Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

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binariomorto
00domenica 17 febbraio 2019 19:18
Udinese-Chievo 1-0, Teodorczyk decide nel finale

La partita della Dacia Arena viene decisa all’83’:
il polacco si fa parare il rigore da Sorrentino ma poi ribadisce in rete.
Tre punti d’oro per i bianconeri, sprofondano i gialloblù



Se qualcuno vuole imparare a vincere una partita senza meritarla affatto, si riguardi Udinese-Chievo. Al tramonto della sfida, un gol di Teodorcczyk che ribatte in rete il suo rigore respinto da Sorrentino, ridà fiato e morale per la lotta salvezza a un Udinese sull’orlo di una crisi di gioco, se non di nervi. Ci mette lo zampino la Var, che concede la massima punizione, diremmo in modo molto severo, per un’alzata di gomito di Djordjevic su Lasagna . Così il Chievo, che aveva giocato molto meglio, torna a Verona con zero punti e con la fiammella della speranza sempre più fievole, praticamente spenta. L’unica sua colpa è stata quella di non concretizzare le occasioni avute, merito anche di un Musso sempre attento.

TANTO CHIEVO — Prima del gol, si era vista una squadra arrancare in cerca di uno straccio di manovra, l’Udinese, e un’altra con le idee chiare di come portare avanti il pallone, almeno fino all’area. A pochi minuti dall’inizio, Depaoli, per dire, si è divorato un gol di testa. Comunque, Il Chievo piaceva con Hetemaj dominatore a centrocampo, Giaccherini sempre pronto al lancio giusto, e una difesa attenta che lasciava poco o nulla a Okaka e Lasagna. L’Udinese discreta invece si è vista soltanto con due tiri da fuori (bellissimo quello di Nuytinck che ha colpito il palo), fino a quando non è entrato Pussetto che ha dato lucidità e cambio di ritmo. Anche nella parte finale il Chievo ha avuto più occasioni (bravo Musso su quella tripla di Megguiorni e De Paoli) ma in ripartenza perché finalmente con l’argentino l’Udinese spingeva di più e alla fine ha trovata il premio inaspettato. Colto dal giocatore appena entrato. I polacchi sono gli uomini del momento.

Fabio Bianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 febbraio 2019 23:53
Serie A, Inter-Sampdoria 2-1: decide Nainggolan

Senza Icardi sono di D'Ambrosio e del belga i gol che decidono l'incontro.
Di Gabbiadini il momentaneo pareggio blucerchiato



Potere della cresta, che batte il cappellino. Radja Nainggolan decide Inter-Sampdoria, tornando dominante, diventandolo forse per la prima volta a Milano. La cresta che aveva abbandonato (“Ho trent’anni, basta”) è stata rispolverata con funzioni taumaturgiche. Funziona. E sposta i riflettori, per un po’, da quel cappellino in tribuna, quello di Mauro Icardi, accompagnato dalla chioma bionda di Wanda Nara. Il celebre assente, inquadrato dai maxi-schermi quasi a chiamare i fischi (arrivati), vede l’Inter vincere 2-1, e mostrare una prova convincente, almeno rispetto i “bassi” dell’ultimo periodo. La squadra di Spalletti costruisce tanto, sbaglia molto, non è impermeabile dietro, ma strappa applausi e soprattutto, tre punti importanti nella risalita dallo sprofondo in cui sembrava caduta a gennaio. L’erede di Mauro, nel ruolo di centravanti, mostra colpi più a servizio della squadra che nella ricerca della porta. Fa tanto e bene in costruzione e assist, non segna in un paio di occasioni buone. Ma Lautaro c’è, anche per il futuro. Ed è tornato anche Perisic: corsa, dribbling, tiri, assist. La Samp agguanta il pareggio e non lo tiene: giocare gioca, piacere a tratti piace, però manca sempre un po’ di sostanza. Le idee ci sono, i fatti non sempre.

I GOL — Tutto ciò che era rimasto in fase potenziale, in una gara da spazi aperti come non se ne vedono troppe nella nostra Serie A, trova sfogo nel giro di cinque minuti, fra il 28’ e il 33’. Lì saltano in un colpo solo il tabù offensivo dell’Inter e la sua imbattibilità difensiva casalinga. Il primo a fare le veci di Icardi è il meno atteso, in quei panni: D’Ambrosio. In realtà fa quasi tutto Perisic che taglia la difesa da sinistra, ingannando Bereszynski e crossa basso. Ma il terzino ci va in allungo, fissando l’1-0. I 55mila di San Siro non hanno ancora finito di esultare che una palla in area rimpalla fra Brozo e Skriniar e un doriano a terra: Gabbiadini, appena entrato, ci si avventa e batte Handanovic. Ma i casini di questi tempi sono almeno serviti a superare la fase in cui l’Inter si scioglieva alla prima difficoltà. Ora ha recuperato voglia, coesione, spinta nervosa: così 3’ dopo il pari ritorna vanti. Corner di Candreva, deviazione all’indietro di Skriniar e tiro di controbalzo di Nainggolan: due rimbalzi e palla in buca.

INTER — Spalletti aveva scelto di esaltare il buon Nainggolan di questo ultimo periodo tenendolo dietro le punte nel 4-2-3-1 che ha in Lautaro il vertice avanzato e in Politano l’uomo più “carico” dal 1’. Il Ninja si presenterà dalle parti della porta avversaria (pericolosamente con un tiro a giro dopo 31’), ma spesso anche in ripiegamento difensivo, con sprint all’indietro e tackle come ai “tempi belli”. Anche grazie al belga l’Inter costruisce più degli avversari, sfruttando le buoni doti di dialogo di Lautaro (a cui manca il killer instinct al 6’, dopo fuga solitaria) e la voglia, apprezzabile e apprezzata, di Perisic. A volte però gli uomini di Spalletti si spezzano in due tronconi, lasciando buchi a centrocampo e più spesso vengono infilati dalla corsia di Dalbert, in visibile difficoltà e quasi costante ritardo. Però le occasioni da gol, specie nella ripresa, sono molteplici: i doriani concedono campo da correre, e i vari Perisic e Nainggolan se lo prendono tutto. Politano fa e disfa, sfiora il gol, esce e lascia il posto a un Candreva che risulterà, nel suo piccolo, decisivo col corner. Le feste dopo i gol raccontano di un gruppo compatto, Spalletti che entra in capo dimostra quanto questa gara fosse importante. Per un mucchio di motivi, non solo di classifica.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 febbraio 2019 23:56
Napoli-Torino 0-0: Sirigu e il palo mandano la Juve a +13

Gli azzurri stoppati dalle parate del portiere e dal legno
colpito da Insigne nella ripresa: primo posto lontanissimo.
I granata restano in scia al treno che vale l'Europa



Una partita a senso unico che finisce con uno zero a zero quasi incredibile, per come sia maturato. Perché il Napoli chiude nella propria trequarti il Torino che non riesce mai a rendersi effettivamente pericoloso con un’unica conclusione (telefonata) di Izzo all’89’. Ma la crisi degli attaccanti napoletani appare evidente. Manca determinazione sotto porta e, nonostante Ancelotti faccia entrare in corsa pure Mertens e Verdi passando al 4-2-3-1, non c’è verso di battere Sirigu, che diventa l’eroe della serata per il quarto cleen-sheet consecutivo, in campionato al Toro non capitava da oltre trent’anni: aprile 1988. E così ora gli azzurri scivolano a -13 dalla Juve.

MILIK QUANTE OCCASIONI — Ancelotti dà un segnale chiaro ai suoi: pochissimo turn over perché il campionato non si abbandona. Rispetto all’impegno di Zurigo in Europa League solo due cambi: Ospina in porta e Hysaj a sinistra, perché Ghoulam non è ancora al meglio. Per il resto centrocampo e attacco confermati. Mazzarri invece preferisce spostare Ansaldi mezz’ala è lasciate De Silvestri e Aina esterni, fuori Baselli. E anche Iago Falque con Berenguer al fianco di Baselli. Il Torino cerca di pressare alto e non schiacciarsi, ma negli uno contro uno in mezzo al campo prevalgono gli azzurri che spostano palla velocemente. Il Napoli del primo tempo è un bel vedere e costruisce almeno sei palle gol nitide nonostante la grinta della fase difensiva granata. Per ben quattro volte è Milik a trovarsi con i movimenti corretti al posto giusto, ma in questo momento non ha l’istinto killer del connazionale Piatek. E così per due volte in scivolata, a un metro della porta, non riesce a correggere in rete su ottimi suggerimenti di Zielinski e Fabian Ruiz. Mentre sul cross di Hysaj la girata del polacco è fuori di poco, ed è poi centrale la conclusione su altro cross di Zielinski. Non finisce qui perché Malcuit, rubando palla a Berenguer, lancia in profondità Insigne che, tutto solo, si fa deviare in angolo da Sirigu la conclusione. Mentre allo scadere Fabian Ruiz scaglia un sinistro perentorio, ma Moretti riesce a metterci il piede per alzare il calcio d’angolo. Il Torino non arriva mai a impensierire Ospina, perché Berenguer prova qualche serpentina, ma troppo lontano dalla porta, mentre quando Rincon - favorito da un rimpallo - si ritrova un pallone da sbattere in rete, gli si para davanti Koulibaly che come un supereroe in scivolata “para” e riparte.

IL COPIONE NON CAMBIA — Mazzarri abbassa un po’ Berenguer per non fare straripare gli azzurri, che però arrivano alla conclusione con facilità, ma su Fabian Ruiz e Milik rimedia Sirigu, che quando è battuto da una stupenda traiettoria a giro di Insigne, viene salvato dal palo. Nel finale Napoli sbilanciato ma Aina prima e Belotti dopo non trovano lo spunto per andare in porta.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 19 febbraio 2019 00:05
Serie A, Roma-Bologna 2-1: gol di Kolarov, Fazio e Sansone

Nel posticipo della 24ª giornata i giallorossi vincono e vanno a un punto dal quarto posto.
Sugli scudi Olsen, che salva i suoi in più occasioni.
Traversa di Soriano nel primo tempo



La Roma resta nella scia diretta del Milan, a un punto dal quarto posto. Contro il Bologna arriva la quinta vittoria nelle ultime sette giornate. Tra tante sofferenze culminate nel primo nella traversa di Soriano e riemerse nel finale col gol di Sansone dopo l’uno-due dei difensori goleador Kolarov e Fazio. Un successo nel segno di Olsen, il portiere giallorosso in serata strepitosa. Prima sconfitta per il Bologna nella terza gara della gestione Mihajlovic, che ha però ridato anima e forza alla squadra rossoblù.

BOLOGNA D’ASSALTO — Di Francesco inserisce Nzonzi al posto di De Rossi in regia. Tra i pali torna Olsen. C’è Kluivert nel tridente con Zaniolo e Dzeko: El Shaarawy parte dalla panchina. Mihajlovic completa la difesa con Helander e Dijks al posto degli infortunati Gonzalez e Mattiello. Nella trequarti Sansone rileva lo squalificato Palacio. In avanti Santander avvicenda l’ex Destro, fermo ai box. Bologna subito intraprendente. Al 4’ incursione di Edera, fermato da Manolas con deviazione in angolo. Replica Florenzi che si insabbia nell’area emiliana. All’8’ botta di Soriano: Olsen alza sopra la traversa. Al 14’ sinistro di Dzeko smistato in angolo con successiva chance per il colpo di testa di Manolas, fuori bersaglio. Guadagna metri la Roma che fa crescere la propria manovra. Al 23’ ripartenza rapidissima del Bologna: Soriano perde l’attimo giusto al tiro. Risale la formazione di Mihajlovic: compatta e quadrata. Al 32’ rischia la Roma: un rilancio di Pellegrini rimbalza su Santander, palla verso la porta ma sul fondo. Al 35’ Olsen è reattivo su un tocco ravvicinato di Soriano innescato da Santander: brividi per la Roma. Al 42’ il portiere giallorosso respinge una parabola di Poli, Edera non è lesto a ribattere a rete. Al 46’ Soriano si infila nella difesa romanista e timbra la traversa, poi Santander non inquadra la porta. Fischi dell’Olimpico per la Roma a fine primo tempo.

RILANCIO GIALLOROSSO — Dopo l’intervallo, Di Francesco riparte con El Shaarawy al posto di Cristante e passa al 4-2-3-1. Fazio perde palla e Soriano sgancia la ripartenza per Edera, Olsen è di guardia. Al 7’ buona occasione per la Roma ma Florenzi non riesce ad appoggiare per Dzeko a centro area. El Shaarawy scambia con Dzeko prima di essere atterrato da Helander: Di Bello decreta il rigore. Al 10’ dal dischetto Kolarov porta in vantaggio i giallorossi. Settimo gol in campionato per il difensore goleador- Il Bologna scatta subito alla riscossa. Al 12’ Olsen fa scudo su una rasoiata di Poli. Dall’altra parte ecco Zaniolo che prova a sorprendere Skorupski ma il portiere del Bologna rimedia. Partita vivissima a tutto campo. Al 20’ Mihajlovic sostituisce Edera con Svanberg. Due minuti dopo, De Rossi subentra a Kluivert. Al 25’, assalto della Roma con Dzeko: libera Danilo. Al 27’, secondo cambio nel Bologna: spazio a Dzemaili per Poli. E un minuto dopo la Roma raddoppia. Corner di Kolarov, palla spizzata da De Rossi e destro vincente di Fazio. Ultima sostituzione tra gli emiliani: al 30’ Falcinelli dà il cambio a Pulgar per un assetto più offensivo. Il Bologna va avanti: al 32’, botta di Helander di poco a lato. Al 37’ Olsen si oppone pure a Falcinelli. Di Francesco rinsalda la difesa con Santon che al 38’ rileva Florenzi. Il Bologna ci crede: al 39’, perla di Sansone, che parte dalla sinistra, si accentra tagliando mezza difesa giallorossa e poi fa esplodere un destro angolato. Il gol dà ulteriore carica gli emiliani. Ma la Roma resiste con tenacia e ansia. I tre punti sono una scia luminosa nel cammino verso la Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 19 febbraio 2019 00:06
SERIE A 2018/2019 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

15/02/2019
Juventus - Frosinone 3-0
16/02/2019
Cagliari - Parma 2-1
Atalanta - Milan 1-3
17/02/2019
Spal - Fiorentina 1-4
Empoli - Sassuolo 3-0
Genoa - Lazio 2-1
Udinese - Chievo 1-0
Inter - Sampdoria 2-1
Napoli - Torino 0-0
18/02/2019
Roma - Bologna 2-1

Classifica
1) Juventus punti 66;
2) Napoli punti 53;
3) Inter punti 46;
4) Milan punti 42;
5) Roma punti 41;
6) Atalanta e Lazio punti 38;
8) Fiorentina e Torino punti 35;
10) Sampdoria punti 33;
11) Sassuolo punti 30;
12) Parma punti 29;
13) Genoa punti 28;
14) Cagliari punti 24;
15) Udinese e Spal punti 22;
17) Empoli punti 21;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 9.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 23 febbraio 2019 00:15
Serie A, Milan-Empoli 3-0: rossoneri a valanga.
Piatek non si ferma più

I rossoneri superano i toscani grazie alle reti del polacco, di Kessié e di Castillejo.
Quarto posto confermato. L'Inter, attesa dalla Fiorentina, è lontana un solo punto



Per il Milan sarà un bel weekend: qualunque cosa accada da qui a domenica sera, lo chiuderà al quarto posto della classifica, con vista Inter. Merito del 3-0 all’Empoli con cui i rossoneri conquistano i tre punti nell’anticipo della 25esima giornata: un successo netto, che matura nel secondo tempo e che rinforza le ambizioni Champions di Gattuso.

VAR IN AZIONE — Rino era stato chiaro alla vigilia: con Iachini non si scherza. E infatti, gasati dal 3-0 al Sassuolo dello scorso turno, i toscani nel primo tempo riescono con organizzazione e personalità a frenare l’entusiasmo del Diavolo, pure reduce dall’impresa di Bergamo e da un inizio di 2019 positivo. In questo senso, l’Empoli riceve una (sacrosanta) mano dalla Var, che al 10’ invalida la rete di Paquetà: colpo di testa vincente, ma posizione di fuorigioco sul cross di Rodriguez.

CASTI CI PROVA… — L’osservato speciale è naturalmente Krzysztof Piatek, sul quale Silvestre monta una guardia preventiva, per impedirgli ricezioni pulite. Il polacco sembra faticare un po’ più di quanto era avvenuto nelle ultime uscite, Veseli dà una mano a Di Lorenzo nel contenimento di Paquetà, così alla fine le occasioni migliori prima dell’intervallo capitano a Castillejo. Il vice Suso ci prova tre volte, costringendo in un paio di situazioni Dragowski a tuffarsi per mantenere lo 0-0. Basta questo per scaldare i quasi 48mila di San Siro, che fin lì avevano riservato i loro applausi più convinti ad Andrea Conti, titolare per la prima volta dopo un anno e mezzo.

… ISPIRA… — La partita si spacca all’inizio della ripresa, ancora per merito di Castillejo: i gol sono di Piatek e Kessié, ma lo spagnolo è protagonista sia sul primo (ruba palla e ispira l’assist di Calhanoglu) che sul secondo, col filtrante sfruttato da Kessié per il pallonetto del 2-0. “Pum pum”, canta il Meazza, in onore di Kris e Franck. È una doppia botta troppo dura da digerire per l’Empoli, che in due minuti vanifica quanto di buono aveva fatto fino a quel punto.

… E CHIUDE IL CONTO — E quando piove, a volte grandina: Castillejo completa il suo show personale al minuto 68, deviando in rete l’assist di Conti per il 3-0. Da lì in poi non c’è più match: Cutrone rileva Piatek, Borini dà fiato a Paquetà. I due gioielli del mercato di gennaio rifiatano, perché martedì c’è la prima delle due sfide alla Lazio che valgono l’accesso alla finale di Coppa Italia. E il Milan ci arriva col morale a mille.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 23 febbraio 2019 23:43
Serie A, Torino-Atalanta 2-0:
Izzo-Iago, Dea sconfitta e agganciata

Con un gol per tempo i granata sconfiggono la squadra di Gasperini e la raggiungono al settimo posto in classifica



Ricorderemo questo sabato per essere il giorno in cui il Toro apre il gas nella rincorsa verso l’Europa. Il miglior Torino visto in questa stagione in casa stende l’Atalanta formato trasferta, agganciando proprio i bergamaschi al sesto posto in classifica (in attesa delle partite delle altre). Izzo e Iago Falque gli eroi di Mazzarri, che per la quinta partita consecutiva non subisce gol, e non accadeva dal 1985, consentendo a Sirigu di allungare la sua imbattibilità a 493’. La squadra di Gasperini torna a casa con il secondo k.o. consecutivo, e stavolta deraglia anche in trasferta. Nel suo terreno di caccia preferito.

NEL NOME DEL MONDO — Ci sono due cartoline che, nel prepartita, generano emozioni nei ventimila del Grande Torino, compresi i mille e quattrocento tifosi arrivati da Bergamo. Giù gli applausi da tutto lo stadio quando la signora Clara Mondonico, la figlia di Emiliano, indimenticato tecnico di Torino ed Atalanta, si palesa a bordocampo per ricevere l’omaggio del Toro dalle mani del presidente Urbano Cairo. È un battito granata quando, pochi minuti dopo, la Primavera del Toro al completo (calciatori, dirigenti e tecnici) compie il giro d’onore con in mano la Supercoppa vinta mercoledì sera.

il TRIS DI ARMANDO — Avvolgente e giocata a tutto campo, in avvio questo Torino-Atalanta non tradisce le aspettative. I granata provano a fare la gara e si fanno preferire nella prima parte del primo tempo, l’Atalanta risponde colpo su colpo ed esce sulla distanza. Si gioca sul filo dell’equilibrio, spezzato talvolta dai calci di fermo (all’8’ Iago si ferma sulla barriera) o dagli errori individuali di troppo commessi dai difensori del Toro. Come quando Pasalic non approfitta della falla aperta da Nkoulou e Aina (13’), o come quando tre minuti più tardi Nkoulou perde l’equilibrio e lancia Gosens (tiro inguardabile) che nella circostanza s’infortuna (dentro il Duemila Kulusevski). Mazzarri urla, ma non è finita. Perché la sciocchezza più grossa la commette Baselli nel tentare un dribbling in area offrendo un’occasione d’oro a Mancini (22’): Sirigu gli chiude lo specchio, sul colpo di testa successivo Castagne non inquadra lo specchio. Graziato, il Toro non si disunisce e riprende possesso del centrocampo. Prove di gol di Meité al 35’ (tiro di poco alto), sette minuti dopo Izzo la sblocca: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, la conclusione di Iago sporcata da un difensore si stampa sul palo, dal mischione emerge Izzo che ribatte in gol. È il suo terzo gol in questa stagione.

IAGO DUE MESI DOPO — Quando si rientra dopo la ripresa Meité innesca la scintilla, Iago Falque produce la fiammata: il francese lavora un bel pallone sulla sinistra, Iago sfodera la specialità della casa: dribbling secco nel cuore dell’area, e conclusione precisa all’angolino. Iago si sblocca poco meno di due mesi dopo il suo ultimo acuto nel 3-0 all’Empoli nel giorno di Santo Stefano. L’Atalanta accusa il colpo, e si vede: prova a reagire subito con Castagne (6’) ma il tiro si addormenta tra le braccia di Sirigu. Ma è il Toro che continua nel predominio territoriale, e i bergamaschi si disuniscono con il passare dei minuti. Gasperini getta nella mischia la gioventù di Barrow, Mazzarri risponde con l’esperienza di Ansaldi. Iago Falque, il più positivo dei suoi, sfiora due volte la doppietta (al 19’ e alla mezzora). Prima della doccia c’è ancora il tempo di una grande chiusura di Sirigu su Zapata allo scadere e dell’esordio in Serie A, nel recupero, del bomber della Primavera, il Duemila Vincenzo Millico. Poi è festa granata.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 23 febbraio 2019 23:50
Frosinone-Roma 2-3: gol di Ciano,
Pellegrini, Pinamonti e doppietta di Dzeko

Giallorossi distratti, ma contano i 3 punti che riportano il Milan a una lunghezza di distanza.
Per il derby brutte notizie: Manolas esce in barella tra le lacrime


Sembrava un'altra occasione persa, un altro passo falso subito in rimonta. E invece al quinto minuto di recupero ci ha pensato Edin Dzeko a salvare la Roma e a darle una vittoria fondamentale (3-2) nella rincorsa al quarto posto che vale la Champions (leggi qui la classifica). Dzeko che, tra l'altro, aveva già marchiato a fuoco la rimonta giallorossa nel primo tempo. Per il Frosinone, invece, il rammarico di un pareggio che sembrava oramai cosa fatta e che invece si è smaterializzato per ingenuità.


DUE VOLTI — Di Francesco voleva un approccio diverso dal primo tempo vissuto con il Bologna e invece la Roma finisce con il ricalcare più o meno le stesse tracce di lunedì scorso. Disattenta, imprecisa in fase d'impostazione, poco cattiva nei duelli. Così il Frosinone prende subito coraggio e capisce che può essere una serata importante in chiave salvezza. Anche perché dopo appena 5' di gioco la squadra di casa è avanti con Ciano: malinteso sulla trequarti tra De Rossi e Nzonzi, la punta giallorossa calcia dal limite, Olsen para con un bagher pallavolistico e resta per terra peccando nella reattività, con la palla che lentamente si insacca sul lato opposto. E di occasioni per raddoppiare la squadra di Baroni ne ha addirittura due, con Ciano che prima si divora il 2-0 da pochi passi a botta sicura, poi si vede anticipato di testa da Marcano nel momento giusto. In mezzo la Roma si era reso però pericolosa con un colpo di testa su cui Sportiello si è salvato in angolo. Poi Dzeko battibecca a lungo con i tifosi del Frosinone successivamente a una rimessa laterale restituita secondo la gente gialloblù in modo scorretto (purtroppo si è registrato anche qualche insulto razzista nei confronti del bosniaco). È la scintilla che accende il bomber giallorosso, che al 30' approfitta di una dormita in area di Goldaniga e di destro insacca il pari (con l'ausilio del palo) e un minuto dopo lancia nello spazio El Shaarawy, con Sportiello che devia il diagonale, su cui però arriva in scivolata Pellegrini siglando il 2-1 giallorosso. In due minuti la Roma si riprende una partita che sembrava essersi complicata da sola, più per demeriti propri che non per la forza della squadra di casa.

EDIN AL FOTOFINISH — La ripresa è un compendio di confusione tattica, palloni sbagliati e scelte approssimative. Da entrambi le parti, anche a causa di un vento sempre più forte che rende difficile giocare qualsiasi pallone. Il Frosinone è obbligato però a inventare qualcosa in più, ma le idee non sempre sono supportate dalla qualità. Ma anche la Roma quando c'è da costruire fa una fatica immensa e allora la partita resta lì, impantanata e a tratti anche noiosa. Così Baroni si gioca la carta Pinamonti, che appena entrato (23') avvia una ripartenza su cui il Frosinone ha la palla del possibile pari: cross sul fondo di Zampano, con lo stesso Pinamonti che da solo a centro area non riesce a coordinarsi da posizione favorevolissima. Alla mezzora Di Francesco perde Manolas per infortunio (il greco esce in barella dopo uno scontro con Molinaro) e questa è una pessima notizia anche in vista del derby e del Porto, in Champions. Senza il riferimento difensivo, la retroguardia giallorossa balla e al 35' prende il 2-2: lancio di Molinaro per Pinamonti, scambio con Ciano tra tre giallorossi inermi (De Rossi, Marcano e Kolarov) e piatto vincente della punta gialloblù. A rimettere in piedi la partita per i padroni di casa è soprattutto Baroni, che azzecca i cambi e ridà animo ai suoi. E al 40' il Frosinone ha anche la palla della possibile vittoria, ma stavolta Olsen è bravo a tu per tu con Trotta. In tribuna centrale scoppia una rissa tra tifosi, in campo sono invece saltati tutti i riferimenti. Al 50' però, proprio all'ultimo respiro, la Roma trova una vittoria fondamentale, con Dzeko che di pancia mette dentro l'assist di El Shaarawy. Finisce così, con la Roma a festeggiare una vittoria d'oro nella corsa alla Champions (il Milan è sempre a +1) e il Frosinone a leccarsi le ferite.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 24 febbraio 2019 16:28
Sampdoria-Cagliari: 1-0. Ritmi alti,
poi decide Quagliarella su rigore

Equilibrio per gran parte della sfida.
Decisivo il penalty per fallo di Pellegrini su Gabbiadini.
Il capitano non sbaglia e batte Cragno, comunque in giornata



La Samp riprende la sua corsa dopo tre k.o. di fila e supera a fatica un Cagliari che fuori casa continua a raccogliere pochissimo e si arrende soltanto su un rigore di Quagliarella nella ripresa (fallo contestato di Luca Pellegrini su Gabbiadini), dopo avere però disputato un buon primo tempo. Sino all’intervallo, infatti, i sardi hanno tenuto alto il ritmo, con un pressing che ha creato qualche affanno alla squadra di Giampaolo, che ha schierato Sala titolare al posto di Bereszynski. Fra gli ospiti, invece, debutto in serie A del gioiellino della Primavera, Riccardo Doratiotto, 19 anni, in coppia con Pavoletti. L’unico limite della squadra di Maran, sino all’intervallo, è stato quello di non avere mai concretizzato la maggiore spinta offensiva.

DETERMINATI — Eppure il coraggio degli ospiti, schierati con Barella dietro alle due punte, ha creato continua apprensione nei padroni di casa, che solo al 16’ si sono resi pericolosi: su cross di Ekdal, Jankto si fa però respingere la sua conclusione troppo debole da Pisacane sulla linea di porta. Al 26’ tiro alto sulla traversa di Barella. È stato, questo, il miglior momento della Samp nel primo tempo, alla mezz’ora due volte al tiro con Quagliarella (murato) e quindi con Sala, neutralizzato da Cragno.

DUBBIO — Al 34’, dopo una respinta di Audero su Pavoletti, l’arbitro Massimi grazia Deiola dopo avere consultato la Var a bordo campo, nonostante il suo durissimo intervento su Praet, che avrebbe meritato il rosso diretto. Il primo tempo si è chiuso senza gol, e nella ripresa la Samp ha provato subito ad essere più propositiva e meno passiva, favorita anche dall’ingresso in campo di Gabbiadini, che garantisce quelle accelerazioni mancate nel primo tempo.

SVOLTA — È la svolta della gara: il Cagliari si chiude, la Samp attacca e cresce. Al 18’ il solito, ottimo Cragno è stato decisivo per due volte su Quagliarella e, quindi, su Ekdal, prima dell’episodio-chiave: il contatto in area ospite Pellegrini-Gabbiadini (19’) è punito con il rigore che Quagliarella trasforma. Diciassettesimo gol in campionato e festa Samp al termine di un finale molto nervoso.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 24 febbraio 2019 20:42
Bologna-Juventus 0-1, Dybala entra e decide la sfida

I bianconeri ripartono dopo la sconfitta di Madrid ma faticano contro i rossoblù di Mihajlovic.
Decide un gol al 67’ dell’argentino, appena entrato al posto di Alex Sandro.
Nel finale Perin devia sul palo un destro di Sansone



La favola della grande che dormicchia, subisce, non paga e alla fine vince è un grande classico nel libro di narrativa del calcio. Bologna-Juve è un nuovo, grande esempio. La partita in due righe: la Juventus fa una gran fatica, il Bologna domina per un’ora, poi entra Dybala e a metà del secondo tempo segna il gol-partita. L’azione è un concentrato di Juve, trenta secondi i cui i suoi campioni fanno la cosa giusta. Mandzukic su un rinvio di Perin rende giocabile il pallone – e quasi fa a botte con Mbaye, ma questa è un’altra storia -, permettendo a Matuidi di mostrare la giocata migliore della sua partita e arrivare sul fondo a crossare. Su quel traversone da sinistra, Helander rinvia malissimo, piano e centrale, così per Dybala, che ha seguito l’azione, è quasi troppo facile far gol da centro area. Soriano e Pulgar, due metri più in là, si pentiranno per una settimana di non averlo seguito da vicino.

JUVE PREOCCUPANTE — Allegri ancora una volta vince una partita con un cambio: fuori Alex Sandro, dentro Paulino, il grande escluso dalla formazione titolare. I segnali per il 12 marzo, il giorno del giudizio, però sono tutti negativi. La Juve per ampi tratti della partita sembra una squadra sotto shock. Allegri all’inizio mette Cancelo largo a destra, in teoria esterno offensivo, poi chiede a Bentancur di fare il play e usa Bernadeschi da mezzala destra. La chimica è ai minimi termini, ma la questione non pare tattica. I passaggi sbagliati non si contano, Bonucci lancia più volte nel vuoto, soprattutto nessuno salta l’uomo. Ronaldo, in questo contesto da ritmi bassi e grande depressione, è completamente normale, un po’ isolato e mai pericoloso. Il sinistro del gol di Dybala, non per caso, è il primo, vero tiro in porta della partita. Nei 66 minuti precedenti, giusto un brivido: una giocata di Bernardeschi che, nel primo tempo, salta secco Poli e calcia fuori col mancino.

BOLOGNA GENTILE — La domenica del Bologna invece è opposta. Lucidità in costruzione, bel gioco ma poco cinismo. Il primo pericolo, un tacco alto di Santander, è un manifesto programmatico. La squadra gioca decisamente bene e El Ropero è tra i migliori, un gigante saggio che gioca di sponda, fa salire la squadra e dà un gran fastidio alle difese. Nel solo primo tempo si contano sei-sette azioni promettenti: tiri fuori di Soriano, Edera e Santander, un cross di Sansone che non trova il solito Armadio numero 9, una chiusura di Rugani su Soriano. Mihajlovic non esulta solo perché – un paradosso, per un tipino come lui – alla squadra mancano completamente cattiveria e istinto killer. Ne avesse anche solo una manciata, la Juve andrebbe all’intervallo in svantaggio oppure cadrebbe dopo 10 minuti del secondo tempo.

LE DUE PALLE-GOL — Eccola, la prima delle due grandi occasioni per il Bologna. Un angolo da sinistra, complice un rimpallo in stile-Madrid, libera Mbaye a due passi dalla linea di porta, ma Ibrahima calcia senza poesia e si fa ribattere il tiro da Alex Sandro. La seconda grande palla-gol invece arriva oltre il 90’, dopo che Allegri ha messo in campo Chiellini al posto di Bernardeschi per difendere il risultato. Una palla allontanata dalla difesa viene calciata in porta da Sansone: sembra un tiro innocuo – da lontano, con poca coordinazione – invece Perin deve fare il fenomeno per deviarlo sul palo, e sulla respinta, allontanare anche un destro di Orsolini. E’ la scena finale: la Juve, a +16 in attesa del Napoli, esulta stretta attorno al suo portiere. In tempi duri, ogni scampato pericolo è energia per il futuro.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 24 febbraio 2019 20:53
Serie A, Chievo-Genoa 0-0: vince la noia, solo una chance per Kouamé

Partita senza emozioni a Verona:
i veneti guadagnano un punto sulla quota salvezza ma sono a -11
dall’Empoli, i rossoblù vanno a +11 sul Bologna terzultimo


La salvezza è sempre più vicina per il Genoa (+11 sul Bologna terzultimo) e sempre più lontana per il Chievo (-11 dall’Empoli quartultimo): il pareggio del Bentegodi lascia queste indicazioni anche se non si è assolutamente visto l’ampio distacco che c’è in classifica tra le due squadre. Il Chievo, pur senza creare grosse occasioni, avrebbe meritato qualcosa di più di un Genoa rinunciatario e mai pericoloso.


PRIMO TEMPO — La partita fin dall’inizio si gioca nei trenta metri centrali, una serie di duelli che genera tanti falli e nessuna occasione. Entrambe le squadre faticano a liberare qualcuno per una conclusione, in area si entra poco e così gli spettatori si annoiano. Il Chievo spinge a destra con il generoso Schelotto, che lavora bene in coppia con Leris, mentre il Genoa prova invano a ripartire con Bessa e Kouamé che spesso si trovano quasi in linea alle spalle di Sanabria. Al 32’ una conclusione centrale da fuori di Jaroszynski costringe Radu alla prima, semplice parata. Il portiere del Genoa blocca dieci minuti dopo una punizione di Kiyine e prima dell’intervallo Radovanovic (ex fischiato dai tifosi del Chievo) calcia in curva da fuori. La squadra di Prandelli chiude il primo tempo senza aver mai tirato nello specchio della porta di Sorrentino.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo ci si aspetta un Genoa più convinto e invece è il Chievo a provarci con maggiore determinazione grazie a una serie di tiri dal limite che non creano pericoli ma che almeno dimostrano la volontà di infastidire il portiere rossoblù. Il primo e ultimo tiro in porta del Genoa è di Sanabria, ma si tratta di un innocuo passaggio a Sorrentino. Prandelli passa al 4-4-2 che in fase di possesso diventa 4-2-4 inserendo Lazovic al posto di Lerager, ma tutti i giocatori offensivi della sua formazione sono in una pessima giornata. Così il Chievo prende fiducia e nel finale cerca di vincere la gara con qualche mischia e un calcio di punizione di Piazon, appena entrato. Radu respinge e la partita finisce in parità (quinto risultato utile consecutivo per Prandelli).

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 24 febbraio 2019 20:58
Sassuolo-Spal 1-1: Petagna risponde a Peluso

Un gol per tempo e perfetta parità:
il difensore neroverde sblocca il match con una bella girata,
nella ripresa l'attaccante biancazzurro a segno dal dischetto




Dove c'è Spal c'è Var. La formazione ferrarese si prende un punto sul campo di un Sassuolo apparso sempre più confuso e nervoso con il passare dei minuti, e se lo prende con un rigore che l'arbitro Maresca aveva negato, ma che ha poi concesso dopo aver rivisto l'azione al Var. E sempre la Var è servita per cambiare, seppure relativamente, la decisione del direttore di gara napoletano, che nel finale aveva espulso Duncan appena ammonito per un intervento scomposto su Missiroli e dopo aver rivisto l'azione ha cambiato colore: rosso diretto e epilogo rabbioso per De Zerbi e i suoi uomini.

ANDAMENTO LENTO — Se la chiusura è stata in qualche modo pirotecnica, non altrettanto si può dire per l'inizio del match. Andamento lento, molti errori dalla metà campo in su, un sostanziale equilibrio nel possesso palla, anche se la Spal sembra più razionale nello svolgimento del gioco: ci vogliono 32 minuti per vedere un tiro in porta, ma il gol segnato da Demiral viene annullato per un tocco di mano. La difesa a tre impostata da De Zerbi regge però regge ed è il Sassuolo a passare in vantaggio nel finale del primo tempo grazie a una grande scelta di tempo di Peluso, bravo a inserirsi su un calcio di punizione battuto da Sensi: sinistro in corsa e Gomis a terra.

RISCOSSA SPAL — La Spal rientra negli spogliatoi scossa ma non abbattuta, e si vede alla ripresa del gioco. Petagna e Floccari non mollano e Adjapong è bravo a sventare il pericolo già pochi minuti prima del pareggio. L'episodio chiave al minuto 21, quando in seguito a un corner Floccari cade in mezzo all'area e si lamenta per una trattenuta di Magnanelli. Maresca fa cenno di rialzarsi, ma il Var vigila. Qualche minuto, e il rigore viene concesso (e Magnanelli ammonito): Petagna non sbaglia e arriva così in doppia cifra. Ma soprattutto risveglia l'orgoglio della Spal e trascina il Sassuolo in uno stato di profondo nervosismo. Nel prossimo turno, contro il Milan, De Zerbi dovrà inventarsi ben di più di una difesa a tre.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 24 febbraio 2019 21:18
Serie A, Parma-Napoli 0-4: gol di Zielinski, Milik (2) e Ounas

Gli azzurri tornano a vincere e a segnare.
Padroni di casa praticamente mai in partita, la Var annulla un rigore
concesso da Chiffi alla squadra di D’Aversa nella ripresa



Il Napoli ritrova gol, entusiasmo, vittoria e autostima. Tutte cose che in trasferta non accadevano dallo scorso anno, 16 dicembre a Cagliari. Da quell’1-0 in Sardegna (gol di Milik al 90’ su punizione) il Napoli si era un po’ perso. Prima la sconfitta 1-0 con l’Inter poi 0-0 ancora a San Siro col Milan. E poi sempre 0-0 a Firenze, quindi stesso risultato anche al San Paolo col Torino. E il mal di gol che montava nella testa degli azzurri.

TRAZIONE POLACCA — Tutta un’altra storia a Parma, dove D’Aversa non riesce a opporre grande resistenza al Napoli. Che affonda soprattutto a sinistra dove Iacoponi appare debole e lo diventa ancor di più perché Machin (preferito a Barillà) copre poco e Biabiany resta un po’ guardare. Peccato che i migliori palloni capitano sul sinistro di Hysaj (Ancelotti lo sceglie facendo riposare Ghoulam) che dovendo passare il pallone sul suo piede, il destro, perde un tempo di gioco. Zielinski però fiuta quegli spazi e riesce a inserirsi sempre con maggiore efficacia. E così quando al 19’ Hysaj si contorce di destro per servire di prima il compagno ecco che Zielinski come coltello nel burro affonda nell’area parmigiana e di destro piazza il pallone dove Sepe non può arrivare e Bruno Alves in ritardo si vede infilato in tunnel. Il Napoli ora gioca più leggero, mentre il Parma non riesce a salire. Perché Inglese risulta macchinoso e Gervinho non riesce mai ad accelerare, anche perché Malcuit lo segue efficacemente a uomo in ogni angolo di campo. Sì perché Ancelotti è discepolo di Sacchi, ma fino a un certo punto. Il Napoli tiene i padroni di casa negli ultimi venti metri. E così quando Gagliolo atterra al limite dell’area Milik è lo stesso polacco a battere la punizione. Siparietto: Ancelotti chiama Koulibaly che corre verso Milik a riferire il messaggio del tecnico. La barriera salta: che Arek batta rasoterra. Il polacco esegue alla perfezione - modello Rivaldo al Milan - e così Milik festeggia il suo terzo gol su punizione diretta (record del campionato) andando ad abbracciare e ringraziare Ancelotti.

NIENTE RIGORE — Nella ripresa con Siligardi al posto dello spento Machin, il Parma ci mette almeno un po’ di intensità. E in un’azione confusa in area Malcuit, nel tentativo di rinviare, prende la gamba di Bruno Alves: Chiffi fischia il rigore ma poi viene richiamato dal Var Di Bello. Un attimo prima Callejon subisce fallo da Gagliolo è così Chiffi assegna la punizione a favore del Napoli. Ancelotti però è un po’ nervoso in panchina e urla ai suoi che perdono attenzione sbagliando passaggi elementari e lasciando spazio a un Parma che ci prova.

ASSIST BIABIANY — Ma nel momento migliore degli emiliani ecco la cappellata di Biabiany, che da centrocampo effettua un inspiegabile passaggio all’indietro tramutatosi un assist per Milik che sgancia il suo sinistro preciso senza che Bruno Alves vada oltre l’osservazione. Partita chiusa ma risultato che diventa pesante per il Parma con gli ultimi due entrati, Verdi e Ounas, che confezionano il quarto gol. Evidente la debolezza del Parma, ma stavolta il Napoli almeno si ritrova sulle cose che sa fare meglio. Gli scambi in velocità negli ultimi venti metri. Ritrovano fiducia gli attaccanti, l’unica faccia triste è quella di Mertens: lui non fa gol dall’anno scorso e la porta non l’ha “vista” neppure stasera.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
ilpoeta59
00lunedì 25 febbraio 2019 06:47


Grande Napoli! [SM=x611903]
binariomorto
00lunedì 25 febbraio 2019 16:30
Fiorentina-Inter 3-3: autogol di De Vrij,
gol di Vecino, Politano, Perisic e Muriel

Var protagonista a Firenze, tra rigori dati, reti concesse e annullate.
I nerazzurri sono a +2 sul Milan e +3 sulla Roma


A Firenze si gioca il calcio storico, disciplina che ripropone un gioco antico. A Firenze oggi va in scena anche il calcio futuristico: si gioca con tre poli di attrazione. Non più solo le due porte, ma anche lo schermo della Var a centrocampo, dove l'arbitro Abisso si reca con una certa frequenza, seguito da orde di giocatori che restano lì, a sbirciare, nemmeno se potessero influenzarne l'esito. Fiorentina-Inter è un tripudio di Var, consultata dopo il gol al 1' e poi ripetutamente fino al rigore del 11° minuto di recupero quando comunque si prende la decisione sbagliata: finisce 3-3. Uno stillicidio, con parecchie decisioni ribaltate (non benissimo la terna a occhio nudo) tensioni de tifosi e sceneggiate di chi era in campo. Spalletti alla fine si infuria, perché vede svanire la quinta vittoria consecutiva, la quarta senza Icardi. L'Inter aveva ribaltato la gara di forza mentale, con un Perisic ormai sempre più calato nei panni di leader. Pioli esulta, perché perdere questa gara gli avrebbe fatto male. Ma nessuno sa bene come giudicare il tutto: del resto era un esperimento, questo calcio a tre "porte".

PARTENZA CHOC — Il Franchi, si sa, non è campo favorevole all'Inter. Però così… Dopo 17 secondi la Fiorentina è in vantaggio, la rete più veloce in A almeno negli ultimi 15 anni: lancio lungo di Ceccherini, sprint di Chiesa che saluta Dalbert, cross e deviazione di tacco di Simeone e poi di De Vrij nella propria porta. L'Inter ha la fortuna e il merito di pareggiarla, a sua volta, al primo tiro in porta: sviluppi di un corner al 6', palla ricacciata in area da Nainggolan, tocco al volo di Vecino, che trova il primo gol in campionato, contro la sua ex-squadra e quindi non festeggiato. Lafont non è perfetto, il sospetto fuorigioco tiene tutti fermi per 3', in attesa della Var, ma poi si riparte dal pari. Il pericolo scampato non accende l'Inter, che invece per mezz'ora quasi non passa la metà campo.

ALLUNGO INTER — La Fiorentina non colpisce mentre l'Inter fatica a trovare le misure difensive e nonostante la latitanza iniziale di tutti gli uomini d'attacco nerazzurro. Dopo la mancata "fuga per la vittoria" di Gerson (al 29' ruba palla a Vecino, non viene chiuso ma tira fuori) di colpo si spegne. La squadra di Spalletti prende coraggio, al 40' Politano fa tutto da solo e fa tutto bene, tranne l'esultanza (almeno secondo Perisic). L'ex Sassuolo converge da destra, tira a giro e trova l'angolino: poi festeggia con le mani alle orecchie, come Icardi, e Perisic glie tira giù. La gara ha svoltato, Perisic manca il terzo gol già in chiusura di tempo, lo trova dal dischetto dopo 7' della ripresa. Sulla punizione in mezzo di Brozovic c'è la mano di Fernandes, vista dalla Var. Il Franchi si scalda, in tribuna ci si agita, in Curva parte il classicone "come la Juve": il gol annullato a Biraghi, sempre dalla Var, per fallo di Muriel su D'Ambrosio è una nuova scossa tellurica.


CONTRORIMONTA — La seguente la provoca Muriel, con una punizione perfetta, irraggiungibile (74'). Ma si trema ancora nel recupero, e ancora per la Var: Abisso stavolta conferma la sua decisione dopo aver visto la tivù. Giudica mano quella di D'Ambrosio sul cross di Chiesa: Veretout trasforma per il 3-3. La squadra di Pioli agguanta il punto nonostante un'ora senza squilli di Simeone, qualche errore di troppo di Gerson, le responsabilità di Lafont su due gol, e l'inconsistenza del subentrante Pjaca. Ci pensa Chiesa, in quasi tutte le azioni decisive. L'Inter, apparsa meno quadrata ed ermetica che nelle ultime uscite, con qualche storica sofferenza sugli esterni, è però una squadra mentalmente rigenerata, che ha voglia e corsa fino al 90'. Il Milan adesso è a -2, ma la Viola era l'ostacolo più duro di questa fase del campionato. Ora prima del derby ci sono Cagliari e Spal: il peggio, nonostante i casi aperti, potrebbe essere alle spalle.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 25 febbraio 2019 16:33
Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni sia del campo (domenica ha giocato la nazionale di Rugby) che dei laziali (impegnati in settimana in Coppa Italia. Si prevede il recupero non prima del 26° turno.
binariomorto
00lunedì 25 febbraio 2019 16:34
SERIE A 2018/2019 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

22/02/2019
Milan - Empoli 3-0
23/02/2019
Torino - Atalanta 2-0
Frosinone - Roma 2-3
24/02/2019
Sampdoria - Cagliari 1-0
Bologna - Juventus 0-1
Chievo - Genoa 0-0
Sassuolo - Spal 1-1
Parma - Napoli 0-4
Fiorentina - Inter 3-3
25/02/2019
Lazio - Udinese (rinv.)

Classifica
1) Juventus punti 69;
2) Napoli punti 56;
3) Inter punti 47;
4) Milan punti 45;
5) Roma punti 44;
6) Lazio(*), Torino e Atalanta punti 38;
9) Fiorentina e Sampdoria punti 36;
11) Sassuolo punti 31;
12) Genoa e Parma punti 29;
14) Cagliari punti 24;
15) Spal punti 23;
16) Udinese(*) punti 22;
17) Empoli punti 21;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 10.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00lunedì 25 febbraio 2019 16:35
Re:
ilpoeta59, 25/02/2019 06.47:



Grande Napoli! [SM=x611903]




Confermo...

binariomorto
00sabato 2 marzo 2019 23:43
Cagliari-Inter 2-1: autogol di Perisic, Lautaro e Pavoletti

Barella sbaglia un rigore, Martinez colpisce anche un palo.
Se Milan e Roma vincono domani, Spalletti si trova fuori dalla zona Champions


È finita la carica nervosa? O la rabbia per il finale di Firenze, sommata alla tensione di una stagione che raramente è stata normale, ha mandato in corto circuito l'Inter? Di sicuro c'è che il Cagliari sa approfittarne, anche se "decide" di voler soffrire fino al 96', sprecando il rigore del 3-1. I sardi vincono con merito, grazie a un primo tempo arrembante, prendendosi tre punti fondamentali per allontanarsi dalla zona calda. Caldissima diventa la corsa Champions, con la squadra di Spalletti che ora rischia il sorpasso dal Milan e l'aggancio della Roma. La crisi era iniziata con Icardi abile, arruolato e capitano, sembrava superata con lui sul lettino, ora rischia di riaprirsi, e trasformare i nerazzurri da fuggitivi (per la Champions 2019-20) a inseguitori. E non è mai una bella posizione. Tanto più se i "casini" interni non mancano.


INTER SPENTA — Ma ignorando per un momento questioni extra-campo e testa, l'Inter perde la gara anche sul campo, lasciando le fasce ai sardi, trovando una resistenza solo in Nainggolan e Lautaro, vedendo Perisic tornare alla versione spenta, aggiungendo alla solita sofferenza dei terzini anche una giornata negativa dei due centrali. Il tutto di fronte a un cliente difficile e letale come Pavoletti, invidiando al centrocampo dei sardi Barella, finendo col rimpiangere anche Srna, su cui era stato fatto un pensierino, e che in fin dei conti sarebbe stato meglio di Vrsaljko. Pensieri neri di una notte in cui i nerazzurri vedono complicarsi l'ultima fetta del campionato.

PARTENZA FORTE — I tre gol presi dall'Inter a Firenze, al netto del rigore inventato, non erano stati un caso. La difesa dell'Inter ha perso la sua ermeticità, alla Sardegna Arena, poco protetta anche da un centrocampo spento, balla che è un piacere. Il Cagliari parte con il piede sull'acceleratore, e lo alza solo al 13', quando si ferma per il tributo a Davide Astori. Ma poi ricomincia, sempre aggressivo, con le sovrapposizioni sulle fasce: dopo tre occasioni mancate e un rigore reclamato (braccio di Asamoah?), passa al 30'. Punizione (dubbia) battuta da Cigarini, Ceppitelli non tocca, la prende Perisic che infila involontariamente Handanovic: 1-0. Lo svantaggio non sveglia l'Inter, che 1' dopo ha bisogno di un "paratone" di Handanovic su Joao Pedro per evitare il 2-0. Anche il pareggio è un lampo estemporaneo, in un primo tempo di gioco offensivo latitante. Nainggolan, fra i più attivi, se ne va sulla destra e piazza un cross sul primo palo: Lautaro di testa anticipa Ceppitelli e pareggia. È il 38', non è la fine dei dolori interisti. Faragò perdona, Pavoletti no: al 43' gran gol del centravanti, su cross da destra di Srna. Skriniar manca l'anticipo, De Vrij viene anticipato dal destro al volo di "Pavoloso".

NIENTE RIMONTA — Nella ripresa la carica di un Cagliari comunque ottimamente messo in campo inevitabilmente si esaurisce un po': l'Inter guadagna metri di campo, prova a costruire, va vicino al pari con Lautaro (azione personale) e con Politano (gran riflesso di Cragno) prova a dare più geometrie con Borja Valero (per un deludente Vecino), che all'82' si costruisce la palla per il 2-2, ma poi manda alto. Quando Cragno respinge sul palo anche la girata di Lautaro, si torna alla mossa Ranocchia centravanti. Non è mai un buon segno, infatti poco dopo Despodov rimedia il rigore (fallo di Skriniar) che Barella spedisce nella curva prefabbricata dei sardi. La gioia del Cagliari è rinviata, ma esplode dopo 6' di recupero per tre punti inattesi.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 2 marzo 2019 23:48
Empoli-Parma 3-3: gol, Var e spettacolo

Partita ricca di emozioni al Castellani con gli emiliani rimontati tre volte dalla squadra di Iachini



Tanti gol e tante emozione per un rocambolesco 3 a 3. Un risultato che piace più al Parma che all’Empoli. La squadra di Iachini parte bene con due conclusioni di Krunic (palla alta sopra la traversa) e Farias (neutralizza il portiere Sepe). Ma al 13’ il Parma passa in vantaggio. Punizione di Siligardi per Gervinho, la difesa azzurra non riesce a far scattare il fuorigioco e l’attaccante del Parma beffa con un tocco elegante Dragowski. La squadra di Iachini reagisce subito. E cinque minuti dopo arriva il pareggio. Bel numero di Farias che salta in area Barillà e mette al centro per Dell’Orco che appoggia il pallone in rete. Il primo tempo scivola via in equilibrio fino al nuovo vantaggio degli emiliani che arriva nel recupero. Ancora una punizione di Siligardi, la palla arriva a Bruno Alves che rimette il pallone in area per Rigoni che di testa batte Dragowski. I dirigenti azzurri protestano con l’arbitro Di Bello. Il motivo? Il quarto uomo avrebbe comunicato alle due panchine che non ci sarebbe stato recupero. Ma la rete di Rigoni è arrivata dopo il 45’.

LA RIPRESA — L’Empoli pareggia al 14’ del secondo su rigore concesso dall’arbitro per un contatto in area Gagliolo-Caputo. È il bomber azzurro ad andare sul dischetto e a battere Caputo. Per lui è il dodicesimo centro. Iachini inserisce il gioiellino Traorè al posto di Acquah nel tentativo di alzare ancora il ritmo. D’Aversa risponde proponendo un altro attaccante, Biabiany. Al 25’ Sepe è bravo a deviare in angolo una conclusione velenosa di Krunic. E cinque minuti dopo a frenare in uscita un’incursione di Di Lorenzo. Al 36’ il Parma torna avanti con Bruno Alves che corregge in rete una conclusione di Kucka. La Var impiega un paio di minuti prima di convalidare la rete del 3 a 2 della squadra di D’Aversa. Ma non è finita. L’Empoli torna all’assalto e pareggia in mischia con un autogol dello stesso portoghese su tiro di Silvestre. È il 3 a 3. Un pari tutto sommato giusto.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 2 marzo 2019 23:51
Serie A, Milan-Sassuolo 1-0: autogol di Lirola

Davanti ai sessantamila di San Siro decide la sfortunata deviazione del difensore (al 35’) in mischia.
Palo di Boga, espulso Consigli nella ripresa per fallo su Piatek.
È terzo posto: Inter scavalcata



Sorpasso sull’Inter. Una carambola, una sciocchezza di Consigli e poco altro: col minimo sforzo il Milan coglie un risultato importantissimo, che lo proietta al terzo posto dopo 26 giornate di campionato. L’1-0 al Sassuolo non sarà scintillante, ma conferma la solidità della difesa rossonera, ancora una volta imbattuta (soltanto 3 reti subite in 11 gare nel 2019). E vale tre punti d’oro. Gattuso ha di che essere contento, ma allo stesso tempo preoccupato: molti dei suoi uomini sembrano piuttosto affaticati e giù di tono.

MILAN STANCO — La possibilità di superare i cugini in classifica rende l’atmosfera elettrica prima del fischio d’inizio, e il Milan cerca la scossa da parte degli oltre 61mila tifosi accorsi a San Siro: il calendario fitto di impegni complicati ha tolto energia alla squadra di Gattuso, che anche nel primo tempo contro il Sassuolo mostra un po’ di stanchezza. Allo scoccare del 13° minuto, il Meazza omaggia Davide Astori, a un anno dalla scomparsa. Prima e dopo, gli emiliani sembrano sempre pericolosi, mentre il Diavolo avanza a folate. Donnarumma è costretto al lavoro come ultimamente non gli accadeva: è bravissimo ad andar giù per negare il gol d’anticipo a Djuricic, è attento sulla punizione di Berardi prima dell’intervallo, è salvato dal fuorigioco e dalla traversa su due gioielli dello scatenato Boga.

SFORTUNA LIROLA — Nella prima metà di gara Piatek ha pochi palloni giocabili, anche perché Calhanoglu non abbina la corsa alla precisione. Paquetà ha una buona chance per segnare ma cala alla distanza, mentre i più in difficoltà sembrano Bakayoko e Suso, evidentemente in condizioni fisiche non ottimali. Per sbloccare la partita, allora, serve qualcosa di estemporaneo: un corner, per esempio, che pure non è la specialità della casa rossonera. Stavolta, al 35’, il calcio d’angolo è vincente: Piatek e Musacchio cercano la deviazione, il tocco sfortunato è di Lirola che fa autogol.

CONSIGLI, CHE FAI? — Dopo aver rischiato tre volte di subire il pari, il Milan esce dagli spogliatoi per la ripresa senza riuscire a cambiare passo. Gattuso se ne accorge, toglie Bakayoko e mette Biglia. Proprio quando il Milan attraversa il momento di sofferenza peggiore, arriva l’episodio che cambia l’inerzia del match: Consigli al 19’ sbaglia il tempo dell’uscita sul lancio lungo di Kessie e atterra Piatek fuori area, beccandosi il cartellino rosso che la Var conferma a distanza di tre minuti. A quel punto, per il Milan diventa più facile ripartire: Pegolo evita il raddoppio su Kessie, ma anche Donnarumma non può dormire sonni tranquilli, perché l’ex Matri (entrato per Djuricic) lo chiama all’intervento. Il brivido finale lo regala una leggerezza di Calhanoglu, che concede a Berardi una punizione favorevolissima al 90’: sinistro alto, e Gattuso può riprendere a respirare l’aria buona del terzo posto.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 2 marzo 2019 23:55
Lazio-Roma 3-0: gol di Caicedo, rigore di Immobile e Cataldi

I biancocelesti tornano in corsa per la Champions strapazzando i cugini, ora a +3 ma con una partita in più.
I giallorossi falliscono l'aggancio all'Inter: Zaniolo si fa male, espulso Kolarov


Dopo 23 mesi la Lazio torna a vincere il derby. Apre Caicedo nel primo tempo e nella ripresa Immobile su rigore e Cataldi chiudono la pratica. Roma mandata al tappeto e rilancio a pieno titolo nei progetti Champions con una prestazione di alto livello che porta i biancocelesti a tre punti proprio dai giallorossi, con una gara da recuperare (con l'Udinese ad aprile). Si sfalda la squadra di Di Francesco con una prova senza nerbo e lucidità. Primo stop in campionato nel 2019 per i giallorossi, che si fermano in campionato dopo 8 risultati utili di fila e falliscono il salto al quarto posto.

COLPISCE CAICEDO — Al via Inzaghi rinuncia a Immobile, che parte dalla panchina causa noie muscolari. Rispetto alla gara di martedì in Coppa Italia col Milan, in difesa rientra Radu, mentre a centrocampo tornano da titolari Marusic e Luis Alberto. Un assetto a trazione anteriore, completato dalla coppia offensiva Caicedo-Correa. Di Francesco non recupera Manolas e c'è Juan Jesus ad affiancare Fazio al centro della retroguardia, che ritrova Florenzi sulla fascia destra. Cristante e Pellegrini ai lati di De Rossi in mediana. Zaniolo comincia sulla destra della prima linea. La Lazio si spinge subito al tiro: al 2', Correa calcia alto. L'argentino scatta al 5' e Juan Jesus lo ferma ai limiti dell'area: ammonizione per il brasiliano. Avvio arrembante dei biancocelesti, giallorossi sulla difensiva. Al 12' azione in velocità della Lazio, Correa ispira lo scatto di Caicedo, l'ecuadoriano controlla di destro, supera Olsen in uscita e infila di sinistro. Quarto gol in campionato per lui. Applausi dell'Olimpico al minuto 13 in ricordo di Davide Astori. La squadra di Inzaghi è gasata dal vantaggio. Luis Alberto cerca il raddoppio: Olsen è di guardia. Replica la Roma, pericolosa al 23' con Dzeko: Strakosha ribatte. La Lazio governa il gioco, Roma senza sbocchi sulla trequarti. La formazione di Di Francesco avanza solo nel finale di tempo, ma deve guardarsi dalle insidiose ripartenze avversarie. Lazio all'intervallo con un vantaggio meritato. Più briosa e determinata la squadra di Inzaghi che ha messo in difficoltà la Roma puntando forte sulle sue trame in verticale.

IMMOBILE E CATALDI — La ripresa comincia con un passo diverso da parte dei giallorossi. Al 2' Zaniolo conclude di poco a lato e due minuti dopo Pellegrini impegna Strakosha dalla distanza. Al 9' Caicedo perde l'attimo giusto in area. Un minuto dopo Milinkovic viene murato da Juan Jesus. Roma in difficoltà nel proporre la sua manovra. La Lazio si muove a gran ritmo. Al 14' rasoiata di El Shaarawy, smistata da Straskoha in angolo. Un minuto dopo spunto di Zaniolo in area: Acerbi gli sbarra la strada. Nell'azione il giallorosso subisce una botta al costato e deve uscire: entra Perotti. Al 18' Immobile dà il cambio a Caicedo, che si gode la standing ovation dell'Olimpico biancoceleste. Al 20', sostituzione nella Roma: Pastore per De Rossi con assetto molto offensivo. Al 22' prodezza di Stakosha che devia una parabola molto pericolosa di Florenzi.
Roma all'assalto, Lazio in sofferenza. Al 24’'zampata di Pastore di pochissimo a lato. Inzaghi rinsalda il centrocampo con l'ingresso di Parolo al 25' al posto di Luis Alberto e tre minuti dopo arriva il raddoppio della Lazio: lo firma Immobile su rigore, concesso da Mazzoleni per fallo di Fazio su Correa. Quinto gol nel derby della Capitale per il bomber, che è al 12esimo centro in questo campionato. Al 33' Cataldi sostituisce Correa. Al 37' Schick rileva El Shaarawy. Al 44’'arriva il tris della Lazio con una bordata di Cataldi innescato da Milinkovic. Anche il centrocampista romano esulta come Immobile, mimando la pancia per la prossima maternità della moglie. Finale ad altissima tensione con cartellini gialli a Dzeko, Radu e Kolarov, che poi si becca pure un'altra ammonizione per un fallaccio su Immobile e viene espulso. Uscendo dal campo Kolarov si indirizza verso Radu, ma viene bloccato. La Roma chiude mestamente in dieci un derby tutto da dimenticare. Al fischio finale la festa è tutta della Lazio con un 3-0 da applausi.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 marzo 2019 15:39
Serie A, Torino-Chievo 3-0: Belotti-Rincon-Zaza, l'EuroToro vola

Belotti, Rincon e Zaza lanciano la squadra di Mazzarri al sesto posto:
i granata agganciano la Lazio in classifica.
Per i granata è il sesto risultato utile di fila



Ci pensa il Gallo a stapparla, e il Toro può cominciare la manovra di decollo verso l’Europa. La missione è compiuta, il Chievo è battuto, nel recupero i granata addirittura dilagano chiudendo sul tre a zero grazie a Rincon e Zaza (due gol in campionato, entrambi al Chievo). Mazzarri aspettava il Gallo da mesi, il gol è arrivato nel momento più importante: Belotti si è sbloccato 64 giorni dopo il suo ultimo acuto in campionato (il 29 dicembre in Lazio-Torino), a novantuno giorni dalla sua ultima volta all’Olimpico Grande Torino (il 2 dicembre in Torino-Genoa). Il Toro fa festa in una domenica da record: per la sesta partita consecutiva la difesa di Mazzarri non ha subito gol, come mai accaduto in un solo campionato di Serie A a girone unico nella storia del club. Applausi a scena aperta per Salvatore Sirigu, che sale a 557’ d’imbattibilità, diventando il portiere della storia del Toro con la più lunga striscia senza prendere gol in un solo torneo di Serie A staccando il precedente primato di Castellini (di 521’).

LA SOFFERENZA — Per metà gara il Toro è la fotocopia irriconoscibile di sé stesso, il Chievo si limita a un’ordinata fase di attesa. Ne perde lo spettacolo, il grande assente nella parte iniziale in un Olimpico che ribolle di aspettative e di entusiasmo con oltre ventimila spettatori. Non è sicuramente il Torino feroce e determinato che Mazzarri si aspettava, spesso bloccato e frenato (forse) dall’ossessione di dover vincere a tutti i costi contro la cenerentola del campionato per rincorrere l’Europa. Poche idee, gioco manco a parlarne, e nessun tiro nello specchio della porta da parte di Belotti e compagni. L’unica volta in cui si affaccia dalle parti di Sorrentino è con una conclusione dalla distanza di Ansaldi (7’) fuori bersaglio. Troppo poco. Non sembra nemmeno la stessa squadra che appena sei giorni fa ha piegato, con una prestazione convincente, l’Atalanta sempre al Grande Torino. Il Chievo fa quel che può, gioca un primo tempo di disciplina tattica, non regala nulla e, anzi, al 45’ fa annotare sul tabellino l’unico tiro in porta, con Djordjevic, di questo primo tempo. Mazzarri perde nel riscaldamento Aina per infortunio, al suo posto dentro subito Ansaldi sulla sinistra, e all’intervallo rientra chiaramente contrariato negli spogliatoio.

LA GIOIA DEL GALLO — In avvio di ripresa ti aspetti la veemenza del Toro, arriva la più grossa occasione del Chievo quando Djordjevic si ritrova a tu per tu con Sirigu: il portiere granata firma un doppio miracolo e blinda il suo record d’imbattibilità (al 3’). Segnali di Toro due minuti dopo, quando Izzo di testa impegna Sorrentino: è la prima occasione per la squadra di Mazzarri che, a questo punto, si gioca tra il quinto e il quarto d’ora prima la carta Zaza (per Lukic) e poi Berenguer (per Iago Falque). Di Carlo risponde inserendo Stepinski al posto di Meggiorini. Il Toro è pericoloso con Belotti (21’), ma sottoporta non aggancia una palla scodellata su punizione da Berenguer. La gara si fa spigolosa, diventa un continuo duello uno contro uno, l’agonismo sale. Si vive di fiammate, come quando Sorrentino mette i guantoni sul match opponendosi a un bel calcio di punizione di Zaza (30’) dalla distanza. E’ il preludio del vantaggio granata: perché un minuto dopo Belotti scarica un destro potente dai venticinque metri che s’insacca dritto nell’angolo alla sinistra di Sorrentino. Alla festa granata si aggiungono, nel recupero, anche Rincon con un missile dritto all’incrocio e Zaza con un diagonale preciso. Soffre, vince e nel finale dilaga: è un Toro d’Europa.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 marzo 2019 20:05
Serie A, Genoa-Frosinone 0-0.
Grifone, un’occasione persa

Partita combattuta, ma senza tante occasioni da gol a Genova.
Cassata si fa espellere al 34’, la squadra di Prandelli però non incide e raccoglie soltanto un punto



Sesto risultato utile di fila per il Genoa di Prandelli, ma il pari con il Frosinone, in dieci uomini per 61 minuti dopo l’espulsione nel primo tempo di Cassata, ha tutta l’aria di un’occasione gettata al vento contro un avversario che resiste sino alla fine e porta a casa un punto pesante. Il primo tempo è una sorta di gara-fotocopia, da parte del Frosinone, della partita (vinta) al Ferraris contro la Sampdoria tre settimane fa. La squadra di Baroni fa un pressing altissimo, cerca di tenere i ritmi alti e di far ragionare poco gli uomini di Prandelli che, almeno sino a quando le squadre rimangono in parità numerica, faticano a rendersi pericolosi. In parte perché il gioco del Genoa latita, in parte perché gli ospiti, schierati con un 3-5-2, passano al 5-3-2 in fase di non possesso, con Paganini e Molinari che si abbassano sulla linea dei difensori. Il difetto del Frosinone è quello di non concretizzare mai tanta pressione. Le occasioni migliori, sino a metà gara, sono dei rossoblù, che al 28’ sfiorano il vantaggio con una punizione di Sanabria a lato di poco. La svolta della gara arriva però al 33’, quando Cassata commette un duro (ed inutile) intervento su Biraschi proprio sulla linea di centrocampo, che gli costa il rosso diretto. Fatalmente, il Frosinone deve allentare la pressione, ma prima dell’intervallo i rossoblù creano comunque poco, a parte una conclusione di Bessa centrale e bloccata da Sportiello.

PENSACI TU — Nella ripresa Prandelli si affida a Pandev (fuori Biraschi), alla gara numero 400 in serie A, per dare più vivacità alla manovra offensiva rossoblù e passa al 4-2-3-1. Il Frosinone prova a resistere, gioca con nove uomini nella propria metà campo, prova ad abbassare i ritmi, mentre il Genoa cresce. Sanabria (12’) colpisce di testa sopra la traversa, ma i rossoblù spesso sbattono contro la difesa del Frosinone. Troppo prevedibile la manovra dei padroni di casa, e la squadra di Baroni (che sostituisce Pinamonti con Ciofani) ne approfitta per difendere senza troppi affanni lo zero a zero. Soltanto intorno alla mezz’ora la spinta del Genoa diventa continua, soprattutto sulla corsia di sinistra con Criscito. L’ingresso di Ciofani al posto di Pinamonti dà più vivacità al gioco ospite, e il risultato non cambia. Il pubblico di casa non gradisce: dalla gradinata nord arriva qualche fischio. Non era mai successo nella gestione-Prandelli.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 marzo 2019 20:09
Spal-Sampdoria 1-2, doppietta di Quagliarella, gol di Kurtic

I blucerchiati passano a Ferrara con due gol del capitano nel primo tempo.
Nella ripresa annullato una rete a Floccari con la Var: alcuni tifosi abbandonano lo stadio.
Nel finale il centrocampista riapre la partita, ma nei 7' di recupero il risultato non cambia



L’incubo Var per la Spal e FQ27 per la Samp: undici minuti per farne due, 24 per prendere pure un palo. La partita che doveva riportare la Spal alla vittoria in casa dopo oltre 5 mesi è caratterizzata (ancora) dalla tecnologia ma pure dallo show di Fabio Quagliarella che – poi costretto a uscire nella ripresa per un risentimento alla coscia destra – abbatte i ferraresi in un primo tempo pieno di superiorità e lungo una ripresa timbrata dalla Var di Manganello. Già, perché alla Spal viene annullato un gol di Floccari per fuorigioco di mezzo braccio di Petagna al minuto 15 s.t. (e la Curva Ovest, per protesta, ritira gli striscioni e abbandona in parte il settore) e questo fa ripiombare il Mazza negli incubi di Spal-Fiorentina, quando un 2-1 divenne un immediato 1-2 per i viola. Poi, il gol buono lo fa nel finale Kurtic (punizione) ma vanno dette due cose: la Samp ha condotto in lungo e in largo, poi è chiaro che quel 2-1 (poi virtuale) ad inizio ripresa avrebbe potuto cambiare qualcosa. Chissà. Resta il fatto che la Spal vive un altro incubo Var e che la Samp vola nel suo cammino verso un aggancio europeo.

QUAGLIA SHOW — Semplici torna in panchina (dopo aver saltato per una operazione Sassuolo-Spal) e deve ancora fare a meno di Lazzari. Giampaolo ha ovviamente Quagliarella nel mondo degli Speciali e Saponara qualche passo indietro: in mezzo al campo c’è Ronaldo Vieira, guineese con cittadinanza portoghese naturalizzato inglese, 20 anni, regista, spalleggiato da Praet e Linetty. Davanti, il tecnico della Samp, affianca Gabbiadini e non Defrel a Quagliarella mentre la Spal si presenta con Floccari (e non Antenucci) spalla di Petagna. La Spal si ritaglia subito una punizione con Kurtic ed è l’unica fiammata vera del primo tempo perché poi la Sampdoria comincia a macinare gioco, superiore per movimenti e tecnica: Saponara regna in mezzo al campo, Bereszynski fugge a destra mette in mezzo e Quagliarella fa la prima magia su tentativo di testa (inutile) di Cionek. Zero a uno. Passano sette minuti e questa volta Saponara crossa da destra, palla a Linetty mai coperto e spesso solo, cross pulito e ancora Quagliarella: zero a due. La Spal soffre ovunque tranne che con Fares a sinistra ma poi, su altra distrazione e liscio difensivo, Quagliarella calcia senza pensare: Viviano è battuto, palo. Una musica la Samp, un pianto – in quel primo tempo – la Spal.

VAR — Quella Spal che nella ripresa comincia meglio, quantomeno con la voglia di ribaltare il risultato o rimettersi in gara: non succede tanto ma – come due settimane fa contro la Fiorentina – ancora la Var annulla una rete dei ferraresi. Punizione di Kurtic da sinistra, Floccari salta altissimo, 1-2 che pare scolpito nella roccia e invece no: l’arbitro Pasqua si ferma, riceve istruzioni da Manganelli (addetto alla Var), va al video e annulla per un (pare millimetrico) fuorigioco di Petagna che ostacolo il difendente. Lo stadio Mazza, che contro la Fiorentina aveva vissuto quel vantaggio virtuale poi annullato – comincia a perdere la pazienza: la Curva Ovest ripiega gli striscioni, la gente esce dallo stadio, la gara va avanti ma si vede che la Spal è presa dall’avvilimento per un’altra situazione tecnologica-contro. Partita che procede con piccoli sussulti, Giampaolo è costretto a cambiare i suoi due artisti del primo tempo (Saponara e Quagliarella), Semplici finisce la gara con 4 punte e un gol di Kurtic su punizione. Sette minuti di recupero sono la chiosa di una gara ancora caratterizzata dalla Var, ma la Sampdoria – in quel primo tempo pieno di superiorità - ha costruito una vittoria precisa. Però, dicono i ferraresi, dateci quel gol al 15’st e magari tutto sarebbe potuto cambiare. Legittimi pensieri.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 marzo 2019 20:13
Serie A, Udinese-Bologna 2-1: De Paul e Pussetto, gol salvezza

L’attaccante argentino, insieme al connazionale De Paul, regala un successo fondamentale ai bianconeri.
Per i rossoblù, in rete Palacio


Un grandissimo Pussetto trascina l’Udinese a una vittoria fondamentale nello scontro diretto con il Bologna: adesso per i bianconeri la salvezza è più vicina, mentre i rossoblù tornano a casa con tanti pensieri negativi dopo un primo tempo dominato. Gli errori individuali e un netto calo atletico e mentale sono alla base di questa pesantissima sconfitta, la terza consecutiva per Mihajlovic.

PRIMO TEMPO — Il Bologna inizia la partita con maggiore intraprendenza. L’Udinese sembra contratta e concentrata quasi esclusivamente sulla fase difensiva. Il 3-5-2 è solo di facciata, in realtà gli esterni di Nicola si abbassano molto spesso e le uniche azioni offensive arrivano in contropiede. Il Bologna fraseggia cercando di sfruttare la buona vena di Orsolini. Al 12’ i rossoblù costruiscono la prima occasione da gol della gara: un tiro da fuori di Santander viene respinto da Musso, Mbaye spreca calciando sul palo da ottima posizione. All’improvviso l’Udinese si trova in vantaggio quasi senza rendersene conto e non a caso il “merito” è degli avversari. Poli si avventura in una complicata uscita con la palla al piede dall’area, Pussetto gliela porta via e il centrocampista rossoblù lo atterra: rigore trasformato da De Paul al 25’. Il Bologna reagisce con veemenza, al 28’ Ter Avest è bravissimo a respingere una conclusione di Palacio, al 32’ Poli e Santander vengono murati da due difensori bianconeri. Ma al 39’ arriva il pareggio: Dzemaili scarica a destra su Orsolini, cross rasoterra e comodo tocco di Palacio mentre i centrali di Nicola non riescono a intervenire.

SECONDO TEMPO — L’intervallo anestetizza il Bologna e carica l’Udinese: la partita cambia completamente, i rossoblù non riescono più a comandare il gioco e a tirare (una sola conclusione nella ripresa, di Orsolini) mentre i bianconeri cambiano ritmo. Pussetto diventa incontrollabile, piazza una serie di scatti impressionanti, va vicino al gol al 7’ (grande intervento di Skorupski in uscita), mette De Paul davanti al portiere (di nuovo bravo) al 18’ e segna di testa al 34’ la rete di una vittoria che sembrava impossibile nel primo tempo e che invece, alla fine, è pienamente meritata.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 marzo 2019 20:16
Atalanta-Fiorentina 3-1.
Gol, spettacolo e un ribaltone nerazzurro

Viola subito in vantaggio con Muriel, poi i padroni di casa crescono e dilagano.
Papu Gomez, Ilicic e Gosens in rete in una partita ricca di emozioni nel segno del ricordo di Astori



Come a Firenze mercoledì sera: emozioni, tante emozioni e gol. Stavolta a senso unico, perché a dominare è l’Atalanta: bella, spettacolare, adrenalinica come poche non mai. Un 3-1 che vale il sesto posto con Lazio e Torino. Emozioni, gol e anche lacrime, come quelle di Ilicic, che al minuto 13 butta fuori il pallone perché è arrivato il momento di ricordare Davide Astori, scomparso un anno fa, il 4 marzo 2018. L’ex viola non sa trattenere la commozione durante l’applauso durato 13 secondi. La Fiorentina era in già in vantaggio: sanguinoso sbaglio di De Roon e palla che arriva a Muriel. Scatto del colombiano che salta Djimsiti e batte Gollini, tornato titolare dopo 4 mesi. Una delle novità della serata: Gasperini fa turnover in porta, Toloi è fuori (problemi all’adduttore sinistro). Palomino in panchina come Vito Hugo: insomma, esclusi i due peggiori della sfida di Coppa Italia.

CHE RITMO — La partita si accende subito, il gol arrivato in tempi brevissimi non scoraggia l’Atalanta, che sa riorganizzarsi subito dopo aver rischiato anche all’11 (bravo Gollini a deviare col piede destro un contropiede del fischiatissimo Chiesa). Per ripatire, la Dea si affida ai due protagonisti assoluti di Firenze: Ilicic, a destra, manda il confusione Biraghi prima e Ceccherini dopo. Il Papu lascia quasi subito la posizione di trequartista e comincia a fare un gran movimento per non dare punti di riferimento: è lui a impegnare Lafont due volte nel giro di un minuto. La Viola soffre, Edimilson tornato regista fatica a costruire per il tridente pesante deciso da Pioli. E al 26’ arriva il pareggio: tiro di Ilicic deviato da Biraghi, Lafont non può farci niente. Cinque minuti e l’Atalanta passa in vantaggio: merito del Papu Gomez che si fa 30 metri di contropiede, resiste al ritorno di Milenkovic e batte il portiere col pallone che passa sotto le gambe di Ceccherini.

CHE GOL — Ma questa incredibile Atalanta non si accontenta e, se possibile, gioca il secondo tempo con più rabbia del primo. Il 3-1 è tutto da raccontare perché un mix di qualità e forza fisica. Minuto 14: c’è Castagne che rincorre un pallone difficile sulla sinistra, lo recupera con un colpo di tacco, crossa al centro per Zapata che non ci arriva per un soffio. Il pallone rotola verso l’out di sinistra. Perso? Neanche per idea, non per lo straripante Ilicic. Che lo rincorre, poi con un altro colpo di tacco libera Castagne. Cross immediato, Laurini salta a vuoto e Gosens mette dentro di testa. Piccolo capolavoro cominciato e terminato dai due esterni, che così si ritagliano un po’ di gloria nella serata della coppia Ilicic-Gomez. C’è l’occasione di Djimsiti di testa, seguito dalla traversa colpita da Chiesa con un gran tiro da fuori. Ilicic si copre con Pasalic al posto di Zapata a fare il trequartista. Ma la partita è segnata da tempo: c’è solo l’Atalanta.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 marzo 2019 23:43
Napoli-Juventus 1-2: gol di Pjanic, Emre Can e Callejon.
Insigne sbaglia il rigore del pari

Espulsi Meret e Pjanic, i bianconeri volano a +16 sugli azzurri e ipotecano l'ottavo scudetto di fila


La notte del San Paolo racconta che lo scudetto per la Juventus ormai è solo una questione di tempo. Vincere pur non giocando bene e soffrendo parecchio e portarsi a +16 sulla seconda significa (leggi la classifica), come aveva detto Allegri alla vigilia, che i bianconeri tornano a Torino con due terzi di scudetto. La buona notizia è il ritorno al gol su punizione di Pjanic, le brutte sono l'espulsione del bosniaco e la mancanza di gioco bianconero, che non fanno ben sperare in vista del ritorno con l'Atletico. Il Napoli bello e sprecone può solo recriminare per il rigore sbagliato da Insigne nel finale che avrebbe regalato agli azzurri almeno il meritato pareggio.


ROSSO E PUNIZIONE LETALE — L'episodio che cambia la partita arriva allo scoccare del minuto 25 del primo tempo: uno sciagurato retropassaggio di Malcuit (che fino a quel momento aveva dato parecchi grattacapi ad Alex Sandro) finisce sui piedi di Cristiano Ronaldo, che Meret atterra per sbarrargli la strada verso la porta. Per l'arbitro Rocchi è rosso al portiere e punizione per la Juventus. Un'opportunità che Pjanic trasforma nel vantaggio bianconero: il bosniaco beffa il neo entrato Ospina (Ancelotti sacrifica Milik) con una traiettoria perfetta dal limite (errore di Zielinski, che è il primo uomo in barriera e non salta). È il primo gol della Juventus su punizione e anche una bella ipoteca su partita e scudetto, visto che il Napoli è costretto a giocare più di un'ora con un uomo in meno.

PALO E RADDOPPIO — Gli azzurri (che sullo 0-0 avevano avuto una buona occasione con Zielinski: errore di Bonucci e palla che sfiora il palo) non si abbattono e cercano di sfruttare l'arma del contropiede. La catena di destra di Madama è l'anello debole, con Emre Can e Cancelo che in diverse occasioni pasticciano, ed è da lì che riparte la squadra di Ancelotti, colpendo subito un palo ancora con Zielinski (su imbeccata di Fabian Ruiz). La Juve non brilla ma controlla e prima dell'intervallo (39') trova il 2-0 con la capocciata di Emre Can su cross di Bernardeschi.

ROSSO E RILANCIO — Il finale del San Paolo pare già scritto, e invece è ancora Pjanic a regalare un altro colpo di scena, ma stavolta a vantaggio del Napoli: due minuti dopo l'intervallo tocca il pallone con la mano ed essendo già ammonito fa la stessa fine di Meret; rosso anche per lui e parità numerica ristabilita. Nel frattempo Ancelotti ha buttato nella mischia Mertens (per Malcuit) e la mossa si rivelerà subito vincente: al 16' Insigne mette dentro un pallone ghiottissimo nell'area piccola su cui Callejon s'avventa, lasciandosi Chiellini alle spalle. È il 2-1 che riaccende il San Paolo e riapre la contesa. Allegri si copre con De Sciglio al posto di Cancelo ma la squadra continua a soffrire.


INSIGNE SPRECONE — Chiusa nella sua area, la Juventus sembra un pugile messo alle corde che non riesce a reagire. La situazione non migliora con l'inserimento di Bentancur al posto di Mandzukic e al 35' il Napoli ha l'occasione d'oro per il 2-2: dopo il consulto con il Var il fallo di Alex Sandro in area viene punito con il calcio di rigore, ma il tiro di Insigne si stampa sul palo. Juve graziata e gara che si riscalda per un brutto fallo di Koulibaly sul neo entrato Dybala, da cui nasce un parapiglia tra campo e panchina bianconera. Vittoria pesante per la Juve, che però dovrà fare molto di più con l'Atletico per continuare il sogno europeo.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 marzo 2019 23:43
SERIE A 2018/2019 26ª Giornata (7ª di Ritorno)

01/03/2019
Cagliari - Inter 2-1
02/03/2019
Empoli - Parma 3-3
Mialn - Sassuolo 1-0
Lazio - Roma 3-0
03/03/2019
Torino - Chievo 3-0
Genoa - Frosinone 0-0
Spal - Sampdoria 1-2
Udinese - Bologna 2-1
Atalanta- Fiorentina 3-1
Napoli - Juventus 1-2

Classifica
1) Juventus punti 72;
2) Napoli punti 56;
3) Milan punti 48;
4) Inter punti 47;
5) Roma punti 44;
6) Lazio(*), Torino e Atalanta punti 41;
9) Sampdoria punti 39;
10) Fiorentina punti 36;
11) Sassuolo punti 31;
12) Genoa e Parma punti 30;
14) Cagliari punti 27;
15) Udinese(*) punti 25;
16) Spal punti 23;
17) Empoli punti 22;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 17;
20) Chievo(-3) punti 10.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00venerdì 8 marzo 2019 23:50
Juventus-Udinese 4-1. Kean non tradisce: due gol

La doppietta dell'attaccante classe 2000 mette in discesa la sfida contro i friulani.
Nella ripresa a segno Emre Can (su rigore), Matuidi e Lasagna.
Allegri ha fatto riposare Ronaldo, Mandzukic e Chiellini.
Dybala e Bonucci sono entrati dalla panchina



Ce l’ha scritto sul biglietto da visita che Massimiliano Allegri ha compilato per lui: "Moise Kean deve imparare il calcio, ma fa gol con grandissima facilità". E il ragazzino collezionista di primati lo ha fatto vedere subito contro l’Udinese, alla prima partita da titolare giocata in campionato. Due occasioni, nate dagli erroracci di Wilmot e Fofana, e due gol. Il primo è una zampata da vero bomber su cross di Alex Sandro, il secondo "una puntata" leggermente sporcata dal disastroso Wilmot.

PREDESTINATO — Kean nel novembre 2016 era diventato il primo giocatore nato negli anni 2000 ad esordire in serie A e in Champions League. Lo attende una carriera luminosa se riuscirà a limitare al minimo tutti i discorsi extra-campo. Il comodissimo 4-1 a un Udinese che, al di là del gol di Lasagna nel finale non ci ha nemmeno provato, ha detto anche che Spinazzola è un giocatore pienamente recuperato. Danno morale i gol nella ripresa di Emre Can (rigore) e Matuidi, due centrocampisti che hanno preparato la battaglia di Champions.

LA STAGIONE IN 90’ — Sì, perché tutti i discorsi portano alla partita dell’anno, la prossima con l’Atletico Madrid. Detto che gli infortuni di Barzagli e De Sciglio privano l’urna bianconera di due candidati a una maglia, prende quota la soluzione Caceres a destra con Cancelo a sinistra e pronto a far cambiare pelle alla linea difensiva. Federico Bernardeschi, che dovrebbe tenere fuori uno tra Dybala e Mandzukic, ha mostrato una buona gamba, così come i centrocampisti. Ma dobbiamo fermarci qui con le indicazioni: stasera è bastata una Juve al piccolo trotto per dominare, con l’Atletico servirà la partita più bella dei cinque anni di Allegri.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
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