Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

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binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 00:22
SERIE A 2018/2019 Recupero 1ª Giornata (1ª di Andata)

19/09/2018
Sampdoria - Fiorentina 1-1

Classifica
1) Juventus punti 12;
2) Spal e Napoli punti 9;
4) Sassuolo, Sampdoria e Fiorentina punti 7;
7) Genoa(*) e Lazio punti 6;
9) Roma, Torino, Udinese e Cagliari punti 5;
13) Milan(*), Atalanta, Inter, Empoli e Parma punti 4;
18) Bologna e Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 00:27
Serie A, Sassuolo-Empoli 3-1:
in gol Caputo, Boateng, Ferrari e Di Francesco

Dopo lo svantaggio iniziale i neroverdi ribaltano i toscani
(con l'uomo in meno dal 70' per l'espulsione per doppia ammonizione di Zajc)
e si piazzano momentaneamente al secondo posto in classifica
in attesa delle partite del weekend



Sassuolo nel segno del numero 3: il terzo gol di Boateng in questo campionato regala il terzo successo casalingo ai neroverdi che superano l'Empoli con il punteggio di 3-1. E pensare che gli ospiti erano passati in vantaggio dopo meno di un minuto con Caputo ma Boateng (al 13' del primo tempo con gli avversari in 10 per l'infortunio di Acquah), Ferrari (al 12' della ripresa) e Di Francesco (al 40') riescono a ribaltare il risultato. E' proprio l'ex Bologna il protagonista della serata con due assist ed un gol di pregevole fattura. Emiliani e toscani privilegiano creare gioco piuttosto che distruggere quello avversario: ne consegue una partita più che piacevole in cui il 4-3-3 "dezerbiniano" trova valida opposizione nel 4-3-1-2 di Andreazzoli.

CHE PARTENZA — Inizio di gara ricco di emozioni: il pressing costante delle due squadre toglie spazio d'azione e tempo per ragionare ai possessori di palla, favorendo occasioni da gol a ripetizione. Il cronometro, infatti, non termina neppure il primo giro e gli ospiti sono già in vantaggio. Capezzi ruba palla a Sensi e si invola verso l'area neroverde. Il suo cross al centro (leggermente deviato) trova Caputo pronto a colpire. Sassuolo costretto subito a reagire: Berardi, cinque minuti dopo, spreca un'ottima occasione. Il pareggio è opera di Boateng che, al 13', sfrutta l'assist vincente di Di Francesco e mette in rete di destro. Botta e risposta: le squadre non si risparmiano e nei minuti finali di frazione tornano a impensierire i portieri avversari: al 38' Duncan costringe Terraciano alla deviazione in angolo. Poi l'Empoli con Zajc (41' e 43') va vicino al nuovo vantaggio. Caputo chiude il primo tempo con una brillante azione personale (45'): serve un intervento in scivolata di Ferrari per salvare i padroni di casa.


ROSSO FERRARI — Anche nella ripresa Maietta e compagni entrano in campo con maggiore intensità: La Gumina al 6' e Zajc al 9' fanno tremare Consigli. Ma come nel finale del primo tempo, il protagonista giunge dalle retrovie: Gian Marco Ferrari, nato il 15 maggio 1992, segno zodiacale "toro", vede rosso e incorna di testa il gol del vantaggio su azione di calcio d'angolo. L'Empoli fatica a riprendersi. Zajc al 26' viene ammonito per simulazione: è il suo secondo giallo. Espulsione inevitabile per il fantasista sloveno. La rete di Di Francesco (colpo di tacco molto simile a quello di Pastore in Roma-Atalanta) a cinque minuti dalla fine del tempo regolamentare chiude definitivamente il match (da segnalare però che sul controllo di Lirola, che ha servito l'assist all'ex Bologna, la palla esce dalla linea di fondo, episodio non ravvisato dal Var Pasqua) e regala il momentaneo secondo posto in classifica al Sassuolo, miglior attacco della Serie A con dodici gol. Una serata perfetta. Proprio come il numero tre.

Pietro Razzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 00:33
Parma-Cagliari 2-0: in gol Inglese e Gervinho

Secondo successo consecutivo per i ducali trascinati da una splendida rete dell'attaccante ivoriano



Non sarà un'avventura. E il colpo di San Siro non è un episodio isolato. Il Parma vince ancora, sale a sette punti e convince ancor di più. Roberto D'Aversa, che ha studiato il maestro Antonio Conte, ha una squadra pratica che chiude e riparte a gran velocità. Era quel che temeva Maran. Il 2-0 al Cagliari (Inglese e Gervinho, un gol per tempo) è netto, anzi gli emiliani mancano un paio di volte il tris, mentre il Cagliari fa solo una volta il solletico a Sepe. I sardi hanno un alibi, di ferro: Leonardo Pavoletti resta in albergo, colpito da una lombalgia. La schiena lo fa urlare e Maran è costretto a dare la prima titolare ad Alberto Cerri proprio nello stadio di casa sua. Ma il Cagliari non è quello visto domenica col Milan. Bradaric è ordinato in regia, Barella si muove, come Joao Pedro, ma le punte non ci sono. Al contrario del Parma che ha un signor centravanti, Inglese, e due ali vere, Di Gaudio e Gervinho, che corrono a tutta con i terzini Di Marco e Iacoponi sempre a supporto.

PRIMO TEMPO — Maran, memore dello scompiglio creato domenica scorsa da Suso, con Padoin nella sua corsia, decide di dare un turno di riposo al multiuso di Gemona e per fronteggiare la velocità di Gervinho rispolvera il greco Lykogiannis accantonato dopo Empoli. Prima parte in perfetto equilibrio col Cagliari che prova a sfondare a destra sfruttando i cross di Srna, ma dopo 14' il primo squillo è del Parma: cross di Iacoponi, Inglese la mette di testa, ma Calvarese annulla per fuorigioco che c'è. Ma la squadra di D'Aversa prende campo e confidenza e dopo 16' la galoppata con tiro di Gervinho finisce a lato di poco, ma poco manca al gol che arriva 4' dopo con Inglese che approfitta di un pasticcio di Romagna prima e di Cragno poi che non blocca la palla. C'è ancora un consulto di Calvarese con il Var Nasca, ma stavolta il gol è buono. Il Parma si chiude quasi con un 4-5-1 con Gervinho e Di Gaudio che stanno più coperti e bloccano ogni iniziativa del Cagliari che si affida solo a Srna sulla destra e prova a far rinculare Joao Pedro che si dà da fare, ma non riesce mai a trovare sostegno dalle punte, il vero problema per Maran. Il Parma il centravanti lo ha in campo, Inglese, il Cagliari in hotel, Pavoletti. I sardi non fanno un tiro in porta mentre al 39' Cragno si riscatta respingendo bene un gran tiro di Barillà.

RIPRESA — Ma il raddoppio arriva dopo 2 minuti della ripresa con un capolavoro di Gervinho. Scatenato l'ivoriano si fa 70 metri di campo, non riesce a fermarlo in scivolata Barella, si beve Lykogiannis, a niente Klavan e col destro calcia sul primo palo colpendolo, ma poi la palla finisce in rete. Tripudio. Il Parma fallisce il tris con Rigoni che arriva male di testa su una combinazione Inglese (col tacco)-Di Gaudio. Una minima reazione del Cagliari c'è: Cerri calcia a lato, Joao Pedro trova Sepe (bravo) sul primo palo. Maran prova a cambiare scegliendo le due punte rapide: Farias entra per Cerri e affianca Sau, Castro sostituisce lo spento Ionita. Non cambia tanto. D'Aversa risponde con il sardo Deiola per Di Gaudio. Al Cagliari fa male subire così ci prova ancora con Farias che, però, trova l'ex Bruno Alves, semplicemente perfetto, come il terzino Iacoponi, che si immola mandando in angolo. E' l'ultimo sussulto dei sardi prima che un erroraccio di Romagna metta nelle condizioni Ceravolo di andare a bersaglio, ma il punterò che ha sostituito Inglese si fa anticipare da Cragno. C'è ancora spazio per un'emozione: il Tardini tutto in piedi per lo straordinario Gervinho che lascia il posto a Gobbi e va ad abbracciare D'Aversa. Il connubio perfetto di questo Parma che non è una sorpresa, ma una squadra vera.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 00:37
Fiorentina-Spal 3-0: gol di Pjaca, Milenkovic e Chiesa

Tutto facile per i viola, ora secondi in classifica.
Amaro il ritorno di Semplici nella sua Firenze...
Quanti errori degli spallini in difesa


La Fiorentina al Franchi è una macchina da guerra e dopo Chievo e Udinese supera in scioltezza anche la Spal, arrivata a Firenze carica di risultati e aspettative. Gara quasi a senso unico con i viola padroni del campo fin dall'inizio mentre gli uomini di Semplici sono parsi, globalmente, in giornata negativa. Con l'aggravante degli errori individuali di Fares e Gomis che hanno regalato i primi due gol alla Fiorentina. E così Viola momentaneamente al secondo posto in classifica insieme al Sassuolo in attesa degli altri risultati del turno.

ECO PJACA — Due cambi nella Fiorentina rispetto alla gara con la Sampdoria. Con i rientri di Lafont in porta e Benassi in mezzo. Davanti Chiesa, Pjaca e Simeone. Solito 3-5-2 nella Spal con Antenucci e Petagna in attacco. Al 6' occasione clamorosa sul destro di Simeone dopo un tocco di Vitor Hugo. L'argentino calcia debolmente fra le braccia di Gomis. La Fiorentina attacca e al 18' passa anche grazie a un clamoroso errore di Fares che sbuccia davanti alla propria porta un pallone piuttosto semplice. Pjaca ringrazia e deposita di sinistro in rete il primo gol in maglia viola (e anche in A). Il pareggio pare cosa fatta cinque minuti più tardi con Antenucci che di testa gira malissimo dopo un super lavoro sulla destra di Lazzari. A passare allora sono ancora i padroni di casa con Milenkovic (secondo gol stagionale) che anticipa di testa un incerto Gomis sfruttando al meglio il corner di Veretout.

DINASTIA CHIESA — Fuori Biraghi, in difficoltà su Lazzari e ammonito, dentro Hancko all'esordio in viola. Cinque minuti e Chiesa sfiora il 3-0 dopo un gran colpo di tacco smarcante proprio di Hancko. La squadra di Semplici non risponde e il colpo del k.o. è dietro l'angolo. Lo assesta Chiesa dopo un'azione in velocità che lui stesso aveva fatto partire. Benassi e Pjaca toccano il pallone, il gioiello azzurro segna da centro area. Prima di farsi tutto il campo per andare ad abbracciare il fratellino, Lorenzo (classe 2004), passato come lui dalla Settignanese alle giovanili della Fiorentina e a bordo campo come raccattapalle. I tifosi (30.068 i presenti) cantano e si divertono nell'afa del Franchi mentre l'ambiente viola inizia già a pensare all'Inter. Martedì infatti, nuovamente in anticipo, la Fiorentina è attesa a San Siro. Arriverà comunque davanti ai nerazzurri in classifica: al momento Firenze è autorizzata a sognare. Serataccia invece per la Spal, nemmeno lontana parente dalla squadra scintillante vista con l'Atalanta. E colpevole di essersi liquefatta fin da subito nel caldo asfissiante di Firenze.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 00:40
Sampdoria-Inter 0-1: decide Brozovic al 94'

Ancora tre punti in pieno recupero, come col Tottenham in Champions: il destro del croato piega i blucerchiati al 94'.
Due gol annullati ai nerazzurri dal Var



Sta diventando la “Zona Inter”. Sempre i minuti finali, sempre il recupero: tocca al biondo Brozovic insaccare l’1-0 che bissa la vittoria di Champions e cambia le prospettive di classifica nerazzurra. Stavolta non è nemmeno questione di pazzia, ma di coronarie messe a dura prova: dal 42’ in poi Asamoah segna il vantaggio, ma viene annullato dalla Var perché il cross di D’Ambrosio era partito fuori; Defrel ribalta segnando in contropiede (gol annullato per fuorigioco, senza Var) e poi arriva la fiammata vincente nel recupero. Spalletti esulta in faccia al quarto uomo (due i gol annullati dalla Var) e si fa cacciare, l’Inter al terzo tentativo trova i tre punti con un’altra serata drammatica, convulsa, ripresa per i capelli e all’ultimo assalto. La Samp paga tanto, troppo, il calo nella ripresa e le fatiche di mercoledì. Ma paga soprattutto la “zona Inter”: i recuperi ormai sono cosa loro. Hanno chiesto in prestito “Fino alla fine”.

I PROBLEMI — La ricerca del bonus che darebbe la seconda vittoria in pochi giorni parte con due soli cambi rispetto al Tottenham: D’Ambrosio riprende la fascia destra (ma soffrirà parecchio nel confronto diretto con Murru) Candreva prende il posto di Perisic, anche fisicamente. L’esterno infatti si piazza a sinistra, con Politano a destra: entrambi potrebbero così accentrarsi per tirare: lo farà solo un paio di volte Candreva, con conclusioni ribattute. Più che i sette minuti finali col Tottenham, si rivedono i precedenti 83: la Samp parte forte, la difesa nerazzurra tiene grazie alla solidità di Skriniar e Asamoah, la manovra degli uomini di Spalletti è raramente fluida, anche perché Brozovic e Vecino non trovano rispettivamente la misura del passaggio e la posizione. Icardi continua a ricevere pochi palloni, a tratti si spazientisce. Vecino la riprende due volte di testa, ma stavolta non trova la porta.

IL CASO — Nonostante il gioco faticoso e gli errori l’Inter troverebbe comunque il vantaggio, al 43’: dopo un contrasto vinto di testa e una ribattuta al limite della difesa Nainggolan raccoglie e trova il buco per mandarla all’angolino basso. Il vantaggio è virtuale e dura solo due minuti, perché Guida richiamato dall’assistente Var Fabbri annulla per un fuorigioco di un decina di centimetri di D’Ambrosio a inizio azione. Non sarà l’ultima decisione “video”, come abbiamo visto.

LE CORREZIONI — Bloccato sullo 0-0, Spalletti cambia fascia a Politano e Candreva, e quest’ultimo sembra dare la svolta. Nel giro di cinque minuti trova prima il palo con un tiro a giro di sinistro, poi finalmente la testa di Icardi. Al 25’ impegna Audero nella prima vera parata, ma poi esce, da migliore in campo, per fare spazio a Keita (Perisic era entrato per Politano). Giampaolo, sull’altro fronte, cambia due dei tre “mediani” quando vede che i suoi calano fisicamente. Non basterà per ritrovare la verve di inizio partita, quando Defrel poteva portare i doriani in vantaggio, ma Quaglia fa paura, cercando di bissare il gol di Dimarco. Non basterà nemmeno per tenere il pari, ma in quel finale poteva succedere di tutto, anche che Giampaolo portasse a casa la partita.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 16:30
Torino-Napoli 1-3: gol di Insigne (doppietta), Verdi e Belotti

Per i granata seconda sconfitta stagionale.
Gli azzurri di Ancelotti sfoderano un gran primo tempo,
nella ripresa calano il colpo del k.o. e vanno a quota 12 in classifica



Ci sono vittorie e vittorie. E quella di oggi per il Napoli può essere una di quelle che può infondere autostima e convinzione. Perché, negli occhi e nella memoria, resterà soprattutto quella prima sontuosa mezzora, il miglior cortometraggio del nuovo corso Ancelotti. Gli azzurri passano 3-1 al Grande Torino, trascinati dalla doppietta di Insigne e dall’acuto di Verdi. Si lecca le ferite un Torino capace di scuotersi solo in avvio di ripresa con il rigore trasformato da Belotti. E mai in partita contro questo Napoli.

IL MARCHIO DI ANCELOTTI — Alla lettura delle formazioni, la sorpresa è più per la mancanza di abitudine dei tifosi del Napoli: turnover doveva essere e turnover è stato. Sarà la stella polare di Ancelotti che, con il turno infrasettimanale alle porte, attinge in maniera corposa dalla panchina. Cinque i cambi rispetto alla vittoria con la Fiorentina: Ospina tra i pali, Koulibaly rientra al centro della difesa accanto ad Albiol, Luperto si sistema sulla sinistra, debutto in questo campionato dal primo minuto per Rog, c’è Verdi sulla linea d’attacco. E’ un 4-4-2 molto dinamico quello disegnato da Ancelotti, pronto a rimodellarsi in un 4-2-3-1 quando il Napoli attacca con Callejon alto a destra Insigne e Verdi che si cambiano le posizioni di continuo (tra il centro e la sinistra), Mertens a sgusciare tra Nkoulou e Izzo. Mazzarri ha invece scelte obbligate a causa degli infortuni muscolari di Iago Falque e De Silvestri, e ripropone il 3-5-2 con il varo della coppia di centravanti Belotti-Zaza (il Gallo gioca più avanzato) per la prima volta titolari insieme, Berenguer cambia fascia e va destra, Aina a sinistra.

30’ DA URLO — La prima mezzora del Napoli è un manifesto di bellezza allo stato puro: squadra corta, movimenti continuamente in verticale, giocate di altissima classe lungo l’asse Insigne-Mertens-Verdi, Hamsik a suo perfetto agio (ed è una prima volta) da regista. Sette occasioni, due gol, predominio territoriale assoluto: basterebbero questi numeri per raccontare quelli che fino ad oggi sono stati i migliori trenta minuti del Napoli di Ancelotti nel primo assaggio della stagione. E il Toro? Va subito in bambola, prova almeno a limitare i danni con una super parata di Sirigu su Koulibaly (al 14’) e con un paio di chiusure di Izzo e Moretti ma va presto, anzi prestissimo, in tilt. Dopo appena tre minuti anche la fortuna aiuta questo bel Napoli: Moretti prova a respingere un cross di Luperto, la palla sbatte su Nkoulou e diventa l’assist perfetto per Insigne. E’ il terzo gol di Lorenzo in questa stagione, il secondo consecutivo dopo quello con la Fiorentina. E’ solo l’inizio: al 7’ Mertens scappa via in contropiede, l’assist per Verdi è perfetto, Izzo salva alla disperata un gol praticamente già fatto a due passi da Sirigu. Il belga ha una gran voglia di gol e si vede: prima sfiora il raddoppio con un tiro cross (9’), poi cerca la prodezza con un pallonetto (12’). Insigne non è da meno e fa venire un brivido lungo la schiena dei tifosi del Toro quando al 18’ con un pallonetto dolce sfiora la doppietta personale. Ma il meglio deve ancora arrivare e cade al minuto numero venti quando il Napoli inventa una delle azioni più belle del campionato: l’intesa tra Mertens e Verdi in velocità e di prima è da applausi, il 2-0 dell’ex Bologna è una sentenza. Scollinata la mezzora, il Napoli abbassa i ritmi, il Toro prova a riorganizzarsi ma si affaccia dalle parti di Ospina solo con una conclusione senza pretese di Baselli su punizione (al 36’).

L’ORGOGLIO DEL GALLO — Orgoglio e volontà: ce ne sono tantissimi nell’avvio di ripresa del Torino. Dopo appena 5 minuti, Berenguer riesce per la prima a sfondare sulla destra, Hysaj lo mette giù e Irrati non ha nessuna esitazione a indicare il dischetto: dagli undici metri Belotti è glaciale e riapre la partita firmando il suo secondo gol in campionato. Il rigore infonde forza e coraggio nel Toro che prova ad aumentare ritmi e spinta. Ma la mossa di Ancelotti è immediata: fuori Verdi, dentro Zielinski. Esce una punta, entra un centrocampista che si piazza esattamente sulla linea di azione di Berenguer. E proprio Zielinski diventa l’uomo chiave nell’azione che porta al 3-1. Izzo combina un mezzo pasticcio innescando il polacco, sugli sviluppi Callejon sbatte sul palo, Insigne raccoglie e non fallisce. Doppietta personale, Lorenzo porta a 4 il suo bottino di reti in questo campionato. Ancelotti inserisce Allan nel centrocampo del Napoli, Mazzarri risponde giocandosi prima la carta Soriano (al posto di Meité) poi quella di Parigini (per Aina), nel finale Edera (per Baselli). Esce anche uno stremato Luperto per far posto all’ex fischiatissimo Maksimovic. Ma di Toro si vede pochino, anzi è il Napoli a rischiare di calare il poker con Mertens, Hamsik, Allan e ancora Insigne. Dopo 5’ di recupero il Toro esce a testa bassa, mentre gli oltre 3000 tifosi azzurri fanno festa intonando un “Giorno all’improvviso”.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 19:11
Bologna-Roma 2-0: in gol Mattiello e Santander

I giallorossi cadono anche al Dall'Ara contro la squadra di
Inzaghi che trova i primi gol in campionato e la prima vittoria



La colonna sonora la mettono i tifosi della Roma. Da "andate a lavorare" ad "avete rotto il c..." è tutta una contestazione con fischi annessi e intolleranza assoluta verso una banda giallorossa che ha trovato in Skorupski un nemico vero e nella lentezza d’esecuzione un freno evidente. In tutto questo, e con un’applicazione certosina e dopo aver avuto il sostegno totale dei tifosi, il Bologna si prende la prima vittoria della stagione: ringrazia il suo portiere ma anche la tenacia e l’efficacia nel saper sfruttare i momenti di sbandamento di una Roma che dopo il pareggio col Chievo in casa sbatte contro il muro di Pippo Inzaghi che in un colpo solo trova vittoria e due gol dopo il quasi nulla assoluto nella prime 4 giornate. Il Bologna non vinceva con una big dal 6 gennaio 2016, Milan-Bologna 0-1 gol di Giaccherini.

MEZZA RIVOLUZIONE — Pippo rivoluziona parzialmente il Bologna: infila Krejci che pareva desaparecido, Svanberg al posto di Poli (botta da Valencia nell’allenamento di ieri) e ripropone la coppia Santander-Falcinelli alla ricerca del primo gol in campionato. Di Francesco mette Kluivert dal 1’ e in mezzo al campo De Rossi è spalleggiato da Pellegrini e Cristante. La partenza è giallorossa con Skorupski che devitalizza uno alla volta Fazio, Perotti e Kluivert, il Bologna - diversamente - dalle passate partite piene di velleità e lanci lunghi - ha la prerogativa di mantenere alta l’attenzione, la palla bassa e soprattutto di saper anche conquistare campo quando ne ha le possibilità. In questo saper alzare anche la testa, il paraguaiano Santander riesce a mostrare non solo lotta ma anche gestione e collocazione del pallone sulle incursioni dei compagni.

LA PRIMA VOLTA — Resta il fatto che le situazioni più clamorose sono tre ma quella che fa finalmente esaltare il popolo bolognese arriva al minuto 35 e dopo un errore mostruoso di Falcinelli davanti alla porta servito da Mattiello: palla da sinistra crossata da De Maio, uscita sbilenca di Olsen che smanaccia largo, Marcano sottovaluta l’arrivo di Mattiello stesso che rientra dentro l’area per piazzare di sinistro un tiro a girare sul quale il portiere della Roma non sa arrivare. E’ il primo gol del Bologna di quest’anno, alla quinta gara e dopo corpose sofferenze, compresa un’occasione di Kluivert sulla quale Skorupski esce tardi ma in maniera efficace comunque. Sofferenze che continuano dopo: nonostante la Roma viaggi sotto-ritmo, la qualità superiore di cui è in possesso la porta ad avvicinarsi a Skorupski che ribatte due volte Fazio e sbaglia una volta sola, minuto 45’,: il portiere polacco esce male e si scontra con Svanberg, palla centrale e pulita per Pellegrini che spara altissimo.

RADDOPPIO E SCHIAFFI — La Roma non vola e ha ritmi bassissimi, il Bologna controlla, è attento sulle prime e seconde palle e anzi butta via anche alcuni contropiede di una certa fattura. Così, Di Francesco mette Pastore per Cristante, poi Under per Kluivert e infine Kolarov per Fazio: ma cambia poco, nel senso che Skorupski para di tutto e chi arriva nei pressi del gol, beh, la porta non la centra mai nella maniera giusta. Cosa che invece fa Santander, paraguaiano arrivato con l’etichetta del "chissà chi è" dal Copenaghen: quando al minuto 14 De Maio fa ripartire un’azione che Dzemaili porta avanti a Roma completamente sbilanciata, ecco che Falcinelli fa l'unica cosa buona della gara, palla tagliata in mezzo al campo per Santander che vola via e batte Olsen in uscita. La Roma è frastornata e il Bologna raccoglie i frutti di un lavoro pesante: il seguito è una doppia occasione buttata da Okwonkwo e una serie di situazioni giallorosse che non fanno sudare Skorupski. I sei minuti di recupero (troppi) non scalfiscono nulla: i tifosi giallorossi cantano e non sono carezze.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 19:15
Chievo-Udinese 0-2: magia di De Paul, poi chiude Lasagna

Ci pensa il gioiello argentino nel secondo tempo a sbloccare il match.
Chiude la punta nel finale. Per D’Anna ancora rinviato l’appuntamento con la vittoria



Il Chievo resta in zona penalizzazione, a meno uno, l’Udinese vola con i gol di De Paul - il quarto in cinque partite - e nel finale le parate di Scuffet. Dopo un primo tempo al limite del cloroformio, la ripresa premia il coraggio della squadra di Velazquez, che inserisce Lasagna e si gode il talento del suo argentino, mentre D’Anna paga la giornata poco ispirata di Birsa e Giaccherini, che si sveglia troppo tardi.

LE SCELTE — Sorprende solo Velazquez: non tanto preferendo ancora Pussetto a Machis, che sembrava destinato a rientrare, quanto con la scelta di Teodorczyk come terminale offensivo e la “retrocessione” di Lasagna in panchina. Per il resto confermato il 4-1-4-1, con la stessa linea difensiva che aveva affrontato il Torino, Behrami davanti alla difesa e De Paul sulla fascia sinistra. D'Anna recupera sulla destra la spinta (in realtà arrugginita) del rientrante Cacciatore: così Tomovic può tornare a fare il centrale accanto a Bani. La certezza, come annunciato, resta il trio offensivo del 4-3-2-1, con Giaccherini e Birsa a sostegno di Stepinski.

PRIMO TEMPO — Emozioni con il contagocce, ma è inevitabile dato l’atteggiamento delle due squadre: l’Udinese come sempre preferisce aspettare per colpire (poco) in ripartenza, mentre il Chievo fatica ad attivare i suoi uomini di qualità, Birsa e Giaccherini, e dunque a rendere pericoloso Stepinski, che pure è vivo e si affanna a cercare spazi nell’area bianconera, nonostante la morsa Ekong-Nuytinck, su cui Velazquez edifica la solidità difensiva. E’ in seguito ad un fallo sul centravanti polacco da parte di Fofana che Birsa può rendersi pericoloso al 5’ su punizione, ma questo resterà l’unico vero brivido per Scuffet, a parte un’uscita difettosa su Tomovic e una debole girata in porta dello stesso Stepinski. Più pungente, in definitiva, l’Udinese. Al 23’ con Pussetto, che supera Barba dopo cambio gioco di De Paul: Sorrentino cancella la chance, ma non il dubbio che l’argentino potesse servire il meglio piazzato Teodorczyk; ma soprattutto al 31’ con Fofana, che ricevuta palla da Pussetto inventa una fulminea girata di sinistro respinta dalla traversa, a Sorrentino battuto.

SECONDO TEMPO — Molto più vivace la ripresa, "stappata" da un botta e risposta fra i due centravanti polacchi: lampo di Teodorczyk in allungo su lancio di De Paul (alto di poco al 13’) e colpo di testa di Stepinski (14’) cercato da Cacciatore. Ma è l’ingresso di Lasagna a cambiare faccia all’Udinese e alla partita: subito due avvisi del centravanti a Sorrentino, ma appena assorbito il brivido di un colpo di testa di Stepinski è De Paul ad aprire le sliding doors della partita, rompendo il muro del Chievo con uno straordinario tiro, praticamente da fermo, dalla distanza. A quel punto sale in cattedra il terzo protagonista dell’Udinese, Scuffet, che con due paratone decisive su Rigoni e Giaccherini protegge il vantaggio, reso incolmabile al 45’ da Lasagna, chiudendo una ripartenza rifinita, guarda caso, da De Paul. Dopo il gol, l’assist: "man of the match" per distacco.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 19:18
Serie A, Lazio-Genoa: 4-1.
Decidono Caicedo, Immobile e Milinkovic

Prosegue il momento positivo dei biancocelesti in campionato.
Trionfo firmato dal super tandem d'attacco e dal centrocampista serbo.
A segno ancora Piatek per i rossoblù



Terza vittoria di fila per la Lazio in campionato (in mezzo c’è pure il successo sull’Apollon in Europa League). I gol di Caicedo, Immobile (prima doppietta stagionale) e Milinkovic regolano un Genoa che non riesce a tenere il passo dei biancocelesti. La squadra di Inzaghi è in evidente crescita sul piano del gioco, ritrovando pure la spettacolarità nelle trame offensive. Dopo il doppio vantaggio laziale, il gol dei liguri al via delle ripresa potrebbe far cambiare rotta alla sfida, ma ci pensa subito Milinkovic, anche lui in netta ripresa, a ristabilire le distanze con la sua prima rete in questa stagione prima del sigillo finale di Immobile.

UNO-DUE LAZIALE — Dopo il turnover in Europa League, Inzaghi torna all’assetto di base, ma vara alcune novità. Attacco a due punte: al fianco di Immobile, c’è Caicedo, protagonista giovedì contro l’Apollon. Nel pacchetto arretrato Wallace va sulla sinistra (Radu ai box) e Caceres presidia la corsia destra. Parte dalla panchina Luis Alberto. Ballardini ritocca ogni reparto rispetto alla squadra che ha battuto il Bologna. In difesa entra Zukanovic, Gunter viene avanzato in mediana, in avanti spazio a Medeiros. Applausi per Marchetti, alla prima da ex all’Olimpico. La Lazio sblocca subito il risultato: proprio con Caicedo. Che al 7’ colpisce di testa in tuffo su un pallone smistato al centro, con stacco aereo, da parte di Milinkovic. Il Genoa si riorganizza e avanza il baricentro del gioco: al 15’ Piatek impegna Strakosha, al 20’ Romulo non inquadra la porta. Replica la Lazio con un tiro dalla distanza di Parolo: alto. Al 23’ il raddoppio dei biancocelesti: Caicedo in pressing su Bessa, si inserisce Parolo che innesca Immobile pronto al diagonale fulminante. Ballardini rimescola il Genoa nel segno del 3-4-2-1. Entra Kouame che va sulla trequarti con Medeiros. Esce Spolli e in difesa arretra Gunter. Medeiros si mette in luce con una paio di tentativi a rete. Lazio pericolosa al 41’: Parolo non aggancia un cross di Marusic, riprova Lulic ma non trova un compagno pronto al tiro. Finale di tempo con una girata di Kouame neutralizzata da Strakosha.

IMMOBILE AL BIS — Dopo l’intervallo la partita si rilancia. Al 1’ Piatek è in agguato su un infelice rimpallo causato di Acerbi e infila Strakosha. Quinto gol in campionato per il polacco. Al 9’ la Lazio però allunga nuovamente: su cross di Lulic dalla sinistra, un perentorio colpo di testa di Milinkovic sigla il 3-1. Biancocelesti con una marcia in più. All’11’ Caicedo calcia sull’esterno della rete. Al 12’ Ballardini innesta Lazovic al posto di Romulo. Cinque minuti dopo Correa avvicenda Caicedo, accompagnato dalla standing ovation dell’Olimpico. Contemporaneamente, ultimo cambio nel Genoa: Sandro rileva Medeiros. Lazio arrembante: Parolo sfiora il palo. Esce Milinkovic tra gli applausi: spazio a Badelj sulla sinistra del centrocampo. Al 34’ Correa, imbeccato da Immobile, spreca una ghiotta chance. L’ultima sostituzione della Lazio con Patric per Marusic. Biancocelesti a caccia del gol fino alla fine. Così Immobile al 45’ sigla la sua prima doppietta stagionale su una respinta di Marchetti dopo una conclusione di Correa. La vena ritrovata del suo bomber rende ancor più entusiasmante la vittoria della Lazio.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 23:32
Milan-Atalanta 2-2: Higuain ancora a segno, pari beffa di Rigoni

Gomez risponde al Pipita, al terzo gol di fila tra campionato ed Europa League, poi nuovo vantaggio di Bonaventura.
Nel recupero, l'argentino dei nerazzurri pareggia il conto



Il primo giorno d’autunno a Milano è caldo come fosse agosto, ma la nebbia sugli orizzonti del Milan rispetta le consegne e cala al 91’: Rigoni regala all’Atalanta un 2-2 strappato coi denti e un punto di respiro dopo due k.o. di fila e deprime un Diavolo a due facce, dominatore nel primo tempo e pasticcione nella ripresa. I nerazzurri restano tabù per il Milan degli ultimi anni – la vittoria manca dal 2015, in casa dal 2014 – e ne frenano il processo di crescita: Higuain segna e Suso inventa, ma Donnarumma continua a prendere gol (da aprile) e ai gattusiani manca sempre quel veleno invocato dal tecnico alle vigilie delle gare. Cinque punti in classifica come i bergamaschi: Juve e Napoli sono lontane.

SEMPRE PIPITA — Rotto il ghiaccio in campionato, a Cagliari, e in Europa, in Lussemburgo, mancava il sigillo a San Siro e Higuain non ha perso tempo: gli bastano due minuti per sfornare un gol da copertina, una magnifica girata al volo su cross di Suso che fa tremare gli spalti dello stadio. Il Pipita infila la terza rete di fila e castiga ancora una volta l’Atalanta: 10 gol in 13 incroci tra A e Coppa Italia. Ma gli applausi li merita tutta la banda Gattuso, che costruisce l’1-0 partendo dalla difesa: Rodriguez imbuca centralmente per Bonaventura, sponda per Kessie, quindi Calabria, Suso e il capolavoro del Pipita. Rino in panchina si gode lo spettacolo, e soprattutto l’intesa tra l’argentino e il resto dei compagni, che cresce e si traduce in occasioni come non se ne vedevano da parecchio al Meazza. Gonzalo annusa la doppietta al 14’ ma lo murano, se la divora nel finale (che passaggio Bakayoko); e ancora: manda al tiro Biglia con una sponda dal limite e serve a Kessie un pallone alla “Cutrone” che l’ivoriano manda clamorosamente a lato della porta di Gollini allo scadere del primo tempo.

MILAN A META’, LA DEA RISORGE — Chiudere la prima fetta di gara in vantaggio di un solo gol, per il Diavolo, è ai limiti del delitto, perché i rossoneri fabbricano gioco e pericoli in area nerazzurra e gli uomini di Gasperini sono irriconoscibili: surclassati sul piano della corsa, disattenti in marcatura e timidi nella costruzione. L’unica palla gol arriva non a caso dagli sviluppi di un corner ed è l’ex Pasalic a sciupare di testa, deviando fuori da due passi un tiro sballato di Toloi. Nel frattempo il Milan aveva esultato ancora con Bonaventura (colpo di testa al 21’, annullato giustamente dalla Var per fuorigioco) e Jack sfiora di nuovo il raddoppio al 39’, colpendo il palo con una torsione tanto bella quanto difficile su cross di Calabria. Ai rossoneri dei primi 45’ manca il colpo del k.o.; a Gasperini, invece, non mancano i jolly per cambiare il corso degli eventi in una rosa costruita per campionato ed Europa: Rigoni e Zapata, entrati nell’intervallo, riscrivono il finale della storia. Sono loro che confezionano l’1-1 al 9’ del Papu (tocco in co-abitazione con Calabria, sin lì positivo) e mettono i brividi ai 50mila di San Siro. E sono ancora loro a mettere la firma sul 2-2 finale, che gela i rossoneri dopo il gol di Bonaventura (imbeccato dal solito Suso) nel recupero: il colombiano chiama Gigio al mezzo miracolo e l’argentino ex Zenit infila con un tap-in ai limiti del fuorigioco (ma regolare, Romagnoli lo tiene in linea). Gasp, in tribuna, può sorridere, la crisi è passata. Rino, negli spogliatoi, avrà parecchio da rimproverare ai suoi ragazzi.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 23:36
Frosinone-Juventus 0-2: gol di Cristiano Ronaldo e Bernardeschi

Una rete del portoghese a 8' dalla fine e il raddoppio dell'ex Fiorentina regalano i 3 punti
ad Allegri in una serata poco brillante dei bianconeri, che però mantengono la vetta a punteggio pieno



Il giorno in cui la Juventus aveva ufficializzato l'acquisto di Cristiano Ronaldo, il Frosinone l'aveva buttata sull'ironia: "Complimenti ai bianconeri, anche noi ci abbiamo provato ma l'hanno spuntata loro". Se CR7 fosse sbarcato in Ciociaria e non a Torino, stasera i canarini avrebbero raccolto la prima vittoria della stagione, perché la differenza l'ha fatta lui, con un gol cercato caparbiamente, insieme a Bernardeschi, che è entrato e ha cambiato la partita. Ronaldo ha trovato nel finale la rete che ha sbloccato una serata complicata, con troppi bianconeri sotto tono. D'altronde è per questo che la Juventus lo ha comprato, per la Champions e per spingersi dove gli altri non riescono. Risultato poi messo al sicuro dall'ex Fiorentina a pochi secondi dal gong.

CRISTIANO CONTRO TUTTI — Allegri rispetto a Valencia ne cambia cinque (Rugani, Cuadrado, Emre Can, Bentancur e Dybala) e ripropone il tridente anti Sassuolo, con il numero 10 bianconero alle spalle di Cristiano Ronaldo e Mandzukic. Longo risponde con la coppia Perica-Campbell (al debutto da titolare) e una curva canarina calorosissima. CR7 è il più atteso (dai tifosi, in Ciociaria ci sono tanti juventini) e anche il più temuto (dai giocatori avversari, che non disdegnano i modi rudi per arginarlo. Dopo 8 minuti il portoghese potrebbe portare in vantaggio la Signora se il suo tiro non venisse respinto all'ultimo respiro da Capuano (cross di Dybala e sponda di Mandzukic). Cristiano è il più vivace e in venti minuti impegna altre due volte Sportiello, che ne esce illeso. La voglia di fare gol del portoghese è contagiosa, tanto che intorno alla mezz'ora Rugani prova a emularlo con una rovesciata (su punizione di Pjanic) che finisce alta. Il Frosinone si limita a difendersi, con la speranza di poter sfruttare qualche ripartenza concessa dai bianconeri (intervento provvidenziale di Rugani nell'occasione migliore del primo tempo). Per la Juventus è difficile sfondare con nove giocatori dietro alla linea della palla, però la manovra è pure troppo prevedibile. Perica, il giocatore più temuto di Allegri, spaventa Szczesny poco prima dell'intervallo con un colpo di testa (che finisce fuori).

SOFFERENZA ED ESULTANZA — Ritmo basso e pochi guizzi: questa è Madama in versione Benito Stirpe. Ecco perché all'alba della ripresa Allegri toglie Bentancur e si gioca la carta Bernardeschi, uno dei migliori nella battaglia di Valencia. L'ex viola regala subito a Ronaldo un ottimo pallone (su cross di Chiellini da destra) che il fenomeno sparacchia: forse un po' di ansia gli è rimasta addosso nonostante la doppietta al Sassuolo. Sempre Bernardeschi serve il 7 sotto porta, che tenta invano il gol di tacco. Con l'ingresso di Cancelo (per Cuadrado, che dopo una prova abulica calcia alle stelle l'ultimo pallone) aumentano i cross e le occasioni: Mandzukic, Alex Sandro, Bernardeschi, ma il match winner alla fine è lui, Cristiano Ronaldo, che al 37' raccoglie un tiro sporco di Pjanic, trova l'angolino e poi esplode in un "siuu" liberatorio. Gol convalidato dopo un silent check (Salamon tiene in gioco il portoghese). Nei minuti di recupero chiude Bernardeschi su azione di contropiede: Cristiano aveva sbagliato l'assist, ma poco importa. La Juve vince e resta a più tre sul Napoli.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 settembre 2018 23:42
SERIE A 2018/2019 5ª Giornata (5ª di Andata)

22/09/2018
Sassuolo - Empoli 3-1
Parma - Cagliari 2-0
Fiorentina - Spal 3-0
Sampdoria - Inter 0-1
23/09/2018
Torino - Napoli 1-3
Bologna - Roma 2-0
Chievo - Udinese 0-2
Lazio - Genoa 4-1
Milan - Atalanta 2-2
Frosinone - Juventus 0-2

Classifica
1) Juventus punti 15;
2) Napoli punti 12;
3) Fiorentina e Sassuolo punti 10;
5) Lazio e Spal punti 9;
7) Udinese punti 8;
8) Sampdoria, Inter e Parma punti 7;
11) Genoa(*) punti 6;
12) Milan(*), Atalanta, Roma, Torino e Cagliari punti 5;
17) Empoli e Bologna punti 4;
19) Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
ilpoeta59
00lunedì 24 settembre 2018 07:29
La nostra forza sta nel gioco di squadra, non abbiamo bisogno di comprare giocatori da centinaia di milioni!
Lorenzo il magnifico continua a segnare e vi ricordo che è un napoletano, è un giocatore che non indossa la maglia del Napoli così per puro caso, è un giocatore che quella maglia l'ha sognata fin da bambino! [SM=x611903]

binariomorto
00mercoledì 26 settembre 2018 16:48
Inter-Fiorentina 2-1: si sblocca Icardi, D'Ambrosio decisivo

Il capitano nerazzurro segna il primo gol in campionato su rigore (accordato grazie alla Var),
poi pari viola con lo sfortunato autogol di Skriniar sul destro di Chiesa.
Al 77' affondo da tre punti dell'esterno difensivo.
Terza vittoria di fila tra campionato e Champions



Tre notizie per il campionato: l’Inter sfata il tabù San Siro, Icardi ritrova la rete mentre Spalletti conferma di avere ormai per le mani una cooperativa del gol. Sì, perché il sigillo di D’Ambrosio porta a sette i marcatori nerazzurri di questa prima parte di campionato. Il 2-1 alla Fiorentina è preziosissimo per la classifica (e per la qualità dell’avversario) ma non nasconde i limiti dell’Inter, ancora una volta in crisi d’identità una volta subito il momentaneo pareggio viola con lo sfortunato autogol di Skriniar sul destro di Chiesa.

VIVA LA VAR — L’Inter ci mette un po’ ad entrare in partita e il 4’ rischia già di andare sotto, ma il destro dal limite di Mirallas centra il palo prima di carambolare su Handanovic. La Fiorentina per 10’ detta i tempi, poi all’11' un destro al volo di Candreva (alto) cambia l’inerzia della sfida. L’Inter comincia ad affacciarsi con maggior frequenza dalle parti di Lafont, ma Perisic al 18’ non trova la porta. Poco dopo la mezz'ora è la Fiorentina ad aver l’occasionissima: Brozo perde un pallone banale al limite, Chiesa pesca in verticale Simeone solo davanti ad Handanovic che salva tutto con una parata straordinaria. Al 42’ l’episodio che cambia il match: la Var richiama Mazzoleni per un tocco di mano di Hugo su cross di Candreva. È rigore e Icardi può così mettere fine al suo inusuale digiuno in campionato.

CI PENSA D’AMBROSIO — L’intervallo raffredda gambe e testa dei nerazzurri, che a parte qualche iniziativa di Candreva faticano in fase di impostazione. Proprio da un pallone banale perso da Vecino inizia una lunga azione della Fiorentina che porta al pari (8’). Chiesa, il gioiello della viola e il sogno di mercato dell’Inter, va al tiro dalla distanza ed è decisiva la deviazione di Skriniar. Pioli toglie l’impalpabile Cholito per Pjaca, Spalletti risponde inserendo Politano per Candreva (che non la prende benissimo…). L’impatto migliore è quello del croato che al 16’ impensierisce Handanovic. San Siro inizia a rumoreggiare per i troppi errori nerazzurri in fase di impostazione, la Fiorentina prende fiducia e spaventa ancora Handanovic (17’) con l’indemoniato Chiesa. L’Inter sembra in difficoltà, smarrita, incapace di riprendere in mano il match. Ma l’anima pazza nerazzurra ha un impeto di orgoglio nel momento più complicato: D’Ambrosio strappa palla al limite, scarica e chiude il triangolo con Icardi e buca Lafont. San Siro esplode prima di chiudersi per qualche secondo in religioso silenzio: check Mazzoleni-Var e gol convalidato. Nel finale succede poco o nulla. L’Inter torna a vincere a San Siro dopo un digiuno di quattro gare (incluso lo scorso campionato) e chiude la settimana perfetta: tre vittorie tra Champions e campionato, cosa chiedere di più?

Vincenzo D’Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 settembre 2018 00:26
Serie A, Udinese-Lazio 1-2: decidono Acerbi e Correa

Quarta vittoria di fila per la squadra di Inzaghi che continua la risalita in classifica.
Le reti nella ripresa. Nel finale accorcia Nuytinck.
Inutile il forcing finale dei padroni di casa



La Lazio non si ferma più. Quinta vittoria consecutiva tra coppa e campionato e classifica che comincia a farsi molto interessante. Vittoria sofferta (2-1), però, come tutte le precedenti ad eccezione di quella di domenica con il Genoa. Dopo aver controllato la gara nel primo tempo ed averla ipotecata a metà della ripresa, la squadra di Inzaghi non riesce a congelarla e rischia moltissimo nel finale. Udinese sconfitta, ma non bocciata. I friulani non demeriterebbero il pareggio, anche se commettono l'errore di aspettare troppo la Lazio e di aggredirla solo una volta andati sotto di due gol. Se lo avessero fatto prima, contro una Lazio in formazione rimaneggiata e con la testa già al derby, le cose sarebbe andate diversamente.

POCHE EMOZIONI — Inzaghi, a sorpresa ma non troppo, cambia mezza squadra rispetto al match di domenica. Le new entry sono Luiz Felipe, Patric, Badelj, Luis Alberto e Correa. Quattro i titolari assenti: Immobile, Leiva e Milinkovic (tutti in panca) più Radu (infortunato). Velazquez si limita invece a tre cambi rispetto alla vittoria del Bentegodi col Chievo: Machis (per Pussetto), Lasagna (per Teodrczyk) e Barak (per Behrami). Il primo tempo scivola via con poche emozioni, un paio per parte: una punizione dal limite di De Paul che Strakosha alza sulla traversa e un tiro dalla distanza (alto) di Fofana per l'Udinese; due colpi di testa insisiodosi in area per la Lazio (di Luis Alberto e Parolo, entrambi finiscono poco lontano dallo specchio della porta). A prevalere, fino all'intervallo, è l'esigenza di entrambe le squadre di controllarsi. Il tecnico dei friulani corregge leggermente il modulo, passando al 4-4-1-1 (Barak dietro Lasagna) proprio per spezzare le trame di gioco dei laziali. Che in effetti appaiono molto meno fluide del solito. Per merito dei padroni di casa ed anche, forse, perché la testa è già al derby di sabato e i biancocelesti dosano le energie.

TUTTO NELLA RIPRESA — Decisamente più interessante il secondo tempo. Che si apre con l'Udinese che sfiora il vantaggio. Il tiro dalla distanza di Fofana viene sventato con qualche difficoltà da Strakosha. Ma attorno al quarto d'ora è la Lazio a rompere l'equilibrio della gara. Propedeutici alla svolta sono i cambi di Inzaghi che si materializzano poco prima del quarto d'ora. Entrano Immobile e Durmisi, escono Caicedo e Lulic. E' proprio Durmisi a conquistare la punizione da cui nasce l'1-0 (fallo di Machis). Sul traversone di Luis Alberto Scuffet respinge e Acerbi è il più lesto a ribattere in gol. Il raddoppio arriva cinque minuti dopo. Lo confeziona con una splendida azione personale Correa. L'argentino si beve Larsen e fulmina Scuffet da posizione decentrata. L'uno-due stordisce la squadra di casa che ci mette un po' a riorganizzarsi. Velazquez è però bravo a rianimarla con i cambi. Dentro Pussetto, poi Teodorczyk e infine Vizeu per Machis, Barak e Lasagna. Con i nuovi l'Udinese riparte e mette nella sua area la Lazio. Il gol che riapre la gara è una splendida semirovescata di Nuytinck su una punizione-cross dalla trequarti di De Paul. I friulani a quel punto coi credono e sfiorano il 2-2 con Fofana e Teodorczyk, ma Strakosha dice no. E la Lazio porta a casa i tre punti.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 settembre 2018 00:29
Serie A, Atalanta-Torino: 0-0.
Gomez e Belotti non brillano

Vince la noia all'Atleti Azzurri d'Italia.
Bergamaschi più propositivi con Zapata e Gomez, ma la difesa granata concede poco.
Mazzarri e Gasperini raggiungono quota 6 punti in classifica



Dea più in palla, ma poco incisiva. Granata sulla difensiva, ancora sotto shock dopo la batosta col Napoli. Questa, in sintesi, è Atalanta-Torino. Un match in gran parte bloccato in cui, alla fine, "trionfa la paura di perdere". Pochi spunti e occasioni al lumicino di fronte ai 18.000 dell'Atleti Azzurri d'Italia. Con questo 0-0, sostanzialmente, la classifica non cambia (entrambe ora a quota 6), perché il pareggio della Sampdoria (0-0 a Cagliari) e il k.o. della Fiorentina (2-1 con l'Inter) vengono in aiuto di due squadre ancora alla ricerca di se stesse. Ma per l'Europa, l'obiettivo comune, servirà molto di più.

LE SCELTE — A sorpresa Gasperini rispolvera Berisha dopo la sconfitta col Cagliari (in panchina Gollini), difesa coi "titolarissimi" Toloi, Palomino e Masiello e mediana con la solita coppia De Roon-Freuler. Cambia qualcosa sugli out: fuori Castagne per Hateboer, Gosens vince il ballottaggio con Adnan. Pasalic, dopo la prova negativa di Milano, viene superato da Rigoni. Con l'ex Zenit, nel tridente offensivo, ecco Gomez e Zapata. Mazzarri, invece, punta su Belotti unica punta assistito da Parigini (out Soriano e Zaza) e sul solito centrocampo a 5 con la regia di Baselli e i muscoli di Rincon e Meité. Sugli esterni De Silvestri a destra, a sinistra Ola Aina scalza Berenguer. Sorpresa dietro: davanti a Sirigu, c'è Djidji per Moretti. Con l'ivoriano Izzo e Nkoulou.

PIÙ DEA — Kick-off di fronte al solito, caloroso pubblico nerazzurro e all'ex c.t. Ventura, presente in tribuna. Parte forte l'Atalanta, che già al 5' ci prova: male De Silvestri sulla destra, palla a Gomez che dal limite non inquadra lo specchio. Il Toro sembra ancora stordito dal tris subito da Ancelotti, ma gli uomini del Gasp non ne approfittano. Altra chance sprecata 4' più tardi: ottimo lavoro al limite di Zapata, assist per Rigoni che però, col piede meno abile, calcia fuori. Il primo squillo granata arriva al 14' con un destro da fuori di Belotti: nessun problema per Berisha che osserva. Il Toro del primo tempo (al 31' Meité su Freuler: giallo) è tutto qui. Ai punti meglio la Dea, ma si resta sullo 0-0.

RIPRESA — Pronti-via e al 3' giallo per Palomino che al limite stende Belotti. Posizione interessante, ma il capitano spreca sul muro. L'Atalanta sembra avere una marcia in più e tra il 4' e il 6' ci prova due volte con Zapata: il colombiano prima scalda i guantoni di Sirigu (colpo di testa centrale), poi col sinistro calcia fuori da posizione defilata. Già all'11' la Dea ha a disposizione tre angoli di fila, ma la difesa di Mazzarri regge. I due tecnici cambiano: Ilicic, Pasalic e Tumminello (subito ammonito) per Rigoni, Freuler e Zapata da una parte, Berenguer, Lukic e Zaza per Parigini, De Silvestri e Baselli dall'altra. Il risultato, però, resta inchiodato sullo 0-0. Il Torino, quasi rinunciando ad attaccare, cerca infatti di difendere accontentandosi del pari. L'Atalanta ci prova (pericolosa nel finale con Gomez, bravo Sirigu), ma non basta. E il commento finale è un copia-incolla dei primi 45'. Entrambe vanno a casa con poche certezze, una di questa è presto detta: per l'Europa, l'obiettivo comune, servirà molto di più.

Francesco Fontana

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 settembre 2018 00:34
Cagliari-Sampdoria 0-0 tra pali, traverse e un rigore sbagliato al 91'

Termina senza reti la sfida tra rossoblù e blucerchiati, ma non è mancato lo spettacolo.
Farias, Defrel e Linetty a un passo dal gol, in pieno recupero miracoloso Cragno sul tiro di Kownacki dal dischetto



Cercavano il rilancio. Deluse dalle sconfitte con Parma e Inter. Cagliari e Parma finiscono per prendersi un punto, ma è il Cagliari, dominatore incontrastato del primo temo a farla franca perché il finale è da incubo: in pieno recupero Andreolli, subentrato a Pisacane (esausto con i crampi) sgambetta Defrel e manda sul dischetto il neo entrato Kownacki che si fa parare il tiro da Alessio Cragno che diventa l'eroe della serata. Finisce 0-0, ma la partita che nella prima parte aveva visto il Cagliari all'assalto, nella seconda, dopo il palo di Farias vede i rossoblù calare e i blucerchiati crescere tanto come già era successo con la Fiorentina. Defrel si sveglia e colpisce la traversa, anche Linetty tira all'incrocio. Forse è giusto così. Ma la Samp ci resta male come sabato sera con l'Inter. Vede sempre svanire alla fine il sogno.

PRIMO TEMPO — Maran rimescola, come promesso, un po' le carte: dietro fiducia a Pisacane, ripescato dopo Empoli, in mezzo c'è Cigarini a dettare i tempi e non il croato Bradaric. Infatti a Parma il Ciga era stato buttato dentro nel finale, come preludio all'impiego per la sua ex squadra, la Samp, con la quale non si è lasciato splendidamente. La sente tanto, forse troppo e dopo 22' è già ammonito. Giampaolo, come annunciato, sceglie Colley e non Tonelli accanto ad Andersen al centro della difesa e il marcantonio gambiano ingaggia un gran duello fisico con Pavoletti, cavandosela quasi sempre. Le due incornate del livornese vanno fuori. Ma in campo c'è praticamente solo il Cagliari (che va in gol dopo 4' con Joao Pedro, ma in fuorigioco) che ha quasi lo stesso ritmo forsennato imposto col Milan e guadagna tanti corner (6-1 nel primo tempo). Il lato preferito è il solito quello destro, dove Srna, professore di cross, e non solo, ne sforna a raffica. Sul migliore al 34' Farias incorna anche benino ma trova Audero prontissimo. La Samp aspetta, pronta a colpire, ma si avvicina dalle parti di Cragno, praticamente una volta sola, al 15' quando Quagliarella serve Ramirez che spedisce fuori. Ma il trio d'attacco della Samp è fermo, nessuno riesce a elevarsi, ma dietro Ekdal (pur con un errore velenoso) Barreto e Praet tengono.

RIPRESA — Il Cagliari ci prova ancora e stavolta la conclusione a giro di Farias finisce sul palo. Ma quel ritmo, come spesso accade, la squadra di casa, non può tenerlo e la Samp ne approfitta. Defrel si sveglia dal letargo e prima viene bloccato da una straordinaria uscita di Cragno, poi, invitato da Barreto, scheggia la traversa. Il Cagliari è alle corde, Maran deve ricorrere al doppio cambio: levando per forza Cigarini e inserendo l'equilibratore Bradaric, poi più copertura con Ionita per Joao. Giampaolo deve, invece, levare l'inconsistente Ramirez per Linetty che non si fa pregare: tira e colpisce l'incrocio. Il Cagliari sembra cedere, barcolla, ma non molla. Anche se non riesce più a spingere. Ma in pieno recupero Andreolli, che ha appena sostituito Pisacane, sgambetta Defrel e Kownacki, entrato al posto del rigorista principe Quagliarella, si fa ipnotizzare da Cragno. E alla Sardegna Arena si esulta come fosse una vittoria.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 settembre 2018 00:37
Serie A, Genoa-Chievo 2-0: Piatek e Pandev.
Terza vittoria in casa per Ballardini

Successo rossoblù con il solito polacco e Pandev.
Terza vittoria in casa per Ballardini. Veneti ancora a -1



Piatek, sempre lui e sempre più nella storia del Grifone. Nessun attaccante rossoblù aveva mai segnato nelle prime cinque partite consecutive in A. Al Genoa basta piazzare qualche pallone in area, per poter esultare per la terza vittoria consecutiva in casa e fare un bel balzo in avanti in classifica, entusiasmandosi pure per qualche momento di bel gioco e un dominio costante. Al centravanti polacco basta una mezz’ora per studiare la difesa del Chievo e colpirla. Alla prima occasione, al 34’ il palo salva Sorrentino, prodigioso all’11’ su una conclusione ravvicinata di Pandev, dal destro maligno del centravanti. Al 37’ è l’arbitro Pasqua a vedere una sua simulazione, su intervento maldestro di Rossettini, e non il rigore. Al 42’ però nulla riesce a frenare il Pistolero: volata a sinistra di Lazovic, assist perfetto, tocco a spostare la palla da parte di Piatek e destro stavolta micidiale. Che viene quasi bissato tre minuti dopo con un colpo di testa di poco impreciso. Al Chievo, sempre ultimo a -1, in tutto il primo tempo non resta che il rammarico per un destro di Giaccherini al 10’ sfilato, di poco a lato del palo alla destra di Radu.

NELLA RIPRESA — A mettere il sigillo decisivo è Pandev, che sfrutta un’altra iniziativa di Lazovic a sinistra al 9’ s.t. e il tocco di Kouame. Il macedone controlla e batte Sorrentino con un tiro precisissimo. È il colpo del k.o. anche perché il Chievo, pur inserendo Birsa e Pellissier, continua a soffrire le iniziative dei rossoblù. I pericoli per il Genoa arrivano da occasioni episodiche:Stepinski, al 24’ spreca malamente un bell’assist di De Paoli. È bravissimo invece Radu a ribattere il colpo di testa di Barba al 31’.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 settembre 2018 00:40
Juventus-Bologna 2-0: gol di Dybala e Matuidi, bianconeri a punteggio pieno

Tutto facile per i campioni d'Italia,
che colpiscono due volte gli emiliani in avvio e poi controllano,
in attesa di affrontare sabato il Napoli.
Troppo sterile la squadra di Inzaghi.



Ronnie O'Sullivan, leggenda dello snooker, parlava così dei campioni: "Li distingui dagli altri perché non sbagliano mai sul 'facile' e tirano fuori il loro talento sul 'difficile'". La palla da calcio c'entra poco con quelle da biliardo, ma l'adagio si adatta alla perfezione alla Juventus, che batte in scioltezza il Bologna per 2-0 e centra la sesta vittoria in altrettante partite. I bianconeri sono esattamente dove tutti si aspettavano fossero dal 26 luglio, giorno di nascita del calendario 2018-19. Cinque partite sulle carta comode più la Lazio. E la Juve, come suo costume, non regala nulla.

DIVARIO IMBARAZZANTE — I progetti di Superlega paiono al momento accantonati: nominalmente Juve e Bologna giocano nello stesso campionato. Certo, poi guardi partite come quella dello Stadium e diventa complicato spiegare perché. Alla squadra di Allegri basta un quarto d'ora giocato a ridosso della soglia anaerobica per sistemare la questione e non sprecare energie preziose in vista della partita di sabato col Napoli. Al Bologna, con Inzaghi che ne cambia 4 rispetto alla vittoria con la Roma pensando anche all'Udinese, non pare vero che la Juve rallenti: la potenziale figuraccia è evitata. E tutto il resto è sostanzialmente noia, coi vari Barzagli, Bentancur e Benatia che mettono minuti preziosi nelle gambe.

VAI DYBALIK — Così la nota positiva nella serata della Juve è il ritorno al gol da migliore in campo di Paulo Dybala, che aveva esultato l'ultima volta proprio allo Stadium contro il Bologna esattamente 144 giorni fa. A Paulo il ritorno al 3-5-2 fa un gran bene: con solo lui e Ronaldo davanti, la Joya è sostanzialmente libera di inventare a tutto campo. Ne viene fuori la miglior prestazione stagionale: gol di destro all'11' dopo la prodezza di Skorupski (migliore del Bologna) su Matuidi, da lui stesso imbeccato con l'assist di "coppino". E pure l'avvio dell’azione del 2-0, finalizzata da Matuidi dopo la rifinitura di un CR7 non esattamente scintillante, che resta a secco dopo tre gol in due partite. Contro avversari così, non c'è nessun bisogno dei suoi gol.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 settembre 2018 00:43
Serie A, Napoli-Parma 3—0. In gol Insigne e Milik (doppietta)

Quinta vittoria in campionato per la squadra di Ancelotti, che non rischia praticamente nulla contro i ducali.
Per il polacco il gol del raddoppio è da copertina



Troppo Napoli o troppo poco Parma? Difficile dirlo, ma la fotografia della partita è nel punteggio finale (3-0 per gli azzurri) con una squadra che arriva lanciata alla sfida con la capolista Juve e l’altra che dovrà ripartire in fretta perché al San Paolo è apparsa bloccata. Carlo Ancelotti ha sottoposto i suoi alla prova del nove (superata), nel senso che ha cambiato nove uomini rispetto a Torino per avere risposte da tutto l’organico e soprattutto far rifiatare alcuni elementi in vista della Juve. Esordio assoluto per il terzino destro Malcuit, esordio in Serie A per Fabian Ruiz, già visto in Champions, schierato nell’inedita posizione di ala destra (suo il primo tiro in porta al terzo minuto con respinta disperata di Gagliolo). Di contro, D’Aversa ha lasciato in panchina Gervinho preferendo Deiola a Rigoni e rispolverando davanti Di Gaudio e Ciciretti ai lati di Inglese. Da entrambi nessun segnale positivo.

DOMINIO AZZURRO — Nemmeno il tempo di annotare le formazione ed Insigne ha portato il Napoli in vantaggio su assist di Milik: grave l’errore di Iacoponi che ha lasciato al numero 24 un pallone solo da spingere in rete. Per il talento della Nazionale quinto gol in campionato. A quel punto il Parma ha dovuto riorganizzarsi e lo ha fatto provando ad alzare i terzini e finendo con il rischiare grosso di conseguenza su una incursione di Mario Rui. Specie a sinistra il Napoli ha sfondato spesso perché Zielinski è scappato in continuazione alla guardia di Deiola. Il polacco si è divorato però il gol del raddoppio al 21’ dopo un flipper al limite tra Insigne e Bruno Alves in seguito all’ennesima buona giocata di Fabian Ruiz (finto esterno, in realtà mezzala aggiunta). Troppo molle il centrocampo ospite: Ciciretti è venuto talvolta a giocare da trequartista ma ha allungato ulteriormente la squadra di D’Aversa. Il Napoli ha avuto solo il torto, e la sfortuna, di non chiuderla in fretta complice il palo di Insigne al 32’ che ha avuto il sapore della beffa per la precisione con cui era stata indirizzato il pallone dall’attaccante azzurro. Il dominio della formazione di Ancelotti è stato tecnico ma anche fisico perché il Parma è sempre arrivato in ritardo sul pallone, tanto che Mario Rui in ripartenza ha impegnato Sepe a terra in un intervento tutt’altro che facile poco prima dell’intervallo.

SUL VELLUTO — L’inizio della ripresa è stato per il Parma negativo come l’inizio della partita. Dopo tre minuti, assist di Insigne e tiro secco con il mancino di Milik, lasciato incredibilmente solo alle spalle della linea difensiva : due a zero ed emiliani sotto al treno. Il tiro a lato di Stulac non ha dato il senso della reazione, che in realtà non è mai arrivata. Così il Napoli ha potuto fare accademia risparmiando pure preziose energie in vista dello Stadium (vedi le sostituzioni di Insigne e Zielinski). Senza forzare è arrivato il terzo gol, ancora opera di Milik che da due passi ha appoggiato in rete un tiro cross di Verdi. Il Napoli a quel punto ha definitivamente alzato il piede dall’acceleratore e ha finito a passo cadenzato. Lo stesso che ha tenuto il Parma per tutta la partita, un problema su cui D’Aversa dovrà riflettere proprio mentre Ancelotti penserà a quali sorprese riservare ad Allegri.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 settembre 2018 00:47
Roma-Frosinone 4-0: magia di Ünder e tacco di Pastore

La squadra di Di Francesco dimentica la figuraccia di Bologna e riparte:
tre gol nel primo tempo, a segno anche El Shaarawy.
Nella ripresa fa centro Kolarov.
Esordio in A per Zaniolo e Luca Pellegrini. Sabato il derby



La Roma scaccia gli incubi, supera nettamente (4-0) il Frosinone e prova a preparare al meglio il derby di sabato prossimo. A decidere la partita la vena di Ünder e Pastore, unita ai gol di El Shaarawy e Kolarov. Per i giallorossi anche la gioia dell'esordio assoluto in Serie A di due baby, Zaniolo e Luca Pellegrini. Per il Frosinone, invece, è notte buia. Manca il fuoco, la cattiveria, la voglia di provare ad andare oltre l'ostacolo a tutti i costi. Per i ciociari è arrivata l'ora di cambiare presto rotta, per inseguire l'obiettivo salvezza.

MONOLOGO GIALLOROSSO — Di Francesco rilancia Pastore dal via, stavolta in posizione di trequartista, alle spalle di Schick. In mediana, a protezione della difesa, Nzonzi e De Rossi, con il capitano giallorosso che taglia il traguardo storico delle 600 presenze in giallorosso. Neanche il tempo di respirare che la Roma è già avanti: taglio ad accentrarsi di Ünder palla al piede, con il turco che da circa 20 metri beffa Sportiello, non perfetto nella respinta. Il Frosinone prova allora a riorganizzarsi, pressando alto e cercando di togliere le linee di passaggio ai giallorossi. L'intenzione c'è ed è buona, i risultati molto meno. Così è sempre la Roma a costruire, con Schick che ha tre occasioni consecutive, tutte sprecate malamente. Al 26’ allora è Pastore a calciare alto da ottima posizione, ma l'argentino stavolta c'è e si vede: prima lancia con un tocco delizioso l'azione che porta alla traversa di Schick (con deviazione di Sportiello), poi al 28' replica l'eurogol segnato all'Atalanta, siglando il 2-0 di tacco su assist di Santon. Buttatasi alle spalle paure e timori, la Roma si scioglie definitivamente e al 35' arriva anche il 3-0: doppio errore di Capuano, Under va dentro e regala ad El Shaarawy un pallone che deve solo essere appoggiato in rete.

GESTIONE ED ESORDI — La ripresa alla fine è un libro facile e scorrevole, dove per fortuna della Roma stavolta manca il finale a sorpresa. Niente effetto thrilling, come con il Chievo per esempio. La Roma di fatto si limita a gestire la partita ed a provare a rimpinguare il bottino. E ci va vicino al 19', quando una pennellata di Ünder (con deviazione) finisce in pieno sull'incrocio. Prima, invece, il Frosinone aveva provato a rendersi pericoloso con Pinamonti e Cassata, ma invano in entrambi le occasioni. Quel che manca ai ciociari, nella ripresa come nel primo tempo, è il fuoco e la cattiveria agonistica che serve ad una squadra che deve salvarsi. E la squadra di Longo farebbe bene a trovarla presto, già con il Genoa, prima che sia davvero troppo tardi. Poi il 4-0 di Kolarov di piatto, ma il pezzo di bravura è di Luca Pellegrini (all'esordio assoluto in Serie A, esattamente come Zaniolo) che va via di forza a Zampano e serve l'assist giusto per il serbo. Al 90', sugli sviluppi di una punizione di Soddimo, la palla arriva a Chibsah, che di destro coglie il palo. La vittoria con il Frosinone non sana la ferita, come dimostrano anche i fischi in massa al Monchi e Baldissoni, quando vengono inquadrati separatamente dalle telecamere. Alle porte però c'è il derby, quella può essere un'ottima panacea.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 28 settembre 2018 09:07
Spal-Sassuolo 0-2. Adjapong-Matri, neroverdi terzi in classifica

La squadra di de Zerbi espugna Ferrara e vola tra le prime tre a quota 13 punti.
Nel finale Djuricic potrebbe anche trovare il tris, ma spreca a tu per tu con Consigli


Il Sassuolo vince a Ferrara ed è terzo in classifica. La squadra di De Zerbi conquista un importantissimo successo concretizzando nella ripresa una superiorità tecnica evidente, anche se la Spal ha giocato a lungo alla pari ed è pure andata molto vicina al vantaggio sia nel primo tempo (Felipe non è riuscito a segnare da due passi) sia nel secondo (rete annullata a Simic per fuorigioco). Entrambe le squadre hanno dato buone risposte agli allenatori, ma alla fine è emersa la maggior qualità del Sassuolo.

PRIMO TEMPO — De Zerbi fa ampio uso del turnover anche per le non buone condizioni di Berardi e Boateng, che si accomodano in panchina insieme a Lirola e Di Francesco. Il tecnico sceglie il 3-4-2-1 con Djuricic e Boga alle spalle di Babacar. Come al solito, il Sassuolo applica un gioco fatto di movimenti continui, cambi di posizione e attacchi improvvisi alla porta. La Spal, invece, propone il classico 3-5-2 con un'attenta chiusura centrale e il tentativo di colpire per vie laterali. A destra Lazzari è più incisivo di quanto appaia Fares a sinistra, le punte Petagna e Antenucci però non vengono mai innescate anche perché i tre difensori di De Zerbi funzionano bene e pure a centrocampo il Sassuolo controlla abbastanza agevolmente la situazione. Se la partita resta nelle mani dei neroverdi, l'occasione più grande capita però alla Spal sugli sviluppi di un corner: al 19' Simic fa da torre per Felipe che da due metri centra Consigli, il cui riflesso comunque è quasi prodigioso. Il Sassuolo replica con un paio di conclusioni larghe di Babacar e con un tiro del guizzante Boga che costringe Gomis al tuffo.

SECONDO TEMPO — Dopo l'intervallo il Sassuolo sembra sonnolento mentre la Spal alza il ritmo. Al 7', su azione d'angolo, viene annullato un gol a Simic per fuorigioco attivo di Petagna. Il Sassuolo si risveglia e trova il vantaggio al 14' con una splendida combinazione Boga-Babacar: l'attaccante tira, Gomis respinge, Felipe per rinviare colpisce Adjapong che segna. Da quel momento il Sassuolo fa emergere la superiorità tecnica nella gestione del pallone e nelle ripartenze. Babacar spreca qualche buona occasione, poi al 36' gli viene annullata una rete per fuorigioco di Lirola. Al 42' entra Matri che in tre minuti colpisce il palo dopo un'azione personale e poi segna sfruttando un assist di Djuricic innescato da un errore di Simic. Lo stesso Djuricic spreca il tris sbagliando il cucchiaio sull'uscita di Gomis, ma la partita ormai era già chiusa.

Ferrara G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 28 settembre 2018 09:12
Empoli-Milan 1-1: Caputo su rigore risponde all'autogol di Capezzi

I rossoneri si fanno rimontare ancora una volta.
Terracciano migliore in campo con una serie di interventi prodigiosi



Resta tristemente nella colonna di destra della classifica, il Milan. E anche se il recupero col Genoa potrebbe proiettarlo dall'altra parte, l'1-1 di Empoli è un bottino davvero magro e triste. Un altro pareggio, un'altra rimonta subita dopo quella dell'Atalanta. I dubbi che restano, le certezze che proprio non arrivano.

SENZA GONZALO — Accomunati dall'ingrato destino di chi semina molto e raccoglie poco, Empoli e Milan si presentano al Castellani per chiudere il 6° turno di Serie A con un risultato che dia sostanza. Non c'è Higuain, sostituito con scarsi risultati da Borini al centro del tridente, ma il gol che sblocca subito la partita è al 99% argentino: Biglia riprende un cross di Laxalt mal gestito da Krunic, il restante 1% ce lo mette Capezzi che incappa nell'autorete dell'1-0. Una mazzata per un Empoli privo della fantasia dello squalificato Zajc (c'è Traorè a fare il trequartista dietro La Gumina e Capito), ma i toscani hanno subito un paio di occasioni per approfittare delle difficoltà del Milan in fase di gestione del risultato. Ci pensa Donnarumma, esitante nell'uscita su La Gumina ma bravissimo a opporsi al tiro, e poi reattivo a deviare sul palo un pezzo di bravura tecnica firmato Caputo.

SUSO 100 — Passato il brivido, il Milan riprende a creare occasioni, ma trova sulla sua strada un Terracciano in serata di grazia: il portiere dell'Empoli nega due volte a Bonaventura il raddoppio, diventando addirittura prodigioso su Kessie e Suso. A proposito dello spagnolo: partita numero 100 in rossonero, cerca il gol che manca da febbraio senza fortuna, ma il suo contributo arriva, anche se a intermittenza.

PASTICCIO ROMAGNOLI — Ancora più discontinuo Calhanoglu, che inizia la ripresa sprecando una chance potenziale con uno stop approssimativo. Al suo posto entrerà Castillejo, ma in mezzo c'è il frittatone di Romagnoli che costa l'1-1: il capitano rossonero, fin lì tra i migliori, balbetta in area col pallone tra i piedi, lo perde e poi mette giù il neo-entrato Mchedlidze. Il duello Caputo-Donnarumma si ripete dal dischetto e stavolta la spunta il numero 11 dell'Empoli. Pari. Raggiunto ancora una volta (e con Cutrone in campo nel finale), il Milan affida la possibilità di tornare in vantaggio al sinistro di Suso, ma Terracciano dice no altre tre volte, l'ultima delle quali è un capolavoro. Rischia tantissimo, però, il Diavolo, quando lo scatenato Mchedlidze va giù ancora in area: stavolta Fabbri fa proseguire e la Var non interviene. Nei minuti di recupero ci provano tutti, anche Musacchio e Bakayoko. Ma non è serata, neanche stavolta. Un gol per uno, un punto per uno, ma va bene solo all'Empoli.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 28 settembre 2018 09:17
SERIE A 2018/2019 6ª Giornata (6ª di Andata)

25/09/2018
Inter - Fiorentina 2-1
26/09/2018
Udinese - Lazio 1-2
Atalanta - Torino 0-0
Cagliari - Sampdoria 0-0
Genoa - Chievo 2-0
Juventus - Bologna 2-0
Napoli - Parma 3-0
Roma - Frosinone 4-0
27/09/2018
Spal - Sassuolo 0-2
Empoli - Milan 1-1

Classifica
1) Juventus punti 18;
2) Napoli punti 15;
3) Sassuolo punti 13;
4) Lazio punti 12;
5) Fiorentina e Inter punti 10;
7) Genoa(*) e Spal ppunti 9;
9) Sampdoria, Roma e Udinese punti 8;
12) Parma punti 7;
13) Milan(*), Atalanta, Torino e Cagliari punti 6;
17) Empoli punti 5;
18) Bologna punti 4;
19) Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 29 settembre 2018 23:17
Roma-Lazio 3-1: Di Francesco, 3 gol contro la crisi

Il derby va ai giallorossi. Avanti col "solito" tacco, stavolta di Pellegrini.
Nella ripresa Immobile pareggia ma subito dopo Kolarov trova il gol su punizione.
La chiude Fazio nel finale



Ha segnato sotto la Sud, esultato sotto la Monte Mario e festeggiato sotto la Tevere, evitando solo la Nord, la curva che un tempo era sua. Aleksandar Kolarov ha chiuso così i conti con il suo passato biancoceleste, riconsegnando la vittoria alla Roma nel momento in cui sembrava poterle sfuggire di mano per il gol di Immobile. Ma la mossa decisiva per i giallorossi è stata un'altra, l'ingresso di Lorenzo Pellegrini per un Pastore ancora alle prese con i polpacci che danno fastidio. La mossa del destino, verrebbe da dire. Già, perché la partita monumentale è proprio quella del centrocampista giallorosso, romano e romanista, che apre le danze di tacco, si guadagna la punizione del 2-1 e calcia quella del 3-1 (Fazio di testa), oltre che prodursi in un paio di recuperi difensivi a dir poco decisivi. La Lazio, invece, ha pagato l'ingenuità difensiva di fine tempo ed un palleggio a centrocampo partito bene, ma poi calato con il tempo di qualità e intensità. Per i biancocelesti si arresta così la serie di cinque vittorie consecutive (Europa League compresa), con Inzaghi che proverà a ripartire di slancio già dalla prossima sfida, quella casalinga con la Fiorentina.

EQUILIBRIO ED ERRORI — Di Francesco lancia Florenzi davanti come trequartista di destra e mette dentro Santon, dopo la buona prova del terzino contro il Frosinone. Nella Lazio, invece, Inzaghi in difesa preferisce Caceres a Wallace e conferma il classico 3-5-1-1. Con un caldo mostruoso, i ritmi non possono essere incessanti e infatti la partenza è lenta. Di Francesco prova a pressare alto ma senza mai eccedere, perché la paura di scoprirsi e di lasciare campo alle ripartenze biancocelesti c'è. Luiz Felipe è subito decisivo in tackle su El Shaarawy, ma poi è proprio la Lazio a crescere nel fraseggio e nella ricerca della verticalità. Un paio di situazioni nell'area giallorossa mettono i brividi, compreso un tiro di Immobile che sembra destinato a far esultare la gente biancoceleste, se non ci fosse la schiena di Santon in una deviazione provvidenziale in angolo. Poi un errore di Kolarov (23') regala palla a Marusic, ma Luis Alberto spreca da due passi dalla porta l'assist del montenegrino. Sul ribaltamento di fronte è Dzeko ad andar bene via tra due, ma Strakosha dice di no e si ripete (stavolta di piede) un minuto dopo su Pastore, ben pescato in verticale da Florenzi. Questo è l'unico vero acuto dell'argentino, che poi sarà costretto a lasciare il campo al 36' per un problema muscolare al polpaccio sinistro (al suo posto Lorenzo Pellegrini, anche lui da trequartista centrale). La Roma nel frattempo è cresciuta sia a livello di manovra, sia di intensità e al 26' una ripartenza velocissima porta Florenzi a tu per tu con Strakosha, ma è ancora Luiz Felipe a salvare con un recupero mostruoso da dietro che vale di fatto un gol. A seguire prima De Rossi e poi El Shaarawy non arrivano di un soffio alla deviazione decisiva quasi sulla linea di porta. Insomma, il gol giallorosso sembra davvero nell'area e arriva puntuale al 45', al termine di un pasticcio totale della difesa biancoceleste: Dzeko anticipa Acerbi facendo la sponda di testa, Lui Felipe frana su El Shaarawy in area, Strakosha esce male, la palla arriva a Caceres che non riesce a rinviare e così Pellegrini di tacco insacca a porta vuota. Un patatrac pesantissimo per la squadra di Inzaghi, con Pellegrini che esulta polemicamente facendo il gesto delle orecchie ai tifosi.

LA VENDETTA DELL'EX — Nella ripresa, dopo appena 8' di gioco, Simone Inzaghi decide di mettersi a specchio, anche lui 4-2-3-1, con gli inserimenti di Badelj e Correa per Parolo e Luis Alberto. A cercare di chiudere la partita è però la Roma, anche se i vari tentativi di Kolarov, Pellegrini e Dzeko non portano ai frutti sperati. Così arriva il pareggio della Lazio (22') su un disastro assoluto di Fazio: controllo sbagliato (due volte) dell'argentino da ultimo uomo, Immobile gli ruba palla e con un diagonale trafigge Olsen sul palo opposto. Sembra l'inizio di un'altra partita ed invece al 26' Badelj atterra Pellegrini dal limite, sulla punizione va Kolarov (il grande ex) che di sinistro trova l'angolo giusto. Il 2-1 è l'apoteosi del serbo, che festeggia fortissimo un gol che lo fa entrare di diritto nei cuori giallorossi. Poi Di Francesco decide di passare alla difesa a tre, per blindare la vittoria. Il lucchetto ce lo mette però Fazio, che di testa al 41' insacca una punizione battuta perfettamente da Pellegrini, facendosi così perdonare l'errore sull'1-1. È finita, con la Roma che rifa pace con la sua gente e la Lazio ad interrogarsi sugli errori commessi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 settembre 2018 23:23
Juventus-Napoli 3-1: gol di Mertens, Mandzukic (2) e Bonucci

Azzurri subito in vantaggio col belga, poi il croato (autore di una doppietta) e il difensore firmano la rimonta bianconera.
In tutti i gol lo zampino di Cristiano Ronaldo. Allegri è ora a +6 su Ancelotti.
Da segnalare l'espulsione per doppia ammonizione di Mario Rui al 58'



Il portoghese è un infiltrato. Il primo incontro categoria pesi massimi del campionato – prima contro seconda, favorita contro principale rivale scudetto – dimostra che Cristiano Ronaldo è di un altro livello anche in un contesto così prestigioso. La Juve batte 3-1 il Napoli con doppietta di Mandzukic e gol di Bonucci, va a +6 in classifica e onora i Mondiali di ciclismo con la prima fuga del campionato. CR7 non segna però è decisivo, l’uomo partita anche più di Mandzukic. Si vede in tre momenti. Primo: nelle difficoltà del primo tempo, con il Napoli in vantaggio e la Juve ancora negli spogliatoi, Ronaldo calcia due volte in porta e regala a Mandzukic una palla solo da spingere in porta. E’ l’1-1. Secondo: all’inizio del secondo tempo, con la partita ancora in equilibrio, Cristiano trasforma una ripartenza di Dybala nel 2-1. Sul suo tiro da lontano, Ospina devia sul palo e Mandzukic tocca ancora a porta vuota. Terzo: quando il Napoli, in dieci per il doppio giallo a Mario Rui, sembra incredibilmente vicino a rimettere in piedi la partita, Ronaldo gira di testa un angolo da destra. La palla, diretta in porta, finisce sui piedi di Bonucci che appoggia – a porta vuota… e sono tre – il pallone di fine serata. Conclusione rapida e semplicistica: la Juve è la migliore (d’Italia, per ora) anche perché ha il migliore, mentre il Napoli non è ancora pronto per l’Everest.

LA PARTITA — Eppure la Juve era partita male, contro tendenza. La curva non canta e Ancelotti all’inizio sembra avere in mano la partita con il suo 4-4-2 atipico. Zielinski prende un palo da 25 metri, Insigne calcia subito e Mertens dopo 10 minuti cancella i primi cori dello stadio con il gol del vantaggio. Bonucci sbaglia un passaggio in costruzione per Dybala, Allan anticipa l’argentino e ha la porta in faccia a 30 metri da Szczesny. Il flipper che nasce – Allan per Callejon, Callejon di prima prima per Mertens, Mertens di tocco a porta vuota – manda il Napoli in vantaggio come nella partita di aprile. In questi cinque mesi però sono successe un po’ di cose, una su tutte: Cristiano Ronaldo ha cambiato indirizzo. Così Cristiano nel primo quarto d’ora calcia da lontano due volte, la seconda dopo un grande controllo al volo, e per due volte trova Ospina. Il gol del pareggio di Mandzukic cancella l’illusione del Napoli e la Juve prende un controllo che sostanzialmente non perderà mai fino alla fine. Tra l’1-1 e il 2-1 del croato, arrivato a inizio secondo tempo dopo quel tiro da lontano di Ronaldo, infatti il Napoli sogna solo con un tiro di Mario Rui poco prima dell’intervallo e rischia parecchio quando una punizione di Ronaldo, sempre lui, scatena una mischia chiusa da una deviazione di Hamsik su tiro di Pjanic. Il resto è un piano inclinato: l’espulsione d Mario Rui, un’occasione mancata da Callejon e il 3-1 di Bonucci.

JUVENTUS SOLIDA — La Juve, come da richieste di Allegri della vigilia, è stata solida, concreta più che scintillante. In mezzo al campo ha vinto la sfida contro Hamsik e Allan, ha trovato un Emre Can versione corazziere ed è stata salvata da Szczesny nell’azione forse più importante della partita: a 18 minuti dalla fine, ha parato un tiro di Callejon che si era liberato in area. Dybala, titolare, ha generato l’azione del 2-1 e Bonucci, colpevole sul primo gol, si è riscattato con il 3-1. Tutti contenti. Paradossalmente, l’unico che nel finale si è disperato è stato Ronaldo. Voleva a tutti i costi il gol (come sempre…) ma ne ha mancato uno non complicato nel secondo tempo. Poco male: ha una settimana di tempo per riposarsi e pensare all’Udinese.

NAPOLI LEGGERO — Il Napoli invece torna a casa disilluso. Insigne, l’uomo immagine, non ha inciso praticamente mai, Hamsik in mezzo ha sofferto tanto e i terzini, che in una squadra non sono così secondari, hanno faticato: Hysaj saltato sul primo gol, Mario Rui espulso per due falli su Pjanic. Addirittura Albiol e Koulibaly, insieme da una vita, non si sono mossi bene nell’azione del pareggio. Cristiano si è trovato uno contro uno a sinistra con Hysaj e lo ha saltato facile, poi ha crossato col mancino. Emre Can ha tagliato in area e, sull’incrocio con Mandzukic, Albiol e Koulibaly hanno fatto la stessa scelta: si sono preoccupati del tedesco col 23. Mandzukic, rimasto solo in area, cortesemente ha ringraziato. Ancelotti ha provato con Fabian Ruiz e Milik, senza successo perché contro le squadre come la Juve va così: l’occasione passa due volte quando va bene, più spesso una. Se non la prendi, resti al secondo posto, a rischio sorpasso dal Sassuolo.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 settembre 2018 23:26
Inter-Cagliari 2-0: primo gol di Lautaro, poi Politano

Il numero dieci argentino torna e strappa applausi con un gol e grandi giocate. L'esterno chiude il conto al 90'.
Nel secondo tempo, annullato il pareggio di Dessena per un tocco con il braccio.
Per la squadra di Spalletti è la quarta vittoria di fila tra Champions e campionato



Non era stato un’illusione estiva. Decisamente non è Gabigol. Non è solito aspettare, e farsi aspettare, a lungo. Lautaro Martinez firma la quarta vittoria consecutiva dell’Inter (terza in campionato) e marchia la sua prima da titolare a San Siro con un gol dopo 12 minuti. Ci aggiunge partecipazione al gioco, una rovesciata per aprire un contropiede, alcune discese sulle fasce. Nonostante un calo nella ripresa, abbastanza per far riposare tranquillo Icardi, forse anche per aprire una sorta di dualismo, almeno fra i detrattori di Maurito. Fra questi non c’è sicuramente Spalletti, che invece si gode l’aggiunta di una credibile risorsa offensiva, il primo gol e una signora prestazione di Politano e una classifica da “prime quattro”.

COL TURNOVER — Il successo arriva con sei cambi rispetto all’ultima uscita: turnover “pesante” dopo due impegni di campionato e prima di Eindhoven. Bastano anche Dalbert (comunque positivo), Borja e Gagliardini (solo per citare le seconde linee conclamate) per avere ragione di un Cagliari che a San Siro mostra davvero poco: 2-0. Quando Dessena segna l’1-1 sembra davvero un premio eccessivo per gli isolani (0 tiri in porta), che fino a quel punto avevano usato male, servendolo poco, Barella, l’unica arma “impropria” a loro disposizione. La Var comunque “becca” la mano del centrocampista e il gol di Dessena, che incomprensibilmente protesta, diventa solo una “sveglia” per i nerazzurri, quella che già aveva provato a dare Joao Pedro, entrato tardi (prima Ionita, perché?) e subito pericoloso con dribbling e tiro alto.

COLPISCE IL TORO — Lautaro segna al primo tiro in porta del suo campionato. Non è l’esordio a San Siro solo perché Spalletti lo aveva buttato dentro nel recupero di Inter-Torino. Però né allora né nel debutto in casa Sassuolo aveva mai concluso verso la porta. Al 12’ il cross di Dalbert gli pare la palla buona: stacca sopra Klavan, che pure è più alto di una decina di centimetri abbondanti, colpisce di testa mandando all’angolino basso: 1-0. Riassumendo: il Toro incorna, l’Inter si rilassa. Pure troppo, visto che bisogna aspettare una palla “ciccata” da Candreva dopo 35’ per vedere un’altra occasione e attendere il secondo tempo per misurare Cragno all’opera, sempre su Antonio (liberato da un tocco di Nainggolan ma lento) e due volte su Politano, a caccia della prima rete con tiri da fuori.

POLI-GOL — Gli sforzi di Matteo, presente su tutto il fronte d’attacco, vengono premiati al 90’, quando il corner di Brozovic viene allungato da una testa cagliaritana: Politano colpisce al volo, e complice una deviazione di Srna, finisce sul palo lontano. Decimo marcatore stagionale, testimonianza di una squadra un po’ più orchestra che in passato. Nella giornata del turnover si segnalano anche applausi per Borja Valero all’uscita dal campo, dopo 80’, una prestazione da terzino convincente per Dalbert e un’altra gara senza gol incassati. L’Inter rischia di arrivare al derby, dopo la trasferta in casa Spal, con punti e convinzione da “big”.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 settembre 2018 23:31
Juve, Marotta lascia: "Non sarò più a.d. bianconero.
Le nostre strade si separano"

Il dirigente si presenta a Sky: "La società e gli azionisti stanno attuando una politica di rinnovamento.
Nella lista dei nuovi candidati non ci sarà più il mio nome.
Smentisco che io possa essere candidato alla Figc"



Le strade della Juventus e di Beppe Marotta si dividono. L'amministratore delegato bianconero un po' a sorpresa subito dopo la vittoria della Juve sul Napoli si presenta ai microfoni di Sky Sport e annuncia il suo addio al club bianconero: "Il mio mandato di amministratore delegato scadrà il 25 ottobre, la società e gli azionisti stanno attuando una politica di rinnovamento. Nella lista dei nuovi candidati non ci sarà più il mio nome. Rimarrò al contempo nella Juve come direttore generale dell'area sport. Fino a quando? Questo è un accordo di cui parleremo col Presidente. Smentisco categoricamente che io possa essere candidato alla Figc, in questo momento è un'esperienza che non mi tocca e quindi posso tranquillamente affermare che non sarò il candidato". Incalzato dalle domande dei giornalisti di Sky, Marotta ha poi aggiunto: "Sì, le nostre strade si separano, è un dato di fatto, quindi non voglio aggiungere altro in questo momento. C’è in me anche un po’ di emozione, quindi evidentemente riprenderemo il discorso più avanti.", ha chiuso Marotta facendo intendere che il nuovo ruolo sarà temporaneo.

"CHIARIRÒ PIÙ AVANTI" — "Sono stati otto anni molto belli, coronati da tanti successi - continua ancora Marotta -. Per cui non posso dimenticare questo periodo e chiaramente la Juventus sarà sempre nel mio cuore, così come le persone che rappresentano la Juventus". Marotta però non chiarisce se la scelta sia sua o della società: "Forse saremo più precisi più avanti, adesso ci tengo a comunicarlo perché c’è questa imminente scadenza di presentazione di una lista che sarà fatta lunedì e nella quale non comparirà il mio nome, per cui prima di evitare che ci siano prese di posizione capziose da parte di qualcuno mi sembrava doveroso puntualizzare questa cosa, poi avremo tempo e modo per affrontare nei dettagli questa situazione".

CARRIERA — Marotta nella sua avventura a Torino ha conquistato sette scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe italiane. L'ultimo riconoscimento individuale, da dirigente della Juve, è arrivato in settimana, quando a Marotta è stato consegnato il `best executive´ come miglior manager dell'anno. Stasera l'annuncio di lasciare Torino, dove invece rimarrà il ds Fabio Paratici. Nei prossimi giorni si capiranno i motivi che hanno indotto Marotta a prendere la decisione comunicata stasera.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 settembre 2018 23:55
E' morto l'ex arbitro Luigi Agnolin


Aveva 75 anni, diresse ai Mondiali '86 e '90 e finale 'Campioni'





È morto oggi l'ex arbitro Luigi Agnolin, tra i più famosi fischietti italiani. Aveva 75 anni. Lo rende noto l'Aia. Arbitro dal 1961, Ha diretto 226 gare in Serie A in cui esordì il 18 marzo 1973 in Fiorentina-Cagliari.

Nominato arbitro internazionale nel 1978, rappresentò l'Italia ai Mondiali dell'86 in Messico e del '90 in Italia. Diresse la finale della Coppa dei campioni 1988 tra Psv e Benfica, vinta dagli olandesi. Tra il 1990 e il 1992 ha ricoperto il ruolo di Commissario della CAN C, prima di lasciare l'Associazione.

Nel 2006 fu nominato Commissario Straordinario dell'Associazione Italiana Arbitri. Il presidente dell'Aia Marcello Nicchi, insieme ai componenti del Comitato nazionale, al responsabile del Settore Tecnico Arbitrale Alfredo Trentalange ed ai Responsabili degli organi tecnici nazionali, anche a nome dei 33.000 arbitri italiani, hanno espresso alla famiglia di Agnolin profondo cordoglio e vicinanza.

Fonte: ANSA
binariomorto
00domenica 30 settembre 2018 16:50
Serie A, Bologna-Udinese 2-1.
Gol di Pussetto, Santander e Orsolini

Seconda vittoria interna consecutiva per la squadra di Pippo Inzaghi.
Dopo la Roma battuti anche i friulani con la rete decisiva del numero 7 entrato dalla panchina



E poi arriva il Bologna. Un Bologna finalmente animato da quel “Fire and Desire” che è slogan di Saputo, ritornello concretizzato contro la Roma e sparito in tante altre circostanze. Se è vero che la cifra tecnica dell’Udinese è superiore a quella degli uomini di Inzaghi, è altrettanto vero che il Bologna di porta a casa tre punti figli dell’insistenza, del notevole calo anche comportamentale dei friulani, della rabbia e anche di due exploit firmati Santander e Orsolini, con quest’ultimo che in 10’ segna il 2-1 e prende pure palo.

RIGORE — Inzaghi, nonostante la riduzione della squalifica di Pulgar da 3 a 2 giornate, sceglie ancora il magiaro Nagy in mezzo al campo: ai suoi lati rientra Svanberg e c’è sempre Dzemaili che fra gli avversari vede il suo compagno di nazionale Behrami, perno davanti alla difesa di un 4-1-4-1 che passa molto dagli esterni, soprattutto da De Paul. L’Udinese è padrona della trequarti e nella prima mezzora arriva quattro volte al tiro: mira sballata di De Paul stesso, Lasagna e Mandragora. Il peso netto del primo tempo si svolge tutto in tre momenti: al 14’ Svanberg si infila in area su rimpallo difensivo, contrastato da Troost-Ekong va per terra; l’arbitro Manganiello non dà rigore, poi Orsato lo consiglia di guardare la Var, video visto e rivisto ma il direttore di gara non smentisce se stesso. Sbagliando. Il Bologna è rabbioso e Santander sfiora il vantaggio: minuto 28, Scuffet e Stryger salvano un pallone già in rete. Poi, il ribaltamento: l’Udinese fra De Paul, Mandagora, Fofana e Pussetto giostra palloni e movimenti come vuole e proprio da un cambio-campo di De Paul nasce l’1-0 per i friulani: palla a Pussetto che, non seguito da Krejci, infila Skorupski così bene che l’applauso è automatico. Il Bologna vive un legittimo sbandamento, cerca l’avvicinamento con palleggio ma serve una botta violenta di Santander dal limite dell’area (minuto 43’) per pareggiare il Lato A del match.

ORSOLINI SCATENATO — La ripresa è sostanzialmente bolognese: l’anima di Inzaghi ispira i rossoblù che approfittano dell’arretramento inspiegabile dell’Udinese e che al 7’ arrivano vicino al 2-1 con Dzemaili che però svirgola solo soletto in piena area. Al decimo ci riprova Svanberg (fuori di poco), poi conclude un’altra volta, fuori. Intanto Pippo ha cambiato un esterno (Dijks per Krejci) mentre Velazquez ha messo D’Alessandro e poi Teodorczyk per uno spento Lasagna. Il Bologna spinge, guadagna tre contropiede e alla fine arriva al vantaggio: Samir dorme su un’incursione di Mattiello, Orsolini (appena entrato per Svanberg nel ruolo di interno destro) è fieramente in mezzo all’area, botta di destro in solitaria e Scuffet tocca ma non evita il vantaggio bolognese. E’ il minuto 37, l’Udinese ha in Fofana l’unico elemento capace di fare tutto e di mantenere alta l’attenzione rispetto agli altri ma tiri verso Skorupski no, non arrivano se non alti e senza forza. Così, il Bologna si compatta bene e riparte: in una di queste situazioni, Santander butta via un’occasione propizia (tira senza vedere due compagni soli in mezzo all’area) e in un’altra Orsolini colpisce il palo. Bologna a sette punti, Udinese un gradino sopra: Pippo Inzaghi ha trovato una squadra piena di volontà, Velazquez sulle volontà della sua dovrà riflettere.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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