Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, [10], 11, 12, 13, 14, 15, 16
binariomorto
00sabato 2 febbraio 2019 23:32
Empoli, Caputo salva Iachini: Chievo rimontato, finisce 2-2

Giaccherini e Stepinski lanciano i veneti, ma l’attaccante è implacabile e firma il pareggio


Un pareggio che non piace a nessuno. Il 2-2 lascia il Chievo all’ultimo posto lontano dalla zona salvezza. E non permette all’Empoli di risalire posizioni in classifica. La squadra di Di Carlo ha avuto il torto di non saper gestire i due gol di vantaggio. In grande evidenza, tra gli azzurri, Caputo, autore di una doppietta. Parte meglio l’Empoli che sfrutta la vivacità di Traorè. Il talento ivoriano però pecca in fase conclusiva. Il Chievo guadagna campo ma al 29’ perde Pellissier per un problema muscolare. Al suo posto entra Djordjevic. Due minuti dopo il Chievo passa in vantaggio. Giaccherini si inserisce centralmente, viene favorito da un errore di Rasmussen e fulmina Provedel con un destro imparabile. Un gran gol. L’Empoli sbanda. Fatica a riorganizzarsi. E il Chievo ne approfitta per andare ancora a segno nel recupero del primo tempo. Su azione da calcio d’angolo Silvestre regala un assist involontario a Stepinski che da due passi va a segno. Non è finita. La squadra di Iachini riesce a ridurre lo svantaggio prima dell’intervallo con Caputo che appoggia in rete un cross di Di Lorenzo che attraversa tutta l’area di rigore avversaria. 1- 2 e la partita resta viva.


CAPUTO A QUOTA 11 — L’Empoli pareggia a inizio ripresa. Rinvio di Provedel, errore di Hetemaj e grande azione personale di Caputo. L’attaccante salta Sorrentino e appoggia in rete la palla del 2-2. Undicesimo centro in campionato per l’attaccante azzurro. La partita torna in equilibrio nel risultato e anche nell’andamento della gara. Ha una buona opportunità Stepinski che arriva in spaccata su un cross di Jaroszynski. La palla vola via alta. Sull’altro fronte l’Empoli mantiene una certa supremazia territoriale. Ma la squadra di Iachini fatica ad arrivare al tiro. Gli azzurri si giocano anche la carta Mchedlidze. Gli azzurri passano al 4-3-3. L’ultima occasione da gol è una deviazione di Stepinski che Providel controlla e la sfida finisce in parità.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 2 febbraio 2019 23:37
Serie A, Napoli-Sampdoria 3-0: decidono Milik, Insigne e Verdi

La squadra di Ancelotti costruisce il successo con un gran primo tempo.
Dodicesimo gol in campionato per Milik, Insigne rompe il digiuno e nel finale segna anche Verdi su rigore.
Niente record per l'ex Quagliarella



Con il minimo sforzo e senza patire. Il Napoli fa valere la legge del San Paolo e ne rifila tre alla Sampdoria. Una gara che non ha avuto storia, con la formazione di Ancelotti a comandare il gioco sin dalle prime battute. E’ la notte di Lorenzo Insigne, in ogni modo. Dopo tre mesi, ritorna al gol, l’ultimo l’aveva realizzato all’Empoli, il 2 novembre scorso. E lo è anche di Arek Milik, ancora a segno, per il dodicesimo gol personale in campionato. Non è stata, invece, la notte di Fabio Quagliarella: Napoli non gli ha concesso nulla e, dunque, non ha potuto stabilire il record di gol consecutivi segnati in serie A. Un primato che deterrà insieme a Gabriel Batistuta: i due si sono fermati a quota 11.

MILIK SPIETATO — Sono poche le novità di Ancelotti in formazione. Hysaj rientra a destra, mentre Maksimovic è ancora in coppia con Koulibaly. Giampaolo tiene in panchina Gabbiadini e schiera Defrel al fianco di Quagliarella. L’avvio è caratterizzato da un paio di respinte, goffe, di Audero che crea più di qualche apprensione nei suoi compagni. Una decina di minuti di studio e il Napoli spinge la Sampdoria nella propria metà campo. L’azione e le ripartenze di Zielinski sono travolgenti, così come sulla destra le puntate di Callejon, verso l’area avversaria, trovano impreparato Murru. Il vantaggio napoletano arriva al 25’, a propiziare l’azione è proprio Callejon che, scattato sul filo del fuorigioco, crossa basso. Sul pallone si avventa Milik per il dodicesimo centro in campionato.

RIECCO INSIGNE — Giusto il tempo per consentire alla Samp di riprendere il gioco che arriva il raddoppio napoletano. E’ ancora Callejon a indovinare il corridoio giusto per smarcare Insigne: la conclusione di destro dell’attaccante incrocia l’uscita di Audero e il pallone finisce in rete (26’). Per Lorenzo è il gol della liberazione, arrivato dopo tre mesi esatti di astinenza. L’ultimo, infatti, l’aveva realizzato il 2 novembre, contro l’Empoli.

QUAGLIARELLA C'È — L’attaccante è braccato da Maksimovic, ma riesce comunque a concludere un paio di volte verso Meret. L’azione più incisiva arriva al 36’, quando il tocco a volo sul cross di Murru finisce di poco a lato. Ancora Quagliarella, al 40’, ma la conclusione viene deviata in angolo. Sul finire del primo tempo Pairetto annulla un gol a Milik per fuorigioco, confermato dalla Var.

DOMINIO — La padronanza del Napoli non è in discussione. Giampaolo inserisce Saponara per verticalizzare il gioco e, poco dopo, manda in campo anche Gabbiadini, ma il prodotto non cambia. Meret blocca una conclusione dal limite di Saponara (16’), mentre Quagliarella combatte contro Maksimovic per provare la conclusione. Intanto, Zielinski continua a imperversare tra le linee e Koulibaly s’improvvisa prima ala destra e poi centravanti: Audero è pronto a respingergli le conclusioni. Sul finire della gara (43’), Pairetto concede un rigore al Napoli, con suggerimento della Var, per un fallo di mano di Andersen sul tiro di Zielinski. Dalla panchina, Ancelotti indica Simone Verdi per la battuta. L’ex bolognese spiazza Audero per il 3-0 finale.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 2 febbraio 2019 23:41
Serie A, Juve-Parma 3-3:
gol di Ronaldo (2), Rugani, Barillà e Gervinho (2)

Dopo l’eliminazione in Coppa Italia i bianconeri frenano ancora.
CR7 fa la differenza, ma la difesa (inedita) si fa sorprendere e la squadra di D’Aversa pareggia al 93’.
Bernardeschi infortunato



Dura la vita senza la BBC. Il clamoroso 3-3 con cui il Parma rimonta allo Stadium nasce da un’insolita fragilità difensiva della Juventus. Che non può essere figlia solo della mancanza dei difensori titolari, ma di fatto confeziona il secondo pareggio interno stagionale dopo l’1-1 col Genoa. Rugani e Caceres hanno disputato un’ora più che positiva, ma negli episodi finali sono mancati, rivitalizzando un Parma fin lì innocuo.

RIECCO MANDZUKIC — E non è un caso che Cristiano Ronaldo ritrovi subito il gol su azione, che nella ripresa si trasforma in una sontuosa doppietta, la terza da quando è alla Juve. Il croato è ancora lontano dal top, come dimostra la frittata in copertura nel recupero che avvia l’azione del 3-3. Ma basta la sua presenza per far sì che CR7 sia maggiormente dentro la partita. I due assieme funzionano, al di là dell’assist di SuperMario per il 3-1. Il portoghese si defila sulla fascia e crea pericoli, quando conclude non è sempre preciso ma mostra evidenti segnali di ripresa dopo un gennaio quasi da giocatore normale, gol al Milan a parte. Così come Blaise Matuidi, che con la sua prestazione risolleva un centrocampo reduce da una serie di esibizioni non esattamente brillanti. Minuti preziosi anche per Khedira (due pali ma la responsabilità sul 2-1 di Barillà) e Pjanic: per il tedesco seconda partita consecutiva dall’inizio.

SENZA LA BBC… — Sei gol in 4 giorni, due partite di fila con tre gol sul groppone. Rugani gioca una discreta partita e segna il 2-0 prima degli evidenti affanni finali, Caceres per un tempo non concede nulla a Inglese, poi perde incisività e il centravanti ex Chievo lo mette in crisi. Lo spauracchio Gervinho, che si era visto solo dopo 4’, si scopre anche killer dell’area di rigore, con la doppietta ispirata dalle giocate di Kucka e Inglese.

INEDITO — Il Parma era venuto a Torino a fare il tipo di partita che gli ha già portato molti punti in classifica. Difesa abbastanza bassa senza aggredire i portatori di palla, recupero palla e via in contropiede con Biabiany (nullo) e Gervinho. La Juve sembrava aver chiuso la pratica quando aveva accelerato dopo una mezz’ora soporifera. Quando la squadra di Allegri si trova avanti di due gol a 20’ dalla fine, di solito non concede nulla. Il Parma, molto migliorato dall’innesto di Siligardi, è riuscito invece ad arrivare con molta facilità dalle parti di Perin. Bonucci e Chiellini dovrebbero rientrare con l’Atletico. La notizia consola, ma sia i sostituti che l’intera fase difensiva, devono archiviare in fretta queste ultime due partite. Perché la Juve, anche quella di Ronaldo, vince trofei soprattutto perché si difende come nessuno.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 febbraio 2019 15:18
Spal-Torino 0-0, Nkoulou espulso, tanti gialli e nessun gol

Poco spettacolo, molti falli e un’espulsione: la sfida del Paolo Mazza finisce a reti inviolate



Niente break europeo per il Toro, punto carico di fiducia per la Spal. All’ora di pranzo restano all’asciutto Semplici e Mazzarri, in una contesa giocata sul filo dell’equilibro nel primo tempo, ma con i ferraresi che avrebbero meritato il vantaggio nella ripresa, prima e dopo l’espulsione di Nkoulou (al 20’ del secondo tempo) per doppia ammonizione.

A SPECCHIO — Non è una domenica da fuori programma: Semplici e Mazzarri confermano le indicazioni filtrate alla vigilia. Spal e Toro a specchio, 3-5-2 dominante da una parte e dall’altra. Tra i ferraresi, Valoti vince il ballottaggio a centrocampo con Valdifiori, per tutto il resto c’è la formazione annunciata: Cionek, Felipe e Bonifazi davanti a Sirigu; Lazzari e Fares sulle fasce, Kurtic e Valoti ai fianchi di Missiroli. Davanti Antenucci per innescare Paloschi. Mazzarri dà fiducia agli stessi che hanno battuto l’Inter, con l’unica eccezione rappresentata da Moretti al posto dell’infortunato Djidji (comunque in panchina): Iago Falque, Baselli e Meité fuori; Ansaldi e Lukic a centrocampo, Zaza a fare coppia con Belotti.

LA MANO DI SIRIGU — Più frizzante il Toro in avvio di primo tempo, chiude in crescendo la Spal. Tutto sommato prevale l’equilibrio nel primo atto del Paolo Mazza, sia nella tenuta del campo sia nel numero di occasioni. Una per parte: la prima si colora di granata, quando Belotti si lancia in una penetrazione centrale, ma trovo un Viviano attento a mettere in angolo la conclusione da fuori area del Gallo. Sette minuti dopo tocca a Sirigu firmare una super parata, deviando in angolo con una mano il colpo di testa di Fares. La partita scorre sui binari soprattutto dei duelli individuali: De Silvestri incide poco sulla destra di attacco del Toro, generoso Zaza nel lavoro sporco, Ansaldi porta dinamismo nel mezzo; dall’altra parte Lazzarri guadagna campo con il passare dei minuti, Paloschi non punge, Antenucci è una mina vagante nelle ripartenze. Per far saltare il banco, la soluzione diventa spesso la conclusione dalla distanza: Rincon (12’ e 21’) è impreciso, la girata di Belotti (18’) non trova fortuna, Kurtic (30’) sbatte sui tabelloni. E quando Izzo apre un buco nel muro del Toro (25’), Antenucci rovina tutto con una conclusione in curva.

IL ROSSO A NKOULOU — Neanche l’ingresso ad inizio della ripresa di Meité (al posto di Ansaldi) riesce a interrompere la progressiva crescita della Spal. Nella prima mezz’ora la manovra spallina è avvolgente e sostenuta da ritmi alti, mentre il Toro prima soffre poi va in apnea dopo l’espulsione di Nkoulou per doppia ammonizione arrivata al 20’ del secondo tempo (si prende il secondo giallo per l’atterramento di Paloschi). La Spal si affaccia ripetutamente dalle parti di Sirigu: comincia Antenucci (al 3’) con una gran botta finita fuori, si ripropone Fares con una sberla (18’) che Sirigu si ritrova tra le mani, ma l’occasione più ghiotta capita sui piedi di Valoti (31’) che dal centro dell’area di rigore, senza essere ostacolato da nessun difensore granata, spara direttamente in curva. In mezzo, per il Toro, il colpo di testa di Izzo (7’), di poco a lato. Nel finale Mazzarri prova a riequilibrare il Toro con l’innesto di Baselli (per Zaza), chiedendo più sacrificio a Rincon in fase di copertura e, negli ultimi cinque minuti, con la freschezza di Berenguer (fuori Lukic); Semplici invece toglie un difensore (Cionek) per una punta (Floccari) e prova a dare più brio al centrocampo con Murgia (fuori Valoti). Molto stanche, le squadre si trascinano fino al quarto minuto di recupero, ma il risultato non si schioda.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 febbraio 2019 20:10
Genoa-Sassuolo 1-1, Sanabria replica a Djuricic

Succede tutto nel primo tempo: neroverdi avanti con l'attaccante serbo.
L'assist di Kouame favorisce il gol del pari del sostituto di Piatek in casa Grifone



Meglio dimenticarsi i fuochi d’artificio e gli otto gol della partita di andata: l'1-1 finale della sfida fra Genoa e Sassuolo è lo specchio perfetto di una gara vissuta in chiaroscuro da entrambe le squadre. Buon avvio della squadra di De Zerbi, con gli uomini di Prandelli poco sciolti nella manovra e secondo tempo con un Grifone più propositivo della squadra emiliana.

RIPARTENZA — Il nuovo Genoa con Lerager e Radovanovic subito titolari, al pari di Sanabria, fatica in avvio a costruire gioco, spinge a tratti, anche perché il paraguaiano, troppo isolato, è poco incisivo. La mediana lavora solo di interdizione, costringendo fra l’altro Kouame e Lazovic sulle corsie esterne a un lavoro spesso di copertura. Il Sassuolo, con il consueto 4-3-3 e Sensi di nuovo titolare in mezzo al campo, non viaggia a ritmi indiavolati, ma gestisce la partita con tranquillità, nonostante qualche sbavatura difensiva. Babacar si presenta (2’) con una conclusione sopra la traversa, poi Radu (13’) accompagna in angolo una punizione insidiosa dalla destra di Berardi. E’ un canovaccio che non riesce a cambiare e dura di fatto sino al vantaggio ospite (28’), realizzato da Djuricic, lasciato colpevolmente libero di colpire sulla sinistra al termine di un’azione avviata da Duncan e proseguita da Locatelli. L’ex Betis del Genoa trova tuttavia il guizzo vincente (secondo centro in due partite) buttando in rete il pallone dell’uno a uno (41’), dopo un rimpallo che aveva messo k.o. Kouame. Il giallo a Duncan nel recupero del primo tempo per un contrasto che lascia Criscito a terra è pesante, perché il ghanese salterà la prossima gara contro la Juventus. Nel Genoa anche Romero (pure lui ammonito, era diffidato) salterà la prossima delicata trasferta dei rossoblù a Bologna.

NULLA CAMBIA — Ripresa con i padroni di casa più brillanti, soprattutto nel finale di gara, quando il Sassuolo abbassa decisamente il suo baricentro e gioca di rimessa. Poche le occasioni da rete: una conclusione di Bourabia (6’), che aveva preso il posto di Sensi nell’intervallo, un altro tentativo di Duncan (15’) e un diagonale rasoterra di Sanabria (22’) che taglia tutta l’area del Sassuolo. Decisivo, però al 39’, Consigli, che con un ottimo riflesso nega a Kouame il raddoppio. Sassuolo attento, nel complesso, e Genoa più brillante sul piano fisico. Serve altro, però, per uscire dal limbo.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 febbraio 2019 20:15
Udinese-Fiorentina 1-1. Gol di Larsen e Fernandes

Bianconeri avanti con Larsen al 55’, ma dieci minuti dopo una gran botta di Fernades ristabilisce il pari.
La gara termina con un punto per parte



ue gol casuali e una partita tecnicamente povera: logico pareggio tra Udinese e Fiorentina nel ricordo di Davide Astori, tragicamente scomparso undici mesi fa prima di questa partita. Il risultato serve a poco a Nicola e a Pioli, per i quali sarebbe stata molto importante una vittoria. Ma la prestazione è stata abbastanza deludente, soprattutto nei primi 45 minuti.

PRIMO TEMPO — Fin dall’inizio il ritmo è molto basso, le due squadre sembrano più attente a non concedere spazi che a cercarne nella metà campo avversaria. All’improvviso al 12’ l’Udinese ha una grande occasione per passare in vantaggio: De Paul, servito da Mandragora, dribbla secco Milenkovic e si trova davanti a Lafont, ma calcia malamente sul fondo anche perché il pallone gli era rimasto leggermente indietro. Il tema della partita, comunque, non cambia: i friulani tengono gli esterni Larsen e D’Alessandro molto bassi, la Fiorentina sposta in avanti il baricentro ma la circolazione è troppo lenta per creare pericoli. Non a caso la prima palla-gol viola arriva su azione di corner al 26’: Biraghi crossa, Pezzella svetta, Musso si salva con un gran riflesso. Nel finale del primo tempo un tiro dell’intraprendente Pussetto finisce sull’esterno della rete.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo il copione resta lo stesso e all’11’ l’Udinese segna su gentile omaggio viola. Angolo per la Fiorentina, Biraghi serve Veretout fuori area per calciare, stop errato e contropiede bianconero. Pussetto fa tutto il campo e tira, Laurini devia e Larsen appoggia in rete. Nove minuti dopo il pareggio viola è altrettanto casuale: improvviso rasoterra diagonale di Fernandes, molto bello nell’esecuzione. Pioli, nel frattempo, aveva cambiato due volte modulo passando prima al 4-3-3 (fuori Mirallas, dentro Simeone) e poi al 4-2-3-1 (fuori Gerson, dentro Pjaca). La pressione finale della Fiorentina crea qualche pericolo soprattutto grazie alla crescita di Chiesa, ma nulla che giustificherebbe una vittoria. E infatti la partita finisce in parità.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 febbraio 2019 20:18
Inter-Bologna 0-1: gol di Santander
San Siro fischia i nerazzurri, ancora battuti dopo la trasferta di To
Inter-Bologna 0-1: gol di Santander

San Siro fischia i nerazzurri, ancora battuti dopo la trasferta di Torino.
Il paraguaiano decide di testa al 32’, la squadra di Spalletti produce poco.
Mihajlovic subito vittorioso



L’Inter non è guarita e la malattia adesso si fa davvero preoccupante. La sconfitta in casa con il Bologna, la terza in meno di una settimana dopo l’1-0 di Torino e il k.o. ai rigori in Coppa Italia contro la Lazio, è molto di più di un campanello di allarme, è la certificazione che non siamo davanti a una crisetta invernale ma a qualcosa di più. Il Meazza fischia con convinzione: questa squadra è troppo brutta, non sa più segnare, sembra non sapere cosa fare. Spalletti, protetto dalla società nei giorni delle voci su Antonio Conte, è in difficoltà e la sua posizione diventa ogni giorno più traballante: deve conservare il posto Champions, è ancora terzo, ma il solo punto nelle prime tre giornate del girone di ritorno sono insufficienti. Contro Mihajlovic Luciano non riesce a rivitalizzare i suoi uomini, si riaffida a Nainggolan e Perisic (il primo fischiato quando viene sostituito, il secondo all’inizio), addirittura butta nella mischia Ranocchia (debuttante in A quest’anno) in versione attaccante a 12 minuti dalla fine. La mossa della disperazione che non serve e che, anzi, dà l’idea della confusione e della scarsa tranquillità che oggi domina lo spogliatoio nerazzurro.

MALATTIA — La partita è una sofferenza per i nerazzurri, che hanno la palla per scacciare la paura dopo appena 50 secondi, ma Icardi non sfrutta il gentile omaggio di Poli. Poi il gioco è tutto nei piedi del Bologna, soprattutto nel primo tempo: l’Inter fa molto possesso palla, spesso con passaggi all’indietro, mentre gli emiliani affondano, spinti anche dalla carica di Mihajlovic, che conosce bene l’ambiente del Meazza. Un ambiente strano, per la verità: la Curva Nord torna dopo i buu e gli incidenti di Santo Stefano, gli ultrà - che nel giornaletto della Curva attaccano Koulibaly e definiscono “una pagliacciata” la campagna BUU del club - si presentano con gli striscioni capovolti, rimangono zitti per 5 minuti, poi qualche coro e di nuovo silenzio, rotto solo dai fischi a fine primo tempo. Già, perché dopo 45’ l’Inter è indietro e non centra mai la porta. E lo 0-1 va anche bene a Spalletti: perché prima della spizzata perfetta di Santander su angolo di Pulgar, il Bologna ha almeno altre tre occasioni pulite, con san Handanovic miracoloso su Orsolini e ancora su Santander. Mentre l’Inter si vede solo con Vecino che gira alto su un bel movimento di Dalbert sulla sinistra.

ASSALTO — Il copione non cambia nemmeno nel secondo tempo. Certo, gli attacchi dell’Inter sono più convinti, ma nemmeno l’ingresso di Lautaro al posto di un inesistente Candreva serve a cambiare marcia. C’è confusione, il ripescato Perisic non fa niente che verrà ricordato. Dopo due tempi interi senza tiri nerazzurri in porta, Nainggolan ci prova ma centra Skorupski. Radja è più vivo del solito, ma sbaglia tanto e Spalletti lo toglie. L’occasione più grossa è di Lautaro, che al 21’ la mette clamorosamente a lato di testa. Icardi è ancora una volta un fantasma, la miriade di cross non trova mai un finalizzatore e i nerazzurri non riescono a tirarsi su. Alla fine la pioggia di fischi del Meazza non stupisce: l’Inter è ancora terza, ma è malata. Spalletti cosa riuscirà a fare?

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 febbraio 2019 23:51
Roma-Milan 1-1: gol di Piatek e Zaniolo

Meglio i giallorossi, che colpiscono un palo con Pellegrini e si trovano davanti un Donnarumma super.
I rossoneri recriminano per un rigore non fischiato su Suso


Un punto per uno, vai a capire se va bene così o era meglio allungare. Sta di fatto che Roma e Milan si dividono la posta in palio e un po' di rammarico c'è da entrambe le parti. La Roma per aver trovato un Donnarumma in stato di grazia, autore almeno di cinque parate importanti, ma anche un po' di sfortuna (il palo di Pellegrini). Il Milan per essere passato in vantaggio e non aver saputo gestire un gol che avrebbe allontanato la Roma dalla corsa-Champions e avvicinato il terzo posto, occupato ancora dall'Inter. Decidono Piatek e Zaniolo, oggi i volti più freschi di Milan e Roma.

CONTESTAZIONE — Si gioca in un clima surreale, con l'Olimpico che contesta la Roma fin dal riscaldamento. Insulti per qualcuno, fischi per tutti, anche alla lettura delle squadra, quando Kolarov vince di gran lunga la classifica del fischiometro (ma il mirino è ben piazzato anche su Florenzi) e la tifoseria salva i soli De Rossi e Zaniolo. Poi striscioni per Antonio De Falchi (con la Curva Sud che gli intitola la curva e gli dedica la coreografia con 30 stendardi con il suo volto) e la stessa curva (per metà, la parte calda) che dopo 15' di gioco abbandona il settore per protesta contro società e squadra. "Oggi solo Antonio dobbiamo onorare, a voi non vi vogliamo neanche guardare", lo striscione a centro curva. A cui fanno seguito cinque "Portate rispetto". E i fischi finali, a partita conclusa.


LAMPO PIATEK — Poi si gioca, con la Roma che costruisce e il Milan che colpisce. La differenza, nel primo tempo, la fanno i portieri (grandissimo Donnarumma, rivedibile Olsen sul gol) e il mercato invernale. Tanto per intenderci, il vantaggio rossonero (26') lo costruisce Paquetà (palla rubata a Pellegrini e assist) e lo concretizza Piatek, che approfitta anche di una dormita centrale di Fazio. Esattamente i due rinforzi di gennaio del Milan. Al resto, poi, ci pensa soprattutto Donnarumma, che prima dice no a Dzeko (16'), poi a Zaniolo (36') e infine si esalta con una grande doppia parata (44') sul colpo di testa di Schick e sulla ribattuta di Dzeko. La sfortuna della Roma è anche quella di trovare un portiere in giornata di grazia. In mezzo, invece, i rossoneri si affidano soprattutto ai muscoli di Kessie e Bakayoko, cercando sempre la verticalità su Piatek, vera spina nel fianco della difesa giallorossa.

RIPRESA GIALLOROSSA — Neanche il tempo di ripartire, che la Roma trova il pari. Dopo 25 secondi Karsdorp taglia bene una palla dentro, Musacchio svirgola in disimpegno, Donnarumma ci mette ancora una pezza ma la palla resta lì e Zaniolo di rabbia insacca. Poi all'8' il Milan reclama un rigore per un contatto dubbio in area tra Suso e Kolarov, ma per Maresca è tutto regolare. In generale è proprio in questo momento che i rossoneri provano a innescare Suso e Calhanoglu, che il primo tempo hanno sparato di fatto a salve. Ma mentre lo spagnolo qualche idea sparsa ogni tanto la tira fuori, il turco è praticamente latitante. E così a sfiorare il vantaggio è Dzeko di testa (26'), ma Donnarumma è ancora una volta strepitoso. Poi a fermare i giallorossi è il palo (36') su colpo di testa di Pellegrini. L'ultimo brivido però è per la Roma, proprio al 45', con Olsen che salva su Laxalt da posizione ravvicinata. Finisce così. Un punto per uno che tiene in vita entrambe per la corsa alla Champions.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 4 febbraio 2019 23:03
Frosinone-Lazio 0-1. A Inzaghi basta Caicedo: Roma agganciata

Un gran sinistro dell'ecuadoriano permette ai biancocelesti di raggiungere
i cugini e portarsi a una sola lunghezza dalla zona Champions



Dopo tre giornate la Lazio torna a vincere e balza a un punto dal quarto posto del Milan. Un gran gol di Caicedo prima dell’intervallo spiana la strada verso i tre punti contro un Frosinone che lotta tenacemente per fronteggiare il gap tecnico con i biancocelesti. Soprattutto nella ripresa la squadra di Inzaghi, causa anche le fatiche di Coppa Italia, va in difficoltà ma sa resistere. Ancora una volta rinviato l’appuntamento dei ciociari col primo successo casalingo.

SBLOCCA CAICEDO — Nel Frosinone tre novità rispetto ala formazione che ha vinto a Bologna. Tutte a centrocampo. Zampano e Viviani, all’esordio in giallazzurro, rilevano gli infortunati Ghiglione e Maiello, mentre Valzania prende il posto dello squalificato Cassata. Nella Lazio, cinque cambi rispetto alla formazione opposta all’Inter in Coppa Italia. Non solo Bastos e Parolo per l’infortunato Wallace e lo squalificato. Inzaghi dà spazio al turnover: Badelj, Durmisi e Caicedo titolari, in panchina Leiva, Lulic e Correa. La Lazio parte dall’attacco. Al 6’ Caicedo impegna Sportiello. Che al 13’ si oppone pure a un tentativo di Badelj. Al 15’ si affaccia il Frosinone in avanti: girata a volo di Pinamonti, a lato di poco. Al 16’ chance per Caicedo che però vien murato da Salamon. La squadra di Inzaghi alza il ritmo e ci riprova con Luis Alberto (fuori). Ciociari sempre pronti alle ripartenza. Badelj perde palla, scatta Pinamonti che serve Valzania: para Strakosha. Al 26’ Bastos trattiene Ciano in area: Fabbri non sembra aver dubbi nel concedere il rigore al Frosinone ma poi cambia idea dopo il passaggio dalla Var. La Lazio si rilancia: al 31’ Immobile non centra il bersaglio. Biancocelesti molto imprecisi e spesso leziosi contro avversari attenti e dinamici. Ma al 36’ la squadra di Inzaghi riesce a sbloccare il risultato con una giocata spettacolare di Caicedo, innescato da Luis Alberto. L’ecuadoriano riceve col destro e poi con una fiondata di sinistro sotto l’incrocio realizza il suo secondo gol in campionato. Il Frosinone accusa il colpo, mentre la Lazio si sente più sicura col vantaggio all’intervallo.

MURO LAZIALE — Nella ripresa la squadra di Baroni si ricarica. All’8’ insidioso Pinamonti con un colpo di testa: sopra la traversa. Al 12’ occasione Lazio: botta di Parolo, respinta da Sportiello, Caicedo non centra lo specchio. Un minuto dopo Inzaghi fa entrare Leiva e Berisha al posto di Badelj e Caicedo per potenziare gli ormeggi in copertura. Al 20’ si ferma Luis Alberto per guai muscolari: spazio a Lulic. La Lazio si ricompatta. Il Frosinone cerca di dare profondità al gioco. Lulic si muove a supporto di Immobile, ma diventa pure uno scudo in più per la mediana. Al 30’ Baroni si gioca la carta Ciofani per ravvivare il potenziale offensivo (out Krajnc) e inserisce Sammarco (fuori Viviani) per rinsaldare la mediana. Ciociari a proiezione ancor più offensiva con l’ingresso di Trotta al 36’ al posto di Valzania. La Lazio insegue il raddoppio: Leiva perde l’attimo su invito di Immobile. Il Frosinone aumenta la pressione. Al 40’ Pinamonti sbuca davanti alla porta ma calcia incredibilmente alto. Un minuto dopo prodezza di Strakosha su Trotta. Lazio affaticata e in grande sofferenza. Finale ad alta intensità. Si blocca pure Immobile per problemi alla coscia sinistra. Il Frosinone ci crede fino all’ultimo istante dei quattro minuti di recupero, ma la porta di Strakosha è blindata per conquistare i primi tre punti del 2019.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 4 febbraio 2019 23:08
Cagliari-Atalanta 0-1, Hateboer fa volare la Dea

I nerazzurri passano alla Sardegna Arena grazie a una rete a inizio ripresa,
i rossoblù colpiscono una traversa con Deiola al 91’.
Infortuni per Birsa e Thereau



E sono quattro. Si ferma Zapata dopo 10 partite con gol, ma non l’Atalanta che passa pure alla Sardegna Arena dove già aveva avviato il suo strepitoso cammino in coppa Italia il 14 gennaio. Dopo Sassuolo e Frosinone in campionato, ecco la terza vittoria di fila che lancia la Dea in zona Champions. E’ un lampo di testa di Hateboer su cross di Castagne a far gioire i nerazzurri e piangere un Cagliari che deve cominciare a preoccuparsi. Nel girone di ritorno ha raccolto appena un punto in casa con L’Empoli (perso col Sassuolo a Reggio Emilia) e l’andata l’ha chiusa perdendo a Udine. Il pubblico fischia e chiama la squadra di Rolando Maran sotto la curva (ci vanno), ma la differenza in campo c’è e si vede. La Dea è in riserva, dopo aver affrontato a Bergamo Roma (3-3) e Juve (battuta 3-0 in coppa), ma ha risorse inaspettate, carattere, personalità per resistere e colpire. E’ una squadra matura che marcia spedita ed è un pericolo per le big annunciate.

PRIMO TEMPO — Lo stadio non è pieno. E pure il presidente Giulini se l’aspettava. Alle 21 dai paesi sardi arrivano in pochi. Rolando Maran stupisce sempre. E infatti la sua formazione presenta due novità: Srna sta fuori per scelta tecnica, come Joao Pedro. L’intento è quello di coprirsi e tamponare le offensive del miglior attacco del campionato. E quindi ecco tre centrali dietro insieme a Padoin e Deiola in mezzo perché con la sua gamba può arginare gli spunti del Papu. Davanti con Pavoletti c’è Birsa, che prova a scattare ma dopo poco si arrende: in un contrasto con Palomino ci rimette il braccio sinistro e l’ingresso in campo di Joao Pedro è obbligato. Il Cagliari non punge, l’Atalanta fa la partita costringendo i rossoblu, che tengono, a rintanarsi tutti dietro con una sorta di 4-4-2 copertissimo. Pavoletti quando gli arriva qualche palla è bravo a far respirare i suoi. I pericolo sono pochi: su un corner Djmsiti va in torsione di testa e crea scompiglio, al 38’ Valeri concede una punizione frontale al Papu che subisce un dubbio fallo da Deiola. Calcia ma Cragno mette in angolo.

SECONDO TEMPO — Sembra una partita da pareggio, perlomeno il Cagliari la interpreta in questo modo, ma per l’Atalanta non è così e dopo 5’ Freuler, super concreto, avvia l’azione per il solito Castagne che crossa, c’è una deviazione che favorisce lo stacco imperioso di Hateboer che fa 4 in campionato e porta in vantaggio i suoi. La curva la prende male. Chiede la reazione. Che c’è. Si sveglia Joao Pedro che fa a cosa più bella della gara saltandone due e servendo Pavoletti che viene murato da Berisha. E’Joao che anima il Cagliari che prova a scuotersi. Maran leva un insufficiente Cigarini per inserire Monsiuer Thereau. Che finora ha giocato 28 minuti e finisce per strapparsi. Dentro anche Luca Pellegrini. Il Cagliari ci prova anche se la differenza è tanta e nel recupero Deiola colpisce di testa la traversa. E’ l’ultimo sussulto di una partita stregata per i rossoblù che porta in paradiso la Dea.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 4 febbraio 2019 23:12
SERIE A 2018/2019 22ª Giornata (3ª di Ritorno)

02/02/2019
Empoli - Chievo 2-2
Napoli - Sampdoria 3-0
Juventus - Parma 3-3
03/02/2019
Spal - Torino 0-0
Genoa - Sassuolo 1-1
Udinese - Fiorentina 1-1
Inter - Bologna 0-1
Roma - Milan 1-1
04/02/2019
Frosinone - Lazio 0-1
Cagliari - Atalanta 0-1

Classifica
1) Juventus punti 60;
2) Napoli punti 51;
3) Inter punti 40;
4) Milan punti 36;
5) Atalanta, Roma e Lazio punti 35;
8) Sampdoria punti 33;
9) Fiorentina e Torino punti 31;
11) Sassuolo punti 30;
12) Parma punti 29;
13) Genoa punti 24;
14) Spal punti 22;
15) Cagliari punti 21;
16) Udinese punti 19;
17) Empoli punti 18;
18) Bologna punti 17;
19) Frosinone punti 13;
20) Chievo(-3) punti 9.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
ilpoeta59
00martedì 5 febbraio 2019 06:37
Siamo come Toto Cutugno, arriviamo sempre secondi!

FORZA NAPOLI ! ! ! [SM=x611903]
binariomorto
00sabato 9 febbraio 2019 01:09
Lazio-Empoli 1-0, Caicedo su rigore: biancocelesti al 4° posto

Prima partita della 23ª giornata:
i biancocelesti superano i toscani grazie a un penalty al 42’.
Secondo gol consecutivo per l’attaccante dell’Ecuador:
Inzaghi è momentaneamente 4° in classifica



Secondo 1-0 di fila per la Lazio che risale al quarto posto. Come a Frosinone, decide Caicedo nel primo tempo: questa volta su rigore. Tanta fatica per i biancocelesti per imporsi sull’Empoli nella gara anticipata al giovedì causa il Sei Nazioni di rugby. Lottano i toscani ma la classifica piange: solo due punti nelle ultime otto giornate. E difesa oltre ogni record negativo: con 45 gol peggior passivo della A, porta violata per 20 gare di fila.

SBLOCCA CAICEDO — Inzaghi ritrova Milinkovic ma deve rinunciare allo squalificato Parolo. Out Luis Alberto e Immobile, reduci dai guai muscolari della gara di Frosinone: in mattinata convocati, ma poi vanno in tribuna. In panchina Luiz Felipe, recuperato dopo lo stiramento subito contro il Napoli. Al debutto Romulo, arrivato dal Genoa. A centrocampo, l’altra novità è la prima da titolare in A per Berisha, proprio nel giorno del 26esimo compleanno del kosovaro. Tornano Lulic e Leiva dal 1’. In avanti rientra Correa e affianca Caicedo: stessa coppia dei successi contro Udinese e Bologna. Iachini ritocca la formazione che ha pareggiato nella rimonta casalinga contro il Chievo con l’innesto in difesa di Dell’Orco, arrivato a gennaio dal Sassuolo. Romulo si presenta con un buon cross, Provedel smanaccia, Berisha conclude a lato. Si lancia l’Empoli prima con Farias e poi con Caputo (para Strakosha). I toscani scelgono un approccio propositivo con la gara. Manovra ariosa puntando alla trequarti. La Lazio controlla e allunga il passo col trascorrere dei minuti. Al 21’ Caicedo, imbeccato da Lulic, perde l’attimo propizio in area e Silvestre lo argina. Al 29’ incursione al tiro da parte di Correa: Provedel vigila. Al 33’ incornata di Milinkovic fuori bersaglio. Al 37’ occasione per la Lazio, ma Correa esita al tiro e Provedel si salva. Al 42’ la Lazio sblocca la partita con Caicedo che si procura un rigore (atterrato da Provedel, molto ingenuo) e segna dal dischetto il suo terzo gol in campionato (secondo di fila dopo quello di Frosinone).

SCUDO LAZIALE — L’Empoli tenta di ripartire con coraggio nella ripresa. Al 5’ Iachini rifresca la prima linea con l’innesto do Oberlin al posto di Farias. Prove di raddoppio per la Lazio: Bastos non graffia in area. Al 13’, primo cambio di Inzaghi: Cataldi rileva Milikovic. L’Empoli si sgancia al 16’: Krunic conclude di poco a lato. Caicedo lancia Correa che calcia però alto. Al 23’ Acquah dà il cambio a Traoré. L’Empoli si anima per inseguire il pareggio. Al 32’Inzaghi toglie Berisha e fa entrare Badelj. Un minuto dopo, brividi per la Lazio: capocciata di Silvestre che va fuori. Al 39’ Caicedo si ferma per una botta al costato. Entra Perdo Neto che ha tempo per strappare applausi. Al 43’ Pasqual viene sostituito da Mchedlidze. Tre minuti di recupero. Romulo sfiora il raddoppio e Acerbi fa muro su Krunic. I tre punti vanno alla Lazio che risente il profumo della Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 9 febbraio 2019 01:15
Serie A, Chievo-Roma 0-3: gol di El Shaarawy, Dzeko e Kolarov

Per Di Francesco avvicinamento sereno alla sfida di Champions League di martedì col Porto.
I veneti si arrendono facilmente e rischiano anche l’imbarcata nella ripresa



Comincia con la contestazione (contro giocatori e dirigenza) e finisce col sollievo dell’aggancio notturno al 4° posto in condominio con la Lazio. In mezzo, c’è una Roma che batte con merito un Chievo niente più che generoso, presentandosi così col morale alto alla sfida di martedì prossimo in Champions League contro il Porto. Il 3-0 finale - santificato dalle reti di El Shaarawy, Dzeko e Kolarov - fotografa una match che va molto a ondate e che vede la squadra di Di Francesco prendere subito il controllo del match, grazie a un 4-3-3 che, pur disegnato con la 31ª formazione diversa in altrettante partite stagionali, pare dimostrarsi più adatto alla filosofia dell’allenatore.

DZEKO AGGANCIA DELVECCHIO — I giallorossi, pur privi all’ultim’ora di Olsen e Manolas, rimpiazzati da Mirante e Marcano, giocano bene, intorno a Nzonzi si muovono bene Cristante e Zaniolo, mentre Dzeko arretra parecchio trasformandosi quasi in trequartista e consentendo a Schick (che uscirà nella ripresa per un problema muscolare al flessore) di accentrarsi dalla fascia destra. Tra l’altro, il piano dei veronesi - che consiste nel cercare la profondità dietro la linea dei difensori giallorossi, soprattutto con Giaccherini, Stepinski e Djordjevic - naufraga ben presto, perché la Roma, dopo aver sfiorato il vantaggio all’8’ con un tiro di Zaniolo deviato in angolo di Sorrentino, al 9’ è già avanti. Basta un rinvio di piede un po’ corto del portiere gialloblù per favorire il colpo di testa sulla trequarti di Nzonzi su cui Frey sale in ritardo, quanto basta perché El Shaarawy controlli e batta Sorrentino, segnando il suo 8° gol in campionato.
Il Chievo accusa il colpo, Dioussé prova a cucire la manovra e a cercare spazi per le punte, ma a liberarsi al tiro è solo Djordjevic, che al 10’ conclude alto dal limite. Negli spazi che si creano, invece, i giallorossi al 18’ disegnano una bellissima trama che parte della difesa e viene rifinita da Karsdorp per Dzeko, che si libera di Hetemaj e, da posizione defilata, sigla il raddoppio: è il 18’ e la partita sembra in ghiaccio, col bosniaco che aggancia Delvecchio tra i bomber giallorossi all’8° posto con 83 reti. Ma è solo un’impressione perché, proprio come è successo troppo spesso ultimamente, la Roma pare staccare la spina, consentendo al Chievo di alzare il proprio baricentro e diventare così pericoloso. Al 24’ è ancora Djordjevic a concludere costringendo Mirante a deviare in angolo; cinque minuti più tardi Marcano sbroglia una situazione delicata propiziata da un’incursione di Stepinski e al 33’ il portiere giallorosso dice di no alla grande a un colpo di testa sempre di Djordjevic innescato da una torre di Bani. Non basta. Al 36’ Stepinski conclude dal centro dell’area e solo un intervento di Marcano aiuta Mirante ad addomesticare la palla, mentre al 41’ un tiro di Dioussé da limite viene bloccato agevolmente dal portiere giallorosso. Insomma, se Dzeko al 46’ non sfiorasse il gol di testa da azione d’angolo nata da corner di Kolarov, si può dire la che la Roma conceda fin troppo alla squadra di casa, tutto sommato scolastica nelle esecuzioni.


KOLAROV FA L’INCHINO — Sarà per questo che nella ripresa la squadra di Di Francesco decide di premere subito sull’acceleratore e al 6’ arriva subito il tris, sull’onda di un bel contropiede innescato da Marcano, portato avanti da El Shaarawy e rifinito da Dzeko per Kolarov, il cui sinistro non dà scampo a Sorrentino. Il serbo, giunto al 7° gol stagionale (6 in campionato) va ad inchinarsi sotto la curva riservata ai tifosi giallorossi, che ultimamente lo hanno bersagliato di critiche. Ma questo non placa la contestazione, perché i 500 lo interpretano come una mezza provocazione e gli riservano altri insulti. Ma se i venti di guerra nn si placano, è la partita a indirizzarsi, visto che il Chievo alle corde sembra mollare, lasciando così campo ai giallorossi. Così nel giro di tre minuti (22’, 23’ e 24’) Sorrentino nega il poker a Fazio e a Dzeko due volte. Non basta. Al 32’ è sempre il centravanti bosniaco a colpire la traversa con un gran tiro dal limite. Finita? Macché. Con le squadre allungate, al 38’ in una ripartenza Dzeko serve El Shaarawy il cui tiro di prima intenzione colpisce il palo, mentre sull’azione successiva è il subentrato Schelotto a galoppare verso la porta di Mirante, che blocca a terra il tiro dell’italo-argentino. E’ quasi il segnale del sipario che cala, anche se gli ultrà della Roma accolgono il fischio finale sempre sul piede di guerra cantando: “Vincete solo col Chievo” e “Tifiamo solo la maglia”. Quanto basta per capire che i giorni turbolenti, a Roma, forse non sono ancora terminati.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
ilpoeta59
00sabato 9 febbraio 2019 06:48
Un anticipo che ha accontentato tutti i tifosi della regione, sia i laziali che i romanisti! [SM=x4983510]
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 10:29
Fiorentina-Napoli 0-0: tante occasioni, nessun gol

Lafont si supera e salva il risultato in più occasioni, gran parata su Zielinski al 53’.
I Viola non pungono, per Pioli si fanno male Mirallas e Pezzella nella ripresa



Ai punti avrebbe vinto il Napoli. Non tanto per il gioco espresso: sotto quest’aspetto non ha impressionato più di tanto. Ma contando le opportunità sprecate, allora Carlo Ancelotti avrà tanto da recriminare. Par la Fiorentina, il pareggio è stato una grande conquista, soprattutto per come lo ha dovuto difendere negli ultimi 20 minuti, con un paio di giocatori acciaccati e con un tridente offensivo schierato, forse, con un tantino d’incoscienza tattica.

TANTE OCCASIONI — Ancelotti schiera il miglior Napoli, anche se deve fare a meno di Albiol, infortunato, e di Marek Hamsik che, ieri, è volato in Slovacchia dove attenderà gli sviluppi della trattativa col Dalian: la questione non è di facile soluzione. Pioli, invece, non può schierare Benassi e Milenkovic, squalificati, mentre Vitor Hugo è in panchina. Il primo tempo è piacevole, nella fase iniziale il Napoli conserva uil possesso palle e crea un paio di occasioni pericolose. Lafont inizia il suo confronto personale con gli attaccanti avversari a partire dal 7’, quando respinge un tiro ravvicinato di Zielinski: sulla ribattuta, Insigne calcia fuori. Quattro minuti più tardi è ancora l’estremo difensore francese a superarsi su Mertens. La Fiorentina si ritrova intorno al 20’, quando Chiesa e Muriel cominciano a entrare in partita. Veretout crea la prima palla gol (28’) con una bordata da appena dentro l’area: Meret ribatte d’istinto.

AGONISMO — Ce n’è tanto in campo. Sulla sinistra Dabo e Ghoulam, entrato dopo 6 minuti per sostituire l’infortunato Mario Rui, non si risparmiano, mentre a centrocampo i contrasti sono decisi. Intorno alla mezz’ora, Chiesa calcia a volo da distanza ravvicinata, ma la palla finisce a lato. Il primo tempo si conclude con un altro prodigio di Lafont che intercetta, ancora una volta, la conclusione di Mertens.

PROTAGONISTA — L’inizio della ripresa si apre con un altro prodigio di Lafont che si distende e devia una conclusione ravvicinata di Zielinski, liberato da un cross di Callejon. Il portiere francese non sbaglia nulla, tiene bene quando il Napoli si riversa nella metà campo dei viola. Ancelotti prova a cambiare qualcosa in attacco. Mertens, il peggiore in campo per le occasioni sprecate, viene richiamato in panchina per fare spazio a Milik. Ma, alla fine, la mossa non porterà nulla di positivo considerato che proprio l’attaccante polacco, a pochi secondi dalla fine, sbaglierà un’occasione clamorosa che è costata al Napoli due punti. Pioli deve fare di necessità virtù. Dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, Mirallas si blocca per un problema muscolare e viene sostituito da Simeone. Nel contempo, anche Pezzella s’infortuna, ma il tecnico non ha più cambi da poter fare: il difensore resta in campo anche se schierato in attacco. Il fischio finale di Calvarese è una liberazione per la Fiorentina.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta delo Sport
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 10:34
Parma-Inter 0-1: gol di Lautaro Martinez nel finale

L'argentino, entrato nell'ultimo quarto d'ora,
interrompe l'astinenza nerazzurra dopo oltre sei ore di gioco.
Traversa di Gervinho, palo di Brozovic


Un tempo di paura e di zero occasioni, un tempo all'arrembaggio e finalmente il gol che sblocca l'Inter. L'eroe di Parma è Lautaro Martinez, che entra dalla panchina al 30' del secondo tempo e segna toccando il primo pallone, servitogli perfettamente dal ritrovato Nainggolan. I nerazzurri tirano fuori tre punti dal Tardini e danno una prima spallata alla convalescenza. Luciano Spalletti dà più solidità al suo futuro immediato e può guardare all'Europa League (giovedì il primo atto in casa del Rapid Vienna) senza vederla come l'ultima spiaggia. Non aiuta la causa nerazzurra Icardi, che prima risolveva le partite ma da 7 di fila non vede la porta, però l'Inter rialza la testa con Nainggolan, propositivo da subito e decisivo nell'azione del gol vittoria. La strada è lunga, però andare a letto con 5 punti di vantaggio sulle inseguitrici Champions (Roma e Lazio, aspettando le partite di Milan e Atalanta) è un incoraggiante passo in avanti per chi non segnava e non vinceva in Serie A dal 2018.

POCA ROBA — Spalletti aveva chiesto cuore e orgoglio, perché in ballo ci sono le carriere di tutti i nerazzurri (come ha detto il tecnico alla vigilia), ma l'Inter è vera soltanto nel secondo tempo. Perché nel primo è spaventata e ai punti è davanti il Parma, che fa paura ogni volta che dalla metà campo in su la palla arriva ai corazzieri Gervinho e Inglese. L'ivoriano arriva vicinissimo al vantaggio al 21', quando entra in area senza problemi (D'Ambrosio è in ritardo), fa venire il mal di testa a Vecino e a due passi dall'area piccola fa tremare la traversa con Handanovic battuto; Inglese quasi a fine tempo (43') prova a fare lo scherzetto ma il pallone passa tra le gambe di Vecino ed esce a lato. E l'Inter? Parte con tanta paura ma alla fine pur guadagnando campo non fa granché. I primi due tiri sono di Nainggolan (uno fuori, uno respinto), poi Sepe mura una pericolosa discesa di Perisic. Poca roba: le fasce sono in difficoltà, si sbagliano tante scelte quando c'è da affondare il colpo con l'ultimo passaggio. Icardi è assente: zero tiri, zero movimenti pericolosi, zero intensità.


TUTTO CAMBIA — La ripresa suona come una riscossa, visto che già al 2' Nainggolan fa tutto bene ma sbatte su Sepe, bravissimo a chiudere lo specchio. All'8 arriva il gol di D’Ambrosio ma Irrati annulla (giustamente) con l'aiuto della Var: il terzino ci mette la testa ma colpisce con il gomito destro. C'è tanta Inter, finalmente, anche se i tiri in porta sono sempre troppo pochi. Sembra quasi destino che l'Inter edizione 2019 debba restare a zero gol segnati ma poi ci mette la pezza Lautaro Martinez, bravissimo a girarsi in area e infilare Sepe: era già successo con il Napoli, all'ultimo istante; stavolta non siamo nel recupero ma comunque quando il cronometro segna già 35 minuti nella ripresa. L'Inter, che soffre solo su un paio di discese di Gervinho-Inglese (sempre loro), può anche chiudere i conti ma in una manciata di secondi Vecino non riesce incredibilmente a metterla dentro e Brozovic prende il palo. C'è ancora tempo per sentire i fischi a Icardi, sostituito a tempo scaduto, e poi si pensa solo alla vittoria. L'Inter si rimette sulla corsia giusta.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 16:57
Serie A, Bologna-Genoa 1-1: gol di Destro e Lerager

Botta e risposta nel primo tempo, Mihajlovic manca la seconda vittoria consecutiva.
Ma i i padroni di casa recriminano per la traversa colpita da Danilo all’86’



Alla fine sorride solo il Genoa, perché l’uno a uno finale con il Bologna (gol di Destro e Lerager) permette agli uomini di Prandelli di tenere a distanza la squadra di Mihajlovic, che non si ripete dopo il successo di San Siro contro l’Inter.

PASSATO — Il primo tempo ha fatto riaffiorare a tratti su entrambi i fronti antiche paure e vecchi errori che parevano dimenticati. Il Bologna ha mostrato subito una falla sulla corsia di destra, dove Mbaye non è mai stato in grado di arginare la spinta di Criscito e Kouame. Da lì sono partiti i pericoli maggiori di un Genoa che era partito male, con il cambio in extremis poco prima del fischio d’inizio fra Rolon, febbricitante e Veloso, schierato a sinistra sulla mediana nel 4-3-3 di Prandelli. Veloso (3’) ha fallito in avvio una buona occasione, mentre la squadra di Mihajlovic è apparsa in difficoltà nella costruzione del gioco. Tuttavia, un po’ a sorpresa, proprio i padroni di casa sono andati in vantaggio al 17’ con un colpo di testa di Destro, su cross di Poli. Una rete favorita dal grave errore di Radu che ha sbagliato i tempi dell’uscita facendosi anticipare dall’attaccante, di nuovo a segno dopo 351 giorni di digiuno (anche l’ultimo gol, curiosamente, era arrivato contro il Genoa).

REAZIONE — Il Genoa ha stentato un po’ a reagire, anche perché a fronte di buoni movimenti in fase di impostazione della manovra, non è riuscito a creare veri percoli in area bolognese. Soltanto dopo la mezz’ora gli ospiti sono riusciti a pressare con maggiore convinzione: Sanabria per due volte in un minuto (31’) ha impegnato Skorupski e al 33’ sugli sviluppi di un angolo di Lazovic dalla destra, il danese Lerager, arrivato in gennaio dal Bordeaux, è riuscito a trovare il varco giusto per siglare il pari di testa. Per il danese è il primo gol in serie A. Anche qui, però, evidente l’errore della difesa del Bologna.

CHE RADU — Nella ripresa, Radu si è riscattato subito (3’) dopo l’errore nel primo tempo, respingendo di piede su Edera lasciato libero al limite dell’area, ma l’impressione è che su entrambi i fronti le squadre abbiano cercato soprattutto di evitare errori. Mihajlovic ha inserito Santander per Destro, ma il gioco non è decollato. Radovanovic (17’) ha impegnato Skorupski dalla distanza e poi Palacio, già ammonito, è stato graziato da Rocchi per un duro fallo su Lazovic. Skorupski, ancora lui, si è opposto (22’) a un colpo di testa di un mobilissimo Kouame. Finale con il Bologna arrembante, ma tardiva la reazione contro un Genoa passato al 5-4-1. Al 49’ ancora Radu è stato protagonista di una parata decisiva su una punizione di Pulgar. Per Sinisa, adesso, la strada verso la salvezza è ancora lunga.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 23:40
Atalanta-Spal 2-1: rimonta Dea. Gasp mantiene il ritmo da Champions

Lo sloveno e il colombiano rimediano al gol dell'ex Petagna in apertura.
I bergamaschi tengono il passo di Roma e Lazio




Va sotto e poi rimonta con Ilicic e Zapata: anche se deve soffrire, l’Atalanta tiene il passo delle concorrenti in zona Champions, grazie all’ottavo risultato utile consecutivo, coppa compresa. La Spal, che veniva da tre partite senza sconfitta, non sfrutta l’occasione, perché soprattutto nel primo tempo gli avversari non sono così determinati e dominanti come nelle recenti uscite. Nel secondo invece i nerazzurri crescono, non lasciano più occasioni, e colpiscono due volte. Il sorpasso del colombiano arriva al 79’; Semplici cerca di reagire inserendo la terza punta, Floccari, per un difensore (Bonifazi), passando da 3-5-2 a 4-3-3. Ma l’Atalanta non si fa più sorprendere, esce festeggiando per lo scampato pericolo; applausi soprattutto a Ilicic e Zapata, a loro modo tutti protagonisti, come dall’altra parte l’ex Petagna.

LA FUGA — Sono proprio due ex a confezionare il vantaggio, poco dopo il via: cross di esterno di Kurtic, colpo di testa vincente di Petagna che aveva sulla coscienza un gol sbagliato nell’azione precedente. L’Atalanta, pigra e imprecisa, non riesce a reagire subito, però quando si sveglia costruisce la miglior occasione della prima parte. Fuga di Zapata sulla sinistra, cross all’indietro per Gomez che tira dall’altezza del rigore: Viviano respinge miracolosamente di piede, la palla arriva ancora al Papu ma di nuovo il portiere ferma la seconda conclusione, più debole. Sono le prove dei gol della ripresa. Gli ospiti invece hanno il predominio sui calci piazzati, quando attaccano. Su angolo di Kurtic, è Bonifazi a saltare più alto di tutti: la sua deviazione sta per diventare gol però Castagne appostato vicino al secondo palo impedisce il raddoppio dei ferraresi.

IL SORPASSO — Il pareggio dell’Atalanta arriva al 12’ del secondo tempo con un’azione in profondità: lancio di Castagne per Zapata che vola a sinistra e centra per Ilicic, in vantaggio sui difensori. Lo sloveno non sbaglia il tocco davanti a Viviano: 1-1. L’Atalanta capisce che per entrare nella difesa a cinque della Spal deve usare lo stesso sistema e il raddoppio è molto simile, anche se dall’altra fascia. Lancio di Ilicic per Hateboer, invito al centro rasoterra e stavolta è Zapata ad arrivare prima dei rivali. Il suo sedicesimo gol in campionato vale i tre punti dell’Atalanta, sempre più lanciata in zona Champions.

Pierfrancesco Archetti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 23:45
Serie A, Sampdoria-Frosinone 0-1: decide Ciofani

I gialloblù conquistano un successo di misura e si rilanciano in chiave salvezza.
Decide un gol nel primo tempo



La più brutta Sampdoria dell’anno perde meritatamente a Marassi contro un Frosinone concentrato, attentissimo e adesso nuovamente in corsa nella lotta per la salvezza. Il gol di Ciofani nel primo tempo ha premiato la gara dei ciociari, che non hanno concesso quasi nulla a una Samp spenta e poco lucida nelle scelte e nelle esecuzioni.

PRIMO TEMPO — Il piano tattico della partita, facilmente intuibile alla vigilia, è confermato dalle prime azioni: palla tra i piedi della Sampdoria, difesa attenta del Frosinone che tiene molto vicini i tre difensori e i cinque centrocampisti. Gli spazi sono pochissimi, Quagliarella resta ingabbiato, Gabbiadini è più mobile ma viene sempre servito male, Saponara è poco lucido nelle giocate e tutta la manovra appare lenta. Il Frosinone concede pochissimo e la prima volta che si presenta dalle parti di Audero trova il gol del vantaggio: cross di Ciano da sinistra, Chibsah prolunga di testa, Goldaniga stoppa e crossa dalla parte opposta, Ciofani di prima gira in rete di piatto. Nell’area ci sono sette giocatori blucerchiati, che però assistono all’azione avversaria senza intervenire. La Samp è spenta, prova ad accenderla Quagliarella, ma la sua bella girata di destro al volo su azione d’angolo viene deviata da Sportiello sul palo. È l’unica azione pericolosa della squadra di Giampaolo, che è troppo prevedibile nell’impostazione e fatica a trovare spazi.

SECONDO TEMPO — Pochi minuti dopo l’inizio della ripresa Giampaolo inserisce Ramirez e Defrel al posto di Saponara e Gabbiadini: per qualche minuto cambia anche modulo passando al 4-3-3. Ma non ci sono miglioramenti e allora il tecnico della Samp sostituisce Ekdal con Sau optando per il 4-2-3-1. Le occasioni più pericolose arrivano ancora su calcio d’angolo: Andersen devia troppo centralmente, Colley costringe Sportiello a uno splendido volo. Il Frosinone non va mai in sofferenza e segna addirittura il raddoppio con lo strepitoso Chibsah, che però sulla torre di Ciofani è in fuorigioco. Gol annullato, ma vittoria conservata: dopo sei minuti di recupero arriva il fischio finale che proietta la squadra di Baroni a due punti da Bologna ed Empoli. Per la Sampdoria, invece, si complica la rincorsa all’Europa.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 23:48
Torino-Udinese 1-0: segna Ola Aina,
Sirigu para un rigore a De Paul

Il gol dell'esterno nigeriano e la parata decisiva del
portiere regalano tre punti da Europa alla squadra di Mazzarri.
Nicola protesta per un gol annullato a Okaka nel finale



Il Toro per l’Europa c’è. E’ il messaggio lanciato al campionato dal Grande Torino dagli uomini di Mazzarri: un colpo di testa di Aina regala i tre punti ai granata, nella terza vittoria consecutiva in casa dopo Empoli ed Inter (un piccolo record per il Toro), che ora salgono a 34 punti e restano agganciati al treno europeo. L’Udinese si morde le mani per il calcio di rigore parato da Sirigu a De Paul. Mazzarri (espulso per la quarta volta in stagione) recrimina per un rigore non concesso a Iago a fine primo tempo, Nicola per il gol annullato a Okaka al 90’ per il fuorigioco di Lasagna. Negli undici minuti di recupero finali espulso De Maio e traversa dei friulani su tiro di De Paul.

SIRIGU E MUSSO TOP — Pronti via, e il primo spavento è per i tifosi del Toro, proprio sotto la curva Maratona: dopo appena cinque minuti una grave indecisione palla tra i piedi di Djidji regala a Pussetto l’occasione di trovarsi a tu per tu con Sirigu. Ma il numero uno granata si conferma uno dei più forti in Serie A nel ruolo: a freddo, si oppone con un autentico miracolo. La gara stenta a decollare, Nicola chiede ai suoi soprattutto compattezza, l’avvio invece non piace a Mazzarri che dalla panchina invoca più attenzione e più uscite sulle fasce. Il primo tentativo granata, di Ansaldi (al 12’), finisce sui tabelloni. Piano piano, però, il Torno guadagna campo, Lukic accende il motore consentendo di alzare il baricentro, Ansaldi (tornato nel ruolo naturale di esterno sinistro) inizia a spingere, Iago prova ad incidere sulla gara. Belotti si batte come un leone, ma non perde il “vizio” del maratona, segnalato anche da Mazzarri alla vigilia: è più presente a centrocampo che nell’area. Quando però gli capita la palla giusta, su angolo calciato da Lukic, un super Musso chiude la porta alla sua incornata (19’). Su un altro colpo di testa arriva il vantaggio granata: un minuto dopo la mezzora, Ansaldi si beve due volte Larsen, Aina (lasciato solo da Nuytinck ed Ekong che si ostacolano a vicenda) realizza di testa il suo primo gol da quando gioca in Italia.

RIGORE NON CONCESSO — Stappata, la partita si accende. E l’ultimo quarto d’ora regala le principali emozioni del primo tempo. Incassato il vantaggio di Aina, l’Udinese risponde con una punizione di De Paul sulla quale è attentissimo Sirigu (34’). Sei minuti dopo, in una delle sue incursioni in area su calcio da fermo, Izzo sfiora il vantaggio di testa. Prima Iago (41’, fermato in angolo), poi Fofana (44’, siluro sui tabelloni) sfiorano ancora il gol. Al 46’ si verifica l’episodio sul quale il Torino reclama un calcio di rigore: Belotti si lancia in contropiede, scaricando su Iago. Lo spagnolo entra in area, prova il cross ma sulla sua strada si ritrova Larsen che, in caduta, tocca la palla con il braccio destro (sensazione confermata rivedendo più volte il replay dell’azione). In presa diretta, Guida dice a Moretti e Belotti: “Per me è nulla”, come si legge chiaramente dal labiale. Con il successivo silent chek, l’arbitro al Var Aureliano conferma la decisione: niente rigore per il Toro, Mazzarri esce dal campo all’intervallo scuotendo la testa.

MAZZARRI FUORI, PENALTY UDINESE — In avvio di ripresa, il Toro spreca il colpo del k.o.: protagonista Musso su Iago lanciato da Berenguer (12’). E mentre proprio Berenguer va a calciare l’angolo, l’arbitro Guida espelle Mazzarri, al quarto allontanamento in stagione. Entrano Baselli (per Lukic), Ingelson (per Fofana), Lasagna (per Pussetto). Due minuti prima della mezzora, la Var concede un rigore all’Udinese che Guida in presa diretta non aveva assegnato. Djidji interviene da dietro su Okaka, entrando prima sulla gamba e poi sul pallone: Guida fischia subito l’angolo, poi va a rivedersi l’azione al Var ed indica il dischetto. Dagli undici metri De Paul si fa ipnotizzare da Sirigu.

DUE GOL IN FUORIGIOCO — Nel finale servono anche i centimetri di Meité (entrato al posto di Berenguer) in un Toro che si riposiziona con il 3-5-2. A sette minuti dalla fine, Lasagna beffa Sirigu, ma è in netta posizione di fuorigioco. Torino-Udinese sembra non finire mai. Così a un minuto dalla fine, Okaka gela la gente del Toro: Aina sbaglia il passaggio, e Okaka infila con un tiro dalla distanza Sirigu. Ma la posizione di Lasagna in fuorigioco, l’attaccante ostacola la visuale a Sirigu, vanifica tutto: Guida va ancora a rivedere l’episodio al replay e non convalida, battezzando la posizione di fuorigioco. C’è anche il tempo per l’espulsione di De Maio (al 53’) e il brivido con De Paul, il cui tiro è deviato da Sirigu sulla traversa (54’). Undici minuti di recupero prima del triplice fischio: passata la paura, la gente del Toro può festeggiare.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 23:51
Sassuolo-Juventus 0-3, reti di Khedira, Ronaldo ed Emre Can

I bianconeri ripartono in campionato:
la rete del tedesco apre le danze dopo un buon avvio dei neroverdi.
Nella ripresa le reti di CR7 e dell’ex Liverpool chiudono la partita



Cartolina da Reggio Emilia per Madrid. Caro Atletico, la Juve fa vedere ancora dei difetti ma lascia dei bei segnali da squadra in crescita. Intanto, il risultato: Sassuolo-Juventus 0-3, gol di Khedira, Ronaldo e Emre Can, tre fisici XL da serate di Champions. Il Napoli torna a -11 e il coro “la capolista se ne va”, sentito nel finale, riassume tutto. Poi, le sensazioni: la Juve ha ballato all’inizio e l’antico muro difensivo è tornato a creparsi, ma dopo i primi 20 minuti in qualche modo si è sistemata, ha ritrovato la solidità e i colpi dei leader, i giocatori da partite importanti. Khedira ha sbloccato la partita e ha rischiato di segnare tre volte. Ronaldo ha timbrato il 2-0 e dato a Emre l’assist per il 3-0. Soprattutto, ha aiutato tutti, anche chi non giocava: dopo il gol ha festeggiato mimando la Mask di Dybala, triste in panchina. Anche così si costruiscono le squadre.

I GOL — Rivediamoli, i gol. L’1-0 arriva giusto a metà del primo tempo. Consigli sbaglia un rinvio e non è fortunato: se ti ferisci in mare aperto, è bene sperare che non ci siano squali in zona. Purtroppo per lui, invece, la palla finisce allo squalo portoghese, il più pericoloso del mondo. Cristiano calcia, Consigli respinge ma sulla respinta c’è Khedira, altro uomo cinico, che mette in porta. Il 2-0, a 20 minuti dalla fine, invece è un colpo di testa di Cristiano su angolo su Pjanic: classico stacco da saltatore in alto di CR7. Il 3-0, arrivato nel finale, nasce da una spettacolare azione sinistra-destra chiusa da un diagonale di Emre Can.

SASSUOLO SPUNTATO — Qualche parola sui battuti. Il Sassuolo è l’insieme dei suoi passaggi. Corti, rapidi, qualche volta eccessivi, certo non casuali. Il problema di De Zerbi è passare dal possesso al pericolo, perché nei primi 20 minuti – i migliori dei neroverdi - Szczesny prende paura tre volte… e due sono occasioni piuttosto casuali. Minuto 2: una palla schizzata verso il centrocampo lancia in contropiede Berardi e Sensi, che calcia fuori col sinistro. Minuto 3: Rugani aspetta troppo un pallone di Pjanic che non arriva mai, Djuricic scippa e corre in porta. Quando prova a saltare Szczesny, il portiere polacco si tuffa e sposta la palla. Mazzoleni va a rivedere tutto in tv alla Var e decide che non c’è rigore. Minuto 15: la solita rete di passaggi porta Locatelli al tiro, Szczesny in tuffo dice che non è il caso. “Nei primi 20 minuti ci hanno preso in giro con la palla”, ha commentato Pjanic all’intervallo. Un altro complimento per De Zerbi che però, dal gol di Khedira in poi, è stato meno convincente. Ha rischiato di subire il 2-0 prima dell’intervallo, quando Khedira ha girato fuori di testa al termine di un’azione in contropiede, ed è andato davvero vicino al pareggio solo dopo 9 minuti del secondo tempo. Venti secondi folli. La Juve si è fatta trovare scoperta su un angolo in attacco, Locatelli ha visto l’opportunità e ha lanciato nello spazio. Il rinvio sbagliato di Szczesny ha finito per liberare Berardi, che da 40 metri però ha calciato leggermente fuori a porta vuota. Tiri nello specchio in 90’: due. Pochini.

JUVE IN CRESCITA — Allegri invece torna a casa con una buona notizia per Madrid: la Juve del secondo tempo è stata migliore di quella del primo. Prima del 2-0, ha rischiato di segnare due volte in tre minuti. Khedira e Bernardeschi al 19’ hanno fatto sfilare una sponda di Mandzukic che meritava trattamento più adeguato, mentre De Sciglio al 21’ ha calciato col destro dal limite dell’area, senza avversari intorno: tiro niente male, solo appena largo. Il gol, poco dopo, ha sostanzialmente chiuso la serata agonistica e aperto le richieste di una parte dello stadio, che ha chiesto ad Allegri di vedere Dybala. Max ha accontentato tutti a 10 minuti dalla fine, Paulo ha partecipato al 3-0 e forse ha pensato che in questa Juve non può non stare bene anche lui. Venerdì sera, contro il Frosinone, la prova generale. Tra dieci giorni, a Madrid, la risposta.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 23:55
Milan-Cagliari 3-0: autorete di Ceppitelli, gol di Paquetà e Piatek

I rossoneri si riprendono il quarto posto in classifica che vale la qualificazione in Champions.
Sardi dominati, ma pericolosi con la traversa di Joao Pedro



Gli appassionati di calcio non prendano impegni per il prossimo sabato sera: a Bergamo due tra le squadre più in salute del campionato di Serie A si giocheranno una fetta di Champions, una contro l'altra. Già, perché la bella Atalanta di Gasperini ora è avvisata: anche questo Milan non è niente male. Doveva vincere, il Diavolo, per rispondere ai nerazzurri, a Roma e Lazio, concorrenti per un posto tra le big d'Europa, e contro-sorpassare al quarto posto, e vittoria è stata: un 3-0 sul Cagliari rotondo come non se ne vedevano da un po' a San Siro, nel segno di Suso, stella già affermata in rossonero, e della coppia Paquetà-Piatek, il nuovo che avanza luccicando. Il Milan sta bene ed è troppo per questo Cagliari decimato dagli infortuni (Birsa, Castro, Thereau) e timido: a Maran, che ne ha vinta solo una nelle ultime 13, serve presto una scossa perché i punti di vantaggio sulla terzultima sono appena tre.

PARTENZA SUPER — Nell'1-1 dell'andata, il Milan aveva rischiato di affondare giocando un inizio da incubo. Memore forse di quei venti minuti in apnea, la banda Gattuso stasera ha azzannato la partita sin da subito: supremazia sulle fasce, in mezzo e davanti, dove Piatek si muove da regista offensivo smistando palloni per gli esterni del tridente. Ed è da quelle parti che i rossoneri passano: Cragno salva su Calhanoglu dopo 8 minuti e ci riprova sul sinistro a giro di Suso al 13', ma la palla sbatte sul corpo di Ceppitelli e la gara si sblocca. Il Milan va sul velluto, la catena destra con un Calabria in serata di grazia apre varchi allo spagnolo e a Kessie, poi il terzino scodella per Paquetà sul secondo palo: mancino al volo e 2-0, San Siro esplode per il primo gol del brasiliano che alza gli occhi al cielo e dedica la rete alle vittime della tragedia al centro giovanile del Flamengo. "È un momento difficile per me, ho vissuto anni in quel convitto", dirà. I gattusiani sono padroni del campo e il Cagliari pecca di leggerezza in fase di impostazione, come quando Ceppitelli (sempre lui) imbecca Piatek con un retropassaggio folle e lo manda solo davanti a Cragno: il Pistolero è un po' meno glaciale del solito e cerca un colpo sotto che il portiere rossoblù intercetta. Il super riflesso di Donnarumma al 27' sul colpo di testa di Joao Pedro è l'unico brivido rossonero del primo tempo e vale da promemoria: Gigio c'è anche stasera.

ANCORA PIATEK — La ripresa si apre nuovamente con i tentativi di Calha, che non inquadra il bersaglio per due volte nel giro di dieci minuti: l'ossessione del gol tormenterà il turco fino al momento della sostituzione con Borini al 77'. Al 60' il Cagliari spreca il più gigantesco dei bonus: Joao Pedro – l'attacco rossoblù è solo lui, perché Pavoletti lì accanto è un fantasma – impegna Gigio a un altro guizzo ma sul tap-in, con il portiere rossonero ancora giù, centra una traversa surreale a porta vuota. E il Milan punisce 2 minuti dopo con Piatek: Calhanoglu si fa clamorosamente beffare da Cragno in uscita, ma il polacco raccoglie la palla vagante e imbuca facendola passare tra le gambe di Pisacane. Siamo a 4 gol in 4 partite, medie mostruose. Chiusa la gara, il Diavolo si gode gli applausi (per Piatek e Calabria, che lasciano il posto ai panchinari di ultra-lusso Cutrone e Conti) e i cori dei 45mila del Meazza (ne segnaliamo uno nuovo per Bakayoko). Ci sarebbe anche il tempo per il poker e per un vero gol di Suso, ma lo spagnolo sciupa all'80'. Ai tifosi va benissimo così, c'è da tenere in serbo qualche colpo per sabato prossimo.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 febbraio 2019 23:56
SERIE A 2018/2019 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

07/02/2019
Lazio - Empoli 1-0
08/02/2019
Chievo - Roma 0-3
09/02/2019
Fiorentina - Napoli 0-0
Parma - Inter 0-1
10/02/2019
Bologna - Genoa 1-1
Atalanta - Spal 2-1
Sampdoria - Frosinone 0-1
Torino - Udinese 1-0
Sassuolo - Juventus 0-3
Milan - Cagliari 3-0

Classifica
1) Juventus punti 63;
2) Napoli punti 52;
3) Inter punti 43;
4) Milan punti 39;
5) Atalanta, Roma e Lazio punti 38;
8) Torino punti 34;
9) Sampdoria punti 33;
10) Fiorentina punti 32;
11) Sassuolo punti 30;
12) Parma punti 29;
13) Genoa punti 25;
14) Spal punti 22;
15) Cagliari punti 21;
16) Udinese punti 19;
17) Bologna e Empoli punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 9.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 16 febbraio 2019 14:22
Juventus-Frosinone 3-0: Dybala, Bonucci e CR7 per il tris bianconero

Anticipo sul velluto per i campioni d'Italia, che chiudono la pratica
già in avvio di gara con un gran gol della Joya e la zampata di Bonucci.
Nella ripresa altro timbro per Ronaldo (rete numero 19 in campionato)



Il Frosinone è l’avversario ideale se vuoi 3 punti comodi a 5 giorni dalla prima partita davvero importante della stagione. La Juventus affronta l’avversario con la serietà chiesta da Allegri e chiude la pratica dopo 17’, con un comodissimo 3-0 che avvicina i fatidici 90 punti, indicati qualche settimana fa dal tecnico come la quota scudetto. Mancano 8 vittorie per arrivarci: il traguardo non è lontano.

SOLO BUONE NOTIZIE — La prima è il meraviglioso gol di Paulo Dybala, un sinistro all’incrocio dei pali che indirizza la partita dopo 6’. Il migliore in campo trova un gol dei suoi e segna con in campo contemporaneamente Cristiano Ronaldo e Mandzukic. La condizione fisica è buona, il morale alto: gli exit-poll per una maglia da titolare in vista dell’Atletico Madrid tornano a strizzargli l’occhio. Molto positivo anche il rodaggio di Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini, al rientro dai rispettivi infortuni. Leo ha addirittura trovato il gol del 2-0, un facile tap-in dopo la respinta di Sportiello su Mandzukic. La coppia centrale di Allegri è pronta per Griezmann e Morata, mentre Cristiano Ronaldo col destro del 3-0 consolida il primato nella classifica marcatori. Curiosità: per la prima volta lui e Dybala hanno segnato insieme nella stessa partita.

IL FROSINONE — La squadra di Baroni è stata brava a evitare la goleada: prendere gol al pronti-via poteva essere pericolosissimo. Camillo Ciano si conferma il giocatore da cui passerà il tentativo di impresa-salvezza: attaccante arrivato troppo tardi nel calcio che conta, è riuscito anche a spaventare l’inoperoso Szczesny con un paio di punizioni.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 16 febbraio 2019 23:54
Cagliari-Parma 2-1: doppio Pavoletti, rimonta vincente dei sardi

Il gol di Kucka nel primo tempo illude gli emiliani, che nella ripresa subiscono il ritorno dei rossoblù.
Decisiva la doppietta del bomber toscano. Espulso Joao Pedro nel finale



L'incubo è finito, il Cagliari torna alla vittoria che mancava dal 26 dicembre quando i sardi superarono qui il Genoa. E' Leonardo Pavoletti l'uomo della provvidenza, lui firma il successo più importante, ma è anche il successo di Rolando Maran che con una squadra ridotta ai minimi termini, costretto a gettare nella mischia pure il giovane bulgaro Despodov, ribalta una partita che sembrava persa dopo il colpo di testa di Kucka. Al Parma non riesce il colpo della sesta vittoria esterna. Ma sarebbe stato troppo. Il Cagliari, davvero disperato, vince con il bomber (nove gol in campionato), ma mette "anema e core", quel che il pubblico, rumoroso e polemico con la dirigenza, chiedeva a una squadra che stava per inabissarsi. Ora Maran respira anche se pagherà altri conti alla sfortuna perché perderà il terzino sinistro Luca Pellegrini (uscito col ginocchio a pezzi) e a Genova non avrà sicuramente Joao Pedro che, dopo un giallo per fallo su un avversario, ha completato l'opera facendosi espellere per proteste.

PRIMO TEMPO — La partita parte con uno stadio che torna ad essere pieno. Maran decide di lasciare ancora fuori il croato Srna, sempre più in difficoltà, riporta Padoin al ruolo di terzino a destra col giovane Luca Pellegrini a sinistra in rampa di lancio. In mezzo c'è Deiola che dovrebbe avergli detto del Parma capace di vincere cinque volte fuori casa prima di questa sfida. Barella giostra e corre dietro Pavoletti e Joao. D'Aversa sistema, come previsto, un altro ex cagliaritano, il trentottenne Gobbi, dietro a sinistra. Davanti le frecce Gervinho e Biabiany accompagnano Inglese che è un pericolo costante. Il tifo rossoblù chiede vittoria e attributi e il Cagliari comincia spingendo con Pellegrini che è l'uomo in più. L'occasione migliore capita a Deiola su uno spunto nato dall'insistenza di Pellegrini ma Sepe è pronto con i pugni. Ma dopo 23' proprio l'ex romanista su un recupero in scivolata ci rimette il ginocchio destro e dopo 5' deve uscire. Entra il greco Lykogiannis (Srna bocciato?), ma, dopo che Cigarini, bravo a uscire e a capire dove mandare la palla, becca il solito giallo per fallo su Stulac, il Parma passa: cross di Gobbi sulla sinistra, Kucka salta più alto di tutti e sorprende Cragno al quale non riesce il colpo di reni. E' un colpo al Cagliari che aveva spinto di più contro un Parma che gioca sempre allo stesso modo: tutti dietro e pronti a ripartire, soprattutto con Gervinho, sul quale però i raddoppi funzionano. Stavolta l'ivoriano non punge, anche perché Ceppitelli e un super Pisacane sono molto vigili. Sempre. Ma al riposo il Parma va in in vantaggio felice, il Cagliari triste, sepolto dai fischi.

SECONDO TEMPO — Il Cagliari è disperato, deve provare a ribaltarla. Deiola prende il giallo e poco dopo finisce la sua gara. Maran prova subito la carta del bulgaro Despodov, al debutto in casa, portandolo accanto a Pavoletti e ridando a Joao Pedro il ruolo di trequarti. La Nord continua a contestare Giulini. Ma il Parma per poco non raddoppia, cross di Biabiany e Inglese mette fuori di poco. Barella non ci sta, mette tutto quel che ha, pesca Joao in area che di testa spedisce fuori. Ma due minuti dopo (21') il Cagliari guadagna una punizione che il solito Cigarini, piedi ottimi e scelte azzeccate (nonostante qualche passaggio sbagliato di troppo) mette in mezzo, bella torre di Ceppitelli e Pavoletti la spinge dentro regalando il pareggio. E' bagarre piena perché il Parma non molla mai e guadagna calci d'angolo in serie. Ma è la magia di Barella che dalla sinistra fa una cosa straordinaria crossando un pallone perfetto per Pavoletti che riscopre la testina d'oro e fulmina Sepe. Il Cagliari finisce in rosso per l'espulsione di Joao Pedro (evitabile) per proteste dopo un giallo. Ma la gara è ribaltata, l'incubo è finito e alla Sardegna Arena può partire la musica a palla.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 16 febbraio 2019 23:58
Atalanta-Milan 1-3: doppietta di Piatek e
Calhanoglu gol, dopo la rete di Freuler

I rossoneri salgono a 42 punti, appena una lunghezza sotto l'Inter
terza in classifica, impegnata domenica alle 18 contro la Sampdoria


Indiavolato al punto giusto, pratico e cattivo come solo le big sanno essere, e con un interruttore al centro dell'area che accende la maturità da Champions di tutta la squadra e spegne le certezze delle rivali dirette: questo è il Milan di oggi, un Milan che alza la voce nella sfida da quarto posto in casa dell'Atalanta e allunga sui nerazzurri, si piazza a un punto dall'Inter terza in attesa di sapere come risponderanno gli uomini di Spalletti domani contro la Samp. Il 3-1 con cui i rossoneri si impadroniscono del big match di Bergamo spazzando via il tabù-Dea (l'ultimo successo da queste parti risaliva al maggio 2015) è una prova di forza e di crescita di tutto il gruppo: il Milan va sotto e soffre, poi la ribalta e la congela a cavallo tra i due tempi grazie alla doppietta di Piatek (17 gol in A, 25 in stagione) e al gol del ritrovato Calhanoglu.

SEGNALI — Oltre che brillare come un gioiello sfoggiato in una serata di gala, il piatto sinistro al volo (su cross di Rodriguez) con cui il polacco agguanta il pareggio rossonero è un segnale forte e chiaro: c'era un Milan prima e dopo di lui. Quello senza Pistolero sarebbe probabilmente colato a picco sotto i colpi di un'Atalanta bella e determinata, che come un diesel carbura lungo il primo tempo, sblocca al 33' con Freuler – male Donnarumma, che si fa sorprendere da un tiro su cui era in traiettoria − e azzanna il Diavolo ai fianchi, lasciandosi ispirare dai giochi di prestigio di Ilicic sulla destra; quello "Piatekizzato" invece resiste e agguanta il pareggio nell'unico minuto di recupero concesso da Pasqua: 6 gol in 5 presenze e altro centro al primo tiro nello specchio, ritmi mostruosi.

MESSAGGI — I segnali del primo tempo diventano messaggi in un avvio di ripresa raramente giocato dal Milan con l'intensità messa in campo stasera a Bergamo: in 16 minuti i gattusiani correggono due difetti atavici − l'astinenza di Calhanoglu in campionato, che durava dallo scorso maggio, e il gol di testa, non esattamente la specialità della casa visto che l'unico lo aveva segnato Cutrone alla Sampdoria – e ammazzano la partita, avvisando l'Atalanta e le altre rivali nella corsa Champions che Romagnoli e compagni sono diventati grandi. Ci sarà da lavorare duro per scalzare questo Diavolo dal quarto posto.


UNO-DUE — Calha ribalta il risultato al 10', raccogliendo una respinta di Hateboer e indirizzando nell'angolino con un rasoterra forte e preciso: la balistica tanto invocata da Gattuso si materializza in una delle sfide più importanti della stagione e la montagna rossonera che sovrasta Hakan a bordocampo è la dimostrazione di quanto tutta la squadra aspettasse il gol del suo 10. Il turco ci mette del suo anche nel 3-1 di 6 minuti dopo, battendo il corner che sorprende Berisha ma non Piatek, che alza di un'altra tacca le sue medie da marziano. Il resto è ordinaria amministrazione, con i nerazzurri che provano a ritrovare il filo di una gara che hanno avuto in pugno fino allo scadere del primo tempo, senza però riuscire a raddrizzarla (Zapata non la vede mai, Gomez si ferma a un tiro fuori): il Milan nel frattempo è diventato cinico, come si addice alle grandi squadre.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 febbraio 2019 19:06
Serie A, Spal-Fiorentina 1-4:
gol e polemiche, Var protagonista

Succede tutto nella ripresa, sull’1-1 Pairetto annulla
un gol ai padroni di casa e concede un rigore ai viola.
Poi la formazione di Pioli dilaga e conquista i tre punti



Non è playstation. È la Var. Spal e ferraresi furibondi, Fiorentina che completa il suo nono risultato utile di fila in trasferta andando a vincere con ribaltone tecnico e tecnologico, quello scelto da Mazzoleni alla Var e decretato da Pairetto sul campo. Succede tutto fra il 26’ e il 32’ della ripresa: Chiesa vola a sinistra e viene contrastato da Felipe, per l’arbitro non c’è niente da segnalare e l’azione prosegue fino ad arrivare a Fares che crossa per il 2-1 di Valoti. La Spal, a quel punto, sogna di poter tornare alla vittoria dopo 5 mesi e invece no: Pioli sbraita nella sua area tecnica e intanto Mazzoleni chiama Pairetto a riguardarsi quell’azione Felipe-Chiesa. Tre minuti di consultazione video (e no) ed ecco assegnato il rigore: dagli spalti urlano “vergogna”, Veretout va sul dischetto ed è 1-2 quando fino a un minuto prima era 2-1. Mai ribaltamento fu più tecnologico. In più, a Spal avvilita per il mancato risultato, ci si mette anche Cholito Simeone: Giovanni, subentrato da poco a Benassi, vola in contropiede e fa 1-3. Il Mazza è in subbuglio e la Fiorentina chiude tutto con l’1-4 di Gerson. Un tecno-ribaltone, anche.

TRAVERSA E LAZZARI — La storia del match? Questa: la Fiorentina lascia in panchina Simeone e cerca di sfruttare l’onda da trasferta (8 risultati utili, 2 vittorie e 6 pareggi) infilando Gerson assieme a Chiesa (capitano al posto di Pezzella) e Muriel. Semplici cerca il definitivo sblocco dal Girone infernale: non vince in casa dal 17 settembre, 5 mesi esatti, e decide di affidarsi alla coppia regina Antenucci-Petagna. E proprio nell’ultima vittoria ci fu la doppietta dell’ex Atalanta che apre la partita dopo fiammate decisissime (oltre che una traversa di Muriel, gol più sbagliato che no) della Fiorentina che era andata vicina al gol anche con Veretout: bravissimo Antenucci a sfruttare un’indecisione di Vitor Hugo, palla recuperata sul fondocampo di destra e rimessa in mezzo per Valdifiori, potta di piatto, Lafont ribatte e Petagna è lì a ribadire di sinistro.
Il vantaggio spallino era arrivato dopo una non piacevole notizia: al 12’, Lazzari aveva dovuto abbandonare per un problema ai flessori dopo aver bloccato un contropiede di Chiesa; Semplici, in virtù di quel k.o. dell’uomo più rappresentativo, era passato al 4-5-1 dando un volto offensivo alla sua Spal con Antenucci lasciato in mezzo alla linea d’attacco, Petagna e Kurtic larghi per compattare e ripartire.

DISCUSSIONI — Insomma: per buona parte del primo tempo c’è stata molta Fiorentina, rimasta basita per il vantaggio spallino. Dieci minuti dopo però, dai e ridai, angolo su angolo e batti ribatti, Biraghi ha dato una palla comoda a Fernandes che da fuori area ha infilato l’1-1 (il suo secondo gol in trasferta) con botta secca che ha tramortito Viviano. Primo tempo vero e serio ed elettrico, con 5 ammoniti, una traversa e un infortunato: partita giocata.E la ripresa? Vive di folate sempre viola fino ai minuti del fattaccio: il “Mazza” ad ogni caduta di un giocatore viola grida “E’ rigore”, dopo il triplice fischio Kurtic vuole andare da Pairetto ad applaudirlo ma viene fermato. La rabbia ferrarese è evidente, la Fiorentina stravince, esonda, rivede la porta dell’Europa anche grazie alla Var che ha annullato il gol di Valoti del 2-1 e dato il rigore (parso netto) dell’1-2 di Veretout. E le discussioni sono appena cominciate.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 febbraio 2019 19:10
Serie A, Empoli-Sassuolo 3-0.
I padroni di casa tornano a vincere

Krunic, Acquah e Farias firmano le reti della vittoria.
Emiliani poco incisivi. Uno splendido Dragowski neutralizza le poche occasioni



L’Empoli chiude la sua lunga striscia negativa battendo con un netto 3 a 0 il Sassuolo. Per la squadra di Iachini è il primo successo nel 2019. Tre punti preziosi nella delicata lotta salvezza. Grande protagonista Krunic autore di un gol da copertina ma positive anche le prove di Farias e Bennacer. Deludente invece la prestazione della formazione di De Zerbi. Mai in partita. Il Sassuolo fatica fin dai primi minuti e la squadra di Iachini ne approfitta. L’Empoli va vicino al gol con Krunic che centra in pieno la traversa dopo un perfetto tocco di Di Lorenzo. Il centrocampista bosniaco non sbaglia la mira al 34’. Krunic parte dalla propria metà campo. Brucia metri di campo e avversari, entra in area e beffa Consigli con un delizioso tocco. Una vera magia. Il Sassuolo non riesce ad accendersi. Neppure dopo lo svantaggio. L’Empoli, invece, non alza il piede dall’acceleratore e raddoppia al 37’. Farias dal fondo trova Acquah che beffa Consigli. Un uno-due micidiale. De Zerbi invita la sua squadra a svegliarsi. E in chiusura di tempo arrivare il primo lampo con Sensi che centra il palo. Ma l’azione era ferma per fuorigioco di Babacar.

SECONDO TEMPO — Il tecnico del Sassuolo inserisce all'inizio del secondo tempo Berardi e Bourabia. Ma gli emiliani trotterellano senza ispirazione. Babacar arriva in ritardo su un paio di traversoni interessanti. Facendo innervosire De Zerbi. È un Sassuolo con poca fame e poca voglia. L'Empoli invece ogni volta che parte in contropiede crea situazioni di pericolo. Al 15' arriva il terzo gol degli azzurri. Delizioso l'assist di Bennacer per Farias che controlla, entra in area e batte Consigli. Una ripartenza da manuale. Iachini sul 3 a 0 concede spazio anche a qualche panchinaro. Spazio, quindi a La Gumina, assente dalla partita contro l’Inter dove accusò un fastidio muscolare. Il Sassuolo sfiora il gol della bandiera con Locatelli. Dragowski è attento e devia in angolo. Positivo anche il comportamento del portiere polacco arrivato nel mercato invernale dalla Fiorentina. L’Empoli chiude la gara senza subire gol. Non succedeva da venti partite.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 febbraio 2019 19:14
Serie A, Genoa-Lazio 2-1: Badelj apre,
Sanabria e Criscito la ribaltano

I rossoblù ribaltano l’iniziale vantaggio di Badelj e
conquistano una vittoria importantissima in chiave salvezza



Criscito all’ultimo respiro e il Genoa va in paradiso. La squadra di Prandelli vince di rimonta al termine di una partita in cui le due squadre alternano reciprocamente momenti di sofferenza ad altri di dominio. Il pareggio sarebbe stato più giusto, anche perché la Lazio soccombe solo alla fine e dopo aver perso per infortunio un altro giocatore ancora, Radu. Ma il Genoa viene premiato per la sua capacità di restare sempre in partita e di credere fino in fondo ad una vittoria che le consente di tenere a debita distanza la zona calda. Esulta la formazione di casa ed esulta soprattutto il suo allenatore Prandelli che consuma la sua rivincita su Lotito che tre anni fa lo contattò per allenare la Lazio ma poi lo scartò.

IL GRAFFIO DI BADELJ — La prima mezzora scivola via senza che nessuna delle sue squadre riesca a piazzarsi al centro del ring. E’ una lunga fase di studio in cui la palla staziona quasi sempre a centrocampo e i due portieri restano inoperosi. Il Genoa fa molta densità in mezzo, attacca i portatori di palla biancocelesti e così la squadra di Inzaghi non riesce a sviluppare il suo consueto gioco. Per i romani pesano anche le assenze: i titolari fermi ai box sono cinque, nove gli indisponibili. C’è però Immobile, che rientra dopo aver saltato le ultime due partite. Con tante assenze Lazio comprensibilmente guardinga, ma anche il Genoa non si lancia all’arrembaggio. Il 4-3-3 di Prandelli è raccolto e prevede continui scambi di fascia tra Kouame e Lazovic. Col passare dei minuti i padroni di casa salgono di ritmo e acquisiscono maggiore convinzione. E nell’ultimo quarto d’ora si rendono pure molto pericolosi dalle parti di Strakosha. Il portiere della Lazio è chiamato ad interventi non facili prima su Lerager (30’), quindi su Sanabria (34’) e successivamente viene graziato dallo stesso Sanabria che spara alto da buona posizione (41’). Tre ottime opportunità non sfruttate e, come spesso capita nel calcio, pagate a caro prezzo dai genoani. Perché a un minuto dall’intervallo a passare in vantaggio è la Lazio. Badelj lavora molto bene una palla sul limite dell’area, chiede ed ottiene il triangolo da Immobile ed una volta davanti a Radu lo fredda con un piatto destro. La squadra di Inzaghi passa alla prima vera occasione, perché le opportunità avute in precedenza da Correa e Marusic (entrambe sprecate male) sarebbero comunque state vanificate dalle rispettive posizioni di fuorigioco.

SANABRIA E CRISCITO RIBALTANO — Nell’intervallo Prandelli toglie Lazovic, mette dentro Bessa e passa al 4-3-1-2, col nuovo entrato che giostra da trequartista. La mossa però, almeno inizialmente, non produce grandi cambiamenti. Anzi, è la Lazio a sfiorare il raddoppio con Correa che, servito da Immobile, mira l’angolino, ma Radu ci arriva. Poi è Badelj a sfiorare la doppietta con una girata al volo dal limite dell’area che si stampa sulla traversa. Al Genoa serve un’altra sostituzione per cambiare davvero l’inerzia della partita. E’ quella che Prandelli fa successivamente mettendo Pandev al posto di Radovanovic. Il macedone si piazza dietro le punte e Bessa scala a centrocampo. A mutare il corso degli eventi sono però pure i cambi di Inzaghi che indeboliscono ulteriormente una Lazio già incerottata. Immobile (non ancora al meglio) deve lasciare il campo a Caicedo, Romulo a Leiva e poi soprattutto Radu (nuovo infortunato) esce per il debuttante Jordao. Il tecnico della Lazio è costretto a ridisegnare la squadra con Leiva che va a fare il centrale difensivo con Acerbi che scivola sul centro-sinistra della retroguardia. Troppi spostamenti (tutti necessari peraltro) che fanno perdere la bussola ai biancocelesti. Il Genoa ha il pregio di capire il momento di sbandamento ed affonda senza pietà. Il pari arriva alla mezzora con Sanabria che, sugli sviluppi di un angolo di Criscito corretto di testa da Zukanovic, anticipa Caicedo e Leiva e beffa Strakosha. La squadra di casa sa che a quel punto ha la partita in pugno e non si ferma. Va vicina al gol del sorpasso prima con Pandev e poi con Biraschi. E quando l’1-1 sembra ormai scritto il 2-1 lo trova al 3’ di recupero con una conclusione dal limite del capitano Criscito. Per il tripudio di Marassi.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:19.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com