Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

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binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 23:14
Fiorentina-Cagliari 1-1: gol di Veretout (su rigore) e Pavoletti

Primo stop stagionale al Franchi per la Viola che
non riesce ad allungare la sua striscia vincente in casa.
Sblocca il francese dal dischetto (fallo di Barella su Chiesa,
tiro dagli 11 metri che Giacomelli assegna dopo aver consultato il Var)
poi l'attaccante rossoblù trova il pari



La striscia vincente casalinga della Fiorentina si ferma a quattro. Il record di Cesare Prandelli che ne vinse sei resiste, solido. E' il Cagliari di Rolando Maran che ferma la corsa della squadra di Pioli. Nel giorno in cui si ricorda ancora Astori che a queste due squadre ha dato di tutto e di più. A suoi familiari sono in tribuna. E al minuto 13 tutti applaudono e gridano il nome di Davide. La Viola è la solita, senza Benassi, ma con la spinta di oltre trentamila tifosi che sognano. Il Cagliari è falcidiato dalle assenze alle quali si aggiunge, temporaneamente quella del bomber Leonardo Pavoletti che nella serata di sabato è diventato papà e ha raggiunto la squadra in fretta e furia in mattinata. Ma è proprio lui, quando entra, a suggellare un weekend indimenticabile con un gol di piede, d'anticipo, non proprio la sua specialità (lui è un formidabile colpitore di testa) a pareggiare la rete di Veretout su rigore. Così la Fiorentina rallenta, mentre il Cagliari ritrova punti in trasferta dove finora aveva perso tre volte per 2-0 e vinto solo a Bergamo.

PRIMO TEMPO — Pioli parte col suo 4-3-3 ma Pjaca non punge. Maran conferma il 4-3-1-2 con Castro alle spalle di Cerri e Joao Pedro che proprio qui giocò gli unici 20 minuti di gloria il 13 maggio durante la sospensione per doping. E' il vento che spadroneggia, ma tutta la Fiorentina è in difficoltà col solo Veretout a contrastare il centrocampo del Cagliari che nel fraseggio è molto più abile. Prima che si invochi il nome di Astori, Chiesa mette un pallone invitante al centro da destra senza che Simeone riesca ad intervenire. Ma è il Cagliari al 22' che ha la palla del vantaggio con Cerri che chiude un bel triangolo con Joao Pedro ma non imprime la potenza che dovrebbe al tiro e Lafont riesce a intervenire. Il Cagliari va che è una bellezza, con Bradaric che dirige la mediana in cui Barella, che non sembra minimamente affaticato dalla doppia esibizione in Nazionale, mostra grande qualità e Castro corre e spazia dappertutto. Manca un risolutore perché Cerri ha peso e stazza, ma gli manca l'acuto. Ma in finale di tempo è la Fiorentina che va vicinissima al gol, col solito Chiesa che sfiora il palo. Finisce qui, una partita che spesso si accende negli animi con Giacomelli che non estrae un cartellino.

SECONDO TEMPO — Dagli spogliatoi esce un'altra Fiorentina che gioca in favore di vento e sfrutta il fattore a differenza di quanto ha fatto il Cagliari nella prima parte: Pisacane è costretto a salvare due volte, si vede anche Biraghi che pesca Chiesa in area che di testa manda fuori, ma un minuto dopo è il suo amico Barella che lo aggancia in area e manda la Viola sul dischetto. Giacomelli aveva fischiato rimessa dal fondo ma Aureliano e Schenone lo invitano a vedere la Var e il fischietto di Trieste assegna il rigore (ammonendo Barella) che Veretout trasforma (il suo secondo rigore, l'altro all'Atalanta). Maran, in svantaggio, non può far altro che giocarsi la carta Pavoletti (al posto dell'inconsistente Cerri) e il livornese, fresco papà, dopo 7' al 24' si regala un'altra gioia e la regala al Cagliari girando abilmente in rete, e di piede, un cross di Faragò imbeccato da Joao Pedro sulla corsia di destra. Si gioca alla pari, anche il vento è calato. Anche Pioli muove gli uomini dalla panchina: fuori Pjaca che proprio non riesce ad ingranare e dentro Mirallas, fuori Gerson, che ha agito quasi da attaccante, e dentro Eysseric. Ma è sempre Chiesa con i suoi guizzi a creare scompiglio: al 33' costringe Cragno in angolo. La Fiorentina tenta l'ultimo assalto: Pisacane salva un altro gol fatto su Simeone. Ma sul capovolgimento è Lafont che si supera spedendo in angolo di piede il gran tiro di Joao Pedro. E' la serata dei portieri perché al 43' è Cragno che compie un miracolo su Chiesa che colpisce al volo, lui, il portiere di Fiesole e ora azzurro, salva in corner. E' l'ultimo sussulto da parte dei giocatori in campo. Il resto lo fa Giacomelli che concede 10 minuti e 22 secondi di recupero.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 23:17
Inter-Milan 1-0: gol di Icardi su papera di Donnarumma

I nerazzurri colpiscono un palo con De Vrij e comandano il gioco per praticamente tutta la gara,
ma il muro rossonero crolla solo al 92' per un erroraccio di Gigio



Ogni volta un po' più in là. Ogni volta al limite. Ogni volta. Inizia a essere un vizio. L'Inter colpisce ancora nel recupero. Colpisce ancora sull'asse Vecino-Icardi. Ancora di testa. Stavolta non rimonta, sentenzia. Si porta a casa il derby all'ultima azione offensiva, quando i titoli di coda sembravano già essere partiti (e qualche macchina dal parcheggio pure). Decide Icardi, Maurito, il capitano, il "nueve": il killer venuto da un altro calcio, in cui i centravanti li vedevi due volte in 90', quando segnavano e quando esultavano. L'Inter infila così la settima, e soprattutto si tiene il trono cittadino: Spalletti esulta come raramente si era visto, la "mourinhizzazione" continua. Il Milan crolla sul cross da destra di Vecino che trova centrali e Donnarumma forse rilassati anzitempo: punizione pesante, dopo una gara difensivamente buona. Ma anche una gara molto difensiva.

LA CALMA — Un'ora prima del match si alza su Milano, zona San Siro, un vento clamoroso che lascia presagire tempesta. All'ingresso delle squadra in campo le due curve regalano un botta e risposta acceso con enormi coreografie. I due centravanti argentini si incrociano a centrocampo con l'aria di due pistoleri prima del duello finale. I 78mila di San Siro sono tutti lì, carichi. Poi si parte e… niente. La clamorosa energia di due settimane di attesa dello scontro fra superpotenze sembra scaricarsi in due duelli a sciabolate di Nainggolan e Biglia. L'Inter costruisce, il Milan presidia, al 90' il pari è risultato logico, ma non quest'anno, non con i nerazzurri in formato Cesarini.

INTER AI PUNTI — Intendiamoci, la squadra di Spalletti fa di più per guadagnarsi i tre punti. Soprattutto nel primo tempo lo "0" nei gol segnati le va stretto. Icardi timbra già al 12', su cross di Brozovic: a centro area però Vecino la sfiora e in quel momento il numero 9 nerazzurro è in fuorigioco. Il Milan, nel dubbio, pareggerà il contro dei gol irregolari, con Musacchio in fuorigioco sul tocco di Romagnoli al 43'. Niente da fare per i pali: vince l'Inter. Al 33' azione da corner, Perisic la rimette in mezzo, De Vrij gira verso la porta e trova il legno. Resterà l'occasione più clamorosa, nonostante il predominio continui nella ripresa. Donnarumma, però, trema più per un retropassaggio di Biglia che per i tentativi dei rivali. Il gol finale è il premio per una squadra che non molla mai, come Brozovic fasciato, ma sempre in tackle. I piani di Spalletti non avevano fatto concessioni alla Champions: Vecino è titolare e fra i più attivi, pur divorandosi un gol a fine primo tempo, Vrsaljko a destra controlla la fascia e prova qualche cross. I piani di Spalletti vengono parzialmente sconvolti al 30', quando il Ninja getta la spugna. Nainggolan si infortuna 10' prima in un contrasto con Biglia: l'ex laziale allunga la gamba, l'ex romanista gli pesta il piede, escono malconci entrambi. Poi un nuovo incrocio, meno cruento, ma con il belga che si fa male: entra Borja Valero. Metterà legna, sbaglierà un po', ma è recuperato alla causa.

MILAN FINO AL 90' — Il Milan per l'occasione importante sale di livello difensivo: la squadra di Gattuso si assesta su di un 4-5-1 ordinato e compatto, che prova ad aggredire subito i portatori di palla avversari. Parte forte, poi con i primi due tiri del match, poi ripiega per lo più si difende, pareggiando solo il conto dei gol annullati. Per ripartire si affida principalmente a Calhanoglu, meno braccato di Suso, mentre Higuain vive una serata da Icardi, con pochi palloni toccati e qualche ripiegamento difensivo. Cutrone entra tardi e non si vede, la disattenzione finale, quasi un contropiede subito, è inspiegabile. Con questa Inter, poi…

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 22 ottobre 2018 23:47
Sampdoria-Sassuolo 0-0, il palo ferma Berardi

Senza gol la sfida tra due squadre che giocano bene ma non trovano la rete.
Un palo clamoroso per Berardi


Il Sassuolo inchioda la Sampdoria su un giusto pareggio con una partita lucida, attenta e propositiva. Ritmo alto, pressing e scambi veloci per costruire il gioco a partire dalla difesa, Giampaolo e De Zerbi si sfidano a viso aperto e con filosofie simili, pur con moduli diversi, fin dal fischio d’inizio.

LE AZIONI SALIENTI — Il primo pericolo, però, lo creano gli ospiti al 7’: lancio in profondità per Babacar, che corre più veloce di Tonelli ma conclude male di sinistro. La Sampdoria cerca il varco con calma e lo trova al 26’: assist di Quagliarella per Ramirez, che spreca di sinistro da posizione invitante. Fa pure peggio Defrel tre minuti dopo, quando, su splendida idea di Murru, si trova davanti a Consigli ma conclude di sinistro con poca precisione. La sfida è equilibrata e divertente, il Sassuolo è sfortunato al 35’, con Berardi che, con un sinistro a giro, manda la palla contro il palo. Cinque minuti e Barreto, liberato da Quagliarella centra in pieno Consigli. Calano le energie e ne risente il gioco, ma non l’equilibrio. Quagliarella, al 32’ del secondo tempo inventa ancora un’opportunità, stavolta per Saponara. Il sinistro al volo del fantasista, però, vola alto. L’ultimo squillo è del Sassuolo, con l’incursione di Bourabia, anche lui però Impreciso.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 22 ottobre 2018 23:50
SERIE A 2018/2019 9ª Giornata (9ª di Andata)

20/10/2018
Roma - Spal 0-2
Juventus - Genoa 1-1
Udinese - Napoli 0-3
21/10/2018
Frosinone - Empoli 3-3
Bologna - Torino 2-2
Chievo - Atalanta 1-5
Parma - Lazio 0-2
Fiorentina - Cagliari 1-1
Inter - Milan 1-0
22/10/2018
Sampdoria - Sassuolo 0-0

Classifica
1) Juventus punti 25;
2) Napoli punti 21;
3) Inter punti 19;
4) Lazio ppunti 18;
5) Sampdoria punti 15;
6) Fiorentina, Roma e Sassuolo punti 14;
9) Genoa(*), Torino e Parma punti 13;
12) Milan(*), e Spal punti 12;
14) Cagliari punti 10;
15) Atalanta punti 9;
16) Udinese e Bologna punti 8;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 2;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 00:12
Serie A, Atalanta-Parma 3-0: autorete di Gagliolo, Palomino e Mancini

I nerazzurri dominano il 2° tempo dopo i primi 45' equilibrati e con tante occasioni.
Prima l’autorete del difensore crociato, poi gli altri gol sugli sviluppi da calci d’angolo



L’Atalanta non vinceva in casa dalla prima giornata e il 3-0 sul Parma è un segale importa dopo la “manita” a Verona con il Chievo. Ma non è stata una passeggiata, perché la partita si è sbloccata solo nel secondo tempo.

PARTITA DIFFICILE — L’Atalanta capisce subito che sarà una partita complicata, perché il Parma per 45 minuti è bravo a esprimere al meglio la sua idea di calcio: difesa e contropiede. La squadra del Gasp occupa a lungo la metà campo avversaria senza buttare giù il muro: Gomez, falso 9 dietro Ilicic e Barrow, fa molto movimento dal centro a sinistra, la sua posizione preferita, e viceversa mentre anche le punte partono larghe. Ma il Parma sa ripartire in contropiede grazie alla velocità di Gervinho, tornato titolare dopo un mese e dell’ex Ceravolo che cerca la profondità per distendere una squadra altrimenti troppo chiusa in se stessa. Il resto lo fa un ispirato Siligardi. L’Atalanta costruisce molto, ma non riesce a passare. Ci provano un po’ tutti: Mancini, Gomez, Toloi, Ilicic due volte, Hateboer, Barrow. La partita non si sblocca, per la bravura di Sepe (soprattutto sul secondo tentativo di Ilicic) e gli errori di mira degli atalantini, in particolare Barrow, preferito a Zapata e un po’ troppo leggero e impreciso. Il Parma comunque si difende bene e riparte con puntualità, facendosi vedere con Ceravolo (al 19’ colpo di testa fuori e al 22’ tacco da distanza ravvicinata parato da Berisha) e Barillà (25’, gran tiro fuori di poco).

CROLLO PARMA — Poi, dopo un errore di Gervinho al 4’ della ripresa con grande salvataggio di Toloi, il Parma perde tutte le sue certezze e crolla. Il primo gol è anche un discreto tributo alla sfortuna, con Gagliolo che perde palla, De Roon avvia l’azione, Ilicic tira, Sepe respinge proprio sui piedi di Gagliolo: autogol plateale. Per l’Atalanta diventa tutto più facile: al 27’ raddoppia Palomino. Angolo da sinistra, spizzata di Mancini, Palomino, lasciato solo, mette dentro mente cade. In fuorigioco? Abisso chiede aiuto alla Var che dopo un paio di minuti conferma: gol regolare. E infine il 3-0: angolo di Ilicic da destra, Mancini ruba il tempo a Luca Rigoni e segna. Tutto finito? Quasi, si può ancora ammirare la traversa colpita da Ilicic, autentico mattatore del pomeriggio. Come a Verona col Chievo, ma senza gol.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 00:15
Serie A, Empoli-Juve 1-2: gol di Caputo e Cristiano Ronaldo (2)

Nona vittoria in campionato per i bianconeri col portoghese che ribalta l'iniziale vantaggio dei toscani



CR7 hollywoodizza la provincia italiana. Arriva lui e tutto si ferma: stadi esauriti, alberghi e ristoranti pieni, baracchini con la sua maglietta presi d’assalto. Ma Ronaldo è soprattutto il più forte giocatore del mondo insieme a Messi. Te ne accorgi quando, dopo il peggior primo tempo stagionale suo e della Juventus, decide che i due punti persi col Genoa possono bastare. E ribalta la partita con la folgore che fissa il 2-1 finale dopo aver trasformato il rigore del pari. Il gol più bello dei 7 fin qui segnati in bianconero.

BRAVO EMPOLI — Solo elogi per la squadra di Andreazzoli, che pur restando bassa gioca un bel calcio, con centrocampisti di corsa e qualità. Bennacer macchia una bella prova con la sciocchezza che provoca il rigore, Acquah si divora Matuidi nell’azione del gol, Zajc ha i colpi del grande giocatore. Se ci aggiungiamo che il caricabatterie della Juve non ha ancora ultimato il suo lavoro post-Manchester, l’1-0 (gol di Caputo) con cui i toscani vanno al riposo non deve stupire. In difficoltà Bernardeschi e tutto il centrocampo, con una regia insolitamente abulica di Pjanic. Se il livello resta questo, la salvezza non dovrebbe essere un problema.

CARICA CR7 — La Juventus, che resta complessivamente lontana dai suoi standard migliori, rientra con altra intensità. L’emblema è Matuidi: molliccio nei primi 45’, il solito trattore nella ripresa. Il segnale di risveglio lo dà l’azione chiusa dalla traversa di Pjanic dopo una gran parata di Provedel su un convincente Alex Sandro. Il calo dell’Empoli aiuta la Juve a restare sempre alta, con Dybala molto cucitore e poco stoccatore e bravo a procurarsi il rigore. In una giornata così, sembra più facile che la Juve la possa ribaltare col colpo di un campione piuttosto che col gioco. Detto fatto: CR7 sgancia il missile che lascia a bocca aperta il Castellani, prima di un finale che trasforma Allegri in versione kickboxer su una bottiglietta per via di una gestione imperfetta nei minuti finali.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 00:18
Serie A, Torino-Fiorentina 1-1: gol di Benassi, autorete di Lafont

Al Grande Torino i viola passano dopo appena due minuti,
poi arriva il pareggio fortunoso sul tiro di Ola Aina.
Nel primo tempo Mazzarri allontanato dall’arbitro



Toro bello di notte, ma carico di delusione. La Fiorentina si difende coi denti e conferma l’astinenza lontano dal Franchi, dove raccoglie il suo secondo punto sui 15 messi in classifica. Finisce 1-1 la notturna del Grande Torino (gol-lampo di Baselli dopo 2’, autogol di Lafont al 13’). E per la Mazzarri band è una serata piena di rimpianti.

SORPRESA: NIENTE CHOLITO — In avvio non è proprio tutto come annunciato alla vigilia. Prima di tutto perché Torino-Fiorentina non è la sfida tra Belotti e Simeone: Mazzarri non rinuncia certo al Gallo, Pioli invece lascia in panchina il Cholito preferendogli Mirallas ed Eysseric, con Chiesa che parte largo a destra più schiacciato sulla linea dei centrocampisti, alzandosi continuamente a partita in corso. Più che sul centrocampo a cinque, Mazzarri preferisce la formula con il doppio trequartista: la chiave è Baselli, posizionato molto alto in linea con Iago Falque.

PUNTO FERMO VIOLA — Se c’è una certezza in questo avvio di campionato della Fiorentina è la sua capacità di segnare nei primi 30’: era già accaduto quattro volte nelle precedenti nove partite, e la storia si ripete anche questa sera. Passano appena centoventi secondi, e un traversone dalla destra di Chiesa coglie impreparato la difesa granata, De Silvestri respinge maldestramente offrendo il più facile degli assist a Baselli: la freddezza non gli manca, e firma il più classico del gol dell’ex, il quarto di questo suo avvio di stagione in Serie A. E’ la marcatura più veloce della Fiorentina in queste dieci giornate di campionato.

DOMINIO GRANATA — Stordito, ma non certo al tappeto. Tutt’altro: il Torino risponde di gran carriera. Alza i ritmi, diventa padrone del campo, gioca stabilmente nella trequarti della Fiorentina mettendo in crisi una Viola fatta di buona palleggiatori ma incapace di uscire dalla ragnatela di passaggi che prende forma tra i piedi di Meité, Iago Falque, Rincon e Baselli. Infortunio in avvio a parte, nel primo tempo è un dominio granata, al punto che quando il cronometro segna la mezzora i numeri dicono che il possesso palla del Toro tocca l’apice del 71%, “calando” al 61% all’intervallo. Il pari appare una logica conseguenza, e cade dopo tredici minuti quando Lafont respinge un po’ con la schiena e un po’ con la testa una conclusione di Aina. La Fiorentina non aveva mai subito gol in questo campionato nella prima mezzora. La pressione granata è continua, la Fiorentina si difende come può: ancora Aina (al 18’), De Silvestri (al 23’) e Iago (al 45’) sfiorano il raddoppio. Il Toro torna negli spogliatoi tra gli applausi, dopo aver giocato, per intensità e qualità, il suo miglior primo tempo di questo campionato. La nota stonata è l’espulsione di Mazzarri al 29’ per proteste: il tecnico del Toro chiede veementemente l’ammonizione di Vitor Hugo per un’entrata a centrocampo su Iago Falque, e riceve il suo secondo allontanamento in questa stagione dopo quello della prima giornata in casa con la Roma. Era diffidato, sarà squalificato.

ZAZA PER L’ASSALTO — In avvio di ripresa Pioli prova ad arginare lo strapotere di gioco del Toro inserendo Gerson e Simeone, ma è ancora Iago Falque in acrobazia (al 9’) a cercare la via del raddoppio. Dopo 65’ entra Zaza per Baselli per un Toro sempre più a trazione anteriore con il doppio centravanti (Zaza-Belotti) e Iago alle spalle. E mentre i ritmi naturalmente si abbassano, con un Toro che gioca ma che non riesce a sfondare, proprio sui piedi dello spagnolo cade l’occasione più importante della ripresa: è il 27’ quando Iago trova una conclusione potente e precisa verso l’incrocio, ma Lafont compie un capolavoro evitando il tracollo. A 8’ dalla fine arriva il primo intervento di Sirigu: doppia uscita (provvidenziale) su Chiesa e Mirallas. Dentro anche Parigini e Soriano, ma l’1-1 non si sblocca.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 15:11
Serie A, Sassuolo-Bologna 2-2: Boateng riprende Inzaghi all'85'

Gol e spettacolo a Reggio Emilia: rossoblù in vantaggio con Palacio e Mbaye, pari di Marlon e Boateng



Se il Sassuolo non vince da quattro partite ci sarà un perché. E in questo caso ci ha messo molto del suo il Bologna, che finalmente Inzaghi ha posizionato in maniera diversa (4-3-3) e instillando la ferocia dell’approccio giusto. Il pari finale è sostanzialmente un’occasionissima persa dai bolognesi che a cinque minuti dalla fine avevano la gara in tasca grazie ad uno uno-due di Palacio all’alba del match e di Mbaye ad inizio ripresa. Il Sassuolo ha manovrato tanto ma in area è arrivata tre volte seriamente e ancor più pesantemente nel momento in cui poteva addirittura ribaltare la gara: pallone vagante a un secondo dalla fine, Matri lo spara alto e sarebbe stata una beffa atroce per un Bologna diverso da molte altre volte, ovvero compatto, propositivo e attento per praticamente tutta la partita.

APPROCCIO — L’approccio del Bologna è un film mai visto, nel senso che la squadra di Inzaghi non era praticamente mai entrata in partita così decisa: tre minuti di rumba che mettono a disagio il Sassuolo. Doppio schema su calcio d’angolo e il gol del vantaggio arriva così: legnata di Svanberg da trenta metri, Consigli para bene ma il pallone arriva a Santander che rimette insieme i cocci per Palacio che sotto-porta la sbatte precisa nel sette. Vantaggio Bologna e Sassuolo che fatica a trovare campo, a tal punto che nell’azione successiva Santander colpisce praticamente a porta vuota ma impatta il palo.

EUROGOL E POSSESSO — Dal possibilissimo due a zero esterno, ecco che il Sassuolo (proprio dall’azione nata dal legno colpito dal paraguaiano) si scuote e può già prendersi il pareggio: volata di Di Francesco che fa mezzo campo in solitaria ma invece di passarla (prima) a Berardi agevola il ritorno di Poli che sporca il pallone quanto basta per mandare tutto all’aria. Il Bologna ha rischiato grosso, ma dal 10’ comincia a rinculare e dare al Sassuolo ciò che preferisce: il possesso palla. La squadra di De Zerbi (che inizialmente ha Boateng in panchina) comincia il suo palleggio che porta opportunità: ci provano Rogerio e Di Francesco (da fuori) fino a quando da 35 metri ci riesce Marlon con una bordata secca che piega Skorupski sulla propria destra. Pari e il copione non cambia: Sassuolo che fa possesso, Bologna che riparte ogni tanto ma ora con confusione e quasi autogol di Helander allo scadere della prima frazione nel tentativo di rinviare.

CAMBI PERFETTI — Quando inizia il secondo tempo, il Sassuolo fa la faccia cattiva ma è Ferrari a chiudere su Santander da posizione difficile. Poi c’è l’opportunità che si ritaglia Svanberg (eurotiro da venti metri sul quale Consigli diventa ancora perfetto) e successivamente comincia tutta la giostra dei cambi: Inzaghi mette Dzemaili, Krejci e alla fine Falcinelli mentre De Zerbi arma i suoi con Boateng, Matri e Sensi. Nel bene e nel male, tutti e tre i cambi del tecnico del Sassuolo entrano nel pareggio finale e nel quasi ribaltone: perché Sensi prende il rigore indiscutibile (fallo di Calabresi) che poi Prince infilerà; e perché Matri arriva a un centimetro dal 3-2 ma spara altissimo. Risultato sostanzialmente giusto ma il Bologna è quello a rimanerci peggio, anche se Bourabia ha colpito la traversa e Gonzalez ha rischiato un autogol da cineteca.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 18:39
Serie A, Cagliari-Chievo 2-1: i sardi volano, Ventura ancora k.o.

Pavoletti e Castro lanciano i rossoblù verso i tre punti.
Gli scaligeri si svegliano tardi e restano a -1



Capita di segnare il gol che non vorresti mai fare. Lucas Castro, che a Veronello ci è stato per quattro anni, suggella un'altra grande prova, con un gol da favola che stende (2-1) il Chievo inguaiandolo fino al collo e lanciando il Cagliari, imbattuto alla Sardegna Arena e al terzo risultato utile di fila. Sette punti in tre partite che proiettano la squadra di Rolando Maran verso quella metà classifica che il presidente Tommaso Giulini chiede alla sua squadra. Il Chievo è fermo ai due pareggi con Empoli e Roma, ha tre punti in meno per le plusvalenze, confermati anche in settimana, e la cura Ventura, a volte sgomento davanti a certi errori, ancora non produce punti. Ma qualcosa a livello mentale sì, perché dopo aver trovato il 2-1 con Stepinski, il Chievo con Birsa dentro, un po' di paura l'ha messa al Cagliari che forse pensava di averla chiusa troppo presto e forse ha pure esagerato nei cambi togliendo Pavoletti e Bradaric. La differenza nel primo tempo è stata abissale. Gli 11 titolari del Cagliari ormai non temono nessuno.

PRIMO TEMPO — Maran conferma le impressioni della vigilia: rimette Srna sulla catena difensiva di destra, conferma Pisacane con Ceppitelli al centro della difesa, mentre in attacco torna, ovviamente, Pavoletti in coppia con Joao Pedro. Ventura cambia qualcosa, innanzitutto inserendo Meggiorini accanto a Stepinksi davanti. Birsa resta in panchina. Giaccherini, ristabilito, va in campo a creare scompiglio. Ma prima del via l'ex ct azzurro perde anche Hetemaj che si fa male in riscaldamento e così al suo posto c'è Rigoni. Un 3-5-2 per Ventura con accenni di 3-4-2-1. Dietro c'è Cesar per lo squalificato Barba. La differenza tra le due squadre è palese, il Chievo fa fatica a impostare, si regge solo sulla mobilità e la tecnica di Giaccherini, ma dopo 15' il Cagliari passa: angolo di Joao Pedro sul quale ci mette come al solito la testa Pavoletti che anticipa Bani e Cesar. Quinto gol del bomber livornese. La reazione clivense non c'è: anzi è Bradaric, sempre su angolo di JP10 a spedire fuori la palla del 2-0. Il Chievo mette il naso avanti nel finale di tempo ma una volta salva Ceppitelli con un'ottima diagonale, l'altra è De Paoli, imbeccato dal solito Giak, a calciare fuori di pochissimo. Più che altro il Chievo colleziona cartellini: Giaccherini, Rossettini.

SECONDO TEMPO — Sembra che nell'intervallo Ventura abbia ribaltato lo spogliatoio: Giaccherini colpisce, ma Cragno respinge dopo 8', ma al 14' il Cagliari la chiude: Scende Barella che innesca Padoin che crossa da sinistra, la palla arriva a Pavoletti che, intelligentemente, vede Castro che arriva. Lo serve e il Pata scarica un destro da urlo imprendibile per Sorrentino. 2-0. L'argentino non esulta, ci sta quasi male perché vede la sua squadra alle corde ed è una parte della sua vita. Il Chievo non c'è, prende altri gialli, anzi Meggiorini rischia il rosso su Castro. Poi esce in staffetta con Birsa. E Maran fa riposare pure il totem Pavoletti inserendo Cerri (che si fa pure ammonire), forse troppo presto. Non c'è più neanche Giak, l'anima della squadra che si mangia una grande occasione per fare 2-1, mentre poco prima Bani di testa era stato più sfortunato. Ma il Chievo il 2-1 lo trova al 34' quando il Cagliari, con Cigarini al posto di Bradaric e dopo un gran tiro di JP10, si rilassa fin troppo. Su una ribattuta corta di Pisacane trova Stepinski che fa dai e vai con De Paoli che lo trova tutto solo in area per colpire indisturbato di testa. I bianchi di Ventura, con Birsa si scuotono e provano a raggiungere il pareggio. La partita si innervosisce ancora, Maran si protegge inserendo Dessena per Barella (sostituito per la prima volta in stagione) e il Cagliari riesce a tenerla in pugno e a far festa in gruppo davanti alle due curve. Ma Castro, straordinario, va ad abbracciare gli ex compagni, uno per uno. Il bello del calcio.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 18:42
Tra Genoa e Udinese, emozioni e girandola di gol: finisce 2-2

Bella sfida tra le due squadre: dopo un primo tempo bloccato, la ripresa è stata pirotecnica.
Secondo pareggio consecutivo per il Genoa, primo punto dopo quattro sconfitte per l’Udinese



Juric non trova la vittoria e il Ferraris vede per la prima volta una sfida senza un gol di Piatek. Buon per l’Udinese e Velazquez, che conquistano un punto meritato.Moduli prudenti e quasi speculari, con Juric che riesce ad aver la meglio nella prima parte della sfida, grazie all’abilità negli inserimenti di Bessa.

LA PRIMA FRZIONE — L’italo-brasiliano appare in area con frequenza, riuscendo però a sorprendere sempre la difesa avversaria. Al 9’ proprio Bessa spreca clamorosamente un assist perfetto di Biraschi, appoggiando di testa il pallone di poco a lato. Al 30’ invece l’incursione del centrocampista cresciuto nell’Inter è letale: sul lancio di Pedro Pereira, Bessa è libero, Musso esce con troppa foga e lo atterra. Rigore netto che Romulo al 32’ realizza con sicurezza. I rossoblù hanno la partita in mano, pure Criscito, su punizione, impegna Musso. L’Udinese soffre e prova a ripartire, con Lasagna e De Paul che trovano due conclusioni interessanti, neutralizzate senza troppa ansia però da Radu.

LA RIPRESA — L’intervallo smorza l’energia del Genoa, che cala l’intensità del suo gioco. L’Udinese conquista campo e calci d’angolo. Quando Velazquez cambia modulo, passando al 3-5-2, la sfida cambia. Due minuti e arriva il pari, con Lasagna abile a sfruttare un cross di De Paul. Romero, su angolo, riporta subito in vantaggio il Genoa, ma l’inerzia della partita è cambiata. Al 25’ del secondo tempo, così, i friulani riagguantano il pari, con De Paul, bravissimo a battere Radu con un tiro a giro da sinistra che centra l’angolo alto opposto. Quattro minuti e Romero si fa espellere per un fallo su Pussetto, che gli vale la seconda ammonizione. L’unico sussulto dell’Udinese però arriva in pieno recupero, con un tiro centrale di Mandragora, neutralizzato facilmente da Radu.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 18:45
Serie A, Spal-Frosinone 0-3: decidono Chibsah, Ciano e Pinamonti

Primo successo stagionale per la squadra di Longo, che supera 3-0 i ferraresi nello scontro diretto per la salvezza.
Nel finale c’è spazio anche per primo gol nei Pro del talento in prestito dall’Inter



E alla decima arrivò la prima. Il Frosinone ottiene infatti la prima vittoria della stagione ed è pure bella rotonda, forse più di quanto meritato. La Spal ne incassa infatti tre in casa, su appena quattro tiri in porta concessi. Un piccolo black out a fine primo tempo, un altro a inizio ripresa, e la partita se n’è andata.

PRIMO TEMPO — La Spal parte più centrata. Schiattarella e Missiroli hanno spazio per pensare, si gioca praticamente su una sola metà campo, quella del Frosinone. Proprio Missiroli al 10’ crea la prima situazione pericolosa, provando da fuori: alto. La superiorità spallina non si concretizza per un paio di scelte sbagliate di Petagna – mancato aggancio su filtrante di Missiroli al 17’, controllo lento e tiro stoppato dopo appoggio di Fares al 30’ – e perché i tre difensori fissi del Frosinone tengono altissima la guardia. Dopo la mezzora il Frosinone riprende un po’ di campo e al 33’ si vede giustamente annullare un gol: Campbell apre a destra per Ciano, tocco sulla corsa per Zampano che calcia in diagonale, Chibsah insacca ma di mano un pallone che forse sarebbe comunque entrato. Breve consulto al Var, rete annullata e giallo per il centrocampista ospite. La Spal replica subito con un destro di Valoti su sponda di Paloschi appena a lato al 35’. Improvviso e non del tutto meritato dunque arriva il vantaggio del Frosinone al 40’, e stavolta è buono. Beghetto guadagna un angolo insperato, dalla bandierina calcia Ciano, il portiere Gomis e Felipe dormono e Chibsah di testa mette in rete facendosi perdonare. La Spal pare stordita ma di nuovo reagisce: al 42’ il tiro di Fares è deviato sulla traversa da Paloschi, ma in fuorigioco.

DILAGA IL FROSINONE — L’inizio di ripresa è veemente, ma di nuovo poco concreto. Fares si fa vedere con un buon cross che attraversa l’area al 5’ e con un sinistro in curva al 7’ che avrebbe meritato miglior destinazione. Il Frosinone invece colpisce. All’8’ Campbell si beve Felipe e appoggia indietro per l’accorrente Ciano: destro rasoterra e raddoppio. Alla delusione spallina si aggiunge la fretta. Semplici mette Antenucci e Everton per Cionek e Valoti per passare al 4-3-3 ma più che un’innumerevole serie di cross non arriva. Il Frosinone si blinda con il 5-3-2 e concede soltanto un diagonale ad Antenucci che si stampa sul palo al 15’, forse l’ultima occasione per riaprirla veramente, e un’altra conclusione a Fares dal limite: Sportiello alza. E a ridosso del novantesimo ecco lo 0-3: Pinamonti, appena entrato, gira in rete un assist di Cassata. Primo gol in Serie A per l’attaccante di scuola-Inter, come era il primo di Chibsah.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 23:10
Milan-Sampdoria 3-2: Higuain e Suso ribaltano il risultato

Tre punti fondamentali per Gattuso, che soffre ma vince con il 4-4-2.
Rossoneri avanti con Cutrone, rimonta doriana con Saponara e Quagliarella,
poi reti dell'argentino e dello spagnolo


Gli esami non sono finiti, ma su una cosa Rino Gattuso ha ragione: il suo Milan è vivo, vivissimo, ha rabbia in corpo e gol nel sangue. Nella serata più difficile per il tecnico rossonero, i suoi ragazzi ne fanno tre alla Sampdoria, che fin qui ne aveva presi appena quattro in nove uscite. Soprattutto, ne fanno uno in più degli avversari: di questi tempi va così, il Diavolo concede sempre reti a chi gli sta di fronte (siamo a 15 gare di fila in campionato, non succedeva dal 1946). Ma oggi basta e avanza: col 3-2 ai blucerchiati il Milan si rialza, li aggancia in classifica e riprende a correre verso il quarto posto, ora distante tre punti. E Ringhio, sudato, senza giacca dopo due minuti e imbufalito verso il quarto uomo al fischio finale, respira. La decide Suso, con una perla da fuori al 17' della ripresa, la rimete in piedi Higuain, dopo che la banda Giampaolo si era portata in vantaggio rimontando l'iniziale rete di Cutrone: la coppia funziona, tutto lo stadio si alza in piedi per applaudire Patrick quando esce.

EQUILIBRI — La sensazione è che il 4-4-2 proposto da Gattuso (con Laxalt esterno di centrocampo per Bonaventura, in tribuna per una lieve infiammazione al ginocchio) qualcosa dia e qualcosa tolga. Quello che dà è scritto sul tabellino: il peso del doppio centravanti in avanti si traduce nei due gol che aprono e chiudono il primo tempo, con Cutrone protagonista prima di testa su cross di Suso (malissimo Bereszynski, che si perde Patrick) e poi con l'assist per Higuain in uno scambio nello stretto al limite che sorprende i centrali blucerchiati. Dietro, però, sono dolori: la Samp arriva in area con una semplicità disarmante e ogni volta che lo fa è un potenziale pericolo per Donnarumma. Una magia di Quagliarella per Saponara frutta il gol dell'ex per l'1-1 e un'imbucata del 5 blucerchiato per il napoletano regala a Giampaolo il momentaneo 2-1 prima del gol del Pipita. La verità del Diavolo a due facce, soprattutto questa sera, sta in mezzo: Biglia e Kessie corrono come matti ma faticano a filtrare nella ragnatela del trio Linetty-Ekdal-Praet, Gattuso li scambia di posizione ma senza grandi risultati.

PERCHÉ HA VINTO IL MILAN — Voleva 23 leoni, il tecnico calabrese, li ha visti nello spirito con cui Cutrone e compagni hanno rimesso a posto pensieri e geometrie per risalire dopo l'uno-due di Saponara e Quagliarella. Li ha visti nell'atteggiamento dei due attaccanti e di Suso, Laxalt (che colpisce un palo da mezzo metro nel finale), Rodriguez e Romagnoli, il più attento della linea difensiva nell'ultima parte del match, quando San Siro fischiava le avanzate della Samp – impoverita dall'uscita di Saponara, infortunato, come Calabria negli ultimi minuti - per la paura di ritrovarsi ancora una volta beffati. Non è successo, e per oggi può bastare. Come quella giocata di Suso che ha ridato ossigeno a Rino e a tutto il gruppo.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 23:13
Serie A, Napoli-Roma 1-1: gol di El Shaarawy e Mertens

Giallorossi in vantaggio col Faraone al 14' del primo tempo, poi,
un gol del belga allo scadere regala un punto agli azzurri



Il pari arriva solo in extremis, al 90esimo, ma il Napoli quel gol lì se l'era ampiamente meritato per tutto quello che aveva fatto lungo tutto il resto della partita. Basti pensare ai numeri finali, con i padroni di casa che dominano in ogni statistica: gli angoli (17-3), il possesso palla (62-37%), i tiri (26-8) e i cross (47-7). Insomma, alla fine per la Roma resta l'amaro in bocca di vedersi raggiunta proprio quando pensava di aver portato a casa una vittoria fondamentale e per il Napoli la gioia di non perdere una partita che non avrebbe meritato di perdere. Probabilmente, a far festa, a conti fatti è soprattutto la Juve, che porta a sei i punti di vantaggio sullo stesso Napoli. Per la Roma, invece, un punto che fa classifica, in attesa della trasferta di Firenze.

GIOCO E OCCASIONI — Ancelotti alla fine davanti sceglie Milik e lascia fuori Mertens, Di Francesco invece rilancia Jesus al fianco di Manolas ed alla fine è costretto a rinunciare a Florenzi. Assorbito il ritardo iniziale di 7 minuti per un guasto al sistema Var (tornerà a funzionare solo dopo 12 di gioco), il Napoli inizia anche a macinare gioco, costringendo spesso e volentieri la Roma a doversi compattare per difendersi negli ultimi 25-30 metri di campo. Fabian Ruiz è scintillante, così tanto che al 7' semina il panico nell'aria giallorossa saltando tutti, ma Insigne sbaglia praticamente un calcio di rigore quasi fatto, anche per l'intervento in scivolata (decisivo) di Manolas. Già, Manolas, se la Roma chiude il primo tempo in vantaggio è soprattutto merito suo, che sbroglia 3-4 situazioni complicatissime, sia sui tanti palloni tagliati in mezzo da Mario Rui e Callejon sia con un anticipo in verticale su Insigne, che altrimenti avrebbe puntato solitario la porta. Così al 14' è la Roma a passare un po' a sorpresa: dopo che Dzeko aveva messo i brividi da fuori ad Ospina, è Under (complice anche la finta intelligente dello stesso Dzeko) a regalare l'assist decisivo ad El Shaarawy, che insacca con l'ausilio del palo. Poi è il Napoli che torna a creare occasioni su occasioni con Milik (fucilata da fuori parata e colpo di testa fuori di poco), Hamsik (tiro sullo scarico di Fabian Ruiz, ancora bene Olsen), Callejon (esterno di poco al lato e tiro teso in mezzo, con Manolas che salva su Milik a colpo sicuro) e Insigne (tiro da fuori di poco al lato). Paradossalmente, però, ad andare più vicina al gol è ancora la Roma al 35', con Dzeko che prima salta Ospina su invenzione di Under e poi di sinistro centra la porta a girare, ma sulla riga è Albiol di testa ad evitare il 2-0.

ASSALTO AZZURRO — Nella ripresa la Roma allora cambia e si mette 4-3-3, ma a non cambiare è la sostanza, con il Napoli costantemente proiettato negli ultimi 30 metri di campo della squadra giallorossa. Dopo appena venti secondi di gioco è Olsen a salvare su traversone di Callejon, evitando che la palla arrivi a centro area a Milik, da solo a porta vuota. Poi arrivano occasioni in serie per Insigne (due clamorose, prima calcia alle stelle da ottima posizione, poi buca di testa da solo davanti ad Olsen) e Callejon, sui cui al 15' Olsen salva sul secondo palo (con l'aiuto anche del legno). E la Roma? È tutta lì, raggomitolata su se stessa, a difesa del vantaggio preziosissimo e pronta eventualmente a colpire in contropiede. Il problema è trovare gli spazi per distendersi e anche la forza per andare. Al 36' il San Paolo vibra, ma il gol di Mertens (splendido l'assist in verticale di Allan) è annullato per fuorigioco. Ma il folletto belga trova la fiammata giusta in extremis, al 45', con un piatto che insacca il pari a ridosso della linea di porta. Finisce così, con un pari meritato da parte dei padroni di casa e un punto prezioso per gli ospiti.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 29 ottobre 2018 23:40
Lazio-Inter 0-3: gol di Icardi (doppietta) e Brozovic.
Spalletti ora è secondo

A Roma è trionfo interista: i nerazzurri raggiungono il Napoli a quota 22 punti.
Ancora a segno il capitano argentino



L’Inter più bella della stagione chiude il cerchio all’Olimpico: lì dove la Champions era diventata realtà, arriva uno 0-3 che vale il secondo posto ma anche una certificata maturità che apre scenari interessanti in ottica campionato. E’ la serata di Icardi, che apre e chiude la serata, stravince il duello con Immobile e sale a 6 centri in classifica cannonieri, a -1 da Cristiano Ronaldo. Ma è soprattutto la serata di Luciano Spalletti che indovina tutte le mosse: quella di lasciare in panchina un De Vrij che in mattinata aveva dato segnali non positivi sul piano emotivo, il rilancio di Joao Mario dal primo minuto e soprattutto una svolta verso il 4-3-3, considerata l’impossibilità di continuare sulla strada del 4-2-3-12 senza Nainggolan. La Lazio finisce sconfitta nettamente, incapace di prendersi la rivincita del 2-3 di maggio e ancor meno di trovare contromosse alle scelte nerazzurre.

SUPREMAZIA — L’Inter del primo tempo è un piacere per gli occhi. Già al 3’ potrebbe passare con un cross di Vrsaljko che Vecino devia alto. La squadra di Inzaghi ci prova due minuti più tardi, ma Parolo sbaglia la girata su una buona assistenza di Lulic. Sono le schermaglie iniziali, poi l’Inter prende campo e non lo molla più. Al 9’ Joao Mario recupera un buon pallone sulla trequarti, Perisic va via in doppio passo ma Icardi sul secondo palo non trova il tap-in. Doppio passo che il croato replica al 23’ con tiro successivo a girare di destro: è un’altra occasione Inter, che al 16’ aveva spaventato Strakosha pure con un colpo di testa di Skriniar. Il vantaggio è nell’aria. E arriva al 28’: Politano innesca Perisic, tocco con il petto per Vecino che intelligentemente serve Icardi per la rete numero 115 della storia nerazzurra di Maurito. La Lazio è colpita, Inzaghi perde pure Badelj per infortunio, a centrocampo la supremazia è netta. Vecino ingaggia un duello con Strakosha: prima un colpo di testa respinto su punizione di Politano, poi un destro dell’uruguaiano deviato in angolo. E’ l’antipasto del raddoppio: sul corner -minuto 41 - Brozovic controlla perfettamente una respinta e poi di sinistro trova l’angolino.

HANDA C'È — Nel secondo tempo la Lazio prova ad alzare il baricentro: al 3’ punizione su cui Handanovic è chiamato a un intervento non banale, poi una girata di Milinkovic è tanto bella quanto inefficace. Spalletti cambia: Joao Mario finisce la benzina, dentro Borja Valero dal 12’. Non cambia il 4-3-3, non cambia neppure la musica: minuto 20, Politano spreca con il destro l’occasione dello 0-3. Dall’altra parte è Marusic che prova la stessa giocata: destro potente, Handanovic in angolo al 22’. Inzaghi cambia ancora, stavolta per scelta: fuori Caicedo, dentro Correa. Che non fa neppure in tempo a toccare il pallone che l’Inter chiude la pratica. E’ il 25’: Borja Valero serve un filtrante da applausi, Icardi finta il destro, rientra e con il sinistro fa tris, oltre che 116 gol personali. Poi arriva davvero il momento di Correa: azione personale al 29’, Skriniar dribblato, rientro sul destro e Handanovic è costretto a salvarsi con il piede. E non è finita, perché lo sloveno si esalta anche al 37’, a tu per tu con Immobile. Non è proprio serata per la Lazio. Lo è per Steven Zhang, in festa in tribuna alla prima da presidente.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 29 ottobre 2018 23:46
SERIE A 2018/2019 10ª Giornata (10ª di Andata)

27/10/2018
Atalanta - Parma 3-0
Empoli - Juventus 1-2
Torino - Fiorentina 1-1
28/10/2018
Sassuolo - Bologna 2-2
Cagliari - Chievo 2-1
Genoa - Udinese 2-2
Spal - Frosinone 3-0
Milan - Sampdoria 3-2
Napoli - Roma 1-1
29/10/2018
Lazio - Inter 0-3

Classifica
1) Juventus punti 28;
2) Inter e Napoli punti 22;
4) Lazio punti 18;
5) Milan(*), Fiorentina, Sampdoria, Roma e Sassuolo punti 15;
10) Genoa(*) e Torino punti 14;
12) Cagliari e Parma punti 13;
14) Atalanta e Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 5;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00mercoledì 31 ottobre 2018 23:51
Milan-Genoa 2-1: Suso, poi Romagnoli fa autogol e gol

Subito in vantaggio con lo spagnolo, i rossoneri si fanno
raggiungere da un'autorete di Romagnoli a inizio ripresa.
Poi il capitano si fa perdonare con il gol partita


Operazione zona Champions compiuta. All'ultimo respiro, o quasi, come nel 2-1 alla Roma. Stesso risultato contro il Genoa, per il Milan, e quarto posto agganciato (a pari punti con la Lazio). Romagnoli al 91': da brividi per il popolo rossonero, in una notte di Halloween in cui i fantasmi sembravano riaffiorare. Si ritorna al via, come nel Gioco dell'Oca, perché Diavolo e Grifone dovevano recuperare la sfida della prima giornata, rinviata per i tragici fatti del ponte Morandi. Si torna al via e Gattuso trova i tre punti che mancavano alla sua classifica.


SUBITO JESUS — Il primo scherzetto di Halloween lo fa Biglia: polpaccio destro k.o. in rifinitura e buco in regia, dove l'argentino è la sola opzione di livello, visto l'accantonamento di Montolivo e lo scarso utilizzo di Mauri. Si cambia modulo, allora, con la difesa a tre e la rinuncia ad Abate: Rodriguez fa il centrale, in mediana ci sono Kessie, Bakayoko e Calhanoglu, con Suso e Laxalt larghi. Proprio lo spagnolo, dopo appena 4' firma il secondo scherzetto della serata, quello dell'ex, segnando l'1-0 con un bolide di sinistro, specialità della casa. Capolavoro. E San Siro si scalda subito, nonostante la fredda pioggia d'autunno.

ARRETRAMENTO — Il Genoa usa il 3-5-2, esattamente come il Milan d'emergenza, anche se ogni tanto Suso lo fa diventare 3-4-1-2. Juric porta Criscito tra i centrali e allarga Zukanovic (il capitano, diffidato, rimedierà un giallo nel primo tempo): i suoi rossoblù escono alla distanza, dopo lo svantaggio-shock, ma ci riescono anche grazie a un Milan che tende ad arretrare progressivamente il baricentro, come al solito. I rossoneri, va detto, hanno le loro chance per il raddoppio, anche se non clamorose, con Kessie e Cutrone, confermatissimo accanto a Higuain. Dall'altra parte, il miglior marcatore dei 5 campionati europei top, Piatek, è messo in azione più che altro da qualche errore in palleggio della difesa rossonera. Come Kouamé, suo partner d'attacco. Si cambia campo sull'1-0.

PASTICCIO ROSSONERO — La ripresa si apre con Radu che vola a intercettare il primo squillo del Pipita, un destro deviato. Operazione che, all'11', non riesce a Donnarumma: la deviazione stavolta è di Romagnoli sul tiro di Kouamé, palla in rete, 1-1. E se Gigio incassa il gol per il 16° turno di campionato consecutivo deve "ringraziare" anche l'errore in disimpegno di Calhanoglu e Bakayoko. Il francese prova a farsi perdonare recuperando subito un pallone che arma il destro di Higuain: Radu è super nel mandarlo in corner. Dentro Abate per Laxalt, dietro si torna a quattro. E il Milan riparte alla carica con qualche certezza tattica in più.

CUORE DI CAPITANO — Il problema per Gattuso è che Radu sembra in serata: ci mette ancora i guanti su Kessie, dopo un riflesso lento di Higuain in area. Ed è sveglio anche su Suso, a dieci minuti dalla fine. Bel confronto tra Under 21 con Donnarumma, che gli risponde a stretto giro di posta con gran tuffo sul rasoterra velenoso di Lazovic. Nel finale, però, Radu fa cilecca. E questa pazza partita, in qualche modo, sorride al Diavolo. L'uscita del portiere, al 91', fa andare il pallone proprio sul piede di Romagnoli, lui pure in attacco a caccia del gol-partita. E il capitano entra di nuovo nel tabellino dei marcatori, stavolta dalla parte giusta. Milan da batticuore, come gli capita spesso. Ma quarto. Ed è questo che conta.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 31 ottobre 2018 23:53
SERIE A 2018/2019 Recupero 1ª Giornata (1ª di Andata)

31/10/2018
Milan - Genoa 2-1

Classifica
1) Juventus punti 28;
2) Inter e Napoli punti 22;
4) Milan e Lazio punti 18;
6) Fiorentina, Sampdoria, Roma e Sassuolo punti 15;
10) Torino e Genoa punti 14;
12) Cagliari e Parma punti 13;
14) Atalanta e Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 5;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00venerdì 2 novembre 2018 23:47
Napoli-Empoli 5-1: gol di Insigne, Mertens (tripletta), Milik e Caputo

L’11ª giornata di A si apre con la manita dei partenopei,
che trovano l’ottava vittoria stagionale in campionato.
Il belga in grande spolvero, con tre gol d’autore e un assist



Straripante e spettacolare: il Napoli ne rifila cinque all’Empoli e si stacca da solo al secondo posto in attesa del risultato dell’Inter. La notte è tutta di Dries Mertens che non risparmia nulla all’avversario. Tre reti ed una prestazione super ne hanno confermato uno stato di forma invidiabile. E’ nella fase offensiva che il Napoli ha fatto la differenza. Con la tripletta dell’attaccante belga, certo, ma anche con le invenzioni di Lorenzo Insigne, che ha avuto il merito di sbloccare la partita. La notte magica delle punte napoletane s’è completata con la rete di Arek Milik. Ancora un Napoli diverso. Ormai, le scelte di Carlo Ancelotti non sorprendono più. Quattordicesima formazione inedita in altrettante partite per un risultato che non è mai stato in discussione. Funziona subito l’intesa tra Mertens e Insigne: la difesa dell’Empoli è continuamente in apprensione. Diawara e Rog, invece sono i due interni di centrocampo, entrambi evidenziano maggiore quantità rispetto alla qualità, mentre sugli esterni Fabian Ruiz e Zielinski lavorano un gran numero di palloni. Il Napoli è padrone del campo ed impiega appena 9 minuti per sbloccare il risultato. La furia di Kalidou Koulibaly si trascina dietro mezzo Empoli, ma nessuno riesce a frenarne lo scatto e l’appoggio, millimetrico per il controllo e il tocco in rete di Lorenzo Insigne.

RADDOPPIO — Sul piano tattico, Andreazzoli prova a agire sulle fasce, Antonelli è l’uomo più pericoloso. A lui, viene annullato un gol (15’) per fuorigioco. Gli errori in fase di appoggio, comunque, condannano prima del tempo, l’Empoli. Quello di Di Lorenzo apre all’azione del raddoppio di Mertens. Il passaggio arretrato del difensore è corto e viene intercettato da Insigne: il tocco per l’inserimento di Mertens è un giochino, per l’attaccante belga è altrettanto semplice indirizzare il pallone nell’angolo più lontano della porta di Provedel, il cui tentativo di deviare il pallone è alquanto tardivo.

A VALANGA — Dopo un momento di rilassamento, durante il quale Caputo ha trovato il guizzo per accorciare lo svantaggio, il Napoli ha ripreso a martellare. Callejon, subentrato a Fabian Ruiz, assiste Mertens sul terzo gol. Poi, la rete di Milik e la terza dell’attaccante belga, chiudono definitivamente la partita.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
ilpoeta59
00sabato 3 novembre 2018 06:22
La goleada del Napoli! [SM=x1792074]

Marco_M77
00sabato 3 novembre 2018 06:29
Re:
ilpoeta59, 03/11/2018 06.22:

La goleada del Napoli! [SM=x1792074]




È lo stesso risultato del 2016. [SM=x611841]


binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 00:39
Serie A, Inter-Genoa: 5-0:
decidono la doppietta di Gagliardini e i
gol di Politano, Joao Mario e Nainggolan

Nel secondo anticipo dell'11ª giornata i nerazzurri trionfano con i rossoblù davanti ai 70mila di San Siro



Settima vittoria di fila, una risposta di forza al Napoli agganciato a quota 25 punti, un nuovo messaggio alla capolista Juve. L'Inter batte un altro colpo (9 successi nelle ultime 10 uscite compresa la Champions) e stavolta è tutto troppo facile. Con una squadra rivoluzionata e più di un occhio che guarda già alla rivincita di martedì con il Barcellona, i nerazzurri annientano il Genoa, sconfitto con un pesante 5-0. Juric, dopo aver perso mercoledì a San Siro il recupero col Milan solo al 91', stavolta al Meazza dura pochissimo e affonda nel finale. Decisivo l'uno-due interista al 14' e al 16' del primo tempo: segnano Gagliardini e Politano, prima volta di due gol italiani dell'Inter entro il 20' dal 1996 (allora ci riuscirono Branca e Carbone contro il Padova). Poi, nella ripresa, il tris di Gaglia e i gol nel recupero di Joao Mario e Nainggolan.

CAMBI — Luciano Spalletti l'aveva detto alla vigilia: "Farò dei cambi, voglio grinta e qualità, meritiamoci i 65mila tifosi di San Siro". E così è, perché i nerazzurri - davanti a oltre 67mila spettatori - giocano bene ma anche perché il Genoa fa proprio poco e non dà mai la sensazione di poter portare pericoli davanti a Handanovic. L'Inter si rivoluziona, lascia in panchina Icardi, Vecino e Asamoah, dà nuovamente fiducia a Joao Mario e rilancia Gagliardini, Dalbert e Lautaro dal primo minuto. Juric rinuncia al capocannoniere Piatek e in attacco si affida ai due ex Pandev-Kouamé. I cambi premiano Spalletti, che ci mette poco per indirizzare il match.

DECISIVI — Al 2' è già occasionissima: cross di Politano, Lautaro da due passi tira fuori di coscia. Altri 2' ed è Perisic, su assist di Joao Mario, ad andare fuori di poco. Il Genoa si vede all'11' con Lazovic, che salta in area D'Ambrosio e ci prova forte a giro: palla alta. Al 14' la partita si sblocca: Biraschi si complica la vita su Lautaro, l'Inter recupera il pallone e si fionda in area. Un rimpallo su tiro di Lautaro favorisce Joao Mario, il portoghese quasi involontariamente serve Gagliardini che la mette dentro da due passi. La posizione del centrocampista è dubbia, ma anche la Var dopo qualche minuto convalida il vantaggio. Non c'è quasi il tempo per festeggiare perché dopo un passaggio da brivido di Handanovic che balla sulla linea di porta l'Inter raddoppia: ancora Joao Mario in versione assistman, stavolta è bravissimo Politano a tagliare anticipando Lazovic. L'esterno si trova solo davanti a Radu: 2-0 Inter. Che può fare anche tris: al 35' ancora Politano, ma Radu devia in angolo, poi De Vrij di testa va fuori di pochissimo.

RIPRESA — Cambia qualcosa nella ripresa? No, per niente. Perché dopo 5' arriva il terzo gol, ancora con Gagliardini, che ribadisce di forza in gol una respinta sulla linea di Radu su Perisic e firma la prima doppietta in Serie A (alla presenza numero 69). Nel Genoa arriva anche il momento del capocannoniere Piatek (un po' tardi, chissà cosa ne pensa il presidente Preziosi) e Pandev torna in panca sotto una pioggia di applausi: San Siro non dimentica uno degli eroi del Triplete. Il polacco si vede subito con una zuccata, parata da Handanovic, ma nella morsa De Vrij-Skriniar non trova grandi spazi. C'è tempo per gli applausi di San Siro per una discesona di Skriniar, per le accelerazioni di Keita, per la manciata di minuti concessa a Nainggolan dopo l'infortunio nel derby. Poi nel recupero arrivano anche il poker firmato Joao Mario e il 5-0 del Ninja, al primo gol al Meazza. L'Inter va di corsa e ora può davvero pensare al Barcellona.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 00:43
Serie A, Fiorentina-Roma 1-1: in gol Veretout (rigore) e Florenzi

La Viola resta imbattuta in casa ma cerca ancora la vittoria che manca da più di un mese.
Per i giallorossi secondo 1-1 di fila in campionato



A pensarci bene, il momento più emozionante è stato quando tutto il Franchi ha intonato lo storico coro per Gabriel Batistuta, il vecchio campione. Il galateo ovviamente prevede diplomazia, ma siamo convinti che il Re Leone - guardando quello che Dzeko e Simeone sprecavano - rimpiangerà di non essere più giovane, perché lui certe palle non le sbagliava di sicuro. Così, salomonicamente, finisce con un 1-1 santificato dalle reti di Veretout su rigore (un po' dubbio) e di Florenzi nel finale, sotto gli occhi in tribuna di Paulo Sousa, associato nelle scorse settimane alla panchina giallorossa in caso di esonero di Di Francesco. Vero che la rete del pari è arrivata sui titoli di coda, ma la Roma non meritava di perdere, mantenendo sempre il controllo del match con oltre il 62% di possesso palla.

RIGORE E VAR — Pioli in avvio manda in panchina Pjaca a favore di Mirallas, che parte sulla fascia destra. Probabile che l'idea sia quella di aggredire con Biraghi e Chiesa la fascia più debole dei giallorossi, cioè quella sinistra composta da Under e Florenzi, ma in realtà a fare la partita è soprattutto la squadra di Di Francesco, che s'impossessa del centrocampo, piantando le tende nella trequarti avversaria: Benassi e Gerson sono fragili nel contenimento in appoggio a Veretout e lasciano campo libero a Pellegrini, Nzonzi e Zaniolo, ex delle giovanili viola e all'esordio da titolare in Serie A. I meccanismi inceppati in mediana mandano un po' in confusione anche la difesa nelle uscite, così al 3' è Dzeko, servito da Zaniolo, a tirare in bocca a Lafont da ottima posizione. Intendiamoci, i viola provano sempre a ripartire, cercando la profondità dietro la linea composta da Fazio e Juan Jesus, ma due buone occasioni capitano a Simeone, che 6' di testa sfiora il palo e al 17', dal limite dell'area, conclude fuori. I giallorossi però intensificano il ritmo e al 15', su cross di Florenzi, Fazio sfiora il vantaggio di testa anticipando Hugo. Al 21', poi, un'altra ghiotta occasione capita a Dzeko che, servito da Pellegrini, solo davanti al portiere tira alto. La Fiorentina soffre, riuscendo ad alleggerire la pressione solo con una debole semirovesciata di Gerson al 30'. La svolta però è nell'aria. Se al 13' un errato retropassaggio di El Shaarawy aveva innescato Benassi che però si era allungato il pallone, al 30' Under non viene perdonato, perché sul suo servizio al portiere si avventa Simeone che, nonostante si allunghi il pallone al momento del controllo, riesce ad evitare Olsen, che nell'impatto inevitabile lo mette giù. Banti fischia il rigore, il controllo Var però è doveroso perché i dubbi non mancano, ma il "silent check" conferma tra le proteste. Dal dischetto Veretout si dimostra implacabile, segnando al 32' il 3° gol stagionale, tutti su rigore, portando il suo bottino in A a 11 centri, di cui 7 su penalty. La Roma però non ci sta e sfiora il pari due volte nel giro di due minuti. Al 35' una palla battuta da Pellegrini viene deviata di testa da Milenkovic sul palo per poi attraversare tutto lo specchio della porta e finire fuori. Al 36' invece è Lafont che, in mischia, devia su tocco involontario verso la porta di Mirallas. Insomma, i viola chiudono il tempo con un vantaggio insperato.

FLORENZI SALVA — La ripresa comincia dando spazio quasi subito ai cambi. Prima Fernandes per Mirallas, con l'ex Gerson che passa alto sulla fascia destra; poi Kluivert per El Shaarawy, mentre a metà del tempo toccherà a Cristante prendere il posto di Zaniolo, autore però del primo squillo della seconda frazione, quando un suo tiro all'8' veniva deviato da Lafont in tuffo. A salire in cattedra però è Chiesa, che negli spazi comincia ad esaltarsi, spaziando a sinistra ma anche destra, come peraltro per un po' aveva fatto pure nel primo tempo, e finendo addirittura centravanti al momento dell'uscita di Simeone e l'ingresso di Piaça. È lui, infatti al 13' a creare la migliore occasione per i viola, entrando in area dopo uno scambio con Benassi e servendo Simeone a porta vuota, ma l'argentino non segue l'azione che muore tra l'incredulità dello stadio. Al 17', poi, sempre l'azzurro tira fuori di poco. Paradossalmente nelle ripresa la Fiorentina sfrutta meglio gli spazi nelle ripartenze, mentre è la Roma - pur insediata nella trequarti avversaria - a non essere troppo pericolosa, nonostante l'avanzamento di Pellegrini a trequartista con l'ingresso di Cristante per Zaniolo. Se al 24' Kolarov, defilato, conclude fuori di poco, le vere occasioni da gol latitano, finché al 40' - con i viola asserragliati in area - un cross del terzino serbo non viene smanacciato in modo impreciso da Lafont, la palla arriva sul sinistro di Florenzi, che al volo fa l'1-1. I titoli di coda sono sempre giallorossi, con Dzeko che al 47' impegna il portiere in una deviazione. Troppo tardi, però, perché la partita è ai titoli di coda. Morale: se la Fiorentina tutto sommato non fa drammi, la Roma chiude con l'amaro in bocca. D'altronde la squadra giallorossa è alle prese con la peggiore partenza in campionato dal 2009-10, quando i punti erano 14 e non 16. A proposito, in quella stagione finì seconda dietro l'Inter del Triplete. Chissà se bastano i ricorsi per giustificare ottimismo.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 00:46
Juventus-Cagliari 3-1: apre Dybala, chiude Cuadrado.
È record di punti

I bianconeri soffrono contro la formazione di Maran ma
portano a casa altri 3 punti e tornano a +6 su Napoli e Inter.
Si tratta della miglior partenza di sempre in Serie A



L’Allianz Stadium, che torna finalmente a tifare dopo mille polemiche, osanna Ronaldo, si spella le mani per l’avvio folgorante di Dybala, ma alla fine dei conti deve spedire una lettera di ringraziamento in Croazia: contro il Cagliari la Juve la spunta anche a un autogol beffardo di Filip Bradaric, di professione vice-Modric. Così i bianconeri riescono a riguadagnare il vantaggio che tengono nella tormenta, senza rischiare ma senza entusiasmare, fino all’allungo finale del 3-1. Ci sono state Juventus migliori da queste parti, ma in fondo basta e avanza per rimettere tutte le rivali che ringhiano alle spalle a meno 6. E segnare il record della miglior partenza in serie A che finora era detenuto dalla Juve di Capello 2005-06.

AVVIO LAMPO — Con lo United alla finestra e una infermeria riempita oltre misura (anche Mandzukic costretto a lasciare il ritiro per il ritorno del disordine alla caviglia) Allegri sperimenta un tridente diverso rispetto al solito, sfruttando il ritorno dell’elettricità di Douglas Costa: assieme a lui e a re Cristiano, c’è Dybala in crescita ormai verticale nel ruolo di secondo. Il movimento ossessivo tra loro è la conferma del fatto che una Juve “totale” è finalmente sbocciata: il trio non occupa ruoli prestabiliti, ma le posizioni sono interscambiabili. E all’inizio è Paulo a fare il centravanti, con un impatto folgorante sul match: già dopo quarantaquattro secondi e si esibisce in un balletto in area. Dybala la sposta a sinistra, fa venire le vertigini a Ceppitelli e Pisacane e poi riesce a calciare scivolando. Il tiro sarebbe innocente, ma prende fuori tempo Cragno, poi ci vogliono due minuti e passa di silent check per mettere il sigillo sulla regolarità dell’1-0.

UN BUON CAGLIARI — Sarebbe un colpo di fucile per le ambizioni del Cagliari che, però, è davvero un’ottima squadra, una delle migliori tra quelle di mezza classifica arrivate. A dirla tutta, sfrutta anche una certa apatia bianconera pre-Champions. Statico, quasi scolastico, l’undici di Allegri produce fiammate nella difesa sarda, ma mai un vero incendio. Al contrario, la formazione di Maran è baldanzosa e manovriera, ben organizzata con le sue linee strette a centrocampo e Castro da trequartista a supportare Joao Pedro e Pavoletti: lo specialista di testa costringe Szczesny al miracolo, ma con una novità, una girata di piede. Ma è il suo compare di attacco brasiliano a trovare il pari: al 36’ Pedro arpiona un pallone difficile in area, aggira Cancelo e calcia sul primo palo. Fino a quel momento la squadra di Maran, amicone di Allegri, aveva sofferto solo sulla corsia di destra della Juve, a tratti illegale per qualità e velocità: a tratti Cancelo plana come un falco oltre la metà campo e Douglas, tornato ai suoi standard dopo le ultimi vicissitudini, è il più ispirato. Bizzarria del destino, la rete immediata del 2-1 Juve, un po’ immeritato per i bianconeri, arriva quando l’esterno mancino si sposta dall’altro lato: un suo cross affilato viene deviato in rete da Bradaric (che dopo rischia pure il rigore: tocca di mano, ma è salvato dalla Var).

LA RIPRESA — Dura così solo due minuti appena il pareggio cagliaritano in un primo tempo della Juve senza bollicine: manca soprattutto Ronaldo, applauditissimo in avvio con una maglia celebrativa data dal presidente Agnelli, ma meno efficace di altre volte, anche se fa comunque tremare il palo a fine primo tempo. La solita ricerca ossessiva del gol del portoghese continua nella ripresa in cui cambia un partner in crime: accanto a lui c’è Cuadrado, un po’ troppo impreciso sul più bello, al posto di Douglas. È il secondo cambio, invece, con Alex Sandro al posto di Pjanic, a modificare leggermente la forma della Juventus: viene meno un regista tradizionale e il brasiliano diventa una mezzala fisica, soluzione spuria che può tornare utile in questa penuria di centrocampisti. Così la Juve riesce a coprire meglio il campo di fronte a un Cagliari che si dispone con un più audace 4-3-3 dopo l’ingresso di Faragò. La Juve potrebbe allungare più volte, eppure rischia parecchio prima di sfondare: nel giro di un minuto una conclusione a botta sicura di Pavoletti viene salvato da Benatia che si immola e subito dopo ecco il contropiede del 3-1. All’87’ c’è una prateria per Cristiano che non è egoista e dà il cioccolatino finale per Cuadrado.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 15:10
Serie A, Lazio-Spal 4-1:
tutto facile per i biancocelesti,
doppietta di Immobile

L'attaccante apre la strada ai suoi con una doppietta: poi le magie dalla distanza di Cataldi e Parolo.
Inzaghi si porta a + 3 dal Milan. Inutile la rete di Antenucci



La Lazio supera la delusione per il k.o. con l’Inter e contro la Spal centra la settima vittoria in campionato, rafforzando il quarto posto. Sotto gli occhi del c.t. Mancini, Immobile avvia il successo con una doppietta (sul secondo gol incide la deviazione di Costa). Nella ripresa le reti di Cataldi e Parolo suggellano la superiorità della Lazio. Per la squadra di Semplici arriva la sesta sconfitta nelle ultime sette giornate: il gol di Antenucci che porta all’1-1 si rivela una forte illusione in un confronto più difficile del previsto. Prima volta da avversari per i fratelli Milinkovic: vince Sergej che però non riesce a segnare a Vanja.

AVANTI CON IMMOBILE — Infortunati Leiva e Badelj, Inzaghi dà spazio a Cataldi in cabina di regia. Sulla fascia destra della mediana Patric viene preferito a Marusic, mentre Wallace avvicenda Luiz Felipe in difesa. Semplici rilancia Vanja Milinkovic tra i pali dopo la squalifica subita per l’espulsione contro la Roma all’Olimpico. Nella retroguardia, ecco Bonifazi; a centrocampo entra Everton Luiz al posto dello squalificato Schiattarella; in avanti, c’è Antenucci al fianco di Petagna. Lazio subito aggressiva. Al 9’ Caicedo sfiora il palo su lancio di Lulic. La Spal verticalizza puntando sulle sgroppate di Lazzari. Al 19’ uscita a vuoto di Vanja Milinkovic ma Patric non riesce a inquadrare la porta. Spal insidiosa al 21’: Strakosha vola per deviare una parabola di Antenucci. Al 26’ la Lazio colpisce: un destro spettacolare a volo di Immobile su corner di Cataldi fulmina Vanja Milinkovic. Ma la Spal reagisce immediatamente: al 28’ incursione di Lazzari sulla destra, sul traversone Antenucci sfugge a Wallace e sigla il pareggio. La Lazio riparte: al 31’ Vanja Milinkovic si oppone a un diagonale di Immobile, innescato da Caicedo. Al 35’ biancocelesti di nuovo in vantaggio: Immobile duetta con Caicedo prima di concludere a rete con una traiettoria deviata da Costa. Al 44’ Caicedo cerca il tris, ma il suo sinistro è fuori bersaglio. Poi Milinkovic para su Parolo in acrobazia. Finale di tempo tra le proteste laziali: Guida non punisce un intervento di Vicari su Immobile lanciato a rete.

POKER BIANCOCELESTE — Nella ripresa la Spal si presenta con Cionek al posto di Bonifazi. Gara a tutto campo e ancora a ritmo sostenuto. La squadra di Semplici guadagna metri. Al 14’ Cataldi reduera un palone sfuggito a Everton Luiz e con un bolide dalla distanza sigla il terzo gol. Inzaghi fa rifiatare Caicedo e inserisce Correa. Che al 17’ sfiora il gol calciando alto dopo una bella iniziativa. Al 18’ secondo cambio nella Lazio: Lukaku al debutto stagionale rileva Lulic. Al 24’ Semplici fa entrare Paloschi per sostituire Petagna per ravvivare l’attacco. Un minuto dopo però arriva il poker della Lazio: un altro disimpegno sbagliato di Everton Luiz, si inserisce Parolo e da fuori area fa secco Milinkovic. Che al 27’ sventa un doppio tentativo di Correa. Inzaghi fa entrare Berisha al 29’ per Sergej Milinkovic che esce tra gli applausi anche del fratello. La Lazio imperversa: al 32’ palo di Immobile. Correa mina vagante in attacco. Ultima sostituzione nella Spal: Dickmann surroga Everton Luiz e il modulo passa al 4-4-2. La squadra di Inzaghi conclude la partita controllando il gioco. Al fischio finale il tributo dell’Olimpico per la Lazio sempre più in zona Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 22:59
Serie A, Chievo-Sassuolo 0-2: De Zerbi ride, Ventura a picco

Il colpo in trasferta va volare i neroverdi: sesto posto in classifica per la squadra di De Zerbi.
I veneti, invece, sono sempre più in crisi: la salvezza resta un miraggio



Non serve nemmeno il miglior Sassuolo per allungare il pessimo ritorno in panchina di Ventura. Il suo Chievo affonda per la terza volta consecutiva, e senza mai tirare in porta. Un disastro, certificato dal -1 che la classifica, dopo 10 giornate, ancora inchioda i gialloblù.

PRIMO TEMPO — Primo tempo non bello. Il Chievo è impostato al non prenderle: 3-4-1-2 nominale ma 5-2-1-2 effettivo, perché Ventura distende una linea a cinque, mette Giaccherini su Magnanelli e Stepinski-Birsa a offuscare la costruzione dei due difensori centrali. Il pallone è del Sassuolo. Meno fluido del solito. Così le azioni latitano, falli e ammonizioni si moltiplicano (4 nei primi 37’). Il primo squillo è una punizione di Berardi al 15’: alta. Al 26’, Di Francesco si inserisce in area, il suo cross basso è respinto dalla difesa, raccolto da Berardi che stoppa e tiro, ancora largo. Al 40’ si vede il Chievo: filtrante di Birsa per Stepinski, ma il suo cross basso viene intercettato. Il tiro in porta, per il Chievo, non sembra previsto. E due minuti dopo il Sassuolo passa con la prima vera manovra del suo repertorio: sponda di Boateng per il taglio di Berardi, dentro per il taglio opposto di Di Francesco, doppio dribbling e diagonale vincente. Primo tiro nello specchio della partita.

SECONDO TEMPO — Non migliora, per la verità, il secondo tempo. Che il Chievo inizia aggredendo, ma cinque o sei minuti di possesso palla non producono occasioni. Ventura mette Meggiorini e passa al 4-3-1-2, ma la situazione non migliora. De Zerbi passa al 3-4-2-1 con Magnani per Duncan e riprende il controllo della partita. Ventura torna allora al 3-4-3, con Tanasaijevic (un difensore…) per Obi: cambio ineffettivo. Anzi, il giovane serbo si fa ammonire due volte nel giro di cinque minuti e dal 43’ per il Chievo il finale è in dieci. Le chance, intanto, sono solo per possibile raddoppio del Sassuolo: Sensi allarga troppo il diagonale al 37’, Berardi liberato da Lirola calcia su Sorrentino al 45’. Solo al 46’ un sussulto Chievo: Magnani stoppa Stepinski dopo un rimpallo, poi un cross basso attraversa tutta l’area. Lo 0-2 arriva in chiusura ed è una comica autorete di Giaccherini: Berardi in solitudine calcia ancora addosso a Sorrentino, il Giak appoggia di petto al portiere che però è ancora a terra e il pallone rotola in rete. Emblematico.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:03
Serie A, Parma-Frosinone 0-0: vince l'equilibrio.
Rosso diretto per Stulac

Un punto che serve poco a entrambe le squadre.
I crociati in 10 dal 60' per l'espulsione dello sloveno che paga un pericoloso intervento su Chibsah



Una partita autunnale: noiosa, a tratti persino malinconica. Lo 0-0 è lo specchio di ciò che Parma e Frosinone producono: soltanto un tiro ciascuno nella porta avversaria. Troppo poco per vincere e per rompere quell'equilibrio che i due allenatori, D'Aversa e Longo, con tanta pazienza avevano costruito alla vigilia. Non ci sono uomini in campo in grado di saltare il nemico e di creare la superiorità numerica, non ci sono lampi, non ci sono scatti, né improvvise verticalizzazioni. Con questo canovaccio come si può pretendere che si veda un briciolo di spettacolo?

POCHE OCCASIONI — Il primo tempo è una sfida a scacchi con il Parma che prova a rubare il pallone in zona centrale e a ripartire e il Frosinone che sceglie la soluzione degli attacchi laterali. Ma Gervinho non è in giornata e non accelera quasi mai, mentre dall'altra parte non possono bastare Zampano a destra e Beghetto a sinistra per creare pericoli alla porta di Sepe. Tant'è vero che l'unico tiro nello specchio è del Parma con Siligardi che, da fuori, impegna Sportiello.

FOLLIA STULAC — Nella ripresa ci si attende il salto di qualità, ma si rimane delusi. Al 16', poi, il Parma resta in dieci per la giusta espulsione di Stulac (entrataccia su Cibsah) e da quel momento cerca di non sprofondare. Il Frosinone, pur in superiorità numerica, dimostra evidenti limiti in fase di conclusione e una imbarazzante lentezza nella costruzione della manovra. Soltanto un brivido per gli spettatori: il colpo di testa di Vloet, proprio sulla sirena, che Sepe vola a deviare in calcio d'angolo. Il risultato è giusto, ma il bel calcio è un'altra cosa.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:08
Sampdoria-Torino 1-4.
Gol di Belotti (2), Iago Falque, Izzo e Quagliarella

Non c’è storia a Genova:
l’attaccante granata e della Nazionale ritrova la via della rete dopo oltre un mese di astinenza.
I doriani di Giampaolo non entrano mai in partita



Orgoglio Torino (che sale in classifica a un punto dalla zona-Europa), crollo Samp. Quarantadue giorni dopo l’ultimo sigillo, Belotti è tornato a segnare rompendo un digiuno che durava da 479’ (Torino-Napoli 1-3, 23 settembre scorso) ed aprendo il largo successo (1-4) su una Sampdoria a lungo in difficoltà di fronte al pressing e all’aggressività di un Torino solido e attento in difesa. Il successo ospite è maturato nel primo tempo, quando al 12’ il Gallo, su cross di De Silvestri, ha sbloccato la partita. Grandi proteste dei blucerchiati, in campo e fuori, perché mentre il Toro manovrava in attacco il blucerchiato Barreto, infortunato (e poi sostituito da Linetty), era assistito dal medico blucerchiato fuori dal campo, in prossimità del tunnel degli spogliatoi. Impossibile, per il signor Rocchi, fermare il gioco, e questa è stata la spiegazione fornita dal direttore di gara al capitano blucerchiato Quagliarella.

IN CHIAROSCURO — Una Samp apparsa poco ordinata sin dall’inizio, incapace di produrre il suo solito gioco, ed in affanno di fronte alla manovra molto fisica degli ospiti. La Samp era scesa in campo con la novità Barreto sulla mediana, Caprari in attacco al fianco di Quagliarella, mentre Murru, recuperato, partiva regolarmente in difesa. Granata, invece, come previsto, con la stessa formazione schierata con la Fiorentina una settimana fa, e l’amuleto Frustalupi in panchina al posto dello squalificato Mazzarri. I blucerchiati hanno accusato il colpo, anche perché il Torino – imparata la lezione delle ultime partite – ha continuato a schiacciare forte sull’acceleratore: la squadra di Giampaolo si è così dovuta accontentare di un tiro impreciso di Praet (17’) e di una conclusione di Caprari (22’) fuori misura.

BIS — Troppo poco per arginare la furia degli ospiti, che al 40’ si sono procurati l’occasione per il raddoppio: cross di Baselli, aggancio volante di Belotti, travolto in uscita da Audero, dopo il vano intervento di Murru. Rigore assegnato dal signor Rocchi e dal dischetto ancora Belotti ha fatto centro. Per Belotti due gol nella stessa partita sette mesi dopo l’ultima volta. Chiusura di primo tempo con il Toro vicinissimo al tris con Iago Falque (47’), ma il gol dello spagnolo era solo questione di tempo.

GARA CHIUSA — Al 12’ della ripresa, su cross di De Silvestri, dopo una sponda di Ola Aina, il sinistro di Iago Falque, al secondo centro stagionale, ha di fatto chiuso la partita. Tre a zero e Samp che non è riuscita ad approfittare neppure del gol di Quagliarella sugli sviluppi di un rigore (spinta di Baselli su Praet) assegnato dopo il consulto con la Var, battuto dallo stesso attaccante e respinto da Sirigu (20’). Toro da favola: sul cross di Ola Aina la mezza girata al volo di Belotti ha trovato Audero (25’) pronto alla respinta in quella che è stata la miglior azione della partita, a riprova di un Toro molto solido anche fisicamente. Ma non era ancora finita: anche Izzo (33’) ha partecipato alla festa del gol, sugli sviluppi di un angolo calciato da Berenguer e intercettato da Belotti, con il difensore (sotto gli occhi di Evani…) pronto all’appuntamento con il gol. Per la Samp, serve ripartire in fretta: k.o. inspiegabile per una squadra che sino a oggi, in casa aveva subìto solo tre reti.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:13
Serie A, Bologna-Atalanta 1-2:
Mbaye illude, rimontano Mancini e Zapata

I felsinei partono forte con la rete dell’ex Inter, nella ripresa si scatena la Dea:
in un quarto d’ora, il match è ribaltato. E ora Gasp arriva a 3 vittorie di fila



Terza vittoria di fila dell’Atalanta, che a forza di picconare il muro del Bologna (bravo a portarsi in vantaggio ma non a evitare di farsi sopraffare dal possesso-palla bergamasco) è riuscita a ribaltare con merito una gara che pareva condannata a perdere. Squadra di Gasperini decisamente più attrezzata ma pure aiutata da due “infortuni” della difesa bolognese, prima di Gonzalez (colpo di tacco disperato che serve Mancini) e poi di Mbaye che aveva infilato l’1-0 e che poi ha… appoggiato la palla di testa a Zapata per il ribaltone. Un ribaltone che rilancia decisamente l’Atalanta, rivitalizzata proprio dall’ingresso del colombiano, schierato da Gasperini ad inizio della ripresa.


SUBITO MBAYE — Fino a prima del match era stato l’avvento di Ilicic a cambiare da così a così l’Atalanta di Gasp. Oggi è stato il ritorno di Zapata, autore oltretutto del 2-1 definitivo. Gasperini si affida alla nuova formula (3-4-1-2), con Papu Gomez a galleggiare fra trequarti e attacco in una giostra che prevede anche lo sloveno ex Fiorentina e Barrow, tutti in costante movimento. Inzaghi torna a cambiare il suo Bologna dopo i due pareggi (in rimonta e da rimontato) contro Torino e Sassuolo: per il tecnico rossoblù c’è nuovamente il 3-5-2, sinonimo di duttilità tattica dopo il 4-3-3 che tanto aveva dato. Non c’è Danilo - rientrato da un infortunio - ma Gonzalez al centro della difesa, viene confermato il baby Calabresi, mentre dopo due gare vissute in panchina torna Dzemaili che viene preferito a Poli; davanti, Santander e Palacio, quindi Orsolini si rimette in panchina. Ed è proprio la coppia offensiva del Bologna che confeziona il vantaggio: palla da sinistra dell’argentino, il paraguaiano è in mezzo all’area e nonostante il contrasto di Mancini riesce a metterla nel profondo dell’area dove Mbaye infila l’1-0 anticipando Gosens. E’ il secondo gol degli ultimi tre che il Bologna segna nei primi minuti di gioco, segno di un diverso approccio alla gara rispetto al passato.

POSSESSO E MURO — L’Atalanta elabora e trova solo due opportunità (una in porta) degne di nota perché fra Ilicic che spara due volte a lato e Hateboer che trova Skorupski c’è solamente tanta reazione non lucidissima. Il Bologna è sull’autostrada che le piace di più: dopo il vantaggio gioca di ripartenza e in tre occasioni (con Palacio, Santander e Pulgar) arriva vicino al 2-0. In fin dei conti, chi è andato più vicino al pari al minuto trenta è stato Barrow che un attimo prima del tiro è stato tappato da un intervento perfetto di Gonzalez, centrale della difesa a tre bolognese. Lo spartito del primo tempo è possesso dell’Atalanta e Bologna che attende la palla giusta per ripartire e ferire: succede sostanzialmente la prima cosa e non la seconda, nel senso che Palacio (apparso stanco già sul finire del Lato A) accartoccia due ripartenze per mancanza di fiato.


RIBALTONE — Gasp corregge la mancanza di forza e lucidità offensiva inserendo Zapata per Barrow ed è proprio l’ex sampdoriano a cercare subito la porta, botta alta che sfiora la traversa. Il Bologna prosegue nel proprio spartito e quando Dzemaili batte a rete con sicurezza da appena dentro l’area ecco che Palomino ribatte una traiettoria da gol assicurato. Solo che la rete la fa l’Atalanta e sostanzialmente c’era da aspettarselo: perché la supremazia e la territorialità alla fine pagano e una palla infilata in mezzo da Zapata viene sporcata da un colpo di tacco disperato di Gonzalez che apre al diagonale di Mancini, 1-1. In fondo il Bologna avrebbe potuto raddoppiare in due occasioni e l’Atalanta ne ha approfittato appena il muro bolognese ha mostrato uno spiffero. Ciò che in pratica mostra anche dopo al minuto 25: palla in mezzo di De Roon, Gonzalez e Freuler vanno in contrasto aereo, palla vagante e Mbaye la spizza servendo Zapata, botta rapida e 1-2. Il Bologna tenta la reazione, Inzaghi infila Orsolini e Destro, Gasperini mette Pasalic e insomma vince la più forte. Con la squadra più debole che a forza di comprimersi si è quasi autoesclusa.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:16
Udinese-Milan 0-1: Higuain k.o., decide Romagnoli al 97’

Botta a un fianco per il Pipita, ma decide il capitano nel recupero:
i rossoneri mantengono la porta inviolata dopo 16 gare di campionato e restano in zona Champions


“Dobbiamo difendere la zona Champions a tutti i costi, dopo la fatica che abbiamo fatto per conquistarla”. Rino Gattuso aveva caricato il Milan così, alla vigilia del match con l’Udinese. E ha portato fortuna ai suoi Diavoli: alla Dacia Arena i rossoneri sprecano parecchie buone opportunità e sembrano incappare nel primo 0-0 della stagione, ma al settimo minuto di recupero esultano per il gol-partita del loro capitano. È ancora Alessio Romagnoli l’eroe dell’extra-time, come mercoledì nel recupero col Genoa. E il Milan resta quarto, in zona Champions, a pari punti con la Lazio.


AHI PIPITA — Dura 35 minuti la partita di Gonzalo Higuain: poi lascia il campo a Castillejo per una botta a un fianco subita in un contrasto con Mandragora. Se già il Milan senza Biglia era sperimentale (4-4-2 e Kessie-Bakayoko in mediana) l’ennesimo infortunio pesante lascia ancora più spazio all’improvvisazione. L’Udinese ne approfitta per mandare parecchi giocatori al tiro (Pussetto e Mandragora i più convinti, Ter Avest quello con la chance migliore su servizio di Lasagna), ma i rossoneri hanno un paio di ottime chance a loro volta. Suso ci prova col solito sinistro, fuori di poco, poi tocca a Cutrone scaldare le mani di Musso. Nulla di fatto, però, fino all’intervallo.

CASTI SPRINT — La ripresa si apre con Castillejo sugli scudi. L’ex Villarreal prima prova a bissare il gol di Reggio Emilio ma trova i guanti di Musso sulla traiettoria, poi dà un’accelerata sulla sinistra e serve a Suso il più comodo degli assist, ma stranamente l’altro spagnolo fa cilecca col prediletto sinistro. Senza Calhanoglu e Bonaventura acciaccati, in panchina Gattuso non ha grandi opzioni per provare a vincere la partita: la mossa è Borini al posto di Laxalt. E le occasioni, in realtà, ci sono, perché i friulani perdono compattezza nel quarto d’ora finale e concedono alcune ripartenze pericolose. Castillejo, però, non abbina la lucidità all’intraprendenza, e Velazquez tira un sospiro di sollievo.


CHE FINALE — Dall’altra parte, Donnarumma si prende la sua soddisfazione, parando su Lasagna e mantenendo finalmente inviolata la porta dopo 16 turni di campionato con almeno un gol al passivo. È il preludio a un finale incredibile: prima l’espulsione di Nuytinck (95’) per fallo su Castillejo lanciato verso la porta avversaria, poi l’assalto finale, col cross di Cutrone, col palleggio prolungato di Suso in area e la botta vincente di capitan Romagnoli. Il guardalinee sbandiera un inesistente fuorigioco di Cutrone a inizio azione, Gattuso protesta e si fa espellere, ma a rimediare è il Var, che convalida l'1-0. Milan da batticuore, ma più vivo che mai. E ora Betis e Juve per spiccare il volo o tornare a terra.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:17
SERIE A 2018/2019 11ª Giornata (11ª di Andata)

02/11/2018
Napoli - Empoli 5-1
03/11/2018
Inter - Genoa 5-0
Fiorentina - Roma 1-1
Juventus - Cagliari 3-1
04/11/2018
Lazio - Spal 4-1
Chievo - Sassuolo 0-2
Parma - Frosinone 0-0
Sampdoria - Torino 1-4
Bologna - Atalanta 1-2
Udinese - Milan 0-1

Classifica
1) Juventus punti 31;
2) Inter e Napoli punti 25;
4) Milan e Lazio punti 21;
6) Sassuolo punti 18;
7) Torino punti 17;
8) Fiorentina e Roma punti 16;
10) Atalanta e Sampdoria punti 15;
12) Parma e Genoa punti 14;
14) Cagliari punti 13;
15) Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli e Frosinone punti 6;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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