Verona. Il Napoli prova subito a verticalizzare il gioco: assalto con Zielinski, fermato da Milinkovic. La squadra di Sarri molto determinata nel pressing, a partire dagli attaccanti. Biancocelesti insidiosi nelle ripartenze: nuova volata di Anderson che prova a innescare Luis Alberto, risolve Di Lorenzo con una diagonale. Napoli in affanno nella manovra offensiva. Osimhen anticipato da Romagnoli. Kvaratskhelia porta via il pallone a Milinkovic, corre verso l’area, inquadra la porta, ma Provedel para. Al 36’, gran numero da parte del georgiano: destro secco da fuori area che timbra il palo. Due minuti dopo, il Napoli pareggia. Angolo di Zielinski dalla sinistra, poderoso colpo di testa di Kim che sbatte sul palo, Provedel tenta di allontanare il pallone, che però ha già superato la linea di porta. Rete convalidata passando dalla gol line Technology. Napoli galvanizzato dall’1-1. Al 44’, durissimo scontro aereo tra Marusic e Lozano, che ha appena colpito di testa (alto). Entrambi rimangono a terra: perdono sangue. Lozano, ferito allo zigomo, lascia il campo in barella, entra Politano. Marusic rientra con un turbante. Ventata di cori indecorosi verso Napoli. All’intervallo sull’1-1.

SORPASSO CON KVARA — In avvio di ripresa, gara subito nel vivo. Politano mette la quarta, taglia mezzo campo e serve Kvaratskhelia, che però si fa anticipare al tiro dalla tempestiva uscita di Provedel. Che al 5’ è pronto a respingere un’incornata di Zielinski. Palo di Osimhen su colpo di testa. Napoli all’assalto; Kvaratskhelia calcia alto da favorevolissima posizione. Ritmi che crescono. All’8’ Sarri riequilibra la Lazio: spazio a Vecino e Pedro al posto di Luis Alberto e Zaccagni. Ma al 16’ un traversone di Anguissa scatena il destro di prima intenzione di Kvaratskhelia: non c’è scampo per Provedel e il Napoli va in vantaggio. Quarto gol in campionato per il georgiano. Proteste laziali al 21’: in area Mario Rui strattona Lazzari, colpito al volto: Sozza non interviene. Due sostituzioni nel Napoli: Elmas e Raspadori rilevano Zielinski e Kvaratskhelia. Si sgancia la Lazio: Meret vola su un tentativo di Anderson. Al 30’, Sarri fa entrare Basic al posto di Cataldi, Vecino si sposta in regia. Reclama la Lazio per un atterramento in area di Milinkovic. Il Napoli controlla abilmente il gioco. Nella Lazio entrano Hysaj e Cancellieri per Lazzari e Felipe Anderson. Si spremono i biancocelesti a caccia del pareggio: ci provano Basic e Pedro. Quattro minuti di recupero finale ad alta tensione. Spalletti inserisce Ndombele e Olivera per Lobotka e Mario Rui. Il Napoli ha però la gara in pugno e intasca i tre punti che profumano di primo posto e nuove ambizioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ho temuto che fosse il terzo pareggio consecutivo! Forza Napoli!!! [SM=x611903]





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Cremonese e Sassuolo non si fanno male:
pari senza emozioni.
Primo punto per i grigiorossi

Le migliori sprecate malamente da Maxime Lopez e Kyriakopoulos.
Terzo pareggio consecutivo per gli emiliani dopo quelli con Spezia e Milan


Matteo Pierelli


Davanti agli occhi del tifoso doc Gianluca Vialli, la Cremonese riesce a conquistare il primo punto dal ritorno in Serie A dopo 26 anni di assenza, ma questo 0-0 contro il Sassuolo lascia un po’ di amaro in bocca. Sia perché un punto in cinque partite e con l’Atalanta all’orizzonte è pochino, sia perché sul piano del gioco è stato fatto un passo indietro. Ma la squadra grigiorossa è stata rifatta completamente e il tempo per trovare i meccanismi giusti è fatalmente necessario. Dall’altra parte il Sassuolo (al terzo pareggio consecutivo dopo Spezia e Milan), con quasi tutto l’attacco fuori, ha sprecato un paio di occasioni colossali con Maxime Lopez a fine primo tempo e Kyriakopoulos a inizio ripresa e si è accontentato del terzo pareggio di fila. La classifica dei neroverdi è buona e potrebbe essere ancora migliore se in avanti la sfortuna non avesse colpito Berardi e soci.

LA CHIAVE — Nessuna grande sorpresa nelle formazioni di partenza. Cremonese con Escalante confermato a centrocampo e Zanimacchia dietro le punte. Nel Sassuolo esordio dal primo minuto del neo acquisto Laurienté a destra nel tridente composto anche da Pinamonti e Kyriakopoulos. La Cremonese è partita meglio con Zanimacchia che ha agito da trequartista cercando di inventare alle spalle del duo Dessers-Okereke. La squadra di Alvini ha anche spinto parecchio sulla sinistra con Valeri che ha creato qualche grattacapo a Toljan con i suoi cross dal fondo: su uno di questi, poco dopo il via, Ghiglione ha mancato per poco l’impatto vincente. Ma è stato Zanimacchia a darsi maggiormente da fare, grazie a alcune giocate di qualità come quella al 15’ quando ha spedito di poco fuori su una sponda di Dessers. Al quale, al 34’, è stato annullato un gol per fuorigioco, confermato dal Var. Ma l’occasione più pericolosa del primo tempo l’ha avuta il Sassuolo al 43’: Pinamonti ha dato una gran palla a Maxime Lopez che al centro dell’area, solo davanti a Radu, ha sprecato malamente calciando debolmente. Qualche minuto prima, gran tiro di Kyriakopoulos e bravo Radu a non farsi sorprendere.

RITMO CALATO — Nella ripresa, in apertura, altra grande occasione per la squadra di Dionisi ma Kyriakopoulos ha calciato malissimo di destro (non è il suo piede) a due passi da Radu. Per la Cremonese ci ha provato Dessers con una grande sgroppata ma il suo sinistro è finito sull’esterno della rete. I cambi non hanno fruttato granché da entrambe le parti e i ritmi nel finale, anche a causa del caldo, sono drasticamente calati. Il Sassuolo ha avuto un altro paio di opportunità con Laurienté e Pinamonti ma Radu ha fatto buona guardia. Così alla fine il pareggio tutto sommato è stato giusto, in attesa di tempi migliori.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La doppietta di Arnautovic tiene vivo il Bologna:
finisce 2-2 con lo Spezia

Il centravanti di Mihajlovic segna il primo e l'ultimo gol della gara.
Dall'altro lato è Bastoni il protagonista di un volenteroso Spezia:
segna prima il gol nel recupero del primo tempo,
poi propizia la goffa autorete di Schouten.
I rossoblù ancora senza vittorie dopo cinque giornate


GB Olivero


Arnautovic non basta, il Bologna deve rinviare l’appuntamento con la prima vittoria della stagione. Nonostante la doppietta del centravanti austriaco, Mihajlovic si deve accontentare di un pareggio a La Spezia, anche a causa di un clamoroso autogol di Schouten e di qualche errore sulla trequarti avversaria. Lo Spezia, comunque, ha meritato il punto soprattutto nel primo tempo, giocato in modo aggressivo dopo l’iniziale svantaggio. Però la squadra di Gotti continua a manifestare tante difficoltà a creare occasioni pulite e la rosa ha lacune evidenti.

PRIMO TEMPO — Lo Spezia parte forte e tira due volte nei primi tredici secondi di gara: prima Skorupski respinge una conclusione di Gyasi e poi interviene sul tentativo di tap-in di Nzola. Passa un minuto e mezzo e risponde Orsolini che costringe Dragowski a volare. E al 6’ il Bologna sblocca la partita: lancio lungo di Medel che pesca Arnautovic in posizione regolare. Il centravanti rossoblù dribbla Dragowski e segna. Lo Spezia reagisce con grande volontà anche se a volte fa un po’ di confusione in costruzione. La squadra di Gotti arriva spesso dalle parti di Skorupski, ma poi emergono i limiti tecnici in fase di ultimo passaggio o di tiro. E così lo Spezia colleziona angoli (7 all’intervallo) e tiri imprecisi, ma non crea alcuna occasione pericolosa. Il Bologna gestisce male un paio di ripartenze che avrebbero potuto indirizzare in modo forse definitivo l’incontro e al 47’ lo Spezia pareggia: Bastoni salta Lykogiannis con un tunnel fortunato e dal limite centra l’angolino con un preciso tiro di sinistro.

SECONDO TEMPO — Bastoni è protagonista anche a inizio ripresa: al 9’ batte una punizione che Schouten devia maldestramente nella propria porta. Mihajlovic inserisce Zirkzee e Soriano al posto di Orsolini e Barrow e al 19’ pareggia con Arnautovic lanciato proprio da Soriano e bravo a sfruttare un buco di tutta la difesa avversaria. Il Bologna cresce e cerca la prima vittoria, lo Spezia sembra accontentarsi e si affida a qualche ripartenza. Mihajlovic inserisce anche Sansone passando alla difesa a quattro, ma ottiene poco: l’azione potenzialmente più pericolosa viene conclusa alta da Zirkzee. E il risultato non cambia più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Caputo illude la Samp, super Doig fa gioire il Verona.
Giampaolo sempre più giù

Blucerchiati avanti al 40' grazie a un gran gol dell'attaccante.
L'Hellas dopo 4' pareggia (autorete di Audero) e nel recupero
del primo tempo lo scozzese regala i 3 punti a Cioffi


Matteo Fontana


L’Hellas rimonta con la spinta del gruppo storico e degli innesti estivi (formidabile, soprattutto, Doig, per il gol e non solo) e si guadagna la prima vittoria in campionato. La Sampdoria, che pure si era guadagnata il vantaggio con Caputo, subisce il sorpasso nel giro di una manciata di minuti. Di seguito, il Verona potrebbe allungare e mettere in ghiaccio il successo in anticipo, ma Audero è imponente e prende tutto. Il 2-1 per i gialloblù trema all’ultima curva della partita, ma al Bentegodi si chiude così. La Samp resta a secco di successi e perde la terza gara su cinque, l’Hellas va a 5 punti.

LE NOVITÀ — Verona e Sampdoria cambiano rispetto alle ultime scelte. Da una parte, Cioffi riporta l’Hellas al 3-4-2-1 che dei gialloblù è stato il riferimento tattico nelle ultime tre stagioni. Niente doppia punta, quindi: Lazovic va alto con Lasagna, a supporto di Henry, Doig debutta da titolare sulla fascia sinistra. Gli ultimi ingaggi di mercato, Verdi e Hrustic, con Depaoli, cominciano dalla panchina. Giampaolo, invece, in attacco schiera Quagliarella con Caputo, a sostegno si muove Sabiri, con Verre nei tre in mezzo con Rincon e Vieira: dal 4-1-4-1, la virata è sul 4-3-1-2. Pussetto, arrivato giovedì dall’Udinese, parte fuori.

PASSA LA SAMP — Il Verona spinge subito con il trio davanti (Lazovic calcia contro Audero in uscita, ma è in fuorigioco), la Samp costruisce la prima occasione limpida con Caputo che sale di testa, servito da Quagliarella: Montipò è pronto a deviare. Partita in equilibrio, con l’Hellas che trova pochi spazi sulle corsie laterali e la Sampdoria che resta compatta per poi ripartire cercando la coppia di punta. Quagliarella tenta per due volte la stoccata, gli difetta la precisione. Per il Verona, un tiro di Lazovic finisce altissimo. A passare è, dunque, la Sampdoria: Dawidowicz non tiene Caputo, che si gira e piazza la botta in diagonale, irraggiungibile per Montipò.

L'HELLAS LA RIBALTA — Al 40’, la sfida si accende. L’Hellas si butta di là e pareggia 5’ dopo, con Henry, servito da Terracciano, che stacca e colpisce: pallone sulla traversa, poi su Audero e dentro, è autogol. La rete surriscalda il Verona, che nel recupero irrompe in area con Lasagna, Audero respinge, Doig è lì e infila il sorpasso.

LA RIPRESA — All’intervallo, il cambio lo fa Cioffi, che toglie Dawidowicz e mette Gunter, che va al centro della difesa con Hien che si sposta sulla destra. A insistere è Doig, che va vicino alla doppietta con una botta su cui è decisivo Audero. Lasagna scatta in profondità, supera Audero ma non riesce a frenare e calcia alto. La Samp è arretrata e traballante, Giampaolo sostituisce Verre e Quagliarella, mette Djuricic e Gabbiadini, dopo aggiunge Leris e Villar per Bereszynski e Vieira.

AUDERO, CHE PARATE! — Cioffi risponde con Tameze e Kallon (escono Ilic e Lasagna), il Verona ha una nuova occasione con Lazovic, Audero ribatte, che poco dopo è determinante, una volta di più, su Doig. A questo punto, la Samp si gioca la carta Pussetto (fuori Sabiri), l’Hellas ha un altro pallone per il tris con Veloso, ancora Audero è un muro e si ripete su Lazovic. Il finale è apertissimo, Caputo ha la chance per il pari, calcia sul fondo di un niente. L’Hellas gestisce bene i 5’ di recupero e festeggia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma, che batosta: l'Udinese
ne fa 4 e la raggiunge in classifica

Gli errori di Karsdorp e Rui Patricio spianano
la strada ai gol di Udogie e Samardzic.
Poi i bianconeri dilagano con Pereyra e Lovric


Andrea Pugliese


Un incubo giallorosso, tra le meraviglie bianconere. Un'Udinese bellissima schianta la Roma potenzialmente capolista per 4-0 (gol di Udogie, Samardzic, Pereyra e Lovric) e si affaccia all’improvviso tra le grandi. Udogie gioca una partita meravigliosa, Deulofeu a tratti è sontuoso, ma è tutta l’orchestra bianconera che suona sinfonie dolcissime. Dall’altra parte, invece, una Roma irriconoscibile, dove si salvano solo Dybala e Matic da una figuraccia inattesa. Per Mourinho la speranza che sia solo un passaggio a vuoto e una serata talmente brutta da non poter essere vera.

SUPER UDOGIE — Sottil stavolta risparmia Beto, nell’ottica di gestirlo dopo il rientro dal lungo infortunio e le gare da titolare (con gol) contro Monza e Fiorentina. Mourinho ha invece le scelte quasi obbligate, complici anche gli infortuni, ma rispetto al Monza cambia i due esterni (Karsdorp e Spinazzola). Dopo soli 27 secondi di gioco Dybala prova il bis del Monza, con un assolo in verticale e un calcio di poco fuori. Poi però la partita cambia subito a favore dell’Udinese, con la follia di Karsdorp che di petto consegna il pallone del vantaggio ad Udogie. Già, proprio lui, un carrarmato sulla fascia sinistra, che va ad incidere in una zona dove invece Karsdorp e Mancini ne combinano un po’ di tutti i colori. E quando serve, il terzino bianconero si rivela decisivo anche in fase difensiva, con la deviazione su Dybala (parata di Silvestri). Ma è in mezzo che l’Udinese gestisce la partita per i primi 25 minuti, con la superiorità numerica a centrocampo e Deulofeu che va a giocare tra le linee e crea sempre scompiglio ai mediani giallorossi. La mossa di Mourinho allora è di abbassare il raggio di azione di Pellegrini, in modo di creare maggiore densità in mezzo. Ed in effetti la Roma prende il pallino del gioco, anche se le occasioni migliori sono tutte bianconere: due volte Delofeu, una a testa Pereyra e Success, mentre dall’altra parte arriva solo un tiraccio in mischia di Abraham.

A PICCO — Così Mourinho nell’intervallo corre ai ripari e mette dentro Celik e Belotti per Karsdorp e Cristante, abbassando Pellegrini in mediana e lanciando davanti le due punte (3-4-1-2). E la gara si infiamma subito per le proteste giallorosse per un rigore non concesso (spinta di Becao su Celik). E all’11’ l’Udinese fa anche 2-0, con un tiro da fuori di Samardzic su cui Rui Patricio fa un patatrac. I friulani ci mettono molta più voglia ed energia, la Roma sembra molle ed indifesa, anche se al 15’ la traversa nega a Mancini la possibilità di riaprire i giochi. Allora la mossa di Mou è Zalewski, che stavolta va a fare l’esterno alto a destra in un 4-2-3-1 superoffensivo (con Belotti che spesso si affianca a Abraham e allunga la linea d’attacco a 4 e Pellegrini in appoggio). Ma a far centro è ancora l’Udinese, con una ripartenza perfetta e il 3-0 di Pereyra con un tiro a giro che si insacca morbido morbido in fondo alla porta giallorossa. Poi è ancora Makengo ad andare ad un soffio alla rete, Camara fa il suo esordio con la Roma e Lovric fa 4-0 (37’) su una ripartenza perfetta, ancora una volta lanciata da una giocata di un sontuoso Deulofeu. Finisce così, con la Dacia Arena in delirio e i giallorossi a chiedersi il perché di questo blackout.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, che colpo!
Col 2-0 al Monza, Dea prima in classifica da sola



La Dea passa nel secondo tempo dopo una prima frazione difficile:
Hojlund e un autogol di Marlon firmano la quarta vittoria stagionale


Matteo Brega

L’Atalanta vince 2-0 a Monza e vola in testa alla classifica da sola dopo cinque turni. La squadra bergamasca scioglie l’ostacolo brianzolo in pochi minuti nel cuore della ripresa con il gol di Hojlund e l’autorete di Marlon.

SCOSSA MONZA — Giovanni Stroppa per provare a infrangere quota zero in classifica punta all’inizio sulla coppia di piccoli in attacco, Caprari-Mota Carvalho. In difesa, nel 3-5-2, Caldirola è preferito a Izzo sul centro sinistra e Carlo Augusto va sulla linea dei centrocampisti. Gian Piero Gasperini, senza Zapata e Muriel per infortunio, sceglie Hojlund come riferimento offensivo e sistema la squadra con la difesa a 4. I brianzoli partono fortissimo e in 80 secondi rompono il mare calmo della gara prima con Caprari, che all’interno dell’area costringe Musso a una grandissima parata, e poi con Carlos Augusto, che viene murato da Demiral da posizione ottima. Al 4’ il Monza è ancora affacciato nell’area bergamasca: Sensi calcia e Musso devia sopra la traversa. Sopito il trambusto iniziale, l’Atalanta prende le misure al Monza e il primo tempo finisce 0-0 senza sorprese.

DUE GOL E BERGAMO VA — Gasperini prova ad animare gli esterni inserendo Soppy al posto di Zappacosta. La ripresa parte decisamente a favore dell’Atalanta che alza il ritmo e mette in difficoltà i brianzoli. Koopmeiners (blocca Di Gregorio) e Hojlund (palo grazie anche alla deviazione del portiere) nei primi 10’ attivano i ricettori della squadra di Stroppa che deve reagire. Ma al 13’ arriva il gol dei bergamaschi. Soppy pescato in profondità crossa per Hojlund che sorprende la difesa avversaria e insacca. Veloce controllo del Var e gol convalidato. E il 2-0 arriva al 20’ con un’azione rapida che il Monza non può e non riesce a contrastare. Sensi si fa saltare da Ederson, il brasiliano va fino in fondo, crossa basso per Lookman che dalla parte opposta calcia verso la porta e trova Marlon in scivolata che la trascina oltre la linea di porta. Il Monza steso sotto i due gol atalantini mostra ancora i suoi limiti e Stroppa cambia subito solo un uomo in attacco, togliendo Caprari e inserendo Petagna per provare a modificare l’approccio offensivo. Gasperini invece sostituisce Hojlund e inserisce Pasalic a fare il centravanti. L’allenatore del Monza incide di più intorno alla mezzora quando inserisce Colpani e Molina. Il primo diventa mezzala destra facendo scivolare Pessina regista e Rovella mezzala sinistra. Un terzetto molto fluido però, con Pessina e Rovella che si scambiano spesso di posizione. L’Atalanta prosegue senza scuotersi, non le serve per portare a casa la vittoria, che vale il primo posto solitario dopo cinque turni di campionato. Gasperini accarezza i 13 punti e guarda tutti gli altri seduto sulla poltrona più alta. L’esatto opposto di Giovanni Stroppa, che dopo cinque turni ancora non ne stringe alcuno e il cui futuro resta quantomeno enigmatico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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