Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, [8], 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 22:53
Lazio-Cagliari 3-1: Milinkovic torna al gol
e i biancocelesti ritrovano il successo

I biancocelesti tornano alla vittoria in campionato dopo 5 giornate


[IMG][/IMG]
Arriva Tommaso e la Lazio vede il Paradiso. Plana sull'Olimpico il tifosissimo leader dei The Giornalisti e la Lazio fa gol facendo sbloccare dopo tre mesi Sergej Milinkovic-Savic. La squadra di Simone Inzaghi torna alla vittoria che mancava da cinque turni di campionato e da sette complessivi, considerando i due di Europa League. Un 3-1 (CLICCA QUI PER IL TABELLINO) al disastrato Cagliari di oggi, un messaggio forte al campionato in cui la Lazio vuol restare in corsa per l'Europa dei grandi. Manca solo la ciliegina del gol di Ciro Immobile, poi c'è tutto. Un bel Natale, insomma. Pessimo, invece, per la squadra di Rolando Maran, senza Pavoletti, Castro, Srna e Ceppitelli, ma soprattutto, per la prima volta, senza anima, senza tutte quelle doti che l'hanno portata a fare 11 risultati positivi su 16 fin qui e a sfiorare pure il buon risultato col Napoli domenica scorsa. Ma ora è necessario svoltare col Genoa per evitare guai.

PRIMO TEMPO — Simone Inzaghi propone un 3-5-2 con Parolo a dettare i tempi e Luis Alberto mezzo sinistro. Non c'è un trequartista puro, ma tanto supporto per Correa e Immobile con Marusic mobilissimo sull'asse di destra. Il Cagliari è nel suo solito schieramento con Barella a fare il trequartista sotto gli occhi del vero titolare del ruolo Lucas Castro che, impegnato nella riabilitazione per l'infortunio al crociato a Roma, è qui a soffrire con i compagni. Ionita, che sembrava a pezzi, è regolarmente in campo. Partita: tre corner di fila della Lazio, un solo tiro di Cerri telefonato per Strakosha e poi comincia la danza laziale. Correa tira a giro da destra Cragno respinge ma Milinkovic-Savic è in ottima posizione e infila senza problemi il primo vantaggio tornando al gol che gli mancava dal 23 settembre quando segnò al Genoa la sua prima e unica rete nelle 16 giornate iniziali. La Lazio si concede un'unica distrazione sulla quale Ionita non arriva per un soffio. Ma la difesa del Cagliari concede molto, molto di più. Infatti il raddoppio lo sfiora Ciro Immobile che su azione partita da Correa e proseguita con Milinkovic-Savic manda il pallone sotto la traversa. Ma la palla non entra. Entra tre minuti dopo sulla spinta di forza di Francesco Acerbi che, dopo essersi visto annullare il gol del pari a Bergamo dalla Var, stavolta lo vuole prepotentemente. Sul corner di Luis Alberto subisce la respinta di Cragno sulla prima conclusione, poi mette dentro. La curva applaude Simone Inzaghi, il Cagliari non c'è proprio. Soprattutto come atteggiamento. Nel finale Joao Pedro serve Cerri che calcia fuori, mentre nel minuto di recupero Strakosha si oppone a Faragò.

SECONDO TEMPO — Maran prova a fare la rivoluzione: Pajac (ma non era rotto?) al posto di Klavan (che ha un tendine a pezzi) e Farias per Cerri che ha fallito un'altra occasione. Padoin va a fare il centrale e Pajac si mette a sinistra al suo posto. Ma è Correa che costringe Cragno all'intervento di piede. Poi ancora Faragò spaventa Strakosha che si oppone benone. La partita sembra non avere più senso, la Lazio la controlla, ma prima del Natale vuole regalarsi qualcosa di grande e al minuto 22 la chiude definitivamente con Lulic che in contropiede, servito da Immobile, non dà scampo a Cragno. Tutto parte da un rimpallo perso da Romagna con Correa in cui l'argentino resta a terra. Da quel momento ci sono solo cambi, anche Maran si arrende: toglie Barella e mette Dessena. La Lazio sfiora il 4-0, Immobile non ha la gioia personale, mentre i rossoblù chiudono meno mestamente beneficiando di un rigore (giusto) assegnato da Manganiello per una gomitata di Bastos a Joao Pedro che dal dischetto fa 3-1 e segna il quarto gol in campionato.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 22:57
Serie A, Empoli-Sampdoria 2-4:
decisiva la doppietta di Caprari nel finale

Il doppio sigillo del 25enne romano, subentrato all'85',
lancia i blucerchiati alla conquista dell'Europa che conta.
Per i toscani è la seconda sconfitta consecutiva



La Samp sale ai margini della zona Champions, Quagliarella realizza il settimo centro consecutivo superando il record di Barison (stagione 1963-64) e Caprari realizza una doppietta entrando dalla panchina. La squadra di Giampaolo batte per 4 a 2 l’Empoli dopo una gara che ha visto più volte entrare in campo la Var. Per i toscani è la seconda sconfitta consecutiva.

PRIMO TEMPO — L’inizio di partita è scoppiettante. La Sampdoria al 4’ va a segno con un colpo di testa di Quagliarella su cross di Murru. Ma il bomber doriano è in fuorigioco. Come segnala il guardalinee e conferma la Var. Al 9’, invece, è l’Empoli a passare in vantaggio. Murru crolla addosso a La Gumina. L’arbitro Calvarese indica il dischetto. E la Var conferma. Perfetta l’esecuzione di capitan Pasqual che spiazza Audero. La squadra di Iachini invece di cavalcare il vantaggio si abbassa di colpo. Consentendo alla Samp di conquistare metri preziosi. Quagliarella arriva con un attimo di ritardo su un cross invitante. Poi, il pareggio al 41’. Splendida azione individuale di Ramirez che salta un paio di avversari, entra in area di rigore e con un potente sinistro beffa Providel.

SECONDO TEMPO — Ancora la Var protagonista in avvio di ripresa. L’arbitro Calvarese concede il rigore alla Samp per un presunto contatto in area Silvestre-Tonelli. Il direttore di gara viene chiamato al video e dopo quasi tre minuti annulla la sua decisione. La squadra di Giampaolo comunque è padrona del campo. Forte anche di una condizione fisica decisamente migliore. Al 20’ il primo cambio. La Samp inserisce l’ex Saponara (accolto da tanti fischi) al posto di Ramirez. Uno dei protagonisti della prima ora di gioco. I doriani insistono all’assalto. Al 24’ il vantaggio sembra cosa fatta. Quagliarella colpisce in tuffo a botta sicura. Ma la palla vola alta sopra la traversa. L’attaccante si riscatta subito dopo realizzando il gol del 2 a 1. Cross di Murru e stavolta il colpo di testa di Quagliarella va a segno. Iachini prova a cambiare qualcosa inserendo Zajc al posto del deludente difensore Rasmussen e passa al 4-3-3. Ma è ancora la Samp a sfiorare il bersaglio con un colpo di testa di Andersen. Providel blocca con bravura. Al 31’ l’Empoli pareggia con Caputo che batte Audero con un perfetto diagonale in corsa. Calvarese annulla per fuorigioco su segnalazione del guardalinee. Ma la Var cambia ancora la decisione del direttore di gara. Caputo è in posizione regolare e il gol è valido. Ma non è finita.

CAPRARI SHOW — Al 42’ la Samp torna in vantaggio. Micidiale contropiede, bel tocco di Saponara che libera Caprari. L’attaccante va a segno con la complicità del portiere Providel. Arriva anche il 4 a 2, lo mette a segno ancora Caprari che tenta un cross che si trasforma in una conclusione imparabile per Providel. Segna anche La Gumina ma la Var annulla una rete che comunque non avrebbe cambiato l’esito della sfida.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:03
Genoa-Atalanta 3-1: Radu salva, Piatek segna.
Prima vittoria per Prandelli

A Marassi il portiere di casa ferma Ilicic dal dischetto, lanciando i rossoblù.
Autogol di Toloi, poi Lazovic e il polacco:
prima gioia per il nuovo tecnico Alla Dea non basta il rigore di Zapata



Il Genoa torna al successo dopo 83 giorni con il primo successo della gestione-Prandelli (clicca qui per leggere il tabellino della gara), contro un’Atalanta penalizzata dal k.o. in avvio di De Roon (costretto a uscire in barella), poi sbaglia un rigore con Ilicic e nella ripresa chiude in nove per le espulsioni di Palomino e Toloi.

HANDICAP — Partenza a handicap per la squadra di Gasperini, che perde in avvio De Roon per un intervento scomposto di Romero (ammonito). Il giocatore atalantino è costretto a uscire in barella, e al suo posto Gasperini inserisce Pessina, sino a ieri solo 2 presenze e 53 minuti in campionato. Una sfida da cuore e batticuore, in un primo tempo che dopo un grande intervento di Radu su Toloi al 20’, si accende all’improvviso al 33’. Romero salta a braccia aperte, tocca il pallone con la mano sinistra, ma il signor Doveri fa proseguire il gioco, nonostante le proteste nerazzurre.

VAR UNO — Trenta secondi dopo, però, su segnalazione del varista Fabbri, consulta il monitor e assegna il rigore. Sono attimi di grande tensione, la panchina rossoblù esplode e ne fa le spese il d.g. genoano Perinetti, espulso. Dal dischetto Ilicic si fa respingere il rigore da Radu. C’è tensione anche sulla panchina ospite: il fisiologo Bangsbo e Raimondi vengono allontanati dal campo.

VAR DUE — Quasi allo scadere del primo tempo, Atalanta ancora vicina al gol con Gomez (palo), ma Doveri ferma ancora il gioco per un sospetto tocco di mano di Criscito. Stavolta il gioco riparte e al sesto minuto di recupero Toli tocca sciaguratamente in gol un colpo di testa di Piatek e inganna Berisha. La squadra di Prandelli va così al riposo in vantaggio per uno a zero. Dopo l’intervallo, il tecnico rossoblù inserisce Rolon al posto di Veloso, un po’ in affanno nel primo tempo. Parte subito forte l’Atalanta, che al 2’ manca il pari con Zapata (conclusione a lato da distanza ravvicinata). Piatek (4’) sfiora il palo, ma subito dopo (9’) Criscito stende Freuler in area. Rigore per l’Atalanta e stavolta dal dischetto Zapata non sbaglia. Uno a uno. Il pari ospite toglie qualche certezza a Piatek e compagni e dall’altra parte Gasperini inserisce Rigoni per Gomez. Eppure, su un pallone rubato da Kouame, Romulo centra dalla destra un cross lungo che pesca dal lato opposto Lazovic: stop, controllo, tiro forte e angolato che sorprende Berisha. Genoa di nuovo in vantaggio. Ma la tensione non scende: dalla panchina genoana viene allontanato anche il preparatore dei portieri, Scarpi, per proteste. Berisha risponde da campione (30’) a un diagonale di Bessa, mentre Prandelli rinuncia a una punta e rinforza la mediana con Sandro. A dieci minuti dalla fine, il secondo giallo per Palomino (fallo su Piatek) lascia l’Atalanta in inferiorità numerica e apre grandi spazi per i rossoblù. Toloi passa al centro, a destra scala Hateboer, il cui errore (38’) porta i rossoblù vicini al terzo gol con il polacco. Che, al 43’, va comunque a segno con un destro all’incrocio su cross di Bessa che fa esplodere il Ferraris. Prima del fischio finale, secondo rosso atalantino a Toloi, poi è solo festa genoana.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:06
Milan-Fiorentina 0-1, Chiesa segna, il Diavolo scende al 5° posto

I rossoneri attaccano nel primo tempo ma Lafont para tutto.
Nella ripresa il gol-vittoria del figlio d'arte, una splendida botta
da fuori area che fa scivolare Gattuso in classifica.
Ritorno in campo per Conti



Non sarà un gran Natale per il Milan, sconfitto in casa dalla Fiorentina e privato del quarto posto dalla Lazio. Partitaccia di un Diavolo confuso e incerottato, che nelle ultime quattro gare tra campionato e coppa ha raccolto la miseria di due pareggi e due sconfitte (con eliminazione dall’Europa League). Finisce 1-0 per la Viola, rilanciata verso l’alto da un gioiello di Federico Chiesa.

CALHA SPRECA — Accorrono in oltre 52mila al Meazza per assistere a quello che dovrebbe essere uno scontro diretto per il posto in Europa, possibilmente quella di Champions. Il primo tempo, però, offre più voglia che precisione: l’impegno delle due squadre non manca, ma non è sempre supportato dalla lucidità negli ultimi venti metri. Le occasioni, in realtà, il Milan le avrebbe anche. E capitano quasi tutte a Calhanoglu: due tiri parati, uno respinto da Milenkovic a portiere battuto, uno sprecato in solitudine. Al conto va aggiunto un sinistro di Rodriguez dal limite, su cui Lafont interviene in tuffo.

PIPITA A SECCO — Quello che scende in campo all’inizio è un Milan che torna al 4-3-3 e che presenta Calabria in mediana, ruolo che non ricopriva dai tempi delle giovanili. Accanto a lui c’è Mauri, mentre in attacco spazio a Castillejo (panchina per Cutrone). Gli occhi sono puntati su Higuain, a secco da 7 partite prima di questa, ma il Pipita si vede raramente e non dà l’idea di essere al meglio. Neppure la Fiorentina, con Mirallas confermato in avanti, punge granché. Chiesa va spesso in accelerazione per conto suo, Simeone non ha molti palloni giocabili. Piuttosto scontato lo 0-0 all’intervallo.

DECIDE CHIESA — Higuain ha un sussulto a inizio ripresa, dopo una chance per Mirallas e una per Suso: gira bene di testa, Lafont è ancora reattivo. A metà ripresa, Gattuso svolta verso il 4-4-2 con Calabria e Calhanoglu interni, esperimento degli esperimenti: Cutrone (dentro per Mauri) ritrova il suo posto accanto al Pipita, a sinistra si colloca Laxalt (dentro per Castillejo). Montolivo resta in panchina una volta di più. La mossa, però, non paga. Ed è la Viola a trovare il varco giusto, al minuto 73. Il guizzo di classe è firmato Federico Chiesa, che si salta secco Calabria e scarica un destro da fuori area su cui Donnarumma non può arrivare. Il Milan accusa il colpo, ha una sola vera chance per pareggiare con Rodriguez, ma Lafont disinnesca il suo colpo di testa. L’unica notizia per rendere meno indigesto il panettone è il ritorno in campo di Andrea Conti: non giocava un match ufficiale in prima squadra dall’agosto del 2017.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:11
Serie A, Napoli-Spal 1-0: gol di Albiol

Il colpo di testa dello spagnolo a fine primo tempo porta
i campani momentaneamente a 5 punti dalla Juventus



Col minimo sforzo, ma anche col patema finale. Il Napoli batte la Spal e guarderà con interesse al risultato della Juventus, in campo tra poche ore contro la Roma. C'è voluto un colpo di testa di Albiol, su palla inattiva, per sbloccare il risultato. Un vero toccasana, considerata la scarsa vena degli attaccanti, ancora una volta rimasti al palo. E così l'astinenza di Insigne e Mertens continua, nonostante la piena fiducia concessa loro da Ancelotti. La Spal s'è difesa come ha potuto e nel finale ha addirittura sfiorato il pareggio che gli è stato negato da una parata prodigiosa dell'ex Meret.

POCHI RISCHI — Ancelotti non vuole rischiare niente e limita il turnover ad un paio di cambi, considerando che Allan è fuori per un problema alla schiena. Sorprende la scelta dell'allenatore napoletano di tenere fuori Arek Milik, l'uomo che ha deciso le ultime due trasferte, a Bergamo e Cagliari. E sorprende anche la decisione di schierare Koulibaly e Insigne, entrambi diffidati. Probabilmente, la poca consistenza dell'avversario avrà consigliato al tecnico di rischiarli, a prescindere. Ed in effetti, pronti via, la Spal si sistema nella propria metà campo rimettendosi ad improbabili ripartenze che dovrebbero esaltare la velocità di Paloschi e Lazzari: il tentativo non riesce.

PALLA INATTIVA — Il Napoli, in ogni modo, fa fatica a trovare gli spazi giusti per sorprendere Gomis. Ci prova Insigne (11') e riesce pure a segnare, ma il gol è annullato per fuorigioco. Il primo tiro in porta degli emiliani arriva al 36': la conclusione di Cionek è alta. La pressione del Napoli è costante, la Spal si difende a oltranza, arretrando anche i due esterni di centrocampo, Lazzari e Fares. La barriera eretta da Semplici a difesa di Gomis regge per tutto il primo tempo e crolla soltanto nei minuti di recupero (46') quando Albiol salta più in alto di tutti e gira di testa in rete il calcio d'angolo battuto da Mertens. Ancelotti tira un sospiro di sollievo, il suo Napoli al riposo in vantaggio.

MIRACOLO MERET — La parte iniziale della ripresa è un monologo del Napoli, interrotto dalla conclusione di Schiattarella (8') che Meret respinge col corpo. Tanto lavoro, ma poca concretezza, perché nell'area della Spal va in onda il festival dei gol sprecati. L'idea di dover arrivare in porta col pallone spesso penalizza la fase offensiva. Ci prova Mertens (18'), ma il tiro è controllato da Gomis. È la volta di Koulibaly (23') a colpire male di testa il pallone a pochi metri dal portiere emiliano. La spinta del Napoli si esaurisce al 36' con il palo colpito da Mertens. Poi, il San Paolo assiste timoroso all'assalto finale della Spal. Meret deve superarsi in due occasioni: su Plaoschi (46') respingendo coi pugni e un minuto dopo sul colpo di testa di Fares: il suo colpo di reni per togliere il pallone dalla porta è un vero prodigio.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:15
Sassuolo-Torino 1-1: Belotti illude, Brignola pareggia al 92’.
Gol annullato a Iago al 94’

Partita molto equilibrata a Reggio Emilia: granata in vantaggio nella ripresa con il gol del Gallo.
I neroverdi pareggiano al 92’, due minuti più tardi annullata la rete a Falque



La Var cancella il colpaccio del Torino: è 1-1 (GUARDA QUA IL TABELLINO DELLA PARTITA). Perché sui fuorigioco il controllo è obbligatorio, su spinte e trattenute (i lamenti del derby) no. E quindi la zampata della vittoria firmata Iago Falque viene annullata dopo un minuto di rivisitazione dell’azione alla moviola: resta il pareggio acciuffato di testa da Brignola un minuto dopo il novantesimo e resta l’amarezza dei granata, che avevano condotto a lungo il match grazie al diagonale di capitan Belotti (54’) ispirato da un assist al bacio di Zaza. Che con Ichazo (parata decisiva su splendida sforbiciata di Matri, 50’) ha riscattato il pasticcio della stracittadina anche attraverso una prestazione finalmente incisiva.

EQUILIBRIO — Partita incandescente nel lungo recupero (oltre 6’), e nel complesso equilibrata. Le squadre si sono alternate nel comando delle operazioni fin dalla prima parte, dove ci sono stati soltanto due acuti in zona gol, uno per parte.

MARCATURE — De Zerbi ha preferito Matri a Babacar (entrato poi), Mazzarri si è preoccupato molto di bloccare le fonti di gioco e quindi ha piazzato Baselli a uomo su Sensi e Meité addosso a Locatelli. I due granata si sono invertiti i compiti nella ripresa. Mentre Bourabia è finito contro Rincon che perciò slitta spesso a sinistra rispetto la sua abituale posizione centrale laddove Baselli ha agito agisce praticamente da trequartista.

BUON BERARDI — In avanti il Sassuolo può contare sul grande dinamismo di un Berardi in condizioni atletiche eccellenti. Pure Di Francesco, sull’altra fascia, è bello vivace. Il Toro ripropone la coppia offensiva del derby con Zaza che appare ben disposto e capitan Belotti impegnato a cucire il gioco con i centrocampisti, un compito assai dispendioso.

PRODEZZE — La sfida si mantiene interessante anche se le difese finiscono per prevalere puntualmente sui tentativi di sfondamento. Al riposo i tifosi granata ripensano con rammarico al diagonale mancino di Zaza respinto in volo da Consigli. Quelli neroverdi non hanno digerito la parata in tuffo di Ichazo sul colpo di testa ravvicinato di Berardi. Il sostituto di Sirigu si ritrova la palla tra le mani giusto sulla linea bianca perché l’attaccante del Sassuolo impatta la sfera in modo sporco: l’avesse presa di fronte piena sarebbe stato impossibile evitare il gol, si era nell’area piccola.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:18
Serie A, Udinese-Frosinone 1-1: gol di Mandragora e Ciano

Lo scontro-salvezza si risolve senza vincitori:
al vantaggio dei padroni di casa rispondono i ciociari nella ripresa



L’Udinese tira di fatto una sola volta in porta, fa gol con Mandragora (32’ del primo tempo), ma resta in letargo per tutta la gara e alla fine l’1-1 (pareggio di Ciano su rigore) penalizza soprattutto il Frosinone. Fischia la Dacia Arena, sonora contestazione: nel mirino giocatori e società. Prestazione sconcertante, sia fisicamente sia a livello di personalità dei ragazzi di Nicola. Buon inizio invece per Baroni, che muove la classifica e prende atto di avere fra le mani un gruppo ancora vivo.

RITMO BASSO — Squadre praticamente a specchio: 3-5-2 con De Paul da una parte e Ciano dall’altra a svariare lungo tutto il fronte offensivo a supporto rispettivamente di Lasagna e Ciofani. Non solo, i due di fatto sono i veri registi avanzati delle rispettive squadre: rientrano anche di parecchi metri per cercare di dare qualità e qualche idea decente in una gara però bloccata, davvero bruttina per tutto il primo tempo. E in effetti il gol di Mandragora arriva dal nulla dopo oltre mezzora di non gioco, ritmo bassissimo e attacchi sempre a difesa schierata. Il gesto tecnico del centrocampista di scuola Juve è comunque da applausi: lungo centro da destra di Larsen e sinistro di prima intenzione di Mandragora appostato sul secondo palo con Zampano che non riesce a chiudere in tempo. L’Udinese è di fatto tutta qui prima dell’intervallo: da segnalare un paio di tiri da lontano (Fofana e De Paul) fuori misura. In mezzo al campo, Behrami va soprattutto di vanga, Fofana spinge in maniera disordinata e Mandragora sbaglia parecchio in appoggio. Sulle fasce da registrare la generosità di D’Alessandro e la “timidezza” di Ter Avest. Il Frosinone? All’11’ Chibsah colpisce di testa da buona posizione ma Musso blocca a terra. Quindi, una volta in svantaggio, ecco il missile dai 25 metri di Ciano che colpisce il palo alla destra di Musso: sorpreso e immobile il portiere argentino.

LA RIPRESA — Poco prima dell’ora di gioco, Baroni cala la carta Pinamonti: fuori il deludente Ciofani. Il baby attaccante piazza subito un paio di pressing che danno fastidio là dietro ai friulani. Al 15’, Ekong tarda a rinviare un centro velenoso a due passi da Musso, e quando trova i giusti tempi per calciare sembra invece colpire le gambe di Ciano che nel frattempo aveva preso posizione fra palla e avversario: rigore. È lo stesso Ciano a trasformare. Baroni toglie allora Fofana: dentro Pussetto; Udinese con De Paul a ridosso di Lasagna e appunto Pussetto. Ma i bianconeri non cambiano mai passo ed è anzi il Frosinone ad alzare il baricentro: pericolosissimo il sinistro a girare di Pinamonti (sporcato in angolo da Ekong), poi Musso blocca a terra il destro di Chibsah.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:22
Serie A, Chievo-Inter 1-1:
Perisic non basta, Pellissier pareggia nel recupero

A Verona Spalletti scappa con un gol del redivivo croato,
ma nel finale arriva il clamoroso gol del pari da parte del sempreverde bomber gialloblù



Quando ti si rivoltano contro anche gli amici… L’Inter tradita dal recupero, che tante soddisfazioni aveva dato in questa stagione. Il Chievo ferma i nerazzurri al minuto 91’, su un lancio lungo di Rossettini, prolungato di testa da Stepinski: l’eterno Pellissier colpisce, gelando un’Inter che già si vedeva a +8 sul Milan quinto. E esaltando un ambiente, quello veronese, che ha bisogno di credere che i miracoli siano possibili, con 5 punti in classifica. Non è un miracolo, il pari contro un’Inter che manca di killer instinct, che sembra aver perso un po’ di personalità, ma che comunque nel secondo tempo aveva legittimato il vantaggio. Sembrava bastare il gol di Perisic, finalmente ritrovato su buoni livelli, sembrava bastare un tempo da leader di Icardi, sembrava che l’esperimento finale del 3-5-2 con Mauro e Lautaro, e Ivan a tutta fascia, potesse essere una traccia anche per il futuro. Invece la voglia del Chievo trasforma il tutto in una frenata, fa sì che il Napoli prossimo avversario si più lontano (8 punti). E apre legittimi dubbi sullo stato di forma dei nerazzurri, mai davvero in grado di prendere “possesso” della partita e troppo brutti nei primi 45’.

RITORNA IVAN — Il feeling di Ivan con il Chievo è confermato: sesto gol nelle ultime quattro partite contro i gialloblù. Un anno fa ne fece 3 nel 5-0, quest’anno la rete è pesante perché toglie il freno a mano all’Inter, che si muoveva a fatica. E chiude anche un suo digiuno che iniziava a diventare “importante”: tanto da meritare un festeggiamento di rabbia, con calcio al palo. Dopo 12 gare senza reti il croato conclude con un tocco ravvicinato una bella azione che lui aveva innescato con un velo sul passaggio in verticale di De Vrij: da lì la palla finisce a Icardi, che la smista a sinistra per D’Ambrosio, che crossa basso. 1-0. E’ il 39’, i nerazzurri avevano creato una sola vera occasione con un altro cross del terzino sinistro, ma Sorrentino reattivo aveva chiuso su Icardi. Per il resto poche idee, qualche rischio con passaggi sbagliati in impostazione, un po’ di sofferenza sul pressing, pochi strappi da Nainggolan (60’ complessivi) e Joao Mario.

ACCESI — Levato il freno, superata l’ansia di scardinare la doppia linea clivense, l’Inter si distende. Di Carlo passa al 3-5-2, apre un po’ di spazi ma prova anche a offendere, tanto che serve un super Handanovic su Pellissier innescato da Giaccherini (13’). Ma è la partita che si accende, provando a rendere un po’ meno silente l’infreddolito pubblico del Bentegodi. Icardi dopo 45’ di attesa torna quello delle ultime uscite: più generoso (anche un gran recupero difensivo), più collaborativo e più volte pericoloso. Sorrentino chiude sull’azione più bella, con dialogo con Perisic, finta su Bani, tiro sul primo palo. Entra Lautaro, l’Inter passa 3-5-2, ma non sembra davvero dannarsi per trovare il secondo gol. Errore, perché di là c’è un 39enne che ancora scatta al 91’, prendendosi un punto.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:25
Serie A, Parma-Bologna 0-0: gara spenta e senza reti

Poche occasioni da gol nel derby dell’Emilia: la squadra di D’Aversa non trova i tre punti
che mancano da un mese e quella di Inzaghi non approfitta del pari tra Udinese e Frosinone



Un palo, uno pseudo gol annullato e poi la nebbia: di gioco, idee, incisività. Il derby finisce per raffreddare ogni velleità quando a un certo punto, vuoi per mancanza di trame o per sfinimento fisico o soprattutto per errori tecnici, Parma e Bologna finiscono per conservare, sbagliare, annebbiarsi a vicenda e annoiare. Poi il punticino mantiene i ducali in un posto che sa di tranquillità e il Bologna sempre in zona-retrocessione: la squadra di Inzaghi ha festeggiato proprio oggi un anno senza vittorie esterne (l’ultima a casa-Chievo il 22 dicembre 2017). E da festeggiare c’è ben poco.

PALO E CAOS — Pronti-via e il Bologna fa subito l’errore difensivo: Siligardi si ritrova solo davanti a Skorupski, tiro sicuro, palo. È un gol mangiato ma dà il senso della partita: solitamente abituato ad agire di rimessa coi suoi contropiedisti, il Parma sceglie di tenere palla e confezionare qualcosa. È il Bologna, infatti, a chiudersi per cercare ripartenze che porteranno giusto un tiro moscio di Palacio al 35’: il resto è nulla, nel senso che il Parma (col trio Gervinho-Inglese-Siligardi) lavora di incroci e sponde attendendo il sostengo di un centrocampo in cui Scozzarella è libero di agire. Inzaghi non ha cambiato praticamente formazione rispetto allo 0-0 contro il Milan: c’è Dzemaili al posto dell’infortunato Poli e le notizie (se così si può dire) sono che Orsolini e Destro sono ancora in panchina. Soprattutto riferendosi al primo, è fin troppo chiaro che nel primo tempo il Bologna non riesca a costruire nulla di buono: gli esterni sono di burro (Mbaye e Mattiello), Svanberg tocca un solo pallone, Santander deve fare da sponda e solo una volta arriva lungo su raro cross dal fondo. Insomma: primo tempo targato-Parma che però oltre al palo di Siligardi arriva al tiro con lo stesso esterno d’attacco (fuori) e ad alcuni cross inutili.

FUORIGIOCO — La ripresa si fa un po’ meno intensa: perché la confusione regna anche se Inzaghi prova – inserendo prima Orsolini e poi Destro – a cercare di sfatare quella benedetta mancanza di vittorie esterne. Il sussulto del Bologna comunque arriva: palla manovrata da sinistra che produce un calcio d’angolo; Santander spizza all’indietro e Calabresi – pescato poi in fuorigioco – prima colpisce il palo e poi la infila sempre di testa in rete. Pseudo-gol annullabile e annullato. Il Parma reagisce con cambi che danno qualcosina ma non abbastanza: Sprocati cerca la porta due volte e su una di queste una deviazione di Inglese fa rischiare l’1-0; ancora il centravanti parmigiano è protagonista con una girata di testa che Skorupski controlla agilmente e lascia sfilare fuori. Ancora cambi (dentro Stulac e Ciretti nel Parma) ma la storia non cambia: la squadra di D’Aversa fatica a proporsi bene, il Bologna tenta una volata con Palacio che corre come un ragazzino senza però arrivare alla conclusione. E la conclusione è: zero a zero che fa contento un Bologna comunque e ancora in zona-B.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:29
Juventus-Roma 1-0: decisivo il gol di Mandzukic

Un colpo di testa del croato su cross di De Sciglio piega i giallorossi.
Annullate due reti ai bianconeri: a Chiellini e a Douglas Costa, Olsen il migliore dei suoi



Il Natale bianconero si festeggia nel tepore di chi si scalda con mezzo scudetto: l'1-0 sulla Roma, mai in discussione in una sfida dominata con i muscoli e col ritmo, significa titolo d'inverno con due turni d'anticipo. Venticinque punti più giù ecco la Roma, più che doppiata in classifica: il Natale giallorosso è più gelido e non solo per la differenza vista allo Stadium. A DiFra serve tutt'altro atteggiamento per uscire dalla palude e trovare nuovi motivi per godersi le feste nelle prossime due. Allegri, invece, si può specchiare nella faccia cattiva di Mandzukic, spietato guerriero vichingo. Pazienza se attorno a lui allo Stadium ci sarebbe pure spazio per i buoni sentimenti: prima del match, Marchisio a metà campo ha salutato il suo vecchio popolo. Tra l'altro, la temperatura deve avergli ricordato la Russia, nuova patria. Ha pure fatto un giro sotto alla curva, come ai bei tempi, come continuano a fare dopo ogni vittoria (Genoa escluso) i suoi ex compagni.

BICOLORE — Cristiano non si riposa, non oggi, non adesso che la Juve vuole mettere sotto l'albero il primo posto a metà campionato. Con lui i due compagni di merende con cui sa banchettare meglio: Dybala gioca di fino, Mandzukic usa la corazza a tutto campo. Con la benzina delle mezzali Matuidi e Bentancur, la Juve finisce per dominare, anche perché una Roma arrendevole le dà una discreta mano. Florenzi, molto basso a sinistra, è chiamato soprattutto a soccorrere Kolarov, costretto a sua volta a stringersi accanto ai centrali Manolas e Fazio. Zaniolo, rimpianto bianconero, è più vicino ai centrocampisti che ai due attaccanti, Under e Schick. Quest'ultimo, più che rimpianto, è stato sedotto e abbandonato dalla Signora: la versione sbiadita vista all'Allianz non ha sicuramente fatto cambiare idea ai dirigenti bianconeri. Alla fine dei conti, il prudente 3-5-2 nei piani di Di Francesco dovrebbe limitare il gioco sulle fasce dei bianconeri, fonte primaria in cui si abbevera Allegri. Ma il piano funziona poco e niente e il primo tempo è un bicolore bianco e nero.

SFONDAMENTO LENTO — È da sinistra che la Juve sfonda più volte, risucchiando i giallorossi nella fossa delle Marianne: Alex Sandro, Matuidi, Cristiano danno un dinamismo vorticoso. È proprio il brasiliano, ringalluzzito dal nuovo contrattone da cinque milioni, ad andare vicino al gol tre volte in 20 minuti: in due occasioni Olsen si supera, in un'altra un tiro ravvicinato è ribattuto dalla difesa. La differenza di ritmo è evidente: sulle punte giallorosse cade sempre la mannaia degli anticipi dei centrali bianconeri, in primis di Bonucci, preferito a Benatia. Se da un lato la Juve mette nel pallottoliere calci d'angolo su calci d'angolo, dall'altro la Roma fatica a uscire dal guscio. Il portiere svedese, in super serata, resiste ai tentativi portoghesi, ma capitola di fronte allo strapotere croato: su un cross dolce di De Sciglio, insolito perché mancino, Mandzukic si esibisce nella specialità dell'anno. È il salto sulle spalle del terzino di turno. Dopo aver "bullizzato" nell'ordine Mario Rui, Rodriguez e Asamoah, Mario stavolta stravince il duello aereo con il povero Santon e fa 1-0.

LA SFIDA DI CR7 — Kluivert è per la Juve quel centravanti raffinato dell'Ajax sconfitto in finale di Champions: regala ricordi dolci. Il figlio Justin ieri ha sbattuto il muso contro una vecchia rivale di papà Patrick: entrato in campo al posto di Florenzi per spostare il baricentro, non è riuscito tanto nell'impresa. Al contrario, Cristiano continua il suo duello alla baionetta contro Olsen: lo svedese gliele prende tutte, di testa e di piede, da vicino e da lontano. Al portoghese non rimane che scalciare il palo e sbracciare contro il destino e la stanchezza: Allegri ha già detto che in una delle prossime due, tra Atalanta e Samp, gli darà un po' di tregua, forse necessaria. Anche se lo strappo nel recupero per il cross tramutato in rete da Douglas Costa e annullato dal Var certifica la necessità di averlo sempre e comunque in mezzo alle difese avversarie. Il suo sodale Mandzukic, invece, dimostra fino alla fine di avere una cilindrata diversa dal resto della compagnia: è il primo dei difensori quando la Roma prova a imbastire qualcosa di buono. Ha la stessa fame di capitan Chiellini che continua nello stato di forma sublime: andrebbe pure a fare il 2-0 di testa, ma l'arbitro annulla. Negli ultimi dieci minuti gli capita di marcare il ben più pericoloso Dzeko, ma non sembra esserci davvero niente che possa rovinare il Natale bianconero.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:30
SERIE A 2018/2019 17ª Giornata (17ª di Andata)

22/12/2018
Lazio - Cagliari 3-1
Empoli - Sampdoria 2-4
Genoa - Atalanta 3-1
Milan - Fiorentina 0-1
Napoli - Spal 1-0
Sassuolo - Torino 1-1
Udinese - Frosinone 1-1
Chievo - Inter 1-1
Parma - Bologna 0-0
Juventus - Roma 1-0

Classifica
1) Juventus punti 49;
2) Napoli punti 41;
3) Inter punti 33;
4) Lazio punti 28;
5) Milan punti 27;
6) Sampdoria punti 26;
7) Fiorentina e Sassuolo punti 25;
9) Atalanta e Roma punti 24;
11) Torino punti 23;
12) Parma punti 22;
13) Genoa punti 19;
14) Cagliari punti 17;
15) Empoli e Spal punti 16;
17) Udinese punti 14;
18) Bologna punti 13;
19) Frosinone punti 9;
20) Chievo(-3) punti 5.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 22 dicembre 2018 23:33
Re:
ilpoeta59, 19/12/2018 15.13:

La Juve dovrà perdere tre partite, il Napoli le dovrà vincere tutte, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce, anche gli uccelli faranno ritorno! [SM=x611915]




E questa con la Roma non l'abbiamo persa... Ma, piuttosto, pensa che Natale avresti trascorso se fossi stato tifoso del Milan o dell'Inter. Quindi non sarà tre volte Natale ma comunque per il Napoli a Natale sarà festa tutto il giorno...

Buon Natale.

binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 18:53
Frosinone-Milan 0-0: la crisi continua

I rossoneri non vanno oltre il pari contro i ciociari e ringraziano Donnarumma, autore di tre grandi interventi



Il filo che tiene legato Rino Gattuso alla panchina rossonera adesso è più sottile di un capello. Lo zero a zero di Frosinone era uno dei risultati non ammessi dalla società, dopo quello con Torino e Bologna, e la sconfitta interna con la Fiorentina. Non resta che capire se la dirigenza gli lascerà ancora un chance fra tre giorni con la Spal a San Siro, e la logica parrebbe indirizzare la situazione verso questo scenario, dal momento che l’ultima partita dell’anno solare è alle porte e dopo ci sarà tempo e modo per valutare e prendere eventuali decisioni. Di certo il Milan, al di là del risultato, ha fatto troppo poco per mostrare un’inversione di tendenza, confermando le paure mentali e l’involuzione tattica evidenziata nelle ultime uscite. Il fatto che il migliore fra i rossoneri sia Donnarumma la dice lunga sul momento attraversato dalla squadra. Al netto, ovviamente, degli infortuni (stavolta è rimasto a casa anche Suso, ma rientravano Kessie e Bakayoko dalla squalifica). Gattuso è ripartito dal 4-3-3, con Cutrone largo a sinistra, e ha provato anche a cambiare vestito tattico, passando al 4-3-1-2 (Castillejo dietro Cutrone e Higuain) e al 3-4-1-2 nell’ultimo spezzone di partita, ma non c’è stato nulla da fare: questione di testa, soprattutto, quella che invece il Frosinone ha avuto dal primo all’ultimo minuto, con un approccio maturo e molto tonico in una sfida dove le occasioni migliori sono state nei piedi dei padroni di casa.

LA PRIMA FRAZIONE — Il primo tempo rossonero è stato emblematico dello stato di salute mentale della squadra, nel senso che il Milan è partito con personalità e convinzione, ma ha finito con lo spegnersi man mano che le azioni non producevano effetti. Una sorta di scoramento che si è insinuato dopo ogni manovra non andata a buon fine. Un primo tempo, comunque, giocato decisamente male, e che ha mostrato i consueti difetti delle ultime uscite: possesso palla fine a se stesso, sterile, attendendo qualcuno che ci mettesse un guizzo. Attesa vana: Higuain ha vagato ad anni luce dall’area, Castillejo ha fatto una fatica spropositata a proteggere palla, Calhanoglu si è fatto ricordare per l’ennesima prova fantasma e Cutrone, relegato in fascia, ha cercato di adattarsi come può ai compiti da esterno. I problemi veri per il Milan sono iniziati quando il Frosinone ha capito di potersi alzare un po’ senza rischiare chissà quali imbucate, cosa accaduta nella seconda parte di frazione. I padroni di casa hanno punto soprattutto sulle fasce, dove Ghiglione ha imperversato a destra, costringendo Rodriguez a starsene rintanato, e Beghetto si è infilato spesso e volentieri a sinistra, mentre in mezzo Chibsah ha fatto girare bene la squadra saltando spesso la mediana rossonera. Avrebbe comunque potuto essere una partita diversa, se Cutrone dopo due minuti avesse capitalizzato un cross di Calabria, che lo ha pescato tutto solo in area. Ma Patrick ha pasticciato di controbalzo, divorandosi l’occasione. Il Milan si è visto ancora due volte (un palo di Castillejo e un’altra conclusione su cui vola Sportiello) e poi è uscito di scena, lasciandola al Frosinone. Dapprima con un bel tiro al volo di Ghiglione (bravo Donnarumma), poi con Beghetto che tutto solo ha sparato in curva, e infine con la magnifica azione del gol di Ciano, cancellata dal Var per un fallo a centrocampo su Calhanoglu.

I SECONDI 45’ — La ripresa non è stata molto diversa. Il Milan ha riprovato a iniziare con un po’ di vigore, ma si è ritrovato presto di nuovo vittima di se stesso, a trotterellare per il campo senza grande convinzione. Il Frosinone rispetto ai primi 45 ha preferito non scoprirsi troppo in modo da non correre rischi, ma nonostante ciò ha avuto le occasioni più nitide: ancora con Ghiglione (botta dalla distanza), a cui si è opposto nuovamente Donnarumma, e con Ciano, che il portiere rossonero ha disinnescato con un prodigio. Sul versante rossonero restano pochissimi spunti: un colpo di testa di Romagnoli bloccato da Sportiello e una lunghissima lotta – anzi, litigio – di Higuain col pallone, che non è mai riuscito a governare e calciare come si deve. Troppo poco. Praticamente il nulla.

Marco Pasotto

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 18:57
Atalanta-Juve 2-2, Ronaldo entra e segna il pari.
Bianconeri in 10 dal 53'

La squadra di Allegri avanti dopo 2' grazie a un'autorete di Djimsiti.
Poi Zapata segna due reti. Sull'1-1 cartellino rosso per Bentancur.
Al 65' entra il portoghese e realizza il pareggio.
Al 91' annullato per fuorigioco il 2-3 di Bonucci



La prima Juventus senza Cristiano Ronaldo ha bisogno di Cristiano Ronaldo per evitare la prima sconfitta in trasferta in campionato del 2018. Proprio il fenomeno portoghese firma il gol del 2-2 (GUARDA IL TABELLINO DELLA PARTITA) e tira fuori la Juventus da una partita rognosissima, con l’Atalanta che era avanti di un gol e di un uomo (rosso a Bentancur).

LE DIFFICOLTÀ — L’Atalanta di Gasperini è il peggior avversario da affrontare il 26 dicembre, quando sei reduce da un dicembre terribile e hai tanta voglia di staccare. I nerazzurri mettono sul campo una fisicità debordante, sia sul piano della corsa che nei duelli di potenza. Hanno un centravanti, Duvan Zapata, in stato di grazia: con la doppietta alla Juve fanno 8 in 5 partite. In pratica tutti i gol di dicembre dei bergamaschi sono suoi. La Juve, avanti dopo nemmeno 2’ con un tocco di Djimsiti (quello che su questo campo aveva cancellato Icardi segnando anche un gol) nella propria porta, non ha mai tempo di costruire gioco. Col passare dei minuti cede campo, accontentandosi di gestire. Il gol dell’1-1 arriva alla prima occasione per l’Atalanta, ma non è immeritato. Zapata salta Bonucci aiutato anche da una leggera carambola e scarica il sinistraccio alle spalle di Szczesny.

ANCORA ZAPATA — La ripresa, dopo un primo tempo che si conclude intenso ma senza grosse occasioni, non dà la svolta alla manovra della Juve, sempre ingessata anche per meriti dell’Atalanta. Un corner del Papu messo in porta ancora da Zapata arriva 3’ dopo l’espulsione di Bentancur che fa infuriare Allegri. Non tanto per il provvedimento in sé, che può starci, quanto perché arriva parecchi secondi dopo il fallo stesso. E come spesso accade alle squadre che hanno grandi doti morali oltre che tecniche, la Juventus che reagisce allo svantaggio è la migliore di giornata. Allegri la ridisegna con Pjanic e Cristiano per Douglas e Khedira (così così il suo rientro dal 1’), con Emre Can (colpevole sul 2-1) che sale molto di tono e il solito lavoro di Mandzukic. Ronaldo brucia Djimsiti e pareggia da azione da palla inattiva dopo un tocco di Mandzukic e Zapata che fa un po’ di confusione in marcatura. E’ una Juve che lascia spazio ai contropiede dell’Atalanta, ma dopo il pari sfiora il clamoroso ribaltone con una costruzione Emre-De Sciglio, con Mandzukic che non riesce ad arrivare sul cross basso. La partita è molto intensa, a tratti anche bella. Bonucci segna il 3-2, ma c’è fuorigioco sul tocco di Alex Sandro. Giusto così, l’Atalanta non avrebbe meritato di perdere. E la Juve, in attesa di Inter-Napoli, chiude il suo 2018 in campionato da imbattuta lontana dallo Stadium.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 19:00
Bologna-Lazio 0-2: Simone Inzaghi inguaia il fratello Pippo

Nella prima sfida in A tra i due fratelli la spunta Simone con i gol di testa di Luiz Felipe e Lulic.
I biancocelesti salgono al quarto posto, a +3 dal Milan. Pippo rimane terzultimo



Simone batte Pippo, il derby degli Inzaghi va alla Lazio che con un gol per tempo (entrambi sugli sviluppi di un calcio d'angolo) piega un Bologna rinunciatario e, alla fine, pesantemente contestato dai suoi tifosi. La situazione degli emiliani si fa sempre più difficile, ma a preoccupare più della classifica è l'involuzione della squadra. La Lazio invece coglie la seconda vittoria consecutiva dopo il digiuno di un mese e mezzo e si isola al quarto posto in classifica grazie al pareggio del Milan a Frosinone.

ANDAMENTO LENTO — Baci e abbracci tra gli Inzaghi prima della partita, sotto gli sguardi giustamente orgogliosi di papà Giancarlo e mamma Marina. A fine partita non sarà lo stesso, con Pippo ovviamente deluso e preoccupato e Simone che quasi si dispiace per l'affronto fatto al fratello più grande. E pensare che l'inizio della partita fa pensare ad un clima natalizio-familiare anche in campo. Ma è solo un'illusione. Il Bologna si mantiene basso, troppo basso perché teme la fisicità della Lazio e perché questo atteggiamento nelle ultime partite con Milan e Parma aveva prodotto altrettanti pareggi. La Lazio, dal canto suo, mantiene il ritmo basso perché questo è ormai il suo modo di operare. Non più arrembaggi a tutto spiano dal primo minuto, ma manovra più ragionata e sorniona. Inzaghi (Simone) conferma il 3-5-2 fantasia della partita col Cagliari con Milinkovic e Luis Alberto mezzali. Le uniche varianti sono Leiva per Parolo e Caicedo al posto dell'acciaccato Immobile (entrambi entreranno nella ripresa). I padroni di casa rispondono con un 3-5-2 a trazione posteriore, nel senso che restano fin troppo guardinghi. La Lazio, dopo un paio di tentativi di Luis Alberto passa alla mezzora. Angolo dello stesso Luis Alberto e testa vincente di Luiz Felipe (al primo gol stagionale).

STESSO COPIONE — Il centrocampista spagnolo e il difensore brasiliano saranno poi protagonisti anche dell'azione del raddoppio allo scadere. Che sarebbe la fotocopia del primo gol se non fosse che stavolta la "spizzata" di Luiz Felipe sull'angolo di Luis Alberto necessita anche di un ulteriore tocco vincente che si materializza grazie a Lulic. Il 2-0 arriva anche troppo tardi per come si sviluppa la partita. I biancocelesti potrebbero infatti mettere al sicuro il risultato già con Correa prima dell'intervallo, poi con Immobile (due volte) e Milinkovic nel corso della ripresa. L'inerzia della gara non cambia infatti nonostante le sostituzioni. L'Inzaghi laziale getta nella mischia prima Immobile, poi Parolo e Lukaku (escono Caicedo, Ciorrea e Milinkovic), lasciando invariato il modulo. L'Inzaghi bolognese, invece, finisce con quattro punte in campo (a Santander si aggiungono Orsolini, Palacio e Destro), ma l'artiglieria pesante finisce paradossalmente (o forse no) col rendere la squadra di casa ancora meno produttiva.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 19:06
Cagliari-Genoa 1-0: decide Farias

La squadra di Maran torna alla vittoria in campionato dopo 7 partite. Per i ragazzi di Prandelli ennesimo stop



Respira il Cagliari, piange il Genoa. Ai sardi la vittoria (1-0) mancava da due mesi (28 ottobre) da quando superarono il Chievo alla Sardegna Arena (GUARDA QUI IL TABELLINO). Li porta in paradiso un colpo del Mago di Sorocaba Diego Farias, uno che spesso litiga con gol e pallone, ma che, come tutti i maghi, è capace di colpi di genio. Il Cagliari non poteva perderla, qualche tensione cominciava ad affiorare. Il Genoa voleva bissare la bella prova di sabato con l'Atalanta, ci riesce in parte, perché nel calcio vice chi la butta dentro e, pur con grandi interventi di Cragno, i genoani non riescono a centrare il bersaglio. Il clima iniziale in una splendida giornata di sole è di festa: Luna Melis, la giovane cantante di Uta protagonista a X Factor in mezzo al campo a salutare i sardi, la più bella lettera di Babbo Natale premiata, la maglia speciale da vendere per Charity Stars, l'ex storico difensore Oreste Lamagni in tribuna con gli altri storici rossoblù. Lo stadio è quasi pieno.

PRIMO TEMPO — Maran rivoluziona un bel po' la squadra rispetto alla disastrosa prova di Roma con la Lazio. Srna e Ceppitelli tornano ai loro posti dopo la squalifica. Pisacane vince il ballottaggio con Romagna. Pavoletti ha recuperato dai risentimenti varie ed è al suo posto di centravanti con Farias accanto; per tre partite il livornese è mancato e parecchio. Il cambio sostanziale è in regia dove torna Cigarini al posto del croato Bradaric. Non accadeva dalla sfida interna col Torino. Rifiata anche Ionita, la mezzala destra è Faragò. Ma il moldavo deve andare a scaldarsi immediatamente perché Romero ripete la scena fatta con De Roon sabato scorso e con un'entrataccia (punita col giallo da Orsato) manda fuori causa Joao Pedro che dopo 15' deve uscire. Prandelli manda in campo gli stessi che hanno chiuso la sfida vincente con l'Atalanta (il suo primo successo al Genoa, dopo un pari con la Spal e la sconfitta con la Roma). Quindi Kouame (che poteva finire al Cagliari prima che arrivasse Cerri) sta in panchina e Bessa agisce dietro Piatek, in una sorta di 3-5-1-1. La gara è equilibrata, il Genoa accelera di più, ma Cragno respinge bene solo una volta quando Piatek in black door fulmina Ceppitelli e tira. Il Cagliari ha la sua occasione con Barella lanciato splendidamente da Cigarini, tira a giro Radu manda in angolo. C'è equilibrio totale, ma nello sprint finale con 3' di recupero è il Cagliari che ha l'acuto vincente. Srna crossa, Ionita fa velo, la palla arriva a Farias che colpisce in modo non irresistibile, ma il pallone rimbalza in modo tale che Radu non riesce a intervenire e il brasiliano toglie la maglia pazzo di gioia per il secondo gol in campionato. Uno a zero con tripudio rossoblù, in vantaggio, cosa che non accadeva, anche questa dalla sfida col Chievo del 28 ottobre.

SECONDO TEMPO — Prandelli tornato furioso negli spogliatoi, riparte con Kouame accanto a Piatek. Sandro, lento e compassato, finisce la sua gara. Così, Bessa ha maggior raggio d'azione e, servito da Lazovic, va vicinissimo al pareggio con un tiro che va fuori di un soffio. Poi è Cragno a opporsi a Lazovic. È un Genoa più carico, offensivo, deciso a rimettere le cose a posto. Ma due minuti dopo, su una combinazione Faragò-Barella è Pavoletti che divora il 2-0 calciando alto. Salta tutto: sul ribaltamento è Kouame che fa esaltare ancora Cragno, in angolo. Prandelli decide di rischiare tutto: dentro pure Favilli per il difensore Romero. E cambia sistema con la difesa a quattro e Lazovic terzino (molto di spinta). Un 4-3-3 con Piatek supportato da Favilli e Kouame. Ma è il Cagliari a mancare ancora il raddoppio su corner di Srna (inesauribile tra cross e corner) la palla arriva fuori area a Barella (grande prova), ma il suo tiro si stampa sul palo. Maran decide di cambiare: fuori il mago Farias che non la prende benissimo, dentro Sau per correre e tamponare. Alla fine ha ragione lui. Il Cagliari soffre fino alla fine, ma resiste e torna alla indispensabile vittoria. E va la musica di Mariah Carey. È Natale.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 19:11
Fiorentina-Parma 0-1: decide un gol di Inglese

L'attaccante gialloblù approfitta di un clamoroso liscio
di Vitor Hugo per concretizzare l'unica vera occasione per i ducali:
è aggancio in classifica a quota 25



Inglese onora il proprio cognome e decide il Boxing day. Un destro preciso dell'attaccante su errore dello sciagurato Vitor Hugo decide la partita del Franchi. La Fiorentina, dopo la vittoria di San Siro, è incapace di dare continuità al proprio cammino giocando male e lasciando sul campo punti preziosi. Mirallas non è al meglio (influenza) e non va nemmeno in panchina. Con Chiesa e Simeone davanti gioca Pjaca. D'Aversa risponde con Bastoni al posto dello squalificato Bruno Alves e Biabiany nel tridente offensivo, con Gervinho in panchina. Al 4' il primo tiro è viola con Benassi che impegna Sepe da posizione angolata.

INGLESE CHIRURGICO — Poi ci prova Chiesa con un diagonale sinistro sul primo palo deviato bene in corner da Sepe, ex dell'incontro. Al 25' tripla occasione viola nella stessa azione con Pezzella che non riesce a colpire da pochi passi e poi Simeone che tira due volte vedendosi sempre respingere il pallone dal muro difensivo del Parma. Gli ospiti si affidano alle ripartenze puntando soprattutto sulla velocità di Biabiany che fa ammonire prima Milenkovic e poi Pezzella. Lo stesso Milenkovic si fa male, al suo posto Laurini. Prima dell'intervallo a passare è proprio il Parma con Inglese, bravo a sfruttare un clamoroso liscio di Vitor Hugo e battere Lafont con un tocco dolce sul secondo palo.

DISASTRO HUGO — Si riparte con Scozzarella per Stulac nel Parma e dopo qualche minuto Gerson al posto di uno spento Benassi per la Fiorentina. I viola attaccano ma senza precisione, il Parma si difende bene e rischia poco. Al 18' la prima occasione della ripresa con Gerson che colpisce male da buona posizione strozzando il pallone. Un minuto dopo Vitor Hugo completa la propria disastrosa prestazione stendendo Biabiany lanciato a rete. Rosso inevitabile e Fiorentina in dieci. Pioli opta per Ceccherini (al posto di Edimilson) terminando così le sostituzioni. I viola ci mettono cuore ma poca qualità e pochissima precisione. La squadra di D'Aversa si difende con ordine senza mai rischiare. Il gioco è spezzettato ed i soli quattro minuti di recupero fanno infuriare Pioli. Vince il Parma che in classifica agguanta i viola. La Fiorentina esce a pezzi perdendo partita, Gerson e Vitor Hugo (squalifica) e probabilmente Milenkovic (infortunio).

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 19:15
Sampdoria-Chievo 2-0: a segno Quagliarella e Ramirez

Un'altra perla dell'attaccante blucerchiato: il suo tacco è l'ottava rete consecutiva in campionato.
L'uruguaiano firma il raddoppio



Non si ferma la corsa della Sampdoria ai quartieri nobili della classifica, grazie al successo per 2-0 sul Chievo (GUARDA QUI IL TABELLINO) che regge bene nel primo tempo, ma poi si arrende dopo la magia di Quagliarella in avvio della ripresa, che spiana la strada al successo blucerchiato prima del bis di Ramirez. Di Carlo cade così dopo cinque pari consecutivi, ma propone comunque un Chievo ben disposto in campo, che per un tempo chiude tutti varchi, ma nulla può contro la magia (tacco di destro in mischia) che in avvio di ripresa, su una punizione di Ramirez, sblocca la partita e mette in discesa la partita per la Sampdoria.

DUE FACCE — Eppure il primo era stato maledettamente complicato per la Sampdoria, contro un Chievo che conferma sin dalle battute iniziali quando di buono fatto sotto la gestione-Di Carlo. Ne scaturisce così subito una gara in cui i blucerchiati faticano a imporre il loro gioco ed a costruire la manovra, contro un avversario che gioca cortissimo, fa un pressing altissimo e non permette ai blucerchiati di ragionare. Giampaolo lascia fuori Tonelli e schiera un eccellente Colley titolare. Ma lo spregiudicato 3-4-3 di Di Carlo è la chiave per tenere bassa la Samp, e sfruttare il gran gioco, soprattutto sulla fascia destra, di Leris, che nel primo tempo aiuta la mediana e, quando Linetty sale, va a tamponare sino sulla linea dei difensori. Partita non bella, dunque, ma tatticamente complicata. Gli ospiti non vanno in difficoltà neppure dopoché, prima del quarto d’ora, perdono Obi (problema muscolare), sostituito da Hetenmaj. Un Chievo che sa soffrire, anche se paga l’imprecisione in attacco. Tanto che, all’intervallo, la miglior occasione capita sul piede di Praet, al 47’, con una gran botta dalla distanza che Sorrentino respinge d’istinto.

SVOLTA — Nella ripresa, la gara cambia volto dopo il vantaggio sampdoriano. La Samp gestisce e rischia pochissimo, anche perché a quel punto il Chievo sale, si scopre e al 13’ subisce il raddoppio di Ramirez su cross di Murru. Unica nota negativa della partita, l’ammonizione (contestata) di Andersen, diffidato, che costringerà il danese a saltare la sfida di domenica prossima in casa della Juventus. Finale tutto sampdoriano, con la traversa di Quagliarella (38’) su punizione: l’attaccante, fresco di rinnovo sino al 2020, raggiunge Montella a quota 58 gol fra i marcatori di ogni tempo in A con la maglia della Samp.

VELENI — Rimane aperta, però, la frattura fra la parte più calda della tifoseria blucerchiata e il presidente Ferrero, contestato fuori allo stadio con alcuni striscioni esposti prima della partita.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 23:07
Roma-Sassuolo 3-1: gol di Perotti (rigore), Schick, Zaniolo e Babacar

I giallorossi tornano alla vittoria in campionato e salgono al settimo posto a -1 dal Milan.
I neroverdi si fermano dopo 5 risultati utili consecutivi



Di Francesco si porta a casa una vittoria preziosissima (GUARDA QUI IL TABELLINO), ritrova finalmente uno Schick positivo (al netto di qualche sbavatura) e resta a -4 dalla zona Champions, obiettivo minimo dei giallorossi. Il Sassuolo invece gioca una partita per alcuni versi scriteriata, lasciando spazi infiniti dove la Roma si infila e fa male. Gli ospiti vivono di iperboli e sbilanciamenti, regalando di fatto la partita ideale alla Roma di Di Francesco, che quando trova avversari così va a nozze. E se il passivo per i neroverdi non è più pesante (3-1) è solo per merito di un ottimo Consigli, che piazza almeno tre parate decisive.

NEL SEGNO DI PATRIK — Di Francesco ritrova finalmente dal via Perotti, che non giocava titolare oramai dal 23 settembre, a Bologna. De Zerbi invece lascia fuori Lirola, Di Francesco e Sensi, cambiando volto al suo Sassuolo. Accolto tra i fischi dell'Olimpico, stavolta Schick mette da parte le paure e lascia il segno. Prima si guadagna il rigore (fallo di Ferrari in verticale) trasformato da Perotti, poi va via da solo e insacca solitario il 2-0, saltando Consigli a tu per tu. In generale è De Zerbi a lasciare troppo campo, con una difesa alta che lascia praterie inattese dove la Roma trova verticalità e affondi. Eppure la sfida era iniziata con un brivido per i giallorossi, con un rinvio sbagliato di Olsen su cui Berardi aveva quasi trovato il gol da 25 metri. E prima del 2-0 il Sassuolo era andato a mezzo centimetro (letteralmente) dal pareggio, con un angolo svirgolato da Schick che sbatte sulla traversa e poi sulla parte interna della linea di porta. Insomma, sembra gol, ma la tecnologia dimostra che per mezzo centimetro o giù di lì non lo è. Scampato il pericolo la Roma si riorganizza, mette paura a Consigli con una bella combinazione Under-Florenzi-Under e poi trova il 2-0. Messo al sicuro il risultato, i giallorossi trovano spazi e corsa per rendersi ancora pericolosi con Perotti, Schick e Zaniolo. Il ritorno di Perotti, per quanto ancora non brillantissimo, fa la differenza. L'argentino ha spunti e voglia, oltre che regalare quell'imprevedibilità che è a lungo mancata all'attacco giallorosso.


AFFONDI GIALLOROSSI — E la ripresa si apre ancora all'insegna di Schick, che però stavolta (10') si divora il 3-0 di testa, appoggiando su Consigli di testa, da solo davanti al portiere neroverde. Passano solo quattro minuti però che la Roma il 3-0 lo trova davvero, con un colpo da maestro di Zaniolo, che prima brucia in velocità Ferrari, poi mette a sedere sia lui sia Consigli e beffa il portiere avversario con un cucchiaio morbido "alla Totti". Bravissimo Zaniolo, inguardabile ancora una volta il Sassuolo, capace di lasciare oltre 30 metri di campo agli affondi giallorossi, con la difesa sempre alta e sbilanciata. Al 31' Consigli nega il poker giallorosso prima a Kluivert e poi a Under, in mezzo Schick lascia il campo e i fischi iniziali diventano applausi. Poi è ancora Consigli a negare il gol a Kolarov, con la Roma che oramai trova spazi ovunque per far male. Il Sassuolo ha una fiammata con Di Francesco, ma Olsen è bravo a dire di no. Poi in extremis arriva il 3-1 di Babacar. Poi tutti via, pensando agli scontri diretti con Parma e Atalanta del fine settimana.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 23:11
Spal-Udinese, pari senza emozioni: 0-0

Lo scontro salvezza finisce in parità.
I padroni di casa possono recriminare maggiormente per la
traversa colpita su punizione da Petagna nel primo tempo



Un pareggino senza spettacolo e pochissimi tiri in porta: così la Spal deve rimandare al 2019 il ritorno alla vittoria in casa – che manca da tre mesi – ma tiene almeno a distanza l’Udinese, che rimedia un punticino e allunga di poco la distanza dal Bologna terzultimo.

PRIMO TEMPO — Spal e Udinese si specchiano nel proprio non brillantissimo momento e nello schieramento di partenza: 3-5-2 contro 3-5-2 (più tendente al 5-3-2 da parte friulana) che toglie presto spettacolarità alla partita. La Spal si accende quando Lazzari spende le sue corse: al 15’ una sua percussione innesca una punizione che Petagna fa girare sulla parte alta della traversa, mentre al 20’ l’esterno spallino dal fondo crossa sul secondo palo dove ancora Petagna, di testa, alza la mira. Poi tanti passaggi sbagliati, sfide podistiche, poco calcio. Al 32’ Valoti a centro area cerca lo stop di petto su cross di Missiroli, Musso in uscita bassa lo ferma. L’unica chance per l’Udinese al 46’: De Paul conduce palla per cinquanta metri in contropiede, quattro suoi compagni corrono solo dritto verso la porta e a lui non resta che la conclusione, messa in angolo da Gomis.

SECONDO TEMPO — Non si vede molto di più nella ripresa. Che l’Udinese sembra iniziare meglio – testa di Troost-Ekong alta su angolo di De Paul al 7’ e sinistro largo di Larsen al 10’ – ma non dura molto. Tanti lanci, tanti cross, pochi pericoli. Al 21’ Schiattarella prova ad agitare le acque con un inserimento centrale e di testa impegna in angolo Musso. La Spal perde al 18’ Lazzari per infortunio – entrata di D’Alessandro sulla caviglia destra, neanche fischiata – e la spinta diminuisce ulteriormente, nonostante il passaggio al 4-4-2 con Costa terzino sinistro. Tra cambi ed errori, la partita scivola via senza emozioni, anche se al 36’ Fares salva su Lasagna in mischia.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 23:15
Serie A, Torino-Empoli 3-0:
i granata dominano e tornano alla vittoria

La squadra di Mazzarri si impone con nettezza grazie alle reti di Nkoulou, De Silvestri e Iago Falque



L'elastico si allunga proiettando il Toro di nuovo in zona Europa, un punto sopra il gruppone dei rivali più considerati e immediatamente alle spalle di Roma e Milan. Il successo su un Empoli in formato mignon viene prodotto, nella sostanza, dalle incursioni di due difensori, Nkoulou e De Silvestri, a cavallo tra la fine del primo e l'inizio del secondo tempo. La terza rete è il frutto di un'azione personale di Iago Falque e serve per lo spettacolo. Successo netto, quindi, di quelli che non lasciano strascichi o dubbi: ampiamente meritato, punto e basta.

TRIDENTE — Mazzarri lo ottiene mettendo in campo contemporaneamente i tre attaccanti e quindi variando il suo schema di riferimento: Belotti e Zaza hanno alle spalle i suggerimenti di Iago Falque. Che poco prima della mezz'ora ruba palla in mezzo al campo al giovane Bennacer e s'invola, poi sul movimento a incrociare di Belotti gli serve un rasoterra al bacio sul quale il centravanti impatta in corsa, di sinistro: palo basso a portiere fuori causa.

CONTROLLO — È l'azione più pericolosa di un primo tempo controllato in lungo e in largo dai granata. Unico sussulto ospite un tiro da lontano di Traorè, peraltro alto sulla traversa. Ichazo, che a un certo punto ricorre al massaggiatore per un problemino muscolare, non deve andare oltre quattro-cinque rinvii di piede.

NKLOU — Eppure questo Empoli in serata di luna calante riesce a tenere botta sino a un minuto dall'intervallo, quando Nkoulou, proponendosi in mezzo all'area su angolo di Baselli, trova uno dei suoi stacchi immarcabili (vedi Spal) e gira in rete di testa nonostante Silvestre vada in opposizione e sfiori pure la sfera.

CHE SINISTRI — In avvio di ripresa, prima che Iachini possa correre ai ripari, ecco che il Torino mostra il suo lato spettacolare. Lollo De Silvestri conquista palla ai venti metri e se la porta da destra verso il centro senza trovare grande opposizione. Così ha lo spazio e la capacità di lasciar partire un sinistro forte e angolato che plana giusto nel sette senza lasciare scampo al portiere. Più o meno la stessa azione la interpreta Iago Falque alla mezz'ora: la sua conclusione mancina, sempre dal limite, è una rasoiata nell'angolo basso. Applausi per tutti, ma ora per gustarsi come si deve il Cenone bisogna saltare un ostacolo alto: la Lazio a casa sua.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 23:18
Inter-Napoli 1-0: gol di Lautaro, Koulibaly e Insigne espulsi

Decide l'argentino, entrato in un finale convulso.
La Juve scappa a +9 sugli azzurri, cinque punti sopra Spalletti


E alla fine spunta Lautaro, dal nulla, quando il terzo 0-0 consecutivo tra Inter e Napoli appare scritto. Un lampo da centravanti vero e un’esultanza veemente per un gol pesante che magari lo aiuterà a togliersi di dosso la scomoda etichetta di vice Icardi. E stavolta se papà twitterà, lo farà solo per gioire. Dietro alla Juventus c’è un campionato: si corre per il secondo posto e l’Inter, battendo il Napoli, riaccende la volata: 1-0, azzurri ora a più cinque dai nerazzurri, ma anche a -9 della Juve, con Koulibaly e Insigne espulsi in un finale infuocato, nel quale anche Callejon s’incendia prima del rientro negli spogliatoi, inveendo contro l’arbitro Mazzoleni.

SORPRESE INIZIALI — Icardi prova subito ad accedere San Siro, calciando in porta da centrocampo al fischio di inizio e centrando la traversa, con Meret comunque sulla traiettoria. L’Inter sembra subito in partita, mentre il Napoli fatica a prendere le misure. Politano all’8’ spara alto al volo e due minuti dopo – sul versante opposto – è Milik a calciare alle stelle da posizione defilata. La prima parata la fa Handanovic (16’) respingendo in tuffo un tiro a giro di Insigne. Ma resta un isolato tentativo azzurro, perché nel primo tempo è l’Inter a gestire tempi di gioco e palla. Ancelotti a sorpresa aveva azzardato Callejon terzino, piazzando Fabian Ruiz e Zielinski esterni della mediana. Ma il nuovo progetto tattico è andato presto in affanno e complice l’infortunio di Hamsik (guaio muscolare al 24’) Carletto ha risistemato la difesa inserendo Maksimovic e avanzando Callejon nel suo ruolo naturale.

SPEAKER E VAR — Al 30’ lo speaker interviene frenando i cori inneggianti al Vesuvio, evitando così che Mazzoleni possa interrompere la gara. E un minuto dopo l’Inter trova anche il gol con un diagonale mancino di Perisic che però è in offside, come conferma poi anche la Var. Al 43’ l’occasionissima per l’Inter capita sui piedi di Icardi, che dopo un paio di rimpalli in area salta anche Meret ma calcia debolmente, esaltando la scivolata provvidenziale sulla linea di Koulibaly.

ROSSO DI RABBIA — L’avvio di ripresa è più equilibrato, anche se la partita stenta ad accendersi. La prima conclusione nello specchio è di Callejon (21’), ma Handa è ancora attento a respingere. Nell’area avversaria è provvidenziale ancora una volta Koulibaly (24’) che in scivolata intercetta un cross basso di Perisic nell’area piccola, destinato a Icardi. Ma l’episodio chiave della gara di Koulibaly avviene al 35’, quando il gigante della difesa napoletana ferma Politano (beccandosi il giallo) e poi viene sommerso dai "buuuu" della curva Nord. Il franco-senegalese reagisce con un applauso, non chiaro se rivolto a Mazzoleni per il giallo o al pubblico per i cori razzisti. E l’arbitro lo espelle. I giocatori del Napoli protestano con il direttore di gara, Icardi prova a consolare il difensore rivale, con scarsi risultati.

LAMPO PARTITA — Si torna a giocare, Spalletti inserisce Lautaro per provare a vincere e l’Inter sfiora subito il vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo: Icardi sale in cielo ma Meret vola alla sua destra e salva il Napoli. Ma in inferiorità numerica è il Napoli ad avere la palla gol più clamorosa del match. Ripartenza fulminea Fabian Ruiz-Mertens, sul cross del belga Handanovic respinge male ma poi si supera sulla conclusione di Insigne, la palla resta lì e Zielinski calcia di potenza, ma Asamoah compie il miracolo sulla linea. Finita qui? Macché, in pieno recupero la svolta, con la zampata di Lautaro che manda in estasi San Siro mentre Insigne perde la testa e si fa cacciare. L’Inter vince, consolida il terzo posto e accorcia sul Napoli. E la Juve, anche quando non vince, allunga in vetta.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 dicembre 2018 23:19
SERIE A 2018/2019 18ª Giornata (18ª di Andata)

26/12/2018
Frosinone - Milan 0-0
Atalanta - Juventus 2-2
Bologna - Lazio 0-2
Cagliari - Genoa 1-0
Fiorentina - Parma 0-1
Sampdoria - Chievo 2-0
Roma - Sassuolo 3-0
Spal - Udinese 0-0
Torino - Empoli 3-0
Inter - Napoli 1-0

Classifica
1) Juventus punti 50;
2) Napoli punti 41;
3) Inter punti 36;
4) Lazio punti 31;
5) Sampdoria punti 29;
6) Milan punti 28;
7) Roma punti 27;
8) Torino punti 26;
9) Atalanta, Fiorentina, Sassuolo e Parma punti 25;
13) Cagliari punti 20;
14) Genoa punti 19;
15) Spal punti 17;
16) Empoli punti 16;
17) Udinese punti 15;
18) Bologna punti 13;
19) Frosinone punti 10;
20) Chievo(-3) punti 5.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
ilpoeta59
00giovedì 27 dicembre 2018 06:51
Era una buona occasione per accorciare le distanze con la Juve...peccato!
L'espulsione di Koulibaly è stata giusta perché non doveva reagire al giallo...però il giallo non ci stava!!!

binariomorto
00sabato 29 dicembre 2018 16:48
Juventus-Sampdoria 2-1: doppietta di Cristiano Ronaldo e gol di Quagliarella

I bianconeri stabiliscono il record di punti nel girone d’andata grazie a una doppietta del portoghese.
In mezzo, la nona rete in 8 gare di Quagliarella. Al 93' annullato con la Var il pari blucerchiato



Battere la Sampdoria e chiudere il girone d’andata senza sconfitte e con il record di punti (53): fatto. Superare i 100 punti nell’anno solare: fatto. Conquistare la vetta della classifica dei marcatori (in attesa della risposta di Piatek): fatto. La Juventus saluta l’anno che se ne va nell’unico modo che conosce, vincendo, ma non senza preoccupazioni e brividi, soprattutto nel finale. La statuetta del migliore va, neanche a dirlo, a Cristiano Ronaldo, autore di una doppietta, ma l’altra protagonista del match di mezzogiorno è la Var, che assegna un rigore per parte e nel recupero annulla la rete del 2-2 doriano.

VANTAGGIO E VAR — Quando sembrava tutto facile, improvvisamente il pomeriggio bianconero è diventato complicato. Facile perché la Juventus era andata in vantaggio quando ancora i ritardatari dello Stadium stavano cercando posto: dopo due minuti ottima apertura di De Sciglio da destra, che a forza di giocare al posto suo si sta sempre più cancelizzando, stop, qualche passo palla al piede e destro di Cristiano Ronaldo. Col gol la partita s’addormenta, perché la Signora si sente al sicuro e non affonda, la Sampdoria fa un buon giro palla ma fatica ad arrivare davanti alla porta. Così i padroni di casa commettono l’errore di controllare senza spingere e una decina minuti prima dell’intervallo vengono puniti. Decide la Var, cui l’arbitro ai rivolge dopo un corner blucerchiato: spiazzata di testa di Emre Can su angolo di Caprari e salvataggio di Alex Sandro, per Valeri però il tocco di braccio dello juventino è sospetto. Rigore (generoso) assegnato dalla tecnologia è trasformato dall’ex Quagliarella, applaudito dai tifosi della Juve nel pre partita ma fischiato quando si è presentato sul dischetto.

RADDOPPIO E BRIVIDI FINALI — La Samp prende fiducia e cresce, la squadra di Allegri però sfiora il 2-0 con Dybala prima dell’intervallo e poi rientra nella ripresa con la smania del raddoppio, che trova dopo venti minuti: altro episodio dubbio e altro intervento della Var, che stavolta premia la Juve per fallo di mano in area di Ferrari. Altro penalty generoso su cui Audero non può nulla: dopo due grandi parate su Matuidi e in particolare CR7 (gran botta da 25 metri deviata sulla traversa), il portierino di proprietà bianconera s’arrende al destro centrale ma potente dal dischetto di Ronaldo. Partita chiusa? Macché. La Juventus inserisce forze fresche con Bernardeschi (al rientro dall’infortunio) e Douglas Costa, ma commette di nuovo lo stesso errore: non capitalizza e si rilassa nel finale, come era accaduto col Manchester, e prende gol nel recupero. La Samp ha il pregio di non arrendersi, oltre a giocare bene, e con il sinistro nell’angolino di Saponara trova il 2-2 al 92’, ma l’arbitro dopo consultazione con la Var annulla per fuorigioco. Il famoso “fiuu” di Allegri in questo caso ci sta benissimo: pericolo scampato e tutti i record salvi.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 dicembre 2018 23:28
Chievo-Frosinone 1-0: Giaccherini in gol su punizione

I veronesi guadagnano 3 punti fondamentali in chiave salvezza e la prima vittoria in campionato, ma restano ultimi



Il Chievo batte il Frosinone per 1-0. Una magia di Giaccherini su punizione regala ai veronesi la prima vittoria in questo campionato. Il colpo che getta nello sconforto il Frosinone arriva nell'ultimo quarto d'ora di una gara noiosissima per 45' e poi piena di colpi di scena dopo l'intervallo. A partire dalla doppia ammonizione (13') di Capuano maturata di fatto nella stessa azione: trattenuto prima Hetemaj (con Rocchi che vede ma fa proseguire per il vantaggio) e poi steso da dietro De Paoli che stava entrando in area da destra. Ora la banda Di Carlo è a -2 della penultima (il Frosinone appunto), la salvezza resta sicuramente un miraggio, ma il pieno di entusiasmo di questo pomeriggio servirà a ripartire con obiettivi comunque concreti dopo la sosta.

CHIEVO CON QUALITA' — Di Carlo va di artiglieria pesante e qualità dalla metà campo in avanti: Djordjevic affianca Pellissier, da trequartista agisce Birsa, mentre Giaccherini gioca da interno di centrocampo. Dall'altra parte, Baroni si schiera col 3-5-2: c'è Pinamonti in attacco a fare coppia con Ciano; largo a destra tocca a Ghiglione (Zampano in panchina). Primo tempo con una sola vera emozione: angolo da sinistra di Birsa e incornata vincente sul primo palo di Pellissier: Rocchi prima convalida, poi via Var pesca in fuorigioco Radovanovic a contatto con Sportiello. Prima e dopo, il nulla, su entrambi i fronti. Il Frosinone tira solo da lontanissimo: fuori misura le conclusioni di Beghetto, Pinamonti e Salamon. Fra i ciociari, poco ispirato Ciano, centrocampo che non dà mai qualità e Pinamonti costretto a giocare solo palle sporche. Un pochino meglio il Chievo, con Birsa che si accende a sprazzi e il solito Pellissier che a un certo punto prova una "quagliarellata": bomba da oltre 40 metri che però finisce alta.

MIRACOLO SORRENTINO — La gara si accende dopo l'intervallo. Al 5', centro basso di De Paoli e destro di prima di Djordjevic: bene Sportiello a terra. Tre minuti dopo Ciano sfonda a sinistra, gran diagonale e palla di poco alta. Al 10', miracolo di Sorrentino: strepitosa la respinta sul colpo di testa ravvicinato dI Chibsah. Poi, come detto, arriva l'incredibile "rosso" a Capuano, e il Chievo alza il baricentro. Vanno vicino al gol Pellissier e Stepinski (ottimo impatto al posto di Djordjevic), quindi a decidere la gara è la punizione dal limite di Giaccherini. Ci prova fino alla fine il Frosinone, l'ultima occasione la firma Ciano: sinistro a girare che Sorrentino blocca in sicurezza.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 dicembre 2018 23:33
Empoli-Inter 0-1: Keita decide nella ripresa

Primo tempo complicato, i cambi rivitalizzano i nerazzurri
che sbloccano il match con l’ex Lazio (partito titolare).
Quarta sconfitta consecutiva per Iachini



Non bella ma di nuovo vincente in trasferta. Ed è questo quello che conta. L’Inter passa ad Empoli per 0-1 (GUARDA IL TABELLINO DELLA PARTITA) soffrendo per oltre 70 minuti e va in vacanza rafforzando il terzo posto grazie a Keita Balde, che ridà quei tre punti che lontano da San Siro mancavano da 4 partite. Nella settimana più difficile per i buu a Koulibaly, gli incidenti tra ultrà prima della sfida col Napoli (con la morte di Daniele Belardinelli, tifoso del Varese gemellato con i nerazzurri) e senza il tifo della curva, chiusa per motivi di ordine pubblico dal prefetto di Firenze, i nerazzurri giocano un primo tempo compassato, a ritmi bassissimi, e vengono fuori solo a ripresa inoltrata, dopo gli innesti riparatori di Nainggolan e Lautaro, che non fanno niente di eccezionale ma in qualche modo danno la scossa. L’Empoli, invece, continua il momentaccio, pur non demeritando e mettendo pressione ad Handanovic sino alla fine: 4 k.o. di fila per Iachini, 11 gol subiti nel poker di sconfitte e una classifica che comincia a far paura.

LENTEZZA — Basta guardare il tabellino per capire che il primo tempo è pochissima cosa: il primo tiro nerazzurro, di Politano, arriva al 29’; il primo angolo al 31’. Si corre poco e l’Inter non affonda mai. In 38’, invece, l’Empoli perde due uomini per problemi muscolari: al 21’ esce La Gumina, poi tocca a capitan Pasqual, fin lì uno dei migliori sulla fascia sinistra. Più elettrico il secondo tempo, con il primo brivido che arriva dopo 20 secondi: Traore serve Zajc in profondità, Handanovic lo stoppa. Al 2’ gol annullato a Keita, che sul cross di Borja Valero è in fuorigioco (come conferma anche la Var). All’11’ Spalletti prova a dare la scossa e si gioca la carta Nainggolan. Il belga, al rientro dopo la “squalifica” del club per motivi disciplinari, prende il posto di uno spento Vecino: i nerazzurri passano al 4-2-3-1 e il Ninja dimostra subito di avere grande voglia e più idee dell’uruguaiano. Al 21’ riecco Zajc da lontano: Handa para senza problemi. Poi ecco che arriva il momento di Lautaro, eroe contro il Napoli all’ultima curva. Al 26’ l’Inter è pericolosissima: De Vrij mette in mezzo, proprio Lautaro va di tacco da vicino ma Provedel para. Sono le prove generali del vantaggio, perché al 27’ c’è il gol: Vrsaljko crossa da destra e il destro di Keita si infila nell’angolino basso per l’1-0, quarto gol stagionale del senegalese.

SOFFERENZA — L’Inter respira ma come già successo altre volte non chiude i conti e rischia la rimonta (come nell’ultima trasferta, in casa Chievo). Al 40’ arrivano due occasioni di fila: prima spreca Politano, poi è bravo Provedel su Icardi servito da Nainggolan. L’Empoli è vivo: al 41’ Zajc, uno dei più bravi insieme con Traore, comincia l’azione, si fa tutto il campo e dentro l’area tira a lato. È un sussulto, l’ultimo. E l’Inter si tiene stretta i tre punti.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 dicembre 2018 23:36
Serie A, Genoa-Fiorentina 0-0: Prandelli frena la Viola

I toscani non vanno oltre il pari a Marassi perdendo punti preziosi in ottica Europa.
Al 68' la Var nega un rigore su un tocco di mano di Veloso, espulso Pioli per proteste



Zero a zero, ma che divertimento. Finisce in parità la sfida fra Genoa e Fiorentina, sfortunata per i due legni colpiti: rossoblù con la novità Rolon in regia nella consueta mediana a cinque. Nella Fiorentina, Pioli schiera Laurini sulla fascia destra, accentrando la posizione di Milenkovic. Gli ospiti partono a gran ritmo e dopo 50” Simeone di testa manda il pallone a lato, nella prima di una lunga serie di occasioni per la Viola. Efficace il gioco degli ospiti a centrocampo, mentre il Genoa cerca la profondità sulle corsie laterali, dove soltanto Lazovic a sinistra crea qualche pericolo. Molto impreciso, invece, nel primo tempo, Romulo a destra. Poco spazio a disposizione di Piatek e Kouame in avanti: Pezzella è quasi perfetto in copertura. Poche le occasioni da gol nel primo tempo, ma tutte a favore della Fiorentina. Al 17’ Radu para a terra un diagonale basso insidioso di Chiesa, poi chiude su Edimilson e si salva (40’) grazie al palo sulla conclusione a botta sicura di Mirallas.

SFIDA RADU-CHIESA — In avvio di ripresa (2’) il Genoa non concretizza una buona opportunità con Bessa, ma la gara stenta a decollare. All’11’ Chiesa calcia alto dal limite dell’area, ma un minuto dopo su cross dalla sinistra di Veretout, Chiesa calcia un diagonale violentissimo che sbatte sul palo alla destra di Radu. Al 14’, ancora il portiere rossoblù si oppone all’attaccante viola. Poi al 23’ l’episodio più discusso della gara: Biraghi ammonito per proteste dopo che l’arbitro ha fermato il gioco in seguito a un presunto fallo di mano in area del Genoa da parte di Veloso. La Var chiarisce il dubbio, il gioco riparte, ma Pioli viene espulso per proteste. Subito dopo, il giallo a Piatek (ammonito), già diffidato, che salterà la partita con il Milan alla ripresa del campionato. E proprio il polacco cresce nel finale: al 32’ impegna Lafont in angolo di testa, nella migliore occasione per il Genoa nel secondo tempo. Finale caldo, con l’arbitro che richiama Pioli, all’ingresso del tunnel degli spogliatoi, che continua a dare indicazioni alla squadra. Al 49’, ancora una clamorosa palla-gol per Piatek, il cui tiro ribattuto dalla difesa viola finisce in angolo.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 dicembre 2018 23:39
Serie A, Lazio-Torino 1-1: Milinkovic risponde a Belotti

Partita nervosa all'Olimpico, con le espulsioni nel finale per Marusic e Meité.
Due legni colpiti da De Silvestri



La Lazio non riesce a infilare la terza vittoria di fila e anzi deve soffrire per riagganciare la partita dopo il vantaggio del Torino a fine primo tempo con un rigore di Belotti che accende le proteste dei biancocelesti. Il pareggio arriva nella ripresa con un giocata capolavoro di Milinkovic e sigilla il risultato già al 17’, pur se l'incontro resta vivo in tutte le sue emozioni e tensioni sino alla fine (due espulsi). La Lazio consolida il quarto posto, mentre il Torino, che impreca per i due legni colpiti da De Silvestri, chiude il girone d’andata con l’imbattibilità esterna. A Roma, decimo risultato utile di fila fuori casa per i granata: non accadeva dal campionato 1953-54.

BELOTTI DI RIGORE — Inzaghi conferma la Lazio versione fantasia delle due gare precedenti. In campo dal via Milinkovic, Luis Alberto e Correa. Rispetto alla partita di Bologna rientrano Parolo, che va in regia (Leiva a rifiatare in panchina) e Immobile. Risolto il rebus tra i pali del Torino: Sirigu ha recuperato e ritrova il suo posto dopo due gare. Mazzarri ritocca difesa e centrocampo con i ritorni da titolari di Djidji, Meité e Ansaldi. In avanti la coppia Belotti-Iago Falque: Zaza parte dalla panchina. Prima della gara capitan Lulic premiato dal presidente Lotito per le 300 gare in biancoceleste: traguardo centrato nella trasferta di Bologna. La Lazio si fionda all’attacco: al 3’ Ansaldi rischia con un intervento su Marusic in area. Al 7’ ancora Marusic in evidenza: traversone che non viene però agganciato da Correa. Ma è il Torino a sfiorare il gol al 16’: traversa su colpo di testa dell’ex De Silvestri. Replica laziale: botta di Immobile dalla distanza deviata in angolo. Inzaghi sposta il baricentro in avanti: Luis Alberto e Milinkovic affiancano Correa nella trequarti. Ritmi serrati. Il Torino ribatte: al 22’ ancora De Silvestri al tiro, para Strakosha. Che due minuti si oppone a un tentativo dalla distanza di Ansaldi. Al 25’ è pronto Sirigu con un gran parata su un tocco ravvicinato di Immobile. Squadre molto guardinghe: la Lazio non riesce ad attivare i consueti sbocchi della propria manovra. Il Torino insiste col suo fraseggio articolato a tutto campo. Al 42’ assist delizioso di Luis Alberto con una spallata per Immobile: pallonetto di poco a lato. Finale di tempo ad alta tensione. Irrati concede un rigore al Toro dopo una trattenuta di Marusic su Belotti. Vibranti le proteste laziali. Al 48’ dal dischetto Belotti sigla il vantaggio granata col suo settimo gol in campionato.

RISPONDE MILINKOVIC — Nella ripresa la Lazio si lancia subito all’attacco. Al 6’, prima sostituzione della partita: Mazzarri fa entrare Moretti al posto dell’infortunato Izzo. All’11’ scatto bruciante di Immobile, fermato da Djiji. Inzaghi rimescola la Lazio: al 12’ esce Radu ed entra Leiva, passando a un 4-4-2 molto duttile. Al 15,’ incredibile occasione sciupata dal Torino: svarione difensivo dei biancocelesti, De Silvestri sbuca davanti a Strakosha e calcia alto. Ma al 17’ la Lazio riprende la partita con una prodezza di Milinkovic: botta angolata dai 20 metri su assist di Leiva. Al 18’, Inzaghi ripristina la difesa a tre con l’ingresso di Wallace per Correa. Al 20’, colpo di Immobile murato da Nkoulou. Che fa scudo pure sui successivi tentativi di Milinkovic e di Luis Alberto. Al 26’ Mazzarri avvicenda Baselli con Lukic. Proteste laziali per un intervento in area su Acerbi da parte di Meité. Che tre minuti dopo, su un ribaltamento di fronte, non sfrutta una chance per andare a rete. Al 37’ Luiz Felipe devia in angolo su una parabola di De Silvestri. Moretti si ferma per problemi muscolari: entra Lyanco. Un altro legno per De Silvestri che al 39’ di testa colpisce il palo. Inzaghi inserisce Caicedo al posto di Luis Alberto. La Lazio resta in dieci: espulsione diretta per Marusic per proteste dopo un fallo su Belotti. Anche il Torino con un uomo in meno: Espulso Meité causa una manata ad Acerbi. Lazio all’assalto nei tre minuti di recupero. Ma il Toro resiste e la sfida dell’Olimpico si chiude sull’1-1.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 dicembre 2018 23:43
Parma-Roma 0-2: gol di Cristante e Under

Seconda vittoria consecutiva per i giallorossi che salgono
momentaneamente al quinto posto a -2 dalla Lazio quarta



Una Roma dai due volti vince anche a Parma, si porta a casa la terza vittoria nelle ultime quattro partite (unico k.o. con la Juve) e si regala un Capodanno quantomeno sereno, anche in virtù dei risultati delle altre rivali dirette per la Champions. Due volti perché nel primo tempo i giallorossi sono sembrati lenti e prevedibili, mentre nella ripresa (complice anche un calo fisico dei padroni di casa) hanno cambiato decisamente marcia, dominando il match a lungo e portandolo a casa con le reti di Cristante e Under. Il turco, in particolare, ha giocato una ripresa da applausi, facendo la differenza per qualità e giocate individuali.

IN BILICO — D'Aversa deve fare a meno di Inglese (fuori causa per un virus gastrointestinale) e allora sposta Gervinho centrale e mette dentro Biabiany a sinistra. Di Francesco, invece, rilancia Dzeko dal via dopo 9 partite e a sinistra opta per Kluivert. La Roma tiene il pallino del gioco quasi sempre, ma quello giallorosso è un possesso palla sterile (59% nel primo tempo) ed anche il conto dei tiri (9-3 dopo 45 minuti) non rispecchia i valori in campo. Nel senso che al netto della differenza di qualità tra le due squadre, il Parma si distingue per voglia e compattezza, contro una manovra, quella giallorossa, lenta e prevedibile. Deiola lavora bene in mezzo al campo, Bruno Alves dietro accorcia e aiuta in fase d'impostazione e Gervinho ogni tanto prova ad accelerare. Di là ,invece, Nzonzi continua a incasellare partite al rilento (terribile un errore al 33' da buona posizione in area, dove il francese calcia come peggio non si può), Dzeko non può essere ovviamente al massimo della forma e i due esterni, Kluivert ed Under, si accendono solo a tratti. Così le prime due fiammate (Gervinho da una parte e Dzeko dall'altra) vengono neutralizzate da Olsen e Sepe, ma in entrambi i casi c'è il fuorigioco (chiamato a fine azione) che incombe. E al 27' è proprio il Parma a sfiorare il vantaggio con Siligardi, che a tu con tu con Olsen non trova di meglio che calciargli di fatto addosso. Scampato il pericolo, la Roma si riorganizza e prova a imbastire qualche trama migliore della prima mezzora. Così al 41' sono proprio i giallorossi ad andare ad un soffio dal gol, con Under che taglia rasoterra una palla meravigliosa su cui però Kluivert, sul palo opposto, arriva in ritardo e spedisce al lato. I primi 45' si chiudono così, con l'impressione che se la Roma vuole vincere la partita debba per forza cambiare qualcosa, mentre per il Parma il pari è più che meritato.

DOMINIO GIALLOROSSO — Ed invece nella ripresa la Roma entra con maggior convinzione, anche se poi il vantaggio nasce su calcio da fermo, al 13': angolo perfetto a rientrare di Under, a Cristante basta toccarla con la nuca sul primo palo per beffare Sepe. Poi un minuto dopo, però, Di Francesco è costretto a fare a meno di Manolas, che su un recupero difensivo accusa un problema muscolare alla gamba destra. Dzeko, che ci aveva già provato al 7' da fuori, si rende pericoloso in area anche al 18', ma nel complesso è proprio tutta la macchina giallorossa che sembra girare molto meglio rispetto al primo tempo. Ed infatti le occasioni piovono in serie: prima Under sfiora il colpo da fuori, poi Dzeko spreca un quattro contro due calciando su Sepe, infine è ancora Under di piatto a insaccare il raddoppio, su iniziativa di Lorenzo Pellegrini, entrato in campo da pochi secondi. La partita di fatto finisce qui, con Dzeko che cerca il gol in un paio di altre volte e Under che sfiora la doppietta personale al 40' con un numero di alta scuola. Finisce così, con la Roma che fa un passo in avanti verso la Champions (la Lazio quarta è ora distante 2 lunghezze) e il Parma che chiude un 2018 comunque assai positivo.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:06.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com