Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

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binariomorto
00sabato 10 novembre 2018 23:52
Serie A, Frosinone-Fiorentina 1-1: gol di Benassi e Pinamonti

Ennesimo stop per la Viola che non vince da cinque partite.
Per i ciociari quarta gara senza subire sconfitte



Il tempo si incaricherà di chiarire se sarà scalata o meno verso le zone tranquille della classifica, ma intanto il Frosinone dimostra ancora una volta di possedere un carattere d’acciaio riprendendo la Fiorentina nei titoli di coda con un gol capolavoro di Pinamonti (destro all’incrocio dei pali, secondo centro in Serie A e secondo da subentrato), quando ormai i viola pensavano di aver ormeggiato in porto i 3 punti. Ed invece no: il giovane attaccante ex Inter inchioda i viola al quarto 1-1 di fila in campionato dopo l’acuto illusorio di Benassi in avvio di ripresa, alla quinta rete in campionato, in fondo ad un match di terribile intensità.

NIENTE PENALIZZAZIONE — Nella sera in cui il Frosinone festeggia le nozze d’oro con la Serie A (50esima gara nel massimo campionato) e archivia senza penalizzazioni la querelle col Palermo relativa alla finale di ritorno dei playoff di Serie B (la Corte Sportiva d’Appello ha rigettato ieri l’istanza del club siciliano e inflitto ai ciociari, difesi dall’avvocato Mattia Grassani, un’ulteriore ammenda di 25mila euro), il confronto con i viola è subito ispirato alla costante ricerca del gol da parte di entrambi i contendenti. Dopo un’occasione in avvio sprecata da Zampano, è l’ex Sportiello a salire in cattedra stoppando al 14’ Simeone col piede sinistro in spaccata e Biraghi al 21’ in tuffo da calcio piazzato. I ciociari si ridestano al 33’ con un colpo di testa di Capuano che attraversa tutta l’area di rigore e si perde sul fondo, poi è dominio Fiorentina: Beghetto, spinto da dietro da Pjaca in area, colpisce al 38’ il palo della sua porta alla destra di Sportiello (reattivo 2’ prima su Pjaca) sfiorando il clamoroso autogol. E nel finale di tempo Benassi lascia partire un destro dal limite dell’area e il pallone fa la barba al palo.

SPALLE LARGHE — Il secondo tempo mantiene ciò che i primi 45’ promettevano, almeno dal punto di vista viola: è Benassi l’uomo della svolta, sua la firma sul gol che schioda lo 0-0. Il colpo di spalla del centrocampista sul cross di Chiesa disorienta Sportiello, preso in contropiede nell’occasione, ed è l’ennesima rete incassata dal Frosinone dopo l’intervallo. La partita divampa e i ritmi resteranno altissimi fino alla fine. Longo le prova tutte passando al 3-5-2 con Pinamonti e Cassata in campo. E dopo aver rischiato di sprofondare, per colpa anche dello scarso cinismo degli attaccanti ospiti sottoporta, i leoni ciociari trovano il pari quasi al fotofinish con il destro irresistibile proprio dell’ex interista "gran riserva". Lafont non può nulla, la Fiorentina rafforza la poco lusinghiera leadership di squadra che ha perso più punti da situazione di vantaggio in questa Serie A (10), lo Stirpe viene giù per la felicità e i giallazzurri vanno a dormire con un punto in più sull’Empoli.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 10 novembre 2018 23:56
Serie A, Torino-Parma 1-2: in gol Gervinho, Inglese e Baselli

I granata interrompono la loro striscia di imbattibilità che durava da sei partite.
Ritorno al successo per i gialloblù che non vincevano da più di un mese



È un Parma che inizia a sognare l’Europa quello che sbanca questo pomeriggio il Grande Torino. D’Aversa porta a casa la terza vittoria in trasferta della sua stagione, trascinato da un Gervinho in condizione strepitosa, e irrompe con 17 punti nel mischione delle squadre che lottano per l’Europa League. Il Toro s’inceppa proprio sul più bello: la squadra di Mazzarri non supera l’esame di maturità dopo il blitz in casa della Sampdoria. E mostra un passo indietro netto sul piano del gioco.

IL GRANDE INCUBO — Alla vigilia, il grande incubo di Mazzarri si concentrava sul rischio di un rilassamento di questo Toro dopo l’esaltante vittoria del Ferraris contro la Sampdoria. E i segnali che le paure del tecnico non fossero del tutto infondate arrivano pochi minuti dopo il fischio: centottanta secondi, e già una botta di Gervinho spaventa (e non poco) Sirigu. Bastano una decina di minuti per capire che il Parma tiene il campo, mentre il Toro è troppo compassato per essere vero: la fotocopia alla lontanissima (e sbiadita) della squadra aggressiva e propositiva vista contro la Fiorentina e la Sampdoria. Che sia rilassamento è difficile dirlo, ma sicuramente da parte del Toro c’è un deficit evidente di approccio. D’Aversa disegna un Parma ordinato, sorprendendo tutti con la posizione di Scozzarella in mezzo al centrocampo, con accanto Barillà e Grassi, attentissimi in tutte le fasi. Puntuale e preciso: in avvio, il Parma approfitta di un Toro in evidente crisi di identità e gli riesce praticamente tutto.

INGLESE ALLA IBRA — Parlava ieri di “mentalità” Mazzarri nel presentare la partita. E forse anche dal pasticcio che combinano dopo nove minuti Izzo e Nkoulou si capisce che non erano certo queste le conferme di cui era alla ricerca il tecnico granata: i due difensori firmano una frittata da “Gollonzo”, per Gervinho è un gioco da ragazzi bucare Sirigu da due passi (è il suo quarto gol in questa Serie A). Andato sotto, però il Toro non si scuote: Baselli ci prova con un sinistro (al 19’), ma la conclusione nasce male e finisce peggio. Un minuto dopo c’è un tocco di spalla di Djidji in area su cross di Barillà: l’arbitro Massa rivede l’episodio al Var dal campo e, giustamente, non assegna il rigore. Ma il pomeriggio da incubo del Toro continua, e si arriva al 25’ quando cade il raddoppio degli emiliani: Gagliolo in corsa produce l’assist perfetto per Inglese, la giocata in acrobazia, alla Ibrahimovic, del centravanti è da applausi: vale lo 0-2 e il suo terzo gol in campionato. Alla mezzora, addirittura, serve un ottimo Sirigu per evitare che Biabiany piazzi il tris: Toro non pervenuto, Parma padrone al Grande Torino.

EPISODI — Gli episodi possono cambiare l’inerzia di una gara: capita con la rasoiata di Baselli, storia del 37’, con la quale risolve una mischia in area. Più col cuore, meno col gioco, il Toro rientra in partita e da qui all’intervallo si vede una squadra diversa: sfiora il pari con De Silvestri (al 42’) e chiede l’espulsione di Gagliolo un minuto dopo quando atterra De Silvestri lanciato in porta al limite dell’area (ma fuori). Il fallo è netto, per Massa invece non c’è nulla: né punizione, né sanzione disciplinare. Anche dopo aver rivisto le immagini in tv, è confermata la sensazione del campo: il fallo c’era, da valutare se era chiara occasione da rete.

TRAVERSA GIALLOBLU — Al rientro dagli spogliatoi, Mazzarri si gioca dopo due minuti la carta Zaza (per Djidji) e al 13’ anche Berenguer (per Soriano) passando a un 4-2-4 super offensivo. Il Toro ci mette più voglia, il Parma si difende concedendo pochissimo e spreca (al 9’) in contropiede l’occasione che può chiudere i conti: Gervinho parte a campo aperto su un errore a centrocampo di Belotti, ma la traversa ferma Inglese. L’equazione tanti attaccanti più occasioni non calza a questo Toro, pericoloso solo con due colpi di testa (di Belotti e Zaza). Aiutato anche dagli ingressi di Gazzola, Ceravolo e Deiola, il Parma mette in cassaforte il vantaggio. Rincon si becca un’ammonizione (era diffidato, andrà in squalifica), dentro nel finale anche Parigini. Il Toro chiude con cinque attaccanti, ma è il Parma ad avere ancora due occasioni a ridosso del recupero, entrambe con Gagliolo: Sirigu evita che il passivo diventi più pesante.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 00:07
Serie A, Spal-Cagliari 2-2:
Pavoletti e Ionita firmano la rimonta dei sardi

Petagna e Antenucci aprono la strada ai ferraresi che poi subiscono il ritorno della squadra di Maran:
Pavoletti e Ionita firmano il pareggio



Finisce pari, 2-2. Ed è giusto così. La Spal scaccia gli incubi. Prende un punto dopo che in 7 partite ne aveva fatti solo tre a Roma, il Cagliari si conferma solido e concreto. E dopo aver pareggiato a Firenze e fatto un figurone allo Stadium con la Juve, esce indenne anche dal Mazza. Rimonta uno svantaggio di due gol col solito Pavoletti (fresco d'azzurro e sesto gol) e con Ionita che trova lo spiraglio giusto per battere Gomis Sun bel cross di Padoin. Ma la Spal recrimina, rosica, esce scontenta. Semplici nella ripresa, dopo aver raddoppiato con il solito ottimo Antenucci la rete del primo tempo di Petagna (quarto centro) vede uscire per infortunio prima Felipe (schiena bloccata) e Vicari (botta) e con una difesa rabberciata (Bonifazi e Simic) , pur con l'ottimo Cionek non regge l'urto del Cagliari che aveva subito il raddoppio nel momento di maggior pressione.

PRIMO TEMPO — La partita comincia con qualche sorpresa: Semplici cambia ancora in porta, stavolta tocca a Gomis e sta a guardare Milinkovic-Savic. Maran non cambia i croati Srna e Bradaric, ma cambia al centro della difesa dove Romagna ritrova il posto con Pisacane che si accomoda in panchina. Ma la partenza a razzo dei ferraresi brucia il Cagliari che a Torino aveva preso gol dopo un minuto, stavolta lo becca dopo due e mezzo. Antenucci pesca Lazzari a destra che mette al centro dove Petagna è solo a centro area. Colpisce di testa e la deviazione di Srna è ininfluente. E' l'ennesima falsa partenza del Cagliari che per la quinta volta becca il gol nei primi 20, la quarta nei primi 14'. Il Cagliari è nervoso, accusa il colpo, ne fa le spese Barella che sbaglia a farsi ammonire per proteste dopo 8' per la richiesta del VAR su un contatto peraltro fuori area. Dopo 12' la Spal potrebbe chiuderla: crossa Fares, respinge Ceppitelli, ma su Petagna che colpisce ma trova lo straordinario Cragno a ribattere. Giallo anche per Castro. Maran passa al 4-4-2 per coprire meglio le spalle ai terzini e il Cagliari comincia a giocare, il suo possesso è più concreto e Barella pesca Joao Pedro che calcia fuori. Anche la Spal cade in fallo co Valdifiori e Felipe. Il Cagliari potrebbe protestare per un fuorigioco molto dubbio di JP10 lanciato in porta. Ma è ancora Antenucci che pesca nuovamente Lazzari a destra, ma l'esterno sciupa male.

SECONDO TEMPO — Si torna in campo con il Cagliari che è carico e deciso a rimontare. Semplici toglie Valdifiori e cerca altra qualità con Kurtic. Padoin pesca Joao Pedro che manda fuori. Maran si accorge che Bradaric (sotto tono) non fa gioco, quelli che costruiscono sono Barella (il migliore ancora una volta) e Castro e toglie il croato, momento no, rilanciando Sau. Il modulo cambia, per non dare punti di riferimento, i rossoblù spingono, ma dopo i due cambi dei difensori trova il raddoppio con Antenucci che fa un movimento stupendo eludendo un insufficiente Srna (la sosta gli giova) e sfruttando il traversone del motorino Lazzari. Il Cagliari ha tempra, non si arrende, ha coraggio e due minuti dopo al 26' dimezza con Pavoletti che sale in cielo sull'angolo di Srna. Primo tiro nello specchio. La Spal dietro è disorientata e Padoin due minuti dopo pesca Ionita che ha il tempo di fare le cose per bene e battere Gomis. Potrebbe fare tris Joao Pedro, ma calcia a lato. C'è movimento ancora, ma meno benzina. Entrambe vorrebbero vincere, ma l'unico brivido l fa correre Kurtic che tocca una palla sulla quale Cragno c'è. La Spal rimugina, il Cagliari va sotto la curva dei suoi tifosi a regalare le maglie.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 00:11
Genoa-Napoli 1-2: Kouamé, Fabian Ruiz e l'autogol di Biraschi

Gli azzurri la ribaltano dopo la sospensione per la pioggia grazie ai cambi di Ancelotti


Napoli all'ultimo respiro, che porta a casa tre punti d'oro approfittando dell'autogol di Biraschi nel finale. Un due a uno contestato dai genoani. La partita che nessuno si aspetta, con il Genoa in vantaggio nel primo tempo grazie a un colpo di testa di Kouamé, bravo ad anticipare Hysaj su un cross dalla destra di Romulo (20'), fino al pari di Fabian Ruiz (17' della ripresa), che di sinistro batte Radu su di un tacco magico di Mertens, subentrato nell'intervallo a Milik. Lì la partita, che al 13' della ripresa era stata sospesa per tredici minuti a causa di un nubifragio sul Ferraris, perde d'intensità. Fatica e terreno pesantissimo trasformano l'ultimo quarto d'ora in una battaglia.

PRIMO TEMPO — E dire che la partita era iniziata con un clima pesante in gradinata Nord prima del via, con una contestazione annunciata rivolta al presidente Enrico Preziosi. Contro di lui uno striscione pesantemente offensivo: chi l'ha fatto entrare? In campo, il Napoli presentava tre novità: Hysaj per Maksimovic, Zielinski per Fabian Ruiz, Milik per Mertens. Il Genoa, invece, è sceso in campo con Hljemark alla prima da titolare sotto la gestione Juric, Veloso in regia al posto dell'infortunato Sandro e Criscito che torna al suo posto come esterno basso difensivo a sinistra dopo la squalifica. Un primo tempo che aveva visto il Napoli subito pericoloso: al 3' cross di Allan dalla destra, ma sul palo opposto Biraschi anticipava Zielinski. Sul fronte rossoblù immediata replica di Piatek (gran tiro a lato, 8'), poi era Insigne (11') sfortunato: diagonale bellissimo, ma pallone sul palo. Fino all'episodio-chiave del primo tempo: Romulo, sino a quel momento costretto a giocare basso per contenere Mario Rui, si inventava un cross dalla destra pescando sulla fascia opposta Kouamé, che di testa batteva Ospina. Il Napoli provava invano a riorganizzarsi, ma complice anche il terreno pesante per la forte pioggia, non riusciva a dare velocità alla manovra per sorprendere un Genoa molto attento, che puntava sulle ripartenze del polacco e di Kouamé. Al 36', la migliore occasione per la squadra di Ancelotti: combinazione Callejon-Milik e gran riflesso di Radu, che evitava il pari del Napoli.


SECONDO TEMPO — Ripresa con la doppia sostituzione di Ancelotti (Mertens per Milik e Fabian Ruiz per Zielinski) che cambia gli equilibri della partita. Al 13' l’arbitro Abisso ha sospeso la sfida, ripresa appunto dopo meno di un quarto d'ora, con un episodio curioso: squadre in campo per due minuti ad aspettare il rientro di Ospina. Poi, sull'uno a uno, il Genoa non è più riuscito a imporre il suo gioco. Il Napoli, più vivace, ha pagato il terreno pesantissimo, continuando però a spingere sino al gol. Per il Genoa, una mazzata pesantissima a due settimane dal derby.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 16:59
Serie A, Atalanta-Inter 4-1: gol di Hateboer,
Icardi (rigore), Mancini, Djimsiti e Gomez

Bergamaschi in vantaggio al 9' con svizzero, poi Handanovic fa i miracoli.
L'argentino pareggia su rigore prima che i bergamaschi dilaghino. Nel finale espulso Brozovic



Quattro per quattro. Quattro gol per quattro vittorie di fila: l’Atalanta passa sopra l’Inter come un carrarmato, non come un Suv. La peggior edizione stagionale della squadra di Spalletti viene “demolita” dalla banda Gasperini: 4-1. La sosta per l’Inter sarà lunga, la serie di vittorie è interrotta, i quattro gol subiti sono record stagionale. La Dea è bella e affamata, l’Inter è spenta, confusa, quasi irriconoscibile. Surclassata fisicamente, graziata nel primo tempo, rimessa in partita dal rigore ma poi mai capace di presentarsi dalle parti di Berisha. D’Ambrosio e Asamoah un disastro, centrocampo in affanno, Brozovic (fra i meno peggio) espulso nel finale, Perisic ancora non pervenuto. Zapata prima e Gomez poi, con armi diverse, dominano gli avversari, spedendoli a -3 dal Napoli secondo e affacciandosi in zone interessanti della classifica.

DOMINIO — Gosens è un treno in corsa che gli interisti non prendono mai, Zapata vince tutti (ma proprio tutti!) i corpo a corpo e i duelli personali, Papu Gomez e Ilicic non danno punti di riferimento, prendono palla sulla trequarti e ne saltano almeno un paio ad azione. A fine primo tempo, con gli interisti che sembrano giocare in sneaker senza tacchetti (tanto sono impacciati e in ritardo), il fatto che l’Atalanta sia solo 1-0 è un fenomeno paranormale con cui Gasperini dovrebbe infuriarsi. Le tre ammonizioni rimediate a centrocampo (Vecino, Brozovic, Skriniar) sono il segno di un’Inter mai così in difficoltà, forse nemmeno col Barça. Il gol arriva alla seconda occasione, dopo 8’, con un cross da sinistra di Gosens che taglia tutta l’area e trova la scivolata di Hateboer. Poi se ne contano altre sei nitide, dall’autopalo di D’Ambrosio con carambola su Handanovic del 10’, fino al miracolo del portiere su Toloi del 45’. Le due più clamorose se le mangia Ilicic, da due passi: in una si schianta sul palo, nell’altra si fa stoppare da Handa.

ILLUSIONE E K.O. — L’incantesimo di cui è preda l’Inter sembra svanire dopo il lungo intervallo, quando in due minuti trova rigore e trasformazione dello stesso. Parte tutto da un rinvio svirgolato di Berisha: Politano raccoglie e crossa, Mancini è lì attaccato e la palla gli tocca il braccio. Icardi trasforma con freddezza. Spalletti ha inserito Borja (per Vecino) per dare un po’ di fosforo e palleggio, ma è soprattutto la squadra di Gasp a rifiatare, accusando la cancellazione del primo tempo in un minuto. Superato lo shock, però, la Dea si risveglia, e in versione meno sprecona. Stavolta basta una punizione ben battuta da Ilicic per trovare lo stacco di testa di Gianluca Mancini, che colpisce per la terza gara di fila. Colpisce una terza volta anche l’Atalanta al 43’: punizione laterale di Ilicic ancora testa di un difensore: stavolta è Djimsiti a saltare più in alto di un irriconoscibile Skriniar per fare 3-1. L’Inter è al tappeto, Papu Gomez inferisce nel recupero, ma aggiungendoci “bellezza”: gran tiro a giro. Bergamo si conferma città difficile per i nerazzurri di Milano. Così tanto, però, non era lecito attenderselo.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 19:57
Serie A, Chievo-Bologna 2-2:
gol di Santander, Meggiorini, Obi e Orsolini

L’ex c.t. Ventura intasca il primo punto dopo 3 sconfitte
consecutive e i veneti salgono a quota zero in classifica.
Al Bentegodi gol ed emozioni, contestato il primo gol rossoblù



Il Chievo è vivo e riparte da… zero. Il Bologna fa un passettino in avanti ma se doveva vincere una gara per sciogliere dubbi e cattivi pensieri, beh, quella gara era questa. Ventura, che a fine partita annuncerà a sorpresa le sue dimissioni, fa il suo primo punto , trova una reazione vivissima dai suoi e senza cinque uomini (compreso Giaccherini in tribuna e inizialmente Birsa in panchina) vede una squadra che lotta e convince trovando un pareggio che annulla la penalizzazione: le cronache avevano raccontato che avrebbe potuto far risultato anche contro il Sassuolo ed evidentemente i prodromi di quei progressi si sono visti oggi. Il Bologna riesce a pareggiarla con Orsolini (che Inzaghi continua a usare come arma della disperazione) dopo essere stato sotto perché ferito da un uno-due fatto di rabbia e di un rigore (quello dell’1-1) dubbio. In sostanza: il pari dimostra un Chievo vivo che – a quota zero - comincia oggi il suo campionato; il Bologna, invece, ne fa sempre una per complicarsi la vita.

CHI EVAPORA, CHI RESUSCITA — Ventura ha un esercito di acciaccati compreso Giaccherini che va in tribuna e pure Birsa (disponibile) non sta benissimo al tal punto da “cominciare” la gara dalla panchina. Inzaghi non ha altre alternative alla vittoria per allungare la classifica e nelle sue scelte ci sono il baby rivelazione Svanberg (al posto di Poli), il capitano Dzemaili e ritrova la titolarità (post infortunio) Danilo in mezzo alla difesa. Schemi a specchio e il Bologna sfoggia la terza maglia con stilizzato il Nettuno e votata tramite internet dai tifosi. L’inizio è bolognese tanto che per la terza gara di fila i ragazzi di Inzaghi vanno in rete subito: c’è bisogno dlla Var per convalidare un colpo di testa di Santander considerando “giocata” il tocco di Bani che rimette in gioco il paraguaiano. Siamo all’alba della partita e il Chievo sembra già spacciato: solo che il Bologna fallisce il 2-0 clamoroso con Dzemaili e il Chievo comincia ad avere coraggio: l’1-1 arriva su rigore dubbio per cross del marocchino Kiyine toccato da Calabresi (trasformazione di meggiorini) e il 2-1 a Bologna confuso e incapace di giocare parte da destra con Depaoli, rovesciata di Meggiorini che Obi tocca in rete tenuto in gioco da Svanberg. Bologna evaporato e Chievo resuscitato.

PRESSIONE CHIEVO — Inzaghi decide di far entrare Orsolini e Poli, il primo cambia subito le cose mentre il secondo non si discosta molto dalla gara insufficiente di Dzemaili: fatto sta che il Bologna ricomincia a produrre qualcosa e su cross di Krejci dalla sinistra ecco proprio l’Under 21 inzuccare dopo esser stato lasciato solo da Rossettini. Il Bologna cerca di vincerla ma – a parte un colpo di testa all’indietro di Santander e una punizione di Orsolini stesso – è il Chievo a provarci seriamente e corposamente: fra Birsa, Depaoli e Stepinski la squadra dell’ex c.t. pare una lavatrice. Col Bologna che non si è lavato e levato di dosso il solito vizio di prendere gol.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 20:02
Serie A, Empoli-Udinese 2-1: Iachini, esordio vincente

Buona la prima per l’allenatore subentrato ad Andreazzoli:
Zajc e Caputo regalano la seconda vittoria stagionale ai toscani,
che non ottenevano i 3 punti da quasi due mesi



Debutto vincente per Beppe Iachini. Il suo Empoli supera per 2 a 1 l’Udinese risalendo posizioni in classifica. Decisivi i gol di Zajc e Caputo ma ancor più decisivo è stato il portiere Provedel, autore di alcune formidabili parate.

SITUAZIONI OPPOSTE — L’Empoli non vinceva dalla gara di agosto contro il Cagliari. Il passo falso potrebbe invece costare la panchina a Velazquez. L’Udinese è precipitata in zona retrocessione. Sarà la famiglia Pozzo a decidere se continuare o meno a dare fiducia al tecnico spagnolo. Bisogna però dire che Fofana e compagni avrebbero meritato il pareggio. L’Udinese è padrona del campo per quasi tutto il primo tempo. Provedel, portiere dell’Empoli, viene graziato all’inizio da Lasagna. L’attaccante friulano ha un’altra opportunità al 25’ quando viene liberato in area da un perfetto tocco di De Paul. Lasagna batte a colpo sicuro ma centra la traversa. L’Empoli sembra incapace di reagire. La squadra di Velezquez arriva al tiro con grande facilità. Provedel si supera per respingere le conclusioni di Pussetto, De Paul e Fofana. L’Udinese sfiora il gol a ripetizione. Ma, al 41’, va a segno l’Empoli al suo primo vero assalto. Bella triangolazione in area Zajc-Krunic-Caputo, la palla arriva ancora a Zajc che da pochi passi batte l’incolpevole Musso. L’Udinese reagisce subito ma la velenosa conclusione di Pussetto viene deviata in angolo dal portiere dell’Empoli.

LA RIPRESA — L’Udinese inizia anche la ripresa all’attacco. Ma al 6’ l’Empoli raddoppia. Angolo di Zajc per Krunic che di testa allunga la palla sul palo opposto dove Caputo, dimenticato dalla difesa friulana, corregge ancora di testa di rete. Un altro sbandamento clamoroso del pacchetto arretrato di Velazquez. Iachini opera il primo cambio inserendo il giovane attaccante La Gumina. Un talento che il nuovo tecnico dell’Empoli dovrà cercare di recuperare. Finalmente al 18’ anche l’allenatore dell’Udinese opera una sostituzione inserendo l’attaccante Machis al posto del difensore Samir. L’Udinese non si arrende e al 33’ conquista un rigore per un contatto in area Maiello-Lasagna. E’ la Var ad aiutare Giacomelli che aveva decretato una punizione dal limite. Ma De Paul sbaglia sparando alto. Tre minuti dopo invece è Pussetto ad accorciare le distanze in mischia. Il finale regala continui capovolgimenti di fronte ma l’Empoli riesce a difendere il 2 a 1.

LUCA CALAMAI

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 20:06
Serie A, Roma-Sampdoria 4-1:
gol di Juan Jesus, Schick, El Shaarawy (2) e Defrel

I giallorossi tornano alla vittoria in campionato dopo tre giornate.
Prosegue invece la crisi di risultati dei blucerchiati alla terza sconfitta consecutiva



La Roma torna a vincere in casa in campionato e si regala una sosta serena, al contrario della Sampdoria, giunta alla sua terza sconfitta consecutiva. Nel 4-1 dei giallorossi decisivo El Shaarawy e molto bene Kluivert. Schick invece latita a lungo fino al gol scacciacrisi, rete che la gente giallorossa spera possa sbloccarlo. Tra gli ospiti c'è rabbia e amarezza per il rigore su Ramirez prima concesso e poi annullato con l'ausilio del Var, rigore che avrebbe potuto riportare la Sampdoria in partita (la gara era ancora sull'1-0).

JESUS AVANTI — Di Francesco rilancia Jesus al fianco di Manolas al centro della difesa e lascia fuori Under davanti, Giampaolo invece si affida davanti ai due ex giallorossi Caprari e Defrel, privilegiando la velocità all'esperienza di Quagliarella. Ne viene fuori una partita giocata più di spada che di fioretto, con Giampaolo che prova subito a pressare alto la Roma e Di Francesco che usa più o meno lo stesso metro. Così di gioco per un po' se ne vede assai poco, così come le conclusioni: quella di Linetty in avvio, un tiro finito fuori di Cristante poco dopo il quarto d'ora. Poi la Roma al 20' passa e allora la gara si accende: angolo di Pellegrini, Cristante gira benissimo di testa sul palo opposto e Jesus gli "ruba" il gol in extremis, toccando la palla sulla linea di porta. Una volta sbloccata, la partita diventa più bella, anche se poi le occasioni vengono fuori da giocate da fermo o dei singoli. Come al 33', quando su di una punizione di Ramirez il portiere della Roma Olsen esce male e per poco Kolarov non fa il patatrac (colpo di testa finito sul proprio palo). O come il minuto dopo, quando Kluivert brucia Murru in velocità, penetra in area e di piatto beffa Audero, tranne vedersi negare il gol dal palo. E Schick? Era l'uomo più atteso, si è visto poco e niente.

PATRIK E GLI ALTRI — Tra l'altro, la ripresa si apre proprio con un'occasionissima per l'attaccante ceco (splendido l'assist di El Shaarawy), ma Schick è ancora una volta approssimativo e Colley salva in extremis. Poi al 9' Irrati concede un calcio di rigore per un contatto dubbio in area tra Manolas e Ramirez, l'assistente al Var Passeri lo convince a rivederlo al video e l'arbitro torna sui suoi passi, annullando il penalty. E proprio nel momento in cui Di Francesco manda a scaldarsi Dzeko per richiamare in panchina Schick, il ceco segna il 2-0: attacco laterale di El Shaarawy, sovrapposizione di Kolarov e palla tagliata dentro del serbo, su cui Schick arriva bene e di piatto insacca sul palo opposto. Poi il ceco lascerà comunque il campo per un problema al flessore della coscia destra, mentre la Roma al 20' reclama un rigore per tocco di Colley con un braccio su tiro di El Shaarawy, ma Irrati al Var dice ancora no. Al 27' l'eurogol di El Shaarawy: prima Audero lo contrae in corsa, poi il Faraone recupera palla, si gira e con un destro morbido a girare trova l'incrocio opposto, sull'ovazione generale dell'Olimpico. Poi fila via tutto senza grandi emozioni, fino alla fine, quando prima Olsen si distingue per una superparata su colpo di testa ravvicinato di Vieira e poi Defrel, con un pezzo di bravura, realizza il 3-1 (complice l'errore di Manolas e la marcatura lenta di Florenzi). Ma c'è ancora gloria anche per El Shaarawy, che in pieno recupero fissa il risultato finale sul 4-1, sfruttando una respinta sbagliata di Audero. Finisce così, con la Roma che riprende la sua corsa verso il quarto posto e la Sampdoria a interrogarsi sul perché di questa mini-crisi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 20:09
Serie A, Sassuolo-Lazio 1-1: Ferrari risponde a Parolo

Pareggio nella sfida per l'Europa tra i neroverdi e i biancocelesti: succede tutto nel primo tempo



La sfida dal sapore europeo del Mapei Stadium termina in pareggio. La Lazio guadagna un punticino sull’Inter, sconfitta a pranzo a Bergamo, mentre il Sassuolo si fa raggiungere dalla Roma, vittoriosa contro la Sampdoria. Gli ospiti sbloccano subito la partita: al 7’ Luis Alberto calcia dopo un bel cross di Immobile, Ferrari salva sulla linea ma Parolo ne approfitta e a porta vuota non sbaglia. Terzo gol in una settimana per il centrocampista azzurro. Il Sassuolo non si fa abbattere, reagisce e al 15’ pareggia con Ferrari, che sfrutta un bel traversone di Lirola e di testa batte Strakosha. La partita è piacevole, la squadra di De Zerbi ha in mano il pallino del gioco ma la Lazio è attenta nel compattarsi e ripartire. E al 29’ va vicinissima al nuovo vantaggio con una ripartenza di Luis Alberto che serve Immobile: il diagonale dal limite dell’area si stampa sul palo lontano. Nel finale di primo tempo gli ospiti alzano il baricentro e provano a giocare nella metà campo avversaria, ma si va negli spogliatoi sul punteggio di 1-1.

RIPRESA — A inizio ripresa la partita è spezzettata, con molti falli che interrompono il ritmo che aveva caratterizzato i primi 45 minuti. Inzaghi prova a dare la scossa inserendo Correa per uno stanco Luis Alberto. Il Sassuolo continua ad avere più possesso palla, ma la manovra non è incisiva. La Lazio, di contro, non riesce a creare il presupposto per tornare in vantaggio. Al 20’ Immobile spreca un clamoroso contropiede servendo Correa in fuorigioco: gran parata di Consigli, ma il gioco era fermo. I biancocelesti alzano il baricentro e De Zerbi sostituisce Sensi con Djuricic. Il Sassuolo torna pericoloso con Duncan, che calcia da fuori area ma non sorprende Strakosha, bravo a respingere. Doppio cambio in pochi minuti per Inzaghi: Lukaku e Berisha entrano al posto di Lulic e Lucas Leiva, mentre De Zerbi inserisce Rogerio per Adjapong. La partita rimane imprecisa e più “sporca” rispetto al primo tempo: il possesso del Sassuolo è sterile e la Lazio è poco cattiva in ripartenza. De Zerbi si gioca l’ultimo cambio inserendo Babacar al posto di Boateng. Nel finale il Sassuolo ci prova, ma non basta: finisce 1-1

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 23:20
Milan-Juve 0-2: gol di Mandzukic e CR7,
Higuain sbaglia un rigore e viene espulso

Nottataccia per il Pipita, che sbaglia un rigore sullo 0-1 e viene espulso nel finale.
Vittoria bianconera con un gol per tempo



La Juve replica al Napoli e mantiene le distanze: sbanca San Siro con Mandzukic e Cristiano. Il Milan che aveva avuto l'occasione di pareggiare con Higuain è battuto sul piano del risultato e del gioco, non della volontà. Nei rossoneri decimati dagli infortuni Gattuso sceglie la soluzione più semplice: Calhanoglu e Suso arretrano sugli esterni di centrocampo, Kessie-Bakayoko fanno diga in mezzo e con Higuain c'è Castillejo e non l'acciaccato Cutrone. Nella Juve invece la sorpresa è dietro: fuori il fischiatissimo Bonucci, dentro Benatia. Per Khedira c'è invece Bentancur. I rossoneri arrivano dai 90' di Siviglia, giocati ancora con le forze residue tra indisponibili e giocatori con necessità di turnover. Anche la Juve arriva dalla Champions con il Manchester ma ha tre motivi in più di vantaggio: le 24 ore in più di riposo, la rosa ben più attrezzata e la voglia di riscattare la sconfitta casalinga.

SUBITO MANZU — Così, qui a San Siro si presenta subito agguerrita, anche facilitata dai primi appoggi sbagliati di Bakayoko. Ronaldo è il primo che arriva al tiro, che inquadra più la Sud che la porta: fischi. All'8' però è già vantaggio Juve: cross dalla sinistra di Alex Sandro che trova sul secondo palo Mandzukic. Mario anticipa Rodriguez e inganna Donnarumma con il rimbalzo del pallone. Il Milan reagisce (all'inizio) più con il possesso palla che con occasioni vere: queste arrivano dopo con Suso, prima dalla distanza e poi con un azione personale palla al piede che arriva a servire Higuain in area. È l'altro episodio chiave del primo tempo: il controllo del Pipita è intercettato di mano da Benatia. Mazzoleni, con l'assistenza del Var, ordina il rigore. Higuain spiazza Kessie (rigorista rossonero che avrebbe voluto calciare) ma non Szczesny che devia sul palo.

CRISTIANO GOL — Nella ripresa c'è ancora Allegri in comando: Cristiano esercita Donnarumma, sulla punizione di Dybala è il palo esterno e non Gigio a salvare i rossoneri. La mossa di Rino è sostenere Higuain con Cutrone entrato al posto di Castillejo. La forza d'attacco resta però sbilanciata in favore dei bianconeri, che hanno l'uomo dei cinque Palloni d'Oro. Su un errore in disimpegno di Laxalt ne approfitta Cancelo, che in area conclude sul portiere, Cristiano si avventa sulla ribattuta e segna il raddoppio. La partita tra le squadre finisce qui, quella personale di Higuain no: su un fallo su Benatia rimedia il giallo e poi il rosso diretto, per una presa di posizione a muso duro con l'arbitro Mazzoleni. Il Pipita, nervosissimo, è scortato fuori dai compagni. Su San Siro cala il silenzio.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 23:24
SERIE A 2018/2019 12ª Giornata (12ª di Andata)

09/11/2018
Frosinone - Fiorentina 1-1
10/11/2018
Torino - Parma 1-2
Spal - Cagliari 2-2
Genoa - Napoli 1-2
12/11/2018
Atalanta - Inter 4-1
Chievo - Bologna 2-2
Empoli - Udinese 2-1
Roma - Sampdoria 4-1
Sassuolo - Lazio 1-1
Milan - Juventus 0-2

Classifica
1) Juventus punti 34;
2) Napoli punti 28;
3) Inter punti 25;
4) Lazio punti 22;
5) Milan punti 21;
6) Roma e Sassuolo punti 19;
8) Atalanta punti 18;
9) Fiorentina, Torino e Parma punti 17;
12) Sampdoria punti 15;
13) Cagliari e Genoa punti 14;
15) Spal punti 13;
16) Bologna punti 10;
17) Udinese e Empoli punti 9;
18) Frosinone punti 7;
20) Chievo(-3) punti 0.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 00:30
Serie A, Udinese-Roma 1-0: buona la prima per Nicola, decide De Paul

Esordio vincente per il tecnico ex Crotone, grazie a un gol dell’argentino al 9’ della ripresa.
Gli uomini di Di Francesco hanno controllato il gioco per tutta la gara ma non sono riusciti a trovare la via della rete



Quando la storia cambia corso, lo fa sul serio. L’esordio di Nicola sulla panchina dell’Udinese coincide con la fine della serie maledetta dei friulani, che perdevano contro la Roma da 10 partite consecutive. Al termine di una partita tiratissima, infatti, i bianconeri sconfiggono i giallorossi per 1-0, grazie alla rete di De Paul, che viene fuori da una striscia di 1 punto in 7 partite e torna alla vittoria che mancava da settembre. Le emozioni non sono mancate, così come le discussioni arbitrali, che hanno avuto per epicentro la ripresa, con un contatto di Samir in area su Pellegrini - per cui i giallorossi hanno chiesto il rigore - e subito dopo il raddoppio dei bianconeri di Pussetto, annullato per fallo di mano grazie all’utilizzo della Var. E alla fine tifoseria friulana in festa, dopo che gli ultrà bianconeri e quelli giallorossi a inizio gara avevano intonato insieme cori contro i napoletani (“O Vesuvio lavali col fuoco”) .

IN COPERTURA — L’esordio di Nicola alla guida dell’Udinese non cambia il sistema di gioco della squadra friulana: avanti col 3-5-2, anche se gli esterni bianconeri soprattutto in avvio restano assai bassi per frenare le scorribande di Santon e Kluivert a destra e (particolarmente) di Kolarov ed El Shaarawy a sinistra. Ter Avest e Samir, comunque, non demeritano e i duelli sulle corsie sono assai frequenti, visto che la mediana, con i bianconeri che tengono due linee assai strette a presidio della propria trequarti, diventa subito una tonnara in cui si fa fatica a fare gioco. Tra l’altro, Di Francesco fa scendere in campo la formazione numero 17 in altrettante partite stagionali, anche perché deve far fronte a una grande emergenza dal punto di vista fisico, stante le assenze di Olsen, che si è fatto male nella rifinitura, oltre a quelle preventivate di De Rossi, Manolas, Pastore e Perotti, niente affatto banali neppure per una rosa di qualità come quella giallorossa, che fa registrare l’esordio in porta di Mirante. In ogni caso, con Behrami a presidio delle zolle di Lorenzo Pellegrini, e Fofana e Mandragora pronti a stringere al centro e allargarsi a seconda delle situazioni, anche Nzonzi e Cristante fanno fatica a far girare la palla con velocità. Ne consegue che i palloni che arrivano a Schick sono pochi e sporchi e la pericolosità complessiva modesta. Ovvio però che sia la Roma che tenga in mano il pallino del gioco, col Faraone che prova la conclusione tre volte nei primi 21 minuti, riuscendo però a impegnare Musso solo al primo tentativo (8’). Pian piano l’Udinese pare tranquillizzarsi, così intorno a metà del primo temo cominci ad uscire dal guscio. Lo fa prima con Samir, che conclude debole da lontanissimo (27’), ma sopratutto con una ripartenza orchestrata da De Paul, il cui cross al 28’ trova Pussetto pronto alla deviazione di testa, che però finisce a lato di poco, così come una conclusione di Behrami al 31’. Nonostante i due attaccanti dell’Udinese si sfianchino nel pressing su Fazio e Juan Jesus, il finale di tempo è tutto della Roma, con Kolarov che va al tiro due volte; la prima altra di poco (33’) e la seconda, su punizione, che trova Musso pronto alla respinta in angolo (41). Nel frattempo arrivano un paio di cross utili per Schick, che di testa in due occasioni impegna il portiere friulano (33’ e 36’), mentre non hanno migliore fortuna due altre conclusioni: di Nzonzi dal limite (39’) e di Cristante di testa (46’).

KLUIVERT DELUDE — La ripresa comincia con Kolarov che bombarda al lato di poco (8’), ma la vera gemma arriva un minuto più tardi, quando un colpo di tacco dell’infaticabile Pussetto libera De Paul, che supera Juan Jesus e, solo davanti a Mirante, segna con facilità. La Roma reagisce con rabbia, anche se gli innesti di Under e Dzeko al posto di Kluivert e Schick deludono. Al 14’, infatti, è Pellegrini che dal limite impegna Musso in una bella parata in due tempi. Poi ci sono stati i due episodi segnalati in avvio che hanno visto protagonista l’arbitro Fabbri, ma che non cambiano il risultato, così come la sfuriata giallorossa che si materializza in 4 occasioni: una conclusione di Nzonzi di testa ala da buona posizione (26’), un tiro di Dzeko bloccato da Musso, una sventagliata di Pellegrini dal limite che il portiere friulano devia in angolo (32’) e ancora una conclusione del bosniaco che finisce alta (39’). L’Udinese fa muro, ma non disdegna intelligenti ripartenze, così in una di questa Pezzella va al cross dalla sinistra che Pussetto mette di testa di poco al lato. Si ferma per infortunio anche Pellegrini, il migliore dei suoi, ed entra Zaniolo. Sarà lui che - insieme ad El Shaarawy con una conclusione centrale (44’) - ad impegnare davvero Musso al 50’, perché per il resto la Roma sceglie la strada dei cross in area su cui Fazio (che finisce centravanti) e Dzeko non trovano la misura. Non è un caso che l’occasione più pericolosa ce l’ha il subentrato Machis, che solo davanti a Mirante non trova di meglio che calciargli addosso. Il raddoppio però sarebbe troppo, ma Roma - oltre che acciaccata - è anche ammalata e forse, pur avvicinandosi all’80% di possesso palla, soffre la pressione da Champions, visto che nei 4 match antecedenti il bilancio è di una vittoria, un pareggio e due sconfitte. Troppo poco per cercare la rimonta in campionato.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 00:35
Serie A, Juventus-Spal 2-0: gol di Cristiano Ronaldo e Mandzukic

Dodicesima vittoria in campionato per i bianconeri che si portano momentaneamente a +9 sugli azzurri di Ancelotti



La rincorsa è durata poco più di tre mesi di campionato. Cristiano Ronaldo, dopo le prime tre partite di campionato a secco, perfeziona la rincorsa al genoano Piatek a quota 9 e si porta lassù dove tutti pensavano stesse fin dall’inizio, in testa alla classifica marcatori. È suo il gol che sblocca la partita con la Spal, che finisce 2-0 e consegna alla Juventus il dodicesimo successo in tredici partite. I bianconeri portano a casa i tre punti portandosi momentaneamente a +9 sul Napoli, nessuno si fa male e il serbatoio della benzina resta bello pieno in vista di Valencia e Fiorentina. Nota a margine, arriva finalmente il gol da palla inattiva: il secondo della stagione in campionato, il primo di CR7 realizzato in questo modo a parte il rigore di Empoli. La Spal esce bene dallo Stadium: squadra con una precisa identità, che sta bene in campo e ha 3/4 individualità che la aiuteranno nella corsa alla salvezza.

MEGLIO DOPO IL GOL — La partenza della Juve è su ritmi bassi, la Spal palleggia e non soffre mai. Quello che ha meno voglia di adeguarsi all’andazzo è Douglas Costa, che entra con la voglia di mangiarsi l’Allianz Stadium. Suo il primo pericolo, un sinistro fuori di poco. Subito dopo la punizione accarezzata di Pjanic, che pesca CR7 solo (Felipe scivola e cade) a centro area. Immaginate voi come possa andare a finire. La nota positiva per Allegri è che dopo il vantaggio la Juve non stacca la spina, macina calcio a un ritmo medio-alto, senza mai arrivare alla fatidica soglia della fatica ma non dando mai mezza illusione alla Spal. Perin para l’unico tiro di Bonifazi, Douglas Costa, il migliore se non fosse per il marziano col 7, si inventa un sinistro che meriterebbe il gol. Il risultato è solo un palo che balla più di una cubista di Riccione.



CAPITAN GOL — La Juve nobilita una gestione agevole del vantaggio con lo splendido highlight dell’azione del secondo gol. Lancio di Bonucci, CR7 brutalizza sullo scatto il povero Felipe, sinistro di Douglas parato da Gomis e tap-in di Mandzukic. SuperMario festeggia la prima da capitano a Torino col sesto gol in campionato, miglior partenza da quando è alla Juve. Proprio vero, Cristiano fa bene a tutto ciò che lo circonda.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 00:38
Serie A, Inter-Frosinone 3-0:
decisivi la doppietta di Keita e il gol di Lautaro

Show dei due uomini del turnover nerazzurro con gol e assist.
Grazie alla vittoria contro i ciociari la squadra di Spalletti aggancia provvisoriamente il Napoli al secondo posto



Non è più la solita Inter. È meglio. La caduta con l’Atalanta non era l’inizio di un altro blackout prolungato, come succedeva nelle scorse stagioni. Col Frosinone arriva la risposta immediata e forse non è un caso che il 3-0 sia firmato dai nuovi: doppietta di Keita, gol di Lautaro, prestazione impressionante di Politano. A volte, serve far tirare la carretta ad altri, quasi sempre la varietà di soluzioni è una necessità nel corso di una stagione da “big”. Certo, arriveranno presto test più duri di quello ciociaro, ma tutti i segnali che si potevano chiedere da questo match sono arrivati. E sono positivi. Keita è recuperato alla causa, Lautaro ha stoffa: prima o poi bisognerà trovargli un impiego più costante. Per capire quanto ci tiene, e quanto ci crede, basta vedere l’esultanza rabbiosa dopo il gol e la rabbia repressa quando arriva la sostituzione.

KEITA 12 — E venne il giorno di Keita: il senegalese diventa il 12° giocatore nerazzurro a segno, e trova il gol alla presenza numero 12. Se sia un segno che è destinato a diventare il dodicesimo uomo di questa Inter, ossia la prima risorsa dalla panchina, lo scopriremo più avanti. Per ora basta per indirizzare Inter-Frosinone dopo 10 minuti. Parte tutto da un rinvio sbagliato di Capuano: testa di Borja, D’ambrosio crossa,, Lautaro tocca, Keita dribbla Zampano e anticipa la chiusura di Goldaniga con un sinistro rasoterra. Il gol premia l’ex Lazio, rimasto a Milano perché la sua nazionale aveva sbagliato indirizzo email. La pausa ad Appiano è servita, l’attacco alternativo con lui e Lautaro, oltre a Politano (e gli inserimenti di Nainggolan) funziona. Keita e il Toro si scambiano posizione, dialogano, arrivano al tiro. L’argentino fa le prove di testa, poi di destro fa volare Sportiello.

LAUTARO 2 — Intanto sull’altra fascia Politano continua a macinare chilometri e puntare uomini (facendone ammonire un paio), a sinistra Asamoah sembra tornato quello di inizio stagione, mentre Nainggolan ci mette un tempo per calibrare il piede, sbagliando misure di tiri e, soprattutto, aperture. L’Inter comunque si piazza nella metà campo avversaria, aggredisce i gialli quando perde palla (di Gagliardini spesso il primo pressing), cerca di non buttarla mai via (anche a costo di andare un po’ troppo in orizzontale). Borja palleggia e fa il “sindaco” al posto di Brozovic. Il primo tempo si gioca a una porta sola, il secondo inizia chiamando in causa Handa (gran riflesso di piede sul colpo di testa di Ciofani) e virtualmente termina al 12’ con la gran zuccata del Toro. Il gol numero 2 (del match e dell’argentino) nasce ancora sull’asse fra lui e Keita: da sinistra del numero 11, stacco e colpo di testa a centro area, sopra i difensori del numero 10: da bomber.

INTER 3 — Il Frosinone, che aveva mostrato qualche giocata di qualità con Cassata (che però rischia il rosso), tanta volontà e corsa con Chibsah e una certa quadratura tattica, a quel punto virtualmente si arrende: Sportiello evita che Politano trovi il gol che avrebbe meritato, poi non può nulla sul 3-0 firmato ancora da Baldé, innescato dall’azzurro e precisissimo col destro a trovare il palo lontano. La rincorsa è stata presa, ora per l’Inter arrivano Tottenham, Roma e Juve. Quando tornerà a San Siro, la sua dimensione sarà decisamente più definita.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 18:14
Serie A, Parma-Sassuolo 2-1. D'Aversa sorpassa De Zerbi

Nel match dell'ora di pranzo partenza sprint dei gialloblù con le reti dell'ivoriano e di Bruno Alves.
Ai neroverdi non basta il rigore di Babacar. Due volte in campo la Var



Operazione sorpasso completata. Il Parma batte meritatamente il Sassuolo, lo supera in classifica e diventa la squadra leader dell'Emilia. Un risultato davvero incredibile se si pensa da dove la squadra gialloblù è partita: tre anni fa era tra i Dilettanti e adesso ha 20 punti in Serie A. Ciò significa che con una sana programmazione si possono raggiungere traguardi che a molti paiono pura fantascienza. D'Aversa ha costruito un meccanismo che, al momento, funziona alla perfezione e buona parte della strada verso la salvezza (l'obiettivo dichiarato) è stata percorsa. Il Sassuolo, bello ma fragile, giochicchia, ma non morde: ha talento, uomini di qualità, idee innovative, tuttavia non riesce mai a mettere alle corde un avversario più battagliero e, forse, più affamato.

LA CRONACA — Il primo tempo del Parma rasenta la perfezione. Chiusura di tutti gli spazi, ottima organizzazione difensiva e immediate verticalizzazioni: il Sassuolo va in tilt e ci capisce poco o nulla. Il gol di Gervinho, mentre gli uomini di De Zerbi ricamano un lento tiqui-taca, è la perfetta espressione del calcio voluto da D'Aversa: lancio lungo di Bruno Alves, testa di Barillà che pesca Gervinho, tiro parato e pronta ribattuta dell'attaccante in rete. Il Tardini esplode. E si ripete quando, siamo al 25', Bruno Alves ci mette il piedone per sigillare il provvisorio 2-0: azione da calcio d'angolo, intervento provvidenziale di Inglese e i difensori del Sassuolo che stanno a guardarsi (anzi con Magnani che effettua un autolesionistico tocco di testa). Il rigore trasformato da Babacar, dopo mille proteste (fallo di Bruno Alves sullo stesso attaccante) tiene in vita il Sassuolo che, comunque, sembra sempre in balìa del contropiede nemico.

RIPRESA — Nella ripresa De Zerbi chiede di accelerare le operazioni, ma non ottiene risposte positive. Soltanto un paio di tentativi di Berardi e, nel finale, un tiro ravvicinato di Matri fanno trattenere il fiato al pubblico del Tardini. D'Aversa, nel frattempo, visto che il Sassuolo è passato al 4-2-4, si è coperto con un saggio e prudente 5-3-2. E il muro del Parma non lo scavalca più nessuno.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 18:17
Serie A, Bologna-Fiorentina 0-0: ancora un pari per la Viola

Quinto pareggio di fila per la squadra di Pioli che manca i 3 punti in campionato dal 30 settembre.
Proprio come l'undici di Pippo Inzaghi che finisce al terzultimo posto in classifica subendo il sorpasso dell'Empoli



C’è Saputo in tribuna e c’è che, con la vittoria dell’Empoli sull’Atalanta, per la prima volta il Bologna occupa un posto che porta in B. Il tutto dopo uno 0-0 in cui ha più scialato la Fiorentina (e parato Skorupski) del contrario. Vibra ancora, fra l’altro, il palo di Milenkovic colpito a metà ripresa. Insomma: il Bologna va come i gamberi e la Fiorentina non riesce a prendersi la prima vittoria esterna del campionato.

PORTIERI — Il primo tempo ha il nome dei due portieri, soprattutto quello del polacco Skorupski: perché è il numero uno del Bologna a tenere sostanzialmente a galla i rossoblù, pericolosi all’inizio e nel finale ma spesso rattrappiti all’interno della prima frazione di gioco. È appunto Skorupski a evitare il gol di Chiesa (15’), a sorvegliare una tiro a giro di Benassi, a devitalizzare Milenkovic, Simeone e poi un’incursione con cross di Gerson. Super lavoro insomma per il portiere polacco e "fuoriprogramma" di Lafont verso la fine del primo tempo: dopo aver bloccato al minuto 5’ una bella botta di Poli e un tiretto di Orsolini, il portiere francese diventa super al minuto 43 quando su cross di Calabresi c’è Orsolini che stacca perfettamente di testa: tiro indirizzato ma Lafont conosce la destinazione. Inzaghi (che sceglie il 4-3-3) vede una squadra che fatica nell’uscita con palla al piede mentre Pioli (che deve fare a meno di Pezzella e del ricambio Pjaca) lamenta l’inefficacia dei suoi sottoporta, soprattutto di Cholito Simeone che si è trovato vicino allo sblocco in due occasioni.

PALO — La ripresa si apre con un’altra occasione di Simeone: palla persa a metà campo da Svanberg, la Fiorentina prende campo, palla a Cholito ma ancora Skorupski c’è ed esce coi tempi giusti bloccando l’occasione viola. Il Bologna non crea, la palla brucia fra i piedi ma soprattutto c’è che la Fiorentina ha tasso tecnico migliore ma senza saperlo sfruttare appieno: perché entra in area, perché Veretout butta una situazione favorevole, Chiesa viene tappato da Dzemaili in scivolata e soprattutto il palo neutralizza la testa di Milenkovic. Finisce con tre minuti di recupero e il Bologna, rattrappito, che non vince dal 30 settembre. Come la Fiorentina, che però non ha lo spettro della B sulla schiena.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 18:22
Serie A, Empoli-Atalanta 3-2.
Toscani show: da 0-2 a 3-2! Ilicic espulso

Succede di tutto.
Prima i gol di Freuler e Hateboer, in mezzo Caputo fallisce un rigore.
La Gumina avvia la remuntada che si completa nella ripresa con
l'autogol di Masiello e la rete in pieno recupero di Silvestre



L’Empoli capovolge una partita incredibile e conquista la seconda vittoria dell’era-Iachini. 3 a 2 il risultato finale a favore dei toscani che risalgono posizioni importanti in zona salvezza. Primo gol in serie A per il talento La Gumina. L’Atalanta che ha chiuso in dieci per l’espulsione di Ilicic ha avuto la colpa di non saper gestire il doppio vantaggio iniziale. Per la squadra di Gasperini un brutto passo falso. Emozioni a raffica nel primo tempo. Inizia il giovane La Gumina, promosso a sorpresa titolare, con una girata in corsa respinta da Berisha. Al 27’ è l’altro attaccante toscano, Caputo, ad avere la palla buona di testa ma il portiere dell’Atalanta è ancora una volta molto attento.

VANTAGGIO DEA — Al 33’, invece, è la squadra di Gasperini a rompere l’equilibrio. Delizioso colpo di tacco di Ilicic che libera Hateboer sulla corsia di destra. Sul cross dell’esterno arriva male Maietta che serve involontariamente Freuler pronto a battere a rete. Una conclusione imparabile per Providel. L’Empoli reagisce al 37’ conquista un calcio di rigore per fallo di braccio di Masiello su colpo di testa di Caputo. L’arbitro Manganiello assegna la massima punizione dopo un rapido controllo al video. Dal dischetto il destro violento di Caputo centra in pieno la traversa. La palla arriva a Ilicic che trova Zapata sulla sinistra. Il colombiano arriva sul fondo e serve un pallone perfetto per Hateboer che di testa in tuffo realizza il 2 a 0. Potrebbe essere il colpo del kappaò. Ma l’Empoli riparte a testa bassa. E in chiusura di primo tempo riapre la gara con un destro piazzato di La Gumina dopo una respinta corta di Djimsiti. Per il centravanti degli azzurri è il primo gol in serie A.

LA REMUNTADA — Gasperini opera due cambi in avvio di ripresa inserendo Pasalic e Mancini al posto di Zapata e Toloi. Ma il modulo non cambia. Al 10’ l’Atalanta ha una buona opportunità per allungare ma il colpo di testa del nuovo entrato Mancini termina di poco alto. L’Empoli alza il suo baricentro offrendosi però al contropiede di Gomez e compagni. Al 20’ ancora la Dea pericolosa. Travolgente verticalizzazione di Ilicic la cui conclusione viene respinta in tuffo da Providel. Sul capovolgimento di fronte un destro di Krunic dal limite termina di poco a lato. Prova a inventare qualcosa di nuovo anche l’Empoli inserendo Zajc per Krunic. E al 32’ i toscani pareggiano. Incursione profonda di Pasqual che dal fondo mette al centro. Contrasto tra Masiello e La Gumina e il pallone termina in rete. L’Atalanta prova a ricostruire il vantaggio. Al 35’ Ilicic semina avversari come birilli ma la sua conclusione viene rimpallata e sulla ribattuta Gosens centra il palo. Ma l’esterno dei bergamaschi era in fuorigioco. Al 38’ Ilicic viene espulso per proteste. Con un uomo in più l’Empoli va all’assalto e realizza il gol partita in pieno recupero con un colpo di testa di Silvestre su angolo di Pasqual.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 18:25
Serie A, Napoli-Chievo 0-0: stop per Ancelotti, palo di Insigne

Il debuttante Di Carlo strappa un punto.
La sfida si accende nella ripresa, Sorrentino salva più volte
il risultato e la Juve si ritrova a +8 in vetta alla classifica



Occasione sprecata, certo. Tant’è che la Juventus, adesso, è a più 8. Tante opportunità sprecate e poca convinzione in fase conclusiva. E’ la sintesi della prestazione del Napoli che ha permesso al Chievo di lasciare quota zero in classifica. Determinata e decisa la prova dei veneti che si sono difesi con energia, sbagliando poco o nulla.

TURNOVER — Ancelotti conferma il turnover lasciando in panchina quattro degli abituali titolari. A centrocampo, c’è il rientro di Diawara, mentre a sinistra agisce Ounas. In difesa, Malcuit a destra e Hysaj a sinistra in luogo di Mario Rui. Di Carlo, all’esordio sulla panchina del Chievo, sistema la squadra in modo da ridurre i danni. In effetti, la difesa a quattro pare reggere il confronto con l’attacco napoletano. In attacco, il neo allenatore gialloblù schiera la coppia Meggiorini-Pellissier.

SPINTA NAPOLI — Sulla carta, la differenza tecnica tra le due squadre non dovrebbe lasciare scampo al Chievo. Ma per tutto il primo tempo, la formazione di Di Carlo riesce a difendersi ordinatamente, senza commettere errori. L’unica conclusione lasciata all’avversario è di Mertens, ma il suo tiro è debole per impensierire Sorrentino. Il pericolo vero, invece, il portiere dei veneti lo corre al 43’, quando Mertens e Callejon volano via in contropiede, sorprendendo la retroguardia avversaria scoperta del tutto. Lo spagnolo, però, conclude senza convinzione, ispirando la respinta di Sorrentino.

SUGLI SCUDI — L’avvio di ripresa è tutto del Napoli. Insigne, trovato tutto solo al centro dell’area da un tocco di Ounas, riesce a sbagliare l’impossibile. E’ ancora Insigne, su calcio piazzato, a impegnare Sorrentino. Il portiere avversario para tutto quello che può anche perché le conclusioni verso la sua porta sono poco convinte. Il Chievo si difende in maniera ordinata e, di tanto in tanto, prova la ripartenza, come all’11’, ma Karnezis è pronto a respinge il bolide di Obi. Insigne prova la sua giocata, il tiro a giro di destro, ma il pallone sbatte sul palo più lontano della porta difesa da Sorrentino. Il palo è scheggiato anche da Koulibaly. Finisce dopo quattro minuti di recupero, la partita, e il Chievo si conferma avversario difficile per il Napoli.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 22:59
Lazio-Milan 1-1: l’autogol di Wallace illude, Correa pareggia al 94'

I biancocelesti dominano la gara ma non riescono a finalizzare, complice un super Donnarumma.
L’autogol del difensore spezza l’equilibrio, ma un gran gol del “Tucu” al 94' fa esplodere l’Olimpico



Al 49’ della ripresa Correa blocca il sorpasso del Milan sulla Lazio. L’autogol di Wallace (deviazione fatale sulla conclusione di Kessie) sedici minuti prima aveva lanciato la squadra di Gattuso oltre i guai della propria emergenza per salire sul treno Champions. Il pareggio finale invece lascia la Lazio al quarto posto. La squadra di Inzaghi non riesce a capitalizzare il volume del suo gioco offensivo anche per la prova dei rossoneri condotta con attenzione salvo l’attimo fatale del gol di Correa. Su un terreno appesantito dalla pioggia caduta per tutta la giornata su Roma, le due formazioni hanno innescato una partita vivace tanto da essere in bilico sino all’ultimo.

IN EQUILIBRIO — Inzaghi inserisce Badelj per rilevare l’infortunato Leiva in cabina di regia. In difesa, Wallace viene preferito a Luiz Felipe, mentre in mediana Marusic torna dal primo minuto al posto di Patric. Gattuso opta per la retroguardia a tre. Rispetto all’ultima gara, quella con la Juventus, mancano l’infortunato Romagnoli e lo squalificato Higuain. Ma in infermeria ci sono anche Bonaventura, Caldara, Biglia e Musacchio. Entrano in formazione Calabria, Borini e Cutrone (Castillejo in panchina). Avvio arrembante della Lazio. Ci prova subito Milinkovic: colpo di testa fuori. Al 7’ sgroppata di Marusic sulla destra, traversone tagliente, Immobile non aggancia. Al 10’ alto il sinistro di Parolo, ispirato da Luis Alberto. Al 16’ rischia grosso la Lazio: sbanda la difesa di Inzaghi su incursione di Suso, conclude Calhanoglu che colpisce il palo dopo una deviazione di Strakosha. Gara a tutto campo, il Milan affila il pressing ed è sempre in agguato per le ripartenze da far scattare in velocità. Al 29’ Milinkovic va a segno dopo un rapido scambio con Immobile ma il gol viene annullato per fuorigioco del centravanti. Al 35’ nuovo tentativo di Calhanoglu: alto. Al 39’ Immobile porta avanti il pallone di petto in area, ma Donnarumma lo anticipa. Il portiere replica al 42’ opponendosi a un tocco ravvicinato del bomber laziale. Chiusura di tempo con un tiro a giro di sinistro di Parolo che va di poco fuori.


ECCO KESSIE E CORREA — La Lazio riparte all’attacco: al 2’, colpo a volo di Luis Alberto parato da Donnarumma. Al 3’, proteste laziali per una trattenuta in area di Kessie su Parolo. Banti fa proseguire. Milan cerca la porta al 7’: capocciata di Borini sventata da Strakosha. Al 10’, traversone radente di Marusic, Immobile in leggero ritardo. Al 12’, girata di Parolo a lato. La Lazio infittisce il ritmo delle trame offensive, ma il Milan gioca a tutto campo. Al 16’ Strakosha devia in angolo una bordata di Borini. Nuove proteste laziali: mani di Bakayoko in area. Al 20’ doppio cambio nella Lazio: Lukaku e Correa sostituiscono Milinkovic e Luis Alberto. Lulic passa al ruolo di interno. La squadra di Inzaghi all’assalto. Al 26’ Donnarumma è prontissimo su un’incornata di Wallace. Al 32’ Calhanoglu cerca di farsi largo in area: Strakosha lo argina. E un minuto dopo il Milan si porta in vantaggio: su un lancio di Suso scatta Calabria sulla destra, appoggio per Kessie: pallone nel sacco dopo una deviazione di Wallace: la deviazione è fatale e gli costa l’autogol. Al 37’ Inzaghi fa entrare Caicedo al posto di Radu: Lazio a trazione anteriore. Biancocelesti a caccia della rimonta con tanto impeto ma pure con molta imprecisione. Al 44’ Donnarumma fa scudo sul primo palo a Immobile. La Lazio continua a insistere. E al 49’ ci pensa Correa a raggiungere il pareggio: stop e tiro angolato dai limiti dell’area. Anche per l’argentino si tratta del terzo gol in campionato. Finale ad alta tensione. Espulso Inzaghi per proteste. Banti chiude dopo 8 minuti una partita con una coda piena di emozioni ma anche di reciproci rimpianti.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 26 novembre 2018 10:59
Genoa-Sampdoria 1-1: Quagliarella e Piatek gol nel derby

Squilli dei bomber nel primo tempo, poi meglio i rossoblù, ma Audero diventa protagonista. Juric espulso


È l'uno a uno che salva Juric e rilancia il Genoa dopo un periodo buio, e toglie qualche certezza a una Samp che dopo il gol iniziale di Quagliarella si è spenta. Prima del via, il solito spettacolo di coreografie sugli spalti. La gradinata Nord, cuore del tifo rossoblù, ha celebrato i 125 anni di vita del club con i ritratti di cinque grandi protagonisti della storia genoana, da Spensley a Scoglio, passando per Barbieri, De Prà e Signorini, mentre nei distinti spiccano le caricature di alcuni dei protagonisti del passato, dove brilla il gol di Branco nella stracittadina del 25 novembre 1990. Nella Sud, feudo Samp, un grande striscione: "Prima di noi le tenebre, poi venne il 12 agosto 1946 e luce fu", con riferimento al giorno della nascita della Sampdoria.


CUORE — Poi, sul campo, è stata sfida vera. Con Giampaolo che si affida di nuovo a Ramirez come trequartista (preferito a Saponara), l'uomo che aveva fatto saltare il banco nel derby di andata dell'anno scorso. Juric sposa invece le sue certezze, affidando la regia a Veloso.
Proprio dal piede dell'uruguaiano della Samp all'8' parte il cross sul quale Quagliarella di testa porta in vantaggio i blucerchiati. È una Samp più quadrata e solida rispetto ai rossoblù, che faticano a ripartire, schiacciati dalle rapide verticalizzazioni doriane, molto pericolosa nelle fasi iniziali sugli esterni. La squadra rossoblù non si alza, finché Piatek sfrutta un'indecisione di Andersen rubandogli il tempo: Audero (ammonizione per il numero uno doriano) lo tocca ed è rigore. Dal dischetto il polacco fa centro dopo un digiuno che durava dal 10 ottobre (ben 551'), quando era andato a segno con il Parma, nell'ultima gara dell'era Ballardini.


SVOLTA — È un momento-chiave della gara, perché lì la Samp perde lucidità, arretra e la squadra di Juric ritrova un po' di coraggio. Il finale del primo tempo è tutto rossoblù: al 35' con una punizione di Veloso (fallo su Piatek) va vicino al raddoppio. Gli uomini di Juric insistono e al 39' Audero è decisivo per due volte, prima sulla botta di Romulo e poi su Piatek, evitando il k.o. Pari giusto all'intervallo.

ROSSO — Nella ripresa Giampaolo ha provato a scuotere l'attacco sostituendo Defrel con Caprari, ma la mossa non è servita. Il Genoa ha continuato a fare la partita, con diligenza e una pressione costante, ma meno efficace rispetto ai primi 45 minuti. Al 16' capolavoro di Audero che evita ancora una volta il gol su di un colpo di testa di Kouamé, che stacca altissimo. Lazovic chiede il cambio, Juric punta su Pedro Pereira. Saponara prende il posto di Ramirez. Al 30' Juric viene espulso per essere uscito dall'area tecnica: "È la quarta volta", gli fa segno il quarto uomo Rocchi. Nel finale il ritmo cala: la Samp non rischia, nel Genoa solo Kouamé ha ancora la forza di provare a colpire. E non succede più nulla.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 27 novembre 2018 15:59
Serie A, Cagliari-Torino 0-0: pochi sussulti, nessun gol

Posticipo della tredicesima:
partita povera di emozioni, per entrambe le squadre
si tratta del sesto pari stagionale su tredici match.
Escono per infortunio Pavoletti e Baselli



Sesto pareggio per il Cagliari, sesto pari per il Toro: con la Fiorentina sono le squadre che comandano questa classifica delle mezze delusioni. Qui alla Sardegna Arena sono i sardi a strappare il punto: il Toro ne lascia sul terreno due che avrebbe meritato. I sardi non hanno fatto un tiro in porta, gli ospiti invece hanno impegnato a ripetizione la porta di Cragno nella mezz’ora conclusiva di un confronto condizionato da pioggia e forte vento.

OCCASIONI — Dopo un primo tempo privo di emozioni, la sfida si è accesa nella ripresa grazie alla spinta di un Torino alla ricerca del colpo da zona coppe. L’ultima mezz’ora è stato un monologo granata, dal quale gli uomini di Mazzarri (rimasto a casa dopo il malore di venerdì) hanno ricavato tre nitide palle gol. Trovando però le puntuali risposte del giovane portierino di casa, gran protagonista della serata.

CRAGNO PROTAGONISTA — Il portiere del Cagliari si erge a protagonista quando il Toro prende in mano il match. Prima su Belotti (girata volante di destro) e poi su Iago Falque, Cragno risponde con bravura, ma la parata più difficile la compie sul subentrato Zaza che da centro area piazza il sinistro a botta sicura trovando il tuffo dell’estremo difensore a negargli il gol.

DUE SUSSULTI — Dicevamo di quel primo tempo poverissimo di emozioni. Già. Si è dovuto attendere l’ultimo minuto di recupero per poter vedere due tentativi verso le rispettive porte. Un tiro alto di Meitè e sul ribaltamento una azione personale del talentuoso Barella chiusa da un cross che un po’ il vento, un po’ una deviazione fortuita spingono sulla parte superiore della traversa.

NON SI SFONDA — Partita bloccatissima, quindi, una battaglia tra scacchisti. Frustalupi, che rimpiazza Mazzarri in panchina, organizza un centrocampo a cinque in cui Soriano più di Baselli è chiamato al doppio lavoro di contrasto e proposizione dalle parti del tandem cagliaritano Srna-Dessena. Di fianco ha il rientrante Ansaldi che si preoccupa anzitutto di chiudere la fascia e quando scende lo fa senza riuscire mai a guadagnare il fondo campo. Quindi da lì non si sfonda. Concetto che vale anche per il Cagliari, incapace di dare profondità al fraseggio. Ansaldi però sarà autore di numerose iniziative positive nel secondo tempo, fino a quando le forze lo hanno sorretto (era assente da agosto).

IL VICE CASTRO — Situazione identica, cioè di mancanza di sbocchi offensivi, sulla fascia destra, cioè dalle parti di De Silvestri, dove Maran ha piazzato Lykogiannis. Il Cagliari, che ha perso alla vigilia il suo fantasista Castro (rottura dei legamenti del ginocchio, stagione praticamente compromessa) non riesce a servire le due punte perché il gigantesco Meitè si applica su Ionita (scelto per rimpiazzare Castro) impedendogli letteralmente di giocare. Insomma, tra un duello e l’altro nessuna delle due squadre riesce azioni pericolose così che gli avversari più insidiosi per i portieri risultano pioggia e vento. Meno male, per gli spettatori, che la ripresa riserverà uno spettacolo migliore. Anche se per i tifosi di casa la sofferenza è stata parecchia e le occasioni per emozionarsi in positivo pari allo zero.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 27 novembre 2018 16:01
SERIE A 2018/2019 13ª Giornata (13ª di Andata)

24/11/2018
Udinese - Roma 1-0
Juventus - Spal 2-0
Inter - Frosinone 3-0
25/11/2018
Parma - Sassuolo 2-1
Bologna - Fiorentina 0-0
Empoli - Atalanta 3-2
Napoli - Chievo 0-0
Lazio - Milan 1-1
Genoa - Sampdoria 1-1
26/11/2018
Cagliari - Torino 0-0

Classifica
1) Juventus punti 37;
2) Napoli punti 29;
3) Inter punti 28;
4) Lazio punti 23;
5) Milan punti 22;
6) Parma punti 20;
7) Roma e Sassuolo punti 19;
9) Atalanta, Fiorentina e Torino punti 18;
12) Sampdoria punti 16;
13) Cagliari e Genoa punti 15;
15) Spal punti 13;
16) Udinese e Empoli punti 12;
18) Bologna punti 11;
19) Frosinone punti 7;
20) Chievo(-3) punti 1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
ilpoeta59
00giovedì 29 novembre 2018 08:15
Re:
binariomorto, 27/11/2018 16.01:

SERIE A 2018/2019 13ª Giornata (13ª di Andata)

24/11/2018
Udinese - Roma 1-0
Juventus - Spal 2-0
Inter - Frosinone 3-0
25/11/2018
Parma - Sassuolo 2-1
Bologna - Fiorentina 0-0
Empoli - Atalanta 3-2
Napoli - Chievo 0-0
Lazio - Milan 1-1
Genoa - Sampdoria 1-1
26/11/2018
Cagliari - Torino 0-0

Classifica
1) Juventus punti 37;
2) Napoli punti 29;
3) Inter punti 28;
4) Lazio punti 23;
5) Milan punti 22;
6) Parma punti 20;
7) Roma e Sassuolo punti 19;
9) Atalanta, Fiorentina e Torino punti 18;
12) Sampdoria punti 16;
13) Cagliari e Genoa punti 15;
15) Spal punti 13;
16) Udinese e Empoli punti 12;
18) Bologna punti 11;
19) Frosinone punti 7;
20) Chievo(-3) punti 1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)



Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno diciamo che il Napoli è secondo in campionato e sta ancora in corsa nella Champions League (Napoli-Stella Rossa 3-1).
È una grande squadra che ci da enormi soddisfazioni ma vincere finalmente qualche titolo non ci starebbe male! [SM=x4983510]
binariomorto
00sabato 1 dicembre 2018 23:46
Serie A, Spal-Empoli 2-2:
Kurtic salva i suoi dopo il rosso a Cionek

Al gol in apertura dello sloveno rispondono Caputo e Krunic.
L'inferiorità numerica non impedisce ai padroni di casa di pareggiare.



Un pareggio che, alla fine, accontenta tutti. Spal-Empoli si chiude sul 2 a 2 con una doppietta di Kurtic e con due belle reti di Caputo e Krunic. La squadra di Semplici ha disputato quasi tutto il secondo tempo in dieci uomini per l’espulsione di Cionek. Ma in inferiorità numerica è riuscita a riequilibrare la gara e a chiudere all’attacco.

PRIMO TEMPO — Il primo tempo è un ping-pong di emozioni. La prima palla gol al 4’ è dell’Empoli ma La Gumina praticamente a porta vuota alza sopra la traversa. Sull’azione successiva va a segno la Spal. Angolo di Schiattarella e deviazione vincente di testa di Kurtic. La squadra di Iachini, però, non si abbatte. Al 17’ Caputo ha l’occasione giusta per pareggiare ma il suo pallonetto sull’uscita di Gomis termina alto. Lo stesso Caputo pareggia al 24’. Bella verticalizzazione di Krunic per l’attaccante che controlla, entra in area e batte Gomis. La partita è in equilibrio. La Spal ha la palla giusta per tornare in vantaggio con il solito Kurtic che calcia un rigore in movimento: splendida la risposta del portiere Provedel. Nel finale di primo tempo, invece, è l’Empoli a passare in vantaggio con un siluro dalla distanza di Krunic che beffa Gomis.

SECONDO TEMPO — Il secondo tempo inizia in salita per la Spal. Al 4’ l’arbitro Mazzoleni infligge il rosso diretto a Cionek per un fallo da dietro su La Gumina. La squadra di Semplici passa al 4-3-2. L‘inferiorità non spegne la Spal. Anzi, la carica. E al 22’ arriva il pareggio. Discesa di Lazzari che mette al centro un pallone invitante che Kurtic, ancora di testa, deposita alle spalle di Provedel. Iachini inserisce forze fresche nel tentativo di far pesare la superiorità numerica. Semplici invece richiama in panchina Petagna che non gradisce la sostituzione. Al 32’ L’Empoli ha l’occasione di tornare in vantaggio ma Gomis è molto bravo a respingere una conclusione ravvicinata di Caputo. Al 39’ ancora Caputo protagonista con un rasoterra deviato in angolo dal portiere della Spal.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 1 dicembre 2018 23:51
Fiorentina-Juventus 0-3:
gol di Bentancur, Chiellini e Ronaldo (rigore)

Tredicesima vittoria in campionato per i bianconeri che salgono momentaneamente a +11 sul Napoli.
Primo k.o. al Franchi per la Viola che in A non raccoglie i 3 punti dal 30 settembre



Per la prima volta la Juve aliena di quest’anno guarda i rivali con tre gol di scarto, in campionato. Per la prima volta il marziano assapora dieci minuti di panchina di cortesia. Per la tredicesima volta (su 14) i bianconeri si mettono in tasca tre punti rotondi, ma questa vittoria in casa dei viola è più squillante delle altre e non solo per il punteggio. In un campo tra i più ostili, nonostante la timidezza della Fiorentina di Pioli, Allegri dà una dimostrazione di sicurezza disarmante: patisce poco, domina tanto e alla fine si gode i gol di Bentancur, Chiellini e il rigore di Ronaldo. Le giocate in campo non hanno, però, cancellato la vergogna della scritta fuori dallo stadio inneggiante all’Heysel e offensiva verso Gaetano Scirea. Eppure al Franchi un applauso emozionato di tutti i tifosi viola ha accompagnato i cori degli ultrà bianconeri dedicati a Davide Astori, omaggiato con una corona di fiori da Chiellini e soci prima del match.

L'AVVIO — Allegri sceglie di dare un turno di riposo a Pjanic ed è Bentancur, in ascesa verticale, a spartire pani e pesci in mezzo. Ma è a destra la novità, con l’ex Cuadrado mezzala in una posizione stuzzicante, pronto a duettare con il tridente del “caos creativo”: Dybala, Mandzukic e Cristiano continuano nel loro gioco orbitante. A turno c’è un pianeta al centro dell’universo bianconero e le altre due punte gli ruotano ai lati, portando i rivali a perdere spesso il senso dell’orientamento. Nel movimento dei terzini, vista l’assenza di Alex Sandro, De Sciglio va a destra e Cancelo sgomma a sinistra: il portoghese è la solita freccia piantata nel costato avversario. E così dopo 15 minuti in cui la Fiorentina sembrerebbe pure propositiva e coraggiosa, la gara si sbilancia: la Juve muove le truppe, poco a poco si fa più manovriera. Quando prende stabilmente possesso della metà campo viola, trova 2-3 contatti da punizione al limite e un paio di tiri urticanti. Nel complesso, il gol non sembra troppo lontano, ma arriva da chi non ti aspetti: l’uruguagio che sembrava un po’ spaesato nel ritorno ai compiti da regista, lui che nel frattempo è diventato una mezzala che fiocchi. Porta palla, scambia con Dybala e si infila nel burro viola prima di battere da sinistro: ma oltre alla bellezza della giocata di Bentancur, c’è dell’altro che fotografa questi nuovi tempi bianconeri. La sola presenza di Cristiano impone ai difensori rivali un surplus di attenzione e di cattivi pensieri: sull’1-0 è Pezzella a fare quel passetto di troppo per colpa della distrazione aliena. In più, con Cuadrado che si allarga, Dybala trova ottime zolle: la Joya è sempre più il “tuttocampista” reclamato da Allegri, un giocatore totale che alla Juve serve come il pane.

LAMPO VIOLACEO — Se Pioli aveva chiesto alla Fiorentina una partita di grande tecnica, il risultato pare l’esatto opposto: i toscani sbagliano tanto e si affidano solo a tagli isolati di Chiesa e a qualche incursione di Benassi. E. Fernandes e Veretout, in più, arrancano in mediana quanto Matuidi alza i giri del motore. Eppure la Juve, sicura ma distratta, concede una macro-occasione: Giovanni Simeone non tocca come si addice a un centravanti argentino che abita a Firenze la palla messa dentro da Milenkovic. Szczesny, che aveva sudato freddo, si ritrova la palla tra le mani e ringrazia il momentaccio del Cholito. Se non ritrova l’efficienza e le reti del suo bomber (ma anche quelli degli altri assaltatori di Pioli), è inutile custodire velleità europee. Eppure, d’orgoglio, nel secondo tempo cresce la pressione della Fiorentina e Chiesa e soci costringono i bianconeri a sbagliare tanto, troppo, in disimpegno. Diversi i calci d’angolo accumulati, pochi battuti bene, a cui si somma qualche conclusioni in porta. Tradotto: il tridente di Pioli inizia a essere più efficace. Pure Gerson sale di livello dopo un primo tempo da dimenticare.

ANOMALIE — Quando Pioli azzarda l’ex Pjaca per Benassi, il croato si posiziona a sinistra e Chiesa cambia di fascia: su una infilata pericolosa, il figlio di Enrico avrebbe pure l’occasione di segnare, ma Cancelo fa una chiusurona che vale come un gol. Anche perché quello vero, dei bianconeri, arriva poco dopo. Anche nel 2-0 la firma non è delle più consuete: la scorribanda di turno al 24’ è di capitan Chiellini, la conclusione in mezza girata è di destro e questo rende ancora più curioso lo scenario. Niente di anomalo, invece, nel gol di giornata di Cristiano Ronaldo dieci minuti dopo: stavolta arriva su rigore, fischiato da Orsato (tornato ad arbitrare la Juve) per fallo di mano di E. Fernandes. Solo a quel punto, dopo 1250 di minuti filati giocati in campionato, l’alieno (ammonito per l’esultanza) può concedersi una sostituzione lasciando il posto tra i fischi all’ex Bernardeschi.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 1 dicembre 2018 23:56
Sampdoria-Bologna 4-1 con doppio Quagliarella:
Inzaghi confermato (per ora)

I blucerchiati ritrovano la vittoria dopo cinque turni, i rossoblu si
riscoprono vulnerabili e ora vengono risucchiati nella zona calda della classifica.
Doppietta per il bomber napoletano e quanti omaggi per Gianluca Vialli...



Sprofondo rossoblu. Al settimo k.o. in quattordici giornate, con la panchina di Filippo Inzaghi ormai davvero traballante. La Samp chiude i giochi di fatto già nel primo tempo (tre reti prima dell’intervallo, 4-1 il finale), con i gol di Praet, Quagliarella (che fa il bis nella ripresa) e Ramirez, ritrovando un successo che mancava ormai da ben 55 giorni ed assesta un colpo pesante al Bologna. La squadra di Filippo Inzaghi, sempre più in crisi di gioco e di risultati, tenta una reazione dopo il primo vantaggio blucerchiato grazie al gol dell’ex Poli, ma si ferma lì. Vano anche l’ingresso di Palacio (ex genoano e fischiatissimo) nella ripresa al posto di uno spento Falcinelli. La situazione adesso, per gli emiliani si fa davvero pesante: la società conferma il tecnico, ma la prossima sfida con l'Empoli assume il carattere dello spareggio.


PRESSIONE — Il primo gol della Samp arriva al 10’, quando la pressione di Ramirez sulla trequarti blucerchiata induce Poli all’errore e sul successivo cross di Caprari, Praet – primo centro stagionale - è abile ad anticipare l’avversario calciando in rete, festeggiando così nel miglior modo possibile il rinnovo del contratto. L’impressione è che la squadra di Giampaolo abbia a questo punto la partita in mano, ma invece la gioia di Giampaolo dura poco, perché i blucerchiati si chiudono e incassano sei minuti dopo (16’) il pari ospite con Poli. Bravo, sottoporta, a colpire al volo nonostante il tentativo di Audero, che un attimo prima si era opposto con un riflesso decisivo a Santander. Ma la Samp, stavolta, non cede e riparte, approfittando subito dopo (25’) di un grave errore difensivo di Pulgar, ancora una volta innescato dalla pressione di Ramirez, che favorisce Quagliarella, con un sinistro micidiale. Prima dell’intervallo, c’è tempo per i tris di Ramirez, innescato con precisione da Caprari, che vede il corridoio giusto e apre la strada all’uruguaiano.


SPERANZA — Nella ripresa, dopo un intervallo in cui i blucerchiati sugli spalti hanno cantato a lungo per l’ex Vialli, Inzaghi ha provato a dare più spinta all’attacco schierando Palacio al fianco di Santander, mentre Giampaolo sostituiva uno spento Vieira con Ekdal. Bologna, però, di fatto mai pericoloso, mentre la Samp andava ancora in rete al 24’ con il solito Quagliarella (al 134° gol in A: superato anche Pruzzo). Da lì in poi era solo una passerella della Samp.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 2 dicembre 2018 17:35
Milan-Parma 2-1: Cutrone e Kessie ribaltano i gialloblù

La squadra di Gattuso va sotto a inizio ripresa con il colpo di testa di Inglese, poi l'attaccante e
l'ivoriano firmano la rimonta che porta i rossoneri in zona Champions, in attesa della Lazio



In un anno di panchina rossonera, Rino Gattuso ha dimostrato con successo di non essere solo cuore e grinta, ma non si offenderà se affermiamo che il Milan visto oggi, vittorioso 2-1 sul Parma a San Siro, è un Milan alla Ringhio, nel “vecchio” senso: per un’ora scarsa Suso e compagni palleggiano facendo il solletico agli emiliani, poi vanno sotto e tremano. E si trasformano: fuori i ricami, dentro la carica e il veleno di Cutrone, che trascina ed entra nei due gol della rimonta. Patrick costruisce e segna il pari, recuperando un pallone che Suso gli ritorna, la difesa gialloblù sporca e lui trasforma in rete con una magnifica girata, e “procura” il rigore del 2-1 con un movimento che inganna Bastoni e quasi lo spinge al tocco di mano che nessuno allo stadio vede tranne la Var: Kessie dal dischetto non sbaglia e il Diavolo sale al quarto posto, in attesa della Lazio.

CHI CRESCE — Non è stato un bel Milan per novanta minuti, ma di questi tempi l’estetica può passare in secondo piano: servono punti e ne sono arrivati 4 su 6 in due gare senza Higuain. Non è stato un brutto Parma: D’Aversa ha imbrigliato a lungo i rossoneri e sfiorato il colpaccio con il colpo di testa di Inglese su corner di Svozzarella a inizio ripresa, nonostante una giornata grigia per le frecce Gervinho e Biabiany. La sua è una squadra ordinata e tosta, sa difendere e sfruttare le occasioni che si presentano: la classifica, già bellissima, potrà migliorare ancora nelle prossime giornate. Nel perenne stato di emergenza in cui versa il suo Milan, Gattuso può godersi due piccoli grandi successi: l’esperimento di Abate centrale nella difesa a quattro è riuscito e il capitano di oggi offre una buona alternativa ai titolari infortunati in vista dei prossimi match; il rendimento di Bakayoko, oggi schierato da centrale alla Biglia, cresce minuto dopo minuto: San Siro ha apprezzato sfornando applausi per gli interventi sempre puliti e utili del francese ed è esploso quando nel finale Timù ha arringato la folla dopo l’ennesimo pallone strappato agli avversari.

CHI SCENDE — Dopo il primo gol stagionale al Dudelange in coppa, Calhanoglu era atteso alla conferma ma la prova del turco non è stata sopra le righe come ci si aspettava. E i rossoneri continuano a trascinarsi il vecchio vizio di prendere gol: a Milanello si lavorerà duro anche sulle palle inattive. Con una certezza in più, però, perché la squadra che balbettava nei momenti difficili adesso ha imparato a gestirli e superarli: cuore e grinta a volte servono più della tecnica, Rino insegna.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 3 dicembre 2018 15:52
Serie A, Frosinone-Cagliari 1-1: Farias risponde a Cassata

Partita scoppiettante tra gialloblù e rossoblù, ma il pareggio serve solo ai sardi.
I padroni di casa passano in vantaggio nel primo tempo, ma si fanno recuperare nella ripresa



Non segnava da un anno: 9 dicembre 2017, contro la Samp. E Farias sceglie giorno e momento giusto per riannodare il filo del gol. Il suo acuto (tocco vincente sottomisura su cross di Joao Pedro) riporta il Cagliari in linea di galleggiamento e frena la corsa del Frosinone ormai lanciato al 32’ della ripresa verso la prima vittoria in Serie A nel nuovo stadio Benito Stirpe. Niente da fare: le parate decisive di Cragno e il gol del brasiliano, subentrato nella ripresa, consegnano ai sardi il terzo pareggio di fila, laddove i padroni di casa riducono di appena un punto (-3) il distacco dal Bologna terz’ultimo, in fondo ad un match di terribile intensità.

CENTAURI DI FASCIA — In attesa di Ciano al cento per cento (recuperato ma in panchina allo Stirpe), Longo conferma il 3-5-2 dell’ultima sfida di San Siro con l’Inter, mentre Maran schiera per la prima volta in questa stagione Sau trequartista avanzando Joao Pedro in attacco al fianco di Pavoletti. Col passare dei minuti i ciociari guadagnano metri di campo e alla prima vera azione corale si portano in vantaggio al 14’: apertura a destra di Maiello per Zampano scattante a destra, assist radente all’indietro per Cassata che col destro di prima intenzione fulmina Cragno con un tiro ad incrociare. Il portiere del Cagliari ingaggia poi una sfida personale col centravanti Ciofani, che lo impegna severamente in due occasioni con due colpi di testa, specie al 26’ quando lo costringe a distendersi in tuffo: un vero e proprio salvataggio in extremis, quello dell’estremo rossoblù. La velocità di passo abbinata alla tecnica accentua il tasso di pericolosità dei ciociari, nelle ripartenze e sulle fasce: Padoin e Srna pagano a caro presso la freschezza dei più giovani Zampano e Beghetto, cresciuti parecchio nelle ultime settimane.

SECONDO ROUND — Nella ripresa la partita divampa: lo stesso Beghetto scarica subito un violento sinistro all’incrocio trovando pronto Cragno, mentre i sardi si fanno minacciosi con Joao Pedro servito da Sau (pallone di poco alto). Ad un certo punto Maran inserisce Faragò e Farias: il doppio produce subito due notevoli azioni d’attacco culminate con le belle conclusioni di Pavoletti con risposta altrettanto eccelsa di Sportiello. In un nuovo rovesciamento di prospettiva il Frosinone sfiora poi il raddoppio al 23’ con un diagonale di Chibsah deviato sul fondo dal solito Cragno. Allo Stirpe l’impressione è che possa succedere di tutto, in ragione dell’equilibrio esistente. Ma i giallazzurri non fanno i conti con Farias, lesto al 34’ a spingere in rete il pallone su cross di Joao Pedro. Una secchiata di acqua gelida sulle ambizioni dei ciociari, che nel finale sbattono sul muro di Cragno in edizione straordinaria (che parata su Ciofani nei titoli di coda), e un’iniezione di fiducia per gli ospiti, al terzo pareggio di fila. Conquistato senza Castro infortunato: particolare non da poco.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 3 dicembre 2018 15:56
Serie A, Sassuolo-Udinese 0-0. Al Mapei vince la noia

Gara con poche emozioni, un gol annullato a Duncan nel primo tempo.
I neroverdi ci provano fino alla fine, ma non sfondano il muro della squadra di Nicola



Puntone per l’Udinese d’acciaio: che poi il primo tiro in porta lo faccia al minuto 38 della ripresa (ebbene sì…), dà il senso della pirotecnìa del match friulano. Occasione buttata per il Sassuolo che non ha più la fluidità di inizio campionato ma che almeno è riuscito a confezionare un secondo tempo pieno di buona volontà e qualche discreta idea, finendo per provarci col 4-2-4 e con un Matri che in meno tempo ha fatto ben più di Babacar. Lo 0-0 è figlio di una gara che nel primo tempo è parsa povera di tutto e che nella ripresa s’è mostrata un po’ più viva. Ma mai scoppiettante, piacevole, indirizzata.

GOL ANNULLATO — Il disegno tattico di Nicola è evidente: 5-3-2 che si spalma sul campo in maniera perfetta ma spesso lascia troppo soli De Paul e Pussetto, che comunque confezionano un primo tempo fra il confuso e il pasticcione. De Zerbi si rimette a fare il 4-3-3, inserendo Lirola a destra e Rogerio a sinistra, dando la regia a Sensi e non a Magnanelli. La prima frazione della gara è sconsolante per la paura e la pochezza di contenuti: l’unico brivido arriva prima da un tiro di Duncan al 20’ (parato da Musso) e dall’angolo successivo al minuto 21’ quando il secondo assistente di linea lascia correre su un fuorigioco di Duncan stesso e Guida è costretto ad assegnare il gol. L’arbitro di Torre annunziata, però, viene avvisato dalla Var: riguarda pure, gli dicono dalla regia, ed effettivamente Duncan era nettamente fuori dai regolari radar. Gol annullato e il resto è ben poco: perché l’Udinese è attanagliata dalla paura e il Sassuolo non mostra la fluidità vista in altre occasioni, con De Zerbi che si sgola nella propria area tecnica.

GODE NICOLA — Nella ripresa lo stesso De Zerbi decide via via di cambiare praticamente tutto l’attacco mentre Nicola (con 8 uomini infortunati di cui 4 titolari) prova la mossa che può permettere all’Udinese di alzare il proprio baricentro: dentro Lasagna per Behrami, arretramento di De Paul davanti alla difesa e tentativo – non riuscito – di alzare la squadra. Nella ripresa, però, il Sassuolo trova qualcosa di più, se non altro la sveltezza che era mancata nel primo tempo: arriva al tiro con Matri, Berardi è schermato due volte e insomma fino alla fine è la squadra di De Zerbi a provarci con giusto sostegno. Ma la difesa friulana blocca tutto e il suo portiere Musso non fa mai una sbavatura. Gode Nicola, quarto punto in due partite nelle quali la sua Udinese non ha preso gol.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 3 dicembre 2018 16:00
Serie A, Torino-Genoa 2-1: Belotti ribalta i rossoblù

Liguri in vantaggio con Kouamé ma rimontati nei minuti di recupero del primo tempo da Ansaldi e un rigore del Gallo.
Romulo espulso al 28'. La squadra di Mazzarri ritrova i tre punti dopo due turni senza vittorie



È un bel balzo in avanti quello che compie il Toro, che – ora sì - comincia a dare un respiro europeo alla propria classifica. I granata spezzano il digiuno casalingo degli ultimi due mesi e regalano a Walter Mazzarri, rientrato dopo il malore della scorsa settimana, il sesto posto in classifica. Vittoria chiave e preziosa che permette al Toro di incamminarsi con il passo giusto nell’impegnativo mese di dicembre (7 partite, coppa Italia compresa, fino al 29 con dentro anche il derby del 15). Il Genoa gioca un’ora in dieci, spreca il vantaggio di Kouamé, si lascia andare nel finale di primo tempo e poi scompare.

LA SORPRESA — Un’espulsione, un rigore, tre gol, i due del Toro nel recupero: succede di tutto, ma proprio tutto, in un primo tempo divertente, che non annoia affatto, e che si vive fino all’ultimo secondo sul filo dell’adrenalina. Il primo sussulto lo si vive un’oretta prima del fischio d’inizio quando dagli spogliatoio sbucano le formazioni ufficiali: Mazzarri cambia pelle al suo Toro e rilancia, per la prima volta dopo Torino-Napoli del 23 settembre il tridente granata: Iago largo sulla sinistra, Zaza (l’ultima volta da titolare il 5 ottobre contro il Frosinone) a fare spallate sulla destra, Belotti centroboa. Nel Genoa poche novità: Juric (in tribuna perché squalificato) disegna un centrocampo a cinque, Piotek a sgomitare davanti per aprire il campo alle incursioni di Kouamé. Primo quarto d’ora di studio: Mazzarri lo aveva chiesto alla vigilia, il Toro almeno ci prova a metterci subito intensità: la buona volontà c’è, ma si può fare meglio. Un Genoa bello compatto impedisce ai granata di sfondare; anzi, un po’ alla volta, nel mezzo i tre centrocampisti rossoblù si prendono la superiorità mettendo nel mezzo Meité e Rincon. Il primo allarme cade sessanta secondi prima del quarto d’ora: tutto nasce da un pallone velenoso perso da Belotti, sul contropiede Piatek si ferma sulla traversa (assist di Bessa), Kouamé spreca in curva il più comodo dei tapin.

L'INFALLIBILE GALLO — Quando si arriva alla mezzore, la gara sale d’intensità: Romulo in una manciata di minuti si becca due cartellini gialli, prima per un’entrata su Ansaldi poi per un’entrataccia in gioco pericoloso su Meité: dal 28’ lascia il Genoa in dieci uomini. Il Toro non ne approfitta, anzi sono gli ospiti a passare con Kouamé (al 36’) bravo a capitalizzare un calcio d’angolo beffando tutto il Toro schierato con dieci uomini nella propria aria di rigore. L’inerzia di questa domenica pomeriggio cambia radicalmente nei minuti di recupero, quando al Toro vengono i cinque minuti: al 47’ Ansaldi indovina prima il tiro della domenica, un bel sinistro, dal limite dell’area per l’1-1; poi, un minuto dopo, Sandro atterra Iago in area e Belotti trasforma dal dischetto (è il suo quinto gol stagionale, il terzo sui tre rigori calciati). Accade tutto all’improvviso: all’intervallo Torino-Genoa è 2-1.

GENOA SFINITO — L’uno-due piazzato dal Toro mette il Genoa alle corde, che nella ripresa perde entusiasmo e buona volontà. Un po’ alla volta si ritrae fino ad uscire dalla partita: i rossoblù accusano l’ora di gioco con l’uomo in meno, e la difesa del Toro diventa una montagna troppo ripida da scalare. I granata portano dalla loro le percentuali di predominio territoriale e di possesso, e sfiorano più volte il colpo del definitivo k.o. con Belotti (al 56’), Iago (59’) e Zaza (dopo l’ora di gioco). E’ questa l’unica macchia del secondo tempo del Toro, quella di non aver chiuso i conti lasciando – almeno in teoria perché il Gena non tira mai in porta – il risultato aperto. Negli ultimi dieci uomini ci vanno vicinissimi anche Belotti (Radu super su un’incornata ravvicinata) e Baselli (conclusione dal limite di poco a lato). Finisce 2-1: il Genoa si lecca le ferite, il Toro festeggia e questo pomeriggio si prende il sesto posto in classifica.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
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