Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

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binariomorto
00sabato 9 marzo 2019 23:53
Parma-Genoa 1-0, Kucka-gol decide il match

Dopo un primo tempo molto bloccato, nella ripresa gli ospiti hanno preso in mano
il pallino del gioco ma sono stati puniti al 78’ dal centrocampista.
Gli emiliani sprintano e si allontanano dalla zona retrocessione



Balzo in alto del Parma che supera il Genoa grazie a un gol di Kucka e prenota la prossima Serie A: la salvezza, ormai, è a un passo. Decide un gol di Kucka, su azione di calcio d’angolo, che la squadra di D’Aversa difende con i denti nel finale, dimostrando compattezza e spirito di gruppo. Il Genoa, che giochicchia fino all’area avversaria, è troppo leggero in attacco e quasi mai riesce a impensierire la retroguardia emiliana.

PRIMO TEMPO — Regna sovrana la prudenza, perlomeno nella prima parte di gara: massima attenzione in fase difensiva, raddoppi di marcatura ben eseguiti, pressing in zona centrale e pochissime opportunità per gli attaccanti. Ci sono sei punte in campo (Siligardi, Inglese e Gervinho per il Parma; Lazovic, Sanabria e Kouame per il Genoa), ma soltanto uno di loro (Inglese) riesce ad andare alla conclusione (al 38’) e ciò spiega bene l’atteggiamento delle due squadre che non si scoprono mai. Con una tavola così apparecchiata vien da pensare che l’unica soluzione per rompere l’equilibrio possa essere la giocata improvvisa o il dribbling che non ti aspetti.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa il Genoa guadagna metri di campo, si fa più intraprendente, ma commette l’errore di non calciare mai in porta. Lerager (al 21’) ciabatta fuori su assist aereo di Sanabria e lì si spegne il fuoco del Grifone. Anche perché a centrocampo i ragazzi di Prandelli cominciano a boccheggiare e il Parma, sempre sornione, si riorganizza. Da un calcio d’angolo battuto da Dimarco (al 33’) nasce l’azione decisiva: Kucka inzucca, la palla finisce sulla traversa, a Rigoni non riesce il tap-in, ma sempre Kucka a riprendere il pallone e spedirlo in rete di forza. Gol convalidato dopo gli immancabili due minuti di consultazioni Var. A questo punto D’Aversa disegna un bunker (5 difensori) e Prandelli si lancia all’assalto (4 attaccanti). Gervinho fallisce un contropiede quando è solo davanti al portiere (92’) e Zukanovic spedisce in cielo la punizione della speranza (96’).

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 9 marzo 2019 23:58
Chievo-Milan 1-2: gol di Biglia, Hetemaj e Piatek.
Gattuso espulso

Preziosa vittoria dei rossoneri, che allungano al terzo posto: Inter a -4, Roma a -7.
Per i veneti la salvezza diventa sempre più un miraggio


La legge del Pistolero si abbatte anche sul Bentegodi, dove il Milan passa 2-1 contro il Chievo ultimo in classifica grazie al centro del solito Piatek, sempre più bussola rossonera lungo il cammino che porta alla Champions. Non è stato un bel Diavolo, quello che ha infilato la quinta vittoria consecutiva in campionato e si gode una notte a +4 sull'Inter, ma Romagnoli e compagni si godono i risultati di una crescita mentale che ha scavato un solco largo così tra il Milan balbettante della prima parte di stagione e quello attuale. L'ultimo k.o. risale a 10 turni fa, in casa con la Fiorentina. Donnarumma ha preso gol da una squadra che non segnava da 4 giornate, vero, ma i gattusiani sono stati cinici quanto basta per reindirizzare sui binari giusti una serata che si era messa male dopo un'ora di gioco.


TUTTO IN DIECI MINUTI — La partita, soporifera per quasi tutto il primo tempo – il Milan fa troppo poco per impensierire Sorrentino, Piatek aspetta invano rifornimenti dai lati del tridente – si accende tra il 31' e il 41'. I rossoneri sbloccano con un meraviglioso arcobaleno che Biglia disegna su un calcio di punizione al limite guadagnato da Paquetà con mestiere (l'intervento di Leris è al limite, anche se il brasiliano viene sbilanciato al momento del tiro). Poi però rovinano tutto in una manciata di minuti: Gattuso si fa espellere al 35' dopo un acceso diverbio con Meggiorini e Donnarumma incassa il gol del pareggio. Leris affonda sulla destra e crossa per Hetemaj, 1-1 di testa.

IL COLPO — La risolve il Pistolero al 57', dicevamo, e il secondo gol al Chievo (dopo quello dell'andata, segnato in maglia Genoa) si abbina perfettamente al soprannome del bomber polacco: il 19° sigillo in campionato – capocannoniere insieme con Ronaldo e Quagliarella – sbuca quando la partita di Verona sembra davvero il Far West, con il Milan in confusione (Gigio lo salva su un tiro a giro del solito Hetemaj a inizio ripresa) e un Chievo che si è armato di quella spensieratezza richiesta da Di Carlo alla vigilia. Il tocco vincente di Piatek arriva al termine di un'azione confusa, rifinita da Castillejo di testa dopo che lo stesso Piatek aveva cercato il colpo in acrobazia rischiando il gioco pericoloso sul difensore che lo marcava: i gialloblù protestano, la Var controlla e Pairetto convalida. Conquistato il comando della gara, i gattusiani amministrano senza andare in apnea e sfiorano il tris con Romagnoli nel finale. Gattuso, che l'ha guardata dalla tribuna, si gode i frutti del suo lavoro e i cori pre-derby di uno stadio che sembra succursale di San Siro: ora c'è solo da attendere le decisioni del Giudice sportivo, saltare la sfida delle sfide contro l'Inter sarebbe un delitto.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 marzo 2019 20:25
Bologna-Cagliari 2-0: gol di Pulgar e Soriano

Emiliani avanti grazie a un rigore del cileno, i sardi rispondo con la traversa colpita di testa da Joao Pedro.
La chiude l'ex Villarreal. Per Sinisa punti importanti in chiave salvezza



Sono servite le proiezioni cinematografiche di Alexander e del Volo della fenice. Sinisa Mihajlovic ha fatto il motivatore, come al solito, ma pure lo psicoterapeuta. E' stato fondamentale. Il Bologna, che non vinceva in un Dall'Ara, pieno e rumoroso, dal 30 settembre con l'Udinese (anche in quella occasione al lunch Time, alla settima di andata) porta a casa il secondo successo della gestione del nuovo tecnico e rivede la luce dopo il buio di Udine. Servivano solo i tre punti al Bologna. Li ha ottenuti (2-0), davanti ai genitori di Joe Saputo (gran segnale di vicinanza) , Lino e Mariella, con la maggior voglia di vincere, col sostegno del tecnico sempre in piedi a dare carica, una partita giocata all'attacco anche se con una paura che, in una situazione come la sua, è normale che ci sia. Il Cagliari ha atteso è provato a ripartire con le puntate a sinistra di Luca Pellegrini, bravo, ma a volte troppo pretenzioso. Le occasioni le ha avute: solo la traversa e un super Skorupiski hanno negato a Joao Pedro il primo gol del girone di ritorno. Ma nel girone di ritorno la squadra di Rolando Maran non ha ancora ottenuto un punto fuori casa. E le sconfitte lontano dalla Sardegna Arena sono diventate sei di fila. Il Cagliari non è salvo per niente e tra Fiorentina e Chievo dovrà far punti per non essere nuovamente risucchiato nel vortice.

PRIMO TEMPO — Mihajlovic sceglie Sansone e non Orsolini, come previsto, per puntare Srna, mentre Dzemaili viene preferito a Poli. Maran tiene insieme Srna, terzino, e Padoin, a centrocampo. Sinisa sceglie il 4-2-3-1 con Santander davanti che dopo 6 minuti colpisce su cross di Dijks ma trova Cragno che respinge. Lo stesso Cragno (il migliore e non è certo la prima volta) è bravo subito dopo su Palacio. Il Cagliari sta rintanato pronto a ripartire, la prima volta ci prova al volo Joao Pedro, bene, ma alto. Il Bologna fa la partita, preme, sfrutta la spinta a sinistra di Dijks, il Cagliari si affida al lancio lungo di Ceppitelli e a qualche strappo di Pellegrini. Al 17' la sfida si accende, Cragno esce bene su Santander, non lo tocca fallosamente, ma nel contatto l'attaccante si fa male alla spalla e deve uscire facendo scattare dalla panchina Orsolini. Nell'azione ci farebbe un dubbio mani di Cragno fuori che Irrati non giudica tale. Il Cagliari si fa vede con Barella che trova prima i pugni di Skorupski e poi gli consegna un secondo tiro facile. Ma è il Bologna che deve vincerla e Pisacane salva un gol fatto su Palacio, poi è Irrati che gli concede il primo rigore della stagione. Sul cross di Orsolini Il mani di Bradaric è troppo evidente. Sul dischetto va Pulgar (al rientro dalla squalifica) che spiazza Cragno (1-0). Il Cagliari si scuote e pochi minuti dopo colpisce la traversa con Joao Pedro (dopo quella col Milan e dopo il miracolo di Handanovic il gol è stregato nel girone di ritorno).

SECONDO TEMPO — Maran lascia negli spogliatoi Padoin per inserire l'attaccante bulgaro Despodov (molto attivo nei minuti giocati con l'Inter). Joao Pedro va a fare il trequartista, Barella torna mezzala. Dopo pochi minuti Bradaric, già diffidato, prende il giallo e con la Fiorentina non ci sarà. Si avende una mini rissa, c'è sempre Barella che con Dzemaili prende l'ammonizione. Giallo anche per Srna (lo avrà pure Pellegrini), il Cagliari prova a pareggiarla ma la testa di Joao Pedro trova ancora la magia di Skorupski che salva il risultato. Poi è solo Bologna, c'è Dzemaili in tutte le azioni, tira, serve, cerca l'assist, ma davanti c'è Cragno o l'errore del compagno (Orsolini calcia male, l'occasione migliore), ma al' 32 Roberto Soriano, servito dall'ex compagno al Villareal, trova il primo gol in maglia rossoblù e stavolta dentro l'area Cragno non può far nulla. Il Bologna la chiude così. Nel Cagliari! che non ha più forza per reagire, vengono registrati i ritorni in campo di Thereau e Birsa. Saranno utili per una sfida in cui sarà fondamentale prendere punti venerdì alla Sardegna Arena con la Fiorentina. Per il Bologna la prossima sfida è in casa del Toro col ritorno di Mihajlovic contro la squadra che è stata sua. Ma alla quale dovrà provare a far male. La trasformazione che chiedeva Lucio Dalla nell'Anno che verrà (colonna sonora del finale felice allo stadio) deve essere completata.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 marzo 2019 20:28
Serie A, Frosinone-Torino 1-2: gol di Paganini e Belotti (doppietta)

I granata continuano la corsa verso l’Europa vincendo in trasferta.
I ciociari passano nel primo tempo, poi il Gallo si scatena segnando due gol.
Palo di Iago Falque nel finale



Il Toro viaggia in Settebello verso l’Europa. Capitan Belotti canta due volte e regala il sorpasso su un Frosinone dominato nella ripresa e dominante nel primo tempo. Mazzarri pesca in panchina gli uomini degli assist al Gallo: il primo è Iago Falque, su punizione, l’altro Ola Aina che su cross di Ansaldi serve il suo capitano appostato in mezzo all’area: la giravolta di Belotti è inesorabile. E condanna il Frosinone all’ennesima delusione di un campionato che finora non lo ha mai visto vincente davanti al pubblico di casa.

I RITMI — E’ stata una partita intensa anche se non spettacolare, condizionata dalla tensione per l’importanza della posta in palio. I ciociari si giocavano una parte importante delle speranze salvezza, i granata (in completo verde per l’occasione) volevano cavalcare ancora l’onda che li sta trascinando verso il traguardo delle Coppe europee. Baroni ha finito l’incontro con quattro attaccanti e due difensori di ruolo, Mazzarri con tre attaccanti più Berenguer. In contropiede al 93’ Belotti ha fallito il tris davanti a Sportiello mentre Sirigu non ha mai tremato per l’intero secondo tempo, che il Frosinone ha affrontato con l'obiettivo di difendere il gol di vantaggio trovato giustamente nella prima parte. Il Toro ripete infatti lo stesso scialbo primo tempo di domenica col Chievo ma stavolta trova un avversario che sa colpirlo. L’occasione per il Frosinone arriva quando Ciano, molto attivo, calcia un corner forte e teso. In area piccola è Paganini a svettare e gli basta impattare il pallone per tagliare fuori Sirigu.

BELOTTI COME NEL 2017 — L’imbattibilità del portiere granata si ferma così’ a 599’: Sirigu migliora così il suo record precedente, e diventa questa la migliore striscia per un portiere del Toro in un campionato a girone unico di Serie A. Il record di Bacigalupo della stagione 45’-’46 (così come il Toro di Mazzarri non raggiunge il filotto di sette gare senza subire gol fermandosi a sei), ottenuto però in un campionato diviso in due fasi, resiste ancora. Tornando alla partita, dopo il gol del Frosinone, la reazione dei granata è immediata e sfocia in una punizione di Ansaldi da fuori area che impegna in tuffo Sportiello sul palo lungo. E’ il primo tiro in porta degli ospiti, laddove il Frosinone aveva insidiato la porta del Toro in due occasioni colpendo anche un palo. La cronaca, insomma, dichiara legittimo il vantaggio guadagnato dai gialloblu nel primo tempo. Nella ripresa, sale in cattedra Belotti che firma una doppietta: prima su assist di Iago Falque su punizione, poi di Aina. Il Gallo raggiunge quota dieci gol in campionato, lui che non segnava in due partite di fila dal settembre 2017, firmando la sua seconda doppietta di questo campionato, l’ultimo volta avvenne il 4 novembre 2018 a Genova in casa della Sampdoria (1-4 per il Toro) quando la squadra di Mazzarri centrò anche l’ultimo successo in trasferta prima di oggi. Con la terza vittoria consecutiva in campionato, dopo i tre punti raccolti contro Atalanta e Chievo, il Toro prosegue la marcia verso l’Europa.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 marzo 2019 20:32
Inter-Spal 2-0, Politano e Gagliardini trascinano Spalletti

I nerazzurri tornano al successo in campionato con due reti “italiane” nella ripresa.
Nel primo tempo gol annullato a Lautaro, Brozovic k.o.



L’Inter è ancora viva. Soffre per 70 minuti contro la Spal, ma alla fine esce da San Siro con tre punti e si prepara a una settimana fondamentale: giovedì sera c’è il ritorno di Europa League e bisogna vincere per forza contro l’Eintracht Francoforte; domenica sera c’è il derby e i gol di Politano e Gagliardini (al 70’ e 78’) permettono ai nerazzurri di rimanere a un solo punto di distanza dal Milan. Ma è il cuore che spinge l’Inter nel giorno della festa di compleanno numero 111 del club, con la Spal che gioca un buonissimo primo tempo e poi finisce sulle ginocchia, spegnendosi nel momento in cui avrebbe potuto osare di più. I nerazzurri, infatti, faticano a costruire e creare pericoli, e i tiri-gol di Politano e Gagliardini alla fine sono le uniche conclusioni nello specchio dopo la rete giustamente annullata dalla Var a Lautaro nel primo tempo.

SFORTUNA — Ma c’è anche un altro dato da segnalare in casa Inter: per un motivo o per l’altro, infatti, nel secondo tempo in campo non ci sono Icardi, Nainggolan, Brozovic, Perisic e Skriniar, ovvero tutte le stelle della squadra. Eppure alla fine Luciano Spalletti riesce a tirarsi su, evitando un’altra pericolosissima frenata, aggrappandosi prima a un pizzico di fortuna (la doppia deviazione dell’azione dell’1-0) e poi blindando la vittoria con Gagliardini, in un momento in cui la sfortuna, sotto forma di infortuni, ha preso di mira la sua squadra. Stavolta Miranda si becca subito una manata in faccia da Petagna, resiste sino a fine primo tempo e poi va diretto in ospedale per una sospetta frattura alle ossa del naso. Ma l’Inter perde anche Brozovic, sostituito al 42’ per un risentimento ai flessori della coscia destra. Non un bel segnale in vista della doppia sfida con Eintracht e Milan.

MAURITO — In tribuna non c’è Mauro Icardi, ed è una notizia: qualche giorno fa si pensava addirittura che potesse tornare in gruppo ma sfumata questa ipotesi l’argentino salta la Spal anche da spettatore. Contro il Rapid e la Samp Maurito aveva visto la partita in prima fila insieme con Wanda. Oggi niente, in attesa di risolvere la telenovela con la società. E con Beppe Marotta che prima della partita dice: “C’è grande ottimismo, ora serve il buon senso di tutti. Mauro tornerà nel derby? Questa assenza forzata non lo mette in condizione di giocare subito al meglio, ma decide Spalletti”.

LA PARTITA — Aspettando Mauro, l’Inter si consola comunque con Lautaro. Non ci sarà in Europa League, ma contro il Milan sarà l’uomo dell’attacco nerazzurro. Il numero 10, rischiato da Spalletti anche se in diffida (gli altri diffidati Skriniar e D’Ambrosio restano a guardare, invece), si muove benissimo come sempre ed entra praticamente in tutte le azioni pericolose. Nel primo tempo, la doppia combinazione con Cedric (al 16’ e al 27’) si chiude a lato della porta di Viviano, prima di piede e poi di testa. In mezzo c’è anche spazio per la Spal, che fa paura con il colpo di testa di Petagna, fuori di pochissimo. Poi si vede ancora Lautaro: al 31’ fa un gran gol su cross di Asamoah ma la Var cancella tutto: l’argentino controlla con il petto e con il braccio prima di entrare in area. Giusto annullare. Ma il Toro è fondamentale anche nell’azione del vantaggio, dopo che una parte di San Siro aveva iniziato a fischiare i nerazzurri: è lui a fiondarsi su una palla vagante prima che Politano la butti finalmente dentro e faccia urlare tutto lo stadio. L’Inter che soffre e alla fine si tira su ha la faccia del Toro.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 marzo 2019 20:35
Serie A, Sampdoria-Atalanta 1-2, segnano Zapata, Quagliarella e Gosens

Tanto spettacolo nei 90 minuti.
Le reti nel secondo tempo:
il colombiano apre le danze, su rigore il pari diel capocannoniere di A.
Nell'occasione Gasperini protesta e si becca il rosso.
Il tedesco chiude i giochi



Dopo sei anni e mezzo l’Atalanta torna a vincere a Genova (2-1 il finale, reti di Zapata, Quagliarella su rigore e Gosens) contro la Sampdoria e si avvicina alla zona-Champions, al termine di una gara molto nervosa e sulla quale ha pesato l’episodio dell’espulsione di Gian Piero Gasperini per proteste in seguito al rigore concesso nella ripresa alla Samp dopo il contatto Gomez-Ramirez in area atalantina. All’ingresso del tunnel degli spogliatoi il tecnico nerazzurro sarebbe arrivato a contatto con il segretario della Sampdoria, Massimo Ienca, che seguiva la gara dal tunnel degli spogliatoi. L’assistente Posado avrebbe assistito alla scena, informando poi il direttore di gara.

SPRINT — L’Atalanta parte forte nel primo tempo, sfrutta molto le corsie esterne, con Hateboer molto efficace sulla destra, fa un pressing alto sui portatori di palla della Samp, che nel primo quarto d’ora manca di lucidità. Audero (8’) rischia grosso su un rilancio impreciso che impatta su Ilicic e si spegne a lato. La squadra di Giampaolo cerca di spegnere la spinta nerazzurra e si affida a qualche ripartenza in velocità, che al 18’ frutta un pallonetto intelligente di Praet, la cui conclusione è però fuori misura. L’ottima organizzazione di gioco di Gasperini non dà frutto e gli uomini di Giampaolo, con Sala preferito a Bereszynski come esterno basso sulla destra, prova ad accorciare il campo, chiude sugli esterni bloccando Hateboer e, soprattutto, Gosens e raddoppia su De Roon in mediana e su Gomez quando prova a sganciarsi. La gara diventa così più equilibrata. Ilicic (25’) spreca un calcio piazzato da buona posizione e un minuto dopo il rasoterra di Ekdal termina a lato. Ma i nerazzurri non mollano: Zapata (30’), sino a questo momento un po’ in ombra, viene murato da Andersen al momento del tiro, quindi Gollini è decisivo su Linetty (41’). Ma la Samp è sfortunata, perché poco prima dell’intervallo perde Saponara (problema muscolare), sostituito da Ramirez, molto nervoso e in condizioni fisiche non ottimali.

SVOLTA — Stesso canovaccio ad inizio ripresa, con Audero che è subito decisivo (3’), bloccando una conclusione ravvicinata di Ilicic lanciato da Gomez. Gosens colpisce il palo, poi al 5’ Zapata (che non esulta) approfitta di un pasticcio difensivo di Andersen e porta in vantaggio l’Atalanta su lancio di Ilicic. Lì la gara si incattivisce, Ramirez va a terra poi Murru viene ammonito per un duro intervento su Mancini. Giampaolo perde anche Sala (problema a un ginocchio), sostituito da Bereszynski. I blucerchiati accentuano la pressione, ma la reazione è sterile. Si arriva però al rigore per la Samp contestato dagli atalantini (contatto Gomez-Ramirez) e segnato da Quagliarella (record di gol in A per il capocannoniere del campionato), preceduto dall’espulsione del tecnico atalantino. Grande Audero (32’) su Pasalic, ma la Samp non spinge e si fa trafiggere ancora una volta dall’Atalanta (31’) con Gosens. Ospiti più vivaci, Gollini decisivo ancora una volta (43’) su Ekdal. Finisce fra le proteste dell’Atalanta, che chiede un rigore su Gosens al 52’.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 marzo 2019 20:39
Sassuolo-Napoli 1-1: gol di Berardi e Insigne. Juve a +18

Una rete del capitano azzurro evita la seconda sconfitta di fila in campionato ad Ancelotti


Che brutto Napoli! Forse, il peggiore della stagione. Trova il pari a meno di dieci minuti dal termine con un gol di Lorenzo Insigne che, in campionato, non segnava dal 2 febbraio scorso. Il pareggio potrebbe stare stretto al Sassuolo, che aveva trovato il vantaggio con Berardi e che dopo si è preoccupato solo di difenderlo. Adesso, sono 18 i punti di svantaggio dalla Juventus che rendono davvero poco cosa il secondo posto.

AMPIO TURNOVER — Stavolta, il turnover proposto da Carlo Ancelotti riguarda gli otto undicesimi della squadra. Sono soltanto tre, infatti, i titolari che manda in campo (Koulibaly, Insigne e Allan). De Zerbi, invece, lascia fuori Sensi affidando la regia del gioco a Duncan. Nella fase iniziale il Napoli soffre prevalentemente sulla fascia sinistra, dove il Sassuolo spinge di più, con Lirola e Berardi. Ghoulam, al rientro dal primo minuto dopo un mese, fa fatica a contenerli e ha bisogno dell'aiuto di Koulibaly per limitarne. A centrocampo, Duncan tiene il confronto con Diawara, mentre la fase offensiva è affidata alle ripartenze di Ounas. Il quale pretende troppo dalle sue qualità: ne ha sul piano tecnico, ma la testardaggine nel dribbling lo porta spesso a sbagliare. E Insigne non sa nascondere il malcontento per l'individualismo del compagno.

PICCOLI FREMITI — Contro, ci sono due squadre che hanno poco o nulla da chiedere a questo campionato. Ancelotti ha tenuto a riposo i titolari, perché la trasferta di Salisburgo vuole affrontarla senza correre rischi, pur forte del 3-0 dell'andata. E allora, è il Sassuolo a tentare la prima conclusione, con Boga (22'): il suo diagonale finisce di poco a lato. Sette minuti più tardi il Napoli si presenta, per la prima volta, dalle parti di Pegolo, con uno scambio Mertens-Insigne che l'attaccante italiano conclude sparando addosso al portiere. L'altra occasione capita sui piedi di Verdi che manda alle stelle il pallone da distanza ravvicinata. Il primo tempo si chiude con il diagonale di Rogerio (38') che accarezza il palo.

BERARDI SBLOCCA — A inizio ripresa, Ancelotti inserisce il giovane Luperto al posto di Chiriches: i due giocheranno a Salisburgo per le assenze di Koulibaly e Maksimovic, che dovranno scontare un turno di squalifica. È brutto da vedere questo Napoli. Insigne è irritante per la superficialità che dimostra, mentre Mertens è l'ombra di se stesso. Intanto, il Sassuolo trova nella ripartenza di Boga l'azione per portarsi in vantaggio. L'attaccante francese, naturalizzato ivoriano, avvia e rifinisce, complice Allan, l'azione che porta alla rete di Berardi (7'). Il tiro dell'attaccante trova pure la deviazione di Luperto.


AI RIPARI — Sotto di un gol e con una squadra priva d'idee, Ancelotti prova a cambiare qualcosa inserendo Milik e Younes per Verdi e Ounas. Cambia poco, anche perché il Sassuolo arretrata di parecchio, per difendere il vantaggio. Ci prova Diawara dalla distanza, ma Pegolo respinge in angolo (30'). Il Napoli soffre in maniera particolare le ripartenze di Boga, un vero e proprio tormento per i difensori. Duncan al 36’ sfiora il raddoppio con un colpo di testa che esce di poco. Poi, arriva il pasticcio di Magnanelli (41') che permette a Lorenzo Insigne, uno dei peggiori fino a quel momento, di trovare l'angolo più lontano della porta di Pegolo. È l'1-1 e l'ultima vera emozione della gara.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 11 marzo 2019 23:46
Fiorentina-Lazio 1-1: Muriel risponde a Immobile

Biancocelesti avanti con un gran gol del bomber napoletano, nel secondo tempo il pari del colombiano.
Tegola in casa viola: Chiesa lascia il campo al 35’ per un infortunio e scoppia in lacrime in panchina



Un punto per ciascuno con tanti rimpianti sia per la Fiorentina sia per la Lazio. L’1-1 del Franchi rispecchia la gara a due facce del Franchi: primo tempo con i biancocelesti al comando, ripresa con i viola a sfiorare una clamoroso ribaltone. Bomber in copertina: al vantaggio di Immobile risponde Muriel. Il pareggio non allunga l’effetto della vittoria nel derby della Lazio verso gli orizzonti Champions così come non rilancia nel modo auspicato le prospettive europee della Fiorentina.


IMMOBILE FA TREDICI — Inzaghi recupera Strakosha e Lulic. In difesa Patric viene preferito a Bastos. Torna Immobile dal primo minuto. Tra i pali esordio in viola per Terracciano: Lafont non è al meglio e va in panchina. Pioli può disporre di Fernandes che era in dubbio fino alla fine: a metà campo si rivede dal via Benassi. Chiesa e Muriel in prima linea con Gerson alle loro spalle. Avvio molto volitivo su entrambi i fronti. Spazi compatti e gran ritmo. Al 13’ Muriel tenta la soluzione dalla distanza. Fiorentina più offensiva. Al 17’ Biraghi argina La ripartenza di Luis Alberto. La Lazio comincia a sganciarsi allargando la manovra. Al 21’ Milinkovic aziona Immobile che si gira e colpisce il palo dopo una deviazione di Terracciano. Al 23’ il bomber di Inzaghi scambia con Correa e poi sorprende il portiere viola con una parabola dai 20 metri. Lazio in vantaggio con il tredicesimo gol di Immobile. Insistono i biancocelesti: al 30’ botta di Milinkovic, Terracciano ribatte in angolo. Fiorentina in affanno in difesa. Al 36’ Chiesa si ferma per guai muscolari ed entra Simeone. Al 39’ conclusione di Correa smanacciata dal portiere della Fiorentina. Sussulto viola: al 41’ tocco di Benassi in acrobazia, palla sopra la traversa. Al 44’ grossa chance per Immobile che arriva davanti alla porta, ma Terracciano si oppone.

RISPONDE MURIEL — Dopo l’intervallo Pioli innesta Mirallas al posto di Fernandes e passa al 3-5-2 arretrando Gerson. Lazio a caccia del raddoppio: doppio tentativo con Milinkovic. La Fiorentina sI riassesta avanzando il proprio baricentro. La formazione di Inzaghi ha smarrito la brillantezza del primo tempo. Al 14’ Mirallas conclude a lato. Un traversone del belga per il tocco vincente sotto porta di Muriel che sigla il suo sesto gol in campionato. La Fiorentina non si sente appagata dal pareggio. Tre minuti dopo, spunto di Simeone sulla sinistra e ancora Mirallas in evidenza: conclusione alta da buona posizione. Al 22’, Inzaghi fa entrare l’ex Badelj al posto di Lulic e schiera la Lazio col 4-2-3-1. Al 25’ proteste viola per un intervento di Acerbi su Simeone in area da parte di Acerbi, ma Orsato fa proseguire. Fiorentina all’attacco con convinzione e con continuità. Al 30’, secondo cambio nella Lazio: Romulo rileva Luis Alberto. Al 35’, terza sostituzione nella Fiorentina: Vitor Hugo per Ceccherini. Dopo lo stop di alcuni minuti prima Radu si arrende e al 38’ Inzaghi ricorre a Bastos. Finale con la Lazio alla vana rincorsa del gol-vittoria, ma la Fiorentina è in guardia e l’1-1 va in archivio racchiudendo tutte le reciproche recriminazioni.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 11 marzo 2019 23:49
Roma-Empoli 2-1, El Shaarawy e Schick in gol, Florenzi espulso

I giallorossi vincono ma soffrono, nel finale Maresca annulla il gol del 2-2 a Krunic: polemiche degli ospiti.
Prima il dubbio rosso per Florenzi



Serviva vincere ed alla fine la vittoria è arrivata. Ma con una sofferenza infinita ed il pari di Krunic nel finale annullato dalla Var. Insomma, la Roma di Ranieri parte bene perché porta a casa tre punti, ma il tecnico dovrà lavorare tanto per rianimare davvero la squadra. Stavolta il test non era attendibile, per l’esiguità della rosa (fuori in otto, con Zaniolo e Schick che si sono aggiunti in corsa) e gli appena due allenamenti sulle gambe. Il 2-1 alla fine premia forse anche troppo la Roma e penalizza un Empoli che comunque ha fatto poco per sorprendere i giallorossi. Ma a Ranieri servivano i tre punti, in qualsiasi modo. Ed allora va bene anche così.

POSSESSO E TIMORI — Ranieri conferma il 4-2-3-1 di Di Francesco, con Zaniolo alle spalle di Schick e Florenzi esterno basso. La linea della difesa però più bassa di una quindicina di metri e si punta più sul possesso palla che sulla verticalità. Iachini, invece, contro il suo maestro si schiera con un 3-5-2 la cui linea difensiva si allunga spesso a cinque, con Pasquale e Di Lorenzo che fungono da pendoli. Per chi si aspettava scintille o una squadra che arasse il campo (come chiesto da Ranieri alla vigilia), è meglio ripassare la prossima volta. Nel senso che Ranieri la bacchetta magica non ce l’ha e allora bisogna andare sul concreto. Anche perché la Roma riesce a passare quasi subito (9’) grazie ad un bel destro a giro di El Shaarawy su cui Dragowski non può nulla. Sembra l’inizio di una serata in discesa ed invece tre minuti dopo ci pensa il solito Juan Jesus a sistemare le cose per l’Empoli, con un autogol comico difficile anche da immaginare. La paura però è lì e rischia di materializzarsi ancora più netta due minuti dopo, quando Pasqual colpisce un clamoroso incrocio dei pali su punizione. Scampato il pericolo, la Roma si dedica a lungo e continuo possesso palla, ma davanti le idee latitano. Kluivert però regala spunti in velocità, anche se poi spesso si intestardisce troppo. Sta di fatto, però, che le altre due occasioni giallorosse nascono proprio da lui, che prima dà il via all’azione in cui Zaniolo si divora il 2-1 e poi si conquista la punizione (calciata da Florenzi) su cui Schick porta la Roma avanti. Per ora a Ranieri basta e avanza, almeno fino all’intervallo.

SOFFERENZA GIALLOROSSA — La ripresa si apre con la pioggia, un tiro da fuori di Kluivert dalla distanza e l’infortunio quasi annunciato di Zaniolo, che al decimo deve arrendersi al risentimento muscolare al polpaccio sinistro che l’avevo tenuto in dubbio alla vigilia. Con Perotti allora la Roma si ridisegna con il 4-4-2 ed El Shaarawy a girare intorno a Schick. Maresca si inventa un giallo proprio su El Shaarawy per simulazione (salvando Silvestre per un fallo dal limite) ed allora l’Empoli prende un po’ di coraggio e anche di campo e al 21’ trova la palla del possibile 2-2, ma Krunic crolla da solo a 6-7 metri da Olsen nel momento di calciare a botta sicura. Poi è ancora El Shaarawy a cercare il gol con un colpo da biliardo, con Dell’Orco dall’altra parte che mette i brividi a tutti di testa. Poi a dieci dalla fine la Roma resta in dieci per l’espulsione di Florenzi per doppia ammonizione e poco dopo Ranieri è costretto a tirare fuori anche Schick, con l’esordio assoluto di Celar in Serie A. Al 42’ altro patatrac di Juan Jesus, che rinvia su Oberlin in area, la palla arriva poi a Krunic che in corsa fa 2-2. L’Olimpico si gela, ma a riscaldarlo ci pensa la Var, con Maresca che annulla per un fallo di mano di Oberlin. Finisce così, con Ranieri a festeggiare una vittoria soffertissima ma fondamentale.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 11 marzo 2019 23:50
SERIE A 2018/2019 27ª Giornata (8ª di Ritorno)

08/03/2019
Juventus - Udinese 4-1
09/03/2019
Parma - Genoa 1-0
Chievo - Milan 2-1
10/03/2019
Bologna - Cagliari 2-0
Frosinone - Torino 1-2
Inter - Spal 2-0
Sampdoria - Atalanta 1-2
Sassuolo - Napoli 1-1
Fiorentina - Lazio 1-1
11/03/2019
Roma - Empoli 2-1

Classifica
1) Juventus punti 75;
2) Napoli punti 57;
3) Milan punti 51;
4) Inter punti 50;
5) Roma punti 47;
6) Torino e Atalanta punti 44;
8) Lazio(*) punti 42;
9) Sampdoria punti 39;
10) Fiorentina punti 37;
11) Parma punti 33;
12) Sassuolo punti 32
13) Genoa punti 30;
14) Cagliari punti 27;
15) Udinese(*) punti 25;
16) Spal punti 23;
17) Empoli punti 22;
18) Bologna punti 21;
19) Frosinone punti 17;
20) Chievo(-3) punti 10.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00venerdì 15 marzo 2019 23:40
Cagliari-Fiorentina 2-1.
Viola spenti e travolti.
Chiesa non basta

I sardi blindano la salvezza segnando nella ripresa con Joao Pedro e Ceppitelli.
L'attaccante di Pioli non molla fino alla fine e in extremis riesce ad accorciare



La Sardegna Arena è un fortino. Il Cagliari blinda la salvezza. Dopo il Parma e l'Inter la squadra di Maran rifila il 2-1 anche alla Fiorentina. Che ha alibi e attenuanti, ma sembra essersi smarrita. Se Pioli parla di due mesi decisivi, diciamo che sono cominciati malissimo. Ok: hai Veretout e Edimilson fuori, non hai uno che fa gioco, ma per 30 minuti del secondo tempo la Viola è stata schiacciata da un Cagliari arrembante, carico, deciso a chiudere i conti con la salvezza al più presto. Joao Pedro, tornato al gol che mancava dal 22 dicembre e varie circostanze sfortunate e portieri di livello gli avevano negato, e la testina di Ceppitelli che stavolta si traveste da Pavoletti, annientano la difesa di Pioli apparsa (tranne Pezzella) tanto in affanno. Solo nel finale il mai domo Chiesa (e stava male), l'unico a non arrendersi mai ottiene il gol che dimezza lo svantaggio. Ma troppe cose a Firenze non vanno. E la conferma per Pioli appare un miraggio.

PRIMO TEMPO — Le scelte di Rolando Maran sorprendono: sulla fascia si cambia completamente registro: fuori Srna e Padoin che finiscono in panchina, Luca Pellegrini si autoesclude per infortunio muscolare. Torna titolare (non succedeva dalla trasferta col Sassuolo), il greco Lykogiannis, chiamato a contenere Chiesa e debutta Cacciatore a destra, l'uomo voluto dal tecnico che lo ha allenato fino al Chievo. Pioli ha tanti problemi, soprattutto in mezzo: Veretout è squalificato, Edimilson non è neppure partito, così tocca al danesino Norgaard provare a fare gioco in un 4-3-3 in cui Mirallas, confermato dopo la buona prova con la Lazio, fa la punta centrale e Chiesa e Muriel provano a sfondare dai lati. C'è di più: Pioli chiede a Benassi e Gerson di inserirsi in continuazione così da avere sempre cinque uomini a creare pericolo. La Fiorentina tiene il pallino del gioco, tiene più il pallone, ha un baricentro alto e la linea difensiva alta per non concedere niente a Pavoletti, ma chi va vicino al gol è il Cagliari al 26' con una sventola di sinistro da fuori area di Cacciatore sulla quale Terracciano si supera. Sei minuti dopo ci prova Pavoletti, fuori di poco. Due minuti scatta il puntuale giallo per Cigarini per un inutile fallo su Gerson a metà campo. Ma l'occasione ce l'ha pure la Fiorentina: Biraghi crossa e Mirallas colpisce, stavolta il miracolo è di Cragno. Poi sono ancora ammonizioni che Doveri distribuisce giustamente a Chiesa per un fallaccio sull'amico Barella e a Ceppitelli costretto a fermare la transizione di Muriel.

SECONDO TEMPO — La ripresa comincia col Cagliari all'attacco deciso, più intraprendente. Ci prova Cigarini, ma al 7' i rossoblù passano: Cacciatore (grandissima prova) mette l'ennesimo pallone in mezzo e lo mette benissimo, e Joao Pedro ha la zampata del campione e anticipa Milenkovic. È il suo primo gol nel girone di ritorno, il quinto in campionato. La Sardegna Arena esplode e dopo due minuti Doveri annulla un gol magico a Cigarini su punizione da metà campo che sorprende Terracciano fuori dai pali. Il Cagliari ci crede molto di più, la Fiorentina si ammoscia. Pioli prova a correre ai ripari inserendo l'uomo della possibile svolta, Simeone per Mirallas. Niente da fare, Joao imperversa e al 21' è Lykogiannis su punizione a pennellare per la testa di Ceppitelli che anticipa Gerson e si rifà del gol (autogol di Perisic) negatogli contro l'inter due settimane fa. Il Cagliari è padrone, Barella cerca la gloria e il terzo gol, Terracciano gli risponde sulla respinta Joao prende la terza traversa del girone di ritorno. Padoin ha sostituito Cacciatore per dare più equilibrio dietro. Il Cagliari mette la partita in cassaforte, Maran inserisce Deiola e Thereau, ma non fa i conti con lo scatenato Chiesa che su lancio di Gerson (fin lì il peggiore) parte a razzo e fulmina Cragno: 2-1 ma i patemi sono finiti e il Cagliari festeggia.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 16 marzo 2019 23:57
Sassuolo-Sampdoria 3-5, blucerchiati in scia per l’Europa

Gli uomini di Giampaolo dilagano in trasferta e mantengono vive le speranze europee:
raggiunta la Lazio in classifica



La pazienza del sarto e la classe dell’artista: con queste caratteristiche la Sampdoria mette al tappeto il Sassuolo (5-3) e continua la rincorsa a un posto in Europa. I doriani ricamano calcio dalla difesa alla trequarti avversaria e poi si affidano all’estro dei tre funamboli schierati da Giampaolo: Defrel in posizione di trequartista, Gabbiadini sul centrodestra e Quagliarella sul centrosinistra. Quelli del Sassuolo non li vedono mai, lenti, imprecisi e frastornati come sono. A tratti la Samp sembra non fare nemmeno fatica nella gestione della partita, e soltanto quando si abbassa la soglia di attenzione si corre qualche pericolo. Il dominio blucerchiato è totale.

FRASEGGI — Al quarto d’ora il primo acuto dei tenori: Defrel ruba il pallone a Sensi e lo serve a Gabbiadini. Cross preciso per Quagliarella che incarta un regalo meraviglioso per Defrel: tocco facile e 1-0. Gli emiliani non reagiscono, sembrano imbambolati e subiscono i fraseggi doriani. Al 36’ Quagliarella timbra il 2-0 con un perfetto tiro di destro dal limite. E’ talmente padrona del campo, la squadra di Giampaolo, che si concede pure la pennichella e consente a Boga di segnare il provvisorio 2-1 (cross di Lirola). Ma basta qualche urlaccio dell’allenatore per alzare il livello della concentrazione e al 40’ Linetty mette in cassaforte il 3-1.

SOSTITUZIONI — La ripresa si apre con il doppio cambio di De Zerbi che, nel tentativo di dare ossigeno alla sua squadra, inserisce Babacar al posto di Djuricic e Locatelli al posto di Di Francesco. Difesa a quattro, ma serve a poco. Dopo due minuti è Praet, su cross di Murru, a chiudere con una bella volée per il 4-1. Logico, a questo punto, che si sollevi il piede dall’acceleratore, e allora il Sassuolo ne approfitta per andare in gol con Duncan (18’) e per tentare la mega-rimonta. Ci pensa Gabbiadini a spegnere il fuoco con un bel diagonale su assist di Linetty (27’. Nel recupero il gol di Babacar che non attenua la delusione di DeZerbi e del suo Sassuolo.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 00:02
Spal-Roma 2-1: decidono Fares e Petagna

Prima sconfitta per il tecnico subentrato a Di Francesco,
sgambettato dagli emiliani che passano con un gol per tempo.
Ai giallorossi non basta il gol su rigore di Perotti:
passo falso pesante nella corsa alla Champions.
Per Semplici tre punti d'oro verso la salvezza



La Spal torna a vincere in casa dopo ben sei mesi di astinenza (e undici gare), la Roma inciampa in una sconfitta che può essere letale per le sue ambizioni di restare in Champions. A conti fatti la differenza l'hanno fatta la grande voglia degli uomini di Semplici e la giornata di grazia dei due suoi esterni, Fares e Lazzari, che i giallorossi non sono davvero riusciti mai a contenere. Per Ranieri, invece, una sconfitta amara e la consapevolezza di dover fare ancora un lungo lavoro per rianimare la Roma. Alla fine, però, mancano solo dieci partite e il 2-1 di Ferrara è un macigno pesantissimo, di quelli che rischiano di portarti a fondo.

ESTERNI DIVERSI — Ranieri opta per il "suo" 4-4-2, scegliendo a destra una fascia super offensiva con Karsdorp e Kluivert. La Roma però è troppo scolastica in ogni sua accezione e anche l'opzione del doppio centravanti (Dzeko e Schick) non dà i suoi frutti. Schick inizialmente è più vivo di Dzeko, ma fa sempre bene tutto in avvio per poi perdersi strada facendo. Dzeko, invece, si distingue al 35' per un dribbling secco su Cionek e un tiro parato da Viviano, ma poi lo si nota solo nel finale di primo tempo, quando litiga platealmente con la curva ferrarese e per poco non arriva alle mani (uscendo all'intervallo) con la panchina della Spal. A fare la partita, di fatto, è quasi sempre la squadra di casa, con i due esterni (Lazzari e Fares) che spingono fortissimo e mettono sempre in grande difficoltà rispettivamente Juan Jesus e Karsdorp (anche perché gli altri due esterni, El Shaarawy e Kluivert, non riescono a raddoppiare in fase difensiva). Così ne viene fuori una partita in cui la Spal costruisce bene in fascia e cerca spesso il centro dell'area. E proprio così nasce anche il gol (22'), con Fares che sovrasta Karsdorp (ancora una volta immobile, come a Bergamo sul gol di Castagne) su traversone di Cionek. Più in generale la Spal sembra più fluida come manovra e più compatta a livello mentale. Vicari sfiora la porta di testa, Kurtic ci prova da fuori con un tiro a giro che mette esce di un soffio e La percussione di Lazzari finisce con un tiro di poco al lato. La replica della Roma è invece affidata spesso al lancio lungo sulle punte, troppo poco per costruire qualcosa davvero di buono. I giallorossi hanno anche al une occasioni (Schick di testa fuori, Missiroli che salva in scivolata su Cristante ed El Shaarawy che semina il panico in area ma calcia fuori), ma sono sempre azioni che nascono più dalla fragilità della difesa ferrarese che non dalle idee giallorosse.

VITTORIA DI RIGORE — Allora Ranieri corre ai ripari e nel secondo tempo sostituisce El Shaarawy e Kluivert con Perotti e Zaniolo. La mossa sembra corretta, tanto che al 7' la Roma trova il pari con Perotti su rigore, dopo una bella transizione di Zaniolo e il fallo di Cionek su Dzeko a tu per tu con Viviano. Ma è una fiammata, perché poi Fares riprende a macinare chilometri in fascia e la Roma deve ancora pagare il conto con il solito errore di Juan Jesus. Che arriva puntuale al 12' quando il brasiliano mette giù Petagna in area in un confuso tentativo di recupero. Rigore anche per la Spal, che realizza lo stesso Petagna. Che, poco dopo, sfiora anche il 3-1 di testa. Poi ci pensa Viviano a salvare il risultato con una super parata su Dzeko dal limite dell'area piccola, mentre dall'altra parte a sfiorare il gol è Cionek al 34', con un colpo di testa che tocca la parte alta della traversa. Oramai è come un incontro di pugilato, con le due squadre che cercano il colpo decisivo senza badare troppo alle coperture. A dover rischiare di più, però, è ovviamente la Roma. Che nel finale sfiora il gol due volte, con Cristante da fuori e con Dzeko che non riesce a colpire di testa da ottima posizione. Finisce così, con la Spal a gioire per una vittoria fondamentale in chiave salvezza e la Roma a cercare i perché dell'ennesimo capitombolo.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 00:05
Serie A, Torino-Bologna 2-3: stop granata, rivincita Mihajlovic

La squadra di Mazzarri rallenta la corsa verso l’Europa.
Il gol di Ansaldi dopo 6’ fa sognare, ma gli emiliani sono spietati e segnano con Poli, Pulgar e Orsolini.
Izzo accorcia nel finale



La fermata annunciata sull’Eurostar Torino era quella obbligata della sosta per le nazionali, invece la banda Mazzarri frena prima del previsto, ed è uno stop che fa male: il colpaccio nella tana del Toro lo mette a segno un gran bel Bologna con un 3-2 che luccica di scintille da salvezza e regala al grande ex di serata Sinisa Mihajlovic la vendetta perfetta dopo l’esonero granata del gennaio 2018: i punti rossoblù con il serbo in panchina salgono a 10 in 8 partite e, in attesa della risposta dell’Empoli domani nello scontro diretto col Frosinone, Palacio e compagni si portano al quartultimo posto con 24 punti. La striscia di risultati utili consecutivi del Toro si ferma invece a 7 gare, il fortino dell’Olimpico cade dopo tre mesi di imbattibilità: l’ultima sconfitta risaliva al derby di metà dicembre, l’ultima gara interna con 3 reti al passivo addirittura a settembre (1-3 col Napoli alla 5a giornata), Mazzarri avrà da riflettere su questo scivolone. Poteva essere la notte dell’aggancio alla Roma al quinto posto, ma – al netto di alcuni episodi non sanzionati da arbitro e Var – quello di stasera è stato un passo indietro.

RIBALTONE BOLOGNA — Bastano sei minuti ai granata per passare avanti: sugli sviluppi di un corner battuto da Baselli, il destro dal limite di Ansaldi è deviato da Pulgar e beffa Skorupski. E tra il fischio di inizio e il vantaggio del Toro era successo di tutto, con un gol annullato a Palacio per fuorigioco di Lyanco e un’occasione sprecata da Belotti in tap-in dopo una gran risposta del portiere emiliano a Meité. È il copione del primo tempo, dove il 3-5-2 mazzarriano – con Ansaldi e Aina invertiti sulle corsie laterali rispetto al solito – e il 4-2-3-1 di Mihajlovic sembrano incastrarsi alla perfezione per regalare occasioni da una parte e dall’altra: al club delle palle gol si iscrive anche Orsolini (8’, Sirigu c’è), poi si materializza il ribaltone del Bologna. Al 29’ Poli, entrato 7 minuti prima al posto dell’infortunato Dzemaili, firma il pari di testa bruciando Ansaldi su cross di Palacio; al 35’ i rossoblù si portano sul 2-1 grazie a un rigore di Pulgar, assegnato da Mariani grazie alla Var che pesca un fallo di mani di Meité su un angolo emiliano. La moviola in campo sorvola invece su due interventi molto dubbi su Belotti e Zaza in area rossoblù: doppia spinta non punita in entrambi i casi.

TRIS ROSSOBLU’ — La Var è di scena anche nella ripresa, quando un accuratissimo controllo ai monitor annulla il 3-1 rossoblù di Sansone per un fuorigioco di spalla (poco prima Skorupski aveva salvato i suoi volando sulla bomba sganciata dalla distanza da Rincon). Mazzarri inserisce Iago per Baselli e passa al 3-4-3, ma incassa il colpo del k.o. Al 64’ Soriano ruba palla a Rincon in mezzo – altro intervento al limite − e innesca Palacio, che serve Orsolini: il sinistro brucia Sirigu e stordisce i granata. WM le prova tutte, buttando nella mischia anche Berenguer e Lukic e virando sul 4-4-2, ma Skorupski chiude ancora la porta ai tentativi granata (vedi deviazione su Belotti al 70’). In generale, è tutta la squadra messa in campo da Mihajlovic a ridurre gli spazi di manovra granata ai minimi termini, prendendo in mano le chiavi della superiorità in mediana per lunghe fette di gara. Le cose si complicano solo dopo l’espulsione di Lyanco all’88’ (doppio giallo): sulla punizione seguente Izzo – con la complicità di Skorupski − riaccende l’entusiasmo del Grande Torino gremito, poi il rosso ad Aina riequilibra gli assetti e avvia un recupero da 10 contro 10 che consente al Bologna di portare a casa tre punti d’oro.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 16:22
Serie A, Genoa-Juve 2-0:
gol di Sturaro e Pandev, capolista battuta

Prima sconfitta stagionale in campionato per la capolista.
La sfida si decide nella ripresa, per i rossoblù di Prandelli successo che assesta la classifica



La Juve, ancora ebbra dell’impresa di Champions, si è svegliata di colpo: un Genoa gagliardo ha rotto l’incantesimo. Anche se l’inciampo di Marassi non fa male guardando alla classifica (15 potenziali punti di vantaggio sul Napoli sono una voragine), va a farsi benedire il sogno di un campionato senza sconfitte. Se la Signora sperava di far filotto, non aveva considerato certi incroci del destino, imbeccati dall’intuito di Cesare Prandelli. Il tecnico rossoblù vive il primo trionfo genoano con due cambi, ma più che il 2-0 di Pandev è il primo gol spacca-partita a far storia: Stefano Sturaro, dopo 10 mesi senza campo e tre anni di Juventus, castiga la sua ex Signora proprio nel giorno in cui inizia ufficialmente la sua avventura-bis in Liguria. Sul suo destro non è preciso Perin, altro ex che ha fatto il percorso all’inverso: bizzarrie di questo gioco. L’ultimo gol Sturaro l’aveva segnato in Champions, in una rimonta folle contro il Bayern di Guardiola nel febbraio 2016: tre anni dopo il mediano tutta tigna ha conservato l’incredibile abitudine di sorprendere gli avversari più blasonati. In realtà, il calo bianconero ha un che di fisiologico dopo l’enorme sforzo di martedì: “sciogliersi” era naturale. E per fortuna di Allegri, la sua Juve non incontrerà più il Genoa che aveva fatto pari all’andata.

PRIMO TEMPO — Svanita la magia, messa in soffitta la notte dei sogni europei, la Juve si ritrova comunque uno scenario da battaglia: il Genoa si mette di impegno per battagliare, neanche fosse l’Atletico ultra-muscolare del Cholo, e stavolta non c’è Cristiano a mettere l’universo in equilibrio (l’assenza del portoghese è dispiaciuta pure ai genovesi…). Allegri ripesca Caceres per srotolare la vecchia cara difesa a 3 con Bonucci e Rugani, ma la mediana fatica spesso a leggere la posizione cangiante di Sanabria: Prandelli ha pensato a un tridente con l’elettrico Kouamé a pungere e Lazovic a sinistra, ma è il paraguaiano a scivolare spesso sulla trequarti e a creare superiorità: una volta va pure al tiro e costringe Perin, alla sua specialità, il miracolo di istinto.

MATTIA E IL CUTI — Proprio Perin, di nuovo titolare, è uno dei protagonisti di giornata, almeno fino all’errore dell’1-0: qui è arrivato bambino, qui ha spostato le montagne resistendo a due gravissimi infortuni, qui si è meritato la Nazionale e la Juve. E qui, nel suo vecchio teatro, è tornato con la solita aria sbarazzina, accolto da applausi e da uno striscione. I suoi nuovi compagni, però, nel primo tempo faticano a trovare la via: Cancelo si fa vedere soprattutto per un mani sospetto in area che porta Di Bello a fischiare rigore e poi a toglierlo con revisione del Var. Mandzukic e Dybala non partivano insieme come coppia dal 3 marzo 2018, ma non li aiuta la manovra del primo tempo, a parte qualche giocata che sgorga da Pjanic. In mezzo alle due punte juventine, poi, chiude i buchi il Cuti Romero, in una partita che gli avrà fatto di certo battere il cuore: contro i bianconeri all’andata ha esordito stregando Paratici, ai bianconeri dovrebbe andare già alla fine di questa stagione.

LE INTUIZIONI — Il gol di Dybala all’11’ della ripresa, annullato per fuorigioco di Emre Can, è il secondo intervento del Var di giornata. Ma pure la spia che qualcosa potrebbe cambiare negli equilibri del match: sfruttando anche un leggero abbassamento delle frequenze rossoblù, nel secondo tempo la Juve pare farsi più manovriera, avvolgente. L’ingresso di Bernardeschi, uno degli eroi di Champions, aiuta Max ad abbozzare il tridente passando alla difesa a 4, ma è solo un barlume di vitalità bianconera prima del tracollo. Merito di Prandelli che punta sull’usato sicuro Goran Pandev, e su una mossa ad alto tasso simbolico che sorprende Marassi in tutti i sensi: riecco Sturaro, rossoblù come i vecchi tempi, che si toglie un sassolino grande così contro la squadra che l’ha appena rispedito in Liguria dopo tre anni. A quel punto Kean e Spinazzola sono le ultime mosse di Allegri in un disperato 4-2-4, ma non c’è la stessa congiunzione astrale di martedì. Ed è Pandev, altra intuizione di Prandelli, a completare un contropiede e a sigillare il 2-0 finale. Alla fine Marassi balla dalla felicità: la Juve non farà filotto in campionato, ma non ha motivo per disperarsi davvero.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 19:35
Atalanta-Chievo 1-1: Ilicic risponde a Meggiorini

Prova d'orgoglio dei veronesi, che passano in vantaggio nel primo tempo prima del pareggio dello sloveno.
I nerazzurri non riescono ad agganciare la Roma



Occasione sprecata. L'Atalanta non va al di là dell'1-1 casalingo contro il Chievo ultimo della classe. Niente aggancio alla Roma in quinta posizione. A sorridere è allora la Lazio che con una gara da recuperare ha ora gli stessi punti dei ragazzi di Gasperini.

LA GARA — C'è Gritti a guidare l'Atalanta dalla panchina, Gasperini è squalificato. Avanti col 3-4-1-2: dietro, a difesa di Gollini, ci sono Mancini, Djimsiti e Masiello; Hateboer e Gosens spingono sulle fasce; De Roon e Freuler in mezzo al campo, con Gomez vero regista della squadra e libero di muoversi alle spalle di Ilicic e Zapata. Di Carlo risponde di fatto a "specchio": dietro i giganti Andreolli, Cesar e Barba; Depaoli e Jaroszynski larghi; Hetemaj e Dioussé davanti alla difesa; Giaccherini trequartista; Meggiorini e Stepinski di punta. Partenza lenta su entrambi i fronti. Subito un paio di "legnate" a Ilicic che si arrabbia. Poi, Gomez, servito da Hateboer, ci prova dal limite e Sorrentino non è sicurissimo nella respinta. L'Atalanta fa la partita, il Chievo si chiude con buona organizzazione. Ilicic inventa calcio e innesca sia Gomez sia Zapata. Il Papu ci prova da fuori: palo sfiorato. Seguono due zampate di Zapata: sinistro a lato e destro disinnescato da Sorrentino che intorno alla mezz'ora è letteralmente decisivo nel respingere il piattone sotto misura ancora di Gomez. Ma proprio nel momento migliore dei nerazzurri, passa il Chievo: lungo lancio da dietro, aggancio bellissimo di Meggiorini al limite, bene Gollini in uscita, ma la palla resta lì e Meggiorini è svelto e molto preciso nel girare in porta di sinistro con Djimsiti forse un po' "pigro" nella chiusura.

SALE ILICIC — Nella ripresa, i padroni di casa trovano il pareggio dopo 10'. De Roon dentro per Zapata che in piena area, spalle alla porta, tocca per Ilicic bravissimo a controllare e a superare Sorrentino con un tocco sotto. Pochi minuti dopo di nuovo lo sloveno: bomba di sinistro a girare e Sorrentino respinge in tuffo. Ci prova poi Masiello, in sospetta posizione di fuorigioco: palla alta da buona posizione. Atalanta in costante pressione, Chievo che di fatto non supera mai la propria metà campo. Cesar e compagni sono però compatti, concedono solo palle sporche e bastano allora un paio di uscite di Sorrentino sulle conclusioni di Zapata e Pasalic per portare a casa un punto che serve pochissimo alla classifica ma che rende sempre più dignitoso il campionato di un Chievo che nell'era Di Carlo non ha mai mollato di un centimetro.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 19:38
Serie A, Empoli-Frosinone 2-1: gol di Caputo, Pajac e Valzania

Con il ritorno dell'ex tecnico, i toscani conquistano i 3 punti nella sfida salvezza con i ciociari.
Decidono le reti di Caputo e Pajac: controsorpasso sul Bologna.
A Baroni non basta Valzania: ora è notte fonda: -8 dal quart'ultimo posto



L’Empoli vince la delicata sfida salvezza con il Frosinone e risale al quart’ultimo posto in classifica. Un debutto positivo per il nuovo-vecchio allenatore Andreazzoli. Per gli azzurri a segno Caputo su rigore (concesso su segnalazione del giudice Var) e Pajac, alla sua prima volta da titolare. Nella ripresa il Frosinone, decisamente più brillante ha accorciato le distanze con Valzania. Per i ciociari la salvezza è sempre più lontana.

UNO-DUE AZZURRO — Dieci minuti di studio. Poi, al primo affondo l’Empoli sblocca il risultato. Incursione di Farias che viene atterrato in area da Paganini. L’arbitro Massa fa cenno di continuare. Per lui non è rigore. L’azione prosegue per altri due minuti. Quando il gioco si ferma dal Var suggeriscono al direttore di gara a rivedere l’azione incriminata. Un problema al video fa passare altri secondi. Alla fine Massa corregge la sua decisione e assegna il rigore. Caputo trasforma con una conclusione centrale. Il vantaggio spaventa ancora di più un Frosinone incapace di costruire trame offensive. E al 38’ l’Empoli raddoppia. Tanti tocchi in area poi la palla arriva a Pajac la cui conclusione fulmina Sportiello. Per il croato, alla prima da titolare, è la prima rete in campionato. Nel finale di primo tempo Sportiello compie un mezzo miracolo su una conclusione a colpo sicuro di Farias. L’Empoli abbassa il suo baricentro nei primi minuti della ripresa cercando di sfruttare le ripartenze.

LA RIPRESA — Al 12’ Farias chiude con una conclusione alta un contropiede sviluppato da Caputo. Baroni tecnico del Frosinone inserisce prima Valzania poi, Trotta. Scelta azzeccata. Al 25’ si riapre la partita. Conclusione in corsa di Ciofani che Dragowski respinge. Sulla ribattuta il più rapido è proprio Valzania che ribatte la palla in rete. L’addetto alla Var si prende quasi tre minuti di tempo per stabilire la posizione di Valzania. Posizione regolare. Il Frosinone insiste. L’Empoli appare in chiaro affanno. E in difficoltà anche dal punto di vista fisico. Il Frosinone ci prova fino alla fine. Una girata di Ciofani vola alta sopra la traversa. L’ultimo brivido lo regala il nuovo entrato Dionisi che sfiora il pareggio con una girata di testa.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 19:41
Serie A, Lazio-Parma 4-1.
Doppietta Luis Alberto, per i crociati non c'è storia

La squadra di Simone Inzaghi liquida gli avversari già nel primo tempo.
Sblocca Marusic, il raddoppio su rigore di Luis Alberto, suo anche il 3-0.
Quarta rete di Lulic.
Per gli ospiti non basta l'unico gol di Sprocati regalato da uno sbaglio di Patric



Una Lazio da applausi liquida agevolmente già nel primo tempo la pratica Parma andando all’intervallo sul 4-0. Terza vittoria interna di fila per risalire al sesto posto con una gara da recuperare (quella interna con l’Udinese) nel tragitto verso la Champions. Anche senza Immobile, la squadra di Inzaghi segna a ripetizione. Apre Marusic, poi una doppietta di Luis Alberto prima del gol di Lulic. A disagio il Parma, che non riesce proprio a trovare il passo giusto: nel finale il gol di Sprocati non può toccare la trama della partita. Si allunga la striscia record dei biancocelesti nei confronti diretti con i gialloblù: quinto successo di fila tra gare interne ed esterne, mentre all’Olimpico è arrivata la sesta vittoria di fila.

POKER LAZIALE — Inzaghi inserisce Caicedo al posto dello squalificato Immobile. Anche D’Aversa, alla centesima panchina sulla panchina emiliana, deve rimediare a una squalifica, quella di Scozzarella, e rimescola il centrocampo spostando Rigoni in regia con Biabiany sulla corsia destra. Il primo sussulto al 5’: tiro a giro di Caicedo che sorvola la traversa. Al 10’, nuovo tentativo dell’ecuadoriano, innescato in corridoio da Correa: para Sepe. Combinazione Luis Alberto-Correa in area al 14’: Parma in affanno, libera Gagliolo. Luis Alberto cerca la rete direttamente dal calcio d’angolo: Sepe vigila. Al 22’ Lazio va in vantaggio. Sulla destra, lancio lungo di Milinkovic per lo scatto di Marusic che beffa Sepe con un diagonale sul primo palo. Primo gol in questo campionato per l’esterno montenegrino. E al 26’ la squadra di Inzaghi raddoppia con Luis Alberto su rigore concesso per mano di Iacoponi su lancio di Lulic. Lo spagnolo torna a segnare in campionato dopo sei mesi (il 2 settembre il gol-vittoria col Frosinone all’Olimpico). Dominio della Lazio, Parma in gran difficoltà. Al 38’, azione spettacolare dei biancocelesti: da Luis Alberto a Lulic, poi per Milinkovic che smista su Correa, assist per il colpo di biliardo dalla distanza dello stesso Luis Alberto, che firma la sua prima doppietta stagionale. Non si placa la Lazio: al 44’ Biabiany fa muro su Correa. Dal corner successivo, pallone pennellato da Luis Alberto per Lulic che con una bordata dai 20 metri sigla il 4-0.

LAZIO IN CATTEDRA — Dopo l’intervallo D’Aversa abbandona il 4-3-3 e passa al 3-4-3, avanzando di Dimarco in mediana. La Lazio abbassa il ritmo ma senza ridurre le ripartenze. Il Parma cerca di verticalizzare la manovra. Al 12’, primo cambio della partita: tra gli emiliani Gazzola avvicenda Siligardi, con Biabiany che avanza il proprio raggio d’azione. Al 15’, Inzaghi fa entrare Cataldi al posto di Leiva. E al 19’ D’Aversa sostituisce Inglese con Ceravolo. E un minuto dopo è Caicedo a cedere il posto a Neto. Al 23’ spunto proprio di Ceravolo ma Patric sventa in angolo. Nel Parma spazio anche a Sprocati che al 26’ rileva Biabiany. Lazio alla ricerca di nuove iniziative offensive. Al 31’, ultima sostituzione da parte di Inzaghi: Durmisi per Lulic, che cede la fascia di capitano a Radu nel giorno delle sue 343 presenze (quarto posto tra i fedelissimi) in biancoceleste ma il romeno la gira a Cataldi, come in Lazio-Fiorentina del 2015. Al 32’ primo gol in A di Sprocati, che a inizio stagione era alla Lazio. L’attaccante approfitta di uno svarione di Patric e infila Strakosha. La Lazio, mai sazia, conclude la gara all’attacco. Al fischio finale festeggiano i 40 mila dell’Olimpico: i biancocelesti di Inzaghi rilanciano con forza la propria corsa per la Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 23:18
Napoli-Udinese 4-2, Mertens torna al gol

Partita ricca di emozioni:
nel primo tempo gli azzurri vanno avanti di due reti ma vengono ripresi dai bianconeri, nella ripresa ci pensano Milik e il belga.
Spavento per Ospina



Tutto facile per il Napoli che supera l’Udinese accorciando, si fa per dire, le distanze dalla Juve che ora è lontana quindici punti. Prima della sosta, comunque, vittoria corroborante per gli azzurri dopo un paio di prestazioni sottotono ed un primo tempo “zoppicante”. A decidere la partita le reti dei quattro attaccanti del Napoli odierno, a dimostrazione della facilità con la quale la squadra di Ancelotti va a segno anche in un momento non ottimale (come testimoniato dalle due reti subite)

OSPINA IN OSPEDALE — Scelte quasi obbligate per Carletto a causa dei numerosi infortuni ed esordio dall’inizio per Younes come ala sinistra del 4-4-2 (sei gli interpreti rispetto a Salisburgo). Proprio il tedesco di origini libanesi l’ha sbloccata dopo 17’ con un destro preciso da dentro l’area su assist di Mertens. Un lampo in un avvio di gara che ha visto giocar meglio gli ospiti. Nicola ha provato a inventarsi De Paul mezzala del 3-5-2 per non rinunciare alla fase di costruzione ed innescare Lasagna e Pussetto (quest’ultimo molto pericoloso al quinto minuto, tanto da costringere Ospina ad una uscita disperata che ha poi costretto il colombiano a lasciare il campo in barella). Il gol preso ha stordito l’Udinese che ha lasciato a Mertens ancora troppo spazio a sinistra: da lì è partito il cross al bacio per il 2-0 di Callejon che ha colpito talmente male il pallone...da spedirlo in rete alle spalle di Musso. Non l’ha presa benissimo, a dire il vero, anche Lasagna quando ha segnato alla mezz’ora il gol del 2-1 dopo un break di Fofana: il destro dell’ex Carpi, pupillo di Giuntoli, ha sorpreso Ospina e riaperto la gara. Sempre Fofana è stato decisivo per il momentaneo 2-2 che ha premiato al 36’ l’atteggiamento dei bianconeri che hanno sempre cercato di ripartire, specie con Ter Avest, autore dell’assist nella circostanza. Si è andati così all’intervallo con tanta paura addosso per quanto accaduto ad Ospina, trasportato in ospedale dopo essersi accasciato a terra al 43’ in seguito allo scontro in avvio con Pussetto (QUI GLI AGGIORNAMENTI).

È TORNATO MERTENS — Nella ripresa più Udinese che Napoli in avvio perché le squadre si sono allungate favorendo ovviamente chi negli spazi si esalta come Lasagna. Gli azzurri però hanno rimesso il muso avanti con Milik di testa su azione d’angolo: gol numero 18 in stagione per il polacco, abile nell’occasione a liberarsi della marcatura di Mandragora. A quel punto i bianconeri sono calati vistosamente accusando il contraccolpo psicologico e Mertens, migliore in campo, li ha mandati ko con una splendida azione personale coronata da un tiro mancino all’angolino imparabile. Per il belga prima rete del 2019 e ovazione del pubblico, che intanto aspettava notizie dal San Paolo, l’ospedale dove è stato ricoverato Ospina in codice rosso. Lì, tramite una Tac, gli è stato riscontrato un trauma cranico. Seppur cosciente, resterà monitorato per le prossime 24-48 ore come normale che sia in questi casi.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 23:22
Milan-Inter 2-3: i nerazzurri
vincono il derby e contro-sorpassano

Girandola di gol ed emozioni:
Vecino, De Vrij e Lautaro su rigore per i nerazzurri,
Bakayoko e Musacchio per i rossoneri.
Spalletti espulso


È il derby che segna il controsorpasso dell'Inter, in festa sotto la Nord, e una notte amarissima per il Milan. Non ci sono novità nelle formazioni – in campo quelle annunciate – ma la sorpresa arriva tre minuti dopo il fischio d'inizio. Il derby tanto atteso ha già preso una direzione favorevole all'Inter, con il gol di Vecino. Il più rapido dal 2011, quando Pato segnò dopo 43 secondi. Ma c'è ancora un'intera partita da giocare e le premesse non cambiano: è una sfida che decide il terzo posto e una partita che può segnare una distanza netta tra le milanesi e le romane (e l'Atalanta, a pari punti con la Lazio). Oltre che alla classifica il derby decide l'umore: il Milan arriva da cinque vittorie consecutive, l'Inter era caduta qui giovedì e uscita dall'Europa League. Ecco, nonostante l'impegno in più della settimana è la squadra di Spalletti ad avere idee più lucide, a essere più aggressiva e quindi a sembrare più fresca nel fisico.


SUBITO VECINO — Il gol iniziale si riallaccia a quello nel recupero del derby precedente: errore di Romagnoli in marcatura, uscita così così di Donnarumma e sulla sponda di Lautaro c'è la deviazione vincente di Vecino. All'andata era stato decisivo un altro sudamericano (Icardi, nemmeno allo stadio) servito da un cross del solito Vecino che da rifinitore è diventato uomo-gol. Cinque minuti dopo Paquetà (un paio di brutti palloni persi) ha un'occasione dalla distanza: preciso ma Handanovic respinge. Dal possibile pareggio al possibile raddoppio interista: le occasioni sono due e molto più semplici di quella capitata a Paquetà. Ancora doppio Vecino: di testa impegna Gigio e sul traversone basso di Perisic spara alto dall'altezza del rigore.

QUASI RISSA — Paquetà è l'unico a restare negli spogliatoi: dentro Castillejo. Quello che succede dopo è invece identico al primo tempo: passa il doppio del tempo, sei minuti, perché l'Inter segni. Stavolta su azione d'angolo è De Vrij a colpire di testa. Donnarumma si allunga e vede il pallone sfilare, ora senza colpe. Per il Milan un brutto colpo e a "tradire" è più che altro la difesa, il baluardo delle ultime partite: da novembre scorso contro la Juventus non subiva più di un gol in una partita di campionato. Bakayoko, il nuovo leader della mediana rossonera, invece non tradisce: la riapre segnando di testa su perfetto assist di Calhanoglu. San Siro ritrova entusiasmo e Gattuso lancia Cutrone – un attaccante – per Rodriguez – un difensore. La prima illusione dura appena dieci minuti: Castillejo stende Politano in area. Lautaro è il nuovo rigorista e non sbaglia. Ancora meno – quattro minuti – dura il doppio vantaggio nerazzurro: stavolta da azione d'angolo è Musacchio a segnare sulla respinta corta di Handanovic. Che si riscatta su Castillejo (testa) ed evita la rimonta. L'illusione rossonera resta tale. C'è tempo anche perché la Var corregga da rosso a giallo il cartellino che Guida mostra a Conti. Un derby intenso e pieno di gol. Pessimi gli ululati a Kessie sentiti in un paio di occasioni. E il "devi morire" a De Vrij a terra. Pessima anche la rissa sfiorata in panchina tra Kessie – appena sostituito - e Biglia, separati a forza dai compagni.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 marzo 2019 23:23
SERIE A 2018/2019 28ª Giornata (9ª di Ritorno)

15/03/2019
Cagliari - Fiorentina 2-1
16/03/2019
Sassuolo - Sampdoria 3-5
Spal - Roma 2-1
Torino - Bologna 2-3
17/03/2019
Genoa - Juventus 2-0
Atalanta - Chievo 1-1
Empoli - Frosinone 2-1
Lazio - Parma 4-1
Napoli - Udinese 4-2
Milan - Inter 2-3

Classifica
1) Juventus punti 75;
2) Napoli punti 60;
3) Inter punti 53;
4) Milan punti 51;
5) Roma punti 47;
6) Lazio(*) e Atalanta punti 45;
8) Torino punti 44;
9) Sampdoria punti 42;
10) Fiorentina punti 37;
11) Parma e Genoa punti 33;
13) Sassuolo punti 32
14) Cagliari punti 30;
15) Spal punti 26;
16) Udinese(*) e Empoli punti 25;
18) Bologna punti 24;
19) Frosinone punti 17;
20) Chievo(-3) punti 11.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 31 marzo 2019 00:02
Serie A, Chievo-Cagliari 0-3: rossoblù in scioltezza.
Per Di Carlo si fa dura

Nel primo tempo i gol di Pisacane, Joao Pedro e Ionita.
Restano inchiodati all'ultimo posto i veneti, che nella ripresa rimangono in dieci per il secondo giallo a Depaoli



La salvezza a un passo, la retrocessione vicinissima. Chievo-Cagliari emette dei verdetti. I rossoblù di Rolando Maran con 33 punti in saccoccia sono praticamente al sicuro. Basterà non commettere errori in casa contro Spal e Frosinone. Ma potrebbero ambire a qualcosa in più se faranno qualche colpetto. Qui hanno fatto quello più importante vincendo la seconda partita in trasferta (non accadeva dal 2 settembre con l'Atalanta a Bergamo) e cogliendo i primi punti fuori casa del girone di ritorno in cui avevano subito quattro sconfitte. Il ritorno a casa Chievo per il tecnico Maran, che qui è stato tutto, giocatore e allenatore, è molto dolce. Dà un dispiacere alla sua ex squadra che praticamente saluta la serie A. Con 11 punti e nove sfide da giocare, solo l'aritmetica non condanna il club di Luca Campedelli che ha vissuto un'annata pesantissima, cominciata con la penalizzazione di tre punti per le plusvalenze, due allenatori che non sono entrati bene, D'Anna e Ventura, e che solo con Mimmo Di Carlo ha trovato la quadratura. Ma dopo la bella prova di Bergamo, il Chievo non si è ripetuto, pur partendo forte e deciso a vincerla. Troppo quadrato il Cagliari che anche senza il totem Pavoletti ha punito ogni errore dei gialloblù e ha giocato con autorevolezza guidato da Cigarini (peccato solo per l'immancabile giallo) e un Barella immarcabile.

PRIMO TEMPO — Maran decide di dare fiducia piena davanti a Cyril Thereau, che dal Chievo è partito e qui è esploso, per sostituire lo squalificato Pavoletti. Altre sorprese non ci sono. Cacciatore presidia la fascia destra (Srna sta in panchina, giocherà con la Juve martedì), Luca Pellegrini rientra dall'infortunio e opera a sinistra. Il Chievo tiene in panchina Pellissier e ripropone Meggiorini accanto a Stepinski con Giaccherini (guardato a vista da Cigarini) a fare il guastatore tra le linee, ma anche sul lato sinistro. Stesso modulo, 4-3-1-2 dei rossoblù. La squadra di Di Carlo parte forte, preme e dopo 7 minuti il solito Cragno (esaltato da Sorrentino, portiere del Chievo, nell'intervista alla Gazzetta per i suoi 40 anni) rimedia in angolo a un errore di Cacciatore, che buca l'intervento consentendo a Meggiorini di concludere a rete. Barella crea un po' di panico perché cade male sulla spalla destra dopo un contrasto con Dioussé. I padroni di casa premono, sono più concentrati e insistenti, ma al 17' è il Cagliari che passa: cross di Luca Pellegrini e Pisacane al centro svetta di testa e segna un gran gol, il secondo in A, il secondo al Chievo (perché era stato goleador anche in Coppa Italia). De Paoli (cinquantesima partita in A) il più vicino a lui non riesce a intervenire. Hetemaj ci prova da fuori, Cragno c'è, sempre; ancora spinta gialloblù, ma al minuto 33' il Cagliari raddoppia con un capolavoro di Barella che si fa mezzo campo, semina tutti e serve Joao Pedro che di destro è letale (sesto gol in campionato, secondo di fila dopo quello alla Fiorentina). Il Chievo prende il palo con Barba dopo un'altra paratona di Cragno su Meggiorini, ma al 44' il Cagliari fa tris con Ionita (terzo gol in questo torneo) che colpisce di testa su perfetto assist di Cacciatore. Sipario.

SECONDO TEMPO — Sipario assoluto perché dopo 7' il Chievo resta pure in dieci: Depaoli entra male su Cigarini e Abisso (designato nuovamente da Rizzoli dopo lo stop imposto in seguito ai pasticci di Fiorentina-Inter) gli mostra il giallo, che è il secondo. Quindi il gioiellino di casa e dell'Under 21 va a far la doccia. Mimmo Di Carlo inserisce Bani per Jaroszynski e passa ovviamente alla difesa a tre. Anche in 10 la squadra ha dignità, gioca, non si arrende, soprattutto il ventunenne Leris (il migliore dei suoi) che obbliga Cragno a un'altra paratona. Poi la partita cala di ritmo. Maran ributta dentro Cerri che non giocava (e fu titolare) dal 22 dicembre all'Olimpico con la Lazio, ma qui in coppa Italia aveva segnato l'unico gol della sua sfortunata stagione. Ha subito una palla per la testa, colpisce bene, ma di poco a lato. Ancora cambi: Pucciarelli per Meggiorini, Birsa per Joao Pedro, Deiola per Ionita. C'è poco: qualche scintilla tra Barella (che Maran lascia in campo fino alla fine) e Stepinski. Un altro tiro di Cerri, niente più. Ma per il Chievo ora è davvero durissima.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 31 marzo 2019 00:06
Serie A, Udinese-Genoa 2-0: gol di Okaka e Mandragora

Tudor festeggia il ritorno in panchina con tre punti pesanti.
Gara sbloccata dopo 4’, il centrocampista trova un gol da urlo nella ripresa.
I liguri colpiscono la traversa nel finale



L’Udinese respira. Un gol per tempo, Genoa steso e tre punti che gratificano il ritorno di Tudor in panchina. Segnano Okaka e Mandragora (fantastica conclusione da fuori), ma è Pussetto (standing ovation nel finale) l’uomo partita. Impressionanti gli strappi dell’argentino che hanno tenuto a galla I friulani soprattutto nel momento più duro, a inizio ripresa.

PARTENZA SPRINT — La prima Udinese di Tudor si presenta con il 4-3-3: là davanti Pussetto e De Paul a supporto di Okaka. In mezzo al campo i carrarmati Sandro e Fofana insieme a Mandragora. Dietro, linea a quattro: Larsen e Zeegelaar larghi; in mezzo Ekong-De Maio a protezione di Musso. Intorno alla mezzora Tudor avanza la posizione di Fofana e passa al 4-2-3-1. Prandelli va di gamba dalla metà campo in avanti: c’è allora Sturaro a supporto di Kouame, con Lazovic a sinistra che gioca molto alto, mentre a destra Lerager è meno arrembante. Dopo quattro minuti, l’Udinese va in vantaggio con un’azione spettacolare: Pussetto prende palla nella sua trequarti, cavalca per una trentina di metri, serve in mezzo Okaka, tacco a smarcare De Paul a sinistra, quindi palla dentro dell’argentino per Fofana che a due passi da Radu serve a Okaka un cioccolatino da spingere facile facile in rete. Decisivo lo strappo di Pussetto che di fatto manda in tilt l’intera fase difensiva degli uomini di Prandelli. Il Genoa reagisce con Kouame (sinistro da buona posizione bloccato da Musso) e Radovanovic (bomba da fuori deviata da Musso e colpo di testa di poco a lato). L’Udinese soffre, ma si difende con ordine e poco prima dell’intervallo Pussetto, pescato da un gran lancio di De Paul, manda alto non di molto a tre metri da Radu.

LA RIPRESA — Nell’intervallo, Prandelli lascia negli spogliatoi Lazovic e Rolon: dentro Bessa e Pandev. Il Genoa alza il baricentro, è 4-3-3. E i primi 10’ sono durissimi per l’Udinese che però rischia solo su conclusioni da lontano. Poi sale nuovamente in cattedra Pussetto, che con un paio di strappi scoraggia la reazione rossoblù. Prima sgroppata: palla in mezzo per De Paul che spreca da buonissima posizione. Seconda incursione: palla al limite per Mandragora, controllo volante e sinistro super dell’ex Juve che trova l’angolo alla sinistra di Radu. Sotto di due gol, Prandelli gioca anche la carta Lapadula. Dall’altra parte Tudor risponde con Behrami (per Sandro) e Lasagna (fuori Okaka). Gli ospiti continuano a tirare (maluccio) da fuori, l’Udinese va di contropiede. E al 36’ Lasagna non sfrutta un errore di Pereira e spreca tutto a tu per tu con Radu. Ancora Lasagna pescato da De Paul: sinistro di poco a lato. A due minuti dalla fine Musso neutralizza, una dopo l’altra, le testate di Lapadula (palla che va anche sulla traversa) e Kouame.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 31 marzo 2019 00:10
Juventus-Empoli 1-0: Kean entra e decide la partita

I bianconeri giocano a ritmi bassi, ma nella ripresa trovano la vittoria
grazie all’attaccante del momento entrato in campo da tre minuti



Meno quattro, nel senso di vittorie. E poi la festa scudetto potrà ufficialmente scattare. La Juve, inattaccabile maglia rosa del campionato, affronta e batte 1-0 l’Empoli in una delle tante tappe di trasferimento fino all’incoronazione finale. E lo fa ad andatura cicloturistica. Poi alza la velocità, ma solo un pochino, nella ripresa. Bernardeschi sfiora il gol e c’è finalmente il minimo sindacale di intensità. Allegri, che nel riscaldamento perde anche Dybala (coscia), inserisce Moise Kean.

E il centravanti della Nazionale la risolve in 3’, sfruttando una meravigliosa sponda aerea di Mandzukic. Ci voleva il suo desiderio di spaccare il mondo nel contesto di una Juventus che non ha nessuna voglia di dare mezza pedalata in più, in vista di una Champions in cui ogni energia sarà preziosa. Nel frattempo, aspettando il rientro di Cristiano Ronaldo, il suo desiderio di capitalizzare ogni minuto in campo farà molto comodo.

EMPOLI ORDINATO — La squadra di Andreazzoli, ispirata da qualche strappo di Krunic, per più di un’ora ha cercato di non svegliare la Juventus. Buone trame palla a terra, ma anche due esterni di fascia troppo timidi e imprecisi e una cronica mancanza di incisività. Risultato: Szczesny che non tocca il pallone con le mani se non per un’uscita nel recupero, anche se un destro di Krunic passa pericolosamente vicino al suo palo nel primo tempo. Non serve neppure sottolineare che nelle 5 partite di Champions che la Juve vorrebbe giocare a partire da ora servirà ben altro. Anche perché il primo a saperlo è proprio Allegri…

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 31 marzo 2019 00:13
Sampdoria-Milan 1-0: gol di Defrel, papera di Donnarumma

Un errore del portiere dopo 33" consegna i tre punti ai blucerchiati.
Traversa di Quagliarella, grandi proteste rossonere per un possibile rigore su Piatek


Due indizi non fanno una prova, ma ci vanno vicini. Il Milan perde ancora, dopo il derby, lasciando tre punti pesanti alla Sampdoria a Marassi. Presto per parlare di crisi, ma abbastanza per notare una flessione che forse era già partita con le striminzite vittorie su Sassuolo e Chievo, prima del k.o. con l'Inter. Stavolta è decisiva la frittata dopo 33" di Donnarumma, che spiana la strada del gol a Defrel. Un infortunio a cui negli altri 90 e passa minuti, recuperi compresi, la squadra di Gattuso non ha saputo porre rimedio. Piatek ancora poco vivo e mal servito, le ali improduttive, la mediana senza spunti e inserimenti. Dal canto suo, la Samp gioca una partita gagliarda, mantenendo per almeno 75' un ritmo altissimo nella metà campo avversaria e non concedendo mai un comodo fraseggio agli avversari in fase di costruzione dal basso. Poi pesano gli episodi, come quel rigore che Orsato non concede a Piatek al 91' nemmeno dopo la VAR review. Una scelta che ci può stare, ma non convince i rossoneri, almeno in campo.

SCELTE — Gattuso lascia in panchina Kessie e Paquetà, inserisce Biglia in regia, sposta Bakayoko da interno destro (dove non pare proprio a suo agio...) e arretra a centrocampo Calhanoglu, dando fiducia in avanti a Castillejo sull'out di sinistra. Giampaolo è senza Ekdal, così in regia si sistema il giovane Vieira: meno piede, più fisicità. Davanti con Quagliarella c'è Defrel, ispiratissimo soprattutto nei primi 45'. Sulla trequarti c'è il recuperato Ramirez.

CHE AVVIO — L'inizio è choc. Dopo 33", sul retropassaggio di Romagnoli, Donnarumma rinvia proprio sui piedi di Defrel, lucido nell'avere il riflesso giusto e indirizzare la carambola in porta. È l'1-0 Sampdoria, quando la partita è appena all'alba. Un errore che riporta alla memoria una topica del 2 aprile 2017, quando a Pescara un altro disimpegno con i piedi di Gigio regalò un gol agli avversari. Il Milan soffre il colpo e Quagliarella al 17' sfiora il bis con il sinistro, su invito di Linetty: stavolta Gigio è bravo a chiudere l'angolo sul primo palo. Il pressing blucerchiato manda in tilt il palleggio basso degli ospiti, ma le poche volte che la squadra di Gattuso riesce a saltare la prima linea di Giampaolo, si aprono spazi interessanti. E allora Suso al 25' obbliga Audero alla grande parata, mentre prima dell'intervallo è Musacchio a trovare la deviazione di un avversario su di un tiro in mischia a botta sicura.

PRESSIONE — Negli spogliatoi Gattuso sostituisce Rodriguez (evidenti un paio di errori di misura nel primo tempo) con Conti. Calabria si sposta a sinistra. La Samp però non abbassa il ritmo e il primo tentativo della ripresa è un sinistro da fuori di Sala, ben contenuto da Donnarumma. Mentre al 58' Defrel al volo alza troppo la mira. Il primo squillo rossonero arriva due minuti dopo, con un tiro di Suso deviato di un nulla a lato da un difensore. Sul corner successivo, Bakayoko insacca, ma commettendo fallo su Audero. Il problema del Milan è sempre partire dal basso, ma pian piano la Samp abbassa l'intensità e il Diavolo viene fuori.

NIENTE FORCING — Gattuso intuisce il momento e inserisce anche Cutrone, togliendo Suso (in leggera crescita rispetto alle ultime, abuliche uscite) e dirottando Castillejo a destra. Poi dentro anche Paquetà per Biglia. Il Milan però è sconclusionato, così è ancora la Samp a sfiorare il gol in contropiede, con un tiro di Quagliarella deviato che si stampa sulla traversa al 72'. Senza l'equilibrio dell'argentino poi, la squadra di Gattuso si allunga e fatica a collegare i reparti. Per questo Giampaolo cambia uno stanco Ramirez per Saponara, da sempre bravo a muoversi tra le linee. La mossa porta i suoi frutti, anche se serve la prontezza in uscita di Audero al 78' per sbarrare la strada a Cutrone. La risposta è di Defrel, che a tu per tu con Donnarumma si fa ipnotizzare all'81'. Non c'è il tanto atteso forcing rossonero, anche se nel finale è l'ora delle grandi proteste per l'intervento di Murru su Piatek in area blucerchiata: Orsato va anche al VAR, ma non concede il penalty nemmeno dopo aver rivisto l'azione sul monitor. La Samp tira un sospiro di sollievo e si prende i tre punti. Per il Milan, altro brutto stop dopo il derby: si complica la corsa Champions.

Marco Guidi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 31 marzo 2019 15:18
Parma-Atalanta 1-3: rimonta firmata da Pasalic e Zapata

Emiliani avanti con Gervinho, poi si scatenano i bergamaschi che si portano a 3 punti dal Milan quarto.
Il colombiano segna una doppietta



L'Atalanta regala una prova di forza e di coraggio, va a prendersi tre punti in trasferta contro il Parma e tiene viva la speranza: un posto in Europa, per la squadra di Gasperini è qualcosa di più di un sogno. Pasalic e due volte Zapata ribaltano il risultato, dopo che gli emiliani diD'Aversa sono passati in vantaggio con Gervinho (al decimo gol stagionale, record per lui in Serie A). Ma questa Atalanta è davvero troppo forte per un Parma che deve rinunciare a Biabiany e Inglese (infortunati) e che nel corso della partita perde pure Gervinho.

RITMO ROCK — Non c'è un attimo di tregua, azioni da una parte e dall'altra: sembra di assistere a una partita di calcio inglese, mica a una noiosa esibizione di Serie A. E il merito, va detto subito, è soprattutto dell'Atalanta che interpreta la sfida alla vecchia maniera: corre ovunque, pressa, gioca «uomo contro uomo», non si preoccupa di studiare tatticamente l'avversario, ma lo aggredisce e prende il dominio del campo. Il Parma, però, ha le energie e la volontà di non lasciarsi sopraffare e di ribattere colpo su colpo. Non è passivo: reagisce con il contropiede tanto rapido quanto sorprendente. E proprio in un'occasione di ripartenza (come si usa dire adesso) va in vantaggio: Pasalic dorme, Scozzarella gli ruba il pallone e lo serve immediatamente a Gervinho che vola verso l'area. Il tiro è preciso e Gollini non può che inchinarsi. L'Atalanta, tuttavia, è squadra solida, testarda. Riprende il filo e comincia a costruire trame su trame che mettono spesso in difficoltà gli emiliani. Gomez è imprendibile e detta il ritmo di tutte le manovre. Sepe è bravo a respingere su Zapata e su Hateboer, ma nulla può fare sull'incursione di Pasalic imbeccato dal solito Gomez. E' il 24' e l'1-1 è il risultato più corretto. Il Parma, raggomitolato vicino alla propria area, chiude i varchi e lancia lungo: è quello che deve fare. E sfiora il gol prima di punizione di Bruno Alves (grande deviazione di Gollini) e poi con un'iniziativa di Ceravolo (su assist di Gervinho) che ciabatta malamente quando è solo davanti al portiere.

PAPU IN CATTEDRA — Nella ripresa l'Atalanta spinge con la solita energia, sfiora il raddoppio in due circostanze con Gomez e il Parma, nel frattempo, perde Gervinho per infortunio. A questo punto D'Aversa prova a tirare su la coperta (non ha alternative), passa al 5-3-2, ma non riesce a frenare l'ondata bergamasca. Dopo un'occasionissima sprecata da Castagne, Zapata va prendersi il meritato 2-1. Azione splendida: il Papu Gomez pesca Castagne, cross sul primo palo e il colombiano irrompe come una furia. A questo punto non c'è più partita, perché il Parma ha finito la birra e non ha gli uomini per ribaltare l'azione. Il 3-1 di Zapata, sempre su assist di Gomez, è la testimonianza di una netta superiorità fisica e tecnica.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
piacere.solitario
00domenica 31 marzo 2019 19:11
Fiorentina-Torino 1-1: gol di Simeone e Baselli

I granata tornano in corsa dopo un avvio difficile grazie al gran gol del centrocampista.
Iago esce per infortunio



Niente da fare: non si spezza l’incantesimo fiorentino che avvolge il Torino a Firenze, dove non vince dal 31 ottobre 1976. La Fiorentina non guarisce dalla pareggite casalinga: questo uno a uno è per i viola il quinto segno X consecutivo al Franchi, eguagliato così il record di pari davanti al proprio pubblico collezionato sia nel 1934 che nel 1975. Finisce uno a uno, i due gol tutti nel primo tempo (Simeone e Baselli): il Toro riparte dopo la sosta con un punto prezioso che gli consente di restare agganciato al treno per l’Europa, la Fiorentina invece fallisce l’estremo tentativo di provare a rientrare.

CHOLITO SPRINT — Sarà la presenza in tribuna di Gabriel Omar Batistuta, ma in avvio la Fiorentina è subito frizzante, mentre un Toro impaurito naviga alla ricerca di equilibri. Senza Nkoulou la difesa granata presta spesso il fianco, con Djidji in evidente difficoltà e un Moretti in costante sofferenza nel duello in velocità con Muriel. L’incipit viola è un’onda che travolge il muro torinista e dopo appena tre minuti Mazzarri ha già le mani nei capelli: Sirigu comincia la sua domenica da protagonista opponendosi prima con i pugni su Benassi, pochi secondi dopo sul colpo di testa di Simeone. Avvisaglie, perché il peggio deve ancora arrivare, e quattro minuti più tardi Mazzarri davanti alla panchina rimane terrificato: Ansaldi libera con un calcio lungo un pallone apparentemente innocuo che Vitor Hugo, all’altezza del centrocampo, rimette subito in gioco di testa trovando Simeone incredibilmente libero nell’area a ridosso del Toro (tenuto in gioco da Ansaldi): per il Cholito (al sesto gol in campionato) è un gioco da ragazzi mettere a sedere Sirigu e far esplodere il Franchi. L’inizio della sfida del Franchi ci racconta di un Toro partito seduto, e di una Fiorentina in controllo, micidiale nelle ripartenze con Muriel e Simeone: nei primi minuti granata disorientati (l’unica reazione è un tiraccio in curva di Baselli al 21’), viola in palla. Nell’avvio da dimenticare del Toro c’è anche un erroraccio di Djidji (al 23’) che innesca Muriel a campo aperto, fortunatamente per Sirigu il colombiano non trova la via della porta.

DUE EPISODI E UNA MAGIA — La Fiorentina inizia a specchiarsi e commette, forse, l’errore di pensare di poterla gestire mentre il Toro un po’ alla volta guadagna campo. Sprazzi di buona volontà da Rincon e Baselli nel mezzo. Ci sono poi gli episodi, che lasciano un segno sulla storia della partita: come al 24’ quando Milenkovic trattiene la maglia di Belotti impedendogli di provare a battere a rete a pochi passi da Lafont sul traversone basso di Rincon. L’arbitro Pasqua fa correre, neanche il silent check ribalta la decisione, mentre il Toro invoca il calcio di rigore. E’ in questa fase che il Toro ha il merito di crederci, e la reazione c’è. Dieci minuti più tardi, Baselli indovina il tiro della domenica che riporta la sfida sul binario della parità: la parabola dal limite è imprendibile per Lafont e s’incastra poco sotto l’incrocio dei pali. Attenzione, però, e anche qui entrano in gioco le decisioni arbitrali: l’azione del Toro parte da un episodio nell’area di Sirigu con la palla che rimpalla sotto il naso di Djidji sbattendogli sul braccio destro. Il direttore di gara Pasqua e l’arbitro al Var Mariani concordano sul non ritenere da rigore il tocco di Djidji, convalidando il gol di Baselli (il quarto in questa Serie A, non segnava dal dieci novembre col Parma), mentre la Fiorentina protesta. Il finale di primo tempo è un crescendo viola con Sirigu superlativo nel firmare due miracoli: chiude la porta prima a tu per tu con Simeone (al 40’) poi sul tiro a botta sicura di Benassi (46’).

CRAC IAGO — Non inizia sotto la buona stella la ripresa del Toro, che dopo sei minuti perde per Iago Falque per un infortunio: il ginocchio sinistro del galiziano fa un movimento innaturale (l’entità del danno si valuterà nelle prossime 48 ore) e Mazzarri è costretto a gettare nella mischia Zaza. L’equilibrio del primo quarto d’oro è rotto dalle due occasioni dei viola: Mirallas non inquadra la porta al 12’, la rasoiata di Muriel sbatte sui tabelloni (15’). Ansaldi prova a sorprendere Lafont fuori dai pali con un tiro da centrocampo (16’) che si spegne sopra la traversa, ma il portiere nel tentativo estremo di evitare la figuraccia sradica la rete dai pali: partita sospesa per tre minuti per consentire la riparazione. Poco dopo il ventesimo, Pioli si gioca la carta Vlahovic (centravanti serbo classe Duemila della Primavera) richiamando Muriel; Mazzarri risponde con l’innesto di Berenguer per De Silvestri. Chiudono le finestre per i cambi Meité (per Baselli) e Dabo (per Gerson) al 35’, Montiel (altro Duemila salito dalla Primavera, al debutto in Serie A) per Mirallas al 40’. E nel finale il diciannovenne Vlahovic (44’) sfiora il colpo-partita con un colpo di testa.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 31 marzo 2019 19:17
Frosinone-Spal 0-1, Vicari decide lo "spareggio" per evitare la B

Un colpo di testa del centrale regala tre punti d'oro alla
squadra di Semplici che allontana lo spettro della retrocessione.
La classifica diventa invece un incubo per Baroni, sfortunatissimo nei 90' di gioco



Se qualcosa può andar peggio, lo farà. In debito d'ossigeno e soprattutto di punti, il Frosinone perde anche la speranza. Incassa la prima sconfitta della sua giovane storia contro la Spal, che è in acque sempre più tranquille mentre il Frosinone affonda. 17 punti in classifica, soltanto cinque conquistati in casa, sono veramente pochi per immaginare l'aggancio al quartultimo posto. E se ci si mette anche la sfortuna, con un palo e una traversa colpiti, la questione si complica. A Frosinone finisce 1-0 per i ferraresi con il gol di Vicari segnato dopo 13 minuti, appena messa la testa fuori.

ASSALTO VANO — La pressione dei padroni di casa è forte fin dall'inizio, d'altra parte è il Frosinone ad avere più bisogno di punti: la Spal aspetta e l'occasione buona si presenta in forma di corner, che Kurtic recapita sul primo palo, con Vicari che irrompe facendo fuori la difesa dei laziali, sorpresa. Sportiello non può far niente e la A scivola sempre più lontana. Ma la squadra di Baroni, che aveva fatto sette cambi stravolgendo la formazione di Empoli, non molla, anzi. Paganini porta i suoi avanti e il pari si avvicina al 27' con un tiro da fuori di Valzania che Viviano ribatte: arriva Ciofani in area, ma la palla attraversa beffarda la porta senza riuscire a entrare. Al 35' altro sussulto del pubblico: Sammarco, entrato al posto dell'infortunato Viviani, colpisce il palo con un bel tiro da fuori. La Spal tentenna, ma tiene palla e resiste. Il copione si ripete nel secondo tempo: Frosinone all'attacco, e dopo cinque minuti Ciofani colpisce la traversa.

FESTA SPAL — La fortuna non è dalla parte del Frosinone, e anche se la Spal si ripiega troppo su se stessa può contare sulla fisicità di Petagna, bravo a lavorare per la squadra, la velocità di Fares e la lucidità di Antenucci. Il Frosinone si butta in avanti, rischia qualcosa in contropiede, ma non sfonda. Non servono né l'ingresso di Ciano con il passaggio al 3-4-1-2 né il dinamismo di Paganini. Finisce con lo spicchio di tifosi della Spal in festa, la curva gialloblù che applaude nonostante tutto i giocatori mentre questi si buttano stremati sul prato e dalle tribune piove qualche fischio. I numeri non sono tutto, ma non resta molto da sperare.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 31 marzo 2019 19:21
Roma-Napoli 1-4: Perotti su rigore,
ma Milik, Mertens, Verdi, Younes affondano i giallorossi

Non c'è partita.
Gli azzurri di Ancelotti dominano e blindano il secondo posto in classifica.
Il sogno Champions per i giallorossi si fa più complicato


La Roma affonda e sembra davvero non poter risalire più. Il Napoli, invece, vince meritatamente per 4-1 una sfida che poteva anche permettersi di "snobbare" e che invece ha affrontato e condotto a testa alta. All'Olimpico sostanzialmente la differenza è tutta qui. La Roma, nonostante la necessità dei punti, non ha carattere, fame e voglia, il Napoli invece ha molta più organizzazione e qualità. In una partita che a tratti sembra di fine stagione, gli ospiti conducono le danze dall'inizio alla fine e se la Roma resta in partita per un po' è solo più per caso che non per merito dei giallorossi. Il colpo, però, per la squadra di Ranieri è quasi letale per le ambizioni-Champions, ma questa Roma qui deve anche preoccuparsi di difendere la possibile Europa League. Per la squadra di Ancelotti, invece, una vittoria meritata e salutare, che le permette di mantenersi saldamente al secondo posto, quasi ipotecandolo.


GIOIELLO MILIK — Ranieri cambia le carte in tavola, opta per il 4-2-3-1 (con Cristante trequartista) e si gioca tutti i jolly (leggi rientri dagli infortuni), con in campo dal via Manolas, De Rossi d Kolarov. Ancelotti invece ha gli uomini contanti e non si può inventar nulla, se non confermare il 4-4-2 canonico, con Fabian Rui recuperato in extremis in mezzo al campo e Mertens davanti in appoggio a Milik. Non passano neanche due minuti che i partenopei sono già avanti, con un gol meraviglioso per costruzione e finalizzazione: scavetto di Verdi per Milik, che controlla in corsa di tacco e insacca di forza. Ci si aspetterebbe una reazione di rabbia giallorossa ed invece il battito della Roma è pressoché piatto. A fare la partita è sempre il Napoli (a fine primo tempo 66-34% il possesso palla a favore dei partenopei, 9-4 il computo dei tiri), con la Roma rintuzzata negli ultimi trenta metri più intenta a non prendere il 2-0 che a cercare il pareggio. Una fiammata ce l'ha Nzonzi al 18' di testa (poco fuori), anche se il francese è irritante per atteggiamento, errori e intensità. Così al 31' il Napoli ha l'occasione del k.o, con Verdi che calcia su Olsen da pochi metri su assist di Mertens. Cinque minuti dopo il belga costruisce anche la palla del 2-0 di Milik, ma il gol viene annullato per fuorigioco millimetrico. Così a trovare il gol, inaspettatamente, al 47' è la Roma con Perotti su rigore, per un fallo ingenuo di Meret su Schick. L'argentino (che si era reso pericoloso anche in precedenza con un colpo di testa al lato) rimette così le cose a posto per la Roma, con il Napoli che deve invece recriminare per una partita condotta in lungo d largo, ma senza riuscire a sferrare il colpo del k.o..

L'ALLUNGO AZZURRO — I nodi però vengono al pettine ad inizio secondo tempo, dove nei primi dieci minuti il Napoli chiude i giochi. Al 5' Callejon mette dentro una palla tagliata, Olsen sbaglia completamente intervento e Mertens insacca solitario sul secondo palo. Ci que minuti più tardi Fabian Ruiz va via in velocità a De Rossi, pesca in area Verdi che di piatto sinistro la mette a fil di palo. Sul 3-1 Ancelotti perde per una botta Mertens (fino a questo momento il migliore in campo) e mette dentro Ounas, Ranieri si gioca la carta Zaniolo per uno Schick che dire brutto è dir poco. Il problema per la Roma è che ci sono almeno due categorie di differenza a livello di voglia, carattere, personalità e organizzazione di gioco. Il Napoli è una squadra, la Roma un gruppo di giocatori allo sbando totale. Olsen prova a riprendersi su una punizione di Milik, Nzonzi si vede negare il gol dalla traversa di testa (su ribattuta su tiro di Cristante) e alla fine il Napoli fa anche poker con Younes, che in area semina il panico e segna di forza, sulla respinta di Olsen al suo primo tentativo. Sembra un massacro e per alcuni versi gli ci si avvicina anche. Finisce così, con il Napoli a palleggiare e la Roma a chiedersi perché ci si possa ridurre così.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 31 marzo 2019 23:18
Bologna-Sassuolo 2-1, Destro decide al 96’.
Di Pulgar e Boga le altre reti

I rossoblù ottengono tre punti d'oro in chiave salvezza
grazie alle reti del bomber redivivo e di Pulgar su rigore.
Di Boga in pieno recupero il gol del momentaneo 1-1,
prima dell'incredibile finale



Decidono i panchinari, per così dire: Pulgar che fa l’1-0 su rigore appena entrato in campo, Boga che pareggia e Destro che al minuto 51 della ripresa regala al Bologna la terza vittoria di fila come non accadeva dall’ottobre del 2017. Gara vera, Sassuolo ben migliore delle ultime apparizioni e Bologna che ha il temperamento e la resilienza giusta per non abbattersi dopo quel pareggio del Sassuolo a pochi minuti del recupero.

FUORIGIOCO-VAR — De Zerbi sceglie la difesa a 4 e Babacar centravanti: ai fianchi del senegalese ci sono Berardi e l’ex Di Francesco. Mihajlovic non cambia e sostituisce lo squalificato Lyanco con Helander mentre davanti mantiene Palacio falso-9 con dietro Sansone, Soriano e Orsolini. Per il Bologna c’è la ricerca della terza vittoria consecutiva mentre i neroverdi cercano il riscatto dopo aver vinto una sola gara nel girone di ritorno. Prima della partita, passerella e giro di campo per la squadra Primavera che ha vinto la Viareggio Cup mercoledì scorso dopo l’ultimo successo di 52 anni fa; durante la partita, scacchieri subito elettrici con la Var che diventa protagonista al minuto 13: Babacar addomestica (fra tre bolognesi) un pallone di testa servendo Bourabia, cross di ritorno in mezzo all’area, Danilo dorme e il senegalese infila sul primo palo. Solo che arriva la Var: gol annullato per fuorigioco. La reazione per lo scampato pericolo produce un tiro in porta di Dzemaili: Consigli respinge, Orsolini fa tap-in e la manda fuori. Il Sassuolo è disposto con garbo e solidità, riparte bene e il Bologna si fa vedere solo due volte: Consigli blocca prima Sansone e poi, in un’unica azione, Orsolini due volte e Palacio. Gara in equilibrio.

LA PANCHINA — Nella ripresa, De Zerbi infila Lirola per Marlon spostando al centro Demiral: è ancora il Bologna a provarci e Consigli ad opporsi, a Poli; mentre poco prima (7’ s.t.) proprio Lirola aveva salvato su conclusione praticamente certa di Orsolini. E’ un Sassuolo decisamente in partita e un Bologna con due marce in meno rispetto alla vittoria conseguita allo stadio Grande Torino di due settimane fa: avanza con maggior pesantezza mentre i neroverdi stanno ben acquattati ripartendo con grande sagacia e norme a memoria. Il primo erroraccio è quello che sblocca la partita: al limite dell’area neroverde, Babacar colpisce la palla con il braccio, rigore e Pulgar appena entrato mette il suo terzo penalty di fila in rete. Pulgar che poi sarà decisivo nel chiudere una situazione pericolosa di Babacar in area. Gara finita? Macché: perché su tiro di Babacar deviato, Boga è lesto a infilare l’1-1. Non è fuorigioco e il Dall’Ara piomba nel silenzio. Ma alla fine ci pensa Destro, appena messo da Mihajlovic: corner di Orsolini, 2-1 finale e corsa senza maglia a esultare per un Bologna che esce dalla zona retrocessione dopo 16 giornate.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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